Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Hanji Phi    28/08/2018    0 recensioni
Reincarnation AU | long | Eren/Levi | Raiting: arancione
Trama:
Eren sa che il suo concetto di 'incubo' non equivale a quello delle persone che lo circondano. Sono incubi che ti abbracciano dolcemente nel sonno, che avvolgono le loro spire su di te e ti tolgono il respiro, che ti privano di una vita normale restituendone una fatta di immagini spezzate, visi familiari, mostri orrendi o amichevoli, incubi che si espandono all'infinito come un mondo parallelo, che sembrano tutto fuorché un'illusione.
Incubi così orribili ma irrimediabilmente suoi, che a volte assumono le sembianze di un uomo dai capelli corvini e occhi grigi come il cielo in tempesta.
Non è un caso che Levi piombi nella sua vita in un giorno di pioggia, forse.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Isabel Magnolia, Levi Ackerman, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chapter #2

-Va bene così, Levi, non c'è bisogno di fare complimenti!-
-Non mi pare di averne fatti.-
Isabel, accanto a lui, sbuffò rumorosamente e iniziò a lamentarsi e protestare ed elencare per l'ennesima volta tutti i motivi per cui non aveva senso che Levi si ostinasse a rifiutare la sua offerta.
-Andiamo! Sarà divertente! Perché dovresti passare il giorno del Ringraziamento da solo, quando hai un posto in cui andare? Il college è così noioso quand'è vuoto!- continuava, muovendo ancora il cambio e passando alla quarta, prima di girarsi verso di lui e lanciargli il più solare e fastidioso dei suoi sorrisi.
Levi l'avrebbe anche ricambiato, a modo suo, se non fosse che era in macchina con la peggiore guidatrice della storia.
-Guarda avanti, stupida. Finirai per farci ammazzare!-
-Passeremmo il ringraziamento insieme da morti, almeno non saresti solo.-
Il ragazzo accanto a lei si sfregò stancamente le palpebre e non rispose, decidendo di guardare fuori dal finestrino una volta dopo essersi assicurato che l'attenzione dell'altra fosse concentrata sulla strada e non su di lui.
-Che mi dici di Hanji e quel tuo amico del liceo, Erwin? Perché loro non ti hanno voluto?-
Il tempo era indeciso, e quelle nuvole sospese a mezz'aria davano l'impressione di non sapere se far piovere o meno. Levi sperava, per lo meno, di riuscire a rincasare prima che eventualmente accadesse, così da non ritrovarsi i vestiti fastidiosamente umidi e bagnati. Avrebbe fatto proprio a meno di uscire, se non gli avessero spostato il turno all'improvviso, cosa che l’aveva costretto a recarsi al pub -e solo perché Petra si era ammalata.
-Non è che non mi hanno voluto, avevano da fare- rispose distratto, osservando il paesaggio che scorreva velocemente al di fuori del veicolo. Avrebbe di gran lunga preferito la comoda solitudine della propria camera al dormitorio che partecipare ad un'imbarazzante cena a casa di qualche suo collega, Isabel fra tutti. Forse quella ragazza era nata appositamente per ampliare lo statico caos di quella che era la vita di Levi, e se qualcuno gliel'avesse confermato, la cosa non l'avrebbe sorpreso affatto. Per tanti motivi.
-Certo. Perché è il Ringraziamento. Si passa in famiglia. Come puoi avere altro da fare che stare con la tua famiglia?!-
-Forse perché tu la pensi così. Non è detto che valga lo stesso per loro, o per tutti gli altri- le fece notare, stanco di ripetersi.
-Detto da te non conta, tu passeresti anche il Natale da solo, se non fosse per noi!-
-La tua totale mancanza di sensibilità è abbacinante.-
Isabel si morse le labbra e non rispose subito, intenta a guardare la strada per la prima volta con seria attenzione da quando aveva accolto Levi in macchina.
L'improvviso silenzio che ne seguì suonava strano e scomodo, come fuori luogo. Non durò molto -i princìpi di Isabel andavano contro l'assenza di chiacchiere quando si era in compagnia. Era più forte di lei.
-Scusa- borbottò, ritrovando velocemente il sovente piglio testardo. -Che diavolo significa abbacinante, comunque?-
Levi coprì la vaga risata conseguente con uno sbuffo. L'aveva detto di proposito.
-Sai cosa? Non dirmelo. Lo cercherò sul vocabolario.-
Levi sapeva benissimo che Isabel se ne sarebbe dimenticata nel giro di due minuti.
-E smettila di distrarmi! Non ti farò passare questi pochi giorni di vacanza in quel tugurio di camera che ti ritrovi. Accontenta una vecchia amica!-
-Vecchia amica, eh? Sono passati solo cinque anni.-
Isabel sciolse le labbra in un sorriso soddisfatto e orgoglioso. -Sono abbastanza.-
Quel contrasto tra loro non aveva alcuna importanza dato che Levi aveva una vantaggio temporale su di lei molto più vasto.
-Eee- stava continuando, svoltando a sinistra con una completa mancanza di gentilezza verso lo sterzo che sbalzò Levi in direzione del posto del guidatore. -Mia madre ti adorerà! Mio fratello è un po' stupido, tu ignoralo e basta.-
Isabel continuò a parlare, ma pensieri vaganti distrassero Levi dalle raccomandazioni della ragazza.
Aveva davvero tanta importanza passare il Ringraziamento con qualcuno? Levi non l'aveva mai considerato un problema, e tutti gli anni, dal liceo in poi, si era lasciato trascinare dai propri amici (per lo più Hanji, che non voleva saperne di lasciar correre il fatto che passasse le vacanze da solo, ed Erwin, che riusciva a persuaderlo ogni volta e con cui divideva sobriamente il proprio tempo come in una qualsiasi giornata) in famiglie più o meno accoglienti, con pranzi fastosi e atmosfere festive.
Sicuramente non c'era nessuno ancora in vita che Levi avrebbe voluto ringraziare tanto da recargli il disagio della propria compagnia, ma non si lasciava pregare quasi mai, cedendo velocemente. Forse era il senso di colpa che provava nei confronti del mondo a rendergli impossibile ogni resistenza.
Non era esattamente il tipo socievole da calde cene di famiglia, e dato che aveva perso sua madre quand’era giovane e non aveva mai conosciuto suo padre, Levi non era ben sicuro di cosa facessero in quelle occasioni le famiglie normali.
Certo, aveva dalla sua la breve esperienza all'orfanotrofio, ma crescere gli aveva insegnato che, benché anche quella fosse una forma di famiglia, non era come vivere nello stesso ambiente in cui si è nati e con le stesse persone che ti hanno dato la vita.
Comunque, aveva altrettanto velocemente imparato che, senza una madre, un padre ed eventuali marmocchi di fratelli e sorelle, non c'era nulla di così particolare che differenziasse le feste fra loro.
In cosa il Ringraziamento era diverso dal Natale o da tutto il resto? Il clima allegro e dolciastro si respirava in ogni angolo, nelle grandi città e nei piccoli paesi, e a lui proprio non andava di infilarsi dentro casa di qualcuno solo per sentire il calore di una famiglia da cui si sarebbe inevitabilmente sentito estraneo.
Specialmente se si trattava degli Jaeger. E in fondo, Levi lo sapeva, il motivo era principalmente quello.
-Begli amici!- stava dicendo Isabel, svoltando all'improvviso a destra senza neanche mettere la freccia. Si sentirono le ruote stridere e il suono di un clacson dietro di loro e Levi emise uno sbuffo leggero fra le labbra, sicuro che se avesse continuato a chiedere passaggi a quella ragazza fuori di testa prima o poi sarebbe morto sul serio in un incidente stradale.
Attraversarono il cancello che faceva da entrata al grande edificio in mattoni rossi, rigido e austero, che era il college frequentato da Levi ed Isabel. Era un grande complesso in cui venivano accolti più indirizzi, il massimo che una cittadina come Roseland potesse permettersi. Comunque, entrambi erano stati abbastanza fortunati per aver trovato lì ciò che cercavano.
Se Isabel aveva scelto la facoltà di medicina più vicina a casa, per tornare agevolmente nel caso si verificasse nuovamente qualche problema familiare, Levi era fuggito dallo squallido buco che l'aveva ospitato fino ad allora, ottenendo una borsa di studio che gli aveva permesso di frequentare legge senza che le tasse fossero un problema eccessivo.
Ovviamente, aveva dovuto trovarsi un lavoretto che sopperisse a tutte le spese inevitabili ed essenziali, ma finché avesse potuto studiare e avere al contempo un tetto sulla testa e qualcosa da mangiare, non avrebbe avuto bisogno di molto altro.
Poi aveva incontrato Isabel Jaeger, e non importava quanto cercasse di sfuggirle, lei lo trovava sempre.
-...ingiusto. Comunque sia, passo a prenderti fra un'ora. Vedi di farti trovare pronto!-
-Mh- disse distratto, accorgendosi solo in quel momento di essere uscito dalla vettura, in un riflesso automatico, e di essere ora in piedi, sotto un comunissimo cielo oscurato da nuvoloni che promettevano pioggia, a guardare Isabel allontanarsi, girarsi e salutarlo a braccia larghe, ricordandogli che sarebbe passata di lì a poco.
Fu quando si girò che Levi lasciò andare i muscoli delle guance e si permise di sorridere.
Non era cambiata affatto.

Isabel esagerava nel dire che la sua camera era un tugurio.
Certo, le stanze dei dormitori non erano spaziose come appartamenti, ma le misure erano funzionali alle attività che logicamente andavano svolte al loro interno, e finché Levi avesse potuto muoversi in quello spazio ristretto e sentirsi a suo agio, non avrebbe avuto nulla da ridire.
Si occupava lui delle pulizie, un giorno sì e uno no, scrupolosamente e con la medesima cura e attenzione che rivolgeva allo studio. Odiava la polvere, l'odore pungente della spazzatura e la sporcizia di ogni tipo -che nei luoghi in cui aveva vissuto era stata abbondante, presente persino negli angoli che sembravano vagamente più curati. Ma non era l'unico motivo -Levi era consapevole fosse una fissazione con radici più profonde.
La sua era una camera spartana, con un armadio, un letto, una scrivania e qualche mensola su cui riporre manuali e libri che gli capitava di acquistare e leggere nei momenti di relax.
Isabel ne odiava l'asetticità, nonostante dovesse riconoscere come calzasse Levi alla perfezione, e Levi non era mai stato nella sua camera, ma avrebbe potuto giurare che fosse disordinata come la sua padrona.
Così non si sorprese, né mai lo faceva, quando udendo distintamente pugni e calci tirati contro la sua porta e la voce di Isabel provenire dall'altro lato quasi due ore dopo l'ultima volta che si erano visti, la prima cosa che la ragazza fece entrando fu guardarsi intorno con disapprovazione.
-Qualche poster, un po' di colore, vestiti in giro, cartoni di pizza puzzolenti per terra, niente. Questa camera è così spaventosamente vuota. Ma sei sicuro di avere venticinque anni?!-
Levi se lo sentiva ripetere tutte le volte, e questa volta provò a risponderle in modo diverso, evitando del tutto il tema principale della sua domanda.
-Devo ancora compierli, non farmi più vecchio di quello che sono.-
Per un attimo parve funzionare. Isabel sciolse la presa delle mani sui fianchi e lo guardò attonita, battendo le palpebre.
-Comunque sia,- si riprese in fretta, -dov'è la tua valigia? Dobbiamo andare! Sono già in ritardo, ho perso il senso del tempo!-
-Nulla di insolito, allora- replicò, sedendosi sulla sedia con un braccio oltre lo schienale e l'altro sulla scrivania.
Isabel schioccò la lingua contro il palato e lo fissò ancora una volta, poi fece un balzo e si mise comoda sul letto, facendo sì di poter guardare Levi mentre parlavano.
-Oggi sei particolarmente simpatico.-
Levi scrollò le spalle.
-E anche particolarmente ostile. Dimmi, c'è qualche motivo per cui tu non voglia venire a casa mia o è solo che ti mette a disagio?-
Dritta al punto.
Lo sguardo di Levi si fece più scuro, ma il suo tono di voce non variò di una virgola.
-Non mi mette a disagio.-
-Bene- disse lei, scuotendo le spalle contro il cuscino e incrociando i piedi, le scarpe ancora in dosso, sulla coperta. Una cosa che Levi odiava, e lei lo sapeva bene. -E allora cosa?-
-Potresti togliere quelle scarpe dal mio letto?-
Per tutta risposta, Isabel calciò via le scarpe, una dopo l'altra, rimanendo comodamente sdraiata e facendole volare sul pavimento disordinatamente, lanciandogli un'occhiata giocosa.
Levi cominciava ad innervosirsi.
-Ho pulito questa mattina, vedi di lasciare le scarpe fuori, la prossima volta che-
-Si, Caporale!- esclamò esasperata la ragazza, chiudendo la bocca di Levi a qualsiasi replica con una velocità e in modo talmente inaspettato ed efficacie da confonderla.
-Uh, stavo dicendo... ah si!- continuò, muovendo bruscamente e facendo sobbalzare il materasso con lei. Si alzò di scatto e si spostò verso l'armadio, aprendolo e squittendo soddisfatta quando scoprì un borsone sul piano più basso, già pieno del necessario tra ricambi e altro.
-Ma allora l'avevi già preparato!-
-Quello serve per altro- ribatté brevemente, pur sapendo quanto fosse inutile spiegarle le finalità di un bagaglio sempre pronto in caso di emergenza.
-Vorrà dire che lo useremo adesso!-
-Vorrei la smettessi di decidere per me.-
-Ma tu non vuoi restare solo qui!-
Levi alzò un sopracciglio e non disse nulla, lasciando a lei il compito di decifrare la sua espressione.
La ragazza sospirò e alzò gli occhi al cielo, gesticolando mentre parlava, -okay, magari vuoi restare qui da solo, ma sono sicura che una volta arrivati a casa non te ne pentirai! Ho già avvisato mia madre, è così felice che io stia portando qualcuno a casa. Se siamo fortunati, mio padre ed Eren saranno a casa solo domani, perciò questa sera non sarà nulla di impegnativo. E dai!-
-No-
-Per favore?-
-No-
-Ti prego!-
-Ho detto di no!-

Isabel guidava canticchiando, un'aria soddisfatta stampata in volto. Levi si trovava per la seconda volta in un giorno accanto a lei in macchina, ricordando a se stesso perché aveva finito per accettare la proposta della ragazza -più che altro, era rimasto in silenzio anziché contraddirla quando lei gli aveva rifilato la medesima richiesta per l'ennesima volta, esasperandolo dopo minuti interi di botta e risposta.
Erano solo tre giorni, poi i loro doveri come laureandi li avrebbero richiamati al college e Levi si sarebbe lasciato alle spalle il Ringraziamento. Sapeva perfettamente di aver provato ad evitare Isabel e ciò che portava con sé ad ogni costo, eppure era diretto verso casa Jaeger.
Con lei, Levi mancava di volontà ferrea.
No, non era del tutto vero. Lo era solo di fronte a quella particolare possibilità. Era stato conscio di quello che avrebbe dovuto fare con estrema chiarezza, e negli anni la sua mente era stata instancabile nel ricordarglielo.
Ma adesso non aveva scuse da raccontarsi per quello a cui stava andando incontro, e sapere che una parte di sé volesse cambiare il suo consueto percorso e incrociare quello della persona che più di ogni altra aveva provato ad evitare, non era più qualcosa che potesse semplicemente ignorare.
Era ciò che lo aveva portato a darla vinta ad Isabel anche prima di confermarlo a parole alla ragazza che ora, trionfante e soddisfatta, guidava con una motivata allegria accanto a lui.
Levi sapeva chi era stato e chi sarebbe voluto diventare, ma in quel preciso istante non c'era una sola, logica, sensata sensazione tra quelle che si agitavano in lui.
No, pur con le catene che gli legavano l'anima e il corpo e il peso che lo trascinava a fondo nel sonno e nei momenti in cui i contorni della vita reale si sfocavano, sovrapponendosi ad altro, Levi avvertiva con chiarezza il dubbio albergargli nell’anima e una malsana eccitazione sconvolgergli il petto.
Avrebbe incontrato Eren. A chi voleva nascondere l'evidenza? Il pensiero di vederlo lo terrorizzava e riempiva di consapevolezza con un'intensità indicibile.
E non poteva esattamente scappare, ormai. Isabel l'avrebbe rincorso fino all'altro lato della città. Per di più, era arrivato il momento di affrontare la cosa e di mettere a tacere tutti quei maledetti e se.
Sospettava che ad Eren quella sorpresa non sarebbe esattamente piaciuta.
Il viaggio durò più di tre ore, più per i vari ingorghi che per la distanza. Levi si offrì di dare il cambio ad Isabel, ma quella ragazza era talmente testarda da voler ostinarsi a portarlo a casa propria da sé, usando come debole scusa il fatto che le piacesse guidare. Levi sospettava avesse a che fare con lui, che Isabel fosse in qualche modo preoccupata per via del suo strano comportamento.
Ovviamente lei non poteva sapere.
Fratellone! Sei pazzo?! Avresti potuto farti ammazzare!
Levi chiuse gli occhi, smorzando con successo il lamento che quasi gli sfuggì dalle labbra.
Una sola Isabel non era abbastanza, giusto?
Quella in macchina con lui cercava di mantenerlo vigile e farlo parlare, l'altra gli sussurrava all'orecchio, gli urlava in testa, ma entrambe lo guardavano con lo stesso sguardo colmo di affetto e fiducia. Avrebbe voluto possedere la capacità di ignorarla, di ignorare tutto; a volte anche di dimenticare.
All'incirca un'ora e mezza prima di raggiungere la loro destinazione, il persistente vibrare del suo cellulare nella tasca dei pantaloni scosse ulteriormente quell'assordante viaggio in macchina, e la cosa andò ad accentuarsi una volta che Levi lesse il mittente.
-Oh, no- si lasciò sfuggire.
-Cosa? Chi è, chi è? Aspetta, a giudicare dalla tua reazione non ci sono molte possibilità. E' Hanji?-
Grugnì in assenso, prima di sfiorare lo schermo di quell'aggeggio -ricevuto il Natale scorso da parte della suddetta ed Erwin per loro "personale beneficio", come aveva specificato la pazza, poiché così avrebbero avuto modo di contattarlo quando volevano- e rispondere alla chiamata con una più che assoluta mancanza di entusiasmo.
-Si?-
-LEVI! Buon Ringraziamento, vecchio gufo!- esclamò la voce all'altro capo del telefono.
Levi dovette allontanare il telefono di qualche centimetro per non rischiarci l'udito.
-Che diavolo?! Il Ringraziamento è domani, quattrocchi. E a parte questo, non dovresti essere su un volo diretto all'inferno?-
-Crudele come sempre- replicò la donna, il broncio evidente nel suo tono di voce. -Però sì, sono appena atterrata e sto aspettando che Moblit mi venga a prendere!-
-Buon per te- borbottò Levi, ma l'altra non lo stava neanche ascoltando, persa nel suo monologo.
-Il mio povero tesoro, mi è mancato così tanto! Okay, è partito solo una settimana fa, ma ormai ho perso completamente l'abitudine di dormire da sola. Sai che incubo!-
-Potevate partire insieme, allora- suggerì l'altro, infastidito tanto dalle urla di Hanji quanto dalle occhiate divertite e curiose che Isabel gli lanciava gettandosi fra una curva a destra e una svolta a sinistra piuttosto bruscamente.
-Disfunzioni lavorative, mio caro gufo. Capirai, sei ancora single e con zero possibilità di una relazione all'orizzonte, il che mi fa pensare che uno dei motivi per cui volevo chiamarti fosse proprio inerente al tema! Dopo le feste, avevo intenzione di organizzare qualche-
-No- tagliò corto Levi, prima che Hanji si buttasse sull'argomento degli appuntamenti al buio e su quanto alte e promettenti fossero le statistiche al riguardo. "Non che tu sia un semplice soggetto d'indagine, sei il mio migliore amico!" gli diceva sempre, ed Erwin, il bastardo, non faceva nulla per fermarla.
-Sbrigati a dirmi cos'è che davvero vuoi prima che ti chiuda il telefono in faccia.-
-Quanto sei scorbutico. Volevo solo accertarmi che Isabel avesse avuto successo nel trascinarti a casa con lei. Dal rumore di macchina in movimento e pioggia che sento devo dedurre che sia così?- disse, voce grondante di compiacenza.
Levi osservò distrattamente fuori dal finestrino -aveva davvero iniziato a piovere, quand'era successo?- prima di girarsi verso Isabel con sguardo tradito e vagamente irritato.
-Che c'è?- domandò lei, dapprima con quella che, Levi sospettava, fosse autentica ingenuità, prima di fare due più due e lasciar intendere l'autenticità del proprio coinvolgimento con un rapido distogliere lo sguardo altrove e una smorfia di colpevolezza sulle labbra.
-Come sta Hanji?- chiese poi, dolcemente, esitante.
-Oh, non lo so. A quanto pare vi sentite spesso, dovresti saperlo meglio di me- disse Levi, il tono secco di chi però non intendeva davvero tenere rancore o rabbia verso qualcuno. Isabel lo conosceva abbastanza da riconoscerlo e sospirare per il sollievo, urlando poi un "missione compiuta, Capo Squadra!" all'indirizzo di Hanji, che per tutta risposta rise e replicò con “ottimo lavoro, soldato!” attraverso la linea telefonica, con lo stesso trasporto che avrebbe dimostrato se fosse stata lì.
E nonostante l'irritazione che provava nei confronti di quelle due rompiscatole, le labbra di Levi si stirarono in un veloce sorriso.
Assicuratasi che Levi avrebbe davvero passato le feste in compagnia e che "per Natale ti rapiremo anche quest'anno!", Hanji lo salutò con uno squittio eccitato, rivolto probabilmente alla vista della macchina di Moblit da qualche parte fuori dall'aeroporto, e riagganciando con foga.
Dopo circa tre quarti d'ora, l'assenza di pioggia e il cielo in vista, non più occultato dalle nuvole, diedero a Levi per la prima volta l'impressione che si stesse davvero avvicinando alla loro meta. Quindi c'era quasi. 
Lui ed Eren si sarebbero rivisti.
Il suono del campanello riverberò per la casa, e neanche un secondo dopo si udì il rumore di passi affrettarsi verso la porta.
-Isabel!-
-Mamma!-
Le due si fiondarono l'una fra le braccia dell'altra come se non si vedessero da anni, e Levi rimase rigidamente a distanza da quel bel quadretto, un po' a disagio.
-Sono così felice di vederti!- mormorò emozionata la donna, sciogliendo l'abbraccio con la figlia, per poi affacciarsi oltre la sua spalla.
-Oh, e tu devi essere Levi! E' un piacere averti qui- disse Carla, un sorriso gentile a decorarle il volto, occhi vispi e attenti.
Per un attimo, Levi rimase senza fiato per la somiglianza. Non aveva mai incontrato la madre di Eren, ma l'avrebbe riconosciuta senza problemi. Qualcosa, nel suo presentarsi così apertamente, nell'espressione e nella piega delle labbra, nel modo i cui gli occhi le si spalancavano con così tanta naturalezza...
-Sono io. Grazie per l'ospitalità e avermi permesso di unirmi a v-
La mano di Isabel si abbatté sulla sua schiena e Levi sussultò scattando in avanti, più per la sorpresa che per il dolore, e scoccò un'occhiataccia alla ragazza.
-Via, via, cos'è tutta questa formalità?! Andiamo dentro!- disse, con Carla che si scusava per averli tenuti sulla porta e richiudeva la porta dietro loro e i bagagli che si trascinarono dietro. La donna li guidò fino a soggiorno, dove li fece accomodare su uno dei due divani, sistemati a formare un angolo retto, di fronte al basso tavolino di vetro e al televisore a parete.
-Avete fatto un buon viaggio?- stava chiedendo Carla, di ritorno dalla cucina con una teiera ancora fumante.
-Si. Per un bel po' ha piovuto, ma sulla via per arrivare qui aveva già smesso- spiegò Isabel, storcendo le labbra alla vista dell'oggetto fra le mani della madre.
-Probabilmente il temporale passerà di qui nella notte- fece notare Levi, nello stesso momento in cui Isabel domandò: -Non hai del caffè?-
Sua madre alzò gli occhi al soffitto e Levi emise un basso tch.
-Per questa volta accontentati. L'ho appena fatto e pensavo di conservare il resto, ma visto che siete qui... bevi thè, Levi?-
-Ma se sono praticamente sposati- borbottò Isabel, alzandosi ad un'occhiata della madre per andare in cucina e recuperare delle tazze.
Levi la guardò male, ma quando si rivolse a Carla la sua voce era tranquilla.
-Si, grazie. Che tipo di thè è?- domandò, mentre la donna si sistemava sul divano lì accanto e poggiava la teiera sulla pezza che aveva messo sul tavolino a protezione del vetro. Si inclinò in avanti, cercando di cogliere meglio il profumo che lentamente stava invadendo la stanza.
-E' thè verde?-
Gli occhi di Carla scattarono su di lui, piacevolmente sorpresi, e Levi capì di aver indovinato.
-Si, è thè verde. Lung Ching, per essere precisa. E' una delle varietà che preferisco, ma sono la sola a berlo, perciò lo preparo principalmente per me- spiegò, inclinando leggermente la testa di lato e studiando la sua espressione. Isabel stava già disponendo le tazze sul tavolino e Carla la ringraziò, afferrando la teiera e distribuendo un’equa dose di thè a tutti, mentre l'altra si sedeva accanto a lui.
Levi poggiò i polpastrelli poco sotto il bordo, dove il thè non arrivava e non correndo così il pericolo di scottarsi le dita, e portò la tazza verso le labbra, indugiando ancora un po' nella fragranza emanata dalla bevanda. Alzò lo sguardo su Carla e annuì.
-Non è male, ma non vado molto per il delicato. Di solito preferisco il thè nero -l'Assam, di tanto in tanto con il latte- aggiunse, assaporando finalmente il thè ed emettendo un piccolo sospiro.
Non si perse, però, l'espressione ridente e deliziata sul viso della madre di Isabel.
-Oh, è bello parlare con qualcuno che ne capisce! In questa casa nessuno tocca thè verde, o thè in generale. A parte mio figlio, ogni tanto. E' lui il motivo per cui tengo anche del thè nero in casa. Credo sia proprio dell'Assam! Mi ricorderò di preparartelo mentre stai qui!- esclamò felice la signora Jaeger, bevendo un po' del suo thè subito dopo.
Rigido, tazza in mano per un attimo dimenticata, Levi abbassò lo sguardo. Il poco calore che aveva guadagnato sparì velocemente.
-La ringrazio.-
-E ora inizierete a scambiarvi ricette come delle brave casalinghe, giusto?- disse Isabel, prendendoli in giro e bevendo a piccoli sorsi con una faccia poco convinta.
-Fai poco la spiritosa, signorina. Appena finiamo il nostro thè hai il compito di mostrare a Levi la sua stanza- ordinò, non ammettendo nessuna replica da parte della giovane, che sbuffò, ma senza lamentarsi ad alta voce.
Levi e Carla chiacchierarono di thè ancora un po', stuzzicando la soglia della pazienza di Isabel e ignorandola tutte le volte in cui si lamentava di essere tagliata fuori dalla discussione. "Sono io tua figlia, non ti accorgi di stare dalla parte sbagliata, eh?!". L'unica cosa di cui Levi si accorse, invece, era che Eren non si trovava ancora lì, e questo gli permise di respirare per un altro po' più serenamente.



Author's nest:
Eccomi qui con il secondo capitolo a rapporto! Ci tenevo a consegnarvi questo pov Levi il prima possibile, così da poter studiare (tanto il resto della fic quanto il materiale per i miei esami) in tutta tranquillità. Il nostro Caporale preferito è arrivato in casa Jaeger! Chissà che succederà d'ora in poi... :3
Baci,

Hanji Phi
   
 
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