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Autore: Signorina Granger    02/09/2018    13 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
[Sequel di “Magisterium” e di “Magisterium - 1933”]
Quasi trent’anni dopo sono i figli di Charlotte Selwyn, William Cavendish, Regan Carsen e i loro vecchi compagni di scuola ad essere sul punto di partire per il loro ultimo anno di scuola, anno che non trascorreranno tra le accoglienti e familiari mura di Hogwarts, bensì a Nord, nella gelida Scandinavia, nel quasi sconosciuto Istituto Durmstrang, celebre per aver formato Gellert Grindelwald e per l’ampia conoscenza sulle Arti Oscure che fornisce ai suoi studenti.
Riusciranno a superare questa prova prima di diplomarsi?
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Magisterium '
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Buonasera! 
Piccola nota prima di lasciarvi alla lettura: il capitolo è molto lungo, forse avrei dovuto dividerlo in due parti ma ho preferito evitare, quindi eccovi servito un bel capitolo-papiro a tema ballo di Natale come per Night School. 
Solo che Lia scherzava, nessun omicidio questa volta. Spero inoltre che non ci siano molti errori, ma sono le quattro passate e non ho la forza di rileggerlo, lo farò domani mattina appena sveglia.

Buona lettura!



Capitolo 9 

 
Domenica 23 Dicembre 



Michael sedeva solo in Biblioteca, impegnato a fare i compiti nonostante le vacanze di Natale fossero iniziate solo il giorno prima: gli insegnanti sembravano essersi coalizzati per far passare le vacanze agli studenti chiusi in casa a studiare, e lui non aveva trovato un motivo valido che gli impedisse di iniziare subito, in mancanza di altro da fare.

Novak e Natalia avrebbero dovuto raggiungerlo presto, mentre Katja, Elvira e Ivan avevano preferito fare una passeggiata nel grande parco della scuola totalmente innevato, e il ragazzo si stava arrovellando su uno dei tre temi di Storia che avrebbe dovuto scrivere quando un paio di voci familiari e sgradite allo stesso tempo giunsero alle sue orecchie:

“Ti hanno lasciato qui tutto solo, Hoax? Natalia si è stancata di starti sempre appresso?”

Michael s’irrigidì ma non rispose, non muovendo un muscolo e continuando a tenere gli occhi fissi sul suo rotolo di pergamena, rifiutandosi si alzare lo sguardo.

“In effetti mi sono sempre chiesto perché una coma Natalia passi tutto il suo tempo con lui. Se non fosse che è una Novak e che non ne ha bisogno direi che tuo zio glielo chiede come favore retribuito.”

La mano destra del ragazzo si chiuse a pugno all’improvviso e la penna d’oca scivolò sul tavolo mentre Michael serrava la mascella, tentato di far ruotare i suoi orecchini per azzerarne il volume e smettere semplicemente di ascoltare: a volte risultava molto più facile di sopportare in silenzio, anche se ormai ci era abituato. 

Non si voltò ma sentì uno dei due ragazzi sorridere e annuire, gli occhi fissi su di lui. E ancora una volta Michael si chiese perché ci provassero tanto gusto, per certe persone era davvero così divertente toccare i nervi scoperti altrui?
A volte gli veniva quasi da sorridere. Chissà che cosa avrebbero detto, se avessero saputo tutto e non solo che aveva un “problema d’udito”. Era per questo che era tanto riservato, tanto restio a parlare delle sue debolezze… le persone non esitavano mai ad usarle, nella sua esperienza personale.

“Magari è suo padre che le chiede di farsi vedere in giro con te, fa bene alla sua immagine… o forse la sua famiglia non c’entra e lo fa solo per pietà. Davvero viene con te al Ballo?”

C’era una nota divertita, quasi beffarda in quella voce, tanto che il ragazzo per un attimo vacillò, chiedendosi se infondo non avessero ragione. Ma no, si disse deglutendo e riprendendo a scrivere come se niente fosse, Natalia non era sua amica per pietà.
Natalia gli voleva bene, si disse.

“Non passo il tempo con nessuno per pietà, Rickard. Ma ti assicuro che se mai dovessi iniziare a stare con VOI, saresti autorizzato a pensarlo. E sì, vado al Ballo con Michael, perché me lo ha chiesto, ma se l’avessi fatto TU ti assicuro che avrei rifiutato. Detto questo, andate a rompere le míče altrove e fatela finita di sputargli addosso le tre solite stronzate.”

Michael si voltò quando sentì la voce di Natalia, che superò i due compagni di Camerata sibilando che erano due perfetti kus hovno per poi avvicinarglisi con un sorriso, facendo come se non esistessero.

“Ciao… Cosa stai facendo?”

Natalia si chinò, abbracciandolo da dietro e appoggiando il mento sulla sua spalla mentre Rickard, alle sue spalle, borbottava rosso in volto qualcosa che Michael non capì, a differenza di Natalia che disse qualcosa in ceco senza battere ciglio.

Il ragazzo guardò l’Orsovolante impallidire leggermente e poi, senza dire nulla, fare un cenno al compagno e allontanarsi, livido. Fu all’ora che Michael sospirò, parlando per la  prima volta:

“Che cosa gli hai detto Lia?”
“Niente che tu debba sapere. Dom, non mi va di studiare…”
“Neanche a me, ma prima che Kat e Elvira arrivino per sequestrarti per prepararsi abbiamo ancora un paio d’ore, meglio approfittarne.”

Michael si strinse nelle spalle mentre Natalia sedeva accanto a lui, sporgendosi per leggere ciò che il ragazzo stava scrivendo mentre lo sloveno alzava lo sguardo su di lei prima di parlare con tono mesto:

“Lia, tu non…”
“Non sto con te “per pietà”, Mich, gli unici che mi fanno pietà sono persone come loro, ok? Tu sei fatto a modo tuo, a volte ti vesti strano…”
“Babbano, non strano!”
“… fai battutine pessime a chiunque e apprezzamenti anche fin troppo sinceri e candidi, ascolti musica strana…”

“Ripeto, Babbana. La musica magica è rivoltante!”
Michael sbuffò ma Natalia non si scompose, continuando a guardarlo e a parlare come se nulla fosse:

“Insomma, non sei convenzionale. E allora? Io ti voglio bene, vedo quanto sei fantastico, se molti non lo fanno perché fermi nelle apparenze e nei loro stupidi paletti da maghi snob tanto meglio, ti ho tutto per me.”

“A volte mi domando anche io perché una come te passa tanto tempo con un ragazzo che parla troppo, dice cose scomode, magro e non una gran bellezza…”

“Silenzio, non sopporto quando dici queste cose. E poi i tuoi capelli sono i più belli che ci siano, lo dici sempre anche tu.”

Natalia abbozzò un sorriso mentre allungava una mano, sfiorando i lisci capelli color biondo fragola leggermente lunghi che il ragazzo aveva raccolto sulla nuca, facendolo sorridere debolmente a sua volta mentre annuiva: 

“Indubbio.”
“Precisamente. E poi i tuoi occhi cambiano colore, li si può solo invidiare. Ah, Novak, ciao… ascolta, perché non vai a mettere in punizione Rickard e Magnus? Parlano un po’ troppo, per i miei gusti.”

Novak, che si era appena avvicinato ai due, rivolse un’occhiata confusa a Michael che però sorrise appena e si limitò a scuotere il capo, suggerendogli silenziosamente di lasciar perdere.


*


“Il loro castello sarà anche più piccolo, ma in compenso il parco è immenso! Credo che ci starebbero dentro due Hogwarts.”

John si portò una mano sulla fronte per ripararsi la vista dalla luce del Sole, cercando di scorgere i confini della proprietà mentre Graham, accanto a lui, indicava le due montagne oltre il grande lago dove era ormeggiato un grande veliero.

“Kat mi ha detto che il confine è oltre le due montagne, comprende tutta la catena che da’ le spalle al castello.”
“Cioè hanno anche le montagne? E il bosco ad ovest?”

“Pare di sì. Kat dice che in Primavera gli studenti hanno il permesso di prendere le scope e volare nel parco. Dev’essere bello, potremmo farlo.”
“Sì, magari quando ci saranno più di 10°.” 

John non fece quasi in tempo a finire di parlare che qualcosa di freddo, morbido e umido gli colpì la nuca, facendolo trasalire e raggelare. Il ragazzo si voltò, senza provare il benché minimo stupore quando scorse Sean ridacchiare, e poi si chinò per raccogliere della neve e lanciarla verso l’amico, che però si scansò appena in tempo per evitarla.
Fu così che la palla di neve colpì in pieno Silvy, che stava parlando con Rose del tutto ignara e che si portò con orrore le mani ai lunghi e lisci capelli castani scuro ormai fradici.

“John! I MIEI CAPELLI, brutto stupido stasera c’è il Ballo e li avevo lavati ieri!”
“Scusa Silvy, volevo colpire Sean!”

John sfoggiò un sorriso colpevole che non sembrò impressionare l’amica, tanto che la Corvonero fece una palla di neve e la lanciò contro l’amico una frazione di secondo dopo. La mira da Battitrice della ragazza non fece cilecca e John venne investito dalla seconda palla di neve della giornata, questa volta in piena faccia mentre sia Graham che Sean ridevano della grossa.

“Ahia! Ti ho detto che non l’ho fatto apposta!”
“Neanche io!”
“Certo, come no… Nemmeno io sto per lanciare questa di proposito.”

“Ehy, io che c’entro?!”
“Scusa Rosie!”

John spalancò gli occhi chiari, allarmato mentre la Serpeverde si toglieva la neve dal braccio e Silvy lo guardava con aria scettica:

“John, lasciatelo dire, hai proprio una mira di merda.”


*


“Saor, non ti allontanare troppo!”

Elvira lanciò un’occhiata preoccupata al suo cane lupo, che si stava rotolando allegramente sulla neve, mentre passeggiava nel parco insieme a Katja e a Ivan: era capitato fin troppe volte che il cane si allontanasse per giocare, magari inseguendo qualche animale, e che poi la padrona impiegasse ore per ritrovarlo.


Katja invece, così come Ivan, teneva gli occhi fissi su un gruppo di persone che a diversi metri di distanza erano impegnate a gettarsi neve addosso reciprocamente.

“Ma… quelli non sono gli inglesi?”
La mora aggrottò le sopracciglia e Ivan, accanto a lei, annuì con la medesima espressione dubbiosa:

“Direi di sì.”
“… Fantastico, andiamo a giocare a palle di neve anche noi! Ehy, Grammy, prendi questa!”

L’espressione di Katja si aprì in un sorriso allegro e la ragazza sfrecciò verso i britannici agitando la bacchetta, formando così magicamente una palla di neve che dopo aver fluttuato a mezz’aria per un istante si precipitò da sola dritta verso il rosso.


Ivan esitò ma poi, sorridendo a sua volta, seguì l’amica suggerendo ad Elvira di imitarli, cosa che la bionda fece dopo un momento di esitazione in cui parve quasi titubante.

Nessuno giocava mai a palle di neve a Durmstrang, forse per il freddo o perché temevano che gli insegnanti non gradissero che rientrassero al castello bagnati fradici.
Del resto però, c’era una prima volta per tutto.


*


“Oh, ciao! Che cosa… che avete fatto?”

Novak aggrottò la fronte con evidente perplessità quando vide Ivan, Katja ed Elvira raggiungere lui, Natalia e Michael ad un tavolo, tutti e tre con capelli e vestiti umidi.

“Abbiamo fatto a palle di neve con gli inglesi, Silvy è molto agguerrita. Oh, fantastico, c’è lo stufato!”

Ivan sedette accanto all’amico con un sorriso allegro mentre Katja assicurava a Natalia che aveva fatto male a non seguirli fuori quella mattina. La rossa però si strinse nelle spalle, assicurando all’amica che sarebbe stato per la volta seguente e che comunque nemmeno lei si era annoiata.

“Ci pensate che domani si torna a casa? Non vedo l’ora! E poi è quasi Natale, non mi sembra vero… Dom, mi passi il pane?”

Michael obbedì e passò il cestino a Katja, che lo prese con un sorriso mentre Elvira, accanto a lei, gettava un’occhiata al grande orologio della Sala, illuminata grazie alla luce che entrata dalle grandi finestre in stile gotico: 

“È quasi l’una, quando dovremmo iniziare a prepararci secondo voi?”
“Mh, dobbiamo essere pronte per le otto, credo che includendo doccia e quant’altro dovremo iniziare per le quattro.”

“Quattro? Vi ci vogliono quattro ore?!”

Novak spalancò gli occhi blu e spostò lo sguardo da una ragazza all’altra con non poca sorpresa sul volto, la forchetta bloccata a mezz’aria. Michael non disse nulla, limitandosi a sorridere mentre Katja si stringeva nelle spalle, senza far troppo caso allo sbigottimento del ragazzo:

“Ci vuole tempo per fare le cose come si deve, Novak, senza contare che le docce sono limitate nei Dormitori e siamo in molte ragazze, tutte che inizieranno a prepararsi in anticipo. E poi tu hai una sorella, dovresti esserci abituato.”

Novak sfoggiò una piccola smorfia, pensando a tutte le volte in cui sua sorella aveva fatto tardi per un qualche ricevimento e la madre era andata su tutte le furie. Sì, aveva una vaga idea di come funzionasse, specie da quando Nerissa gli aveva fatto un lungo quanto articolato discorso sulla procedura corretta per avere i capelli boccolati in un modo piuttosto che in un altro.


“Vagamente, sì.”
“Non preoccuparti.” Katja gli sorrise con un che di divertito nello sguardo, parlando mentre Novak riprendeva a mangiare – cosa che il ragazzo si pentì di aver fatto quando lei finì la frase –:

“Penso che alla fine sarai soddisfatto del risultato.”

Al Caposcuola la carne di cervo andò quasi di traverso mentre Michael e Ivan, accanto a lui, ridevano di gusto.


*


“Le ragazze si sono chiuse in camera mezz’ora fa, che cosa dovranno fare in tutto questo tempo?”

Sean parlò aggrottando la fronte e sfoggiando un’espressione confusa mentre John, spaparanzato sul suo letto, strimpellava con la sua chitarra con nonchalance mentre Tim leggeva e David e Graham iniziavano a preparare il baule per il ritorno a casa.

“Non ne ho idea, e forse non voglio nemmeno saperlo.”

John si strinse nelle spalle e Sean si rivolse ai due rossi, chiedendo la loro opinione.

“Perché lo domandi a noi, ti sembriamo forse ragazze Sean?”
“No, Grammy, ma voi avete due sorelle maggiori, no? Mia sorella e quelle di Tim e John sono ancora abbastanza piccole.”

David abbozzò un sorriso mentre piegava – per modo di dire – un maglione e lo metteva nel baule, guardando il compagno con aria divertita:

“Credimi Sean, io non oso neanche avvicinarmi ad una delle camere delle mie sorelle, specie quando si preparano. Per quanto mi vogliano bene, andrei certamente incontro ad una morte dolorosa.”

“Parole sante Dave.”


*


“Cielo, farsi la doccia è stata un’impresa, credevo che due ragazze del quinto anno volessero tagliarmi la gola quando gli sono passata davanti…”

Rose parlò mentre, seduta sul letto con l’accappatoio addosso, si tamponava i capelli biondo grano con un asciugamano e Julie poggiava con cura il suo vestito rosa ciclamino sul suo materasso. 
Silvy, che si stava limando le unghie seduta su una sedia e i capelli avvolti nell’asciugamano messo a mo’ di turbante, sorrise e parlò con tono divertito:

“La concorrenza per il bagno non è una novità, quando hai tre sorelle. Rose, mi fai le unghie per favore?”
“Ma certo.” La bionda sorrise e, lasciato l’asciugamano sul letto, prese la bacchetta per farne uscire del vapore caldo dalla punta e fare in modo che i capelli si asciugassero mentre si avvicinava all’amica e Julie si toccava nervosamente i lunghi capelli scuri:

“Secondo voi come dovrei sistemarmi i capelli? Giù o su?”
“A quello penseremo dopo Juls, ma rilassati, ti prometto che non ti faremo sfigurare davanti a John.”

Silvy sorrise amabilmente e l’amica arrossì, dando le spalle alle due e borbottando che non lo chiedeva per l’opinione di John Carrington. 
Inutile dire che Rose e Silvy non le credettero, ma le due si limitarono a scambiarsi un sorriso senza fare commenti.


*


Natalia era approdata nella camera di Katja portando con sè – oltre a scarpe e il vestito custodito nella sua scatola – una specie di valigetta che, una volta aperta, aveva scatenato in Elvira una reazione simile a quella di una bambina davanti ad un cestino di dolcetti: ora, mentre Natalia sedeva davanti allo specchio con una pinzetta in mano per sistemarsi le sopracciglia e Katja si applicava una specie di crema verde sul viso, la bionda stava curiosando tra l’enorme quantità di cosmetici dell’amica:

“Cos’è questo? A cosa serve quello? Quanti pennelli, perché tutte queste misure? Oh, che bello questo colore... è per gli occhi? Cos’è questo… blush?”

“Serve per colorare le guance, Elvy… tranquilla, dopo ci penserò io al tuo bel visino.”

Natalia sorrise all’amica attraverso lo specchio mentre Michael, che aveva preso l’invito di Katja molto sul serio, si era spaparanzato sulla poltrona, appoggiando i piedi con tanto di pantofole sull’ottomana mentre sfogliava uno dei tanti libri della rumena tenendo il suo gatto del Bengala, Salem, sulle ginocchia.

Il tutto con tanto di maschera sul viso, ma mentre Katja ci era abituata Elvira era scorsa fuori dalla stanza per nascondere un attacco di ilarità quando lo aveva visto in quello stato. Natalia, invece, si era limitata a sfoggiare un sorrisetto prima di dirgli che diventava più bello ogni giorno che passava.

“E perché qualcuno dovrebbe volersi colorare le guance?”
“In modo lieve, Elvy… vedrai.”

“Elvy, vieni, metto la maschera anche a te.”
“Sei sicura che quella roba sia… adatta ad essere messa sul viso, Kat? È… verde!”
“È argilla!”

Katja inarcò un sopracciglio, indicandosi la faccia con espressione scettica, ma la bionda scosse il capo, affatto convinta:

“Ma Michael e Lia mi hanno già fatto mettere non so quante creme e oli da tutte le parti, sono più scivolosa di un panetto di burro al momento!”
“Vieni qui e non discutere, lo facciamo per il tuo bene.”

Elvira sbuffo ma obbedì, sedendo sul letto di fronte all’amica per lasciarsi applicare la maschera sul viso mentre Michael si alzava annunciando che sarebbe andato a controllare Achille nella sua stanza.

E a dare da mangiare al cucciolo, ma questo non potè dirlo ad alta voce.

“Posso venire a salutarlo?” Natalia, sentendo nominare il cane, si voltò sulla sedia appoggiandoci una mano sullo schienale e rivolgendo al ragazzo un sorriso speranzoso, ma Michael scosse vigorosamente il capo, parlando senza neanche fermarsi a guardarla:

“No.”
“Perché no?”

Un moto di delusione attraversò il volto di Natalia, che parve quasi ferita mentre Michael, sforzandosi di non guardarla, borbottava qualcosa sul fatto che di certo la ragazza non volesse andarsene in giro per il Dormitorio struccata, in accappatoio e con i capelli raccolti alla meno peggio.

Quelle parole sembrarono persuadere la ragazza, che si limitò a a sbuffare debolmente mentre si alzava per farsi la maschera mentre Michael lasciava la stanza totalmente incurante di essere in accappatoio – il suo amatissimo accappatoio rosa, per di più – e con la maschera addosso. Del resto, gran parte dei suoi compagni di Dormitorio ci si erano ormai abituati, alle sue strambe abitudini.


*


Novak entrò nella sua camera strofinandosi i capelli scuri con un asciugamano, alzando gli occhi blu al cielo quando trovò Ivan esattamente dove lo aveva trovato quando era andato a farsi la doccia: stravaccato sul suo letto e addormentato.

Il danese sospirò e si avvicinò all’amico, che era steso sulle coperte vestito di tutto punto, prima di scuoterlo leggermente cercando di svegliarlo:

“Ivan?!”
“Lasciami stare papà…”
“Non sono tuo padre, sono Novak! Non pensi di aver dormito abbastanza?” 

Ivan sbuffò debolmente e aprì pigramente gli occhi, osservando l’amico con gli occhi scuri ancora assonnati prima di parlare a bassa voce, chiedendogli che ore fossero mentre si stiracchiava:

“Le sei e un quarto.”
“Mancano quasi due ore, svegliami alle sette!”  Ivan sbuffò e si giro su un fianco per continuare a dormire, ma Novak lo prese per le spalle e lo costrinse a mettersi supino sul letto:

“Devi farti la doccia e devi vestirti, ti consiglio di andare ora prima che il bagno si intasi, quello delle ragazze e pieno da più un’ora e mezza.”
“Grazie al cielo non siamo ragazze allora!”

“Non ti farò andare al Ballo mal ridotto Ivan, alzati.”

Ivan sbuffò e borbottò che somigliava a suo padre quando parlava in quel modo, ma obbedì e si alzò mentre Novak si sistemava l’asciugamano intorno al collo con aria soddisfatta, i capelli neri umidi che gli ricadevano sulla fronte.

“Ottimo. Fa piacere vedere che stai crescendo.”
“Novak, domani dovrò tornare a casa da mio padre e credimi, non vedo l’ora, quindi non c’è bisogno che tu faccia le sue veci oggi!”

“Anche io ti voglio bene, Ivan.”


*


Elvira si guardò le unghie che Natalia le aveva dipinto di rosso, chiedendosi quando fosse stata l’ultima volta in cui si era messa lo smalto. Forse mai, a parte quando si era accidentalmente rovesciata addosso una boccetta di sua nonna da bambina. 

Natalia – che ora si stava occupando delle sue, dipingendole di un bianco perlaceo – era seduta accanto a lei mentre Katja si truccava alla toeletta, e la bionda sbuffò mentre accennava all’amica:

“Io non volevo le unghie rosse, perché tu le hai di quel colore e io no?!”
“Perché quel rosso non si sposa bene con il colore del mio vestito, Elvy, ma il tuo è bianco e molto semplice, avevi bisogno di una nota di colore, e poi è Natale! Fatto, ho finito. Katja, ora penso anche alle tue, vieni qui… Elvy, tu puoi sistemarle i capelli intanto.”

“D’accordo… come li vuoi?” Elvira sospirò mentre Katja sedeva al suo posto, appellando spazzola e forcine.

“Direi raccolti… puoi farmi uno chignon?”
“Detto fatto amica mia. Dom, vuoi che faccia i capelli anche a te per caso?” 

Elvira si voltò verso l’amico, sorridendogli mentre il ragazzo si stringeva nelle spalle parlando con aria di sufficienza: 

“Non ce n’è bisogno, i miei capelli sono sempre perfetti.”
“Odio ammetterlo ma ha ragione, non hanno mai una singola piega…”

Elvira sbuffò, parlando a denti stretti mentre spazzolava i lunghi capelli scuri di Katja e Natalia sorrideva divertita mentre stendeva lo smalto argento sulle unghie della rumena.

“Bene, vi lascio alla vostra sessione di trucco e parrucco, ci vediamo dopo fanciulle. Lia, ti aspetto qui fuori?”
“No, aspettala nell’atrio, noi tre scendiamo insieme.”
 
“Come vuoi Elvira…” Michael le rivolse un’occhiata perplessa, ma preferì non insistere e uscìndalla stanza dopo aver salutato le ragazze.


“Elvy, perché gli hai detto di aspettarmi nell’atrio?” Natalia aggrottò la fronte e rivolse un’occhiata incerta alla bionda, che però si strinse nelle spalle e asserì che voleva che l’amica avesse la sua “entrata in scena” degna di quel nome.


*


“Sei stata gentilissima a farci i capelli Elvira, grazie.”
Rose sorrise alla norvegese attraverso il riflesso dello specchio davanti a cui era seduta mentre Evira, in piedi alle sue spalle, dava gli ultimi tocchi alla sua treccia a cascata.

“Figurati, mi diverto molto, per me è un piacere, ho provato a farlo anche con i miei fratelli una volta, ma non l’hanno presa molto bene… ho finito, comunque. Julie, tocca a te. Come vuoi che te li sistemi?”  Elvira sorrise gentilmente alla Corvonero, che prese il posto di Rose mentre Silvy si aggiustava il fermaglio verde acqua abbinato al vestito con cui Elvira le aveva sistemato le ciocche davanti sulla nuca.

“Le mie sorelle mi usavano sempre come bambolotto umano quando ero piccola. Pare che una volta abbiano rischiato di affogami nella vasca, lo ricordiamo come “Il giorno in cui Hector Grayfall perse la pazienza è si arrabbiò con i suoi figli.””

“È un nome lungo…”
“Sì, beh, occorreva ricordarlo.” 


“Non saprei, decidi tu.”
“Posso farti i boccoli e fermateli su un lato con un fermaglio. Ti piace l’idea?”

“Sì, grazie Elvira, Katja e Natalia sono già pronte?”  Elvira annuì distrattamente alla domanda della mora, mentre maneggiava i suoi lunghi capelli scuri con fare esperto con le mani impreziosite dai numerosi anelli che indossava. 
“Le ho lasciate a finire di truccarsi… e Katja a convincere Lia a scendere.”

“Perché dovrebbe convincerla?”


*


Natalia, in piedi davanti allo specchio, si sfiorò nervosamente il fermaglio con cui Elvira aveva fissato sulla nuca la treccia a corona con cui le aveva acconciato i capelli rossi, lasciando un paio di ciocche ad incorniciarle il viso.

La rossa si mordicchiò il labbro inferiore, su cui aveva steso poco prima un rossetto rosa antico, mentre scrutava il suo riflesso con occhio critico e Katja, accanto a lei, finiva di truccarsi parlando con tono esasperato: 

“Lia, rilassati, stai benissimo!”
“Ma mi vergogno, è… è troppo scollato, tanto per cominciare. Non posso metterci sopra una sciarpa?”
“Sì, se riesci a calpestare il mio cadavere… ora mettiti la collana e non fare storie, tra poco dobbiamo andare.”

Katja si sistemò distrattamente la gonna in tulle color argento e Lia, dopo essersi aggiustata le maniche lunghe fino si polsi del vestito, obbedì allacciandosi la collana con un mesto borbottio. 
L’indomani sarebbe tornata a casa e avrebbe ucciso sua sorella, era deciso.


*


“Odio tutto questo! Perché mi sono vestito così…” 

David sbuffò e si tormentò il nodo della cravatta nera che aveva indossato di controvoglia, insieme alla camicia bianca, il gilet e i pantaloni neri che sua madre gli aveva mandato. John invece, nel suo completo blu, stava annodando il papillon nero di un Timothy che sembrava a disagio almeno quanto l’amico.

“Probabilmente perché saresti sembrato un pesce fuor d’acqua in caso contrario, Dave.”
“Oh, taci Graham, tu, John e Sean ci siete abituati a queste cose, io no di certo.”

“Sì, neanche io… Come mi sta?” Timothy parlò allargando leggermente le braccia, parlando con tono dubbioso mentre John sorrideva allegro:

“Bene. Sei nervoso per la festa o per Elvira, Tim?” 
“Francamente non ne ho idea.”

“Vedrai, quando la vedrai ti passerà. Sean, tu sei pronto?”

John si rivolse all’amico con un sorriso, guardandolo tenere un oggetto d’oro tra le mani: il Serpeverde, già vestito di tutto punto nel suo completo nero con cravatta e porchette azzurre, teneva gli occhi fissi su un orologio da taschino, sfiorandone la S incisa sul metallo. 
Poi, lentamente, il ragazzo annuì, schiarendosi la voce prima di rivolgersi a Graham, lanciandogli la sua macchina fotografica: 

“Pronto. Solo, Graham puoi fare una foto a me e a Sean? Mia madre ha insistito per vedere i suoi ragazzi imbellettati per il loro ballo scolastico…”
“Merlino, poi la passerà di sicuro a mia madre… non potevi rifiutarti?”

“Non si discute con Charlotte Selwyn, John, tua madre ne sa qualcosa.”


*


Graham aveva appena messo piede nel corridoio quando vide le ragazze lasciare la loro camera, sorridendo quasi senza volerlo quando vide Rose. 

“Rosie! Ciao, sei… beh, sei splendida.”  Il rosso sorrise, un po’ a disagio, mettendosi le mani nelle tasche dei pantaloni blu. Vide la ragazza come ammutolire alle sue parole e poi stendere le labbra in un sorriso che mai le aveva visto sfoggiare, anche se la conosceva da quando erano nati.

“Grazie Graham, stai molto bene anche tu.”

Graham, che potè giurare di sentire la voce di sua madre ammonirlo di “fare il cavaliere da bravo gentiluomo e Grifondoro qual era”, le porse il braccio proprio mentre anche Katja lasciava la sua stanza a pochi metri di distanza, e la ragazza sorrise allegramente all’amico prima di dirgli qualcosa in labiale che lui tradusse come “buona fortuna”.



“Juls! Sei bellissima, ma non avevo dubbi a riguardo, naturalmente.”


John sorrise mentre si avvicinava a Julie con disinvoltura, prendendole la mano destra per sollevarla e depositarci un bacio sul dorso sotto gli occhi sgranati della compagna di Casa, che divenne di una tonalità di rosa acceso molto simile a quello del suo vestito senza spalline. 

“Grazie John.” La ragazza sorrise, parlando a mezza voce mentre Silvy superava i due in un fruscio del tulle della sua gonna verde acqua, parlando senza voltarsi e con tono quasi esasperato:

“John, vedi di comportarti bene e di riportarmela sana e salva.”  
“Agli ordini Cap, ma ricorda che non sono un serial killer!”

Silvy non proferì parola ma si voltò per rivolgergli un’occhiata eloquente, come fargli capire che con “comportarsi bene “ intendeva di non mettersi a fare il galante con qualche ragazza nordica.


*


“Ivan, vuoi stare fermo? Sto cercando di farti un nodo Windsor decente!”
“Non so neanche cosa sia, un nodo Windsor! Odio vestirmi così, ma mio padre mi ha mandato questo vestito intimandomi di mettermelo e di dare ai miei capelli almeno una parvenza d’ordine, dev’essere costato anche una fortuna…”

“Allora vedi di non rovinarlo, e lasciami finire il nodo. Ecco, finito.”

Novak finì di aggiustare il nodo della cravatta grigio-argento dell’amico, sistemandogli brevemente la giacca nera del completo mentre Ivan sorrideva, ringraziandolo prima di riprendere a scendere le scale per raggiungere l’atrio gremito di studenti.


“Vedi le ragazze?”
“Non Silvy, ma c’è una visione in argento che somiglia molto alla tua accompagnatrice.”

Ivan accennò ad un punto non molto distante da loro, vicino alla porta del Dormitorio dei Draghi, e seguendo la direzione del suo sguardo Novak posò gli occhi su Katja, in piedi vicino ad Elvira e impegnata a parlare con l’amica. 

La ragazza, che indossava un vestito color argento e aveva i capelli scuri legati sulla nuca, sorrise quando lo individuò, salutandolo con un cenno mentre Ivan invitava l’amico a raggiungerla con una leggera spintarella sulla spalla.

“Divertiti! Ciao Kat!”  Ivan sorrise alla ragazza con aria divertita e Katja ricambiò mentre Novak raggiungeva lei ed Elvira. 

“Ciao ragazze… stai benissimo, Kat.”
“Grazie, anche tu.”  Katja sorrise al ragazzo, che indossava un completo blu notte perché costretto da sua sorella, che aveva ripetuto per giorni che dovesse vestirsi di quel colore perché “richiamava i suoi occhi”.

Elvira, dal canto suo, spostò lo sguardo da uno all’altro prima di sorridere e annunciare che sarebbe andata a cercare Timothy o Natalia, che ancora non le aveva raggiunte.

Dopodiché si allontanò in fretta e furia – per quanto le scarpe che indossava glielo permettessero – per lasciarli soli, scorgendo Tim poco dopo. 


Timothy stava parlando con David quando vide Elvira, che gli si stava avvicinando con addosso un vestito bianco lungo fino alle caviglie e molto semplice, con le maniche corte. Il ragazzo si chiese, per un attimo, se non avesse freddo, ma poi si disse che probabilmente essendo del posto era abituata alle temperature molto basse.

“Ciao ragazzi! Tim, non ci credo, siamo vestiti coordinati, che coincidenza! Beh, comunque stai molto bene.” Elvira rivolse un sorriso allegro al ragazzo mentre lo prendeva sottobraccio, sfiorandogli la giacca bianca mentre lui la ringraziava con lieve imbarazzo e David sorrideva con aria divertita.


“Finalmente ci fanno entrare, sto morendo di fame! Che ore sono? Non ho ancora visto Ivan.”
“Le 8.05. Dove sono gli altri?”

Sean gesto un’occhiata al suo orologio e Silvy, sorridendogli gentilmente, accennò al piccolo oggetto d’oro che il ragazzo si sistemò in un taschino del gilet.

“È l’orologio di tuo zio?”
“Sì, mia madre me lo ha dato il girono in cui sono partito per Hogwarts per la prima volta. Ci tiene molto, ma disse che era arrivato il momento di separarsene.”
“Beh, è stato un bel gesto da parte sua. Ad ogni modo, Tim ed Elvira si fanno gli occhi dolci laggiù, Graham e Rose stanno già tubando e John e Juls…”

“Silvy, siamo dietro di te, ti prego non dire niente…”


Julie sospirò stancamente e Silvy sfoggiò un sorriso colpevole in direzione dell’amica prima di parlare nuovamente, improvvisamente un po’ più allegra quando scorse finalmente Ivan:

“Oh, ecco Ivan! Coraggio, andiamo, muoio di fame sul serio!”
“Ma dove la metti tutta la roba che mangi, mi piacerebbe saperlo…”


*


Da quando avevano aperto le porte della Sala del Ristoro l’atrio si stava svuotando, ma Michael aspettava con le braccia conserte e appoggiato alla parete con le spalle. 
Aveva visto sia Katja che Elvira, ma di Natalia ancora nessuna traccia. Stava quasi iniziando a pensare che la ragazza avesse deciso di non presentarsi e dargli buca quando udì un fruscio e una voce piuttosto familiare alla sua destra:

“Stai aspettando qualcuno per caso?”

Michael si voltò, ma si costrinse a non sorridere alla ragazza e a sfoggiare, invece, un’espressione accigliata mentre annuiva:

“In effetti sì, aspetto la mia accompagnatrice. L’hai vista per caso?”
“Non saprei dirti, me la descrivi?”

“Beh, è molto, molto alta, molto bionda, occhi azzurri, accento russo… l’hai vista?”

“No. Ormai non credo che verrà, mi dispiace… ma se vuoi posso prendere il suo posto, neanche il mio accompagnatore si è fatto vivo.” Natalia si strinse nelle spalle, parlando con il tono più affranto che le riuscì mentre Michael sorrideva leggermente, allungando una mano per sfiorarle una ciocca di capelli rossi:

“Davvero? Chi è il pazzo che ti ha lasciata sola?”
“Un pazzo di nome Michael, pare abbia preferito una stangona bionda russa.”

Natalia si strinse nelle spalle e fu allora che Michael sorrise, prendendola sottobraccio:

“Beh, tanto meglio per me allora. Ah, Lia? Sei la cosa più bella che abbia mai visto.”
“Sì, certo.”

Natalia abbozzò una risata e liquidò il discorso con un gesto della mano, ricordando all’amico di avergli sentito dire cose del genere a molte delle loro compagne di scuola nel corso degli anni.

“Ma dai Lia, è tutto un gioco, non penso sempre davvero tutte quelle cose…”
“Sì, lo so. Per questo orma prendo i tuoi complimenti con le pinze, Dom. Ma non affannarti, ti voglio bene lo stesso.” 
Natalia si strinse nelle spalle e gli diede un colpetto sul braccio, e Michael avrebbe voluto insistere e dirle che i complimenti che faceva lei erano sempre del tutto sinceri, ma desistette quando entrarono nella Sala – per una volta illuminata e persino tirata a lucido e addobbata – e Katja e Novak gli fecero segno di sedersi al loro tavolo.

“Era ora, dove eravate finiti?” 
“Io aspettavo che Cenerentola si presentasse alla festa… come, non sapete chi… oh, lasciate perdere.”


*


Mentre Silvy si ingozzava di stuzzichini – e Julie e Virginia la guardavano chiedendosi se non si sarebbe sentita male più tardi – Ivan stava chiacchierando amabilmente con John e Sean. Così amabilmente che Rose, seduta poco lontano con Graham, Katja, Novak, Michael e Natalia, pregava che nessun cataclisma si abbattesse sulla serata: aveva fatto promettere a Graham di comportarsi bene, ma lo stesso non si poteva dire di Sean. 

“O Merlino, quei due stanno parlando con Ivan Svensson! Sta per accadere qualcosa di brutto.”
“Rosie, rilassati, mi hanno assicurato che si sarebbero comportati bene stasera, quindi puoi pensare a goderti la serata senza preoccuparti di loro.”

Rose non sembrò particolarmente convinta delle parole di Graham, che però le sorrise con fare rassicurante e alla fine la bionda lo imitò, annuendo debolmente. Il tutto mentre Michael, davanti a loro, assisteva allo scambio di battute lottando contro se stesso e la sua voglia di fare commenti… aiutato dai calci che Lia continuava ad assestargli sotto al tavolo ogni volta in cui stava per aprire bocca, certo.

“Non riesco a credere che abbiano acceso i camini, è un miracolo di Natale…”

Katja gettò un’occhiata stralunata ad uno dei quattro grandi camini della Sala, uno per ogni lato, miracolosamente tutti accesi. Era piuttosto sicura che non fosse mai successo, tanto che la stanza era avvolta da un tepore a dir poco inusuale per gli studenti di Durmstrang, che erano stati piacevolmente sorpresi dalla novità. 
Quanto a quelli di Hogwarts, avevano tirato un sospiro di sollievo e non erano riusciti ad astenersi dal rallegrarsene a voce alta.

“Forse hanno deciso di avere pietà di noi, visto che non siamo molto vestiti.” Osservò Novak gettando un’occhiata scettica alle braccia completamente scoperte di Katja e alla profonda scollatura a V del vestito di Natalia, la cui parte superiore era in ogni caso composta da un sottile e praticamente trasparente strato di tulle disseminato di ricami floreali.

La stessa Natalia che infatti sospirò, parlando quasi con aria sognante mentre sulla tavola comparivano i dessert:

“Forse li hanno accesi ovunque e stanotte non dormirò congelandomi gli arti…” 
“Lia, adesso non ti allargare troppo però.”


*


Elvira sedeva tenendo i gomiti appoggiati sul tavolo, tenendosi la testa tra le mani, e i suoi occhi chiari erano fissi su un paio di persone a lei familiari sedute a qualche metro di distanza e impegnate in una conversazione che lei, da quella distanza, non poteva udire.

“Grazie per avermi aiutato con la faccenda delle posate, non avevo mai avuto così tante forchette davanti prima d’ora…”
Timothy appoggiò il tovagliolo bianco sul tavolo, grato alla ragazza dell’aiuto che gli aveva dato visto che era stato attraversato da una mezza ondata di panico quando si era ritrovato davanti otto posate anziché due.

“Figurati, mia nonna ha tentato di insegnarmi il Galateo da piccola, invano, ma qualcosa è comunque riuscita ad inculcarmelo.”
“E tua madre che dice?”

“Mi hanno cresciuta i miei nonni, in realtà. Vivo con loro da quando ho sei o sette anni.”
“Oh. Mi dispiace, non volevo…”

“Lo so. Non c’è problema.”  Elvira sorrise al ragazzo prima di tornare a concentrarsi su Natalia e Michael, scuotendo debolmente il capo e parlando con un tono a metà tra il divertito e la disapprovazione:

“Oh, ma guardali.”
“Chi? I tuoi amici?”
“Sì, Lia e Dom. Dovrei fargli una foto in questo preciso istante e poi mandargliela via posta, forse capirebbero qualcosa.”  Elvira alzò gli occhi al cielo prima di prendere il suo tovagliolo e iniziare a giocherellarci, creando una specie di origami mentre Tim guardava i due, cercando di capire cosa intendesse la bionda.


“Intendi dire che…”
“Per quanto mi riguarda, dovrebbero essersi dichiarati amore eterno già da parecchio. Ma nessuno ascolta mai la povera Elvira, cosa possiamo farci… e ora lei è persino fidanzata, dannazione.”

La bionda sbuffò e scocco ai due amici un’occhiata quasi torva guardandoli seduti vicini, dandole le spalle. Entrambi erano leggermente protesi verso l’altro e si sorridevano, mentre Natalia teneva le braccia appoggiate sul tavolo e una mano di Michael era particolarmente vicina a quella della ragazza.

“Fidanzata? Non le ho mai sentito parlare del suo fidanzato.”
“Questo perché non se lo è scelto lei, ma suo padre. I matrimoni combinati dalle nostre parti vanno ancora molto di moda, anche sua sorella maggiore sta per sposarsi. I tuoi genitori, invece? Come si sono sconosciuti?”

“Al lavoro. Anche se mia madre non è… la mia vera madre, ecco. È la seconda moglie di mio padre, mia madre è morta in un incidente quando avevo sei mesi.”
“Mi dispiace, non ne avevo idea.”

“Non c’è problema Elvira, come hai detto tu, davvero. Io adoro Jade, mi ha cresciuto lei dopotutto, ed è la madre delle mie sorelline… io ero molto piccolo e non ricordo, ma mio padre dice che tra di noi è stato amore a prima vista, quando ci siamo conosciuti. Io avevo un anno e mezzo o poco più, mi sembra, e si sono sposati un paio d’anni dopo, pare che io l’abbia presa molto bene.”

“Beh, è una cosa bella, dev’essere una persona meravigliosa per averti accolto a tal punto nella tua vita.”
“Lo è. Mio padre dice sempre che io sono il suo preferito, e forse non ha tutti i torti.”


Timothy sorrise e pensò con affetto alla sua famiglia, specialmente alla madre che probabilmente in quel momento stava contando le ore che la dividevano dal poter abbracciare il figlio dopo tutti quei mesi di lontananza.


Elvira stava per dire qualcosa, ma si interruppe quando sentì la musica. I tavoli erano stati sistemati appositamente per lasciare sgombro il centro della Sala, e la ragazza sorrise e si alzò in piedi quasi di scatto, afferrando la mano del Tassorosso: 

“Finalmente si balla! Su, andiamo.”
“Ma veramente io non so…”
“Che importa, io ho preso un sacco di lezioni e sono comunque più goffa di un elefante! L’importante è solo divertirsi. Cosa che proprio non potrò fare con questi così addosso…”

La norvegese sbuffò e Timothy la guardò chinarsi e sfilarsi le scarpe con un paio di rapidi gesti, lasciandole vicino al tavolo prima di trascinarlo con sè. E lui era così occupato a realizzare che sì, si era davvero tolta le scarpe, che la lasciò fare senza opporre alcuna resistenza.


*


“Signorina, mi concede l’onore?”
John porse la mano a Julie con un sorriso, in piedi davanti alla ragazza che lo guardò aggrottando la fronte, visibilmente scettica:
“Tu odi questa musica.”

“Piuttosto vero, ma mi va di ballare.”  John parlò senza battere ciglio o muovere la sua mano di un millimetro, sorridendo quando la Corvonero la prese dopo una breve esitazione.

John la condusse con passo sicuro sulla “pista” prima di voltarsi verso di lei, sorriderle e metterle una mano sulla schiena. Poi sollevò la mano che ancora stringeva quella di Julie e iniziò a muovere i primi passi, accostando leggermente lil viso a quello della compagnia per suggerirle di rilassarsi.

Facile a dirsi, pensò Julie trattenendosi dallo sbuffare: lui non stava certo ballando a strettissimo contatto con la persona per cui aveva un debole da più di un anno.



A pochi metri da loro, Ivan sedeva tenendo gli occhi fissi sulle coppie che ballavano, ripensando a cos’era successo ad una delle ultime feste organizzate dalla sua famiglia a cui aveva preso parte. Era stata un colossale disastro, per farla breve, lui e suo padre avevano discusso davanti a metà degli invitati e si era scatenato un mezzo pandemonio quando lo avevano trovato a baciare un ragazzo. Non avrebbe mai dimenticato l’espressione quasi disgustata di suo nonno e quella, invece, livida del padre. 

“Che muso lungo, non ti piacciono le feste?”
“Siamo a scuola e ci sono i miei amici, quindi questa è piuttosto sopportabile… ma quando sono a casa mia no, non particolarmente, succede sempre qualcosa che scatena il finimondo.”

Ivan si strinse nelle spalle senza voltarsi e Silvy, seduta accanto a lui, sorrise con aria divertita:

“Sempre a causa tua?”
“Sì e no. Diciamo che mio padre… è molto incline a non gradire e a disapprovare ogni cosa che faccia. Litighiamo facilmente.”

“Beh, se può consolarti anche negli eventi della mia famiglia i disordini sono la norma, la famiglia di mio padre è incapace di riunirsi senza far sfociare qualche rissa… e noi siamo in sei fratelli, quindi il caos regna sempre sovrano in casa.”

“Sei? Dev’essere… affollato. Io sono figlio unico.”
“Forse da una parte ti invidio, ma anche mia madre è figlia unica e dice sempre che si sentiva abbastanza sola. Credo che le sarebbe piaciuto avere un fratello o due… immagino che non si possa sapere come ci si sente nella situazione opposta, io sono la quinta e sono abituata a non avere mai un attimo di privacy o di pace.”


“Immagino che anche a me non sarebbe dispiaciuto avere qualcuno con cui giocare. Anche se forse se avessi avuto un fratellino il poveretto sarebbe stato la mia principale vittima, a pensarci bene…”

“I fratelli minori sono quasi sempre le vittime designate, sai quante ne ho passate io per mano delle mie tre amabili sorelle maggiori?!”

“Non mi sembri esattamente una povera vittima, Silvy, se devo essere onesto… comunque stasera ho promesso a Novak che mi sarei comportato bene. Anche perché i professori mi torchiano da dopo l’incidente del treno.”
“Sai, sarei molto curiosa di sapere come accidenti avete fatto a fondere il motore.”


“Segreti del mestiere.”


*


“Non trovi strano che ci conosciamo da sette anni ma non abbiamo mai ballato insieme prima di stasera?”
Natalia si rivolse a Michael con un sopracciglio inarcato, guardandolo sorriderle debolmente mentre teneva una mano appoggiata sul tessuto sottile del corpetto del suo vestito rosato:

“Ballare con il sottoscritto e un’opportunità più unica che rara.”
“Oh, non lo metto in dubbio. Hai un modo insolito di ballare, in effetti… hai imparato così?”

Natalia aggrottò la fronte e Michael si limitò ad annuire mentre si muoveva tenendo la mano sinistra poggiata sulla schiena della ragazza e il braccio destro, invece, piegato e appoggiato in maniera composta e rigida sulla propria.

Tutti avevano una reazione simile quando lo vedevano ballare, ma Oz sosteneva che per quanto insolita quella “tecnica” era molto apprezzata dagli aristocratici, che ovviamente non potevano sapere che il ragazzo non ballava in quel modo per apparire più elegante o raffinato ma per mera comodità.

Michael accostò appena il mento alla testa della ragazza, facendo scivolare lo sguardo su tutte le persone che lo circondavano.
“Credo che gran parte della fauna di Durmstrang si stia chiedendo perché sei qui con me, sulla pista, e non con qualche pavimento imbellettato.”

“I pavoni imbellettati che sono interessati solo al mio cognome possono anche starsene ove sono, per quanto mi riguarda. E smettila di dire queste cose, io sono felice di essere qui con te.”


“Via, Natalia, che cosa direbbe il tuo fidanzato se ti vedesse o ti sentisse dire queste cose ad un altro?”
Michael sfoggiò un sorriso che Natalia conosceva, lo stesso che gli vedeva sul viso quando qualcuno faceva un commento poco carino sul suo conto e lui faceva finta di non sentirlo. 
Un sorriso che Natalia non ricambiò, incupendosi leggermente e stringendo quasi senza volerlo la presa sulla spalla del ragazzo prima di parlare con leggera amarezza nella voce:

“Dubito che gli importerebbe. O almeno, forse gli importerebbe che la sua fidanzata, chiunque ella sia, balli con un altro in pubblico perché sarebbe una specie di umiliazione, ma di Natalia gli importa ben poco.”
“Beh, allora è uno stupido.”  Michael sorrise e Natalia si sforzò di ricambiare, cercando di non pensare al fatto che tornare a casa implicava anche dover affrontare il discorso “fidanzamento”: lei non aveva alcuna fretta di sposarsi, anzi, mentre i suoi genitori sembravano morire dalla voglia di accasare a qualche buon partito entrambe le figlie.

“Lui com’è, comunque sia?”
“Sebastian? Ricco. Purosangue. Ti basta? Perché non so poi molto altro, su di lui… suo padre lavora per il mio da anni, ma ha otto anni in più rispetto a noi e non si è mai interessato a me, come io a lui dopotutto. O almeno fino a qualche mese fa, quando i nostri genitori hanno preso questa splendida decisione per entrambi.”

“Sì, ma… è… gentile? Ti tratta bene?”
“Spero proprio di sì, Mich.”

Natalia sospirò e appoggiò la testa sulla sua spalla mentre il ragazzo restava in silenzio, trattenendosi dal proporle di fuggire da lui in Croazia per evitare le nozze.
Non faceva che ripetersi che fosse giusto, che lei doveva andare avanti con la sua vita e che lui non doveva intromettersi. No?
“Ad ogni modo, meglio continuare a ballare, lo dico per te, devi smaltire tutto quello che hai mangiato.”
“Non rompere Dom, ho mangiato solo ortaggi per un mese per questo Ballo!”
“Ti sei impegnata tanto e ti sei fatta così bella per me? Oh, ma non dovevi cara.”


*


Rose e Graham stavano ballando e Michael li guardava con un debole sorriso stampato sul volto: aveva vinto una scommessa con Ivan, visto che entrambi si erano vestiti sui toni dell’azzurro, ed era certo che era solo questione di tempo perché se ne andassero in giro mano nella mano. 

Lo sguardo del ragazzo indugiò poi su Natalia, che stava ballando con Novak. Lui si era seduto decretando di aver bisogno di saltare un giro, e la verità era che ne aveva davvero bisogno: si portò una mano alla gamba destra, che in effetti aveva iniziato a dolergli parecchio.
Probabilmente Oz lo avrebbe rimproverato per aver fatto l’esibizionista, ma la verità era che infondo si stava divertendo, specie quando aveva invitato Ivan a ballare sotto gli sguardi esasperati degli insegnanti, o quando aveva sottratto Rose al suo cavaliere per ballare. Graham aveva sfoggiato un’espressione piuttosto contrariata e Michael, da bravo gentiluomo qual era, si era premurato di assicurargli che sarebbe stato ben lieto di riservargli un turno, più tardi. A quel punto era fortunatamente subentrata Katja, che si era affrettata a trascinare via Graham per un giro di ballo con lei.

Forse però aveva ormai ballato abbastanza, a giudicare dai lamenti delle sue gambe, ma come sempre si premurò di non darlo a vedere quando la musica cessò e Natalia gli si avvicinò con un sorriso. 
Fu proprio mentre si avvicinava che Michael, osservandola, pensò a quello che le aveva detto qualche ora prima, quando l’aveva vista nell’atrio: non l’aveva davvero mai vista tanto bella. 
Voleva che lei ci credesse, ma non aveva tutti i torti: non si risparmiava mai dal fare, per gioco, tutti quei commenti lusinghieri e apprezzamenti alle ragazze, lei compresa… Ormai Natalia aveva capito che il ragazzo lo faceva, appunto, solo per gioco – così come tutte le sue “vittime” – ma gli dispiaceva sapere che lei pensasse di essere come le altre. Tanto per cominciare, non si curava particolarmente del parere altrui da anni, aveva imparato a farlo, ma del suo gli importava. E anche molto.

“Ciao Dom… non ci delizi con qualche altra tua performance?”
“Mio dolce tesoro, non posso essere tanto egoista da monopolizzare l’attenzione su di me per tutto il tempo, non ti pare? Ma tu va’ pure, divertiti, ho idea che ci siano molti ragazzi che vorrebbero passare del tempo con te.”

“Esagerato… e se anche fosse no, resto qui con te.”   Natalia si strinse nelle spalle e sedette accanto a lui, mettendogli una mano sulla manica della giacca rossa bordeaux impreziosita da piccoli ricami color oro, ripresi sul panciotto nero:

“Tutto bene?”
“Sì, certo.”

Michael sorrise, e anche se la ragazza non gli sembrò molto convinta non aggiunse altro, tornando a guardare dritto davanti a sè proprio mentre gli strumenti che erano stati incantati per suonare da sè riprendevano a fare il loro lavoro, questa volta però producendo dei suoni sconosciuti a diversi tra i presenti.


John, che stava chiacchierando con Silvy, Julie e Ivan, si irrigidì all’improvviso quando sentì la musica, sgranando gli occhi chiari e balzando in piedi un attimo dopo, quando fu certo di non essersi sbagliato:

“Non ci credo… finalmente musica decente, vieni Juls, andiamo!”
“Cosa? Oh, no, a me questa musica non piace, non la ballo, non…”

“Non è un valzer, non bisogna saper ballare! Coraggio!”

John sorrise e costrinse la ragazza ad alzarsi e a seguirlo sotto lo sguardo spaesato di Ivan, che asserì di non conoscere affatto quella musica.

“Nemmeno io, ma John adora il rock Babbano e cose del genere. Mi chiedo solo come sia possibile che ci sia questa musica proprio qui, qualcuno deve aver incantato gli strumenti…”
“Giuro che questa volta io non c’entro, ma sembra divertente!”  Ivan – i cui capelli scuri erano tornati ad essere quelli leggermente spettinati di sempre – sorrise e si alzò, lasciando la giacca nera sulla sedia e invitando Silvy a seguirlo con un cenno che la ragazza non si fece ripetere.


“Darò una medaglia a chi ha messo questa musica.”
“È la roba Babbana che piace a te, Dom?”
“Ci puoi scommettere. Su, andiamo Lia, ora ci si diverte.”

“Sei sicuro, non stai…”
“Sto benissimo. Vieni.”  Michael sorrise e prese la ragazza per mano, costringendola a seguirlo in mezzo alla mischia. Forse non era una buona idea, ma lui era un maestro nell’avere idee pessime, dopotutto.


*


“Grazie per avermi invitata, mi sono divertita davvero moltissimo. Anche se sono dell’idea che avresti dovuto accettarlo, l’invito di Michael a ballare!”

Rose parlò con una risatina che Graham non imitò, limitandosi a sbuffare leggemrnete e ad alzare gli occhi al cielo prima di parlare:

“La prossima volta lo farò, stanne certa. Grazie a te per aver accettato, comunque.”
“Perché avrei dovuto rifiutare?!”

“Beh, non lo so, magari perché avresti preferito andarci con qualcun altro, non ne ho idea.”

Graham si strinse nelle spalle, leggermente a disagio, mentre Rose, invece, lo guardava scuotendo debolmente il capo:


“Non ne hai idea… Merlino Graham, e pensare che mi conosci così bene! Con chi altro potrei aver voluto andare al Ballo, se non con te?”

Graham non rispose a quella domanda, limitandosi a guardare la ragazza deglutendo a fatica e con gli occhi azzurri sgranati, tanto che fu lei, alla fine, a fare qualcosa, muovendo un passo avanti dopo aver mormorato che era un idiota e prima di prendergli il viso tra le mani per appoggiare le labbra sulle sue.


*


Novak sedette sul letto con un sospiro, sfilandosi le scarpe prima di passarci una mano tra i capelli scuri ormai leggermente spettinati. Ivan si era buttato sul suo letto poco prima e ora giaceva immobile, tanti che al ragazzo venne il dubbio che non stesse già dormendo.

“Beh, di sicuro è stata una serata diversa di quelle a cui siamo abituati.”
“Più divertente, vorrai dire.” Novak ebbe la conferma che l’amico era sveglio quando lo sentì borbottare, sfilandosi al contempo le scarpe nere lucide con l’ausilio dei soli piedi per poi restare immobile mentre lui si alzava per sfilarsi giacca, cravatta, panciotto e camicia.

Nella stanza caló il silenzio per qualche istante, finché la voce di Ivan – che nel frattempo si era girato su un fianco con la camicia bianca ancora addosso – non lo ruppe:

“Novak?”
“Sì?” Novak si voltò verso l’amico, che però gli dava le spalle, restando in attesa: 

“… Sei un ottimo fratello maggiore, lo sa?”


*


Michael, dopo aver lasciato giacca e panciotto sul letto e le eleganti scarpe di pelle sul pavimento –  restando così solo con la camicia bianca traslucida e i pantaloni neri addosso – sedette sul materasso mascherando a fatica un gemito di dolore. 
Si portò una mano sul ginocchio destro, sfoggiando una lieve smorfia quando sentì al tatto, sotto il tessuto pregiato dei pantaloni, qualcosa di rigido e metallico. 

Stese lentamente la gamba destra, se gamba si poteva definire, e sospirò sommessamente. 
Almeno, per una sera, era stato quasi un ragazzo come tanti altri. Quasi, certo, ma lui non credeva da molto tempo nei miracoli.


*


John era seduto vicino alla finestra, gli occhi fissi sul vetro che gli permetteva di guardare il panorama, mancavano pochi minuti, ormai, solo pochi secondi forse.
I suoi compagni di stanza dormivano, ma lui era rimasto sveglio nonostante l’indomani avessero la sveglia abbastanza presto visto che avrebbero dovuto prendere la Passaporta per Hogwarts alle nove in punto e poi, da lì, tornare a Londra con il treno.


Quando scorse delle luci John si mise a sedere dritto, sorridendo: era arrivata, finalmente.
Aveva fatto una promessa a sua madre, prima di partire: una notte sarebbe rimasto sveglio e avrebbe visto con i suoi occhi l’Aurora Boreale. È il posto sulla terra più vicino al Paradiso, così aveva detto Aurora. 

E quella notte – mattina, oramai –, di fronte a quello spettacolo di luci, John dovette ammettere che la donna non si sbagliava.

*


Quando gli studenti tornavano a casa per le vacanze venivano preparate numerose Passaporte che li avrebbero portati ad Oslo in gruppi più o meno numerosi, e lì sarebbero stati recuperati e portati a casa dai rispettivi familiari.

Natalia era, per una volta, pronta in tutto e per tutto per andare finalmente a casa, ma c’era ancora una cosa che doveva fare: trovare Michael e e dargli il suo regalo. Non ci aveva lavorato tanto assiduamente per poi non trovare il destinatario del suo impegno, dopotutto.

La ragazza stringeva una scatola rettangolare tra le mani, mordicchiandosi nervosamente il labbro inferiore mentre cercava l’amico con lo sguardo.
Accanto a lei, un Auror aspettava con una punta di impazienza, ma alla strega non sembrava importare visto che era decisa a non muoversi da lì senza averlo prima salutato.

“Signorina Novak…”
“Un momento, Andrej. Solo un momento, poi potremo andare ho salutato tutti… manca solo un mio amico. Eccolo! Dom!”

Natalia si rilassò quando finalmente scorse l’amico, che parve sollevato a sua volta di vederla e si affrettò a raggiungerla districandosi tra la folla, piazzandolesi davanti tenendo una scatola di cartone bucherellata tra le mani.

“Era ora, dove ti eri cacciata?!”
“Io? Sono due ore che ti cerco! Devo darti… Beh, Buon Natale Mich.”

Natalia sorrise e gli porse il pacchetto mentre Michael annuiva, asserendo che anche lui aveva qualcosa per lei e che doveva aprire immediatamente il suo regalo.

Quando sentì la scatola muoversi tra le sue braccia Natalia pensò che forse l’amico le avesse fatto uno scherzo di pessimo gusto e che dentro ci fosse qualcosa di disgustoso, ma si fece coraggio e l’aprì comunque, preparandosi al peggio.
Michael guardò attentamente la ragazza, deciso a non perdersi un solo frammento della sua reazione mentre Natalia spalancava occhi e bocca, quasi senza fiato quando il suo sguardo venne ricambiato da un paio di occhioni scuri appartenenti ad un cucciolo dal pelo grigio chiaro.

“Ma è un… non ci credo, è un cucciolo! Come, dove…”

Natalia sbattè le palpebre mentre raccoglieva il cagnolino con una mano, facendo cadere la scatola ai suoi piedi, ma non parve curarsene e Michael sorrise, andandole incontro visto che la ragazza sembrava incapace di formulare una frase di senso compiuto:

“L’ho preso a Flåm, è un maschio e ha circa due mesi, ma non gli ho ancora dato un nome.”
“Ma dove lo hai tenuto per tutto questo tempo?!”
“Da me, ovviamente, ecco perché non ti ho fatta entrare in camera mia per un mese intero, cosa pensavi?”

Michael inarcò un sopracciglio con aria scettica, ma Natalia non aprì bocca – pressoché incapace di parlare – mentre accarezzava quasi convulsamente il pelo morbido del cucciolo, mormorando solo che doveva aprire il regalo a sua volta.

Michael obbedì, e quando vi trovò dentro qualcosa di lana, di una familiare lana viola, spalancò gli occhi a sua volta. Tirò fuori dalla scatola una sciarpa, una lunghissima sciarpa viola.

“È questa che stavi facendo con l’uncinetto?”
“Sì, è viola, è il colore dei Draghi.”

“Wow, grazie Lia, adoro le sciarpe e ci devi aver lavorato tantissimo, nessuno aveva mai fatto qualcosa a meno per me… Lia. Stai piangendo?”

Michael spalancò gli occhi quando vide l’amica piangere silenziosamente, chiedendosi se non avesse fatto o detto qualcosa di sbagliato, forse non le piaceva il cucciolo? Dannazione, avrebbe dovuto prendere il Samoiedo, non l’Husky!

Natalia però scosse il capo, limitandosi a mormorare qualcosa a mezza voce:

“Io… io ho sempre voluto un cane.”
“Sì, lo so, per questo l’ho…”

“Grazie.” 

Natalia lo interruppe per poi avvicinarglisi e abbracciarlo, il tutto mentre, accanto a loro, l’Auror si chiedeva perché avesse scelto quel lavoro e si schiariva rumorosamente la voce:

“Signorina Nòvak, la prego, ho l’ordine di scortarla fino a casa sua.”
“Sì, scusa Andrej… ok, ora devo andare, il cane da guardia che mi ha appioppato mio padre chiama.”

Natalia sbuffò ma sciolse l’abbraccio tenendo ancora l’Husky in braccio mente Michael, invece, si voltava verso l’uomo e lo guardava sbattendo le palpebre con sincera perplessità:

“Non ci avevo nemmeno fatto caso…”
“Questo perché è alla tua destra. Ciao Mich, Buon Natale.”

Natalia sorrise gentilmente all’amico, stringendogli brevemente il braccio prima di voltarsi e seguire l’Auror. Michael invece non si mosse, restò immobile a guardarla allontanarsi con la gola improvvisamente secca, la sua sciarpa ancora stretta tra le mani ma tutta la felicità provata fino a poco prima improvvisamente sparita del tutto.


Doveva aver frainteso. Doveva averlo fatto per forza, perché Natalia non poteva saperlo. Nessuno doveva sapere, tantomeno lei.








……………………………………………………………………
Angolo Autrice: 

Per prima cosa, i vestiti! 

I ragazzi… 

-    David
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-    Graham 
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-    Ivan
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-    John
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-    Novak 
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-    Sean
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-    Timothy 
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E le ragazze: 

-    Elvira
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-    Katja 
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-    Julie
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-    Natalia
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- Rose
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-    Silvy 
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Spero davvero che il capitolo vi sia piaciuto, sia perché è senza dubbio una “tappa” importante nella storia, sia perché con tutto l’hype che avevo creato avreste più che ragione a maledirmi se dovesse fare schifo… 
Ad ogni modo, complimenti a Bea, Furia e Tinkerbell per averci preso, la prima coppia canon sono proprio i Grose. Bisogna vedere come la prenderà papà Regan ora che la sua bambina e compagnia tornano a casa in Inghilterra.
Anche se devo scusarmi con voi per avervi illuso su delle coppie, la verità è che la Jolia e la Elvim non sono fattibili visto che Sean e John e Tim e Dave sono segretamente innamorati. 

A presto e buon weekend!
Signorina Granger 

   
 
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