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Autore: anyaccia    10/07/2009    1 recensioni
Jacob Black vive con i genitori, Billy e Sarah, nella riserva indiana di La Push. Frequenta il liceo con gli amici Quil ed Embry e la sua passione è aggiustare auto...per ora!
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Isabella Swan, Jacob Black
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Al mio arrivo a Forks mi ero sentita triste, oppressa e molto sola

Al mio arrivo a Forks mi ero sentita triste, oppressa e molto sola.

Stare con Charlie mi andava bene, ma mi mancava mia madre, mi mancava il sole ogni giorno dell’anno, mi mancava una scuola abbastanza grande da non essere oggetto di attenzione da parte di tutti, in quanto nuova arrivata.

Insomma mi sentivo come un pesce rosso in una boccia di vetro, in vetrina, senza una misera alga finta dietro la quale potermi nascondere e stare un po’ in pace.

Poi avevo conosciuto Jacob Black, e tutto era cambiato, colorandosi improvvisamente.

Lui aveva dato un senso ai miei giorni...e alle mie notti, riempiendoli di allegria, di avventura, di amore, più di quanto avessi mai osato sperare. Non ricordavo un solo istante, da quando ci eravamo stretti la mano la prima volta, che il mio cuore non avesse battuto per lui.

 

Ecco perché, anche se Port Angeles era solo a un ora di macchina, il mio pensiero costante era che lui sarebbe rimasto ancora un anno intero a La Push e io l’avrei visto solo nei weekend e nelle vacanze.

Non era poco in fondo, ma per me, abituata a non separarmi mai da lui, era un bel cambiamento.

Ero stata ammessa al Peninsula College e avrei diviso la mia camera al campus con un’altra ragazza. L’idea non mi sorrideva molto, ma sapevo che se avessi fatto la pendolare ogni giorno da Forks, avrei finito per passare tutto il tempo rimanente con Jacob e non avrei combinato un bel niente.

Ci eravamo promessi che niente avrebbe dovuto interferire con i nostri progetti per il futuro, sia che fossero finire il liceo e andare al college, o aprire un’officina meccanica.

Alla fine Jake aveva terminato la sua Volswagen ed era uno spettacolo! Una volta diplomato mi avrebbe raggiunta e avrebbe seguito un corso di economia aziendale, così da poter aprire un giorno una sua officina, magari in una grande città, e probabilmente  insieme al suo amico Embry.

In quanto a competenze meccaniche non li batteva nessuno.

 

Il giorno del mio diploma salutammo Daniel, che partiva per tornare a New York, alla sua vecchia vita, anche se ormai una parte di lui era cambiata per sempre.

“Torna a trovarci qualche volta, mi raccomando!” gli disse Sarah abbracciandolo.

Anche no...” sussurrò Jacob così piano che fui la sola a sentirlo. Gli pestai un piede.

“E’ stato bello conoscervi, tutti, compreso te, Jacob Black. ovviamente anche lui lo aveva sentito, ma era stato gentile a non farglielo notare.

 

Nel frattempo Charlie era contento di averci finalmente tranquillizzati con l’annuncio che non si erano più visti lupi in zona.

Io e Jacob stavamo bene attenti a girare solo di notte, possibilmente in zone isolate, in modo da non rischiare mai di essere visti da qualche cacciatore dal grilletto facile.

Ora che eravamo totalmente padroni di noi stessi, e che conoscevamo bene la nostra forza e i nostri limiti, Billy e Sarah avevano imparato a fidarsi di noi, così ci lasciarono andare in vacanza da soli quell’estate.

Charlie non era molto entusiasta che me ne andassi in giro da sola con Jacob, per un mese intero, ma gli avevo fatto notare che da settembre sarei stata via da casa cinque giorni alla settimana, perciò non insistette troppo.

 

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Che razza di nome è La Burrita? Mi viene fame solo a nominarlo!” mi chiese Jacob quando arrivammo in Messico.

Chiamarla cittadina era un eufemismo, in confronto Forks era una metropoli. Ma la spiaggia era immensa e poco popolata, e c’era un bellissimo albergo sul mare, con piscina e tutti i comfort.

“Non dirmi che hai ancora fame?! Ci siamo fermati poco fa a quel chiosco di tacos e te ne sei spazzolati otto!!!

“Bella, tu sei l’ultima che dovrebbe parlare, per tutto il viaggio non facevi che borbottare <enchilada messicana...>> Hai un bel coraggio a dare a me della fogna! Fai concorrenza a Quil.”

“Povero Quil...se penso che passerà l’estate a sgobbare come un mulo, mentre noi siamo qui a spassarcela, mi sento in colpa.”

“Sì, sei davvero crudele ad averlo lasciato a casa! Comunque sgobbare mi sembra un termine un po’ eccessivo, e poi non ti devi preoccupare per lui, vedrai che fare il commesso nel negozio di articoli sportivi dei Newton gli piacerà, con tutte le ragazze che passano di lì...”

 

L’appetito era una conseguenza naturale della nostra nuova essenza, quando si dice “fame da lupi”. Inoltre di giorno facevamo delle lunghissime nuotate in mare, attirando l’attenzione dei pochi altri bagnanti, che a mala pena sopportavano di bagnare i piedi, visto quant’era freddo l’oceano.

Per fortuna adoravamo la cucina messicana e a cena facevamo sempre il bis. I camerieri ci guardavano con l’aria di chi ha paura di trovare di colpo il frigorifero svuotato.

“Non gli spiegherò di certo come facciamo a mantenere un fisico così perfetto nonostante le quantità di cibo che ingurgitiamo!” disse Jacob una sera mentre eravamo sulla terrazza della nostra camera.

Il cielo mi ricordava molto quello di La Push, con la luna piena che illuminava tutto, riflettendosi sul mare, e le stelle che sembravano brillare solo per noi.

“Potresti spiegarlo a me però” gli bisbigliai nell’orecchio.

Non se lo fece ripetere due volte. Mi prese in braccio come fossi una bambina e ci rifugiammo nel nostro nido d’amore messicano, cullati dal rumore delle onde, godendoci questi splendidi momenti tutti per noi.

  
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