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Autore: bloodymary79    26/08/2018    2 recensioni
Sei anni di distanza, sei anni in cui l'unico contatto erano state poche email piene di silenzi. Due giovani donne si ritrovano e decidono di affrontare il loro passato, ognuna a suo modo, per salvare il loro presente (scritta in due diversi POV, andando avanti e indietro nel tempo)
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Bologna, luglio 1998, Maddalena.
 
Uscire per l’ultima volta dalla facoltà con in testa una corona d’alloro avvolta in un nastro bianco le diede una strana sensazione, come se il libro della sua vita avesse improvvisamente voltato pagina, mettendole davanti al naso un foglio bianco, che se da un lato le dava una ventata di ossigeno, dall’altra le causava una buona dose d’ansia.
Era rientrata in Italia solo per discutere la tesi, ora aveva due giorni per rifare le valige, questa volta definitivamente, e tornarsene a Berlino, città che le aveva dato più di quanto lei avesse osato chiedere: era partita per lasciare alle sue spalle una città che amava, ma che l’aveva fatta soffrire troppo; una città dall’animo caldo, avvolgente come una “vecchia signora dai fianchi un po’ molli”, per citare la famosa canzone di Guccini, e scoprire un nuovo pezzetto d’Europa e di mondo, prendere aria e fermarsi un attimo mettendo a tacere tutto quello che le stava frullando nella testa.
Berlino l’aveva accolta nel freddo, proprio lei che amava dormire sotto le coperte anche in piena estate, ma per la prima volta era quasi stata contenta di sentire le dita che gelavano ed osservare le nuvole di fumo che uscivano dalla sua bocca ogni volta che respirava. Aveva preso un taxi e si era fatta portare nello studentato dove aveva affittato un mini appartamento, osservando dal finestrino i pezzi di muro e gli enormi cantieri in giro per la città. Erano passati quasi dieci anni dall’unificazione e, anche se la cicatrice era ben evidente e non solo per i mattoncini che a terra percorrevano il vecchio perimetro, Berlino stava cercando di ricostruirsi e, dato che dimenticare sarebbe stato impossibile, di andare avanti, esattamente come lei.
 
Annalisa l’aveva abbracciata e le aveva fatto le congratulazioni per il 110 e lode, poi erano andate insieme a festeggiare con altri ragazzi della compagnia, percorrendo le vie del centro fra cori e bottiglie di vino che passavano di mano in mano.
 
“Non festeggi con la tua famiglia?”
“Non è una buona idea, andiamo per i fatti nostri….  E domani andiamo io e te, è l’ultima serata qui a Bologna per me”
“Beh, ultima ma non per sempre”
 
Maddalena non aveva risposto, se non con un sorriso quasi imbarazzato, per poi riprendere il suo solito contegno quasi algido.
 
Aveva ancora molte cose a cui pensare: aveva preso contatti con Pedro, nel giro di un paio di mesi l’avrebbe raggiunta e lei aveva intenzione di fare in modo che si diplomasse, per cui doveva capire come fare. E poi c’era quell’altra lettera che era arrivata dagli Stati Uniti….
 
Stegen, 5 gennaio 2005. Maddalena
 
“Stavo pensando a quando ci siamo salutate. Avevo preso una basa colossale, a dispetto del fatto che il giorno dopo dovevo partire”
“Bevevamo per dimenticare. Non è stato facile vederti andare via e non sapere quando saresti tornata… ed in effetti hai varcato il confine alemanno dopo più di sei anni”
“Nemmeno per me è stato facile prendere quella decisione… erano in ballo troppe cose della mia vita allora. Non ce la facevo più a stare a Bologna, mi sentivo soffocare, avevo bisogno di aria… e sono scappata via. Pensavo che fosse la via più sicura per me, ma non mi son resa conto che stavo sbagliando tutto”.
“Hai un buon lavoro ed un uomo che ami, pensando a come eri, come eravamo sei anni fa… non credo che tu abbia fatto poi un disastro….”
 
Gli occhi di Maddalena tornarono lucidi, anche se stava cercando disperatamente di ricacciare indietro le lacrime.
 
“Maddy… che succede? Ho detto qualcosa di sbagliato? Tu e David…?”
 
Maddalena fece cenno all’amica di seguirla in casa, dopo aver spento la sigaretta nel posacenere in vetro. Era arrivato il momento di riaprire quel capitolo, forse una volta per tutte, e farlo in presenza di Annalisa la faceva sentire il qualche modo al sicuro.
Prese la sua borsetta e tirò fuori una piccola pochette color corallo, di quelle che usava per trasportare i suoi rossetti in giro, ma aprendola e svuotandola mostrò all’amica un contenuto ben diverso.
 
“Io conosco poco il tedesco ma…questi son psicofarmaci?”
 
L’amica non rispose direttamente alla sua domanda, ma dopo essersi seduta nella sua solita posizione a gambe incrociate iniziò a raccontare.
 
“Come sai sono partita in tutta fretta per la Germania, senza mai guardarmi indietro. Mi illudevo che una volta arrivata avrei potuto ricostruire la mia vita daccapo. Avevo ricevuto una lettera da Davide che mi annunciava che sarebbe venuto a fare un’audizione da quelle parti, per cui mentre piegavo i miei vestiti per infilarli in valigia pensavo solamente a quando lo avrei rivisto, ai suoi occhi, alla nostra nuova vita. Invece dovevo ascoltare chi mi diceva che la fuga non è mai la vita più sicura e che dai tuoi problemi, infondo, non scappi mai. Io invece speravo di essere l’eccezione alla regola pensando che i miei problemi sarebbero rimasti qua, dove, a migliaia di kilometri di distanza, non avrebbero più potuto ferirmi”.
“Parli di tuo padre?”
 
Maddalena chiuse gli occhi per recuperare il controllo, non amava parlare della sua famiglia, e tanto meno di suo padre.
 
“Non solo…. Forse, anche se lo spettro di lui e di quello che mi ha fatto l’ho portato come un fardello dentro di me in tutti questi anni, la distanza è stata l’unica soluzione. Forse sarei dovuta restare ed affrontare gli scheletri nel mio armadio, dimenticare l’amore della mia vita, dimenticare chi avevo promesso di proteggere, cercarmi un lavoro e tirare avanti come tutti si aspettavano che facessi. Ma io non riesco ad avere etichette, non volevo quello per me. Ho inseguito un sogno, anche se poi le cose non vanno come dovrebbero, o per lo meno come avresti sperato, e vedi crollare tutto come un castello di carte da poker quando soffia il vento”
 
Si accorse che quello che aveva detto aveva toccato profondamente Lisa, che nella sua stessa situazione aveva preso una decisione diametralmente opposta con Andrea: lui era stato per Lisa quello che Davide era stato per lei solo che, forse perché era troppo giovane o forse perché Andrea non poteva darle quella stabilità a cui lei agognava, l’aveva perso ma, secondo Maddalena, mai dimenticato. Maddalena l’aveva conosciuto solo di sfuggita quando era scesa per laurearsi, ma anche nelle poche ore che aveva passato con lui aveva capito da subito quello che quei due provavano un per l’altra, così come aveva capito che Lisa sarebbe stata sempre al secondo posto perché la prima amante di quel bel chitarrista era, e sempre sarebbe stata, la musica. Maddalena lo capiva, e forse era anche quella sua particolarità a renderlo così affascinante, ma non era sicura che Lisa l’avrebbe accettato.
Infatti lo aveva lasciato andare per trovare quello che stava cercando in un uomo molto più grande di lei, che a Maddalena sembrava più un padre che un amante.
 
Bologna, maggio  2001. Annalisa
 
Annalisa stava camminando per il centro di Bologna vestita con un finto abito da sposa semi porno che le amiche le avevano fatto indossare per il suo addio al nubilato.
La serata era stata divertente, anche se il vuoto di Maddalena, che non era scesa per festeggiare con lei, si faceva sentire.
In quel momento aveva paura, stava per compiere un passo molto grande, stava per sposarsi, e avrebbe voluto che ci fosse lei ad accompagnarla in questo percorso. La voleva di fianco all’altare come sua testimone, ma lei non sarebbe venuta e per questo era molto arrabbiata, anche se aveva intuito che doveva essere successo qualcosa di grave e Maddalena sembrava davvero dispiaciuta. Aveva anche ricevuto una breve lettera da David, che anche nell’era del digitale preferiva usare carta e penna per le occasioni importanti, chiedendole di perdonarla e che un giorno avrebbe saputo tutto, ma ora non poteva spiegarle niente.
 
Erano in via Zamboni, facendo chiasso fra un portico e l’altro come quando erano tutti studenti, quando udì una voce che conosceva molto bene uscire dall’Irish Pub.
Si diresse barcollante sui tacchi a spillo verso la porta di legno spalancata per il caldo e vide un piccolo gruppo che suonava sul palco, con alla voce un certo chitarrista biondo che lei conosceva molto bene.
Ma cosa diavolo ci facesse lui lì proprio non lo sapeva. L’ultima, terribile volta in cui l’aveva visto le aveva detto che avrebbe fatto un tour in Germania assieme al suo nuovo gruppo e che sperava di rimanere là per un po’ di tempo. Lisa aveva maledetto la Germania che si rubava tutte le persone a cui teneva e, dopo aver fatto l’amore disperatamente con lui, aver discusso, fatto nuovamente l’amore, e litigato pesantemente aveva deciso di lasciarlo. Lui le aveva proposto di seguirlo, ma lei doveva finire ancora l’università, poi voleva fare la SISS per diventare insegnante e la Germania non era assolutamente prevista. Avrebbe voluto che lui rimanesse lì con lei, per sempre, ma sapeva che niente lo avrebbe trattenuto e che se lo avesse messo alle strette, imponendogli di decidere fra lei e la sua carriera musicale, lei avrebbe inevitabilmente perso e questo le aveva fatto un male incredibile. Quando aveva iniziato questa relazione sapeva benissimo che Andrea era uno spirito libero, che la musica sarebbe sempre stata al primo posto, ma aveva deciso di non ascoltare quel campanello di allarme che sentiva dentro di lei per seguire un sogno: Maddalena lo aveva fatto e, contrariamente a quanto ci si potesse aspettare, aveva avuto ragione. Lei però non era Maddalena e la diversità fra lei e l’uomo che amava si era rilevata incolmabile.
Per questo motivo, con un peso nel cuore, aveva concluso quella tremenda giornata dicendogli che non poteva continuare e che da quel momento avrebbero preso strade diverse, ma che sarebbe sempre stato una persona importante per lei, che forse, col tempo, avrebbero perfino potuto essere amici.
 
Il locale era pieno, come sempre quando lui suonava, e lei si era messa un po’ in disparte, sperando che lui non la vedesse, ma non aveva fatto i conti con l’attrazione che loro due, anche dopo più di un anno, provavano uno per l’altra.
 
Còmo quieres ser mi amiga, si por tì darìa la vida…
Si confundo tus sonrisa por camelo si me miras
Razòn y piel, dificil mezcla
Agua y sed, serio problema…
 
Nonostante il vasto pubblico Annalisa sapeva che quella canzone era solo per lei, lo sentiva ad ogni nota, ad ogni sillaba, ad ogni sguardo che lui, da lontano, le rivolgeva. Con un balzo al cuore, dritto nello stomaco, aveva capito di non aver mai girato pagina davvero ed a quanto pareva nemmeno lui. Ora doveva decidere se ascoltare davvero il suo cuore o se scappare come in passato aveva già fatto.
 
Stegen, 5 gennaio 2005. Maddalena
 
Maddalena si era fermata nel suo racconto, accorgendosi che Lisa si era persa un po’ nei suoi pensieri, ben consapevole del fatto che il suo racconto aveva toccato un paio di nervi scoperti.
 
“Vedi Lisa, guardando il contenuto della mia pochette sarebbe facile etichettarmi come una depressa, ma non sono un’etichetta e forse per la prima volta mi sento anche di dire che depressa proprio non la sono. Questa roba la porto con me solo per far stare tranquillo Davide, dopo il mio ricovero ha sempre paura, quando son da sola, che qualcosa possa andarmi male, ma non voglio niente che mi offuschi la testa”
“Ricovero?”
 
Anche questa volta Maddalena non ripose direttamente alla domanda, ma proseguì seguendo il filo dei suoi pensieri.
 
“Come ben sai ho avuto molti ragazzi, ho fatto sesso con loro ed a modo mio li ho sempre amati: di qualcuno amavo il modo in cui mi facevano sentire, di altri come io facevo sentire loro, di altri il loro modo di prendermi mentalmente per qualcosa, con altri ancora era sesso per il solo piacere di farlo. E fare sesso mi piaceva, mi faceva sentire bene e non mi interessava se per questo motivo qualcuno mi ha dato nomignoli poco edificanti. Ma non appartenevo a nessuno di quei ragazzi, almeno finché non ho conosciuto Davide quella sera a Monterosso: nel momento i cui i nostri occhi si sono incrociati ho sentito il muro, la maschera di Maddalena cadere e frantumarsi a terra, sapevo che niente e nessuno ci avrebbe mai davvero divisi, né l’oceano, né le nostre paure o il nostro passato. O almeno lo speravo. I nostri cuori erano già uniti prima che ci incontrassimo a San Diego, ma purtroppo prima di quel viaggio la mia anima era già stata sporcata… l’avevo sporcata io, tradendo me stessa”
“Maddy, cosa stai cercando di dire?”
“Ho voluto avere potere sulle vite altrui, ho voluto manovrare i fili del destino e ne ho pagato le conseguenze”
“Perdonami, ma non capisco…. Ha a che fare con tuo cugino? Perché da quando lui è partito per gli Stati Uniti qualcosa in te è cambiato, ma non ho mai capito…. Non ho mai chiesto…”
 
Maddalena raccontò di Michele, di come avesse usato il sesso ed il suo corpo per ottenere quello che voleva e come, dopo quella volta, non aveva più trovato il coraggio di stare con nessuno. Si sentiva terribilmente sporca, senza possibilità di perdono, almeno finché non aveva incontrato nuovamente Davide che, in un Hywatt Hotel di San Diego, era riuscito a toccare quella parte di lei che non voleva cedere alla disperazione.
 
“Lui mi aspettava a Berlino, mi era venuto a prendere in aeroporto e mi aveva portato nell’appartamento che aveva affittato per noi vicino ad Alexanderplatz. Per un po’ ho davvero pensato di poter essere felice. Dopo pochi mesi ci ha raggiunto anche Pedro, è stato difficile farlo rientrare in Europa in quanto si trovava in un programma protezione testimoni, ma ce l’abbiamo fatta. Lui viveva accanto a noi e sembrava star meglio, aveva ripreso a studiare e trovato un lavoro serale in uno “Späteinkauf”, un piccolo negozio di generi alimentari che stava aperto fino a tardi la sera. Mi sentivo a posto, pensavo che quello che avevo fatto mi avesse permesso di aiutare una persona che amavo più di me stessa e salvarla dal baratro e se questo voleva dire convivere col senso di colpa lo avrei fatto volentieri. Avevo ceduto al vecchio ricatto secondo il quale se avessi permesso ad uomo che aveva potere di fare quello che voleva del mio corpo allora tutto si sarebbe risolto, che sarebbe bastato scollegare il cervello per quei pochi istanti e poi avere un po’ di tranquillità, ben consapevole che non avrei potuto chiedere aiuto a nessuno”.
 
Lisa ascoltava le parole dell’amica provando un sentimento che non riusciva a decifrare. Aveva provato una profonda tristezza pensando a Maddalena nello stesso letto di Michele, disperazione nel capire come la storia di Pedro le avesse spezzato l’anima, ma era anche invidiosa del coraggio che l’amica aveva avuto.
 
“Il destino però mi stava aspettando al varco, quella felicità non poteva durare ancora a lungo. Dopo un paio d’anni la situazione è precipitata di nuovo: Pedro aveva iniziato a star male, durante gli anni di tossicodipendenza aveva contratto l’epatite, che però è stata diagnosticata troppo tardi. Sembrava che le cure avessero fatto effetto, ma è peggiorato rapidamente, fino a morire fra le mie braccia. Ho voluto avere potere sulla vita altrui Lisa, queste sono le conseguenze”
“L’hai fatto per aiutarlo, smettila di darti delle colpe che non hai!”
“Invece è stata colpa mia, sono stata stupida, ho voluto fare tutto da sola ed ho pensato che vendendomi avrei risolto tutto senza l’aiuto di nessuno. Non ho ottenuto l’affetto di mio padre anche se, da ragazzina, credevo che obbedendo in TUTTO avrei potuto tornare ad essere la figlia che adorava, non ho salvato Pedro andando a letto con Michele ed ho solo ottenuto di ferire le persone che amo”
 
Lisa ascoltava senza sapere come rispondere. Maddalena era cresciuta con una visione del sesso troppo distorta per poter avere una vita normale… se solo avesse potuto avrebbe strozzato il padre con le sue stesse mani.

“Davide mi ha portato a forza da uno psicologo perché dopo la morte di Pedro non volevo più mangiare, non volevo più vivere. Alla fine mi hanno portato in una clinica per malattie psicologiche, psichiatrie e psicosomatiche… era più o meno quando ti sei sposata tu. Mi spiace essermelo perso Lisa, davvero, ma non potevo uscire”
“Ti sembra di doverti scusare? Non sapevo nulla, anche se Davide mi aveva accennato che era successo qualcosa, ma non sospettavo una cosa del genere… mi spiace per Pedro, davvero, e per quello che hai dovuto passare”
“Invece devo scusarmi. Fa parte della cura: chiudere tutti i sospesi della mia vita. Ora andrò a chiudere il più grande, quello che ha causato tutto,  poi tornerò a Berlino da Davide”
 
Maddalena alzò lo sguardo negli occhi dell’amica e vide un senso di disperazione che andava oltre la semplice empatia. Il racconto di Maddalena aveva mosso qualcosa all’interno della sua coscienza. La vide alzarsi e prendere una bottiglia di grappa per poi buttarne giù tre lunghi sorsi.
 
“Lisa… che fai? Da quando bevi così?”
“Da quando un rospo che credevo aver ingoiato è salito su per lo stomaco e poi per la laringe… devo schiarirmi la gola prima di buttarlo fuori”
 
Maddalena la squadrò attentamente prima di porle la domanda che le stava rimbalzando in testa.
 
“Quando hai visto Andrea per l’ultima volta? Non è stato prima che partisse per la Germania vero?”

Bologna, 5 maggio 2002. Annalisa.
 
Il concerto stava volgendo al termine e Annalisa aveva paura della piega che avrebbe preso la serata: non sapeva se temeva di più  che Andrea si avvicinasse per parlarle o che se ne andasse senza nemmeno salutarla. In entrambi i casi sarebbe stato terribile.
Quegli occhi scurissimi che continuavano a posarsi su di lei con uno sguardo così caldo, specialmente quando vi erano determinate canzoni, le suggerivano che lui, nonostante due anni di lontananza, ancora provava qualcosa per lei, conosceva quegli occhi troppo bene per sbagliarsi. Se solo avesse saputo riconoscere altrettanto bene i propri sentimenti forse non si sarebbe ritrovata in quella situazione paradossale.

‘Vi ringrazio per essere venuti questa sera, vi lascio con questa bellissima canzone… ‘
 
I could stay awake just to hear you breathing
Watch you smile while you are sleeping
While you're far away and dreaming
I could spend my life in this sweet surrender
I could stay lost in this moment forever
Every moment spent with you is a moment I treasure
 
Lisa sperava che quella tortura finisse presto, quella era la loro canzone e sentirla cantata nuovamente da lui, in quel locale che tanto avevano frequentato assieme, era troppo per lei. Voleva che smettesse di fissarla, di sentire quello sguardo dentro di lei, ma allo stesso tempo non voleva che finisse mai.
 
Don't wanna close my eyes
I don't wanna fall asleep
'Cause I'd miss you, baby
And I don't wanna miss a thing

'Cause even when I dream of you
The sweetest dream would never do
I'd still miss you, baby
And I don't wanna miss a thing

 
Lui stava scendendo dal palco, avvicinandosi pericolosamente al tavolo dove lei sedeva con le sue amiche. Lisa si ritrovò a maledire e benedire allo stesso tempo il microfono wirelss che gli permetteva di muoversi fra la gente.
 
Lying close to you feeling your heart beating
And I'm wondering what you're dreaming,
Wondering if it's me you're seeing
Then I kiss your eyes and thank God we're together
And I just wanna stay with you
In this moment forever, forever and ever

 
Era arrivato al tavolo e le aveva sussurrato qualcosa all’orecchio, sotto gli sguardi incuriositi delle sue amiche, tanto che poi trovare una scusa non sarebbe stato facile. Le aveva detto che l’aspettava davanti a casa e Lisa sapeva che lo avrebbe fatto davvero, si sarebbe messo davanti al portone e si sarebbe seduto sul gradino attendendo il suo arrivo, fino all’alba. Questo la faceva infuriare, come poteva pretenderlo? O anche solo immaginarlo? Lei era già scappata una volta, perché si aspettava ancora qualcosa da lei?
 
Con questa bellissima canzone degli Aerosmith vi salutiamo… Arrivederci a tutti dai Not For Sale”
 
La canzone era finita e l’applauso del pubblico aveva risvegliato Lisa dal suo stato di trance, tanto che si era chiesta se quello che aveva sentito fosse vero o frutto di un meraviglioso sogno da cui voleva disperatamente, ma forse no, svegliarsi.

Stegen, 5 gennaio 2005 Annalisa


Tornare con la mente ai quei giorni di tre anni prima non fu facile: aveva preso i suoi ricordi, i suoi sentimenti ed i suoi sensi di colpa e li aveva messi infondo alla sua coscienza, in un posto tanto nascosto che solo lei sapeva dove trovarli. Il coraggio di Maddalena, che le aveva raccontato le sue terribili esperienze, molto più di quanto lei avesse mai immaginato, le aveva dato il coraggio per affrontare, finalmente, la realtà.
 
“Sai Maddy,  quando mi ero messa con mio marito credevo finalmente di aver trovato l’uomo della mia vita: era dolce e mi trattava benissimo, a differenza di quello che succedeva con gli altri uomini che avevo avuto. Mi guardava come se fossi stata l’ultima donna sulla faccia della terra, mi toccava con una delicatezza che mi aveva commosso, come se avesse tra le mani un pezzo di cristallo… mi sosteneva in tutto, mi ha dato la forza di affrontare i miei genitori e di cercare di costruire la mia vita, di seguire la mia strada ma….”
“… ti sei resa conto solo allora che invece l’uomo della tua vita, in realtà, lo conoscevi da tempo…”
“… e non era lui. E io ero stata stupida per aver creduto di averlo dimenticato. Non ho avuto il coraggio di seguire i miei sentimenti, anzi, nemmeno di affrontarli. Non potevo seguire l’uomo che amavo perché avevo paura, ma allo stesso tempo non son riuscita a lasciarlo andare. Per questo ti ho invidiato, hai saputo seguire il tuo cuore senza paura”
“Scappare non è non aver paura Lisa”
“lo so… ma io son riuscita a scappare senza uscire nemmeno di casa”

Maddalena si alzò per abbracciarla, ma qualcosa la fermò.
Lisa aveva iniziato a parlare del suo addio al nubilato, a ruota libera, senza nasconderle nessuna delle sensazioni che aveva provato quando l’aveva visto, quando lui si era avvicinato a lei dicendole che l’aspettava.
 
“Ho sentito di nuovo quello sguardo, l’unico sguardo che volevo sentire su di me, dentro di me, da tanto tempo. Non ci volevo credere, pensavo fosse un sogno bellissimo e terribile da cui mi sarei dovuta svegliare immediatamente, ma quando ha cantato le nostre canzoni ho capito che anche per lui non era cambiato niente. Non sai quanto ho maledetto di essere lì quella sera, quella maledettissima canzone degli Aerosmith e Steve Tayler per averla scritta”
“Lisa… “
 
Maddalena pensò che se ci fosse stata lei a Bologna, in quei giorni, l’avrebbe convinta a non sposarsi. Ma lei era lontana, a curare le sue tremende ferite…. E Lisa doveva arrivarci da sola, non poteva sempre contare su di lei.
 
“A fine serata ho salutato le mie amiche, poi sono andata a casa sua. Lui mi stava aspettando sul solito gradino davanti al portone, si stava fumando l’ennesima Luky Strike e quando ha alzato lo sguardo non è sembrato per niente sorpreso, sapeva che sarei arrivata. Senza una parola ha iniziato a baciarmi come se dovesse morire senz’aria se si fosse staccato da me. Nessuno Maddy mi ha mai baciata così. Era aria fresca per me il tocco delle sue mani su questo mio corpo che non ero mai stata in grado di accettare. Era balsamo per le mie ferite sentirlo muoversi con me, dentro di me. Solo allora ho capito… ma era tardi, mi stavo per sposare… e anche quella volta non ho avuto il coraggio di mandare tutto affanculo! Il mese successivo ho scoperto di essere incinta… sono veramente patetica, non so nemmeno io di chi sia figlioGiacomo… ma né io né Alex abbiamo gli occhi così scuri….”

 
  
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