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Autore: FlamingPhoenix    31/08/2018    0 recensioni
Lucy è una ragazza ordinaria, curiosa e un po' maldestra, una semplice liceale con una cotta stratosferica per un suo compagno di classe. In questa storia, ispirata ai momenti della vita reale dell'autrice, tutti i lettori che hanno vissuto un amore non corrisposto potranno rispecchiarsi e non riusciranno a fare a meno di legare e tifare per la sua divertente protagonista.
Dal capitolo 4 "[...] I suoi pensieri erano ridotti a un groviglio indistinto. Era rossa? Visibilmente. Accaldata? Eccome, ma per una febbre ben diversa da quella ordinaria. Bagnata? Senza dubbio, e non solo a causa del diluvio. E dire che, normalmente, era lei quella ingenua e lui quello pervertito… l’amore era un bel problema."
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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4. Sotto la pioggia

"It's too cold
For you here and now
So let me hold
Both your hands in the holes of my sweater"

~Sweater weather, The Neighbourhood
 
19/10/2017
 
Nel piazzale del liceo, al termine delle lezioni, gli studenti creavano uno sciame caotico e rumoroso. Sotto la pioggia inaspettata e scrosciante, spinta di traverso dal vento gelido, c’era chi, con lo zaino in testa per ripararsi, correva verso il pullman per non rimanere a piedi, sgomitando di qua e di là tra la folla, e chi si rifugiava nell’asciutto della propria auto o in quella dei genitori.
Lucy, che da sempre amava sia la pioggia che il caos, al riparo sotto il porticato dell’edificio, osservava ammaliata la scena ed ascoltava il concerto delle gocce d’acqua che si schiantavano con violenza sull’asfalto. Quando, però, i suoi occhi si posarono su una figura in particolare che, inerme sotto il diluvio, si affrettava lungo la strada, le sue gambe scattarono automaticamente in quella direzione, quasi scivolando nella discesa frenetica della rampa d’ingresso della scuola.
«Ciao Lele!» esclamò la ragazza una volta raggiunto l’amico, senza riuscire a mascherare nel tono di voce lo stupore e, soprattutto, la felicità di vederlo. Si strinse a lui, così da riuscire a coprirlo con il suo ombrello bianco a pois blu. «Niente moto oggi?»
Joele possedeva una Ducati Supersport rosso fiammante, con cui varcava pressoché tutte le mattine il cancello del liceo rombando con vanto agli altri studenti a piedi. Quella motocicletta l’aveva denominata “la sua bambina” e la sfoggiava con particolare orgoglio e gelosia; l’aveva ricevuta come regalo al suo diciottesimo compleanno dai genitori, che non erano per niente messi male finanziariamente. Pur provenendo da una famiglia agiata, il giovane non era né arrogante né viziato, anzi, era molto più modesto e coi piedi per terra di altri allievi, e ciò contribuiva alla sua già cospicua popolarità tra le ragazze.
«Con questo tempo da matti ho preferito venire in autobus.» Le sorrise e le sfiorò la mano con la sua prima di afferrare il manico dell’ombrello così da tenerlo lui, per galanteria ma anche per sollevarlo più in alto; vista la loro notevole differenza di statura, infatti, lui stava prendendo dentro con il capo la cupola dell’arnese. «Adesso però torno a casa con mio padre, mi aspetta in macchina in fondo alla via.»
«Ah ah» annuì la ragazza, subito dopo schiaffeggiandosi mentalmente per quella risposta da ebete. Il fatto è che, anche il minimo contatto fisico con lui la metteva talmente in soggezione da minacciare di farle andare in tilt il cervello. Tutto era rosa e fiori, almeno parlando del suo autocontrollo, quando non lo toccava, quando loro due rimanevano separati da un muro d’aria che raffreddava i suoi bollenti spiriti. Ma in quello spazio ristretto sotto l’ombrello, con le loro spalle premute l’una contro altra e il profumo agrodolce della sua pelle mescolato all’odore di asfalto bagnato che le aleggiava attorno, la giovane si sentiva come Superman alle prese con la sua più grande debolezza, la Kryptonite. Perché sì, in effetti Joele era proprio quello per lei, la sua Kryptonite. ‘Datti un contegno’ si ammonì mentalmente, mentre il cuore le sbatteva furioso contro la gabbia toracica, come volendo evadere dalla sua prigione per arrivare all’amico e azzerare definitivamente la distanza che li divideva. Lei, tuttavia, si era ripromessa più volte che mai e poi mai avrebbe permesso ai suoi sentimenti di rovinare la loro serena amicizia. Era già in uno status previlegiato rispetto ad altre ragazze con una cotta per lui, perché non riusciva proprio a farselo bastare?
«Allora ti accomp-» stava aggiungendo Lucy, per rompere il silenzio da lei prolungato mentre rimuginava sul da farsi con il capo abbassato, ma, voltandosi verso l’amico, le parole le morirono in gola – un’altra volta. Lui era chino su di lei e la fissava con intensità, con gli occhi assottigliati in due fessure, come se stesse esaminando qualcosa di strano, nuovo e preoccupante. Le punte dei loro nasi si sfioravano appena.
«Va tutto bene? Non è da te essere poco loquace, e sei anche tutta rossa. Non sarai mica…» spalancò gli occhi, come se la verità fosse finalmente venuta a galla tra i suoi pensieri, e la ragazza si sentì pervadere da un terrore irrazionale. Che avesse unito i puntini e indovinato i suoi sentimenti, per dello stupido imbarazzo, dopo tutti quegli anni che li nascondeva efficacemente? Era forse quella, la fine?
«...sul punto di ammalarti!?» proruppe lui allarmato, mettendole una mano sulla fronte per misurarle la temperatura corporea. «Lo sapevo, sei calda. E’ per colpa mia, perché per ripararmi con il tuo ombrello ti stai bagnando per metà.» Le accarezzò la guancia, spostandole una ciocca di capelli umidi che le si era incollata allo zigomo. «Come al solito, sei fin troppo gentile nei miei confronti. Grazie Lucy.» Detto ciò, Joele le smollò l’ombrello e corse via sotto la pioggia, ridendo e ululando un “a domani” al vento, e la giovane non trovò nemmeno le forze per fermarlo. I suoi pensieri erano ridotti a un groviglio indistinto. Era rossa? Visibilmente. Accaldata? Eccome, ma per una febbre ben diversa da quella ordinaria. Bagnata? Senza dubbio, e non solo a causa del diluvio. E dire che, normalmente, era lei quella ingenua e lui quello pervertito… l’amore era un bel problema. 

 
 
 
   
 
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