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Autore: green_eyed    02/09/2018    5 recensioni
"Comunque, come funziona? Tu vieni qui quando ti chiamo. Ti basta...entrare e uscire dall'esistenza, o qualcosa del genere?"
"È come un legame magico" spiega Lexa, apparentemente esitante. "Quando dici il mio nome, provo una spinta - proprio qui, nel mio petto" dice, disegnando un cerchio intorno alla pelle sopra il suo cuore. "Che è strano di per sé, visto che non possiedo più un cuore pulsante. Non posso spiegarlo, ma mi sento obbligata ad essere ovunque tu sia."
"Quindi non sono solo io" dice lentamente Clarke, un'espressione piena di speranza a sostituire il suo cipiglio precedente. "C'è qualcosa di più tra me e te, non è vero?"
(oppure: Clarke è una studentessa del settimo anno, Lexa è uno dei fantasmi di Hogwarts. C'è una connessione tra loro che Clarke non capisce, ma è determinata a capirlo.)
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Octavia Blake, Raven Reyes, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4


Clarke è riluttante a perdonare i suoi amici per qualsiasi segreto stiano nascondendo, ma Lexa la convince a riconoscere le loro intenzioni, alla fine stanno solo cercando di proteggerla. Lexa le assicura che ci deve essere una buona ragione per questo - e una buona ragione per cui nessuno le sta dicendo tutta la verità - e la incoraggia a dare un freno alla sua rabbia.

Clarke allora si scusa con i suoi amici uno ad uno, e loro si scusano a loro volta - principalmente per essere molto evasivi. Wells, in particolare, si scusa per aver detto agli altri delle sue frequenti visite alla classe nella Torre di Astronomia.

"So che era il tuo posto segreto, ma stavo solo-"

"Cercando di proteggermi" conclude Clarke, anche se non riesce a nascondere il leggero fastidio nella sua voce. Wells sembra triste, e Clarke si sforza ad ammorbidire il suo tono. "Continuo a non capire perché dovete proteggermi, ma capisco che avete a cuore solo che io stia bene. Quindi vi perdono."

"Ne sei sicura?" Wells sembra ancora dubbioso, quindi Clarke fa un piccolo sorriso.

"Sì" dice lei in modo più convincente. "Ora smettila di pensarci troppo, oppure ho intenzione di riprendermi il mio perdono."

Wells restituisce il suo sorriso e la stringe in un abbraccio riconciliatorio. Clarke lo abbraccia, ma gli manca il calore che di solito le trasmette, sebbene abbia perdonato i suoi amici, non si fida ancora abbastanza di loro.

E finché non si fida di loro, Clarke decide di mantenere segreti i suoi incontri con Lexa.

***

Sono in un angolo nelle cucine, mentre osservano gli elfi domestici preparare il pranzo per il corpo studentesco. Clarke si sta abbuffando con un sandwich ripieno di burro di arachidi, banana e miele mentre Lexa osserva il tutto con una smorfia.

"È disgustoso" commenta il fantasma.

"Non giudicare finchè non lo provi" dice Clarke con il boccone ancora in bocca. Poi si rende conto di aver appena detto a un fantasma di provare a mangiare quando sa perfettamente che non è possibile. "Ehm, aspetta-"

Lexa la tranquillizza. "E' tutto okay. E giusto perchè tu lo sappia, in realtà ho già provato quel particolare...intruglio."

Clarke la guarda dubbiosa. Lexa si stringe nelle spalle pigramente.

"Conoscevo qualcuno a cui piaceva la stessa cosa. Mi avevano detto che è una prelibatezza babbana e chiesto di provarlo. Come ho detto prima: è disgustoso."

Clarke ride, ma si arresta bruscamente quando si sente soffocare con un pezzo di sandwich non masticato. Sente Lexa ansimare e chiamarla, e poi una sensazione come se centomila minuscoli pugnali ghiacciati le passassero attraverso il ventre. Dopo un colpo di tosse e una forte inspirazione, per poi assicurare a Lexa di stare bene.

"Hai provato ad aiutarmi con la magia?" Chiede Clarke trattenendo il respiro, chiedendosi cosa fosse quel freddo che le è passato attraverso il corpo.

Lexa arriccia il naso. "Non all'inizio."

All'occhiata interrogativa di Clarke, continua timidamente "Ho provato a usare l'incantesimo Anapneo."

"Hai dimenticato di non poter praticare la magia?" Chiede Clarke, un misto di divertimento e preoccupazione.

"Oh, non preoccuparti. Ho solo dimenticato di essere morta" risponde Lexa ironicamente. Clarke le rivolge ancora un sorriso triste, ma lei fa finta di niente. "Sei sicura di stare bene comunque?"

"Sto bene" la rassicura Clarke.

"Bene" Lexa fa un cenno soddisfatto. "Preferirei essere l'unica morta in questa cucina, grazie mille."

Questa volta, Clarke finisce di masticare il boccone prima di ridere.

"Possiamo tornare al discorso di prima però?" Chiede. "Quindi conoscevi qualcuno che ti ha fatto provare un panino al burro d'arachidi, banana e miele?"

Lexa inarca un sopracciglio, apparentemente insicura sulla piega che hanno preso le domande.

"Volevo solo dire che avevi buon gusto in fatto di amici" Clarke chiarisce con un piccolo sorriso.

Clarke osserva come gli occhi di Lexa si spostano dal panino che continua a sgocciolare del miele, a una sbavatura di burro di arachidi che è sicura di avere sul mento, e poi ai suoi occhi.

"Ho" dice alla fine. "Ho buon gusto in fatto di amici."

Clarke sorride e poi prende un altro morso del suo sandwich.

***

È difficile tenere traccia di Lexa alla luce, scopre Clarke.

La sua trasparenza è molto più evidente adesso, colpita dal sole del tardo pomeriggio in cima alla Torre Ovest. Stanno in piedi sui bastioni, osservando gli uccelli che volano dentro e fuori dalla gufaia adiacente a loro.

"Puoi lasciare Hogwarts?" Chiede Clarke al fantasma, socchiudendo gli occhi per vedere la sua forma alla luce del sole. "O sei bloccata qui?"

"No, posso lasciare la scuola se voglio" risponde Lexa.

"Sei mai stata fuori da Hogwarts?" Chiede curiosa Clarke.

"Sì" dice Lexa bruscamente. "Solo una volta però, quando mi sono risvegliata sottoforma di un fantasma."

Clarke può dire dal tono di Lexa che questo particolare dialogo è finito. Sospira e porta la conversazione in una direzione diversa.

"Questo è il mio ultimo anno ad Hogwarts" dice, volgendo lo sguardo sui terreni del castello. "Raven ha praticamente garantito una posto nel Comitato degli Incantesimi Sperimentali al Ministero dopo il diploma. Octavia è pronta a diventare Auror, e sappiamo tutti che Bellamy la seguirà ovunque andrà. Ma io ancora non so cosa voglio fare."

"Hai una materia preferita? Una in cui sei particolarmente brava magari? "Chiede Lexa sensibilmente.

Clarke emette una risata. "Non intendo vantarmi, ma sono la prima in tutti i corsi che seguo. E non ho nessuna materia preferita, sono tutte noiose."

Lexa scuote la testa divertita. "E i tuoi interessi al di fuori della scuola?"

"Per dirti la verità, non penso di averne" ammette Clarke. Poi scherza "Potrei restarmene qui - diventare una professoressa, così non dovrò mai pensare alla vita fuori dal castello. Dovrei avere a che fare con mia madre più spesso, ma hey...almeno avrò anche te."

Lexa ridacchia. "Se ti fa piacere."

Il fantasma poi le rivolge un piccolo sorriso, e Clarke considera - per una frazione di secondo - se rimanere a Hogwarts sia in realtà un'opzione da considerare seriamente.

***

C'è un dolore diverso nel suo cuore nei giorni seguenti, ogni volta che è con Lexa. Clarke non sa davvero cosa pensare a riguardo - o il suo significato - così cerca di reprimere la sensazione.

(Non funziona, avrebbe dovuto sapere che reprimere i sentimenti non funziona mai).

***

Clarke sta percorrendo il corridoio mentre si dirige verso l'aula di Incantesimi quando Finn la intercetta. Le chiede se ha un minuto per parlare, ma nonostante lei scuota la testa, la trascina al lato del corridoio affollato.

"Sto andando a lezione" dice Clarke esasperata. "Non puoi aspettare fino a pranzo?"

"In realtà, Principessa - no, non posso" dice Finn, con quel suo mezzo sorriso.

"Cosa c'è?" Chiede Clarke quando il ragazzo continua a fissarla, e non sembra affatto volerle spiegare il perchè l'abbia fermata.

"Scusa" dice Finn con una risatina imbarazzata. "Mi sono imbambolato da quanto sei bella."

Clarke quasi rotea gli occhi, chiedendosi come poteva pensare che le sue battute così poco originali avrebbero fatto colpo su di lei. Solleva un sopracciglio in attesa. Anche se Finn sembra confuso dal suo evidente disinteresse, continua.

"Vuoi andare a Hogsmeade con me il prossimo fine settimana?" Chiede speranzoso. "Potremmo prendere un tè da Madama Piediburro, quindi fare un salto a Mielandia? Potremmo anche- "

Prima che Finn possa terminare la frase, un corpo grigio-argenteo passa attraverso il muro accanto a loro e si muove dritto attraverso di lui - solo per ripassare attraverso il muro pochi secondi dopo. Finn si ritrova in uno stato di shock, muto e congelato sul posto. Clarke sussulta per la sua disgrazia.

A metà della conversazione che si sta tenendo nella sua mente sul perché Lexa farebbe una cosa del genere, Clarke si rende conto che il fantasma le ha appena offerto un'uscita facile, e si scusa in tutta fretta.

"Scusa" dice a Finn con un sorriso fugace. "Devo andare a lezione."

"Aspetta, Clarke..." Finn ci prova, ma Clarke ha già messo una mezza dozzina di persone tra di loro.

***

Quella notte nella classe della Torre di Astronomia, Clarke chiama Lexa. Dopo un'intera giornata di riflessione, pensa di sapere esattamente perché il fantasma ha fatto quello che ha fatto quella mattina. Se ha ragione...

Meglio. Almeno non sarebbe sola in questo casino.

"Cosa ti ha fatto Finn?" Chiede Clarke quando Lexa scivola attraverso la porta. "Hai interrotto la nostra conversazione, oggi."

Lexa sbatte in fretta le palpebre. Si stringe nelle spalle. "Lo trovo oltremodo irritante."

"Tutto qui?" Chiede Clarke, perché non può farne a meno. "Veramente?"

Le guance di Lexa diventano bianche, e Clarke lo prende come segno che sta arrossendo.

"Sì" borbotta Lexa, anche se senza convinzione. "È tutto."

E' allora che Clarke capisce che sono entrambe incredibilmente fregate. Nonostante questo non può fare a meno di sorridere, sapendo che forse i suoi sentimenti sono ricambiati.

***

Clarke e Lexa sono all'ombra del faggio sulle rive del Grande Lago. Clarke è sdraiata a pancia in su, svolgendo i compiti arretrati, Lexa è appoggiata al tronco dell'albero, leggendo un romanzo.

"Perché hai lasciato Beauxbatons?" Clarke chiede a Lexa con curiosità, gli occhi ancora fissi sulla sua pergamena.

Non avevano mai avuto l'opportunità di discutere in dettaglio il trasferimento di Lexa, Clarke sapeva solo quello che aveva sentito durante la conversazione di Lincoln e Lexa il suo primo giorno a Hogwarts. Con la coda dell'occhio, Clarke vede Lexa abbassare il libro.

"I miei genitori hanno richiesto il trasferimento a Hogwarts, lo sai" dice semplicemente.

"Sì" risponde Clarke, scrivendo un'ultima frase prima di rivolgere la sua attenzione all'amica. "Quello che intendevo era, perché hanno richiesto il trasferimento?"

La mascella di Lexa si contrae. "Clarke, possiamo non parlare di questo?"

Clarke fissa la postura irrigidita di Lexa e il modo in cui le sue mani si stringono attorno al suo libro. Sospira.

"Per favore, non essere arrabbiata" dice Clarke dolcemente. "Voglio solo sapere di più su di te, Lex."

"Puoi" insiste Lexa, guardandola negli occhi. "Solo non su quello. Non sono ancora pronta a discuterne."

Clarke espira pesantemente. "Me lo dirai mai?"

Lexa lancia un'occhiata al suo libro. "Con il tempo" risponde lei.

"Quando sarà?" Insiste Clarke.

Lexa proietta lo sguardo sulla superficie increspata del Grande Lago. "Ci vuole quello che ci vuole, Clarke."

***

Lexa si siede sul letto di Clarke, la schiena dritta e le mani incrociate l'una sull'altra, come se la manica della vestaglia non fosse strappata e il suo braccio non sanguinasse copiosamente dallo squarcio che segna nettamente la sua pelle.

"Questa è l'unica ferita?" Chiede Clarke, cercando di mantenere un'aria professionale nonostante senta lo stomaco sottospra.

Lexa sbatte le palpebre una volta. Due volte. "Sì."

Clarke è diventata brava nel saper dire quando Lexa sta mentendo - e questa era una bugia evidente. Sospira prima di sedersi sul letto e chiude le tende con la bacchetta.

"Non puoi mentirmi, Lexa. In quele altro posto ti hanno ferita?"

Lexa esita. Poi, con riluttanza, alza il braccio destro - quello con lo squarcio - e una lacrima cade sulla sua tunica, dove la tiene alzata all'altezza della sua cassa toracica. I bordi del materiale sono macchiati di sangue. Clarke comprende allora che la ferita sul suo busto è continua con quella sul braccio, e la direzione dello squarcio - che si muove diagonalmente sul corpo di Lexa - è riconducibile ad una maledizione.

In altre parole, Lexa è stata attaccata da qualcuno che utilizzava la Magia Oscura.

Clarke ordina a Lexa di togliersi la veste mutilata e la canottiera. La ragazza fatica a togliersi i vestiti senza muovere troppo il braccio ferito. Clarke non si offre per aiutarla sebbene lo voglia disperatamente, non lo ammetterebbe mai, ma Clarke sa che Lexa odia essere considerata debole, ed è sicura che il suo orgoglio sia già stato compromesso per aver chiesto l'aiuto di Clarke stasera.

Alla fine Lexa riesce a togliersi il tutto senza troppi problemi, anche se il suo viso è contorto in una smorfia di dolore per tutto il tempo. A Clarke quasi viene da piangere alla vista della quantità di sangue che continua a scorrere dalle ferite che ora sono scoperte, ma non vuole che Lexa sappia quanto sia preoccupata.

"Se Cage non avesse preso di mira il braccio con cui tengo la bacchetta avrei potuto guarirmi io stessa" dice Lexa con espressione neutra, come se la significativa perdita di sangue non avesse cambiato il colorito del suo viso da roseo a bianco. "Mi dispiace doverti coinvolgere in tutto questo."

Clarke può sentire la rabbia attraversarla al pensiero di Cage Wallace che attacca Lexa. Si costringe però a concentrarsi su ciò che ha davanti, e punta la sua bacchetta sul bordo dello squarcio sul braccio di Lexa.

"Vulnera Sanentur" mormora, facendo passare la bacchetta per tutta la lunghezza della ferita e osservando mentre l'emorragia rallenta fino a fermarsi.

Clarke esegue l'incantesimo di guarigione altre due volte - per eliminare il sangue secco e ricucire la pelle - prima di ripetere il processo sulla ferita sul torso di Lexa. Evoca poi una bottiglia di Dittamo dalla sua borsa (per gentile concessione di sua madre) una volta completato l'incantesimo.

"Perché Cage ti ha attaccata?" Chiede mentre applica il Dittamo sulla pelle appena ricucita.

"L'ho attaccato per prima io" dice Lexa freddamente.

"Lexa!" Clarke si ferma per fissare la ragazza, sbigottita. "Ma che diavolo?"

"Ha parlato male di te" dice Lexa rigidamente. "Ho semplicemente usato l'incantesimo Languelingua per insegnargli una lezione. È stato lui ad usare  la Magia Oscura - non verbalmente, ovviamente."

Clarke sente il suo cuore contrarsi alla consapevolezza che Lexa stava solo cercando di difenderla. Sospira prima di continuare a curare le ferite di Lexa.

"Non puoi sfidare tutti quelli che mi insultano" dice alla fine.

Lexa si acciglia. "Sì che posso."

Clarke conosce una causa persa quando ne vede una, quindi lascia cadere a malincuore l'argomento.

"Hai perso molto sangue stasera" dice quando finisce di applicare il Dittamo. "Dovresti davvero andare nell'ala dell'ospedale per prendere una pozione che ti faccia recuperare il sangue perso."

"Già non piaccio a tua madre" dice Lexa, sfiorando le linee rosa appena visibili sul suo braccio e sul suo busto. Clarke ha fatto del suo meglio per minimizzare le cicatrici, ma non poteva fare molto a causa dell'estensione delle ferite e della sua limitata conoscenza di Guarigione. "Non le darò un'altra ragione per pensare negativamente di me."

Clarke afferra la tunica e la canottiera tagliuzzate di Lexa e si affretta a ripararle.

"Ti importa cosa pensa mia madre di te?"

Le sopracciglia di Lexa si uniscono. "Lei è importante per te, Clarke. Certo che mi interessa."

E nonostante tutto quello che è successo quella notte - Lexa che viene da lei in uno stato di stordimento, pallida e con delle ferite sgocciolanti - va a letto con una sensazione strana nello stomaco, come se avesse bevuto dell'elisir per indurre uno stato di euforia e l'effetto stia appena cominciando a farsi sentire.

***

Clarke corre giù per le scale del dormitorio e nella sala comune dei Grifondoro, dove Lexa la sta aspettando. Octavia e Raven sono già partite per Hogsmeade, promettendo di incontrarsi più tardi ai Tre Manici di Scopa. Quando Lexa si gira rispetto alla posizione in cui stava guardando fuori dalla finestra che si affaccia sui terreni della scuola, Clarke alza gli occhi con finto disappunto per il suo aspetto.

"Ce l'hai qualche vestito casual, Lex?" Chiede, osservando la costosa tunica blu di Lexa.

"Questi sono i miei vestiti casual" risponde Lexa confusa, dandosi un'occhiata veloce.

Clarke esamina la tunica per un momento prima di ridere. "L'interno è rivestito di cashmere. Quello non è un vestito casual. Non hai un maglione o dei pantaloni o qualcosa del genere?" Chiede, gesticolando verso i suoi jeans e il suo maglione.

Lexa scuote la testa. "I miei genitori non mi permetterebbero mai di vestirmi con abiti babbani".

"Quindi porti sempre delle tuniche?" Chiede incredula Clarke.

"Sì" risponde Lexa semplicemente.

Clarke nasconde il suo stupore alla rivelazione. Prende una rapida decisione, allungando una mano per afferrare il polso di Lexa. "Ok, facciamo così...ti presto i miei vestiti per oggi. Non ti lascerò andare al tuo primo viaggio a Hogsmeade con una tunica."

Clarke conduce Lexa su per le scale e nel suo dormitorio, dove fruga nel suo baule e offre alla ragazza il suo paio di jeans più piccoli - Lexa è più magra di lei - e il suo maglione azzurro cielo preferito.

"Ecco. Prova questi."

Lexa prende i vestiti svogliata. Clarke sta per uscire, così si può cambiare tranquillamente, ma la ragazza ha altri piani - semplicemente sbottona la sua tunica e la appoggia sul letto di Clarke prima di ispezionare con curiosità gli altri indumenti.

Clarke osserva la scena svolgersi con gli occhi spalancati. Aveva già visto Lexa senza maglia, ma al tempo stava sanguinando copiosamente, quindi apprezzare la vista davanti ai suoi occhi non era esattamente la sua priorità. Il suo sguardo scivola inavvertitamente lungo lo stomaco piatto di Lexa prima di realizzare di star fissando apertamente il corpo della sua amica.

Nel momento in cui avverte il suo sguardo su di lei, Lexa si è già messa i jeans e si sta sistemando il maglione. Clarke mantiene saldamente gli occhi puntati sul soffitto. È così concentrata nel non guardare, che a malapena si accorge quando Lexa la chiama.

“Clarke?”

Clarke lancia un'occhiata veloce per assicurarsi che Lexa sia vestita. Emette un sospiro di sollievo quando scopre che l'altra ragazza è completamente vestita.

“Clarke.”

"Hm?" Chiede Clarke distrattamente, ammirando il modo in cui il maglione risulta quasi sgualcito sul corpo più snello di Lexa.

Lexa la guarda divertita. "Ho chiesto se adesso sei pronta per andare a Hogsmeade. Sono certa che Octavia e Raven si staranno chiedendo dove siamo."

Clarke arrossisce leggermente. "Giusto. Non vogliamo mica farle aspettare."

***

È presto in una domenica mattina. Lexa e Clarke sono sedute accanto al caminetto fumante nelle cucine mentre gli elfi domestici preparano la colazione. Zoran, uno degli elfi della cucina, arriva con un vassoio e due tazze di tè.

"Il vostro tè, signorina Lexa e signorina Clarke" cinguetta.

Lexa lo ringrazia mentre prende il vassoio e versa loro una tazza. Clarke saluta Zoran mentre si congeda.

"Oh, prima che dimentichi - guarda cosa ho preso in prestito dalla biblioteca" dice, frugando nella borsa e tirando fuori un libro. Il dorso intatto indica che è stato usato raramente (se non mai).

Lexa guarda la copertina. Poi guarda Clarke con scetticismo. "'L'arte del leggere le foglie di tè'?"

"Non ho mai avuto la possibilità di provare la divinazione. Mia madre pensa che sia una perdita di tempo, essendo lei una guaritrice e tutto il resto" dice Clarke, prendendo la tazza e soffiando sulla bevanda calda.

"Tua madre ha ragione" dice Lexa, sorseggiando il suo tè. "La divinazione viene a malapena considerata un ramo della magia."

"Oh, non fare la guastafeste. Che male c'è a provare? "Chiede Clarke ragionevolmente, sfogliando le pagine del libro. "È solo per divertirsi un po', Lex."

"Se lo dici tu, Clarke."

Bevono il loro tè e parlano di tutto e niente. Quando Clarke finisce la sua tazza, la fa girare un paio di volte prima di riversare il tutto sul suo piattino. Poi alterna gli sguardi tra le sue foglie di tè e il libro, cercando di dare un senso agli sprazzi di marrone e nero.

Nonostante il suo giudizio di prima, Lexa continua a guardare il processo con curiosità.

Clarke riesce a distinguere solo quattro forme distinte - beh, per lo più distinte -: un parasole, una barca di qualche tipo (forse una gondola?), La lettera L, un teschio.

"Che cosa dicono le tue foglie di tè, Clarke?"

Un nuovo amante, romanticismo, l'iniziale di qualcuno vicino a te, pericolo nel tuo percorso - o almeno così dice il libro.

Clarke non è mai stata una credente nella divinazione, ma che sia maledetta se non sa esattamente cosa le foglie di tè stanno cercando di dirle. Mette frettolosamente il piattino sul vassoio e si versa un'altra tazza di tè. Lexa le rivolge uno sguardo curioso.

"Non riuscivo a vedere altro che foglie di tè" dice Clarke, sperando che la sua voce suoni normale.

Per fortuna, Lexa accetta la sua risposta con una risatina. "Ti credo che non hai visto nient'altro. Il tè è per bere, non per predirre il futuro. Potrei avertelo detto."

Clarke dà un'ultima occhiata al suo piattino abbandonato - che sia con delusione o speranza, non riesce a capirlo.

***

"Ti ho mai detto che amo il fatto che tu sia un prefetto?"

Clarke sospira, sia a Octavia che al calore rilassante che l'acqua offre. "Solo ogni volta che ti lascio usare il bagno dei prefetti, O."

"Me ne stavo solo accertando" dice Octavia in tono allegro prima di girarsi sulla schiena.

Raven le ignora entrambe per poter esaminare i rubinetti dorati che circondano la vasca. Gira una manopola sperimentando, e guarda come il rubinetto rilascia una singola bolla che si alza verso il soffitto ed esplode, riempiendo la stanza di una delicata nebbia bianca. Clarke passa una mano tra la nebbia quando si deposita sopra l'acqua.

Le tre amiche sono in costume da bagno, passando una notte rilassante tra ragazze nel bagno dei prefetti. La vasca da bagno - a forma di piscina, è stata riempita per metà di acqua viola profumata alla lavanda, e la superficie è punteggiata di schiuma rosa, la quale ha un leggero odore di zucchero filato - grazie alla scelta ben accurata di Raven.

Clarke ha chiesto alle sue amiche di essere lì per un motivo, ma decide che può aspettare qualche altro minuto mentre tutti si rilassano. Dà ad Octavia un altro po' di tempo per galleggiare tranquillamente nell'acqua, e lascia che Raven continui a sperimentare i rubinetti.

"Penso di avere una cotta per Lexa" ammette quando il silenzio si fa troppo pesante.

"Sapevo che c'era una ragione se ci avevi portate qui" dice Raven, lanciandole un sorrisino dal suo angolo della vasca. "Lo sapevamo già, comunque."

"Aspetta cosa?"

Octavia sbuffa all'ingenuità di Clarke. "Non sei esattamente difficile da comprendere, Griffin. Aspettavo che sganciassi la bomba dal primo giorno che Lexa ha messo piede qui."

"Merda" mormora Clarke sottovoce. Poi si acciglia. "Pensi che lei lo sappia?"

Raven alza le spalle. "Probabilmente."

"Ma sono abbastanza sicura che anche tu le piaci, quindi non stressarti troppo" aggiunge Octavia, dandosi una spinta dalla parete della vasca e nuotando in avanti fino a che non colpisce l'altro lato.

"Sì Griffin, rilassati" dice Raven, facendo cenno alle spalle improvvisamente rigide di Clarke. "Questo è quello per cui siamo qui, giusto?"

Lo sguardo di Clarke guizza tra le sue due amiche. Annuisce. "Giusto. Sì è per questo."

"Fantastico" dice Octavia felice. Nuota per unirsi a Clarke. "Ora che abbiamo finalmente individuato il problema, possiamo parlare di come procederemo a far finire te e Lexa insieme!"

***

"Sembri tesa."

Clarke lancia un'occhiata a Lexa mentre camminano lungo le rive del Grande Lago. Ha offerto il cibo che le rimaneva Calamaro Gigante, e ora la sua attenzione è esclusivamente rivolta a Clarke.

Clarke tenta un sorriso, ma sa anche lei di essere tesa.

Lexa la guarda preoccupata. "Cosa c'è che non va?"

Clarke non risponde - non subito, almeno. Sa esattamente perché si è comportata in modo così strano ultimamente, e ha tutto a che fare con la ragazza con cui sta camminando in questo momento.

Ha una cotta per Lexa. E non importa quanto lei cerchi di negarlo, il modo in cui il suo cuore galoppa quando si trova intorno all'altra ragazza dimostrerà sempre i suoi veri sentimenti.

La voce di Octavia risuona forte nella sua mente - "Diglielo e basta!" - così decide di fare il grande passo, in quel momento e in quel luogo, perché in quale altro modo potrebbe superare la paura?

"Mi piaci, Lexa" dice Clarke senza preamboli.

La risposta di Lexa è immediata e alquanto confusa. "Anche tu mi piaci, Clarke."

"No, Lex" sospira Clarke. Per quanto ci provi, non riesce a incontrare gli occhi di Lexa - non adesso. "Mi piaci. Nel senso, vorrei portarti ad un vero appuntamento e baciarti e addormentarmi con te affianco."

"Non capisco" dice Lexa, e Clarke vorrebbe sbattere la testa contro un muro, perché cosa c'era di così difficile da capire in una semplice dichiarazione?

Lexa continua, con grande frustrazione di Clarke. "Perché sembri così turbata quando a me sembra che vogliamo la stessa cosa?"

Clarke ha già aperto la bocca per spiegarsi meglio quando si rende conto di ciò che Lexa sta insinuando. I suoi occhi scattano sul suo viso, perché onestamente non riesce a credere a ciò che ha appena sentito.

"Aspetta, cosa?"

È una cosa bellissima, pensa Clarke, quando Lexa si scioglie in un timido sorriso.

"Vorresti portarmi ad un vero appuntamento e baciarmi e addormentarti con me" dice Lexa semplicemente. "Vorrei fare lo stesso con te, Clarke."

"Quindi tu...ti piaccio?" Clarke domanda, ancora dubbiosa. Forse sta avendo un'allucinazione causata dalla febbre.

"Sì" risponde Lexa, corrugando le sopracciglia. "È così difficile da credere?"

"Io..." Clarke è quasi senza parole a questo punto. "Ad essere onesti? Si."

Lexa ridacchia leggermente. "Penso di provare qualcosa per te dal momento in cui ti sei materializzata nella mia camera da letto. Non ero mai stata così grata per un paio di pantaloncini prima."

Clarke sbatte giocosamente la spalla contro quella di Lexa. "Potrei dire lo stesso di quella tua tunica di seta. Seriamente però, non smetterai mai di ricordarmi di quell'incidente, vero?"

Lexa non risponde, sorride in modo scherzoso e allunga un braccio per intrecciare le dita con quelle di Clarke.

***

Sono sdraiate assieme nel letto di Clarke quella notte, le caviglie incrociate l'una sull'altra e le loro mani giocherellano pigramente tra loro. Nessun altro è nel dormitorio, ma le tende sono lo stesso tirate.

"Voglio portarti presto ad un appuntamento" dice dolcemente Clarke.

Lexa stringe le dita in accordo. "Va bene."

Clarke può percepire il "ma", quindi aspetta pazientemente che Lexa continui.

"Devo dirti una cosa prima" dice Lexa. È esitante, da quello che potrebbe dire Clarke.

"Allora dimmi."

Lexa annuisce contro il cuscino di Clarke. "È riguardo il perchè mi sono trasferita a Hogwarts."

Clarke non dice nulla per un po'. Quindi chiede: "Sei pronta a dirmelo?"

"Sì" dice Lexa risoluta. Poi la sua voce si attenua mentre ammette: "Perché potrebbe cambiare il modo in cui mi vedi. Comunque vada, voglio che tu sappia che non sono mai stata così me stessa con nessuno come lo sono stata con te."

Clarke si mette seduta alla serietà del suo tono. "Lexa, cosa..."

Lexa scuote la testa mentre lei si zittisce. "Sarò egoista,  ma ho bisogno che tu mi prometta che non mi odierai dopo che te l'avrò detto."

"Che cosa? Non potrei mai odiare..." Clarke ci riprova, ma Lexa la interrompe.

"Clarke, per favore."

È lo sguardo supplichevole di Lexa che la zittisce. Clarke allunga il pugno con il mignolo alzato. Lexa fa un piccolo sorriso e intreccia le loro dita. Quando le loro mani ricadono sul letto, Clarke parla.

"Dimmi."

E così Lexa spiega che i suoi genitori sono Mangiamorte determinati a ripristinare la supremazia dei purosangue e purificare la razza dei maghi. Stavano operando fuori dalla Francia da quando Lexa era bambina, ma i loro sforzi si stavano rivelando infruttuosi; la comunità di purosangue francese aveva poco interesse a turbare la pace ottenuta dopo la sconfitta di Voldemort nella Seconda Guerra Magica. Poi si sono trasferiti in Inghilterra, dove credevano che le persone sarebbero state più ricettive alla rinascita dei Mangiamorte. A Lexa non era stata data altra scelta se non quella di trasferirsi da Beauxbatons ad Hogwarts, perché i suoi genitori si rifiutavano di lasciarla alle cure di qualcun altro, per paura che i loro ideali razzisti non fossero adeguatamente seguiti dalla loro unica figlia.

Clarke sta ancora cercando di radunare tutte le nuove informazioni quando Lexa finisce la sua storia. Sfortunatamente, Lexa lo prende come segno che Clarke sta riflettendo sull'idea che ha di lei.

"Devi credermi, io non sono per niente come i miei genitori" implora Lexa, allungando una mano per stringere quelle di Clarke tra le sue. "Non sono così altezzosa da pensare che i purosangue siano meglio dei nati babbani. Il sangue non significa niente per me. Lo sai."

Clarke finalmente si ricatapulta nel presente e sposta le mani in modo che sia lei a stringere quelle di Lexa tra le sue.

"Tu non sei la tua famiglia, Lexa" dice gentilmente. "Chiunque abbia degli occhi può vederlo."

"Quindi non mi odi?" Chiede Lexa piano. Preoccupata.

Clarke scuote la testa. Lexa la fissa semplicemente, gli occhi verdi scintillanti di apprensione.

"Tu sei la ragazza che parla sempre con frasi appropriate e pensa che le vesti di cashmere contino come abiti casual. Sei la ragazza a cui piace fare passeggiate vicino al Grande Lago solo per poter salutare il Calamaro Gigante. Sei la ragazza che odia i panini al burro di arachidi, banana e miele - che sono i migliori, tra l'altro - ma i tuoi dolci preferiti sono le lumache gelatinose e i rospi alla menta, letteralmente i peggiori dolci che i soldi possano comprare. Sei la ragazza che si prenderebbe una maledizione sul braccio e sul busto solo per difendere il mio onore" dice Clarke dolcemente. "La tua famiglia non ti definisce, tu lo fai. E penso di sapere chi sei veramente, Lexa Woods."

Lexa sta piangendo apertamente a questo punto, e Clarke prende cautamente il suo viso tra le mani, asciugandole le lacrime. Il suo cuore soffre per questa ragazza a cui è sempre stato insegnato come odiare, ma il cui spirito è così buono - così puro - che si ribella contro il suo stesso sangue. È in una guerra senza fine tra la sua testa e il suo cuore - tra ciò che le è stato insegnato e ciò che conosce ed è giusto - e fino ad ora, ha combattuto tutte le sue battaglie da sola.

Clarke è determinata a porre fine a questa cosa.

"Allora cosa ne dici per quell'appuntamento?" Chiede con un sorriso gentile.

Lexa restituisce il sorriso, sebbene sia acquoso. "Sì. Se mi vorrai ancora."

"Sempre, Lex."

***

Clarke decide che il loro primo appuntamento sarà una cena nella Torre di Astronomia. Lexa ha chiesto di mantenere i loro appuntamenti segreti, perché ha paura che la notizia della sua relazione con una ragazza mezzosangue possa arrivare fino ai suoi genitori, e non è disposta a mettere Clarke in pericolo. È d'accordo sul fatto di mantenere la loro amicizia pubblica, dal momento che nessuno a Hogwarts sembra riconoscerla come una figlia di Mangiamorte. Mostrarsi in pubblico per ciò che sono realmente sarebbe troppo rischioso.

"E' bellissimo, Clarke."

Clarke guarda Lexa che sorride mentre lei sistema la classe della Torre di Astronomia. I banchi sono stati spostati ai lati per lasciare spazio ad una grande coperta e ad alcuni comodi cuscini. Un cesto è posto al lato della disposizione. Le candele fluttuano nell'aria, e tutto è posto in modo che possano guardare le stelle attraverso la finestra aperta.

"Questo è il mio posto preferito dell'intero castello" dice Clarke dolcemente, dopo che entrambe si sono sedute sulla coperta. "A volte vengo qui per pensare. Altre volte vengo qui per non pensare affatto."

"Grazie per avermi portata qui" dice Lexa sinceramente.

Clarke apre il cestino del cibo con un sorriso. Tira fuori due piatti e una salsiera, poi due bottiglie di Burrobirra, e dispone il tutto tra loro.

"Filetto con salsa ai funghi" spiega Clarke. "Per gentile concessione di Zoran e degli altri elfi."

Mangiano in un silenzio confortevole. Nessuna delle due sente l'impulso di parlare, contente di godere solo della presenza dell'altra. Lo sguardo di Clarke guizza tra Lexa e le stelle. Con tutte le volte in cui avverte lo sguardo di Lexa, sa che l'altra ragazza sta facendo lo stesso.

"Prima che morisse" inizia Clarke, quando i loro piatti sono vuoti e stanno assaggiando una piccola crostata con crema pasticcera per dessert. "Mio padre ha citato un filosofo babbano: Le cose sono come sono. Guardando fuori nell'universo di notte, non facciamo paragoni tra stelle giuste e stelle sbagliate, né tra costellazioni bene e malamente disposte."

Lexa si porta una forchetta di torta in bocca mentre aspetta una spiegazione. Clarke sorride al pezzetto di crema pasticcera con cui Lexa si sporca il labbro superiore. Allunga una mano per pulirla delicatamente - deliziandosi nel modo in cui Lexa arrossisce leggermente - prima di continuare.

"Ogni esperienza, sia positiva che negativa, è alla fine solo un'esperienza. Ciò che conta è come reagisci ad essa, se ti lasci cambiare in peggio o in meglio. Sei stata cresciuta da persone cattive e ti è stato detto di pensare a cose brutte, ma non credevi - e non lo credi ancora adesso - in nessuna di queste cose. Perché sei una brava persona" dice Clarke onestamente. "E voglio che tu lo ricorda."

"Quando ho scoperto che Serpeverde ha una buona reputazione per il numero di Maghi Oscuri che sono finiti in quella casa" inizia Lexa, fissando le stelle. "Mi chiedevo se il Cappello Parlante alla fine mi avesse messo lì perché in fondo sono malvagia, nonostante quanto io provi ad essere buona."

"Essere in Serpeverde non ti rende una persona cattiva" dice Clarke corrugando la fronte. "Le scelte che le persone prendono, quelle sono le cose che le rendono cattive."

"Adesso lo so" dice Lexa con un debole sorriso. Prende un altro morso della sua crostata prima di continuare. "Il Cappello Parlante mi ha dato una scelta, quella sera nell'ufficio del preside. Diceva che avevo la mente di un Serpeverde ma il cuore di un Grifondoro, e mi chiese di scegliere: testa o cuore."

Clarke capisce che dev'essere stato il motivo per cui Lexa ci ha messo tanto.

Lexa continua: "Ho scelto la testa invece che il cuore, perché sapevo che avrebbe comportato meno problemi a lungo andare."

"Lexa..." Clarke comincia, incerta su cosa dire.

"Ho quasi messo fine a questo. A noi" ammette Lexa, nonostante l'interruzione. "Prima quella sera, nella Sala Grande."

"Quando ti ho detto che sono una mezzosangue?" Ricorda Clarke, la fronte corrucciata.

Lexa annuisce.

"E perché non l'hai fatto? Mettere fine a questo, intendo" le domanda Clarke.

Lexa tace per un momento, apparentemente contemplando la sua risposta.

"Grazie a te" dice alla fine, guardando Clarke negli occhi.

Clarke solleva le sopracciglia sorpresa.

"Non essere così scioccata. Sei più bella di quanto pensi, Clarke. E non parlo solo del tuo aspetto esteriore. Nel poco tempo che ti ho conosciuta, in qualche modo mi hai fatto venir voglia di essere una persona ancora migliore. Quindi ti ho dato una possibilità" Lexa sorride dolcemente. "Si è rivelata la decisione migliore che abbia mai preso."

Clarke non può farci niente. Toglie la crostata di crema pasticcera dalle mani di Lexa e la tira in avanti afferrandola per la tunica.

Quando si baciano, è come se Clarke stesse rivivendo la prima volta che ha scoperto di saper usare la magia, come se avesse trovato un pezzo di se stessa che non sapeva le mancasse. Il suo cuore rallenta - lo sa perché può sentirlo pulsare nelle orecchie e battere nel suo petto, come se si stesse ingrandendo e cercando di sfuggire al suo corpo - ed è come se il tempo si fosse fermato solo per loro. È meraviglioso ed eccitante, rilassante e calmo, tutti questi sentimenti contrastanti che turbinano nel suo stomaco allo stesso tempo. Ma nonostante il caos che è scoppiato dentro di lei, si sente completa, come se tutto fosse al posto giusto.

Alla fine si separano per la mancanza d'aria, e Clarke ride quando Lexa appoggia la fronte alla sua con un sorriso. Quando il sorriso di Lexa comincia a vacillare, Clarke si tira indietro e si copre il viso con le mani. La domanda rimane silente.

"Non possiamo dire a nessuno di noi" dice Lexa avvilita. "Se dovesse arrivare ai miei genitori...non riesco neanche ad immaginare cosa sarebbero capaci di fare. Non ti metterò in pericolo, Clarke. Ma se è troppo per te, capirò se non vuoi..."

Clarke posa un casto bacio sulle labbra di Lexa per interromperla. "Posso gestire un segreto o due se questo vuol dire che potrò stare con te."

Lexa prende le mani di Clarke nelle sue e le lancia uno sguardo supplichevole. "Voglio solo che tu sappia a cosa vai incontro stando con me. Non sarà sempre facile - sia per la mia famiglia...e forse anche per me."

"Nulla per cui valga la pena lottare è mai facile" risponde Clarke gentilmente. "Ma tu varrai sempre la pena per me, Lexa."

***


Clarke si sveglia dal suo sogno con un sussulto, il dolore nel petto ancora più forte di prima.



 
Note traduttrice:
Ecco il nuovo capitolo come promesso. Questo capitolo è molto incentrato sui sogni di Clarke e spero non vi dispiaccia, io l'ho trovato interessante.
Comunque domani sera parto e spero di riuscire ad aggiornare al più presto quando torno, tanto il prossimo capitolo l'ho già revisionato quindi metà del lavoro è fatto. Spero di trovarvi ancora qui al mio ritorno, ci si legge più avanti ;)
   
 
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