I
personaggi della saga di Harry Potter sono di proprietà
dell’autrice JK Rowling
e l’opera, di mia invenzione, è stata scritta
senza scopo di lucro
Notte in casa
Weasley
Hugo Weasley
piangeva. Di nuovo. Ron era in cucina a bere un
bicchiere d’acqua. Sbuffò. Avere un figlio era
ancora possibile. Averne due era
come gestire una squadra di Quidditch. Non avevi più tempo.
Né abbastanza occhi.
Si incamminò lungo le scale e imboccò il
corridoio verso la stanza dei bambini.
Vide sua moglie uscire dalla stanza padronale stropicciata dal sonno e
dalla
stanchezza. Le sorrise. Era bellissima. Si avvicinò a lei e
le baciò una
guancia. “Torna a letto. Io sono già
sveglio” lei gli sorrise “Sicuro?” Lui
annuì. “Grazie. Vengo fra un’ora a darti
il cambio” E ritornò in camera.
Si diresse
velocemente verso la cameretta, prima che Hugo
svegliasse la sorella. Era la terza notte che faceva quel giochetto. Si
svegliava di notte senza nessun motivo apparente e voleva giocare.
GIOCARE. Non
aveva fame. Non doveva essere cambiato. Voleva solo stare sveglio e in
compagnia. Per almeno tre ore.
Come
entrò in camera vide il lettino scosso dai singhiozzi
del bambino. Si avvicinò velocemente, ma la bambina che
dormiva nel letto sul
muro opposto improvvisamente si mise seduta, stordita.
“Papà!” esclamò,
stropicciandosi un occhio con il palmo della mano. Ron prese in braccio
Hugo e
si sedette sul letto della figlia. “Torna a dormire piccola.
Tuo fratello si è
svegliato. Adesso lo aiuto a riaddormentarsi” la bimba
sbuffò esattamente come
faceva Ginny quando era piccola e si sdraiò su un fianco con
una smorfia che
gli ricordò tantissimo sua moglie. Sorrise ai suoi bambini.
“I maschi non sono
capaci di fare niente da soli” Sentenziò la
piccola. Ron sorrise. “Te l’ha
detto la mamma?” “No. Lo dice zia Ginny”
riappoggiò la testa sul cuscino e si
addormentò. Ron sorrise, la coprì con la coperta
e si alzò con in braccio il
figlioletto.
Lo
guardò. Il bambino aveva i suoi capelli e i suoi occhi,
mentre i lineamenti erano della madre. E lui lo guardava con la
boccuccia
aperta. Si incamminò verso la porta e iniziò a
camminare avanti e indietro
dondolando il bambino. Ginny aveva detto che era successo anche a James
un
periodo così, in cui si svegliava di notte senza motivo e
lei lo faceva addormentare
passeggiando per il corridoio e raccontando al figlio le storie di Beda
il
Bardo. Ron camminò, ma in quel momento non gli venne in
mente nessuna fiaba. O
Merlino! Com’erano? Si ricordava solo qualche barzelletta
sconcia, tratta da ‘Il
pentolone salterino’, che girava in ufficio al Ministero. Di
sicuro non erano
adatte al figlioletto. Sospirò nervoso e il bambino dovette
sentirlo perché
gnolò, così iniziò a raccontare della
sua giornata da Auror pur di non farlo
piangere.
“….Sì
e poi, il Ministero è un bel posto e sai cosa fanno di
bello? Ci regalano i biglietti per andare a vedere la Coppa del Mondo
di
Quidditch. La prossima sarà fra due anni, piccolo. E potrai
venire anche tu.
Vedrai come sarà bello. Purtroppo l’ultima volta
ha vinto la Francia e noi ci
siamo dovuti subire tua zia per settimane che ridacchiava alle nostre
spalle.
Ma vedrai che la prossima volta l’Irlanda vincerà
di sicuro. Ti ho mai raccontato
di quella volta, nel 1994, quando l’Irlanda
affrontò la Bulgaria e nel momento
in cui le scope presero quota…”
Ron
raccontò al piccolo Weasley affascinato tutta la finale
in cui l’Irlanda batté la Bulgaria, esagerando un
po’ in alcune parti e
omettendo del tutto altre. Alla fine, mentre elencava la formazione
della
squadra vincitrice non si rese conto che il bambino si era
addormentato, mente
lui gesticolava con la mano libera muovendosi nella stanza mimando voli
e
acrobazie.
“Il
Quidditch annoia lui quanto me” Ron si bloccò alle
parole
della moglie, ferma sulla soglia della camera. Quando si rese conto che
il
piccolo dormiva profondamente, cercò di giustificarsi mentre
sentiva le
orecchie arrossarsi. “Io…”
Lei
gli sorrise
intenerita e si avvicinò a lui. “Sei riuscito a
farlo addormentare. Sei stato
bravissimo” E lo baciò leggermente sulle labbra,
in punta di piedi. Accarezzò
il bambino sulla testa e si girò verso il letto della
primogenita andando a
controllare anche lei. Ron rimise il bambino nel lettino e lo
coprì con la
copertina fatta dalla nonna. Rimase un attimo a guardarlo.
Sospirò. La mora si
avvicinò a lui e gli appoggiò la mano sulla
schiena.
“Tutto
bene?” lui annuì “È
faticoso…”
“Già.
E sono ancora piccoli. Vedrai quando cresceranno.”
Appoggiò
la testa alla sua spalla e sussurrò “Ti sei
pentito?
Di come sono andate le cose?” La sua voce tremò e
guardò da un’altra parte. Ron
si voltò verso di lei. Le prese il mento con la mano e la
obbligò a guardarlo
in faccia. Aveva gli occhi lucidi. “Non sono pentito.
È faticoso sì, ma è
stupendo. Stare insieme, è stupendo” lei
annuì sorridendo.
“Andiamo
a letto, Weasley”
Ron riconobbe il suo tono “Se vengo a letto con te, mi
chiamerai per nome?” disse
lui con un sorriso malizioso “Lo spero” rispose
lei, divertita, prendendogli la
mano.
Ron era
contento. Era una bella notte ed era una bella vita,
la sua.