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Autore: _Eclipse    31/08/2018    3 recensioni
{Storia ad Oc | iscrizioni chiuse| ex Eternal Darkness}
Dopo anni e anni di guerra, alla fine l'umanità è crollata. Un nuovo potere in mano ad una razza di esseri mostruosi è sorto.
Vampiri, principi della notte, ormai signori anche del mondo. Una cortina di oscurità è calata sulle rovine degli uomini.
Ma una fioca luce brilla nelle rovine dell'umanità. Una piccola scintilla di speranza, la scintilla della resistenza. Un gruppo di giovani uomini e donne che nel buio della notte agiscono come ombre che mira alla liberazione degli uomini dal giogo di quest'oscuro nemico. Un gruppo di persone che mira a far risplendere un nuovo sole sulla terra.
Genere: Avventura, Dark, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Axel/Shuuya, Mark/Mamoru, Nuovo personaggio, Shuu, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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CAPITOLO 3: IGNIS ET SANGUIS

 

Il mercato nero, un trionfo di illegalità e corruzione nei boschi poco fuori la periferia della città, nella terra disabitata. Estorsione di denaro da parte di malviventi, prezzi esorbitanti, grande rischio di venir uccisi per un nonnulla o essere venduti al primo vampiro che passi tra i banchi del mercato.

Se si cerca qualcosa, soprattutto se raro e prezioso, allora è il posto giusto.

La Gilda è trattata con un occhio di riguardo, soprattutto per quando compra il magnesio o l’argento grazie agli sconti che permettono di acquistare la merce a prezzi “modici”.

Tuttavia, al contrario di ciò che aveva detto, il giovane Shawn Frost non era diretto lì.

Erano passati giorni dall’ultimo morso, il suo corpo anelava le magnifiche sensazioni che possono liberare i canini di un vampiro quando affondano nelle carni della vittima.

Il suo sonno ormai era turbato, la sua mente non pensava che al fratello, alle volte sentiva dei brividi correre lungo il corpo e gelo.

Non voleva ammettere di essere dipendente.

 

“Lo faccio per il bene degli altri” pensò, mentre si avvicinava al portone del palazzo di Aiden.

 

L’abitazione era totalmente diversa da quella del Barone, una villetta in stile vittoriano. L’esterno rivestito di assi di legno grigio, vetrate ampie semicircolari e un viottolo di pietra che conduceva all’ingresso. Conosceva bene quel posto, aveva vissuto lì con la sua famiglia fino a quando non divenne orfano e sapeva come arrivarci velocemente. Ovviamente si trovava fuori dalla città, ma passando dalla porta ovest della base, si raggiungeva facilmente i boschi tra cui quello in cui vi è il mercato nero.

Percorrendo un sentiero che taglia tra le foreste si giunge all'abitazione del fratello, tra querce e abeti.

Il sentiero poteva essere percorso in circa una mezz'ora, tuttavia non era privo di rischi, poteva incontrare non morti o cani, cacciatori e malviventi.

Davanti all’ingresso dell’abitazione, il chimico batte sulla porta il grosso anello di metallo.

Poco dopo venne accolto da un servo, un uomo smunto, dagli occhi incavati e piuttosto pallido.

-Signor Frost, benvenuto. La conduco subito dal padrone- sussurrò.

Il servo gli fece cenno di seguirlo.

Aiden stava solitamente al piano superiore dell’abitazione nello studio del padre.

Salirono le scale in legno, e attraversarono il corridoio del piano superiore, una lunga stanza con numerose porte sia a destra che a sinistra. Forse era la meno tetra, dalle pareti color nocciola e piuttosto illuminata da un lampadario. Verso il fondo, un quadro rappresentante il padre dei gemelli in tenuta equestre.

Si soffermò a contemplare il quadro qualche istante mentre il servo bussava allo studio per avvertire il padrone di casa. Ogni volta si fermava a osservare quel quadro, gli faceva piacere che il fratello non l’avesse rimosso da quando aveva ereditato la casa dopo la morte del padre.

-Signor Frost, il padrone può ricevervi- il servo accennò un inchino per poi tornarsene al piano inferiore.

Il ragazzo entrò.

Aiden era seduto dietro una scrivania di mogano. Lo studio era piuttosto severo, pareti rivestite di seta nera, un caminetto acceso, e una vecchia libreria.

-Shawn, vieni, siediti pure- il fratello indicò due vecchie poltrone dai cuscini rivestiti di tessuto verde scuro.

-Non dirmi che sei venuto per quello che penso…- continuò.

-Aiden, sai benissimo che è l’unico modo per evitare che tu uccida più umani di quelli che ti servono per vivere…- mormorò il giovane dai capelli argentati.

-E tu sai che di questo passo sarai tu a morire, vero?-

Il fratello annuì.

-Sono un cacciatore della Gilda, il mio scopo è proteggere gli umani dai vampiri con tutto me stesso e in tutti i modi possibili, compreso questo-

Il vampiro sospirò.

-A volte penso sia meglio che tu lasci quell’organizzazione e torni qui a casa…-

-Gli altri vampiri non lo permetterebbero, lo so benissimo. Per loro, noi umani siamo esseri inferiori-

-Non tu, sarai umano mai sei figlio di un vampiro e mio fratello, farei in modo che tu venga trattato con dignità!-

-Non voglio avere un trattamento di riguardo quando gli altri umani rischiano la vita per ciò che sono- il tono di Shawn si fece piuttosto severo.

-Aiden, so che hai sete… lo vedo che ti stai trattenendo, i tuoi occhi sono puntati su di me e brillano-

Il vampiro si morse un labbro e chiuse gli occhi.

Il fratello si alzò dalla poltrona tolse la felpa, e poi la maglietta. Era lì, a torso scoperto che mostrava la pelle nivea e i muscoli accentuati, lasciando al fratello solo la scelta di dove poter mordere.

Aiden non voleva guardarlo, sapeva che non sarebbe resistito un minuto ad un’offerta di sangue del genere.

Tuttavia, l’odore del fratello, lo attirava verso di lui, lo faceva impazzire, ormai il suo cervello aveva collegato l’odore al sangue, alla deliziosa linfa vitale del fratello.

Iniziò a tormentarsi le mani, non voleva mordere il fratello, ma allo stesso tempo desiderava nutrirsi di lui, placare la sua sete senza fine.

Schiuse per un istante gli occhi. Brutto errore. La vista del fratello che si offriva a lui era estasiante. Le pupille di Aiden si ingrandirono quasi a dismisura sulle iridi arancioni, la bocca socchiusa mostrava le zanne e respirava affannosamente.

Si avvicinò lentamente al fratello.

-Aiden…- sussurrò lui chiudendo gli occhi.

Il vampiro ormai pareva posseduto, posseduto dal desiderio di nutrirsi del fratello.

Azzannò con poca delicatezza l’incavo tra il collo e la spalla. I suoi canini aguzzi penetrarono la pelle nivea e la carne del ragazzo, il dolce sapore del sangue giunse alle sue labbra copiosamente.

Dal canto suo, il cacciatore venne travolto dall’estasi, non sentiva dolore, ma una sensazione di euforia, pareva leggero come una piuma. Gemeva, dal piacere provocato del morso, un flusso di emozioni al pari di un orgasmo aveva ormai avvolto Shawn mentre il fratello, orribilmente si nutriva.

Alla fine tutto svanì, rapidamente e dolcemente. Il tutto durò pochi secondi, che parvero tuttavia eterni per entrambi i fratelli.

Aiden aveva riacquisito la ragione e ora fissava l’orribile spettacolo davanti a lui. Il fratello con una ferita tra il collo e la spalla, col torace lordato del proprio sangue, giaceva in ginocchio appoggiato al bracciolo della poltrona. Era vivo, la ferita sanguinava e si sentiva debole.

-Diamine Shawn… cosa ho fatto!- urlò il vampiro in preda ai sensi di colpa. Si tolse immediatamente la camicia.

-Tieni premuto fortemente sulla ferita, chiedo di portare acqua, ghiaccio e qualcosa per medicare la ferita-

Aiden uscì velocemente come una lampo per chiedere aiuto alla servitù mentre Shawn tamponava la ferita. La camicia diventó ben presto da bianca a rossa.

I servi arrivarono velocemente.

Aiden pose subito il ghiaccio sulla ferita aperta e provò a chiuderla, con quella poca magia che conosceva. Fallì ma apmeno il sanguinamento cessò.

Shawn era ancora lucido, aveva perso sangue, ma non abbastanza per essere a rischio di vita.

Il morso era stato più grave del previsto, ma fortunatamente Aiden non danneggiò arterie o vene di grosso calibro e il sangue era uscito piuttosto lentamente.

-Shawn, perdonami… non volevo- Aiden era quasi alle lacrime mentre bendava il fratello.

-Non è nulla, ho fatto il mio dovere-

-Finirò per ucciderti un giorno o l’altro…-

-Non lo farai, ne sono sicuro- Shawn gemette per il dolore, il fratello aveva versato dell’alcol sulla ferita per disinfettarla.

-Non puoi tornare alla Gilda, la ferita è troppo vistosa. E’ meglio se rimani qui, potrebbero scoprirti-

-Non preoccuparti mi inventerò qualcosa- rispose il fratello

Qualcuno bussò alla porta. Il vampiro si alzò e al di fuori vi era il servo di prima.

-Signore avete un’altra visita, il Barone è qui-

-Ditegli che non posso riceverlo al momento, sono piuttosto occupato-

-Occupato? Che peccato…- la voce del Barone risuonava nel corridoio, si affacciò anche lui alla porta dello studio, da lì poteva ben vedere anche il fratello del padrone di casa che giaceva sulla poltrona con un vistoso bendaggio

Aiden sospirò, la frittata era fatta, ormai aveva visto anche il fratello e fece cenno al Barone di entrare.

-Viktor, non potevi arrivare in un momento più inopportuno- sbuffò Aiden.

-Due gocce d’acqua, ma dai capelli e occhi diversi, i fratelli Frost riuniti. Se devo dir la verità, se non foste fratelli e lui non avesse un bendaggio così vistoso, vedervi così a torso nudo mi avrebbe fatto pensare a una ben altra occupazione Aiden…- sorrise il nuovo arrivato.

I fratelli arrossirono entrambi e cercarono quindi di coprirsi con gli abiti che indossavano in precedenza.

-In realtà ho capito bene la situazione, Aiden, l’odore di sangue si sente dal piano inferiore- il Barone si avvicinò al giovane vampiro e con l’indice della mano destra, rimosse un rivolo di sangue non ancora rappreso che colava a lato della bocca do Aiden.

-Delizioso, dolce al punto giusto, né troppo da risultare indigesto, né troppo poco- sentenziò dopo aver assaggiato quel poco sangue che aveva raccolto dal giovane.

Aiden cercò di ricomporsi dopo il gesto piuttosto bizzarro e sconsiderato del Barone, si pulì la bocca con la manica della camicia già sporca di sangue e prese parola.

-Shawn, lui è il barone Viktor Tristan Uxbridge, uno dei vampiri nobili- disse Aiden mentre il barone accennò un inchino con la testa.

-Viktor, lui come hai ben capito è mio fratello, Shawn Frost-

Il Barone allungò la mano, il ragazzo umano la prese con entrambe e piegò la testa. La mano del barone era gelata, pareva di ghiaccio, come anche il fratello.

-Eccellenza, onorato di conoscervi- mormorò il giovane cacciatore.

Eccellenza, si vergognava a chiamare un vampiro in questo modo. Era un titolo che usavano i Rinneganti per chiamare il loro padrone vampiro.

-A dir la verità io vi conosco da molto tempo, ma forse Shawn non si ricorda di me, bisognerebbe tornare indietro nel tempo a prima che accadesse quella disgrazia a vostro padre e poi a vostra madre- disse il Barone.

Shawn guardò stupito entrambi i vampiri.

-Non pensavo fossi ancora in vita ti credevo morto da tempo…- continuò per poi sedersi sulla seconda poltrona.

-È riuscito a sopravvivere, vive come un Rinnegante- rispose Aiden.

Rinnegante, forse era vero, forse Shawn era veramente un Rinnegante, chiamare “Eccellenza” un vampiro, donare il proprio sangue al fratello. Ora il suo stesso fratello sostiene che è un Rinnegante.

-Rinnegante, forse ti conviene esserlo. Tuo fratello non ti farebbe mancare nulla. In questo mondo bisogna schierarsi, o con noi o contro di. Ma è di gran lunga più saggia la prima scelta-disse Viktor incrociando le braccia.

-È per questo che ho rinnegato la mia umanità, ho timore di ciò che nasconde il buio e l’oscurità, servire i vampiri, Eccellenza, è di gran lunga meglio che vivere una vita nella paura- mormorò, mentendo, l’umano.

-Non credo proprio, se tu avessi timore non saresti il figlio del defunto cavalier Frost. Ma anche se fosse, saresti al sicuro anche senza servire un solo vampiro-

Sia Aiden che Shawn non capirono.

-Cosa vuol dire Viktor?-

-Aiden, ti sei mai chiesto perché ti ho preso sotto la mia ala da quando tu sei diventato il legittimo erede di tuo padre?-

-A dir la verità no…-

-Il primo motivo è che sei più simpatico, Xavier e Bryce cercano di mantenersi distaccati proclamando tuttavia la necessità di rimanere uniti mentre Claude invece è, come dire… - il Barone si trovò in difficoltà a trovare l’aggettivo giusto.

-Un gran figlio di puttana- lo soccorse Aiden ridendo.

-Esattamente! Sono lieto che tu la pensi come me- sorrise il Barone.

-Il secondo motivo è più personale, quando voi eravate bambini, vostro padre mi fece giurare che qualsiasi cosa gli fosse successa, io vi avrei protetto costi quel che costi. Ma quando egli morì, Shawn venne nascosto da vostra madre per metterlo a sicuro in quanto umano e da allora non ebbi più sue notizie. Ma ora che posso vedere che tu sei vivo e sano manterrò fede al giuramento. Ho decine di motivi per disprezzare gli umani, ma nel nome di vostro padre, e sul mio onore, non permetterò a nessuno, vampiro o umano di torcervi un capello, anche a te Shawn-

Il Barone si alzò dalla poltrona.

-Mi sto dilungando troppo, ero qui solamente perché ho trovato questi- Viktor mise sulla scrivania una borsa di pelle, all’interno volumi antichi, dalle pagine ingiallite ma ancora ben rilegati.

-Scritti di vostro padre appartenenti al passato. Li ho trovati nella biblioteca del mio maniero, pensavo fosse giusto restituirli al legittimo proprietario, o meglio proprietari visto che Shawn è in vita. Risalgono a qualche decennio prima della vostra nascita, quando gli uomini erano ancora la specie dominante-

Si avvicinò poi a Shawn, pose la propria mano sul punto in cui il ragazzo era stato morso e chiuse occhi.

Una sensazione di torpore avvolse l’umano.

-Quella ferita è piuttosto profonda, ma dovrebbe essersi richiusa- disse il Barone.

-Sei riuscito a rimarginarla?- domandò stupito Aiden che aveva fallito in precedenza.

-Ho ceduto un po’ della mia energia, dopo un centinaio di anni credo che anche tu potrai guarire una ferita senza difficoltà. Mi duole abbandonarvi, ma è stato un piacere vedervi riuniti- il vampiro li salutò per poi uscire dalla stanza.

-Pensavo fosse più… temibile- disse a bassa voce Shawn.

-E’ un gentiluomo e un amico, giurò a nostri padre di difenderci entrambi, da vampiri o da umani, ma devo ammettere che è piuttosto ambiguo sotto certi aspetti- rispose il fratello.

-Ma è stato gentile, non sento più dolore e anche la stanchezza è scomparsa- il ragazzo si tolse la maglietta e il bendaggio, con grande sorpresa notò che non vi era che un pallido segno rosato del morso ma nessuna ferita aperta.

-Shawn, è tardi, dovresti tornare alla Gilda se non vuoi farti scoprire- disse il fratello guardando un orologio sopra la cappa del camino.

-Ci vediamo Aiden-

-Mi raccomando fratello, non farti uccidere in una di quelle missioni sconsiderate!- il vampiro lo abbracciò e gli diede uno dei libri appena ricevuti, piuttosto piccolo, dalla copertina in pelle marrone.

L’umano abbandonò la casa del fratello, per tornare alla base.

Il viaggio di ritorno fu più lungo del previsto poiché si fermò al mercato nero a rifornirsi di magnesio, ma una volta in base nessuno sospettò del ragazzo.

Dormì a lungo quella notte, ma il suo sonno fu piuttosto inquieto, il diario del padre, l’incontro con il Barone e il suo giuramento. Troppe rivelazioni per quel poco tempo.

La mattina seguente la passò in laboratorio a leggere il contenuto del libro, un diario, dalle parole scritte in eleganti caratteri neri.

Iniziava pochi anni prima degli anni duemila. Le pagine contenevano pensieri, alle volte disegni ben curati.

-Che stai facendo?- domandò improvvisamente una voce fuori dal laboratorio.

-Ryo, mi hai spaventato!- sobbalzò il ragazzo.

-Comunque nulla di interessante, leggevo un vecchio libro che ho trovato l’altra sera al mercato nero- continuò.

-Capisco, il capo vuole vederci, deve dirci qualcosa di importante-

-Sai per caso riguardo a cosa?- domandò Shawn mentre si apprestava a uscire.

-No. Ha solo chiamato a rapporto i cacciatori privi di una vera e propria unità operativa-

Il ragazzo non rispose, si limitò a seguire Ryoko.

Entrambi giunsero fino all’ufficio di David Evans.

La porta era aperta ed entrarono, accolti dal capo.

Non erano soli, vi erano altri sette giovani. Maschi e femmine, Axel, Austin, Mark e Jude parlavano tra loro KD se ne stava in un angolo in disparte, sempre con il volto coperto da un’inquietante mascherina bianca. Infine Ines e Celia, che stavano dall’altro capo della stanza.

-Bene, direi che ci siate tutti- prese parola il capo.

-Vi ho riunito qui, perché ho bisogno che voi formiate un’unità per una missione- continuò.

-Che genere di missione?- domandò Mark.

-Supporto. Abbiamo un avamposto  sulle montagne. Siamo stati contattati tramite la linea telegrafica, che necessitano di rifornimenti. Il vostro compito è scortare gli approvvigionamenti fino all’avamposto e tornare indietro… possibilmente vivi. Il viaggio non sarà semplice, abbiamo stimato che ci vorrà qualche giorno per giungere a destinazione a piedi, a meno che non vogliate marciare anche la notte. Squadra Inazuma sarà questo il vostro nome. Domande?-

Nessuno parlò.

-Allora lasciate che entri nel dettaglio, l’avamposto Echo non è altro che una capanna in montagna, ma è in una posizione strategica. Nella piana sottostante si erge la Città Maledetta, la capitale dei vampiri. E’ di vitale importanza che rimanga sotto nostro controllo per poter controllare i movimenti del nemico. I rifornimenti che dovrete trasportare comprendono cibo per le prossime settimane e una serie di carichi speciali. Questi comprendono munizioni, medicinali e trattamenti per il primo soccorso. Shawn e Celia, in natura delle vostre specializzazioni dovrete assicirarvi l’integrità di questi carichi. Voi altri dovrete prestare supporto e difendere, Ines, tu sei nuova tra noi e questa missione potrebbe introdurti alla vita da cacciatrice. Abbiamo allestito il carro, avete un’ora per prepararvi e partire. Buona fortuna ragazzi-

Tutti i presenti si dileguarono. Avevano un’ora per poter preparare le loro cose, uno zaino contenente cibo, acqua, munizioni e altro ancora.

Il tempo volò in fretta.

Dopo un’ora si dovettero incontrare fuori dalla base. All’uscita dall’ingresso nord vi era un capanno diroccato. All’interno il carro carico di casse e sacchi. Un cavallo stava davanti ad esso per tirarlo.

Mancavano poche ore al tramonto si affrettarono a partire.

Stando alla cartina data da David, il gruppo doveva viaggiare sempre verso nord, seguendo un sentiero che saliva la montagna.

Il primo giorno di marcia passò in modo tranquillo. Non si erano visti non morti o vampiri, il gruppo decise quindi di camminare ancora qualche ora nella notte alla luce delle torce.

Si accamparono su una zona pianeggiante e accesero un piccolo fuoco.

La cena non era delle più ricche, pane, carne essicata erano la base per i pasti durante le missioni.

-Il primo giorno da cacciatrice, allora come ti senti?- domandò Ryo a Ines.

-Bene…- rispose.

-Bene, potresti anche aggiungere qualcosa! Non sono mica un vampiro!- rise mentre cercava di fare una goffa imitazione di un vampiro che fece sorridere il gruppo. La risata di Shawn tuttavia era amara, neanche lui sapeva bene il perché, forse per il suo rapporto personale con i vampiri.

Una seconda persona non rise, KD. Se ne stava in disparte come sempre vicino alla tenda che aveva montato con un libro in mano.

-Ma quel tipo lì è sempre così cupo?- domandò Ryo a Celia che stava seduta affianco.

-Non lo so, non lo conosco molto bene. So che si chiama Kangdae ma non conosco nient’altro- rispose.

-E’ un po’ strano ma sembra un tipo a posto, non credo ci sia da preoccuparsi- intervenne Jude.

-Da quello che ho capito è amico di Axel, dovremmo chiedere a lui- continuò la ragazza dai capelli rosa.

Improvvisamente un miagolio interruppe la conversazione.

Il verso proveniva dal carro.

Ines si alzò a controllare, alzò il telo che copriva le casse e vide un gatto nero che si stiracchiava.

-Ryoko, c’è qui il tuo gatto…- disse la ragazza.

-Come? Robin Hood!?- esclamò la seconda.

-Credo si sia nascosto prima che partissimo. A quanto pare non voleva restare solo!- sorrise Ines.

-Ragazze, meglio fare silenzio- intervenne Axel.

-Non possiamo sapere cosa nasconde il buio in questo momento. Forse sarebbe meglio se andassimo tutti a dormire- continuò.

-Signorsì signore!- esclamò Mark ridendo.

Axel sospirò poi riprese a parlare.

-Il primo turno di guardia lo faccio io. Tra un’ora chiamerò qualcuno per il cambio. Partiamo all’alba-

Il gruppo annuì e tutti entrarono nelle loro tende.

Non erano degli alloggi particolarmente confortevoli, piuttosto piccole, tre posti ciascuna. Le ragazze in una mentre i ragazzi occupavano le altre. Sul carro invece era rimasto Robin Hood che si acciambellò su una cassa di viveri.

Ogni ora si cambiava il turno di guardia.

Axel, KD, Mark, Jude…

Alle prime luci dell’alba, l’ultimo di turno svegliò il resto del gruppo. Smontarono le tende e si rimisero in marcia.

La strada non era molto diversa, un sentiero in leggera salita che lentamente li portava a quota sempre più alta. Poco a poco gli alberi iniziarono a farsi radi e la stanchezza del gruppo iniziava a farsi sentire. Nonostante il giorno prima avessero camminato anche di notte, il gruppo aveva accumulato un po’ di ritardo.

La strada, o meglio il sentiero, in certi punti era inesistente. Le rocce e i sassi franavano quando il carro passava.

-Quanto manca?- domandò Ines mentre respirava affannosamente per la fatica.

KD che era davanti a lei scosse la testa per dire che non lo sapeva.

Jude aprì la cartina.

-Stando alla cartina siamo ad una quota di 1400 metri, l’avamposto è ad altitudine 1738 metri. L’avamposto pare essere un vecchio rifugio di montagna, la Città Maledetta sta dall’altro versante della montagna… credo dovremo accamparci e riprendere domani- rispose.

-Non finché il sole non è calato del tutto, dobbiamo arrivare il prima possibile, non sappiamo da quanto tempo siano senza rifornimenti- replicò Axel.

-Concordo, potrebbero aver già finito i viveri- esordì Austin.

-Potremmo non trovare più un posto adatto per piantare le tende. Il sole tramonterebbe tra pochi minuti, se iniziamo a montare le tende, finiremo quando il cielo comincerà diventare buio- osservò Jude.

-E sia, ma domani dovremo sbrigarci- rispose Axel.

Come la notte prima, si riposarono per riprendere il cammino all’alba.

Ormai gli alberi erano ridotti a pochi pini e cespugli piuttosto bassi, macchie di erba rada di colore verde intenso sparse in mezzo alle rocce. Era una scarpinata non da poco quella che stavano facendo. Ines era l’unica a portare dei sandali, calzature completamente inadatte anche per un semplice sentiero di pietra. La ragazza stava quindi sul carro insieme ai rifornimenti.

Il gruppo era salito più in alto del previsto, avrebbero dovuto percorrere una piccola discesa, ma si fermarono poco prima di iniziare a scendere. Qualcosa non andava, un odore acre.

-Questo odore… non mi piace- disse Austin.

KD si abbassò la mascherina per sentire meglio di cosa si trattatasse.

-Fumo!- esclamò Shawn.

-Qualcosa va a fuoco…- intervenne Axel.

-Ragazzi, è meglio se voi venite a guardare- a parlare era Ines che stava poco più in alto. Da lì poteva vedere una piccola zona pianeggiante una ventina di metri sottostante.

La ragazza aveva le lacrime agli occhi, mentre con il dito indicava un edificio.

L’avamposto Echo, circondato da una serie di corpi, alberi morti ed erba bruciata.

-Hanno attaccato l’avamposto!- esclamò Celia preoccupata.

-Bastardi!- tuonò Axel.

Il biondo iniziò a scendere frettolosamente il sentiero per arrivare all’edificio seguito prontamente da Austin e Ryo con le armi in mano.

A terra giacevano corpi informi, scheletri, cani e non morti di vario tipo.

Un cadavere stava steso su di un lato.

Axel lo capovolse con un calcio.

Il petto era segnato da numerose bruciature del cristallo del sole, ma il volto era intatto, a bocca aperta con un rivolo di sangue lungo il mento. Il colore grigiastro della pelle e le zanne in bella mostra non lasciavano dubbi.

-Un vampiro- mormorò Austin.

-Un vampiro minore,  i nobili non sono vestiti così “male” e non sono così semplici da uccidere- osservò Axel.

-Qui ce n’è un altro- gridò Jude.

Non morti e vampiri erano mescolati a ciò che rimaneva dei corpi dei cacciatori. I vampiri non ebbero pietà. I corpi smembrati potevano solo essere riconosciuti per il gagliardetto dei cacciatori cucito sui vestiti o perché impugnavano una pistola o una qualsiasi arma potesse ammazzare un non morto.

Ines si coprì la bocca con la mano, gli occhi erano lucidi dalle lacrimi dopo aver visto ciò che era successo.

Shawn era diventato più pallido del normale. Non aveva mai visto un campo di battaglia. Si sentì trasalire a pensare che suo fratello avrebbe potuto far qualcosa del genere, e che lui stesso stava intrecciando dei rapporti con dei vampiri.

Il carro venne legato da Mark ad un abete. L’albero era per metà bruciato, il tronco annerito, dei rami ridotti in brace e cenere coprivano le radici.

-Che facciamo, torniamo indietro e avvertiamo mio nonno?- domandò Mark.

-Non vedo che altro possiamo fare- rispose Austin.

-Dannati vampiri, devono solo morire per quello che hanno fatto! Se solo fossimo arrivati prima!- sbottó Ryo.

-Forse saremmo morti come gli altri. In ogni caso credo sia meglio rimanere qui, David disse che è di vitale importanza difendere l’avamposto. Sarà meglio inviare un messaggio e rimanere in attesa di istruzioni- rispose Jude.

Parte del gruppo stava ancora perlustrando la zona.

L’avamposto Echo, era una capanna in mattoni, rivestito di legno all’esterno. Alcune finestre avevano i vetri infranti dopo la battaglia.

KD stava passando proprio davanti ad una di quelle finestre quando sentì un rumore, un tonfo sordo.

-C’è qualcuno qui dentro!- esclamò, per la prima volta dall’inizio del viaggio il gruppo aveva sentito la sua voce.

Gli altri ragazzi lo raggiunsero. La porta era solamente appoggiata, entrarono con le armi in mano pronti a far fuoco.

L’ambiente interno era piuttosto accogliente, pavimenti in parquet, pareti di colore giallo, rivestite per metà da pannelli in legno dello stesso colore del pavimento.

Tavoli piuttosto rustici, alcuni passarono in quella che pareva essere la cucina. Una stanza dalle pareti e mattonelle biancastre e trovarono l’intruso rannicchiato in un angolo.

Un ragazzo, dai capelli color biondo scuro e occhi blu. Giaceva in ginocchio in lacrime.

-Vi prego non fatemi del male!- piagnucolò.

Axel lo squadrò con gli occhi.

-Chi sei?- la domanda pareva più un ordine.

-Non sono nessuno, nessuno di importante!- il ragazzo era visibilmente scosso e tremava.

Austin tirò una gomitata al fianco di Axel.

-Non essere severo, non vedi che è spaventato?-

-Non aver paura, siamo della Gilda, ti aiuteremo noi- disse Mark.

-Vi prego, aiutatemi…- mormorò il ragazzo.

A sorpresa arrivò Kangdae con una coperta, presa dalle camerate al piano superiore, e gliela mise sulle spalle rimanendo poi  accovacciato affianco al ragazzo.

-Io mi chiamo Mark Evans e tu?- chiese sorridendo allungando la mano.

-Darren, Darren Lachance…- rispose ricambiando una debole stretta di mano.

-Darren, posso chiederti una cosa?-

Il secondo annuì.

-Che ci fai da solo in un posto del genere?-

-Io… io sono un cacciatore- rispose tremando.

Mark cercò di rasserenarlo con il sorriso più smagliante che potesse sfoggiare.

-Ero qui con altre nove persone... eravamo la guardia dell’avamposto ma durante la notte siamo stati attaccati- il ragazzo chiuse gli occhi tremando ma ricominciò a parlare poco dopo.

-Abbiamo sparato con tutto quello che avevamo… poi… poi ho visto…- la voce iniziò a diventare debole e singhiozzante.

-Cosa? Cosa hai visto?- chiese candidamente Mark.

-Da una finestra ho visto cosa hanno fatto ai miei compagni! Ho visto sangue e i loro corpi fatti a pezzi… entrarono qui e presero i miei compagni che sparavano, li hanno portati fuori e dilaniati. Ho avuto paura e mi sono nascosto qui in uno di quegli armadietti vuoti fino a che non se ne sono andati-indicò in lacrime una delle dispense davanti a sé.

Il respiro di Darren iniziò a diventare sempre più pesante.

-Vieni, forse è meglio se riposi un po’- disse Celia mentre lo aiutava ad alzarsi.

Lo portò al piano superiore dove vi erano le camerate, tre ampie stanze completamente rivestite di legno scricchiolante con cinque letti a castello per stanza.

Darren indicò la sua camera e si una volta entrato si mise nel suo letto sotto le coperte dove si calmò smettendo a poco a poco di tremare.

Al piano di sotto il gruppo cercava di scaricare i rifornimenti. Scatole e casse vennero ammassate nella vecchia sala da pranzo sui tavoli, le ragazze le svuotavano mentre Shawn controllava che o carichi di munizioni fossero integri e quindi sicuri. Gli altri scaricavano il tutto dal carro.

-Codardo, non doveva arruolarsi nella Gilda. Chi fugge in battaglia come può considerarsi un cacciatore?- sbuffò Axel mentre appoggiò l’ultima cassa di viveri.

Austin gli tirò uno schiaffo sulla guancia destra.

-Non ti vergogni? Tu hai combattuto tante volte ma scommetto che se tu avessi visto ciò che ha visto lui… ti saresti andato a nascondere. Un conto è uccidere un vampiro, un altro è vedere i propri compagni fatti letteralmente a brandelli-

Axel non rispose, la guancia bruciava ancora per il colpo ricevuto.

-Forse dovremmo dare ai caduti una degna sepoltura- rispose dopo attimi di silenzio.

-Scaverò una tomba- continuò.

-Ti darò una mano- intervenne Mark, seguito poi da molti altri.

Sul retro dell’avamposto vi era una stanza con degli attrezzi, tra cui delle pale, utilizzate soprattutto in inverno per la neve.

Una larga buca, scavata nel prato bruciato. Non era una fossa comune, ma non si discostava troppo. Ryo e Ines faticarono a riconoscere i resti dei cacciatori, ma dopo una lunga ricerca con l’aiuto di Jude, li poterono trovare.

I vampiri non avevano avuto pietà, corpi con ferite profonde sul volto, petto, senza arti…

Uno ad uno vennero posti nel luogo in cui avrebbero potuto riposare per l’eternità con dignità, distanziati l’uno dall’altro e coperti da un semplice lenzuolo preso dalle camere.

Shawn e Austin presero un martello e dei chiodi, riuscirono poi a rimuovere delle assi di legno dalle casse dei viveri e inchiodarle a forma di croce. Nove in totale. Una per ogni caduto. Affinché non fossero dimenticati.

Ognuna di esse venne adornata con la piastrina dei cacciatori recante il nome e il cognome.

L’atmosfera era piuttosto cupa. Un funerale improvvisato. Era triste pensare che di quegli uomini non sarebbe rimasto che una croce di legno e delle piastrine.

Qualche lacrima rigò il volto di alcuni dei cacciatori. Ines, Celia, Austin erano solo alcuni di essi anche Kangdae mostrava sensibilità lasciando cadere una lacrima da quegli occhi scuri. Darren sentendo il rumore scese a vedere che succedeva e diede una mano nonostante fosse ancora sotto shock. Perfino Robin Hood pareva triste, con le orecchie abbassate emise un lungo miagolio.

Il campo era cosparso ancora dei corpi dei non morti e vampiri caduti una ventina in tutto

-Dovremmo fare qualcosa anche per loro- disse Shawn indicando i corpi.

-Potremmo anche lasciarli agli avvoltoi dopo quello che hanno fatto!- sbottò Ryo.

-No, piuttosto direi di bruciarli- rispose.

-Vuoi onorarli con un funerale dopo ciò che hanno fatto?!- sbuffò la ragazza.

-Per questioni igieniche… non possiamo lasciarli qui, potrebbero favorire la diffusione di malattie, e noi non abbiamo farmaci a sufficienza per arginare un’epidemia…- osservò l’albino. In realtà, nel profondo del cuore pensava fosse necessario anche per un vampiro un trattamento degno. Se suo fratello fosse morto, non avrebbe mai permesso che il suo corpo venisse lasciato alle belve.

Era quasi il tramonto, ma l’ultima osservazione convinse il gruppo. Le ultime casse vennero trasformate in legna da ardere. I corpi accatastati disordinatamente su una fragile pira accesa da una torcia accesa con un semplice accendino. Con il tramonto del sole, le fiamme della pira erano l’unica luce che illuminava la zona, rischiarando le nove croci di legno in ricordo dei caduti.


****

A voi il terzo capitolo! Fuoco e sangue,

Sono stupito

di me stesso, in circa una

settimana sono riuscito a scrivere

un capitolo del genere… spero

non sia troppo lungo!

In questo capitolo vediamo il lato

atroce di questa guerra, non so voi

ma io la penso un po’ come Austin, è

facile parlare e dare del codardo a chi fugge, ma se noi tutti vedessimo

cosa ha visto Darren, credo che ben pochi non scapperebbero…

Credo di essermi dilungato fin troppo,

al prossimo capitolo!

_Eclipse

 

P.S. Pensavo di cambiare il titolo

della storia in lingua latina

per una questione di coerenza con i

capitoli. In questo caso passerebbe

da “Eternal Darkness” a “Tenebris Aeternam”.

Fatemi sapere cosa ne pensate e se avete dei

suggerimenti per un titolo forse più adatto non esitate

a scrivermi, il

vostro parere è importante!

 
   
 
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