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Autore: pralinedetective    10/07/2009    2 recensioni
La stella è allo zenit, non lascia spazio ad altro.
Poca l’ombra al riparo dei portici di pietra e fra i tetti di legno.
L’aria ferma e calda avvolge le poche, pigre figure che si azzardano ad uscire.
Il giovane uomo all’erta allunga il passo, il respiro affannato e le guance rosse di febbre.

Raccolta scritta per la community 24Ore.
Capitoli tre/quattro: quarta classificata al contest FQ Quotes indetto da DarkRose86.
[Arthur/Merlin/Lancelot]
Genere: Suspence, Introspettivo, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lancillotto, Merlino, Principe Artù
Note: What if? (E se ...), Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Basta che respiri...
Fandom: Merlin.
Coppia: Arthur/Merlin/Lancelot.
Set: 4

Prompt: 13.00 – Riposo.
Rating: Giallo.
Note: Questa fanfic fa parte dio una bi-shot che si è classificata 4 al contest [Adventures of Merlin] FQ Quotes indetto da DarkRose86.
Prima, volevo ringraziare Anle per la recensione (apprezzatissima ^^)

Disclaimer: Il titolo (completo) corrisponde a quello di un brano dell’opera popolare «Giulietta e Romeo», mentre le citazioni fanno parte del primo brano dopo l’Overture de «La Divina Commedia – L’opera»
Tabella

 

*

 

[ Notte che dilaghi dentro me,
notte che oscuri la mia vita, ]


La stella è allo zenit, non lascia spazio ad altro.
Poca l’ombra al riparo dei portici di pietra e fra i tetti di legno.
L’aria ferma e calda avvolge le poche, pigre figure che si azzardano ad uscire.

Il giovane uomo all’erta allunga il passo, il respiro affannato e le guance rosse di febbre.


Mani ghiacciate percorrevano il suo petto, un corpo lo spinse contro il muro nel buio dello stanzino.
Sguardo di tenebra fisso sulla nuca, dita segnate dal lavoro avvicinano la sua intimità. Sobbalzò, subito zittito.


La luce pare crescer d’intensità: le pupille rifiutano il nuovo bagliore, le ciglia lunghe si chiudono sugli occhi doloranti.


[ notte che avvolgi la mia mente
in un cammino senza strade. ]


Brividi lo scuotono da capo a piedi, i piedi sulla terra battuta si fanno insicuri, più lenti e indecisi.

L’ingresso nella zona d’ombra è uno sbalzo improvviso, quasi doloroso.
Si passa una mano sul volto, un sospiro lascia le labbra ceree.


La testa girava, il sangue mancava, il respiro mozzo.
I colori del tendaggio si mescolarono, soffusi.


Le piante dei piedi trascinate sul terreno, le palpebre chiuse lo fanno andare alla cieca, alla ricerca di un appiglio.


Tensione. Le unghie graffiarono la parete, quasi il volto distorto in una smorfia fosse immerso in acqua.
Apnea. Gli occhi erano strizzati, le labbra aperte ad ingoiare aria più che a respirarne. – Vuoto. –
Eccitazione. Il ritmo della mano era pari a quello del cuore frenetico coperto dalla stoffa.


Si appoggia al muro di pietra, le dita a coprire lo sguardo irritato.
Nessuno si cura di lui, nella quiete del primo pomeriggio.

Scivola a terra, il pavimento a un palmo dal viso.


[ Chiuso in un abisso senza uscita,
in un abbraccio gelido,
in questa angoscia io mi pento,
in una selva fra le tenebre. ]


Il fazzoletto al collo, sopportato anche nel caldo più estremo, viene afferrato e scagliato a terra.
Il petto si alza e si abbassa velocemente, irregolare. Sbagliato. – Di nuovo.


Si stampò nella sua mente quell’immagine. Sbagliata.


Una smorfia ambigua storce il viso, la fronte corrugata come in preda a un mal di testa improvviso.
Respira a bocca aperta, si lascia sfuggire un gemito. Abbandona la stoffa stretta convulsamente.


E se quella tenda dovesse aprirsi... Ora. O adesso. Anche in questo momento.

Merlin rosso in viso, le mani dello straniero come nessuno dovrebbe.
Un morso sul collo, dove nessuno allungherebbe mai l’occhio.

Tranne lo stesso visitatore, ovviamente. – Vergogna. –


Le dita risalgono tremanti il braccio, indugiano sulla spalla.
Come restii a rivelare quel che non è più un incubo.

Riconoscere al tatto il segno dei denti è la secchiata d’acqua meno adatta.


[ Tenebrosa selva che mi stringi
in un abbraccio senza amore, ]


Riconosce i passi affrettati del tutore che lo raggiunge con preoccupazione.

« Merlin? Cos’hai, ragazzo? » chiama, volgendo l’espressione stravolta verso la propria.


« Ti noto affaticato, idiota. Vai a farti una dormita. » parlò, gelido. Le forze mancarono d’un tratto.


Si abbandona completamente alle cure del maestro, si lascia prendere in spalla quasi fosse addormentato.
Borbotta nel sonno, finge l’abituale parlantina come si è trovato costretto ad imparare.


« Tu, Lancelot, al campo d’allenamento. Subito. »


« Gaius! Cos’è successo? »
« Sembrerebbe un colpo di calore... »

Riconosce la voce di Gwen al di là della cortina di nebbia.
Se ne occuperà più tardi, deve stabilizzare il respiro. Sta dormendo, no?


[ lascia che veda un po’ di cielo
al di là di queste tenebre! ]

  
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