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Autore: nini superga    01/09/2018    2 recensioni
Durante una nevicata che ha dello straordinario, Ganadlaf giunge ad Isengard con una richiesta per Saruman: vuole che la giovane Annael, apprendista Istari presso la Torre di Orthanc, vada a Minas Tirith con lui. Il Grigio Pellegrino vuole portare la ragazza a Gondor per permetterle di approfondire certe ricerche infruttuose che sta svolgendo negli annali e nelle cronache di Isengard, riguardanti un certo Anello che tutti credono sparito ma che tutti comunque bramano… Cosa dirà Annael, strega incompleta? E chi o cosa troverà a Minas Tirith?
Non scrivo da anni, ma la passione per il mondo di Tolkien non si è affievolita, proprio come per i suoi personaggi!
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boromir, Denethor, Faramir, Gandalf, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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.IX.
 
             Piove a dirotto e un tuono squassa l’aria mentre mi dirigo di corsa alle stalle della Cittadella.
Il mio cavallo è ancora nel suo ricovero, una coperta pulita a fargli da scudo contro l’umidità, e mi saluta con un nitrito allegro, venendo in fuori col muso da sopra il cancello, pronto ad accettare una mia carezza.
<< Buongiorno >>, lo saluto accarezzandogli la fronte, << Perdonami se non sono più venuta a trovarti, ma sono stata molto impegnata. E questo >>, aggiungo tirando fuori una mela dalla tasca interna del mantello, << è per farmi perdonare >>.
Il cavallo allarga le froge e mi strappa con foga la mela dalla mano, sorprendendomi con uno spintone esuberante. Faccio un passo indietro, andando a sbattere contro qualcosa di solido. Una mano mi sfiora una spalla mentre mi volto di scatto, arrossendo di colpo.
<< Non pensavo foste poco avvezza ai cavalli >>, dice Boromir incrociando le braccia sull’ampio petto, un angolo della bocca alzato in su’, << Mithrandir raccontava a me e Faramir che voi Istari sapete comunicare con tutte le creature di Arda. >>
Entro nel piccolo ricovero del cavallo, cercando di nascondermi il più possibile a quegli occhi tanto attenti. << E’ vero, ma alcune di esse sanno essere imprevedibili nei loro comportamenti >>, borbotto tirando giù la coperta dai fianchi dell’animale, << e non parlo solo dei cavalli. >>
Stavolta Boromir si mette a ridere, avvicinandosi alla stalla. << State parlando di me, mia signora? >>
Lo guardo in tralice, per poi distogliere lo sguardo, a disagio. << Se lo dite voi… >>
L’uomo si stringe nelle spalle, prendendo la spazzola da uno dei tanti secchi sparsi per la stalla e si mette sull’altro fianco dell’animale. Gli assesta due vigorose strigliate, che l’animale sembra apprezzare, mentre un nuovo tuono rotola sul tetto.
<< Tempo da lupi per una gitarella fuori porta >>, sostiene Boromir continuando a spazzolare il manto del cavallo, allegro, << e non possiamo nemmeno rimandare. >>
Da un ricovero più in là rispetto la nostra posizione si alza un nitrito forte. << Isildil! >> chiama Boromir con voce tonante, facendomi sobbalzare. << Si può sapere cosa stai combinando al mio cavallo? >>
<< Tutto bene, mio signore, si è spaventato per il tuono! >> Risponde una voce da ragazzo, cercando di sembrare ferma.
<< Sarà meglio per te, figliolo >>, lo ammonisce Boromir con fare burbero, ma sta sorridendo. << E’ il mio attendente, il fratello di Odil>>, mi spiega sottovoce con aria complice, guardandomi da sopra il garrese, << è un bravo ragazzo, ma è giovane e va ben inquadrato. >>
<< E Morwiniel? >> Mormoro come se non lo avessi sentito, facendo una treccia distratta alla criniera del cavallo.
<< Ci verrà a cercare quando sarà pronta. >> L’uomo appoggia la spazzola nel secchio e da due pacche al fianchi dell’animale, che freme di gioia. Dopo avermi guardato con la coda dell’occhio, Boromir esce dal ricovero e si dirige all’uscita delle stalle. Si appoggia allo stipite, sotto la grondaia traboccante d’acqua. Lo seguo e mi metto contro lo stipite opposto, mentre un silenzio imbarazzato scende su di noi.
A interromperlo, c’è solo il rumore della pioggia.
<< Vorrei spiegarvi >>, esordisce lui, la voce leggermente mortificata, << Che non era nelle mie intenzioni spaventarvi, ieri sera. E, se l’ho fatto, mi scuso. >>
<< Dobbiamo proprio parlarne adesso ? >>Mi lamento, sentendo ancora il viso avvampare.
<< Si, perché non mi piace lasciare le cose in sospeso, men che meno con voi. >> La figura di Boromir mi si para davanti, facendo in modo che non possa vedere altro se non il suo giustacuore in pelle consumato. Sotto di esso, c’è la tunica e la cotta di maglia, e il mantello di lana cardata ha goccioline di pioggia imperlate nelle cuciture.
<< Annael. >> Mi richiama, alzandomi il viso con la mano guantata. Il suo sguardo mi cerca, interrogativo e curioso, mentre mi tiene delicamtamente le mani sulle guance. << Davvero, perdonami. Non farò mai più niente che ha a che fare con te senza il tuo esplicito permesso. >>
Dopo attimi sfuggenti, i miei occhi si perdono nella contemplazione del suo volto. Questo mortale è affascinante: scorgo le rughe attorno ai suoi occhi, il piccolo segno lasciato da una ferita sul sopracciglio, un capello bianco all’altezza dell’orecchio destro. Quanti anni avrà? E’ giovane o vecchio per la sua razza? Ho il cuore in tumulto e mi sento esattamente come il primo giorno di lezione con Saruman, anni e anni fa: imbarazzata, impreparata, a disagio… ma così piena di aspettativa e meraviglia, piena di voglia di studiare e conoscere. Forse anche di amare?
Gli faccio il primo, vero sorriso della giornata. Appoggio le mie mani sulle sue, sentendomi arrossire ancora.
<< Non hai niente di cui scusarti, Boromir. >>
<< Ma ieri sera tu…sei scappata via! >>
Il rossore aumenta. Mi scosto da lui, e metto le mie mani sulle guance. Sono fredde, e cerco un po’ di ristoro da loro. Magari aiutano a calmarmi.
<< E’ che… mi hai colto alla sprovvista >>, mormoro, indecisa su come continuare. << Insomma, non sapevo come reagire… al mio primo bacio. >>
Una luce di comprensione si accende negli occhi di Boromir.
Vorrebbe parlare, ma lo precedo. << Proprio così, quindi capirai che…>> La frase resta sospesa, mentre osservo il viso di Boromir cambiare espressione mentre osserva qualcosa ai miei piedi. Seguo la linea dello sguardo e sorrido, stupita: nella fanga, proprio attorno ai miei piedi, stanno crescendo viole del pensiero e nontiscordardime, dai colori così vividi da sembrare dipinti. << Devi capire che per me queste emozioni sono nuove, in tutti i sensi. Non le ho mai sperimentate, e non so come potrebbe reagire la mia parte inconscia >>, proseguo dopo un attimo di stupito silenzio. Mi chino e raccolgo una viola, rigirandomela tra le mani, per poi mostrargliela.<< Oggi, la mia emozione ha creato questi, ma se avessi reagito come una settimana fa sotto la morsa del panico, incenerendoti magari? >>
<< Non sarebbe mai accaduto >>, risponde Boromir prontamente, ma restando a debita distanza.
Mi avvicino io, e ad ogni passo fiori sbocciano ai miei piedi. << Lo dici tu, non io. >> Gli porgo la viola, che lui prende con delicatezza. << Devo abituarmi a queste emozioni, Boromir, non posso permettere che esse prendano il sopravvento. E per abituarmi ci vuole tempo. >> Lo osservo mentre regge il fiore per lo stelo: è così piccolo tra le sue mani!
Boromir osserva il fiore, incantato, per poi spostare gli occhi su di me. << Quindi, dovrò aspettare il tuo permesso per baciarti ancora? >> Chiede con aria divertita, per poi diventare serio come se un pensiero fulmineo gli avesse attraversato la mente. << Sempre che lo vogliate ancora, mia signora. >>
Mi schiarisco la gola, sentendo ancora le guance avvampare. Sto per rispondere quando, nel voltarmi a guardare verso il palazzo, scorgo la figura di Morwiniel ormai a pochi passi da noi: il suo mantello vinaccia è diventato viola a causa della pioggia, ma anche fradicia come un pulcino questa donna riesce a mantenere un portamento sensuale.
<< Già qui? >> Chiede a guisa di saluto, riparandosi sotto la tettoia infilandosi fra noi, << e io che vi attendevo in sala del trono! >> Si abbassa il cappuccio, scrollandosi i capelli sciolti. Vedo che con la coda dell’occhio nota i fiori ai miei piedi, ma non fa domande in merito.
<< Siete già pronti dunque? Manco solo io? >>
<< Esattamente, mia signora >>, risponde secco Boromir, dato che la domanda è rivolta a lui. Le guardie entrano nella stalla, per poi uscire con tre cavalli neri bardati di tutto punto. Uno di essi ha finiture di maggiore pregio, tra cui spicca una sella dalla forma inconsueta. Non faccio in tempo a chiedere il motivo di quella forma che Morwiniel, aiutata da una delle guardie, si siede sulla sella con entrambe le gambe dallo stesso lato, in un’aggraziata posa da signora d’alto rango. Devo averla guardata più del dovuto, perché lei mi scocca un’occhiata infastidita.
<< Non si usa montare a cavallo alla nobile, a Isengard? >> Chiede con aria di sufficienza.
Mi stringo nelle spalle, avvicinandomi al cavallo. << In verità non si usa proprio andare a cavallo, mia signora. E, se lo facciamo >>, aggiungo accarezzando la criniera setosa, << noi Istari montiamo al pelo. >> Mi addentro nella stalla ed esco in groppa al mio cavallo, seduta a cavalcioni, con i polpacci bianchi lasciati scoperti dal sollevarsi della tunica. Tengo l’animale per la criniera, ma dolcemente, e affianco Morwiniel.
<< Noi chiediamo il permesso ai cavalli per essere trasportati, non li imbardiamo con finiture pregiate per imbrigliare la loro forza >> spiego, mentre Boromir avanza a sua volta dal fondo della stalla su un possente cavallo da guerra.Isildil, un ragazzo acerbo col volto celato dal cappuccio, sta su un cavallo più leggero al suo fianco.Boromir si sporge un po’ da sotto la tettoia per dare un’occhiata al cielo.
<< La pioggia è diminuita di intensità >>, dice, trattenendo l’animale scalpitante. << Se vogliamo andare, questo è il momento. >>
 
                 Mentre attraversiamo il Pelennor, la pioggia ci investe nuovamente, inzuppandoci.
Morwiniel cavalca in testa. Si regge il cappuccio con una mano, mentre le guardie colano acqua dalle armature scivolose. Io e Boromir siamo affiancati, i cappucci ben calcati sulla testa, mentre Isildil è alla destra del suo capitano. Credo di non aver mai preso una simile lavata in tutta la mia vita: sono bagnata sin nelle ossa! Tuttavia non ci penso troppo: la sensazione di libertà che mi dà il cavalcare ripaga di tutte le gocce d’acqua.
Una folata d’aria mi investe, strappandomi il cappuccio dalla testa. La treccia si libera e frusta l’aria, mentre mi appiattisco sul collo dell’animale. Boromir mi lancia un’occhiata preoccupata, ma un grido attira la sua attenzione: davanti a noi, le mani alzate in segno di saluto, arrivano dei cavalieri. Acceleriamo l’andatura, per andare incontro a quelle sagome rese sfocate dal muro d’acqua. Sono Kurai, e si stringono attorno a Morwiniel appena lei è tra loro. Arriviamo poco dopo, giusto in tempo per sentire un uomo su tutti gli altri parlare nella loro lingua salmodiante e melodica, fatta di vocali aspirate, ma anche secca e dura.
<< C’è qualche problema? >> Chiede Boromir, facendosi avanti. Il cappuccio gli è caduto all’indietro e rivoli di pioggia gli scivolano sulle guance come lacrime, mentre l’uomo si zittisce appena capisce chi ha di fronte.
Boromir fa saettare lo sguardo tra Morwiniel e l’uomo. << Se c’è qualche problema, esigo di saperlo ora.>> Ordina, perentorio.
L’uomo guarda prima Morwiniel, che annuisce leggermente, per poi portarsi avanti e avvicinare il cavallo a Boromir. << Sire Boromir>>, esordisce l’uomo in perfetto Ovestron, << Stavo venendo a riportarvi un grave fatto accaduto stamattina. >>
<< Dunque parla! >> Ordina Boromir, mentre il cavallo scalpita.
L’uomo non sa bene cosa dire e si rivolge a Morwiniel nella sua lingua, forse per chiedere consiglio.
<< Parla, ho detto! >> Esclama il Capitano di Gondor, facendosi avanti fino a toccare l’uomo col muso del cavallo.
<< I morti sono tornati alla vita >>, dice Morwiniel tutta d’un fiato, attirando lo sguardo di tutti su di sé.
<< Hanno trovato le tombe vuote stamattina >>, prosegue, << E le guardie che vi erano disposte attorno sono scomparse. Proprio come i cadaveri. >>
<< Necromanzia … >> Sussurro, sentendo lo stomaco indurirsi. << Devo andare a vedere >>, intervengo facendomi avanti, << Quella magia è tanto oscura quanto potente, avrà lasciato dei segni che riuscirò sicuramente a percepire. >>
<< E una volta trovati i segni, mia signora? >> Chiede Morwiniel con aria demoralizzata. << Questo non riporterà indietro sette bravi soldati dall’oltretomba. >>
<< Magari aiuterà a trovare una spiegazione >>, ribadisco concitata, << e impedirà che eventi del genere si ripetano in futuro. >> Faccio un cenno all’attendente di Morwiniel. << Andiamo a vedere le tombe. >>




D.I.F.
heillà, alla fine ce l'ho fatta...
questo chappi è corto perchè, per mancanza di tempo, non sono riuscita a finirlo, ma non volevo lasciarvi a bocca asciutta! Scappo e vado a fare la valigia!
Ci sentiamo tra dieci giorni!
Nini.

 
  
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