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Autore: insiemete    28/08/2018    1 recensioni
sei un tuffo in un mare di guai
[storia breve] Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=tZa-W54CoYc&feature=youtu.be
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Non c'è molto da raccontare. Sono figlia di un pastore. O meglio dire un uomo che alleva pecore e le vende al mercato cittadino. Probabilmente la mia vita è la più triste del mondo.
Ho quattro fratelli, che amo abbastanza, e un cane, un pastore del Lagorai. 
Sono felice qualche volta, poi mi cade una lacrima. 
«Patty, mi fai lo stufato?» chiede Jimmy, il più piccolo dei miei fratelli.
Così, chiudo il libro e mi dirigo in cucina a preparare il suo piatto preferito.
Affetto le carote mentre la pioggia cade contro i battenti. 
È triste anche il cielo.
Papà non è casa, lui lo si vede poco. Porta le pecore in montagna, rimane via anche per giorni. Così, io, la sorella maggiore, devo badare ai miei fratelli. A volte non mi sentivo considerata per quella che sono. 
Faccio cuocere. 
Jimmy sta giocando con dei cavalli in miniatura mentre i gemelli, Bart e John, guardano la televisione. Probabilmente Austin sta dormendo, lui dorme sempre.
A diciott'anni vorresti essere fuori casa, al college insieme alle tue amiche, studiando e facendo festa fino alla mattina del giorno successivo, ma per me è diverso. Non ho i soldi per pagarmi gli studi. E non sono riuscita ad avere una borsa di studio.
Anche per questo sono triste. 
Mio padre non ha mai tirato in ballo questo argomento, sapeva che non avrebbe avuto un lieto fine. Ci mancavano i soldi. E io non potevo oppormi.
Più volte avevo cercato un lavoro, cosicché da guadagnarmi qualche spiccio, ma lui me l'aveva sempre negato. 
«Chi baderà ai miei figli?» diceva, e io non venivo considerata una di essi. 
Essere l'unica donna in casa fa male. Tante cose le ho dovute cercare su Google o chiederle alla mia unica amica di infanzia, Josie. In casa nessuno mi capisce e nessuno si mette nei miei panni. 
Anche per questo sono triste.
Jimmy mi tira un cavallo sui piedi. «Giochi con me? Mi manca un altro soldato.»
Annuisco. Non mi considera nemmeno come donna.
Abbozzo un sorriso e mi siedo sul tappeto consunto del salottino, beccandomi un'occhiata amara dai gemelli. 
«Spostati che non vediamo le chiappe di Megan Fox» dice Bart, il più schietto dei due.
Così, scivolo su un fianco e presto la mia attenzione al piccolo. 
I gemelli ed io non ci amiamo particolarmente. Loro hanno sempre fatto fatica ad accettarmi, forse perché sono gli unici a capire che avrei preso l'incarico di essere la donna, la madre in casa. 
Gli accompagnai io a scuola, per la prima volta. E sempre io, parlavo con i loro professori. 
Bart e John hanno quindici anni e per quindici anni non hanno fatto altro che detestarmi.
Al contrario, il piccolo Jimmy mi ama. E io amo allo stesso modo lui. Forse per l'innocenza dei suoi cinque anni, non capisce il ruolo della sua sorella maggiore e non si pone tutte queste domande. Spero rimanga per sempre così, il nostro rapporto. 
Austin è il fratello più taciturno e riflessivo del gruppo Sinclair. Lui non ha un bel rapporto con nessuno di noi, parla poco ed esce dalla sua camera solo per mangiare ed andare in bagno. Il restante del tempo lo passa leggendo fumetti della DC comics. Non conosco molto Austin, ogni volta che cercavo di avvicinarmi, lui si allontanava e la sua presenza diveniva sempre più spettrale in casa. Ora, la è totalmente.
«Hai perso!» trilla il piccolo, facendo cadere tutte le pedine sul cartone. 
Faccio spallucce. «Oramai sei un campione.» So che un giorno sarà un vincente, lo vedo dal suo sguardo. 
«Grazie Pie» dice, abbracciandomi calorosamente. Poi si stacca, stupito. «I veri uomini non abbracciano mai.»
Sorrido. «I veri uomini dovrebbero portare i pantaloni in casa.» Sposto lo sguardo sui due gemelli. Sono seduti sulla stessa poltrona.
«Ti abbiamo sentita, strega» borboglia Bart. Non lo sopporto in questo momento. 
Così, ordino a Jimmy di mettere a posto il gioco. Lui cerca di svignarsela, ma poi mi asseconda. 
Lo stufato è quasi pronto e di papà non c'è ancora traccia. Guardo fuori, mentre un fulmine colpisce il campo. 
Non mi fanno più paura i temporali, da quando mio padre mi ha affidato la casa, ho dovuto combattere contro le mie insicurezze. Ora non mi spaventa più niente e nessuno. 
Sento dei passi pesanti dietro di me, mi giro. La faccia assonnata di Austin mi scruta perplessa. 
«Hai fatto lo stufato?» chiede.
«È bello rivederti» dico, incrociando le braccia sotto il seno. Finalmente si è degnato di uscire. 
«Perché lo hai fatto?» 
«Me lo ha chiesto Jimmy» abbozzo un sorriso verso il piccolo.
Austin arriccia il naso e mi lancia uno sguardo collerico. So perché è dovuto, quello era il piatto preferito di nostra madre.
«Spero sia degno di essere chiamato stufato» insinua, sedendosi a tavola e portando un tozzo di pane alla bocca. 
«Che dici, Austin! Nostra sorella fa lo stufato più buono della contea» lo canzona Jimmy. 
Non ha tutti i torti, però. Nessuno faceva uno stufato buono come quello di nostra madre. 
A volte mi mancava in cucina. 
Ho imparato, ma non sono ancora brava come lei. Preparo tutto quel che mi chiedono i ragazzi, ma lo vedo dall'espressione di Jimmy che i miei waffles non sono buoni come i suoi. E così, mi rattristo.
«Ho fatto anche una torta pere e cioccolato» mi intrometto nel loro discorso, impedendogli di continuare quel battibecco.
Austin ama quel dolce. Così, mi sorride. Non lo fa quasi mai e mi si scalda il cuore. 
«Papà a che ora torna?» 
John avanza verso il tavolo della cucina, mentre sistema i suoi capelli biondi con un pettine. 
«Credo si sia fermato per via della tempesta» rispondo, guardando nuovamente il punto colpito dal fulmine.
Non gli è successo niente, lui sta a duemila metri di quota, probabilmente là non ci arrivano nemmeno queste nuvole. È al riparo. 
Prendo cinque piatti e li poso sotto i nasi dei miei fratelli. 
«Se fai la brava questa volta ti lasciamo un pezzo di carne» sghignazza Bart, mordendosi il labbro famelico. 
L'ultima volta ha mangiato tutto purché non toccassi cibo. 
«Tranquillo, i lombi li ho già mangiati io» affermo.
Lo sento ringhiare, ma non gli do importanza. Lui è l'ultimo a ricevere il cibo.
«Sono rimaste le frattaglie. Io opterei per il cervello, non ne avrai mai abbastanza.»
John sghignazza, Bart gli tira un calcio da sotto il tavolo. 
Quell'ingrato non mi avrebbe presa in giro di nuovo. Questo mi rende un po' più felice.

 

 

Hey, hey.
Ho scritto questa storia breve ancora tempo fa, ma non ho mai avuto la possibilità di pubblicarla. Sarà molto corta, i capitoli avranno questa lunghezza, e credo non superino i 20. E' una lettura molto leggera e spero, piacevole. 
Vi lascio il trailer: https://www.youtube.com/watch?v=tZa-W54CoYc&feature=youtu.be
Spero tanto vi piaccia.

Mi trovate sempre su wattpad come whatlou.

Patty Sinclair

  
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