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Autore: steffirah    27/08/2018    2 recensioni
Sakura va avanti con la sua quotidianità, convinta di avere già tutto ciò di cui ha bisogno, nonostante sembri esserci un piccolo vuoto da riempire nella sua vita. Prova a farlo acquistando un libro per bambini, cercandovi una risposta, ed effettivamente sarà proprio esso a dargliela, facendole conoscere l’amore. Così nel corso di un anno, a partire da un incontro avvenuto casualmente in un treno, capirà di aver finalmente trovato quel pezzo che le mancava.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Kinomoto, Syaoran Li, Un po' tutti | Coppie: Shaoran/Sakura
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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With you by my side

 
 
Il 15 novembre è il shichi go san, ossia una festa rivolta a tutti i bambini di tre e cinque anni e le bambine di tre e sette anni per poterne celebrare la crescita e il benessere.
Anche qui a Tomoeda si festeggia dai tempi della fondazione della città, ma dato che non è una festa pienamente riconosciuta nazionalmente e non possiamo rinunciare del tutto ai nostri doveri è stata posticipata a questo sabato. È proprio in tale occasione che l’accademia di Tomoyo-chan ha deciso di realizzare un evento a tema con centinaia di modelli e attori che avrebbero portato in scena sketch divertenti per poter rallegrare e riempire di gioia i cuori dei bambini, nel giorno a loro dedicato. E come prevedibile, la mia migliore amica mi ha chiesto di partecipare indossando un suo vestito. Non che mi sia dispiaciuto, visto che stavolta l’argomento affidato alla sua classe è lo zoo e tra tutti gli animali ha scelto proprio un coniglio, sapendo bene quanto li adoro.
Pertanto, è da questo pomeriggio che indosso un adorabile abito pomposo e accollato, di stoffa color rosa pastello, stretta sotto al petto in un bustino dorato con disegni di coniglietti, mentre sulla gonna a palloncino ci sono due veli di stoffa che sfuma dal verde all’arancione ricordando le carote e in testa porto un frontino con le orecchie e un fiocchetto rosa. È così kawaii! Inoltre, al di là dell’aspetto apparentemente ingombrante e soffocante, è comodissimo, tanto che sembra quasi di star indossando un ampio e leggero vestito estivo.
Vista l’occasione sono stati allestiti dei piccoli labirinti con paesaggi dipinti su pannelli di compensato, che differiscono per ogni aula: c’è la savana, la prateria, la foresta pluviale, il deserto e così via, insieme alla fauna che questi luoghi ospitano. Quando vedo i bambini entrare nella nostra, così piena di alberi, fiori, sole splendente e tanti, tantissimi abitanti del bosco, di cui alcuni che interagiscono con loro, non trattengo più il sorriso. Sono tutti così carini, avvolti nei loro kimono colorati, e non riesco ad evitare di emozionarmi, supponendo che per alcuni di essi è probabilmente la prima volta che ne indossano uno.
Ricordo la mia prima volta a tre anni, poco tempo prima che morisse okaa-san; sopra un variopinto kimono decorato con molteplici tipologie di fiori mi aveva fatto indossare l’hafu, una specie di panciotto imbottito, agghindandomi per una delle mie prime feste importanti. Quel giorno mi furono scattate tantissime fotografie insieme a mamma, papà e a Tomoyo-chan e forse fu quello il primo video lungo che ci fu registrato da sua madre, mentre andavamo in visita al santuario Tsukimine, per la prima volta lasciate sole – sebbene loro non ci avessero totalmente abbandonate, bensì ci seguissero a poca distanza, soprattutto Touya-niichan che non mi staccava gli occhi di dosso per non perdermi di vista neppure per un istante. E così io e Tomoyo-chan facemmo la nostra prima visita ufficiale al jinja “in solitario”, successivamente scorrazzando mano nella mano per le strade della città, giocando anche con altri bimbi.
Quella fu anche la prima volta in cui mi vennero regalate le chitose ame, che ora distribuiamo ai bambini nelle apposite buste decorate con una gru e una tartaruga. Essi ci ringraziano sprizzando felicità da tutti i pori e sorrido divertita nel vedere una coppia di piccoli bambini – probabilmente gemelli – scoprirne il contenuto pieni di entusiasmo, senza resistere alla tentazione, e meravigliarsi poi di fronte a quei due bastoncini ricoperti di carta di riso. Fissano perplessi questa, chiedendosi se devono forse toglierla, ma dopo un fallito tentativo nel srotolarla decidono di lasciar perdere e, finalmente, li assaggiano. I loro sorrisi si stendono da un orecchio all’altro e anche io saltello lieta per loro, quasi desiderando di poter tornare bambina per mangiarli ancora una volta. Peccato che Touya sia troppo grande adesso, coi suoi sette anni.
Sospiro rassegnata e approfitto di una piccola pausa per mandare una foto di tutto ciò che vedo a Syaoran-kun, condividendo questa piccola gaiezza che sto vivendo, ma al contempo lamentandomi un pochino del fatto di non avere almeno cugini piccoli, invidiandolo per i suoi nipoti – sebbene lui sia ancora tanto giovane.
Ovviamente so che è impegnato, quindi non mi sorprendo quando mi risponde molto sul tardi, dopo che sono rincasata e sono già stesa a letto con Kero-chan ai miei piedi che ronfa da un pezzo. Quando leggo il suo messaggio, tuttavia, inizialmente lo fraintendo.

Mi fa piacere sapere che ti sei divertita e mi dispiace se non hai bambini che ti circondano, ma a tal proposito sono quasi io ad invidiare te, visto che non è stato molto piacevole sentire le mie sorelle chiamarmi “Kojuuto” per tanto tempo.
 
Confusa da quel discorso, gli domando come mai le sorelle lo chiamassero “cognato”, quando invece avrebbero dovuto farlo i loro mariti.
 
Non “kojuuto”, Sakura, ma “piccolo zio”, sfruttando a loro favore il primo carattere del mio nome.
 
Avvampo alla spiegazione, capendo solo adesso che dovevo leggere i kanji alla cinese, “Xiăojiù”, e non alla giapponese.
Sto per scusarmi per il fraintendimento, ma dato che faccio prima a parlargli ed è da tanto che non ci sentiamo decido di chiamarlo.
«Disturbo?», domando non appena risponde.
«Affatto.», nega tranquillo.
«Scusami per la lettura scorretta.», ridacchio. «Se fosse accaduto mentre eravamo a Hong Kong sarei stata derisa parecchio, immagino.»
«No, piuttosto le mie sorelle avrebbero approfittato della nuova scoperta e avrebbero trovato qualche modo per scherzarci sopra, creando nuovi giochi di parole.», sospira.
«Allora dopo glielo dico.», sorrido subdolamente.
«Non azzardarti.», mi minaccia, facendomi ridere.
Mi volto su un fianco, coprendomi meglio, cambiando argomento per chiedergli com’è andata la sua giornata a lavoro.
«È stata tranquilla, come sempre. Tu invece, a parte rimpiangere il fatto di non avere bambini, cos’hai fatto?»
«Mou, Syaoran-kun», mi lamento, gonfiando le guance. «Detto così sembra che io voglia dei figli.» Taccio, rendendomi conto che lui non replica nulla. Mi imbarazzo aggiungendo: «N-non è che non ne voglia, solo che è un po' troppo presto e… e… vorrei almeno prima sposart... sposarmi.»
Mi nascondo il viso nella mano libera, sentendomi andare a fuoco, col cuore in tumulto. Agitata sbatto i piedi sul letto, spaventando Kero-chan che fa un salto sul posto, arruffandosi tutto. Mi verrebbe da ridere, se non fossi troppo immersa in quella splendida fantasia per ritornare coscientemente alla realtà.
“Sposarmi… con Syaoran-kun…. E poi, un giorno avere dei figli… con Syaoran-kun...!”
Mi rendo conto di emettere insensati versetti, avvampando alla sola idea. Ma è talmente emozionante! Quanto sarebbe meraviglioso trascorrere tutta la mia vita con lui?
Lo sento ridacchiare e purtroppo dal telefono non riesco a capire se è altrettanto imbarazzato o meno.
Odo qualche spostamento, dei rumori di stoffa e mi chiedo cosa stia facendo, quando poi domanda in tono basso, pur con una leggera sfumatura di diletto: «Ti ho messa in difficoltà?»
Ultimamente se la sta spassando tantissimo a mostrarmi il suo lato dispettoso.
«Ma no.», sbotto sbuffando, voltandomi su un lato.
«Mmh? Sicura?», indaga, in un tono che mi pare allusivo.
«Sicura.», riconfermo, prendendo un respiro profondo. «Ad ogni modo, per il resto la giornata è trascorsa in maniera piacevole. Stamattina Tomoyo-chan è venuta molto presto a casa per portarmi in accademia, dove abbiamo dato un aiuto per le decorazioni dei corridoi e delle aule. Mi ha ricordato tantissimo i festival scolastici. Poi lei ha anche fatto degli ultimi ritocchi all’abito, aggiungendovi qualche accessorio. Hai visto la foto che ti ha inviato?»
Ovviamente non ho idea di quale delle oltre trenta fotografie che mi ha scattato gli abbia mandato, ma sicuramente una l’avrà ricevuta.
«Sì e, come sempre, Daidōji-san non si smentisce. Eri molto carina.»
«Grazie.», cantileno abbassando la voce, arrossendo un po’ al complimento.
Riprendo da dove mi sono fermata, raccontandogli dell’evento e della cena a casa con papà, con cui ho mangiato gli yakiniku, infine informandolo che dopo aver studiato un po’ ho fatto un bagno caldo prima di andare a dormire.
«E adesso eccomi qui sotto le coperte, a sentire la tua voce mentre tengo stretto al petto Syaoran-kuma. Non potrei essere più felice.», concludo sorridendo dolcemente, rasserenata.
Fa una piccola pausa, prima di dichiarare: «Anche io mi sono messo a letto e stringo a me Sakura, anche se…»
La sua voce si spegne, per cui non capisco il seguito.
«Anche se?»
«Anche se non è esattamente la stessa cosa. Non è come dormire con te.», ripete in un sussurro.
Mi torna il batticuore rievocando domenica scorsa, quando ci siamo svegliati accoccolati sul divano, stretti in un abbraccio, con i nostri cuori uniti dalla stessa melodia…. E anche se una volta svegli ci siamo accorti di quella situazione non l’abbiamo cambiata, anzi. Le sue braccia mi hanno avvolta maggiormente, le sue labbra si sono posate sulla mia fronte, augurandomi il buongiorno, provocandomi un sorriso. Allora ho chiuso gli occhi, ricambiando l’abbraccio, sprofondando il viso sul suo petto. Era sempre così confortevole addormentarmi e svegliarmi con lui e tutte le volte in cui l’avevamo fatto avevo avuto soltanto bei sogni. O, comunque, sonni tranquilli.
«Hai ragione, non è la stessa cosa.», ammetto. «Per questo adesso chiudo gli occhi, immaginando che tu sia qui.»
Mi stringo maggiormente l’orsacchiotto al petto, soprattutto quando dice: «In tal caso farò lo stesso, Sakura. Chiuderò gli occhi e ti immaginerò al mio fianco.»
Sentire la sua voce lo rende persino più reale…
Farfuglio qualcosa di incomprensibile e lui aggiunge: «Vuoi che ti canticchi qualcosa? Anche se non conosco nessuna ninnananna e quella che tu cantasti al ryokan non l’ho memorizzata.»
Sorrido alla proposta, sentendomi già un po’ assonnata.
«Quella era la ninnananna che mi cantava mamma, neppure io ne ricordo le parole, soltanto la melodia e la sua voce dolce mentre la intonava.», gli spiego, mettendomi più comoda. «Ma non devi cantarmi nulla, Syaoran-kun, la tua voce basta a cullarmi.»
«Un giorno però ricantamela. Era molto bella.»
«Sì.»
Mi accorgo che anche il suo tono è diventato più debole e suppongo anche lui sia molto stanco, dopo una giornata piena.
«Syaoran-kun, buonanotte.»
«Buonanotte, Sakura. Fai dolci sogni.»
Sì, Syaoran-kun; con te al mio fianco, avrei sempre fatto dolci sogni. Sempre…




 
Angolino autrice:
Salve! Perdonate la sparizione in questi giorni, cercherò di farmi perdonare finendo di pubblicare entro il 31 agosto!
Nel capitolo diverse cose già le ho spiegate (risparmiandovi le mie grosse chiacchiere), quindi in più vi dico solo che "shichi go san" significa proprio "sette cinque tre" (le età dei bambini che vengono festeggiate).
Le chitose ame sono caramelle a forma di bastoncini lunghi e sottili, una di colore bianco e l'altra rossa, ricoperti da carta di riso commestibile; lo yakiniku è carne alla griglia.
Traduzioni: kawaii = adorabile, okaa-san = mamma, jinja = santuario e il ryokan è l'albergo tradizionale.
Alla prossima (spero domani)!
  
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