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Autore: wolfsbane97    24/08/2018    2 recensioni
E' una specie di diario, e voi, cari lettori, probabilmente mi conoscerete meglio di chiunque altro.
Spero di non annoiarvi, e se avete critiche naturalmente mi farebbe piacere sentirle, anche se volete dirmi che fa schifo. Qualsiasi cosa, davvero.
Enjoy.
S.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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24/08/2018

03:02
 
È da un bel po’ che non scrivo.

A dire la verità, il solo pensiero di mettermi a scrivere mi sembrava ridicolo all’inizio: mettermi al computer a continuare questa specie di diario, voglio dire, ho quasi 21 anni, e pensavo “ma che stai facendo?”. Ma alla fine ho detto beh, fanculo. Facciamolo.

Onestamente non so nemmeno da dove iniziare, ma direi di fare un riassunto degli ultimi due anni.

Proprio quando pensavo che le cose non potessero andare peggio, per via della mia situazione con le amicizie, la famiglia e la scuola, beh tutto è crollato.
La mia migliore amica mi ha tradito e ferito in un modo così profondo da aver lasciato una cicatrice incredibile dentro di me. Quella fu la goccia che fece traboccare il mio ormai fragilissimo vaso. A fine maggio del 2017, dopo un altro tentativo fallito di affrontare la maturità, è arrivata la depressione, e mi ha colpito in un modo che non avrei mai potuto immaginare. Tre mesi di buio, tre mesi di lacrime, di vuoto totale, di rabbia, di ogni cosa negativa la mia testa potesse partorire. La mia mente si era così annebbiata di negatività, ricordi infelici e pensieri negativi che è come se il mio cervello fosse collassato su sé stesso. Non mangiavo più, ho perso 9 chili in poco più di un mese e mezzo, non uscivo più, il pensiero di parlare con qualcuno mi terrorizzava, non dormivo più e vivevo con un costate peso sul petto che mi soffocava costantemente. Centinaia di euro da una psicologa, ma non riuscivo a sbloccarmi.

Mi sono ripresa solo verso la fine di luglio, decidendo di partire per Londra, prendendomi una vacanza da tutto, con una mia amica. In effetti, quel viaggio mia ha quasi salvato, mi ha aperto gli occhi: ho subito pensato che quella città mi avesse curata. Una città così grande, varia, e così piena di possibilità, era il mio biglietto vincente della lotteria. Tornata da quel viaggio avevo deciso: era lì che dovevo andare, ad ogni costo. Così iniziò settembre, e un altro anno scolastico. Decisi di non iscrivermi a nessuna scuola, e a ottobre partì di nuovo, questa volta completamente da sola, per tornare di nuovo lì. Camminare da sola per quelle strade non mi spaventava, anzi direi che mi calmava. Ero io, e nessun altro intorno a me: tutti i problemi, i pensieri e gli impegni erano rimasti a casa mia, lì niente e nessuno mi avrebbe raggiunta. Si potrebbe definire come una fuga da codardi, e forse lo è stata davvero, ma Dio solo sa quanto ne avessi bisogno.
Una volta tornata ero ancora più decisa a finire quell’incubo che la mia vita ormai era diventata, e trasformare l’incubo in un sogno, per una volta. Così a gennaio 2018 presi la fatidica decisione: iscrivermi al mio liceo da privatista, e diplomarmi una volta per tutte. Dopo mesi di notti insonni, lezioni di matematica private e ore sui libri, il 3 luglio 2018 sono tornata a respirare, almeno un po’. 80/100. Non male per una privatista.

Ho finalmente chiuso il capitolo scuola, e con esso annessi tutti i brutti ricordi, dal bullismo, alle delusioni, all’imbarazzo, al sentimento di inadeguatezza, finendo con la solitudine. Era tutto parte di un vecchio libro, finito in fondo in una vecchia libreria. Tutti mi dicono che un giorno, ripensando ai giorni del liceo riderò, pensando a quanto stupida fossi stata a dare peso a delle stupidaggini. Ma io mi permetto di discordare.
Ciò che ho passato in questi anni di scuola è stato il puro inferno. Dentro e fuori la scuola, era una continua battaglia, con gli altri ma soprattutto me stessa. Non sapevo chi fossi, o chi sarei dovuta essere per stare bene con gli altri. Solo ora capisco che avrei dovuto concentrarmi sul capire chi io volessi essere per me stessa. Beh, meglio tardi che mai, no?
Non negherò di avere dei brutti, brutti momenti ancora adesso, forse piccole ricadute di depressione, anche se nulla come l’anno scorso. E a volte continuo a non sentirmi abbastanza, a non sentirmi adeguata, a sentirmi sempre due passi indietro rispetto a tutto il mondo. Sento ancora di deludere le persone a cui tengo, e continuo ad avere ogni tanto persone intorno che non fanno altro che ricordarmi perché non ho mai avuto troppi amici.

Ma adesso, a differenza di prima, cerco di guardare a queste cose come sfide. Come battaglie, che devo vincere, per me stessa, per la ragazzina di 14/15 anni che passava le ore a piangere di nascosto in bagno. Voglio essere ciò che avrei voluto essere qualche anni fa. Voglio vincere.

Così ho sviluppato questa drastica ma efficace tecnica: se non ti fa stare bene, buttalo via.
Certo, le persone sbagliano, errare è umano, ma non accetterò più di sentirmi in quel modo tremendo, soprattutto non per colpa di altri.
Ho chiuso quasi del tutto i rapporti con mio padre, che ormai è una causa persa. Penso solo a mia madre, a mio fratello, ai miei nonni. Loro sono l’unica cosa che conta per me. Potranno essere strani, a volte pesanti, insistenti, ma non esiste cosa al mondo che non farei per loro. Sono tutto ciò che ho, e tutto ciò di cui ho bisogno.
In realtà loro sono l’unico motivo per cui ho dei piccoli dubbi sul trasferirmi in Gran Bretagna.

Mio fratello sta passando adesso ciò che io ho passato un anno fa: gli amici lo hanno abbandonato, lui si ritrova solo, e in balia di una depressione che lui stesso non riesce ad ammettere. Lui non piange mai davanti a me, è come se senta di doversi mostrare forte per me. L’unico maschio in casa, anche se è il più piccolo non accetta di farsi vedere in certe condizioni da me. Non vuole spaventarmi, non vuole farmi credere di essere debole. Lui ha sempre portato questa corazza di silenzio addosso, come se nulla lo toccasse o lo ferisse. Ciò che a tutti sembrava indifferenza, per lui era l’unica difesa possibile. Ma prima o poi, qualsiasi corazza cede dopo così tanti colpi, ad alcuni prima di altri. A lui è ceduta adesso, e scoperto com’è ora, sta crollando. Mi si spezza il cuore di sapere che anche lui va da uno psicologo, che piange di nascosto con mia madre, e ancora di più al pensiero che mia madre veda i suoi due figli in questo modo.

Devo vincere anche questa, ad ogni costo.

Per me, per loro.

Se loro non hanno la forza di rialzarmi, lo farò io per loro, con ogni goccia di sudore che ho in corpo.

Devo farlo, voglio farlo.

A costo di affrontare la solitudine, la tristezza, la stanchezza, voglio andare lì, costruirmi una carriera, aiutarli anche economicamente, tornare qui e promettergli che tutto il dolore è finito, che possono e devono poggiarsi su di me. Prima o poi il dolore finirà, e lo farò finire.

Lo prometto.
 
5 settembre 2017, il giorno del mio ventesimo compleanno.
Ho fatto il mio primo tatuaggio.
“Warrior”, sulla clavicola sinistra.
Un indelebile richiamo, per ricordarmi sempre chi devo essere, chi voglio essere, chi sono e chi sarò.
  
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