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Autore: Lyla Vicious    01/09/2018    1 recensioni
E se fosse lui l'ammiratore segreto misterioso? Nah, non era così stupida da illudersi che un tipo del genere fosse il classico principe azzurro.
Assomigliava piuttosto a una versione punk e ulteriormente disadattata di un personaggio dei film di James Dean che andavano per la maggiore ai tempi dei suoi genitori.
Un ribelle senza causa, dunque.
“Toglitelo dalla testa” la fece rinsavire Margareth:” Non è assolutamente il tipo per una relazione seria.”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Lo studio del dottor William Mortimer era quanto di più remoto ci si aspettasse dall'ambulatorio dello psichiatra di un ospedale lineare e minimale come quello.

Tanto per cominciare, le pareti erano ricolme di scritte motivazionali del genere “io valgo” o altre simili parole dalla positività quasi nauseante, riproduzioni a buon mercato di quadri di Picasso, e ovviamente non mancavano neppure acchiappasogni quasi esoterici e mandala che immergevano i pazienti in un'atmosfera dalle tipiche vibrazioni New Age.

Tra tutte quelle decorazioni, troneggiava perfino il dipinto di un gatto siamese, che dava l'impressione di fissarti in maniera ossessiva con i suoi occhi penetranti e indagatori, per tutta la durata della seduta.

Quel giorno, come ogni Lunedì, era il turno di Judy, la quale si sentiva quasi in soggezione al cospetto di tutta quella vitalità scoppiettante e si chiedeva perché il medico non puntasse ad un altro genere di arredamento, meno intimidatorio e più confortante, di fronte al quale a nessuno venisse l'istinto di fuggire.

Come sempre, la prassi dell'appuntamento era consistita nel salutarla con fare solare, farla accomodare e porle le usuali domande di ruotine.

Il dottor Mortimer non si limitava a somministrarle i farmaci, come sarebbe stato prevedibile da parte di qualsiasi psichiatra, ma -e questo si sarebbe potuto facilmente dedurre dalla targa quasi nascosta dai numerosi dipinti della stanza- esercitava anche in qualità di psicoterapeuta.

Perciò si trattava di un'effettiva seduta da uno psicologo.

E in quel preciso momento l'aveva scrutata pensieroso, chiedendole:”Come procede con quel tipo che continua a metterti i fiori sul tavolo?”

Lui ovviamente conosceva tutta la vicenda, essendo sempre stato aggiornato dalla sua paziente.

“Non è cambiato nulla, succede ogni mattina.” Sorrise, in fondo queste attenzioni la lusingavano.

E in cuor suo si augurava che non terminassero.

Infatti non ne aveva praticamente ricevute da nessuno, neppure dai propri genitori, che la riempivano di oggetti e cose materiali, per compensare alla loro costante anaffettività.

“Pensi di fare qualcosa in merito?”

“Vorrei scoprire chi sia, ma ho anche paura...”

Ho paura che finisca tutto.

Nonostante questo, la curiosità la stava lacerando da settimane, e non sarebbe stata in grado di attendere anche soltanto una settimana in più.

Doveva fare qualcosa e porre fine a quella storia una volta per tutte, saziare la propria curiosità, per quanto fosse anche piuttosto probabile che si trattasse di un maniaco.

Tutto sommato si trovava nel posto giusto.

“Vai avanti, ma stai molto attenta, potrebbe anche trattarsi di un malintenzionato.”

“Certo, ma c'è anche un'altra cosa, non gliel'ho mai detto, non ancora...c'è un ragazzo che vedo ogni giorno, costantemente...so soltanto che si chiama Mike, Mike Sanders...” Bisbigliò quasi Judy.

“Ovviamente vedo anche lui, ma non mi è consentito divulgare informazioni sui miei pazienti, sai, il segreto professionale.”

“Capisco, naturalmente.” le guance della ragazza si imporporarono lievemente.

“Noto che un po' ti piace.”

“N-non, non è vero.” Judy si mordicchiò il labbro inferiore.

“E allora perché sei arrossita così all'improvviso? Ti dico solo di lasciarlo perdere.” il dottor Mortimer tornò serio:”una relazione di qualsiasi genere potrebbe scombussolarlo al momento.”

“D'accordo.” Fece Judy con un filo di voce, abbassando la testa.

Ancora una volta si ritrovava con le spalle al muro, a sentirsi dire di non avere alcuna possibilità.

Il rifiuto era una costante matematica della sua esistenza.

“Comunque.” puntualizzò lo psichiatra:”Io e la commissione dell'ospedale abbiamo esaminato la tua situazione nel corso di quest'ultimo mese, e riteniamo che tu, alla luce dei tuoi progressi, abbia diritto ad una libera uscita settimanale, a partire da questo Venerdì.”

La ragazza lo ringrazio, almeno si trattava di una nota di velato ottimismo che si aggiungeva ad una giornata dalle premesse fosche.

Si guardò nervosamente intorno, tamburellandosi le cosce con le dita, finché non si decise:”Sì, credo che mi piaccia, anche se non ho alcuna possibilità, a quanto pare.”

“Sono lieto del fatto che sia stata sincera.” le sorrise.

Proseguirono la seduta conversando del più e del meno, anche poiché il dottor Mortimer era un tipo piuttosto gioviale, che ben si prestava a discorsi lunghi e articolati.

Quindi risero a lungo, gesticolando come una coppia di vecchi amici e non come un medico e la sua paziente.

Finché l'uomo di mezza età non si risistemò sul naso gli occhiali dalle lenti spesse come un fondo di bottiglia e la congedò con un saluto.

Judy si sentì da una parte maggiormente sollevata rispetto a quando il suo interesse nei confronti di Mike costituiva un segreto tra lei e le sue amiche, ma, dall'altra, si scopriva sopraffatta da una sensazione molto vicina alla vergogna, perché quella sua cotta era qualcosa da celare e non rivelare, qualcosa che non si sarebbe mai realizzato nella vita reale.

Era lo stupido sogno di una ragazzina ingenua, che temeva addirittura di alzare la propria voce.

Era comunque contenta del fatto di aver ottenuto quel giorno di libera uscita, grazie al quale avrebbe potuto riprendere con più facilità il contatto con il mondo civile, lontano dalle sbarre alle finestre del Sunrise Bay.

E lontano da Mike.

  
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