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Autore: Colarose    26/08/2018    4 recensioni
Quando si perde tutto, non si fa che rimproverarsi di non aver fatto di più per non perdere quel tutto.
E Harry ha perso tutto.
Ma gli verrà data un seconda possibilità.
Un viaggio nel tempo, 27 anni indietro nel passato.
Prima che Voldemort seminasse terrore, prima della Prima Guerra Magica, prima dei Mangiamorte e prima della fondazione dell’Ordine della Fenice.
Prima di quel 31 ottobre, prima di quell’esplosione.
Prima dei Malandrini.
Una nuova responsabilità si fa carico sulle spalle di Harry: vincere la Prima Guerra, prima che ce ne sia anche una seconda.
Ma ci sarà un piccolo imprevisto.
**********
Siete pronti per la lettura?
Ma soprattutto, siete pronti per la storia del quinto Malandrino?
Genere: Comico, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Marlene McKinnon, Mary MacDonald | Coppie: James/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Non mentirmi

Le vacanze natalizie finirono e tutti gli studenti dovettero riprendere la loro solita routine scolastica. Per alcuni di loro fu un vero trauma, si può dire.

James e Sirius erano fra questi. E a qualcuno verrebbe da dire: “Oh! E chi se lo aspettava?”

Tutti

Soprattutto il povero Remus, segnato da un destino crudele e ingiusto. Nella sua vita, in qualunque vita fosse stato amico di quei due, il suo grande compito era quello di svegliarli. Perché lui era quello mattiniero, e loro erano i dormiglioni.                                                             
E per Circe, lui lo faceva per il loro bene! Altrimenti avrebbero fatto tardi a lezione! E veniva pure insultato!

Comunque, quella mattina del 12 Gennaio,  fu una di quelle mattine in cui prendeva a urlare e a svegliare con modi piuttosto... violenti.

“SVEGLIAAAAAA!” Urlò Remus esasperato

“EH?!” Harry si svegliò di scatto, sguainando la bacchetta, sempre per quell’impulso che gli altri sinceramente non si spiegavano. La posò poi, dopo aver capito la situazione.

Peter cadde dal letto, portandosi dietro tutte le coperte avvolte intorno al suo corpo.

“Vai a rompere da un’altra parte, Remmi” mugugnò Sirius, sotterrando la testa sotto il cuscino.

Se Sirius si era in parte svegliato, James era ancora nel mondo dei sogni “Sapevo di essere affascinante, Evans…”

Remus ringhiò come ci si aspetterebbe da un lupo, non da un umano.

Sguainò la bacchetta e la puntò verso il corpo di Sirius

“Mobilcorpus” scandì, e Sirius si ritrovò a volteggiare in aria.

“Che cazzo stai facendo?!” domandò Sirius incredulo e irritato. Remus fece finta di non sentirlo e lo buttò in bagno come un sacco di patate.

Si sentì un tonfo e uno strillo

Poi prese la divisa del Black con tutto quello che poteva servirgli e buttò in bagno anche quella. Fatto questo, chiuse la porta del bagno a chiave con un colpo di bacchetta.

Si voltò poi verso il letto di James, dove intanto Harry cercava inutilmente di svegliare suo padre per salvarlo da quella sorte.

Harry gettò un’occhiata ansiosa verso Remus.

“Piton e Lily si stanno baciando” sussurrò all’orecchio di James, colto da un lampo di genio.

“CHE COSA?!” Urlò il corvino, alzandosi di scatto dal letto e andando a sbattere la fronte contro il naso di Harry “Dove sono? Mh? DOVE?”
“NON C’È NESSUNO CHE SI STA BACIANDO! VA' A PREPARARTI, RAZZA DI DECEREBRATO!” urlò Remus perdendo le staffe, poi diede un’occhiata all’orologio al polso “Mancano solo…MANCANO SOLO DUE MINUTI ALLA LEZIONE! LA MCGRANITT CI SQUARTERÀ VIVI!”

Peter riuscì a liberarsi, uscendo fuori sudato e con i capelli scombinati.

“CHE MORGANA CI FAI SUL PAVIMENTO?! VAI IMMEDIATAMENTE A VESTIRTI!” urlò Remus.
Peter scattò e aprì il suo baule, sparpagliando tutti i vestiti per trovare la divisa.
Meglio non fiatare e obbedire in questi casi.
La Luna Piena si avvicinava.



                                                                                *


“Io vado a studiare con Lily, ragazzi” annunciò Harry, ormai anche quello faceva parte della sua routine, almeno tre volte a settimana studiava con Lily in Sala Grande.

“Attento Jamie, che poi te la ruba” sussurrò Sirius in modo malizioso all’orecchio del migliore amico.

James sorrise “Ma no! Harry e Lily sono soltanto amici. Vero, Harry?” domandò poi con un inquietante sorriso angelico. Pure il più idiota avrebbe colto lo sguardo di sinistro avvertimento negli occhi di James.

“Ovviamente!” rispose subito Harry, poi uscì dal ritratto



Entrò in Sala Grande, notò una testa rossa che spiccava tra le altre, e si diresse verso quella.

“Ehi, Lil-“ Harry si bloccò, osservando lo studente accanto alla ragazzina.

Capelli unti, naso aquilino, pelle giallastra e occhi neri come gli abissi più profondi.

Che ci faceva Piton qui?!

Si trattenne dal maledirlo per quello che aveva fatto a James solo due mesi fa, solo perché altrimenti sarebbe risultato un ipocrita.

Lui stimava l’uomo che Severus Piton sarebbe diventato, non il ragazzino che era una volta.  Per quello poteva provare una sorta di pietà, empatia e leggero disgusto.

Lui e Piton si osservarono per un bel po’, Harry confuso e irritato, Piton diffidente e all’erta.

L’aria si fece tesa.

Lily fece un sorrisetto incerto “Ehm, ciao Harry! Mi sono… ehm… dimenticata di dirti che ci sarebbe stato anche Sev... ”

“L’ho notato” replicò Harry rigido, continuando quella silenziosa sfida di chi cedeva prima con Piton. E così lui e Lily avevano fatto pace…

“Potreste, per favore, non azzannarvi a vicenda? Fatelo…per me” continuò esitante Lily

Harry sospirò e si sedette con uno scatto accanto a Lily, tirando fuori libri e pergamene.



Passarono minuti e minuti, fino ad arrivare a mezz’ora di studio.

Ogni tanto il silenzio veniva interrotto per parlare di qualche argomento, ma Piton e Harry non si rivolsero neanche una parola.

Piton era ancora all’erta, giudicando Harry Potter un Malandrino davvero troppo tranquillo. Aveva il brutto presentimento che da un momento all’altro la tranquillità si sarebbe spezzata, probabilmente a causa di un palloncino zeppo d’acqua che gli si sarebbe rotto in testa  d’un tratto.

A un certo punto videro Mary McDonald correre verso di loro con uno sguardo agitato.

“Lily! Devi venire in dormitorio! È urgente!” esclamò freneticamente. Lily si limitò ad alzare le sopracciglia

“Che cosa può essere successo di-“

Gelosia. Alice.” Sibilò Mary interrompendola.

Lily spalancò gli occhi e si alzò di colpo, sotto gli sguardi confusi di Severus e Harry.
“Quanto è grave? In che fase è?” domandò allarmata alla corvina

“Ha visto una primina parlare con Frank. Eravamo abbastanza vicine, e ha sentito che voleva chiedergli un aiuto in Erbologia, Frank ha accettato. Secondo lei la primina guardava Frank con occhi da ebete innamorata e il suo futuro marito sorrideva troppo, vedi un po’ tu quanto è grave. Ha urlato a squarciagola contro un Frank terrorizzato e ora sta facendo i versetti della ragazzina, penso che tra poco progetterà un omicidio” spiegò velocemente Mary, toccandosi in continuazione i capelli “Devi aiutarci a calmarla!”

Lily deglutì, poi fece guizzare gli occhi a destra e a sinistra, sperando che l’amica capisse.

“Oh” disse Mary, solo ora accorgendosi dei due dietro a Lily “Beh, Harry non è Potter né Black, li troverai vivi, non ti preoccupare” cercò di rassicurarla sussurrando, la rossa fece fatica a sentirla.

Fece uno sguardo incerto

“Lils, Alice gelosa è un pericolo pubblico, sappiamo entrambe che sei la migliore a calmarla” la supplicò Mary

“Ok” cedette Lily, poi si voltò verso i suoi amici “Non uccidetevi, perché poi vi resusciterò e vi ucciderò personalmente, chiaro?” li avvertì minacciosa.

Per tutta risposta Harry alzò gli occhi al cielo e Severus inarcò un sopracciglio, si finsero scettici, ma la minaccia era andata a segno. Poi Lily se ne andò, correndo insieme a Mary fuori dalla Sala Grande.

I due, rimasti soli, si scambiarono uno sguardo e ripresero il lavoro, decidendo che ignorarsi era la miglior soluzione.

La pace non durò a lungo, grazie a Harry, naturalmente.

Era alla fine di un tema che gli stava facendo venire il mal di testa, e voleva completarlo al più presto possibile.

Una sola frase e… l’inchiosto finì.

Mise velocemente la punta della piuma nel calamaio, però quando la tolse, lo fece troppo velocemente, urtando il bordo in modo forte.

Il calamaio si rovesciò di lato, facendo fuoriuscire l’inchiostro, e un po’ di questo andò sul tema di Piton.

“Maledizione Potter! Sei idiota o cosa?” Sbottò Severus irritato, osservando con una sorta di disperazione le macchie nere qua e là per la pergamena.

“Andiamo Piton, sono piccoli schizzi” si difese “L’insegnante ci passerà sopra”

Piton gli gettò un’occhiataccia, indicò una macchia piuttosto grande al lato della pergamena “Questo sarebbe uno schizzo?” domandò sarcastico, e prima che Harry potesse aprire bocca, sibilò: “ E no, Potter, non ci passerà sopra. Stiamo parlando della McGranitt”

“Ah” replicò stupidamente Harry, poi strinse le labbra, sguainando la bacchetta “Non posso crederci che sto per farlo…” si lamentò

“Non puoi pulire, imbecille, altrimenti scompariranno anche le par-“ Severus si interruppe, osservando Harry agitare la bacchetta, ignorando completamente i suoi avvertimenti.
“Che fai?!” esclamò arrabbiato e incredulo.

Ritirava tutto, Harry Potter evidentemente non era intelligente. Nessun Malandrino può essere intelligente. Si diede dello stupido anche solo per aver pensato una cosa del genere sul clone di Potter.

Le macchie scomparvero come se fossero risucchiate dalla carta, e le parole rimasero completamente intatte. 

Osservò ammutolito la pergamena, prima di voltarsi verso Harry che lo osservava di rimando. Severus fece una smorfia

“Ti aspetti forse che ti ringrazi, Potter?”

Harry sorrise divertito, rendendolo confuso e irritato più di prima “Oh no, sarebbe pretendere troppo”

“Bene” replicò Piton, arricciando le labbra.  “A volte mi chiedo come sei riuscito a non farti influenzare da Potter e Black. Credevo che la loro idiozia fosse contagiosa” borbottò poi distrattamente , riprendendo la piuma mentre Harry ripuliva la tavola con un colpo di bacchetta.

Potter ghignò “Grazie per il complimento, Piton” quest’ultimo si bloccò, voltandosi e fulminandolo “Io non ti ho fatto alcun complimento” sibilò oltraggiato,quasi disgustato di aver fatto una cosa del genere.

“Oh si, invece. Hai detto che non mi sono fatto contagiare dalla idiozia di James e Sirius. In parole povere, hai detto che non sono idiota”  replicò furbescamente Harry. Severus scosse la testa “E comunque, tanto per informarti, James e Sirius non sono così tanto idioti, e soprattutto, non sono solo quello”

Piton lo guardò scetticamente “Ma davvero?” domandò con scherno “E dimmi un po’, quali altre fantastiche doti hanno?” continuò con una voce pregna di sarcasmo.
Harry ignorò il tono “Beh, sono abili e hanno un gran potenziale, come credi che facciamo gli scherzi altrimenti? Ci vorranno pur degli incantesimi per farli al meglio! Poi sono coraggiosi e sanno essere ottimi amici” Concluse Harry

“Sono talmente brave persone che, pensa un po’, trovano divertente umiliare la gente” sibilò Severus

L’espressione spensierata di Harry scomparve completamente.
“Non venirmi a dire una cosa del genere, Piton” ribattè duramente “Non venirmela a dire perché James e Sirius non ti hanno umiliato per mesi e mesi, e ormai ti stanno ignorando completamente da quando hai ferito James causandogli un ustione di secondo grado”

“Io non ho fatto proprio niente, anche se sinceramente, se scoprissi il colpevole, gli farei i complimenti. Potter se lo meritava pienamente” rispose Piton con un sorriso malevolo.
Harry assottigliò gli occhi.

Era possibile lanciare l’Anatema che Uccide attraverso gli occhi? Piton sperava vivamente di no, perché giudicando dal colore degli occhi di Potter, sembrava proprio che volesse lanciarglielo attraverso le iridi.

“Non fare il finto tonto, ti ho visto. Oltre al fatto che Lily mi ha raccontato tutto”

Harry osservò brevemente il naso di Piton, mentre i pugni gli si stringevano. Come sarebbe stato bello spaccarglielo…
Autocontrollo, Harry

AUTOCONTROLLO

Piton spalancò gli occhi

“James quella volta non c’entrava un bel niente, è stato solo Sirius. Lui ha cercato perfino di dissuaderlo. E credimi, se non fosse stato per me, che ho fatto ragionare Sirius, in questo momento ti ritroveresti nel letto dell’infermeria dopo tante, ma tante umiliazioni” continuò sibilando Harry, scandendo ogni parola all’ultimo.

Poi si voltò di scatto, non volendo osservare la faccia di Piton prima di calmarsi, altrimenti avrebbe davvero dato inizio a una rissa.

Oh, l’Occlumanzia… stava iniziando ad amarla.

“Perché?” domandò d’un tratto Severus, dopo numerosi attimi di silenzio.

“Perché cosa?” chiese Harry di rimando irritato, anche se più calmo di prima

“Perché ti ostini a cercare di fermare Potter e Black dall’umiliarmi? Sappiamo entrambi che non mi sopporti. Oppure lo fai per pietà? Perché se è per questo, Potter, non voglio alcun aiuto, so benissimo cavarmela da solo”

Harry lo osservò indeciso “Lo faccio soprattutto per loro” rispose velocemente, distogliendo lo sguardo
“E?”
“E?”
Piton sbuffò spazientito “E cos’altro? Non credo che questo sia l’unico motivo” disse

Harry lo guardò intensamente “So cosa si prova” sussurrò
Severus aggrottò le sopracciglia, prima di increspare le labbra in un sorriso amaro e quasi divertito “Non farmi ridere Potter.” Replicò “Tu non hai la più pallida idea di quel che si prova” sibilò
Harry irrigidì la mascella, prima di avvicinarsi ulteriormente “Intendi forse quella sensazione bruciante?” la mente del corvino vagò alla sua infanzia, quando Dudley e la sua banda lo perseguitavano, oppure quando zio Vernon e zia Petunia lo insultavano, peggio ancora quando erano insieme a zia Marge. Anche il quarto e quinto anno non erano bei ricordi…

 “ Quando la provavo mi veniva da chiedermi perché proprio io dovevo sorbirmi tutto quello, sentivo come macigni tutti quegli occhi puntati su di me, che giudicavano senza sapere niente di niente. Mi pensavo impotente di fronte alla svolta degli eventi, mentre le persone risaltavano soltanto i miei difetti. Mi veniva solo voglia di rispondere e urlare, ma non lo facevo,  perché poi sarebbe stato solo peggio. Se intendi questa sensazione, allora sì, so cosa si prova” concluse sussurrando, di fronte agli occhi sconcertati di Piton.

Poi mise il maledetto tema in borsa e tirò fuori il libro, cercando di concentrarsi per studiare, mentre Piton continuava a guardarlo come se fosse un nuovo animale particolarmente interessante da analizzare.

Severus distolse lo sguardo a disagio, riprendendo a scrivere.

Vide di sfuggita Lily avvicinarsi
“Scusate, ragazzi, era un’urgenza. Siete illesi, non vi siete attaccati quindi, questo è un miracolo” costatò la rossa sorridendo

“Già” rispose Piton deglutendo, mentre muoveva freneticamente la penna.



                                                                      *


Remus osservò gli amici ancora svegli per il dormitorio.

Era notte, e cosa più importante,  era lunedì.

Vi sembrerà da pazzi, ma Remus aveva aspettato quel giorno con ansia. Perché il lunedì, Harry usciva dal dormitorio a fare quel-che-Remus-avrebbe-scoperto-tra-poco.

In questo momento, il suo ignaro bersaglio, stava ascoltando con un sorriso soddisfatto Peter ciarlare dei suoi successi al Club di Scacchi

“Per poco non mi mangiava il re, Harry! È stata una goduria vedere la sua faccia quando ho fatto l’arrocco! “ spiegava concitato Peter “Poi gli ho fatto prendere il mio alfiere, così ho mangiato il suo cavallo con la torre. Ho messo alle strette il suo re con una sola mossa, dato che era già circondato. Non gli è restato altro che ammettere la sconfitta!” continuò

“Perfetto, Peter. Visto che dovevi solo sfruttare la tua bravura?” rispose Harry dandogli una pacca sulla spalla.

Remus prese lentamente la bacchetta, mentre la nascondeva dietro al libro che aveva in mano. La mise poggiata al suo fianco, inclinandola leggermente verso i piedi di Harry mentre si alzava per andare in bagno.

Remus si concentrò, ce la doveva fare, si era esercitato per due settimane di nascosto…

Gradus Auream” sussurrò, chiudendo gli occhi.

Li riaprì, e vide delle impronte dorate marchiate sul pavimento, lasciate dai piedi di Harry che ormai stava aprendo la porta del bagno .

Diede una rapida occhiata a Sirius e James, che stavano complottando in un angolo, ma non sembravano vedere le impronte tanto luminose sul pavimento.

Remus si alzò, osservando per bene James. Era totalmente applicato sulla pergamena che aveva in mano, mentre mordicchiava una piuma di zucchero.

Cautamente, aprì il baule dell’amico, prendendo rapidamente il Mantello dell’Invisibilità.

Lo mise velocemente sotto le sue coperte, e si infilò anche lui sotto.

Circa mezz’ora dopo, quando Remus ormai stava per impazzire dall’impazienza, i Malandrini decisero di mettersi a letto.   
La luce si spense, e Remus fece finta di dormire, tenendo le orecchie tese.                                Verso mezzanotte, quando gli altri tre erano finalmente riusciti ad addormentarsi, il Lupo Mannaro sentì un fruscio. Poco dopo, sentì la porta chiudersi.

Si alzò di scatto e indossò il Mantello dell’Invisibilità, cercando di camminare velocemente ma silenziosamente verso la porta.                                                                                              
L’aprì e prese a seguire le impronte dorate, affrettando il passo finchè non si ritrovò a giusto un metro da dove comparivano.

Era strano da vedere, perché sembravano comparire dal nulla.

Remus sentiva il proprio cuore battere all’impazzata , e temeva quasi che Harry lo sentisse. Perché a lui, sinceramente, sembrava che il suo cuore facesse un forte suono, che gli rimbombava nelle orecchie.

Non fecero molta strada, non presero nemmeno le scale (per la gioia di Remus: era sempre più complicato avere il mantello mentre si scendevano i gradini, rischiando di cadere ogni due per tre) e per fortuna Godric gliela diede buona, poiché il tragitto andò relativamente tranquillo e senza intoppi, anche se più di una volta Harry si era fermato, facendo sussultare silenziosamente l’amico.

In un corridoio, le impronte si fermarono di fronte all’arazzo di ‘Barnaba il Babbeo bastonato dai Troll’, mentre il proprietario continuava a camminare avanti e indietro, avanti e indietro.

Proprio mentre Remus iniziava a chiedersi se per caso Harry fosse impazzito, una grande porta lucida comparve dal nulla.

La spia lo osservò con gli occhi strabuzzati, prima di vedere la porta aprirsi. Si avvicinò rapidamente e riuscì ad entrare prima che si chiudesse completamente.

Remus vide il corvino togliersi l’incantesimo di Disillusione, e si domandò se fosse il caso di rivelarsi ora.                                                                                                                                                              
Poi decise di no, era meglio vedere con i propri occhi, poi dopo avrebbe chiesto a Harry il motivo per cui faceva quel che faceva.

Con sua grande delusione, Harry prese un libro e si sedette su una poltrona dopo aver trasfigurato il suo pigiama, sostituendolo con dei pantaloni e una maglietta che sembrava piuttosto leggera.

Remus lo osservò corrucciato per un altro po’, prima di fare un’ espressione esasperata.      Non poteva venire qui soltanto leggere! Era una cosa senza senso! Si era aspettato qualcosa di più incredibile.

Remus si avvicinò lentamente, sperando che il libro che teneva in mano Harry fosse almeno po’ particolare, e le sue speranze non vennero illuse.

‘Magie senza bacchetta: manipolare la propria magia’



Magie senza bacchetta? Il suo amico stava davvero puntando così in alto?! Era solo al secondo anno!

Remus lo guardò, aspettando che facesse qualcosa, ma niente. Potete immaginare l’infarto che prese quando Harry si voltò di scatto, osservandosi intorno con circospezione.

Il licantropo decise che era meglio allontanarsi un po’, magari per osservare la stanza e capire da quello cosa faceva Harry, anche perché stargli vicino era leggermente rischioso, il corvino sembrava troppo sveglio e si voltava guardandosi intorno ogni cinque minuti.

Remus si concesse di osservare l’ambiente circostante, che aveva trascurato fino a quel momento.

La  stanza era spaziosa, illuminata da delle torce tremolanti , uguali a quelle delle aule sotterranee. Le pareti erano occupate da librerie di legno, in uno spazio c’era un caminetto, e vicino erano posti un divano e una poltrona rossi(sulla quale Harry era seduto), simili a quelli che stavano nella Sala Comune di Grifondoro. In fondo alla stanza, una scaffalatura ospitava una serie di strumenti a Remus sconosciuti, anche se riconobbe un Avversaspecchio. Accanto alla scaffalatura, invece, c’era qualche manichino-armatura, e in particolare, uno era posto in modo più ordinato degli altri su un basso ripiano, con una bacchetta in mano, alzata verso l’alto a pochi centimetri dal viso. Sull’elmetto, dove per un umano c’è la fronte, c’era scritto ‘Duellante di Ferro’.

Intanto dall’altra parte della stanza, Harry tese la mano per la settima volta verso un libricino. Era da due mesi che cercava di far alzare quel maledetto.

Si ripeté di nuovo le parole del libro: 

“Le magie senza bacchetta sono estremamente difficili. La bacchetta incanala la nostra magia e cercare di fare un incantesimo senza di essa, significa che si deve avere il pieno controllo della proprio magia interiore. La si deve percepire mentre ci scorre nelle vene, e si deve spingere verso la propria mano la giusta dose che a noi serve. La volontà, la concentrazione e il movimento del polso svolgono un ruolo importante in tutto questo. Si deve volere intensamente fare un incantesimo.                                                                           
Tutto questo è necessario solo agli inizi, poiché con molta pratica, alla fine viene del tutto naturale fare questi procedimenti in poco tempo.                                                                               
Pertanto, è più consigliabile fare gli incantesimi con la bacchetta, che naturalmente saranno più potenti.”




Harry chiuse gli occhi, mentre cercava di far liberare completamente la sua mente, e non solo dai pensieri, ma davvero libera. Libera da quei muri mentali che gli impedivano di fondersi completamente con la sua magia.

E finalmente la percepì, dopo circa un minuto.

La sentiva scorrere per tutto il corpo, facendogli venire brividi che somigliavano a scariche elettriche. Sentì la mano formicolare, Harry spinse una piccola parte della magia verso di essa esclamando “Wingardium Leviosa!”

Talmente forte che perfino Remus lo sentì, che si voltò immediatamente, giusto per vedere in tempo il libro alzarsi leggermente dal pavimento. Guardò Harry spaesato e basito.

Quest’ultimo aprì di scatto gli occhi, e osservò sconcertato il libro, che dopo pochi secondi ricadde a terra con un piccolo tonfo.

Il corvino avrebbe tanto voluto far durare la magia di più, ma già aveva iniziato a sentire una leggera stanchezza.

Sospirò e chiuse gli occhi. Lesse qualche altro capitolo di un libro di incantesimi prima di decidere che era arrivato il momento di sfidare il suo avversario.

Evidentemente quella sera aveva deciso di non attaccarlo a sorpresa.

Si alzò, mentre la solita pedana compariva.

“Signor Duellante!” lo chiamò Harry. L’armatura vicino all’amico invisibile scattò fulminea, per poco non travolgendo Remus che si spostò appena in tempo. Seguì il così chiamato da Harry ‘Signor Duellante’ capendo in poco tempo che era arrivato il momento della vera azione.

Li vide posizionarsi uno di fronte all’altro su una pedana, fare il solito inchino rispettoso e poi puntarsi la bacchetta contro.

Gli incantesimi partirono in pochi secondi, le bacchette che fendevano l’aria e che a malapena si vedevano.

Harry aveva un’espressione concentrata e determinata, cercando di non far uscire nemmeno una sillaba dalla sua bocca. Il licantropo osservava il tutto affascinato, le luci che andavano da una parte all’altra.

Ben presto non si utilizzarono più solo quelle. Remus incominciò a vedere anche altro volare per aria, ad esempio, Harry richiamò dei libri da degli scaffali spedendoli verso il Duellante di Ferro.
Dopo quasi un quarto d’ora di duello, la stanchezza iniziò a vedersi negli occhi di Harry. E dopo due minuti, venne schiantato mentre la bacchetta gli volava di mano.

Anche se secondo Remus non contava poi tanto. Il suo amico aveva duellato magnificamente, e aveva solo dodici anni. O almeno, così credeva.

Vide Harry, dopo aver ripreso la bacchetta, crollare sul pavimento chiudendo gli occhi. Beh, se lui lo trovava comodo…

Forse era arrivato il momento. Lasciò Harry a godersi la pace per qualche altro secondo, prima di togliersi delicatamente il Mantello e posarlo sul pavimento.

“Buonasera, Harry, o forse è meglio dire buonanotte” disse con nonchalance.

Harry sobbalzò, alzandosi immediatamente e puntandogli la bacchetta contro, solo per poi abbassarla lentamente

“R-Remus?” domandò sbiancando in poco tempo

 “Da quanto… sei qui?”

“Da quando sei venuto in questa stanza” rispose l’amico facendo spallucce

“Lo sapevo, lo sapevo! Lo sentivo che qualcuno mi aveva seguito!” borbottò rabbiosamente il corvino

“Ora tu rispondi alle mie domande, Harry. Si può sapere perché vieni qui a esercitarti su delle magie avanzate?” domandò Remus incrociando le braccia al petto.

Harry lo guardò un attimo “La guerra si sta avvicinando sempre di più, non so se lo hai capito. Voglio essere preparato” rispose.

“Perché ti dovresti preoccupare di una guerra in cui non sei ancora coinvolto? Goditi questi anni!” ribattè Remus, anche se aveva la netta sensazione che Harry avesse omesso la parte più importante.

“Perché tutti saremo coinvolti, primo o poi. E non voglio essere tanto facile da mettere a tappeto!” sbottò Harry passandosi una mano fra i capelli

“Abbiamo dodici anni, abbiamo ancora tempo per pensare a questo!”
“E INVECE NON CE N’È, REMUS!” urlò frustrato Harry, sentendo tutte la stanchezza, il panico e la rabbia piombargli addosso tutte insieme. Sospirò “Il fatto è che questa finta pace si spezzerà in mille pezzi quando andremo a contatto con la fredda e cruda realtà. Una realtà fatta di sangue, battaglie e uccisioni. E questo è solo l’inizio.”
 
Remus si ammutolì. Seguì il silenzio, mentre si guardavano negli occhi.
“Chi sei in realtà?” se ne uscì d’un tratto Remus.

“Harry Potter, sai no, quel tuo amico dodicenne che conosci da due anni. Hai forse perso la memoria?” domandò ironico Harry in modo cupo.

Remus alzò le sopracciglia, studiandolo un attimo “Non mentirmi” disse infine lentamente.
“Cosa ti fa pensare che lo stia facendo?” domandò di rimando l’amico. Quel che aveva risposto era una mezza verità ma comunque era verità.

“Hai stretto distrattamente la stoffa dei pantaloni con la punta delle dita, quando fai così, menti” rispose prontamente Remus

“Da quando mi studi così attentamente?” chiese Harry inarcando un sopracciglio.

“Da quando sospetto di te” disse Remus assottigliando lo sguardo. “Sapevi della mia licantropia dal settembre del primo anno, quando ancora doveva esserci la Luna Piena, ogni volta che si parla di te racconti sempre menzogne, non parli mai dei tuoi genitori né mai si sono visti o sentiti, scommetto inoltre che sai tutto il programma fino al settimo anno, ed è impossibile che tu lo abbia studiato in meno di un anno. Vieni qui tre volte a settimana e certe volte sembri davvero uno che ha fatto tanto e subito troppo, oltre al fatto che sei troppo uguale a James. Dimmi tu, cosa dovrei pensare?” chiese infine.

Harry sospirò per l’ennesima volta “Mi hai messo alle strette” ammise Harry strofinandosi stancamente gli occhi.

“Lo so” replicò Remus, cercando di non suonare troppo compiaciuto “Ora, cortesemente, mi puoi dare una spiegazione?”

Harry lo guardò di sottecchi “Non posso dartela.”

“Mi sembrava inutile sottolineare che non avrei detto niente a nessuno. Resterà un segreto, te lo prometto” cercò di rassicurarlo il licantropo, credendo che il problema fosse quello.

“No no, non è quello” rispose Harry abbassando lo sguardo e scuotendo la testa, dirigendosi verso la poltrona e sedendosi. Remus lo seguì.

“Il fatto è che proprio non posso dirtelo. È una verità davvero troppo grande e pericolosa, se finisce nelle mani sbagliate. Non intendo tu… però qualcuno potrebbe scoprirlo attraverso te con altri mezzi… senza il tuo consenso intendo. Quindi… meno persone sanno, meglio è” spiegò, assumendo un tono grave all’ultimo.

Remus lo guardò intensamente

“Io… capisco, Harry” disse infine sedendosi sul divano “Ma… prima o poi dovrai dirlo a noi, anche James, Sirius e Peter intendo. Ora loro non hanno ancora notato i tuoi strani comportamenti, o forse sì, ma ci passano sopra… ma il punto è che tra qualche mese, anno… inizieranno anche loro a sospettare. E allora dovrai dire la verità, prima che tutto scoppi in una lite. Sai no, soprattutto James e Sirius, sono convinti che non ci devono essere segreti tra Malandrini. Non puoi evitare di dire questo segreto per l’eternità, perché tanto, la verità viene sempre a galla…”

Harry osservò l’amico, sentendo l’impellente bisogno di buttare tutto fuori, di confessare per sentirsi un po’ più leggero.
Scosse la testa.
No no, non poteva. Se lui fosse venuto a sapere, allora sarebbe stato più in pericolo di quanto già non lo era rimanendo suo amico. Ma Remus aveva ragione, prima o poi avrebbe dovuto svuotare il sacco. Si era fatto degli amici, e non era stata poi una mossa tanto intelligente. Ma insomma, questa era la sua ultima possibilità di conoscere i suoi genitori, non poteva farsi scappare questa occasione. Alla fine lo era diventato, migliore amico dei Malandrini, e avere dei migliori amici, significava che permettevi a questi amici di imparare a leggerti dentro. Una carta del suo castello di bugie un giorno sarebbe caduta proprio a causa dei suoi migliori amici, portandosi dietro tutte le altre carte, facendo crollare tutto.
Forse quel castello stava per crollare, di fronte a Remus.

O forse era già crollato.

E la sua bocca parlò prima di connettersi al cervello.

“Vengo dal futuro.”

Wow, Harry, hai tatto quasi quanto Ron . Almeno se ne era liberato, gli sembrava di ritornare a respirare dopo tanto tempo.

 Remus si strozzò con la propria stessa saliva “COSA?!” urlò scioccato.

“Vengo dal futuro” ripetè Harry “Mi chiamo davvero Harry Potter, tuttavia questo non è il mio vero aspetto.”

Remus lo osservò sotto shock.

“Ora capisci cosa intendevo quando dicevo ‘grande e pericolosa verità’?” domandò ironico Harry.

Il licantropo deglutì, osservandolo per bene e capendo con suo grande orrore che faceva sul serio. Cercò di darsi un contegno.

“Cosa intendi con ‘questo non è il mio vero aspetto?”

“Intendo quel che ho detto. Io… non ho dodici anni… ne ho diciotto in realtà. Facendo questo viaggio il mio corpo si è stranamente rimpicciolito.”

Il viso di Remus, già leggermente impallidito, sbiancò ancor di più.
Il suo amico aveva diciotto anni.
Il suo amico aveva fatto un viaggio nel tempo rimpicciolendosi.
Il suo amico  si era intromesso nella linea temporale rischiando grosso.
Tutto normale, tutto normale

 “E… perché sei tornato nel passato?” domandò a fatica Remus massaggiandosi le tempie.

Merlino, non avrebbe mai immaginato…

“Per migliorare il futuro”

Remus lo guardò allarmato “È davvero così brutto?” sussurrò.

Harry scosse la testa con un sorriso amaro “Dipende dai punti di vista. Io ho sconfitto Voldemort, ma ho perso tutto ciò che era davvero importante per me. Tanta gente è morta, sia nella prima guerra, che sarà questa, sia nella seconda guerra, dove Voldemort è stato finalmente sconfitto.”

Harry appariva improvvisamente più vecchio, e Remus finalmente si spiegò tutte quelle ombre, quei demoni, che a volte facevano capolino negli occhi verdi di Harry.

“Per questo sono tornato, per batterlo un’altra volta” disse Harry con uno sguardo determinato, osservando Remus dritto negli occhi.
Remus sorrise fiducioso “Sono sicuro che ce la farai, Harry.”






Capitolo gentilmente revisionato da lilyy, thank you!  
   
 
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