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Autore: Astrid lover    30/08/2018    0 recensioni
Una guerra. Una guerra fra due mondi opposti, se possiamo dire, quello terreno e quello divino. Una ribellione porta sulla terra creature provenienti dai cieli. Tante vittime ma una, a detta di Astrid Hofferson, proprio non meritava di morire. Non lui, l'unica persona che gli era rimasta di cara. Ormai aveva perso tutto, ma un giorno forse, la fortuna deciderà di farle visita, portandole una sorpresa alla quale lei ci metterà un po' ad abituarsi. Ma sicuramente, sarà quella più bella di tutta la sua vita. Quando l'amore è vero e forte, può resistere anche alle distanze. Ma riuscirà a rimanere vivo anche quando questa distanza è una dimensione totalmente diversa?
Genere: Fantasy, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astrid, Hiccup Horrendous Haddock III, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 4

POV. Hiccup
L’atterraggio ad Asgard si rivela piuttosto turbolento. Come lo stesso viaggio, del resto. Vengo scaraventato di forza in una sala tutta d’oro nella quale si apre una grande vetrata che dà sul cosmo. Al momento non mi voglio perdere in futili conversazioni con Heimdallr, il guardiano del Bifrǫst, su quanto la sua vista sia eccezionale, siccome può vedere tutto di tutti i nove mondi. Il mio unico scopo ora è trovare Ingrid e chiederle quando diavolo pensava di dirmi che Astrid può sentirmi. E soprattutto il motivo per il quale non me l’abbia detto.
Cammino a grandi falcate verso la reggia degli dei e una volta all’interno, cerco di distinguere la figura asciutta di Ingrid fra tutto quell’oro e via vai di divinità, indaffarate a rendere complicata la vita di un qualche povero sventurato scelto completamente a loro piacimento. Amico mio, ovunque tu sia, mi dispiace, so cosa significhi, ma prima o poi si stancheranno. Parlo per esperienza. Salgo scale, imbuco corridoi dei quali ignoravo completamente l’esistenza, scendo nel giardino e vado perfino nell’arena di combattimento ma niente, Ingrid pare svanita nel nulla. Ma dove diavolo si è cacciata quella ragazza? Allo stremo delle forze e della pazienza, decido di controllare l’unico luogo che fino ad ora avevo completamente ignorato per la scarsa probabilità di trovarla lì: la sorgente. Ed è proprio prima di entrare nella grotta che mi fermo ad ascoltare un canto melodioso proveniente dall’interno. Sono certo di non averla mai sentita cantare, eppure posso giurare che si tratti di Ingrid. Ben fatto Hiccup, la scelta corretta la lasci sempre all’ultimo. Complimenti. Entro nella caverna ignorando completamente la possibilità che Ingrid sia impegnata con qualcun altro o addirittura si stia… spogliando? È proprio quello che vedo, ma al momento sento solo le mie mani sulle sue braccia girarla verso di me ed attaccarla al muro. Le sue guance si tingono di rosso acceso e le sue mani corrono a sorreggere il debole asciugamano che la protegge da sguardi indiscreti. Anche dal mio, sebbene stranamente sia puntato solo sui suoi occhi scuri.
“Per tutti gli dei! Hi-Hiccup! Che-che ci fai tu qui?” chiede fissandomi con gli occhi spalancati.
“Perché lei può sentirmi?” domando
“Come hai detto?”
“Perché Astrid può sentirmi? Avevi detto il contrario!” urlo fuori di me. D’accordo, sto esagerando, cosa mi succede? Non sono io!
Il suo sguardo si abbassa per cercare di evitare il mio. D’un tratto sento la rabbia scemare e mi rendo conto della sceneggiata che ho creato. Mi stupisco del fatto che Ingrid non sia scoppiata a ridere, non devo essere stato credibile nemmeno lontanamente. Ma qualcosa non va, dopo un anno di fatica ma anche divertimento passato insieme, posso dire di conoscerla bene e riconosco quello sguardo velato dal buio.
“Ingrid… oh per Thor scusami, scusami mi dispiace non volevo urlare…” cerco di dire. Bella mossa Hiccup!
“Vieni, siediti, è giusto che tu riceva delle risposte.” Mi dice passandomi oltre e sedendosi vicino alla sorgente, stando bene attenta a non lasciar trapelare nessun dettaglio del suo corpo. Mi siedo accanto a lei e la guardo, studiando bene la sua espressione. Mi sento uno schifo, non volevo farla stare male. Che disastro che sono con le donne!
“I miei genitori mi hanno abbandonata alla nascita.” Esordisce dopo un respiro profondo, fissando l’acqua cristallina della bokmal. Qualcosa mi dice che questo non sarà un discorso facile per lei. E io l’ho portata a farlo. Grazie per questa sintesi illuminante, coscienza!
“O questo è quello che il villaggio mio e di mio fratello maggiore ha voluto farci credere. Da allora ce la siamo cavati da soli, lui ed io, eravamo come una cosa sola, inseparabili. Gli abitanti del nostro villaggio mi consideravano come se fossi un’esiliata e i ragazzini quando mi vedevano non facevano altro che deridermi o lanciarmi pietre addosso. Mio fratello mi proteggeva da tutto, era l’unica cosa che avessi. Mi insegnava a combattere, a cacciare, a cavarmela da sola. Finché un giorno mi disse che non poteva credere che i nostri genitori ci avessero abbandonati così per caso e mi propose di andare a cercarli, senza avere limiti di tempo o di spazio. E decise di partire con una nave, lui era capace di gestirla. Io morii in mare, qualche giorno dopo la nostra partenza, una tempesta ci aveva travolti. Mio fratello non riuscì a salvarmi. Odino però mi ritenne degna di accogliermi ad Asgard, non ero morta con onore su un campo di battaglia, ma avevo dimostrato valore durante tutta la mia vita. Così mi nominò protettrice… di mio fratello. Odino mi aveva intimato di non provare ad avere contatti con lui, fisici o meno, per nessun motivo. Ma appena vidi mio fratello, sano e salvo, ancora nella vana ricerca dei nostri genitori io… io non ce la feci e cominciai a piangere e a chiamarlo. Lui cominciò a parlare con me, finché Odino non se ne accorse e mi diede un ultimatum: potevo continuare a vedere mio fratello e ad essere la sua protettrice solo se non avessi più provato a parlargli. E così feci, ma lui impazzì per questo mio improvviso silenzio, disse che non riusciva più a sopportare la mia mancanza nella sua vita e ora che non gli era rimasto più niente di me, nemmeno la voce, decise di suicidarsi, per provare a raggiungermi. Ma non lo fece mai, perché la sua anima fu spedita direttamente ad Helheim, il regno dei morti con disonore. Ed ora mio fratello vaga per quel regno glaciale insieme alle altre anime in pena… per colpa mia…” calde e grandi lacrime rigano il volto di Ingrid che durante il racconto cercava di farsi strada fra i singhiozzi. Stringe l’asciugamano in un pugno e piange rannicchiandosi in se stessa. Mi sembra così piccola e fragile a guardarla così e invece so benissimo che dietro questo viso dolce e candido, si nasconde l’animo di una forte guerriera che ha passato le pene dell’inferno e si è guadagnata il suo posto fra gli dei. La faccio appoggiare al mio petto e l’abbraccio forte e, come in un flash, la mia mente mi riporta indietro a qualche mese fa.

Ingrid mi porta dentro la grande arena di combattimento, è il primo giorno del mio addestramento per diventare protettore, dopo aver passato mesi sulla parte teorica riguardante tutti i nove regni e la storia di Asgard.
La ragazza scompare dentro uno stanzino e dopo pochi minuti ritorna brandendo due spade.
“Per prima cosa, dovrai imparare a gestire le armi.” Dice lei porgendomene una. Sembro così uno sprovveduto?
“Ehm Ingrid, non vorrei sembrare arrogante, ma so come si combatte.” Ribatto io. Sono una lisca di pesce, ma non un impedito! Di tutta risposta, sul suo viso si dipinge un sorrisino divertito.
“Non starei qui ad insegnarti a maneggiare delle armi, se queste non fossero magiche.” Risponde facendo brillare l’elsa della sua spada. Andiamo, sul serio non ci avevo pensato prima? Mi gratto la nuca imbarazzato e guardo per bene la mia arma: è lucidissima e sulla lama pulsano di luce svariate rune; la coda di un drago si avviluppa lungo tutta l’impugnatura e le ali segnano il punto di contatto con la parte affilata.
“L’arena di Asgard dispone di armi adatte ad ogni tipo di creatura vivente in tutti i nove regni. Potresti ritrovarti a dover combattere contro giganti, troll, elfi, draugar… ognuno di questi ha punti deboli differenti, perciò armi che sarebbe preferibile usare.”
Ma perché ero convinto che combattere contro creature mostruose non fosse stato scritto nel contratto?
“Per il momento, combatterai solo con me” proferisce Ingrid prima di sferrare un fendente di prepotenza. Lo schivo cacciando un urlo. Non era nei piani sembrare una ragazzina al primo combattimento! Ingrid ride e continua ad attaccare. Paro colpi su colpi, poi decido di cominciare ad attaccare anche io e la castana sembra sorpresa dalle mie capacità. Si vede che riponeva una grande fiducia su di me. Come darle torto. Nonostante tutto, riesco a finire faccia a terra come un pesce lesso inciampando nello sgambetto di Ingrid. Certo che non potevo chiudere in modo migliore un combattimento. La ragazza sorride e mi fa girare a pancia in su, poi mi aiuta ad alzarmi.
“Devo ammetterlo Haddock, non sei per niente male.” Dice lei
“Non la sentirei tanto una presa in giro se non avessi avuto un appuntamento galante con il pavimento.” Rispondo rimettendo in ordine alcuni lacci dell’armatura. Ingrid ride e mi appoggia una mano su una spalla, facendosi un po’ più seria, ma non perdendo mai quel suo sorriso rassicurante dipinto sul volto.
“Ehi, Hic, non ti stavo prendendo in giro. Io dico davvero. È la prima volta che combatti con un’arma magica e sembra che tu ne faccia uso da sempre. È strabiliante quello che hai appena fatto, anche se sei finito faccia a terra. Sembra che tu non te ne sia nemmeno accorto… Qualsiasi arma di Asgard è più pesante delle armi normali e più complicata da maneggiare. C’è della magia in questa lama, Hiccup. Le armi magiche vibrano, fluttuano, scappano dalle mani, tendono a tirare colui che le impugna facendo perdere a questo il controllo del combattimento. Tu invece hai combattuto come se nulla fosse.”

E dal quel momento non ho capito più niente, quella ragazza mi aveva mandato in confusione e quell’istinto che quel giorno sono riuscito a frenare, è lo stesso che ora mi riporta nella realtà, con Ingrid tra le mie braccia che soffre: l’istinto di baciarla.

Angolo autrice
Wow sento la folla con le fiaccole e i forconi sotto casa mia per come è finito questo capitolo. E non sto parlando della suspense. Lo so, lo so… ho voluto prendermi questo rischio e posso dire di esserne soddisfatta. Spero non vi abbia turbato troppo. D’ora in poi non so come e quanto aggiornerò la storia, quest’anno sarà parecchio duro, ma cercherò di far conciliare studi e tutto. Mi ero dimenticata quanto scrivere fosse liberatorio.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, un po’ pesantuccio (e più cortino) ne devo prendere atto, ma diciamo che i toni della storia saranno prevalentemente questi. Forse… chissà. Fatemi sapere cosa ne pensate.
Un abbraccio,
Ast

Legenda:
Draugar: creatura non morta della mitologia norrena. Si credeva che i draugar vivessero nelle tombe dei vichinghi morti e ne fossero il corpo. Queste creature avevano una forza sovrumana, la possibilità di ingrandirsi a piacimento e portavano con sé l'inconfondibile odore della decomposizione; erano altresì conosciute per la loro capacità di alzarsi dalla tomba sotto forma di fili di fumo e muoversi attraverso rocce solide. I draugar erano noti per avere numerosi doti magiche simili a quelle delle streghe e degli stregoni, come l'essere mutaforma, controllare le condizioni atmosferiche e vedere nel futuro.
   
 
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