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Autore: DigiPokeLover    01/09/2018    0 recensioni
Per Mirkho, 17 anni, un ragazzo italiano, è un giorno come gli altri. Ma quel giorno, la sua vita cambiò in un modo che non avrebbe mai potuto immaginare. Un nuovo mondo... nuovi amici. Amici molto speciali. Un sogno divenuto realtà. Un'avventura da iniziare... un mondo da conquistare. Col sostegno dei suoi amici... ce la può fare!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arceus, Ash, Celebi, Prof Oak, Team Rocket
Note: Cross-over, Lime | Avvertimenti: Furry | Contesto: Anime, Videogioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Pokémon The Challengers'
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La draghessa di un altro mondo
 
stagione 1 episodio 17
  
«Ahia… ahia… la testa…!»
«Che è successo?»
«Non so, Lucia, c’è una creatura strana stesa lì ai limiti della strada!»
«Sì Giulia ma non urlare…» commento dandole un colpo sulla spalla.
Alzo la testa per vedere di chi si tratta.
«Ma quello… è un drago! O sbaglio?»
«Un drago? – mi fa Tatiana – Intendi proprio un drago o un tipo drago?»
«No, che c’entrano i Pokémon adesso… intendo proprio un drago! Fatemi scendere…»
Io, Giulia e Tatiana scendiamo e ci avviciniamo.
«Guardate! – osservo – Piccole corna sulla testa, ali, coda appuntita, pelle a squame…»
«A essere onesta, li facevo molto più grossi» commenta mia cugina.
«Forse perché… ecco! – la giro leggermente – Vedete? È antropomorfa!»
«Grazie per avercelo fatto notare, Mirkho… ora puoi togliere la mano dal suo seno!»
«Uh… mi scusi… manco me n’ero accorto…»
«Invece di cercare di capire che misura ha di reggiseno, perché non provi a vedere se è ancora viva?!»
«Va bene, Tatiana, va bene…»
Le appoggio una mano sul collo. Onestamente, toccare una pelle a squame mi fa un po’ senso.
«Mmmhh… non sono un medico, ma mi pare di sentire un battito molto debole»
Sentiamo la porta del furgone aprirsi, e arrivare gli altri.
«Oddio… e questa cos’è?!»
«Una draghessa, Samanta… mai visto un drago in vita tua?»
«No, Mirkho… nel senso, di tipi drago ne ho visti a quantità industriale, ma come questo no…»
«Non hai capito… non è un Pokémon! Si tratta di…»
«Ragazzi, cerchiamo di salvarla poiché sembra ancora viva! Guardate, siamo alle porte di Azalina, forse facciamo in tempo a raggiungere l’ospedale, caricatela delicatamente dietro!»
«Subito, Tatiana»
Renamon, Ylenia e Jacopo, lentamente, la prendono in braccio e la distendono dietro. Stavo per risedermi del furgone, quando da dietro sento parlare.
«Si muove! Si sta muovendo!»
Io e Tatiana, che stavamo aprendo le portiere, ci precipitiamo lì, e notiamo che la draghessa ha a malapena aperto gli occhi.
«Dove… dove… sono…?»
«Ehi, sa pure parlare questa…» commenta Renamon.
«Mi sembra ovvio che sappia parlare» fa Tatiana.
«Tranquilla, adesso ti portiamo in ospedale»
Ripartiamo alla velocità della luce, coll’acceleratore al fondo. Finalmente entriamo in città, e subito cerchiamo la direzione dell’ospedale.
«So dove sta, sono già stata qui ad Azalina»
Sembra che Tatiana sappia la strada, bene.
«Sì, ma… Tatiana, c’è il limite dei 50, tu stai facendo i 90 quasi…»
«La vogliamo salvare o no?! E allora sta’ muto una buona volta!»
«Raga, è svenuta di nuovo, ma comunque c’è ancora polso» fa Jacopo da dietro.
Caspita, sembra di essere sul set di Squadra Speciale Cobra 11, per come guida Tatiana!
«Ha detto qualcos’altro?»
«Niente di che, Giulia. – le risponde Renamon – Solo un “chi sei?” rivolto a Jacopo, nient’altro»
Due minuti dopo, ci fermiamo davanti ad un grosso edificio marrone con moltissime finestre.
«Ecco, è questo! Facciamo presto!»
Jacopo se la carica in braccio ed entriamo nell’ospedale.
«Serve subito una barella, è urgente!» urla Tatiana.
La signora che stava al banco dell’accettazione solleva la cornetta del telefono, e mezzo minuto dopo, due medici arrivano con una barella. La draghessa viene caricata sopra, e viene accuratamente visitata.
«Ehi! Eccovi qui! Finalmente vi ho trovati!»
Ci giriamo, e troviamo un’infuriata agente Jenny che ci viene incontro.
«Di chi è il furgone?»
«Mio»
«Signorina, se ne rende conto che Azalina è una città con strade pubbliche e non un circuito di rally?!»
«Me ne rendo pienamente conto, agente Jenny, e chiedo infinitamente scusa, ma era un’urgenza. Come vede, abbiamo accompagnato lei in ospedale»
Tatiana le indica la draghessa.
«Ah, vedo… mmmhh… va bene, per stavolta chiudo un occhio. Ma che non capiti ancora, ok?»
L’agente Jenny esce e se ne va, e noi chiediamo ai medici delle condizioni di questa strana creatura.
«Al momento non possiamo dire molto, – ci risponde – dobbiamo farle degli esami più approfonditi, vi consiglio di provare ad aspettare un po’»
«D’accordo»
Usciamo e ci dirigiamo al Centro Pokémon.
«Dov’è la piazza in cui si esibiranno le Eeveelutions?»
«C’eravamo passati vicino, prima. È una delle piazze del centro storico. Ed è lì che sta anche il Centro Pokémon. Sbaglio o vi ho già detto che le avremmo guardate dal terrazzo?»
«Giusto, non me n’ero ricordato» rispondo.
Raggiunto il Centro Pokémon, prendiamo la camera. L’infermiera Joy ci dice che abbiamo fatto in tempo a trovarne una vuota, che per via del concerto si sarebbe riempito subito.
«Già, meno male che ci siamo sveltiti»
Andiamo a sistemarci, e ognuno si prende il suo letto. Tiriamo fuori tutti i Pokémon per farli mangiare. Tatiana si occupa di tutto.
«Mirkho, chiama il tuo Pikachu, che magari c’ha fame»
«Non è un mio Pokémon, e non è nemmeno un Pikachu. Lei e Zorua ci hanno seguiti da Coronopoli per vedere le Eeveelutions»
Faccio un cenno colla mano al Pikachu, accompagnato da un sorrisino.
«Zoroark?!»
«Ark!» fa lei, allungando una mano… ammesso che la si possa definire tale.
«Oh, wow. So che gli Zoroark sono famosi per i loro poteri illusionistici… piacere, Tatiana. Ti piace il cibo per Pokémon?»
«Ark, zorrr!»
«Capito, ti piacciono i panini… e le piadine? Cavolo, già che ci siamo apriamo un club della piadina… ok, allora tu e Zorua venite a far pranzo con noi di sotto?»
Zoroark annuisce.
«Va bene, allora. Un attimo che gli altri finiscono e poi andiamo»
Tatiana ogni tanto si prende un biscottino e se lo mangia. Giulia la guarda male.
«Che c’è? È buono, sai? Non lo dico perché anch’io sono un Pokémon, ti giuro che ne vale la pena»
«Cuginetta, anch’io ogni tanto sgranocchio qualcosa, hanno un buon sapore!»
«Ok, ok… prima che mi passi l’appetito»
Finito il pranzo dei nostri Pokémon, tocca al nostro. Scendiamo e ci mettiamo in un tavolo, e pranziamo lautamente. Che bello, finalmente, dopo avventure e rotture di palle varie, siamo riusciti a raggiungere Azalina. E ora, seconda medaglia. Non oggi, però. Tengo a ricordare che siamo scesi dall’aereo giusto stamattina, e poi Tatiana e tutto il resto, oggi vorrei riposarmi. Siamo solo al nove luglio, penso che in quattro giorni riusciamo a prenderci una medaglia.
Subito dopo il pranzo, torniamo nella nostra stanza per finire di sistemarci. Passa mezz’ora tra traslochi e faccende varie. Prendo il mio portatile, lo accendo e mi sdraio sul mio letto, coi piedi sul cuscino. Collego il pc alla rete Wi-Fi, che nei Centri Pokémon è gratuita, e avvio Google Chrome. Come homepage ho ovviamente google.it, ma… giusto pochi secondi e mi ritrovo la scritta “Google Johto”. Bè, evidentemente hanno piantato radici anche qui… figuriamoci. Come farebbero ad avere tutti ‘sti capitali sennò… ma vabbè, non ho attaccato internet per vedere se mi cambiava la schermata del sito, ma per fare delle ricerche. Anche se non credo mi stiano riuscendo benissimo…
«Ancora attaccato a quel computer? Cos’avrai mai da fare tutte le volte?»
«Ma no, Giulia… sto solo facendo una ricerca sui draghi antropomorfi… lo sai, li adoro i draghi, e se c’è una specie che ha la caratteristica di essere umanoide, vorrei informarmi, tutto qui»
«E sentiamo, cos’hai scoperto? Ci sono novità?»
«Bho, non so… finora poco e niente, qui continua a spedirmi in siti dove mi viene chiesto se ho almeno 18 anni! Non è che lo faccio apposta!»
«Bè, forse perché i draghi umanoidi sono un’invenzione di qualche pervertito maniaco del porno» mi fa Tatiana guardando lo schermo del computer.
«Tatiana scusami, secondo te quella che abbiamo portato in ospedale stamattina era un’invenzione? È più reale di me!»
«In effetti… bho, mistero… chissà poi da che mondo arriva, sono curiosa di saperlo»
«Penso che ce lo potrà dire quando si sarà ripresa… ma per il momento lasciamola stare»
Interviene Jacopo:
«E poi quella non assomiglia vagamente a quel drago dei videogiochi… come si chiama…»
«Spyro? No no, assolutamente… quello è un altro drago. Ma sarebbe fantastico se anche Spyro esistesse realmente, sono un suo fan sfegatato, li adoro i suoi giochi»
«Comunque sono ansioso anch’io, chissà come sta… spero bene»
Tatiana si guarda un attimo allo specchio che c’è nell’armadio.
«Ragazzi, vado a farmi una doccia, non ho un bell’aspetto… e poi è meglio se faccio lavare ‘sto schifo che ho addosso, è ancora tutto macchiato di terra. Ci si vede»
Tatiana si chiude in bagno. Un paio di minuti dopo sento l’acqua della doccia scorrere.
«Uff… qui non si trova niente. Basta, mi sa che facciamo prima ad aspettare e farci raccontare tutto da quella…»
Voglio ascoltare un po’ di musica, e poi andarmi a fare un giro cogli altri. Subito dopo aver collegato i miei cuffioni, sentiamo bussare alla porta.
Ci guardiamo un po’ tutti.
«Ma chi è? Noi siamo tutti qui…»
«Non so, Rena… avanti!»
La porta si apre.
«Chiedo scusa, dovrei… ehilà, chi si rivede!»
«Kuro?! Cosa ci fai qui?» gli chiede Ylenia.
«Che domande, per vedere le Eeveelutions! Immagino che anche voi siate qui per questo!»
«Sì, è uno dei motivi per cui siamo qui» continua Renamon.
«Uno dei… ah, già, la medaglia, giusto. È un piacere rivedervi, ragazzi!»
Appoggia il suo zainone vicino all’ultimo letto rimasto, poi saluta ognuno di noi dandoci un cinque.
«Non credevo di vederti qui, Kuro… oggi è sabato, pensavo che giocassi il campionato»
«In effetti, Mirkho, stasera la mia squadra gioca in casa con l’Ebanopoli, ma ho ottenuto dal mio allenatore il permesso di un po’ di riposo, visto anche che ho una piccola contrattura al quadricipite della gamba destra, ma tranquilli, è una cosetta leggera, settimana prossima posso tranquillamente giocare»
«E questo Ebanopoli è forte come squadra? Non credo, visto che ti hanno lasciato riposare…»
«No, no… non è uno squadrone, è una di quelle squadre che lottano per non retrocedere; a meno che i miei colleghi non mettano in atto un suicidio collettivo non dovrebbe capitare niente»
«Ah ecco, eh eh… tipo la Juve quest’anno» commento guardando Ylenia, anche lei tifosa bianconera.
«La Juve? Che è successo stavolta?»
«Ah, Kuro…»
Faccio dei gesti colle mani.
«Di nuovo? Ma sono fusi proprio?»
«Credo di sì… ma al di là di quello, come fai a conoscerla?»
«Ogni tanto m’informo su qualche campionato del mondo reale, così per curiosità»
Poi mette mano al suo borsone.
«Non vi dispiace se alloggio qui?»
«Ma va’, non dirlo neanche, certo che puoi!» rispondo.
«Sapete, è che l’infermiera Joy dice che preferisce riempire pian piano le stanze, per non lasciare posti vuoti… e quindi, finita una stanza, “apre” l’altra…»
«Ma non porti certi problemi, lo sai che tra di noi sei sempre il benvenuto!» gli risponde Renamon.
«Grazie ragazzi, siete fantastici» commenta, sedendosi sul suo letto.
Kuro sta ancora sistemando le sue cose, quando Tatiana esce dal bagno.
«Gente, eccomi a nuovo. Ora vado veloce alla lavanderia… eh? Tu sei…?»
Kuro si volta.
«Oh… ehm… salve, signorina. Vi conoscete?»
«Ci siamo incontrati stamattina, mi hanno aiutata… in una faccenda delicata»
«Capito. Io sono Kuro, gioco a calcio nel Mogania, piacere»
«Piacere mio, mi chiamo Tatiana, e vengo dalla regione di Kalos»
«Infatti non mi sembrava che lei fosse un Pokémon di queste parti»
«Già. Dammi pure del tu, non c’è problema. Adesso perdonami ma sono indaffarata, eh eh. Devo andare nella lavanderia là in fondo alla piazza a far lavare della roba, vado e torno. A dopo, ragazzi»
«Ciao, Tatiana»
La Helioptile esce e se ne va.
«Ragazzi, non è per fare domande strettamente personali, ma… che specie di Pokémon è quella?»
«Si tratta di una Helioptile, e a quanto dice lei, è un Pokémon abbastanza comune nella sua regione» rispondo.
«Vedo. Comunque… l’avete incrociata prima di arrivare ad Azalina o l’avete conosciuta qui?»
«Non… non l’abbiamo incrociata… come dirlo, l’abbiamo salvata da un Ursaring che stava per farla secca mentre lei raccoglieva bacche»
«Oh wow, avventurosa la ragazza…»
Io, Jacopo e Renamon ci guardiamo e ridacchiamo lievemente.
«Ci ha portati qui in furgone dalla zona dell’aeroporto»
«Furgone? Vuoi dire che quel furgone parcheggiato là sotto in sosta vietata è il suo?»
«Sosta vieta… cosa?!» fa Giulia.
«Qualcuno glielo faccia notare, perché le multe per sosta vietata qui nella regione di Johto non sono leggerissime!»
«Le faccio io uno squillo» fa Renamon.
«E poi non ho capito… avete detto aeroporto, ma… lei raccoglieva bacche in aeroporto?»
«Nooo mi sono espresso male, ascolta… volevamo andare ad Azalina, ma inconsapevolmente stavamo tornando a Violapoli… ci siamo ritrovati a salvare lei e poi siamo finalmente giunti qui. Se non fosse stato per Tatiana… ma comunque noi eravamo in aeroporto perché eravamo appena tornati da Coronopoli, dov’eravamo andati a vedere il torneo di calcio-canestro»
«Coronopoli, hai detto?»
«Sì, perché?»
«Ecco… nella squadra di calcio (normale!) di Coronopoli, gioca mio fratello maggiore, Robert»
«Sì?!»
«Non v’è per caso capitato di incontrarlo?»
«Mmm… aspetta… sì! Accanto a me e Renamon si è seduto un Umbreon col ciuffo in avanti…»
«È lui, è Robert. Un attimo, tiro fuori una sua foto nel telefono… ecco qua»
Osserviamo la foto e rimaniamo di sasso.
«Sissì, confermo, è lui che abbiamo visto allo stadio, me lo ricordo bene!»
«Wow. E ditemi, vi siete parlati?»
«Non molto, – fa mia cugina – ci ha solo detto da dove si esce dallo stadio, perché noi stavamo sbagliando direzione»
«Mi sembra di capire che voi sbagliate direzione spesso… ih ih… vabbè, dai, qualche avventura in più non fa male»
Dipende dai casi, Kuro!
«Tatiana sta spostando il furgone» fa Renamon entrando dal terrazzo.
Qualche secondo dopo, torna da noi.
«Grazie per avermi fatto notare il divieto, ragazzi, non me n’ero accorta… comunque, ricordatemi di ripassare in lavanderia fra tre ore per ritirare la roba, sennò sapete che mi dimentico»
«Ok… contaci»
Faccio che rimettere mano al mio computer. Ma sentiamo bussare di nuovo.
«E che cavolo, ogni volta che tocco ‘sto computer… adesso lo spengo così siamo a posto!»
Giulia apre la porta, e ci troviamo l’infermiera Joy.
«Salve, ragazzi. Sono venuta ad avvisarvi che il primario del reparto di rianimazione vi vorrebbe ricevere in ospedale subito»
Kuro scatta in piedi e ci guarda tutti.
«Perché?! Che è successo? È stato ricoverato qualcuno? A me sembra ci siate tutti!»
«No… non si tratta di noi. Una ragazza… strana, che abbiamo trovato svenuta prima di arrivare in città e che abbiamo portato subito in ospedale. Noi stiamo benissimo»
«Cosa che mi è quasi costata la patente!» interviene Tatiana.
«Ah, per fortuna… mi era venuto un colpo… e di chi si tratta? Perché hai detto “strana”, Mirkho?»
«Perché… ecco, non è né del mondo reale, né di questo»
«E nemmeno del mio» fa Renamon.
«Un altro mondo? Mmmhh… interessante. Carino sapere che non siamo soli nell’universo!»
Kuro, è una frase ad effetto? La stessa cosa la penso io da quando sono qui!
«Vabbè, – fa mia cugina – non perdiamo tempo, andiamo! Kuro, vieni anche tu?»
«Ok, sono curioso di vedere di chi si tratta»
Scendiamo e ci infiliamo nel furgone, e visto che non ci sono le bici, c’è ancora più spazio. Stavolta Tatiana va a velocità un po’ più normale, giustamente. In cinque minuti d’orologio siamo all’ospedale. Entriamo e cerchiamo subito di capire da che parte bisogna andare.
«Salve, ragazzi. Siete voi che avete portato quella draghessa qui?»
Alla nostra destra vediamo arrivare uno col camice bianco, occhiali a lenti rettangolari e capelli tirati indietro.
«Sì, siamo noi. Lei è il primario?» gli fa Tatiana.
«Sono io. Posso chiedervi di seguirmi?»
Lo seguiamo. Salendo un bel po’ di scale arriviamo due piani più sopra, dopodiché percorriamo un lungo corridoio. Leggo la scritta “reparto di rianimazione”.
«Ecco qui la vostra amica, è in questa stanza»
Ci fermiamo davanti ad un grosso finestrone, attraverso il quale osserviamo, all’interno, la draghessa attaccata ad un respiratore e ad una flebo.
«Veramente non è nostra… vabbè, non è importante. Ci può dire com’è messa? Sta bene, spero» gli chiedo.
«All’inizio pensavamo peggio. Non è messa malissimo, ma nemmeno tanto bene. Abbiamo riscontrato in quella ragazza un forte stato di disidratazione e denutrizione. Se vogliamo fare delle stime… credo che sia senza mangiare da almeno quattro giorni»
«C-Cosa…?! Non è possibile… i boschi fuori Azalina sono ricchi di bacche!» prosegue Tatiana.
«Non tutti. Quelli immediatamente prossimi alla città non producono bacche, e inoltre ci sono alcuni arbusti che producono frutti velenosi» precisa il medico.
«Oh… povera. Spero che si riprenda… per quanto ne avrà? Ce lo sa dire, più o meno?»
«Mmmhh… all’incirca… bè, è meglio se la osserviamo ancora per un paio di giorni, è meglio»
«Mh… ok. Si può entrare per vederla da vicino?»
«Mirkho, che domande sono?!» sbotta Giulia.
«Eh… d’accordo. Non entrate tutti, però, e non toccate i macchinari nemmeno con un dito»
Decidiamo di entrare io, Renamon e Tatiana. Ci avviciniamo al suo letto.
«Wow… guardate le sue ali» fa Renamon.
«Sembrano… a occhio sembrano fatte… chessò, di seta?» prosegue Tatiana.
Allungo una mano verso il suo braccio e, leggermente, glielo accarezzo.
«Fai piano» mi fa la mia ragazza.
«Ah… ma che cos… è un po’… viscida? O sbaglio? Cavolo, è come se…»
Mi sta venendo un senso di nausea a toccare la sua pelle squamosa. Ad un certo punto, però, apre gli occhi. Istintivamente rimetto la mia mano a posto, mentre Renamon mi afferra l’altra.
«Amore, forse è meglio se andiamo»
Renamon mi allontana dal letto, ma mentre mi giro, mi sento afferrare l’altro braccio. Non è una presa forte, però.
«Chi… chi siete…? Dove… mi… trovo?»
Spaventato, rimango in silenzio per un paio di secondi.
«Io sono Mirkho, e loro due sono Renamon e Tatiana. Sei all’ospedale di Azalina, e sei messa abbastanza male… rilassati, tranquilla»
«Mirkho, non penso che sappia che posto è Azalina» commenta Tatiana.
«Cos’è… successo? Mi sento… stanca…»
«Stai tranquilla, ti devi rimettere in forze. Non sforzarti»
Per quanto mi faccia senso, le stringo una mano tra le mie per qualche secondo, ma poi sono costretto a lasciargliela in preda ad un quasi voltastomaco.
Usciamo dalla stanza e raggiungiamo gli altri.
«Mirkho, quando ho visto quella che ti afferrava il braccio, mi è venuto un colpo…»
«Anche a me, Lucia. Per due o tre secondi ammetto di aver avuto paura»
«Com’è messa?» mi chiede Davide.
«Non tanto diversamente da come l’abbiamo trovata stamattina. Dopotutto, è qui solo da poche ore» risponde Renamon al posto mio.
«Ve l’ho detto, devono passare almeno due o tre giorni prima che stia un po’ meglio. Ora potete andare, la mia intenzione era solamente quella di aggiornarvi sulle sue condizioni»
«Ok, grazie, dottore. Arrivederci»
Scendiamo, stavolta coll’ascensore, e mentre ci avviamo al furgone, a Davide sorge un dubbio:
«Ma… la riabilitazione, casomai la dovesse fare, gliela fanno fare loro?»
«Sissì, è compito loro» risponde Tatiana.
«Sarà anche compito loro, ma se non dovesse saper volare, chi glielo insegna?» chiedo.
«Bho… vedremo cosa fare»
«Sì, glielo dobbiamo insegnare noi che non sappiamo volare!»
«Eh bè, qualcuno glielo dovrà insegnare! E se non loro… ci siamo solo noi»
«Ok… perfetto»
Stavo per salire al mio solito posto, quando mia cugina mi ferma.
«Mirkho, aspetta… hai qualcosa che brilla nella mano destra»
«Cosa? – mi guardo la mano, e trovo una specie di triangolino molle – E che è sta roba?»
Si avvicina anche Tatiana.
«Mirkho, Giulia, sapete cosa penso? Credo che sia una squama di quella draghessa…»
«Eh?!»
Guardo meglio quel “triangolino”… in effetti è dello stesso colore della pelle di quel drago, e per di più c’è anche del tessuto epiteliale attaccato!
«Aaahhh!!! Che schifo!! – muovo violentemente la mano – Cazzo ragazzi, toccare la pelle di quella è come toccare la pelle dei pesci!»
«Ehi, Mirkho, – mi fa Tatiana – nato e cresciuto vicino al mare, e odi il pesce? Strano!»
«Esatto, il pesce mi fa vomitare. Rimini è terra di piadina, non di pesce!»
Dopo essermi pulito la mano con una salviettina datami dall’Yle, ritorniamo al Centro Pokémon.
Una volta arrivati, Renamon si va a fare una doccia. Io mi rimetto al mio pc.
«Ehi, Kuro, vie’ mo’ qua»
«Mh? Che c’è, Mirkho?»
«Guarda… ti faccio vedere alcune foto di Rimini»
«Massì, sono curioso. Eccomi»
«Questa è una vista aerea di piazza Cavour, nel centro storico»
«Wow, bella grossa… carina quella fontana lì, quando è stata costruita? He delle belle linee»
«Gran parte dei monumenti storici di Rimini sono tutti di epoca romana»
«Ehm… non comprendo appieno il concetto, scusami»
«Ah… oddio, no, scusami tu… è una lunga storia, ti spiego tutto dopo, così almeno ripasso storia per l’anno prossimo a scuola»
«Storia? Si tratta di roba antica, dunque?»
«Sì, saremo sui… mmm… duemila e rotti anni quelli più antichi»
«Urca! Belli vecchiotti, dunque»
«Sì! Pure il ponte Tiberio, quello che porta al centro storico, ha circa duemila anni»
«E sta ancora in piedi?»
«Mh-mh. Non so come caspita fa, ma sta in piedi, ci passano bici, moto, auto… avoja!»
«Bello robusto. Hai una foto anche di quello?»
«Sì, ecco qui»
«Bello bianco, mi piace»
Gli faccio vedere quasi tutti i punti della città, e lui sembra perfino divertirsi.
«E questa è casa mia e di mia cugina… e se Renamon avrà voglia di venire a vivere con me, sarà anche sua»
«Non è male… l’unico peccato è che essendoci la ferrovia lì dietro, il rumore del treno non sarà proprio conciliante…»
«Lo so… io e Giulia ci siamo abituati crescendo, per noi è diventato normale. Solo che… quando passano i treni merci…»
«Che succede? Viene giù la casa?»
«Eh, più o meno… – risponde Giulia – certe volte, più di mezzo minuto di casino assordante!»
«Wow, consolante, eh eh… ma al di là di quello sono sicuro che si tratta di un bellissimo posto! Mi è venuta una voglia matta di andarci!» fa, stringendo il pugno.
Mi sento in qualche modo costretto a frenare il suo entusiasmo.
«Sì, sì, Kuro… ma tengo a ricordarti che non esistono i Pokémon nel nostro mondo, quindi, quando faremo la cena tutti insieme, ti prego di andarci piano… e tieni i tuoi fari a posto, intesi?»
«I fari? Mica sono un’auto!»
Gli do due pacche sulla testa.
«Sai usare Flash?»
«Ah, ora ho capito! Eh eh eh… va bene»
«Apparte che il pianterreno di casa mia è sempre illuminato… quella rimbambita di mia nonna tiene sempre tutto acceso»
Renamon esce dal bagno.
«Ragazzi, – fa – che ne dite se facciamo un giro qui intorno?»
Tutti siamo d’accordo. Spengo il mio computer, e mi metto le scarpe. Usciamo e ci incamminiamo. Quelli che visitiamo sono in maggioranza negozi di souvenir, e quasi tutti facciamo compere.
«Bella gente, m’è venuta fame… che ne dite se andiamo in quel bar lì a mangiare qualcosina?»
Effettivamente, ho una bella fame. Entriamo, ed io prendo un bel paninozzo, con un giornale. Parlottiamo un po’. Venti minuti dopo, decidiamo di riprendere il giro, giusto ancora un po’, per poi rientrare per la cena. Qui si respira una bella arietta.
«Bene bene… guarda chi si rivede! Hai finalmente deciso di ricomparire?»
Poco lontano da noi, una creatura dal pelo bianco con un sorriso maligno ci osserva.
«E questa chi è?» chiedo, facendo un gesto colla mano.
«T-Tu?! M-Ma che cosa ci fai qui?!» osservo Renamon, ed è sbiancata in volto!
FINE
   
 
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