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Autore: Haedeas    24/08/2018    1 recensioni
[ BakuTodo | Bakugou x trans!Todoroki | rating variabile arancione/rosso. ]
Un mondo parallelo a quello dove la classica trama è ambientata. Non esistono i quirk, il liceo U.A. è solamente un normale liceo di ceto medio-alto, i supereroi ed i supercattivi sono solo un mondo troppo distante per poter essere la realtà.
In quel di Musutafu verrà narrata la vicenda di Todoroki Shouto, e del suo percorso per tornare ad essere se stesso.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Shouto Todoroki, Un po' tutti
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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II.
 

Nell’arco di davvero poco tempo Shouto aveva imparato nuove cose riguardo i suoi compagni di classe, e riguardo ai suoi professori. Che Mineta era davvero un pervertito incallito e non erano sufficienti le numerose punizioni del professor Aizawa per tenere a freno la sua libido, e che Kirishima non era un vero rosso naturale.. viste le sopracciglia tendenti al bicolore tra nero e rosso. Iida era davvero un bravissimo ragazzo e che sicuramente inquietava con la sua puntualità e con la sua mania per l’ordine, e per certo si era legato molto a lui, a Deku e ad Ochaco. Si riunivano, spesso senza neanche accordarsi per davvero, allo stesso tavolo in mensa a consumare i loro pasti.
C’era una ragazza in particolare che lo guardava spesso, convinta che Shouto non se ne fosse reso conto, e che girava lo sguardo proprio poco prima che i loro occhi incrociassero. Ella era davvero una bellissima ragazza ed aveva le forme al punto giusto. Shouto aveva udito in mensa alcuni pettegolezzi che miravano al suo fisico pieno ma non aveva la benché minima intenzione di dar retta a quelle dicerie. Era convinto che Yaoyorozu fosse forte a sufficienza da non farsi abbattere da malelingue, nonostante la vedesse qualche volta circondata da Ashido, Hagakure e Jirou che le davano man forte.
Si erano creati dei gruppetti alquanto strani, e Kirishima aveva perfino dato un nome al suo: Bakusquad, anche se Bakugou non sembrava davvero intenzionato ad andare in giro con “Shitty hair”, “Soy face” e altri nomignoli strani che aveva dato a quasi ogni componente della classe.
Tranne a Mineta.
Il suo era “Bastard Half ‘n’ Half”. Notò che fosse davvero bravo in inglese.
Todoroki pensava che in quella scuola avrebbe trovato soprattutto ragazzi di famiglie molto agiate, borghesi o comunque nomi noti, in realtà era vero a metà. Nella sua classe c’erano persone che avevano per davvero una vita agiata, quali Iida, Yaoyorozu e lui stesso; altri, invece, nella loro vita borghese potevano tener fronte alle tasse scolastiche, ed altri che stentavano ma che si erano perfettamente integrati nella classe 1-A. Era davvero curioso come la casualità ti portasse a conoscere tanti tipi di persone, riunite per un unico scopo.
Todoroki lo sapeva meglio di chiunque altro. D’altronde, tra tutti credeva fermamente di essere il più strano. Doveva stare sempre attento, e per timore di essere scoperto se ne stava spesso sulle sue, era molto silenzioso e quando arrivavano quei giorni del mese si isolava ancor di più. Molti, come Midoriya, si preoccupavano di questo suo isolamento continuo ma cercavano di non annoiarlo con i loro piagnistei. Si dicevano, magari era il suo carattere, evidentemente era fatto così: aveva bisogno dei suoi tempi, era timido e riservato, se lo lasciavano ai suoi ritmi avrebbe preso da sé l’iniziativa di proporre qualcosa.
In parte, era vero, che Shouto fosse una persona riservata era più veritiero dell’azzurro del cielo.
Eppure, nulla, niente aveva impedito che un avvenimento strano intrecciasse la sua vita con quella di colui che meno fra tutti avrebbe mai desiderato che accadesse. Ergo, in qualche strano modo, quello scapestrato di Bakugou Katsuki l’aveva preso di mira e poiché, in risposta a delle pesanti provocazioni, riceveva solamente indifferenza si era così intestardito da presentarsi al suo banco come un rivale. Todoroki non voleva alcun rivale, ma sembrava che fosse quasi necessario per quel ragazzo dai capelli così spettinati.

« Ehi, stronzo a metà. » diceva, il piede fasciato in quei pesanti anfibi macchiava d’acqua piovana il banco di Shouto, che in tutta risposta rimase intoccato. Sollevò solo gli occhi e lo guardava. Fuori pioveva a dirotto.
« Mi chiamo Shouto. » sospirò, poneva sempre un muro tra di loro. Con chiunque. « Comunque, dimmi. »
In tutta risposta, Bakugou emise un verso gutturale della voce. Sembrava un ringhio. Detestava come l’animo di Todoroki rimanesse disinteressato, né piangeva, né evitava il suo sguardo come facevano molti. Gli riservava un trattamento di cortese indifferenza, era gentile come sempre e come con tutti ma tutta quella calma, quella tranquillità lo destabilizzavano. Perché non si allarmava come Midoriya? Perché non sviava la sua rabbia con discorsi a vanvera come Kirishima? Si sentiva frustrato, come un corridore innanzi ad un muro incapace di oltrepassarlo. Non aveva picconi, non c’erano crepe. Era il vuoto, totalmente piatto.
« … » arricciava il naso come soleva fare. Cosa voleva dirgli? Cazzo, se l’era anche dimenticato! Decise di sbattere il pugno sul banco azzittendo il mormorio generale della classe. Tutti si voltarono in direzione di quei due sul punto di avere una discussione abbastanza accesa. Bakugou quasi si fomentava ogni volta.
Era abituato ad essere guardato dal basso verso l’alto. Tutti lo elogiavano, tutti lo acclamavano. Chi cazzo era quest’idiota a metà? « Ti aspetto in palestra, oggi. Sei fai ritardo, ti ammazzo. » si infilò le mani in quei pantaloni che portava sempre a cavallo basso, e ritornò al suo posto.
Shouto sospirò.

-

La scuola forniva loro anche una tuta singolare per lo sport. Vi erano varie palestre ed in ognuna di esse metteva a disposizione diverse attività sportive, sia all’esterno che all’interno della struttura: dal basket al calcio, alla pallavolo, al nuoto, al tennis, al baseball, anche uno sport chiamato “lacross” però il club non era affatto attivo.
C’era anche il club dei “Manly men”, di cui Kirishima faceva parte e si occupava della palestra per arti marziali divisa a metà con quella delle attrezzature particolari per chi si occupava anche della muscolatura.
Era oramai abitudine, per Bakugou e Todoroki, riunirsi nella sala degli arti marziali per “allenarsi” come diceva Shouto, o per “dare prova della propria imbattibilità” come soleva dire Katsuki. Essi erano in continua competizione, alle volte ciò lo seccava.
Shouto si era più volte fermato ad esaminare il carattere aggressivo di quel giovane. Lo guardava da lontano come un gioco in soffitta che ti ha tolto le voglie, osservando ogni particolarità. I vocaboli che utilizzava non erano i migliori, il suo comportamento non era dei migliori e talvolta sembrava addirittura sfidare l’autorità del professor Aizawa con quello sguardo felino, rosso come il sangue sgorgante da una ferita, puntati negli occhi stanchi del professore.
Non lo capiva. Forse, era proprio lui a non riuscire a capire quel ragazzo.
Ed oggi come ieri, come domani si sarebbero scontrati in un’altra prova fisica. Settimana scorsa era una corsa di cinquanta metri all’aperto, dove aveva vinto Todoroki. Questa volta… prova fisica?
Sentiva i passi di Bakugou percorrere il silenzio di quella stanza dal suolo così lucido, così pulito da potervisi specchiare. In alto la luce veniva filtrata da finestre ampie ma non così grandi da riempirne una parete. Era pomeriggio inoltrato.

« Guarda qua. » quella voce graffiata ringhiava contro quel silenzio voltogli da Todoroki. Lo sentì ancora quel suono, ma forse erano parole dette tra sé e che a causa della voce sembravano solo ringhii. Lo sguardo felino di Bakugou si era spostato da Shouto a dei pesi accanto ad una panca.
« Dieci chili, massimo quindici e ti lascerò in pace per quest’altra settimana. » ora la sua voce sembrava più energica. Un sorriso decorava quelle labbra così sottili e pallide, « …forse. » un ghigno.
« Sei instancabile. » commentò l’altro, invece. I suoi occhi eterocromi fissavano quasi perplesso quella panca, domandandosi se fosse in grado di sollevare addirittura dieci chili. Avrebbe perso, se lo sentiva; ma l’orgoglio gli imponeva di non ritirarsi. Vedere già in partenza il riso della vittoria sul volto di quel ragazzo biondo l’avrebbe sicuramente corroso di nervosismo fino alla futura sfida. Non poteva rifiutare.
Non doveva.
Così, Shouto fu il primo a distendersi su quella panca e fu Bakugou a montare i primi pesi sull’asse. Iniziò con un chilo per lato, fino a raggiungere i primi cinque. Poi cambiò ancora, finché quei cinque non divennero dieci. Shouto sentiva le braccia appesantite, e sicuramente i muscoli ne avrebbero risentito parecchio di quello sforzo fatto così a freddo, senza allenamento. Temeva di un possibile strappo muscolare, ma l’espressione strafottente di Bakugou gli impediva anche solo far un minimo cenno di resa o di stanchezza.
Shouto riteneva che tutto ciò era parecchio frustrante. Si sentiva come tornato alle medie durante queste situazioni, come in un disco che si ripeteva continuamente e senza sosta. Voleva che tutto ciò avesse un termine nell’immediato possibile.
Nel silenzio generale vi era una tensione tale da poter essere tangibile nell’aria circostante. Come una scarica elettrica continua. Chissà se quella continua sfida fosse salutare. Di certo vi era lo sguardo di Katsuki che non aveva perso ogni movimento di Shouto, né alcuna sua espressione – sempre che ne fosse capace di farne alcuna differente dalla solita statica.
In quella pausa Todoroki aveva solo compreso che non ce l’avrebbe fatta ad aggiungere un altro chilo. Si sentiva le braccia come due pietre e le mani si erano arrossate parecchio stringendosi con forza a quell’asse di ferro.

« Tanta enfasi per niente. » la voce di Bakugou ruppe il silenzio, egli sapeva di aver già vinto come sapeva di non esser mai stato stronzo o sleale.
Stronzo forse sì.
Difatti, comprese bene che aggiungere un altro chilo in più ai pesi che Shouto aveva già sollevato l’avrebbe solo umiliato; e nulla lo fermò dal cacciarlo via dalla panca e distendersi al suo posto, perché si riteneva un avversario leale e tale si doveva comportare. Solo perché Shouto non era riuscito a sollevare undici chili di pesi, non significava che lui sarebbe stato capace di sollevarne dodici.
Che poi ne sollevò tredici in una vittoria palesemente schiacciante, fu un dettaglio che aiutò Bakugou a rinfacciare il sorriso della vittoria su Todoroki fino alla settimana seguente.

Stranamente, Shouto non si sentiva per nulla umiliato. Pensava che Bakugou avrebbe solo festeggiato senza nemmeno provare i pesi.
Fu sollevato che così non era stato.
   
 
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