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Autore: elelunare    31/08/2018    1 recensioni
Storia Zorobin, seguito della storia "Questa volta lo farò io" da me edita.
L'avventura all'isola dei selvaggi è passata e i due amanti cercano di tornare alla loro vita normale con la ciurma. Ce la faranno a dimenticarsi e a resistere all'attrazione che l'uno ha per l'altra? Oppure cederanno con il rischio di essere scoperti?.. Come se non bastasse la ciurma approda in una nuova isola dove i pirati vengono considerati veri e propri idoli. Sì, ma qualcosa andrà storto e le cose si complicheranno, non solo per Zoro e Robin.. ma anche per un altra coppia. Consiglio di leggere, per chi non l'avesse fatto, prima "Questa volta lo farò io" perchè ci sono moolti riferimenti. Buona lettura! :)
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nico Robin, Roronoa Zoro, Z
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quando Sanji si bloccò di botto, gli altri dietro frenarono la loro avanzata spiaccicandosi uno dopo l'altro addosso a lui, erano troppo intenti a guardare dove mettevano i piedi (si scivolava alla grande su quella fanghiglia!).

“Cazzo! E dillo che ti fermi no?!” fece Zoro attaccato alla mora, la cosa sotto sotto però non gli dispiaceva. Poi si misero ad osservare tutti e quattro la cosa davanti a loro.

Era una catapecchia, una casetta di legno che sembrava crollare da un momento all'altro. E le sue finestre erano illuminate da una luce traballante.

“C'è qualcuno di sicuro lì dentro! Che aspettiamo! Andiamo no?!” fece ancora lo spadaccino e insieme si avvicinarono con fare un po' sospetto alla porta sgangherata.

Un fulmine assurdo piombò a pochi passi da loro e i quattro sobbalzarono dallo spavento. Zoro non attese e non bussò, spalancò la porta ed entrò. “Ehilà??!” fece e iniziò ad perlustrare il piano terra in modo furtivo. Entrò anche Sanji con Robin e Nami dietro di lui ed in silenzio si guardarono attorno fermi ancora sull'ingresso. Le luci che avevano visto erano prodotte dalle candele accese, molte candele, sparse un po' qua e là. La casa aveva molte infiltrazioni, si sentivano gocciolii, strani scricchiolii, e il bagliore dei lampi entrava prepotente dalle finestre decrepite e prive di tende.

“Beh, almeno ci siamo un po' lavati via quella terra..” pronunciò un'inzuppata Robin, preoccupata ancora di essere sporca.

“Non c'è nessuno qui...così sembra” disse Zoro tornando dalla stanza accanto all'ingresso “Provo a vedere su..sempre che quelle scale reggano”.

Sanji, nel frattempo, era entrato nella stanza a sinistra, quella che aveva di fronte era una rozza cucina, degli insetti avevano invaso il lavabo e la zona dei fuochi, non era davvero consigliabile aprire quelle ante per capire se ci fosse stato qualcosa di commestibile. C'erano un tavolo e delle sedie dal legno marcio e poi dei quadretti appesi, insoliti quadri.

Erano foto a mezzo busto, delle persone vestite in nero su un fondo bianco, il cuoco si avvicinò per vederle meglio. Tutti quanti avevano gli occhi chiusi, c'era una ragazza tatuata dai capelli viola, poi una donna più matura con i capelli bianchi e lunghi (chissà perché gli ricordò subito Robin!) e un signore con i capelli neri e un paio d'occhiali tondi. Parevano tutti dormire. Quando arrivò all'ultimo quadro Sanji sentì una fitta allo stomaco. Un altro tuono molto forte rombò da fuori.

Quella era sua sorella, lì vestita in nero con gli occhi chiusi. “Reiju?..” disse e tornò sconvolto al primo quadro. Quella donna dai capeli viola assomigliava a …

Sanji capì subito che in alcun modo le ragazze dovevano entrare in quella stanza e si parò davanti alla porta appena in tempo.

“Ehm..qua non c'è nulla di interessante..anzi, è pericoloso, cade tutto a pezzi!” disse frettolosamente. “Il cretino?.. È tornato oppure si è perso al piano superiore?” improvvisò poi e guardò le due ragazze, erano fradicie come lui e tenevano le braccia incrociate ben strette, dovevano avere freddo. Nami gli diede lentamente le spalle. Quel top bianco doveva essere quasi trasparente.

“Ci si potrebbe scaldare con un fuoco, no? O è messa così male la cucina?” gli disse Robin studiandolo, aveva visto in che condizioni era Nami e si sorprese della mancata reazione da maniaco di quell'uomo. Sanji era impassibile, anzi ora guardava solo il soffitto e pareva proprio che nascondesse qualcosa.

DIOSANTO!!..” esclamò Zoro scivolando giù dalle scale, per poco non cadde giù rotolando. Poi scese gli ultimi scalini con fare indifferente. “Non c'è nulla su, se non un bagno putrido, qualche cero acceso e una camera in cui i topi hanno fatto un bel nido...Quindi, una domanda sorge spontanea: chi diavolo ha accesso tutte queste candele?”

“Il demonio” gli rispose la mora saettandogli un occhiata ammiccante e lui annuì serio come se quella fosse la verità.

“Ehi, cuoco da quattro soldi! Non vedi che siamo zuppi?! Credevo fossi già all'opera per fare, che ne so, un fuoco..qualcosa!” fece lo spadaccino avvicinandosi al biondo, di sicuro aveva sentito la frase di Robin di poco prima. Lo spadaccino si stava passando una mano fra i capelli bagnati, rendendoli ancora più scombinati.

“Ehi, stronzo! Ho già guardato e non se ne fa niente! Non credo proprio che ci sia...EHII!” Sanji venne interrotto da una spallata di Zoro che entrò di prepotenza dentro a quella stanza per verificarne lo stato. “BAH! E' uno schifo!” sentenziò subito dopo.

Così, alla fine, le ragazze entrarono in cucina e dopo pochi minuti si ammutolirono davanti a quei quadri. Sanji guardò a terra, “Volevo risparmiarvelo..” disse dopo uno sbuffo.

“Mia sorella...questa è mia sorella..” disse la rossa davanti alla parete, iniziò a tremare più vistosamente.

“Sono dei quadri funerari...si usavano un tempo in alcuni paesi per ricordare i defunti nel loro ultimo istante..Hanno fatto un bel lavoro, sembrano veri” commentò l'archeologa per nulla turbata davanti alla foto della madre. In effetti lei era sul serio già morta.

Zoro si avvicinò incredulo, quello davanti a lui era il suo maestro Koshiro, senza alcun dubbio. “Ma come fanno a sapere..?! Questi maledetti bifolchi..si divertono a prenderci per il culo! E questa chi sarebbe?? Dalle sopracciglia...” lo spadaccino accennava alla donna dai capelli rosa.

“Mia sorella” disse il biondo “Divertente eh? Ok..ora vedo di trovare un modo per scaldarci..” Ma non pareva affatto divertito.

Nel momento in cui il biondo diede le spalle ai compagni sentì uno schianto tremendo. Si voltò veloce, vedendo così una finestra in mille pezzi e Nami che correva via dalla cucina con una mano in faccia. Gli altri due erano immobili, Zoro con uno sguardo stranito.

Il cuoco capì che era successo guardando la parete alla quale mancava il primo quadro. La rossa doveva aver lanciato fuori dalla finestra il ritratto, con i nervi a fior di pelle. Da quella finestra ora pioveva dentro, la pioggia sembrava non accennare a smettere.

Robin, senza dir niente, uscì dalla stanza.

 

 

“Che cavolo vogliono da noi eh?! Non si devono permettere di toccare mia sorella! Ci stanno spiando di sicuro! E ci seguono! Diamine..sanno tutto! E che fine hanno fatto gli altri?! Non ne posso più Robin! E' un incubo...un incubo! Dobbiamo trovare Rufy...perchè Rufy è vivo, giusto?! LO E'..”

“Ma certo che lo è.. e sta tranquilla che quando lo libereremo se ne pentiranno. Ora Sanji troverà un modo per permetterci di asciugarci un po' e penseremo bene a cosa fare..tranquillizzati ora, mh?”

Erano chiuse nella stanza di fronte alla cucina, sedute su una cassapanca, Robin abbracciava Nami e la dondolava piano, stava tremando e non era solo il freddo. La rossa era sull'orlo di una crisi di nervi e la mora lo poteva capire. Tutta quella situazione e come se non bastasse quello che era venuta a sapere riguardo lei e il cuoco..era troppo da sopportare anche per la forte Nami. Era crollata, si era messa a piangere appena aveva sentito quell'abbraccio, la mora era sollevata, era un bene che si sfogasse un po', doveva smaltire tutta quella tensione.

Accarezzandole piano i capelli ancora molto umidi, Robin si accorse che dopo poco la rossa cominciava a respirare più lentamente. Restarono per un pochino così, in silenzio, non si sentiva nulla, solo qualche rumore dalla cucina, lo scrosciare della pioggia e qualche scricchiolio del legno.

 

Dopo un po' Robin si decise a dirle qualcosa.

“Senti Nami.. La situazione è quella che è, critica. Probabilmente è come hai detto tu, ci spiano e controllano i nostri movimenti..anche se non sappiamo sul serio cosa vogliono da noi, il perché lo fanno. La nostra priorità però resta la stessa: dobbiamo recuperare gli altri e io credo che ci riusciremo solo se ..resteremo uniti, e sul serio, dico. Dobbiamo superare questa cosa, io credo che tu debba parlare con Sanji. Se non collaboriamo davvero tra di noi va a finire..”

“No, non parlerò con..quello” le disse la rossa scostandosi lentamente da lei. “Non ne ho alcuna intenzione e non lo farò. Non ho nulla da dirgli”

Nami si alzò in piedi e si mise a camminare per la stanza, sembrava essersi innervosita di nuovo, di certo Robin non desiderava quella reazione.

“E se non mi parlerà e non mi guarderà mai più, sarà meglio.” finì col dire fissando fuori dalla finestra. La luce dei lampi illuminava per brevi istanti il suo viso.

“Non puoi dire sul serio..” le disse la mora osservandola, quella ragazza non pareva arrabbiata però, sembrava quasi..triste? Infatti, le sue parole non risultavano convincenti a Robin.

“OI! Siete qua??”

Era la voce di Zoro, fuori dalla porta. Si mise a bussare, due colpi di preciso, ma evidente troppo forti per quella porta malridotta che cadde di peso con un fragore incredibile e la rossa sobbalzò girandosi di scatto. Robin, rimasta impassibile, pensò che lo spadaccino era il solito irruente. Però era anche spassoso, se fossero stati in una situazione diversa si sarebbe fatta pure una risata.

“Scusate..ma qua casca tutto a pezzi..” fece lo spadaccino con un sorriso nervoso e poi risistemò in piedi quell'anta marcia cercando di incastrarla nei cardini malmessi. Ci riuscì e iniziò a pulirsi le mani sui pantaloni nel silenzio generale.

“Cazzo...una scheggia..” e imprecò cercando di togliersela con i denti, poi continuò. “Ehm! Sanji ha fatto quel maledetto fuoco..abbiamo rotto qualche sedia...e..vi aspettiamo di là, quando volete..” disse poi guardandosi attorno come se stesse parlando al muro, aveva lo stesso atteggiamento del cuoco poco prima, osservò Robin. Era in imbarazzo, era ovvio che si rendeva conto dello stato pietoso delle ragazze, quei vestiti bagnati erano aderenti in modo assurdo. Però era esagerato, non guardava nemmeno la mora.

“Zoro, puoi benissimo evitare di fare qualsiasi sceneggiata..abbiamo capito benissimo come stanno le cose tra te e Robin..quindi comportati normalmente” disse Nami guardandolo con la coda dell'occhio in modo seccato.

“Che intendi dire?! E comunque non dirmi come devo comportarmi!.. Al diavolo! Io vado a scaldarmi di là!” così lo spadaccino fece dietro front e se ne andò sbattendo la porta che solo per miracolo non crollò di nuovo.

“Vado anch'io..” disse l'archeologa alzandosi dalla cassapanca.

“Questo vale anche per te, Robin. E poi dovrete raccontarci tutta la verità riguardo quell'isola..mi pare più che giusto!” la rimbeccò Nami prima che lei se ne andasse e aggiunse “Io di là non ci vengo. Mi asciugherò lo stesso.”

Robin uscì dalla stanza buttando un ultima occhiata alla rossa davanti alla finestra. Era una gran testarda, pensò. Era ancora lì impalata e tremava.

 

Quando Robin entrò in cucina trovò Zoro seduto a terra a torso nudo che guardava quel fuocherello con un espressione assente e Sanji ancora con tutto addosso e in piedi a braccia incrociate, sembrava perso nei suoi pensieri. Avevano fatto quel fuoco dentro ad una grande padella e avevano rotto le finestre per far passare l'aria, rimaneva comunque il rischio di intossicarsi lì dentro.

“E' meglio asciugarsi in fretta...prima di morire soffocati, intendo” disse l'archeologa e poi le balenò un idea. “Sanji..” gli disse piano passando vicino a lui “Nami vuole parlarti un attimo”. Lei accennò alla stanza vicina.

Il biondo girò la testa con gli occhi spalancati e dopo un meccanico 'sì' con la testa al pavimento, lentamente, se ne andò. Sembrava rassegnato, alla mora ricordò un condannato diretto al patibolo. Aveva tirato fuori subito la scatola di sigarette. Un ultimo desiderio?

Zoro aveva alzato la testa osservando i movimenti del cuoco per poi tornare su Robin. Lei si sedette in ginocchio vicino a lui e al fuoco.

“Tzè..Ti conosco, che trami?” le fece. Aveva capito che era una balla? Incredibile..

Robin non rispose ma seguì con lo sguardo il cuoco che entrava nella stanza di fronte e quando quel biondo richiuse la porta dietro di sé la mora fece apparire decine di braccia. Quegli arti bloccarono la porta dall'esterno e apparve poi, lì dentro, un orecchio nell'angolo nascosto della cassapanca.

  
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