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Autore: lawlietismine    31/08/2018    3 recensioni
{ Klance }
Lo sconosciuto lo guarda incerto, un sopracciglio leggermente inarcato e l'espressione confusa, mentre immerge le mani nelle tasche della giacca come fosse un'abitudine.
Ha dei bellissimi occhi grigi.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kogane Keith, McClain Lance, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Questi personaggi purtroppo non mi appartengono 
e questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

Ehilà! Ci ho messo di nuovo più del previsto, scusatemi! Ma non mi hanno ancora sistemato il wifi TnT 
Non ho molto da dire tbh... A parte che avevo già scritto il quarto capitolo e iniziato il quinto, poi però mi sono venute delle idee nuove e allora ho deciso di aggiungere altra roba prima di quelli. 
Comunque, come al solito ringrazio tantissimo chi ha messo la storia tra le preferite/ricordate/seguite e chi ha speso qualche minuto per scrivermi il suo parere, spero che questo nuovo capitolo vi piaccia!
Alla prossima, 
Lawlietismine 


Per qualsiasi cosa potete trovarmi su twitter - tumblr 

 

Places & Moments



II

 

Il terzo luogo si fa attendere. Ma Lance semplicemente sa che succederà, lo sente. Ovunque vada, ovunque si trovi, si chiede sempre più spesso se riuscirà a vederlo, se sarà quello il giorno giusto.

Ma se il terzo luogo sembra non arrivare mai, gli altri incontri, invece, non si fanno attendere neanche un po'.

Nelle tre settimane che seguono, Lance lo rivede molte volte fra l'autobus e il bar. E quando ormai è trascorso poco più di un mese da quel primo incontro nel suo tragitto verso l'università, il conto delle volte è già andato perso.


Keith–

Lance ha scoperto il nome, quando l'altro è tornato al bar due giorni dopo la prima volta.

La sorpresa nel vederlo entrare, nonostante l'avesse rivisto sull'autobus solo la mattina precedente, era stata grande quanto l'improvvisa euforia. Per fortuna, però, era riuscito a mantenere almeno in apparenza un po' di calma.

“Cosa vorresti ordinare?” La voce stavolta non aveva ceduto, il sorriso era stato sincero, ma le mani erano rimaste artigliate al bancone per rendere meno palese il tremore dato dalla contentezza di averlo di fronte a sé ancora una volta.

Il ragazzo aveva di nuovo immerso le sue mani nelle tasche e poi aveva lanciato solo una veloce occhiata di sufficienza alla lavagna, arricciando leggermente il naso nel pensarci su. Adorabile, Lance l'aveva trovato assolutamente adorabile.

Dopo aver ordinato la sua abbondante dose di caffè, si era messo da una parte in attesa che fosse pronta, lasciando scorrere il resto della fila abbastanza lunga alla cassa. Ma stavolta, approfittando del maggior numero di clienti presenti come scusa di una possibile confusione fra i vari ordini da preparare, Lance, prima che si allontanasse del tutto e seppur con uno sforzo che mai aveva avuto bisogno di fare per nessun altro prima d'ora, aveva aggiunto un: “e il tuo nome?” un po' titubante, che aveva provocato nello sconosciuto un ennesimo secondo di sorpresa.
“Così posso scriverlo e non confondere gli ordini!” Aveva specificato allora frettolosamente, in modo da mascherare le sue reali motivazioni.

L'altro lo aveva scrutato un po', il suo sguardo profondo perennemente accigliato fisso nel suo, come se cercasse di decifrare qualcosa in Lance o forse, e Lance aveva sperato terribilmente che non fosse così, come se lo considerasse uno stupido.

“Keith” aveva risposto poi, piano, prima di farsi definitivamente da parte.

Stavolta però, invece che andarsene, il caffè l'aveva bevuto seduto a un tavolino all'interno del bar.

*

Anche se solo in due luoghi, comunque, Keith –Lance adora poter pronunciare il suo nome ora, sentire come si modella perfettamente fra le sue labbra– è entrato a far parte della sua routine.

Anche se probabilmente il diretto interessato non se ne è nemmeno reso conto.

Lance adesso lo nota. Sempre. E si chiede se sia apparso realmente così all'improvviso intorno a lui o se magari non ci fosse sempre stato senza che lui lo sapesse. Ma non riesce a credere di non averlo mai notato prima, onestamente. Perché Keith non è uno che passa inosservato, non ai suoi occhi almeno.

*

Loro non si parlano, naturalmente.

Sull'autobus, Lance si limita a continuare a guardarlo restando seduto al suo posto. Si concede però di ripercorrere con lo sguardo quel corpo slanciato, fino a risalire e soffermarsi sul suo profilo, quasi speranzoso di vederlo voltarsi verso di lui da un momento all'altro, come se lo stesse silenziosamente chiamando. E in questi momenti, un po' si sente come un criminale. Come se stesse facendo qualcosa di illecito, come se potesse essere colto in fragrante.

Ma Keith non si gira mai. Il suo sguardo, proprio come la prima volta e tutte quelle a seguire, resta rivolto sulla strada senza mai incontrare quello di Lance. La sua attenzione non viene distolta da qualsiasi cosa stia pensando di tanto importante da farlo completamente estraniare dal resto del mondo circostante.

Ogni tanto sfila una delle mani dalle tasche e si passa piano il dorso a strofinare il mento, oppure a spostare una delle lunghe ciocche nere, e allora Lance ha la possibilità seppur breve di ammirare quelle lunghe dita affusolate, che a volte sfiorano le sue quando al bar gli porge il suo ordine.

Ha delle mani bellissime.

Lance vorrebbe vederle intrecciate alle sue.

*

Al bar, però, qualche parola la scambiano.

Ti preparo il solito?”

(La prima volta che Lance l'aveva chiesto, Keith gli aveva rivolto nuovamente un'espressione sorpresa. Stavolta ancora un po' più evidente rispetto alle altre: le labbra leggermente schiuse in un piccolo cerchio e gli occhi chiari un po' più grandi del normale, fissi su di lui come se davanti a sé avesse una creatura mai vista prima.

Poi aveva abbassato lo sguardo, spostandolo di lato e aveva immerso le mani nelle tasche. Aveva incassato anche lievemente la testa fra le spalle, prima di mormorare un “Sì, grazie” tanto basso che Lance avrebbe facilmente potuto scambiarlo per un sospiro.)

Oppure–

Servirebbe anche a me un bel caffè ora come ora!”

Ho sentito che per domani è prevista pioggia”

Se aspetti un secondo, vengo a dare una sistemata al tavolo!”

Tutte cose sbottate in modo impacciato pur di dire qualcosa, mentre le sue mani si muovono automaticamente sulla macchinetta del caffè e Keith aspetta oltre il bancone.

Le risposte di Keith ai suoi tentativi ogni volta sono pacate, essenziali. L'altro perlopiù lo osserva e per quanto questo mandi Lance un po' fuori di testa per la paura di dire e fare qualcosa di irrimediabilmente imbarazzante, allo stesso tempo lo fa sentire benissimo. Perché per un po', almeno, l'attenzione di Keith è rivolta verso di lui.

Keith sa che esiste. Lo guarda. Ci parla.

E in attesa del terzo luogo, questo a Lance per ora basta.

 

  
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