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Autore: Soul Mancini    01/09/2018    2 recensioni
[Scritta in occasione del compleanno di Bouchkour (nome d'arte di Hakim Meridja), cantante super talentuoso! In realtà il suo compleanno sarà il 4 settembre, ma pubblico oggi perché nei prossimi non potrò entrare nel sito. Bando alle ciance, HAPPY BIRTHDAY HAKIM!!! ♥]
Settembre è appena cominciato: i Dub Inc sono nel bel mezzo di un tour che prevedrà una lunga serie di date, quando Hakim si ritrova in balia di una brutta infuenza.
Storia di pioggia che scroscia fuori dalla finestra, anonima stanza d'albergo, capogiri, pacchetti di fazzoletti vuoti e sensi di colpa.
DAL TESTO:
«“Per cena potremmo stare qui, nel ristorante dell'albergo” osservò Jérémie, accennando alla finestra. La pioggia non aveva cessato di cadere nemmeno per un minuto.
“Okay, ci sto. Hakim, a te va di scendere?” mi si rivolse Grégory.
Frastornato, posai lo sguardo sul batterista. “Non ho fame, mi sa che rimango qua. Se a voi non dispiace” affermai.
“E lo lasciamo qui da solo?” chiese Aurélien preoccupato.
Gli diedi di gomito, cercando di fermarlo prima che fosse troppo tardi. Già i miei amici erano nei casini per colpa mia, ora ci mancava solo che dovessero rinunciare alla
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ReggaeFamily

Don't worry about me




Guardare la pioggia mi piaceva e mi rilassava. Tutti trovavano tristi le giornate uggiose, invece a me mettevano allegria.

Avrei voluto sentire anche quel magico ticchettio sul tetto che tanto adoravo; peccato che avessi tre piani di stanze e corridoi sopra la testa.

Distolsi lo sguardo dai rigagnoli d'acqua che si districavano sul vetro e cercai un fazzoletto per soffiarmi il naso. L'ennesimo, uno dei tanti con cui avrei fatto canestro nel cestino della spazzatura.

Mal di gola, naso intasato, tosse: da secoli non mi veniva un'influenza del genere. E proprio nel bel mezzo del tour! Come sempre ero stato attento a non prendere freddo, ma evidentemente non era bastato. Un calo improvviso di temperatura mi aveva colto alla sprovvista e in valigia non avevo abiti abbastanza pesanti per affrontarlo; non mi sarei mai aspettato un evento atmosferico del genere a inizio settembre.

Cercavo di essere positivo come sempre, ma mi veniva difficile in quelle condizioni e con una lunga serie di date previste per le settimane successive.

Cominciavo a sentirmi solo in quella stanza. Alcuni dei miei compagni di band si erano allontanati per l'aperitivo, qualcun altro era rimasto nella sua camera a riposare. Avrei dovuto farlo anch'io, ma non ci riuscivo e non ne avevo nemmeno voglia.

E se mi fossi avventurato in corridoio per cercare qualcuno che mi tenesse compagnia?

Barcollai verso il mio letto, cercando di tenere a bada l'ennesimo capogiro. Era come se avessi una discoteca nel cervello, come se un sadico dj stesse pompando i bassi più del necessario. Mi sedetti con uno sbuffo. Come avrei fatto ad affrontare il concerto del giorno dopo? Ero quasi completamente senza voce.

Ma la cosa che mi tormentava ancora di più e mi faceva disperare era il senso di colpa: non volevo che il resto dei Dub Inc rinunciasse a qualche live per via delle mie condizioni. Non avevo fatto che ripeterlo ai ragazzi per tutto il viaggio verso l'albergo, e loro mi avevano detto di non rompere.

Se non la smetti ti lasciamo in mezzo alla strada” mi aveva minacciato Jérémie senza troppi giri di parole.

Lo conoscevo abbastanza per sapere che l'avrebbe potuto fare davvero.

Un basso ronzio proveniente dalla porta d'ingresso mi annunciò che Moritz, il mio compagno di stanza, era tornato. Ringraziai mentalmente il mio amico.

Ehi!” esordì poco dopo in tono allegro.

Mmh” mugugnai.

Sei distrutto, cazzo” commentò il bassista, venendo di fronte a me per potermi osservare.

Lo squadrai senza realmente vederlo.“Più o meno. Come faccio per il concerto di domani?” mormorai con voce roca; del resto non potevo fare altrimenti.

Moritz mi si sedette accanto sul materasso. “Pensa a guarire, che è più importante. Per il concerto, pazienza!”

Mi lasciai sfuggire un mugolio di protesta e abbandonai la testa sul cuscino. “Mi sento in colpa.”

Moritz mi lanciò un'occhiata scettica “Che cazzo ti sei messo in testa? Colpa?!” sbottò, aggrottando le sopracciglia.

Se il concerto andrà male...” cominciai a spiegare.

Ma il mio amico mi interruppe: “E piantala! Non è da te essere così paranoico; il raffreddore ti fa così male?”. Poi allungò una mano e mi diede una leggera pacca sul braccio con fare rassicurante.

Decisi di cambiare argomento. “Dove sei stato stasera?” domandai, sinceramente curioso.

Al piano di sotto, al bar. Io, Zigo e Ben abbiamo preso l'aperitivo; pensavamo di fare un giro per i dintorni, ma con questa pioggia chi ha voglia di uscire? Non abbiamo incrociato nessun altro, devono essere tutti rintanati come topi” raccontò il mio amico, alzandosi e prendendo a vagare per la stanza come un'anima in pena.

Prima che potessi ribattere, qualcuno bussò alla porta e il bassista si precipitò ad aprire.

Non mi preoccupai di scrutare in quella direzione per evitare un'altra fitta alla testa.

Come sta il malato?” sentii domandare alla voce di Idir. Non avevo dubbi che sarebbe passato; il tastierista si preoccupava sempre per tutti, anche se aveva un modo tutto suo per dimostrarlo.

Come se fossi sott'acqua” risposi senza troppo entusiasmo mentre tiravo su col naso.

All'improvviso avvertii un tocco caldo sulla mia fronte e sobbalzai, sorpreso e spaventato. Non era Moritz e non era Idir; mi ero perso qualcosa.

No, non hai la febbre” affermò poi Aurélien, ritraendo la mano.

Mi voltai lentamente e lo trovai in piedi alle mie spalle, che mi fissava dall'alto in basso. Lo fulminai con un'occhiata. “Non mi ero accorto che c'eri anche tu.”

Lui mi sorrise innocente, con tanto di fossette sulle guance. “Adesso lo sai.”

Non dovresti stare qui, ti potrei contagiare. Almeno uno dei due dovrà cantare bene domani” gli feci notare in tono apprensivo.

Non ti preoccupare.” Aurélien aggirò il letto e mi si sedette accanto.

Tacqui, tanto sarebbe stato tutto inutile.

Intanto nella stanza regnava il caos; altre tre persone avevano fatto irruzione: Grégory, Benjamin e Jérémie. Tutti volevano sapere come stavo e battibeccavano tra loro sul da farsi.

Mi faceva piacere avere i miei amici attorno, però le loro voci intrecciate e sovrapposte non facevano che peggiorare la mia situazione. Mi dovetti trattenere dal sotterrarmi sotto le coperte e intimar loro di andare via.

Per cena potremmo stare qui, nel ristorante dell'albergo” osservò Jérémie, accennando alla finestra. La pioggia non aveva cessato di cadere nemmeno per un minuto.

Okay, ci sto. Hakim, a te va di scendere?” mi si rivolse Grégory.

Frastornato, posai lo sguardo sul batterista. “Non ho fame, mi sa che rimango qua. Se a voi non dispiace” affermai.

E lo lasciamo qui da solo?” chiese Aurélien preoccupato.

Gli diedi di gomito, cercando di fermarlo prima che fosse troppo tardi. Già i miei amici erano nei casini per colpa mia, ora ci mancava solo che dovessero rinunciare alla cena per accudirmi. Non lo avrei mai accettato. “Non sto morendo, ho solo un po' di raffreddore” lo rassicurai, prima di essere assalito da un eccesso di tosse. “Fanculo” bofonchiai poi.

Un po' di raffreddore” ripeté Idir in tono ironico.

Dai, ora ci manca solo che diventiate ipocondriaci al posto mio! Andate pure, non vi dovete preoccupare per me e non dovete nemmeno rimanere a digiuno” ribadii con un sorriso.

Uff. Mi sarei potuto ammalare io al posto tuo, tanto durante lo show devo stare zitto” commentò Moritz dispiaciuto.

Ti sbagli: con le mani sul basso non ti potresti soffiare il naso” gli feci notare con una risatina. “Ecco, lo vedete che sto bene?” aggiunsi poi con un'alzata di spalle. Speravo che, vedendomi ridere e chiacchierare come al solito, si rasserenassero.

Sei sicuro, Hakim? Ma se hai bisogno di qualcosa, ci chiami?” mi domandò Benjamin, avvicinandomisi e posandomi una mano sulla spalla.

Li adoravo. Erano talmente premurosi che mi sembrava di avere una mezza dozzina di mamme attorno a me.

Se non ve ne andate da soli, vi butto fuori dalla stanza! Non mi succederà niente! Adesso scendete, altrimenti non troverete posto in sala!”

E va bene. Ma se hai bisogno chiamaci!” si arrese Benjamin. Si diresse verso la porta e lanciò un'occhiata complice agli altri.

Ah, devo andare a cercare Frédéric. Chissà dove si è cacciato!” esclamò Idir, seguendo il nostro tecnico in corridoio.

In effetti l'altro tastierista non si era fatto vivo: probabilmente stava ancora ronfando tranquillo nella sua camera. Da lui c'era da aspettarselo.

Pian piano tutti lasciarono la stanza e io tirai un sospiro di sollievo, felice di averli convinti.

Prima di richiudersi la porta alle spalle, Jérémie si voltò verso di me e disse: “Comunque, volente o nolente, devi mangiare qualcosa. Ci penso io”.

Cercai di protestare, ma ormai il chitarrista non mi sentiva più.

Starnutii, mi soffiai il naso – ormai arrossato e dolorante – e poi mi sdraiai sul letto, esausto. Non avevo sonno, ma sentivo la testa pesante.

La verità era che l'idea di stare da solo senza far niente mi devastava. Non ero fatto per restare con le mani in mano, mi annoiavo troppo facilmente; tuttavia non l'avrei mai fatto pesare ai ragazzi, preferivo far finta di niente.

Saper recitare bene era un utile pregio. Per i Dub Inc io ero quello sempre allegro, che stava sempre bene e si ingegnava per risollevare l'umore generale.

Cominciai a rigirarmi tra le coperte, indeciso sul da farsi. Potevo sempre guardare la pioggia che scorreva sul vetro della finestra; perché no?

Erano passati solo un paio di minuti da quando i ragazzi se n'erano andati; il familiare ronzio della porta mi fece sobbalzare e mi comunicò l'arrivo di qualcuno. Forse Moritz aveva dimenticato qualcosa.

Hakim, quanto tempo!” esclamò la voce di Grégory in tono allegro.

Cosa ci faceva lì il batterista? Sollevai la testa di scatto per controllare che fosse veramente lì, ma subito la lasciai ricadere sul cuscino, investito da un nuovo capogiro. “Cazzo, mi sembra di essere su una giostra.”

Possiamo entrare o Moritz si arrabbia?” domandò un'altra voce che riconobbi come quella di Idir.

Però, veloci questi camerieri” ironizzai, sperando che quei due mi dessero una spiegazione sulla loro irruzione nella stanza.

Visto? Ci hanno servito direttamente in ascensore!” scherzò Idir, tuffandosi sul letto vuoto accanto al mio. “Moritz mi uccide” bofonchiò poi col viso sepolto nel lenzuolo.

Mi misi lentamente a sedere tra un colpo di tosse e l'altro. “Cazzate a parte: cosa ci fate qui?” domandai, troppo curioso per aspettare oltre. Odiavo la suspense e le divagazioni inutili.

Ti facciamo compagnia, no?” ribatté Grégory in tono ovvio.

E la cena? E Frédéric? E gli altri? E voi come fate?” li bombardai, sempre più accigliato.

Non si dovevano disturbare per stare con me, quante volte glielo dovevo ripetere?

Oggi è il tuo compleanno, Hakim” mi ricordò Idir, sdraiandosi su un fianco per potermi osservare bene.

Lo so, è il 4 settembre. E allora?” Ero confuso: mi avevano già dato gli auguri quella mattina.

Grégory si sedette sul bordo del mio materasso, si tolse il cappellino dalla testa e prese a giocarci in silenzio.

Non puoi passare il tuo compleanno da solo, malato, in una camera d'albergo. Almeno a uno di questi tre punti dobbiamo porre rimedio, almeno dove possiamo... quindi non sarai solo” spiegò con semplicità il tastierista.

Ma non sono tanto in vena di festeggiare, lo sapete. Mi dispiace, sarei voluto uscire e offrirvi qualcosa...” mi rabbuiai.

Non riuscivo nemmeno a essere arrabbiato con loro.

Di' un'altra fesseria del genere e ti lancio il cuscino in faccia” mi intimò Idir.

Macché, Hakim! Se vuoi possiamo anche stare in silenzio e non fare nulla di particolare” intervenne il batterista, lanciando in aria l'oggetto che teneva in mano e riprendendolo al volo.

Dai ragazzi, voi dovete mangiare qualcosa!” protestai ancora.

Stai tremando. Hai freddo?” mi fece notare il tastierista.

Solo in quel momento mi accorsi che in effetti ero percorso da brividi di freddo; il lenzuolo e il copriletto erano scivolati da un lato quando mi ero messo a sedere e nella stanza non c'era tanto caldo.

Sdraiati, ti rimbocco le coperte come faccio ai miei figli!” mi disse Grégory in tono scherzoso, chinandosi per recuperare le lenzuola da terra.

Idir scoppiò a ridere.

Mi lasciai sfuggire un enorme sorriso. Come avrei fatto senza di loro? Avevo degli amici stupendi.

Mi allungai e di slancio abbracciai fraternamente Grégory, rischiando di trascinarlo giù. Lui ridacchiò senza scomporsi troppo, ormai abituato ai miei gesti d'affetto.

Zigo, scappa, altrimenti ti contagia!” scherzò Idir, rigirandosi beatamente sull'altro letto.

Lasciai andare il batterista e presi di mira lui. “Non pensare di scampartela così, Idir Derdiche!” Detto questo mi fiondai verso di lui, per quanto i miei riflessi lenti me lo permettessero. Il tastierista inizialmente finse di opporsi, ma infine si lasciò stringere in un abbraccio.

Non c'erano parole per descrivere quanto fossi grato a entrambi.

Qualcuno bussò alla porta.

Grégory si alzò e vi si avvicinò. “Chi è?”

C'è posta per voi!” annunciò l'inconfondibile voce di Frédéric.

Quando il batterista aprì, un fiume di persone si riversò nella stanza. C'erano tutti, tecnici e tour manager compresi.

Strabuzzai gli occhi, notando gli enormi vassoi che erano stati posizionati sulla cassettiera di fronte ai letti. “Cos'avete combinato?” mormorai.

Siamo qui per festeggiare il tuo compleanno!” proclamò Jérémie in tono solenne, poi aggiunse: “Ti avevo detto che avrei pensato al cibo, no?”.

Ovviamente quando ti stanchi ce lo devi dire, okay? E noi ti lasciamo riposare” aggiunse Aurélien, premuroso come sempre.

Pensavi davvero che saremmo scesi al ristorante senza di te il giorno del tuo compleanno? Ma che razza di amici saremmo stati?” intervenne Moritz.

Ero a bocca aperta, non sapevo che dire. “Ragazzi, ma... la cena... non dovevate... siete dei bastardi, vi detesto!”

Bando alle ciance e iniziamo a mangiare! Prima si serve il festeggiato!” esclamò Jérémie, stracciando letteralmente la carta bianca che avvolgeva uno dei vassoi.

Ecco qua, lui aspettava solo questo momento” commentò Idir divertito, avvicinandosi a sua volta al buffet improvvisato.

Tutti mi attorniarono e si disposero su ogni angolo libero: sul letto, sulle sedie, in terra, perfino sulla cassettiera stessa. Ridevano e scherzavano, mi offrivano da bere, si riempivano i piatti.

Sorrisi commosso. “Io vi ammazzo! Vi voglio bene, ragazzi” ammisi.

Siamo o non siamo una famiglia?” ribatté Moritz, affiancandomi e circondandomi le spalle con un braccio.

Questo e altro per te! Buon compleanno, fratello!” Aurélien mi strizzò l'occhio con un sorriso a cento denti.

Ricambiai il gesto, indeciso se ridere o piangere.

Non ero certo nelle condizioni migliori per fare festa, non avevo tanta fame e non avrei resistito a lungo prima di crollare addormentato, ma ero la persona più felice del mondo.

I miei amici avevano rinunciato a uscire e rischiavano pure di beccarsi l'influenza per colpa mia, ma nonostante questo non mi avevano abbandonato.

Il concerto dell'indomani sarebbe andato malissimo e loro lo sapevano, ma non ce l'avevano con me.

Mentre i miei amici mi ficcavano in mano un piatto stracolmo di cibo, mi convinsi per l'ennesima volta che io senza di loro non sarei stato niente.

Lanciai un'occhiata alla finestra. Fuori continuava a diluviare e a me piaceva così. Dopotutto stavo vivendo un bel compleanno.




♥ ♥ ♥



Ciao a tutti!

Questa storia non mi convince del tutto, ma l'ho scritta in preda al sonno e a un'ispirazione che, se non avessi sfruttato subito, si sarebbe dissolta nel giro di poche ore :D

One shot molto semplice, ma in fondo era così che la volevo ^^ mi dispiace di aver così “maltrattato” il festeggiato, spero che Hakim non se la prenda con me per averlo fatto ammalare – e facciamo le corna, non vorrei portargli sfortuna!

Devo ringraziare l'acquazzone che infuriava fuori dalla finestra per avermi ispirato! XD

Lo so, il suo compleanno non è ancora arrivato, ma ci tengo a fare TANTISSIMI AUGURI al grandioso Hakim Meridja, in arte Bouchkour, che con la sua splendida voce è in grado di farmi emozionare, commuovere e di rassicurarmi! La sua musica – e dunque quella dei Dub Inc – è per me una terapia; questa stupida storia non è abbastanza per far capire a voi lettori quanto gli sono grata!

Grazie a tutti voi, coraggiosi lettori, che ancora una volta vi siete lasciati trascinare da una delle mie improbabili follie :3

E ANCORA TANTISSIMI AUGURI HAKIM!!! ♥



   
 
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