Capitolo 14: Voyage of the Fallen
Someday in a final
storm
We will get back our mortal lives again!
Come on a voyage with
us
Our quest is calling
All hear the oceans howling
Voices of the Fallen
Too long we’ve roamed these waters
We’ve blown our hearts down
Our homeland we’ve forgotten
All we know is gone now…
(“Voyage of the Fallen”
– Xandria)
Il Dottor Strange stava spiegando agli altri
Avengers come si sarebbe svolto il teletrasporto.
“Io
aprirò il portale e mi teletrasporterò per primo su Titano” disse, “in modo da
controllare la situazione. Se tutto sarà a posto, teletrasporterò anche voi,
uno o due alla volta.”
“Molto
bene” tagliò corto Stark. Ora che il momento era giunto voleva togliersi il
pensiero al più presto. “Puoi andare, allora, Strange, dopo di che sarò io il
primo a essere teletrasportato.”
“E
io verrò con lei, signor Stark!” intervenne subito Peter.
“Non
se ne parla nemmeno, ragazzo. Prima mi assicurerò che non ci siano rischi: tu
dovrai essere teletrasportato fra gli ultimi.”
Peter
non si scompose e si avvicinò di più a Tony.
“Mi
ha detto che non dovrò stare a più di tre passi da lei” gli ricordò, “e quindi
ci faremo teletrasportare insieme.”
“Non
provarti a usare le mie stesse parole contro di me, ragazzino, ti avverto”
iniziò a dire l’uomo, ma poi, di fronte alla logica semplice e al sorriso
disarmante di Peter, dovette cedere. “E va bene… Strange, allora puoi
cominciare da noi non appena sarai giunto su Titano.”
“Ho
ancora una cosa da fare prima del teletrasporto su Titano” disse lo stregone.
Il suo sguardo era fisso su Bucky.
Senza
altre parole, si avvicinò al giovane e gli prese la testa tra le mani, in una
stretta delicata ma decisa.
“Ma
cosa…?” mormorò Steve, mentre il suo compagno sbarrava gli occhi e sembrava
respirare a fatica.
“Che
sta succedendo, signor Stark?” domandò Peter, allibito.
“Non
lo so, ragazzo, ho smesso di cercare di capire le stranezze di questo
individuo” replicò l’uomo, mascherando con l’ironia la sua preoccupazione.
“Senta,
io non so che idee abbia, ma le assicuro che in Wakanda ci siamo occupati noi
di Barnes senza bisogno di incantesimi
o altre assurdità” intervenne T’Challa, ma Visione lo interruppe.
“Non
preoccupatevi: il Dottor Strange sa quello che sta facendo” disse.
“Beh,
allora vorremmo saperlo anche noi” esclamò Steve, perdendo la pazienza nel
vedere la strana reazione di Bucky al tocco dello stregone.
“Cosa
sta facendo il Dottor Strange, signor Stark?” domandò di nuovo Peter all’uomo, con
dipinta sul volto la convinzione che Tony Stark fosse onnisciente.
“Come
ti ho detto prima, non ne ho la più pallida idea, ragazzo, ma qualunque cosa
sia spero almeno che la faccia in fretta” fu la deludente risposta di Stark.
A
quel punto Strange si staccò da Bucky e lo fissò negli occhi, poi, lentamente,
iniziò a pronunciare la sequenza di parole in russo usate dall’Hydra per
condizionare la sua mente.
“Hai
perso completamente la ragione, Strange?” reagì allora Stark con veemenza,
mentre Steve e T’Challa erano troppo sbalorditi per dire o fare qualsiasi cosa.
Poi, però, anche Stark tacque e osservò.
Niente.
Non succedeva niente. Bucky non reagiva alle parole che fino a pochi istanti
prima lo avrebbero trasformato nel letale Soldato d’Inverno, al contrario si
limitava a guardare Strange con occhi limpidi e un’espressione interdetta.
“Mi
scusi, ma che diavolo sta dicendo? E’ una formula magica?” domandò poi allo
stregone.
Steve
aveva le lacrime agli occhi. Dimenticando per una volta la sua riservatezza e il
suo pudore, si slanciò verso Bucky e lo strinse forte tra le braccia.
Natasha,
che a quanto pareva era una delle poche ad aver capito qualcosa in tutta quella
faccenda, si offrì di spiegare ciò che era successo.
“Dottore,
correggimi se sbaglio: hai cancellato il condizionamento che l’Hydra aveva
impresso nella mente di Barnes?” disse. “A quanto pare la sequenza di parole
non ha più alcun effetto su di lui.”
“Esatto”
replicò Strange, tranquillo. “Avevo avvertito qualcosa che lo turbava, qualcosa
che dal passato stendeva la sua ombra su di lui. Ho sondato la sua mente, ho
trovato quelle parole e le ho cancellate: adesso non significano più nulla per
lui.”
“Beh,
è una buona notizia, almeno una prima di andare in quel buco nero da dove
chissà se usciremo vivi” brontolò Sam, che non era molto ottimista sul successo
della missione.
“Mi
fa piacere per Barnes e per il resto del mondo che non dovrà più temere un
ritorno del Soldato d’Inverno” commentò Stark, scettico, “ma era una cosa così
necessaria da fare adesso? Dubito fortemente che Thanos avrebbe usato i metodi
dell’Hydra per scatenare Barnes contro di noi…”
“No,
non l’ho fatto per questo” ribatté il Dottor Strange. “La mente di Barnes non
era libera, non era concentrata. Nel suo animo rimaneva la paura di poter
essere un pericolo piuttosto che una risorsa, mentre adesso potrà lottare
contro Thanos senza pensare ad altro e sarà un combattente molto più efficace.”
Le
motivazioni di Strange non interessavano però a Steve, che continuava a
stringere in un abbraccio forte e avvolgente il suo compagno; Bucky, da parte
sua, aveva compreso solo adesso ciò che gli era accaduto e si sforzava di
trattenere lacrime di gioia. Per la prima volta, dopo tantissimi anni, si
sentiva di nuovo il ragazzo che era partito per combattere i nazisti più di
settant’anni prima, la sua mente era limpida e il suo animo sereno come allora.
Era
una sensazione meravigliosa, che negli anni terribili condizionati dall’Hydra
aveva finito per dimenticare, e adesso era talmente felice che nemmeno la
missione contro Thanos lo preoccupava. Se anche fosse morto, sarebbe morto
libero e accanto al suo Steve, il suo Capitano che amava con tutto il cuore e
con tutte le forze.
“Bene,
allora se abbiamo finito con gli psicodrammi che ne direste di iniziare con
questo stramaledetto teletrasporto? Thanos non starà ad aspettare i nostri
comodi” tagliò corto Stark, che voleva ostentare la solita maschera di cinismo
di fronte a una scena tanto toccante.
In
realtà capiva molto meglio di quanto chiunque avrebbe potuto immaginare cosa
stavano provando Steve e Bucky in quel momento, ma non voleva soffermarsi sui
sentimentalismi, altrimenti non sarebbe riuscito a fare quello che andava fatto
e, tanto meno, ad accettare che il suo Peter si esponesse ai pericoli che li
attendevano su Titano. Meglio non pensarci più, buttarsi e avere fiducia di
cambiare il futuro. In fondo, se Strange era riuscito anche a liberare Barnes
dal condizionamento dell’Hydra, forse davvero tutto era possibile, loro
avrebbero sconfitto Thanos e al ragazzo non sarebbe accaduto nulla di male…
Tony
Stark doveva crederci a tutti i costi.
Il
Dottor Strange aprì il portale e spiegò agli Avengers che, dopo essere arrivato
su Titano, avrebbe teletrasportato anche loro: non avrebbero dovuto fare altro
che mettersi davanti al portale e lui li avrebbe attirati.
“Porca
paletta…” mormorò Peter, in modo molto poco professionale, alla vista del
portale e di Strange che lo attraversava e spariva. “Sembra di essere in Ai confini della realtà…”
“Beh,
speriamo di no, ragazzo” lo interruppe Stark, fingendo di essere innervosito ma
nascondendo un sorrisetto… com’era possibile che quel ragazzino riuscisse
sempre a rasserenarlo, anche in un momento come quello? “Per quello che
ricordo, tutti gli episodi di quella serie TV finivano piuttosto male…”
“Non
tutti, signor Stark. Per esempio, quello in cui…”
“Non ora, Peter! Ma ti sembra il momento?”
lo rimproverò l’uomo, sforzandosi di restare serio il più possibile. “Bene,
direi che tocca a noi farci teletrasportare.”
“Tony,
per favore, potresti lasciare il posto a me e Bucky?” domandò Steve, con aria
imbarazzata. Teneva un braccio attorno alla vita del compagno e aveva ancora
gli occhi arrossati. “Vorremmo andare per primi… tanto per te non cambia
niente, no?”
“Come
volete, andate pure” replicò Stark, “tanto sempre là dovremo finire tutti. Buon
viaggio, allora, capitano.”
“Insieme
fino alla fine, vero, Buck?” disse allora Steve, rivolto al giovane.
“Insieme
fino alla fine” ripeté Bucky, commosso.
I
due si avvicinarono fianco a fianco al portale e furono teletrasportati
insieme, scomparendo alla vista degli altri.
“E
chi ci dice che non finiremo in qualche buco spazio-temporale dove nessuno ci
ritroverà?” obiettò Sam.
“Certo,
questo è proprio il momento migliore per esprimere un dubbio simile!” ribatté
brusco Tony, che si stava avvicinando al portale tenendo un braccio saldamente
attorno alle spalle di Peter. “Non potevi, come dire… trovare un qualsiasi altro dannatissimo istante per
fare questa domanda?”
“Chiedevo
soltanto…”
“Beh,
non è il momento di fare domande. Andrà tutto bene” tagliò corto Natasha. “Tony,
ti sbrighi o vuoi che vada prima io?”
“No,
certo che no. Sei pronto, ragazzo?” chiese, rivolto a Peter.
“Sì,
signor Stark” rispose Peter, ma la voce gli tremò un pochino e, istintivamente,
si strinse di più all’uomo.
Tony
lo tenne ancora più saldamente di quanto avesse fatto prima e si avvicinò con
lui al portale. All’improvviso lo aveva attraversato un terribile dubbio: e se
avesse perduto Peter durante il teletrasporto? Chissà dove sarebbe potuto
finire il ragazzo…
Per
fugare le ultime indecisioni, lo abbracciò stretto senza tanti complimenti e si
portò davanti al portale, sparendo in un attimo insieme a Peter.
Gli
altri Avengers li seguirono, uno o due alla volta.
La
loro missione, così difficile e rischiosa, stava per cominciare.
E
l’esito non era mai stato così incerto.
Fine capitolo
quattordici