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Autore: SherryVernet    28/08/2018    0 recensioni
"La Storia è come un valzer senza fine: in tre tempi, guerra, pace e rivoluzione si susseguono all'infinito."
– Gundam Wing: Endless Waltz (1998) –
 
Ovvero: Qualunque post-EW sarebbe un'alternativa preferibile a Frozen Teardrop. Qualunque. Ne seguono settantacinque, spesso incompossibili, da scegliere a caso.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Shonen-ai | Personaggi: Duo Maxwell, Heero Yui, Relena Peacecraft, Un po' tutti
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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I.12

Come la verità sbattuta in faccia, con una pistola piantata in mezzo agli occhi, una nove millimetri a punta cava diventa complicata da ignorare.

Eppure, una parte di Heero cerca comunque scuse, o una spiegazione, il trucco seminascosto dal sipario che sveli l'illusione; almeno una buona ragione. Questa parte di Heero, che ostinatamente vorrebbe aggrapparsi ancora a una speranza, però non è disarmata né ha entrambe le braccia fratturate; un taglio di machete da un lato all'altro della spalla, passando l'osso come fosse burro; e la canna d'una semiautomatica posata sulla fronte, ancora bollente, in uno strambo bacio della buonanotte.

Da protocollo, questa parte andrebbe eliminata, immediatamente, prima che possa compromettere il resto della missione. Ma la missione è già naufragata; e tutti loro, i rimasti, saranno sommersi dai marosi, spolpati dalle onde alla deriva – inclusa la parte difettata e le altre parti di Heero, che a stento sta in piedi e senza dubbio sragiona.

Oltre alle fratture, oltre alla ferita, oltre all'intimità indesiderata con una Magnum – che ha i suoi anni, ma è perfettamente curata, e puzza di polvere da sparo consumata, lealtà cieca, del sangue sulle mani da una vita –, Heero probabilmente ha almeno una contusione. Lo stomaco gl'è stretto in una morsa e dalla nausea (o forse è solo l'agonia); il neon anonimo è stranamente morbido, sfocato; la stanza (tutta: il muro segnato dagli spari, sotto la sua schiena; il soffitto, sul punto di cadere; il pavimento, ch'è pura gravità, esponenziale) respira, si contrare, sembra farsi più piccola e più grande, quasi viva, trema come una convulsione. E la voce del buon senso è diventata quella di Duo, con tanto di tono, di registro, del monologo che già gli ha ripetuto quasi all'infinito – uscendo di casa, trenta secondi dopo la convocazione; bisbigliando, in un controcanto sottovoce, per tutta la riunione; poi saccheggiando l'armeria, tra un ordine, un per favore furioso quanto una bestemmia, ed un segno di croce; sul jet anonimo e straordinariamente silenzioso, pilotando con una tensione che non gl'aveva mai visto addosso; infine, un attimo prima d'andare a piazzare gli esplosivi nei punti nevralgici della base nemica, supplicandolo, con disperazione... Aspettami. Non fare niente d'avventato. Non entrare da solo, nel caso fosse vero.

È vero. È tutto vero. Heero non ha aspettato.

Ed ora non c'è niente a frapporsi tra lui e Trowa – tranne la pistola sulla pelle, pesante come un abbraccio troppo forte quando ci si saluta a malincuore.

Vent'anni d'amicizia giacciono di lato, trafitti dal coltello ormai spezzato che Heero non ha usato – avrebbe potuto, avrebbe dovuto; il cuore gliel'ha impedito.

Trowa l'aveva raccolto quando era appena un burattino rotto, autodistrutto; l'aveva portato a casa, cullato nel pugno di Heavyarms; l'aveva curato; l'aveva nutrito; l'aveva ascoltato confessare che morire fa atrocemente male, e insieme ne avevano riso; l'aveva accompagnato nella sua cerca della redenzione, per tenergli la mano e seppellirlo nel caso in cui avesse ottenuto la sola che potesse comprendere o volere, la sola commisurata all'errore. Vent'anni d'amicizia... La parte sciocca di Heero, no, non ha potuto; nessun'altra ha osato.

Ma vent'anni d'amicizia – di guerra che, bambini, non hanno saputo lasciar nel passato – sono fuochi di paglia di fronte a Quatre e ad ogni sua parola, ad ogni suo desiderio sottaciuto, anche se Quatre è impazzito. Per Trowa tutto vale il prezzo d'un sorriso, pure la pace per cui hanno combattuto; l'orrore d'una sorella tradita e di un vecchio amico; finanche Wufei, ch'è saltato in aria col Senato.

Heero vorrebbe potersi dire che, al posto suo, se fosse stato Duo ad aver perso il senno e la morale, l'avrebbe giustiziato; però non può mentire. D'altronde, Duo è vissuto sempre delirando, col cuore al posto giusto, ma lungi dall'essere uno stinco di santo; e raramente Heero l'è stato a sentire, sebbene troppo spesso abbia avuto ragione. Avrebbe dovuto ascoltarlo, avrebbe dovuto aspettarlo, lasciarsi accompagnare e custodire... Poco male: Duo ha sempre vestito meglio i panni dell'angelo vendicatore.

Zero-Due verrà, sta già venendo: arriverà discreto, arriverà in silenzio, l'ombra d'una morte rapida, gentile – ché questa volta viene a spigolare un compagno d'arme, quasi un fratello. Forse ormai ha mietuto o sta mietendo; ma, Heero, lo dovrà vendicare, ché per salvarlo neppure il Mietitore può arrivare in tempo.

Heero, è da una vita ch'è pronto a morire: certo, ha qualche rimpianto; ma questa è la sua ora e lo accetta in pace. Rivolge, dunque, l'ultimo pensiero a chi è dovuto; recita le sue prime ed ultime preghiere: che Duo abbia pietà, prenda la sua vendetta; che non sia crudele e non renda Trowa il solo sopravvissuto, con tutto quello che ha tradito, che ha sacrificato, alla fine per niente – soltanto un altro po' di sangue che, dopo averne versato così tanto, è insignificante.

Annuisce infine a Trowa e alla pistola.

Per premere un grilletto basta un secondo: poco, troppo poco, per ammazzare vent'anni d'amicizia – una parte di Heero ancora ci crede, ancora ci spera.

Trowa spara.

   
 
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