Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Mary Raven    03/09/2018    2 recensioni
Daenerys è appena una bambina quando Robert Baratheon conquista i Sette Regni, e lei perde tutto. Perde la sua infanzia, i suoi cari e, in seguito a un trauma, anche i ricordi.
Per uno strano caso nessuno sospetterà che una Targaryen è ancora in vita e Dany vagherà a Westeros senza memoria. Un'esperienza che forgerà una nuova Daenerys, diversa da quella che abbiamo conosciuto, mentre ripercorre gli eventi alla scoperta della sua gente, ma soprattutto alla conoscenza di sé stessa.
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Daenerys/Jaime
Sansa/Jon, Arya/Gendry, Robb/Margaery
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Ultimo capitolo pubblicato:
7. Il Porcello Baratheon a Grande Inverno
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daenerys Targaryen
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La Ribellione di Robert (parte seconda)


Dopo il litigio, Daenerys aveva cominciato a rispondere in maniera secca a suo fratello e ogni risposta da parte di lei era seguita da una minaccia da parte di lui.
Senza nessuno che li tenesse uniti, cosa che faceva Rhaella, si comportavano come due estranei. In fondo erano diversi, diversi come il giorno e la notte: Daenerys si ispirava a Rhaegar e ai suoi insegnamenti; mentre Viserys, avido e scostante, assomigliava sempre di più a loro padre, il Re Folle.
Dany aveva trascorso gli ultimi giorni chiusa nelle proprie stanze, usciva soltanto per mangiare o quando sapeva che suo fratello non era nelle vicinanze. Balye passava molto tempo con lei, sorrideva amichevole e si divertiva a intrecciare i capelli della Principessa.
Tuttavia affrontare quella reclusione fu difficile: i pensieri di Dany correvano da Rhaegar a Aegon e a Rhaenys. La notte faticava a dormire a causa degli incubi mentre il giorno non riusciva a concentrarsi, si sentiva nervosa o in un perenne stato confusionale. Piangeva. Sapeva che le stava succedendo qualcosa ma si vergognava troppo per parlarne con qualcuno.
Insomma era depressa, ma anche arrabbiata. Provava rabbia nei confronti di Tywin Lannister, Robert Baratheon e tutti i loro soldati, soprattutto Ser Amory e Ser Gregor Clegane. Si convinse che suo fratello, Elia e i loro piccoli meritassero di essere vendicati, meritassero giustizia e cordoglio. Inoltre pensava a Ser Barristan, Lord Varys, il Maestro Pycelle e tutti i loro uomini rimasti alla Fortezza; si chiedeva se Robert Baratheon li avesse almeno risparmiati.
Infine c’era lui, Jaime Lannister. L’uomo di cui si era fidata –di cui tutti si erano fidati – e che aveva ucciso suo padre. Si domandava perché si fosse comportato così, chi o cosa avesse spinto il cavaliere a tradire il Re, per quale motivo non era riuscito a proteggere Elia e i suoi figli o se almeno ci avesse provato.

« Mia signora come state oggi? » chiese Balye con tono gentile e i suoi luminosi occhi azzurri. Era entrata nella camera in punta di piedi e senza fare rumore, indossava il bellissimo vestito azzurro che aveva ricevuto in dono. Tuttavia rabbrividì quando guardò Daenerys: quella luce mattutina metteva in evidenza il viso smunto della Principessa su cui galleggiavano due occhi spenti e vuoti, circondati da pesanti occhiaie. Sembrava quasi una bambola di porcellana, qualcosa di assente come un contenitore senza anima.

« Sto bene, cosa fai sveglia così presto? »

« Vostro fratello vuole vedervi. »

« Perché? » domandò Daenerys, gli occhi serrati e la mascella contratta. « Io non voglio vederlo. »

« Capisco, ma si tratta di qualcosa di importante. » Finalmente Dany annuì e cominciò a mettersi in piedi; tuttavia i suoi legamenti non ressero il peso e barcollò. Per fortuna Balye fu pronta a sorreggerla.

« Grazie amica mia, e ora aiutami a cambiarmi. »

Quando scese ai piani inferiori, precisamente nella Sala Grande, vide Viserys seduto sul trono e vari cavalieri attorno a lui, tra cui il fidato Ser Willem Darry. Daenerys notò che suo fratello era visibilmente agitato con gli occhi che vagavano a destra e sinistra mentre batteva le unghie sulla fredda roccia. Fredda roccia che sembrava scolpita dalla magia: non era azzardato dire che ci fosse ancora della magia Valyriana presente in quei luoghi.

« Dobbiamo andarcene » disse Viserys quando si accorse della sua presenza. « Ser Jaime Lannister o uno di quei maiali ci hanno tradito e hanno rivelato dove ci troviamo. Stanno venendo a prenderci. »

Daenerys rabbrividì. Lo sapevano che sarebbe successo, sapevano da sempre ma avevano preferito rimandare e procrastinare il piano di fuga. Tuttavia stava accadendo e loro non avevano ancora una strategia. « Chi? Robert Baratheon? I Lannister? »

« Il fratello di Robert, Stannis Baratheon, con gli uomini di Lord Tywin Lannister » aggiunse Viserys.

« Questa è casa nostra, non possono cacciarci » affermò Dany, puntando i piedi per terra. Suo fratello non replicò.

Ser Willem Darry, invece, si schiarì la voce e intervenne: « Mia signora avete ragione, questa è casa vostra come i Sette Regni erano di vostro padre. Purtroppo a questi uomini non importa a chi appartengano Westeros e Roccia del Drago. Loro verranno, vi uccideranno, si prenderanno tutto e voi non servite a nulla da morta. »

« Quindi ce ne andremo? »

Viserys saltò in piedi. « Hai un’idea migliore sorella? »

« Da quando ascolti i miei consigli? » domandò perentoria lei. Il fratello inarcò un sopracciglio incoraggiandola a parlare. « Preferirei morire a Essos piuttosto che in mano a quegli avvoltoi assassini, quindi il mio suggerimento è sì, partiamo. »

« Per una volta siamo d’accordo sorella. Prepara ciò che ti serve, i servitori prepareranno il nostro veliero e domani mattina salperemo. »

Il mattino seguente tutto sembrava pronto per la partenza. Fratello e sorella attendevano pazienti davanti alla nave, mentre i servitori finivano di caricare gli ultimi pezzi di scorte. Quando Stannis Baratheon sarebbe arrivato non li avrebbe trovati.

« Dove andremo? »

« Braavos » disse Viserys. « Per ora andrà bene ma presto dovremo diventare dei nomadi e spostarci in continuazione. »

« I nobili Targaryen … e ora eccoci qui, pronti a fare i nomadi » commentò lei con un sorriso triste. « Com’è Essos? » domandò poi.

« Come ti ha sempre raccontato Lady Marysa. » Daenerys si voltò verso suo fratello confusa. « Non ricordi i racconti della nostra nutrice? Ma se fino a pochi giorni fa ti preoccupavi dei Dothraki! »

« Dothraki? » Lo sguardo confuso della Principessa persistette.

Viserys iniziò a sentirsi agitato. « Stai scherzando, vero? »

Daenerys scosse il capo e tornò a guardare il mare, poi mormorò: « Ho dei vuoti di memoria ultimamente. » Suo fratello non replicò –anche perché non sapeva cosa dire. « Torneremo a casa un giorno? »

« Quando saremo sposati, in possesso di un esercito e di tante navi. Per riprenderci il trono ovviamente. »

Dany sussultò ma rimase fredda nelle espressioni. « Sposati? Io e te? » domandò con voce fiacca.

« Ovviamente, come fanno da secoli i nostri antenati. »

« Ma io non voglio sposarti » replicò lei senza peli sulla lingua. Non solo Viserys era suo fratello, ma non aveva mai incontrato una persona più viscida di lui. Sapeva di non potersi sposare per amore, di essere una donna da vendere ai migliori offerenti. Tuttavia la peggiore delle sorti sarebbe stata quella di sposare Viserys.

« Non hai altra scelta sorellina cara. O mi sposerai e soddisferai tutti i miei desideri a letto, oppure ti costringerò con la forza » sibilò il Principe fra i denti. « Il Gran Maestro Pycelle disse che siamo destinati a stare insieme. »

Ci fu un lungo momento di silenzio, seguito infine dalla domanda di Dany. « Chi è Pycelle? »

Viserys si girò verso sua sorella, con gli occhi strabuzzati e a bocca aperta. « Mi prendi in giro o fai sul serio? » sbottò con voce isterica. Ora sì che si poteva definire allarmato.

« I-io ho come dei buchi neri nella mente … non riesco a ricordare questa persona. » Daenerys cominciava a sentirsi a disagio, il cuore che batteva fortissimo e i palmi delle mani manditi di sudore.

« Ovviamente, insomma Pycelle non è nessuno di importante, è soltanto un uomo che ci ha praticamente visti crescere » ironizzò Viserys. Dopodiché andò a cercare Ser Willem Darry e lo trovò vicino alla nave. « Mia sorella ha dei vuoti di memoria, dovremmo preoccuparci? »

Il cavaliere rimase di stucco. « Sono dimenticanze gravi o semplici sciocchezze? »

« Non ricorda il Gran Maestro Pycelle, ti sembra una sciocchezza? »

« Vostra Altezza, a volte quando la mente subisce un trauma reagisce nella maniera più plausibile per difendersi: cancella ciò che fa male. In questo caso qualsiasi ricordo di una vita felice, ormai lontana e dolorosa. Ci si può dimenticare di un caro, come un fratello, o persino di se stessi. »
Viserys rimase a bocca aperta: « Quindi potrebbe dimenticare tutto? »

« Sì e potrebbe rimanere senza memoria a lungo, precisamente finché non supererà il trauma. »

« Ne sei certo? »

« Successe a un mio amico e collega. Sono passati venti anni dalla guerra e ancora non ha recuperato i ricordi, ma almeno si è creato una nuova vita. Mi dispiace Vostra Grazia, è una cosa orribile. »

Viserys scoppiò a ridere e Ser Willem rimase sconvolto dalla follia che vide nei suoi occhi. « A me non dispiace affatto. Potrò manipolare mia sorella, plasmare i suoi ricordi, farle credere che ha promesso di sposarmi. Potrò cambiare il suo pensiero su Rhaegar, farle capire quanto fosse stupido nostro fratello e diventare IO l'eroe della storia. »
Ser Willem Darry non replicò ma pensò che Viserys Targaryen fosse diventato pericolosamente identico a suo padre, il Re Folle, e che lui non avrebbe potuto fare nulla a riguardo. Non avrebbe mai fatto del male a un Targaryen, come qualsiasi fedele della Casata dei Draghi.

« Siamo pronti a partire » annunciò Viserys, poi avanzò verso il veliero e fece segno a sua sorella di seguirlo. Era convinto di poter trionfare, di fuggire lontano e sopravvivere alla furia dei ribelli. Credeva di poter tornare un giorno per riprendersi il trono di suo padre, il Trono di Spade. Quello che gli spettava di diritto.

« Troppo tardi Vostra Altezza » mormorò uno dei cavalieri indicando un punto preciso nel mare. Viserys e Dany aguzzarono gli occhi e videro due navi in lontananza mentre navigavano a vele spiegate verso di loro.
Gli stemmi esposti sulle brigate erano chiari: cervi, simbolo della Casa Baratheon. Stannis Baratheon e i suoi uomini, insieme a quelli di Tywin Lannister, erano in piedi sui loro vascelli con le spade già sguainate e gli occhi inferociti.

« Ser Darry come è possibile? Il Gran Maestro Pycelle ha scritto che sarebbero arrivati più tardi » gridò Viserys in panico, quasi isterico.

« Mi sembra chiaro che ci ha ingannati. Non dovevamo fidarci di lui, non dovevamo fidarci di nessuno. »

Il panico si diffuse fra i presenti. Scappare non sembrava più un’opzione possibile su di un’isola. Quindi cosa fare?

« Consegniamo di nostra volontà i Targaryen, ci risparmieranno » urlò una donna della servitù. Alcuni concordarono, altri invece protestarono.
Ser Willem e moltì uomini estrassero le proprie spade, e gli oppositori fecero lo stesso. Si scatenò una rissa. Clangori di armi che si scontravano e grida si diffusero tutto attorno. Le due navi nemiche, intanto, erano ormai prossime alla riva.

« Stupida non stare lì impalata » sibilò Viserys afferrando sua sorella per un braccio, e corse via trascinandola con sé. Balye li vide allontanarsi e li seguì chiamando a gran voce il nome di Daenerys.
Il principe, però, era forte e continuò a strattonare Dany spingendola a correre veloce, sempre più veloce fin quando il rumore metallico delle spade non sembrò lontano, quasi ovattato. Nessuno si era accorto della loro fuga.

« Viserys fermati, non ce la faccio più » gridò Dany con quanto fiato aveva in gola. Le sue gambe non avrebbero retto a lungo quella volata.

« Corri o ti lascio qui a morire! »
I due reali e Balye continuarono a scorrere velocemente lungo la costa, inconsapevoli di avere alle calcagna tre soldati di Tywin Lannister: due uomini, uno biondo e l'altro moro, e poi un ragazzo più giovane. La fuga dei Targaryen non durò a lungo poiché Viserys inciampò in un sasso trascinando sua sorella con sé.

Balye si fermò a pochi passi di distanza e domandò: « Mia Principessa, state bene? »

Daenerys, senza fiato, non riuscì a rispondere mentre suo fratello constatò con orrore di essersi slogato una caviglia. « Sorella buona a nulla, alzati e sollevami! »

Dany si mise a sedere a fatica e guardò suo fratello incredula. « Cosa? »

« Non posso correre con una caviglia fuori uso. Non mi importa se sei debole. Sollevami, trascinami, renditi utile una buona volta nella tua inutile vita! »

La serva Balye non riuscì a credere alle proprie orecchie. « Dovreste dire a vostra sorella di scappare, di mettersi in salvo finché è in tempo » obbiettò.

« Zitta insulsa sguattera! Ora come ora mi interessa solo di me stesso e della MIA salvezza » sibilò Viserys.

La bambina ignorò il Principe e si rivolse direttamente alla Principessa: « Mia signora, dovete salvarvi. Dovete vivere per Rhaegar, per i vostri nipoti, per me e per tutti quelli che credono ancora nella vostra dinastia. Non arrendetevi così. »
Daenerys sentì gli occhi pizzicare. Era sfinita e in stato confusionale, non sapeva neppure che cosa ci faceva ancora lì, ma in mezzo al buio che regnava nella sua mente quel nome –“Rhaegar” – riuscì a darle una grande forza. Rhaegar. Così inspirò e, con uno sforzo non indifferente, si mise in piedi.

« Prendiamoli » sentirono gridare. Gli uomini dei Lannister erano arrivati a pochi metri di distanza da loro.
Un soldato moro e tarchiato si rivolse a un uomo biondo, per dirgli: « Io uccido il Principe. Tu e il ragazzo occupatevi della Principessa e della servetta. »
Gli occhi di Dany si spostarono sul più giovane dei tre: un ragazzo di circa diciotto anni alto e massiccio, capelli lunghi e fini. Lo contraddistingueva una tremenda ustione che gli sfigura metà viso.
L’uomo biondo e il ragazzo sfregiato cominciarono a correre nella sua direzione.

« Via » sussurrò Dany e, prima di scappare insieme alla sua amica, guardò un’ultima volta suo fratello. I due soldati avevano delle gambe slanciate e di conseguenza erano più veloci della Principessa e della sua serva; mentre lei e Balye si allonavano, sentirono il grido di Viserys e il suono di una spada che storpiava il suo corpo. Viserys era ufficialmente morto.
Le due bambine si ritrovarono bloccate davanti a uno strapiombo scosceso che si tuffava nel mare, con scogli e superfici appuntite come unica via di fuga. C’era solo un sentiero scolpito nella roccia: sembrava decisamente pericolante e richiedeva lentezza e cautela per essere attraversato. Non c'era tempo.

« Ora cosa facciamo? » domandò Balye spaventata, guardando Daenerys come fosse un'ancora di salvezza. Dany sapeva di essere intelligente, sapeva di poter escogitare qualcosa per sopravvivere ma non aveva abbastanza tempo per pensare.

« Ferma Principessa, Tywin Lannister ti vuole morta » gridò il soldato biondo e esile. Poi si scaraventò addosso a lei. Balye sapeva che Dany non avrebbe retto il colpo – fragile e scarna com’era- quindi si lanciò sopra il nemico. Il soldato dei Lannister non aveva previsto quel gesto e, persino sotto il leggero peso della bambina, vacillò – agli occhi della Principessa furono dei fotogrammi di durata infinita – e infine cadde dal dirupo trascinando con sé Balye. Daenerys lanciò un urlo, chiamò Balye con tutto il fiato che aveva in gola ma non servì a nulla: Balye era scomparsa, come Rhaegar e gli altri, tutto a causa dei tiranni bramosi di potere che avevano ufficialmente mandato in pezzi la sua infanzia.

Il ragazzo dei Lannister con il volto sfigurato si avvicinò alla strapiombo e guardò in basso: « Cavolo, che caduta! Si sono sfracellati sulle rocce. »
Dany provò di nuovo l’irrefrenabile desiderio di piangere, piangere fino a quando non sarebbe rimasto altro che il vuoto dentro di lei. Perché andare avanti?

« Mi dispiace Principessina ma devo uccidervi » disse infine il ragazzo, senza mezzi termini. Tuttavia rimase stupito dall’inerzia della bambina. Non gridava, semplicemente fissava il suo inseguitore con degli occhioni enormi e disperati, e taceva. « Questo dovrebbe essere il momento in cui piangete e mi supplicate. » Silenzio. « Non volete dire nemmeno un’ultima frase prima di morire? » Dany non riuscì a trattenere un singhiozzo ma, di nuovo, rimase zitta. « Parlate! Insomma dite qualcosa. »

« Cosa vi è successo alla faccia? » chiese lei con voce tremante.

Il ragazzo sbuffò. « Davvero? È questa la vostra ultima richiesta prima di morire? » Daenerys annuì.

« Mio fratello mi ha schiacciato contro un braciere senza pietà. Ecco. E ora devo uccidervi. » Avanzò.

« Anche mio fratello era cattivo e mi picchiava » ammise con assoluta sincerità. Il ragazzo si fermò, senza parole: aveva qualcosa in comune con quella Targaryen dopotutto. « Come si chiama il vostro? »

« Gregor Clegane. » Il nome rimbalzò nelle pareti della memoria di Daenerys. « Sì, colui che ha ucciso i vostri nipoti e Elia Martell. Mio fratello è un mostro. »

Dany ammirò gli occhi pacati di quel ragazzo, provò pietà per lui e in un istante capì cosa avrebbe dovuto dire. « Ma voi non siete come lui, giusto? Non ucciderete una bambina indifesa. »

Clegane grugnì contrariato. « Non mi intenerirai Principessina. Dannazione ho degli ordini e dei padroni a cui obbedire! »

« Ti riferisci ai Lannister? A loro non importa nulla di te. La tua lealtà è ammirevole ma ciò che farai oggi non ha nulla a che vedere con essa. Il mio unico crimine è quello di essere nata sotto il cognome sbagliato, riesci a capirmi? »

« Io non sono mio fratello, non provo gusto a uccidere » gridò il ragazzo. Poi sospirò e assunse una voce più pacata. « In più siete buona e intelligente, non avete fatto del male a nessuno e non credo meritiate di morire. »

« Allora non uccidermi. »

Il ragazzo sbuffò, scosse il capo e cominciò a camminare avanti e indietro. « Avete perso tutti Principessa, perché non volete morire? »

« Vorrei morire, ma non ti supplicherò. Non dormo, gli incubi mi tormentano e mi arrenderei volentieri per trovare un poco di pace. C-credimi sono così confusa, i miei ricordi sono annebbiati e non so perché sono ancora in piedi ma una mia amica si è appena sacrificata per me e, prima di farlo, mi ha detto che devo continuare a vivere per coloro che credono nella mia dinastia » disse Dany tutto d’un fiato. I due si guardarono a lungo, senza proferire una parola: lui ragionava, lei attendeva. Intanto, in lontananza, qualcuno chiamava il nome di Sandor Clegane. Dany non supplicò ma guardò il soldato con occhi di speranza, spaventati ma pieni di speranza.

Fu allora che il Mastino sentì qualcosa, compassione forse? Provò compassione – sentimento di solito sopito - per quella piccola fanciulla, così innocua e pura davanti alla perfidia nera e spietata dei suoi padroni. Con preoccupazione, il Mastino realizzò che non avrebbe ucciso Daenerys Targaryen. Non ci riusciva. « Svelta, nascondetevi dietro quella roccia » sussurrò.

Dany strabuzzò gli occhi. « Tu cosa farai? I tuoi padroni vorranno delle prove. »

« Nascondetevi dannata ragazzina, penserò io a cosa fare! »

La Principessa obbedì, si nascose dietro un masso e aspettò con ansia. Il soldato moro che prima si era occupato di Viserys raggiunse il Mastino e si guardò attorno confuso. « Dov’è Nicolas? Dov'è Daenerys Targaryen? » Dany rabbrividì, in attesa di sentire il vocione di Clegane.

« Daenerys Targaryen è caduta dalla costa insieme a Nicolas. La serva è scappata, ma non credo che ci creerà dei problemi. »

« Non mi importa della serva, piuttosto preoccupati di recuperare il cadavere della Targaryen. Tywin Lannister vuole consegnarlo a Re Robert. »
Daenerys trattenne il respiro: Re Robert.

« Tu comincia a portare sulla nave il corpo di Viserys Targaryen. Io ti raggiungerò più tardi con quello della bambina. »

Il cavaliere annuì e si allontanò di corsa. Quando fu sparito alla vista, il Mastino raggiunse Dany dietro il suo nascondiglio e trovò quella bambina pallida come un fazzoletto. « Re Robert » ripeteva.

« Maledizione riprendetevi » disse Sandor afferrandola per le spalle e scuotendola con poca grazia. «Ascoltatemi attentamente, mentre circumnavigavamo l’isola ho visto una barca a remi. Prendete il sentiero a destra che scende e entrate nella barca. »

« Essos è troppo lontana per arrivarci in barca. »

« Non andate a Essos, tornate a Westeros e nascondetevi. Vi aspetterò stanotte alla Baia delle Acque Nere. »

« Cosa farai con Balye? »

« Posso effettuare uno scambio di persona. Il suo viso è tumefatto e rovinato dalla caduta. Ha un vestito elegante come il vostro. Posso schiarire i suoi capelli e farli assomigliare ai vostri, ci sono erbe qui intorno? »

« Nelle cucine ci sono dei limoni di Dorne. »

« Bene. Ora andate via. »

« Come farò a orientarmi? »

Il Mastino ci pensò per qualche secondo, poi indicò un punto alla bambina. « Non avrete bisogno di remare, la corrente vi porterà verso Westeros. »

Dany annuì pensierosa, leggermente più sollevata ma con il cuore ancora in gola. « Grazie mille Ser Clegane. »

« Non sono un cavaliere, cucciola di drago. »

« Per me siete un cavaliere » disse lei onestamente. « So che state con i Lannister ma non dimenticherò mai di come mi avete salvata. »

Sandor sospirò. « Non si tratta di Lannister o di Targaryen, ma di voi. Non vi avrei mai uccisa, non sono come mio fratello e voi non siete come vostro padre. I nostri cognomi non dicono chi siamo dannazione. »

Daenerys gli sorrise, il primo sorriso sincero che faceva negli ultimi mesi. « Grazie doppiamente allora. »




Quando si fece buio Sandor Clegane arrivò alla Baia delle Acque Nere come aveva promesso, in attesa della Principessa. Si guardò attorno, cercò e aspettò ma non vide nessuno. Aspettò ancora e cercò ancora. Infine si rese conto che non sarebbe arrivata, strinse i pugni e si arrese. Non poteva aver perso quella fanciulla dopo tanta fatica. Che fosse fuggita, o forse era stata rapita?
"Rapita un corno" pensò tra sé e sé, "evidentemente non si fidava di me e ha preferito fuggire. Infondo chi potrebbe fidarsi di un cagnaccio?" Preoccupato, poiché aveva disubbidito ai Lannister e complottato implicitamente contro Robert Baratheon, si diresse verso le Terre della Corona.
Si diede dello stupido, si chiese se avesse commesso un errore e pensò che ora la sua vita dipendeva da quella bambina.
Sperò con forza che almeno si fosse nascosta bene.



Un paio di sere dopo, due contadini si recarono verso il mare nei pressi del loro villaggio a Maidenpool, nella Terra dei Fiumi.

« Theresa, aspettami » borbottò l'uomo.

« No Josef, ho bisogno di fare due passi perché mi sento soffocare in quella casa. »

Il marito della donna sbuffò ma continuò a camminare dietro alla moglie. « Sai che è pericoloso allontanarsi? Da quando Casa Mooton ha annunciato che sarebbe rimasta fedele ai Targaryen, i ribelli ci tengono d’occhio. »

« Cosa devo fare? Chiudermi in casa perché quello pseudo Re ha deciso che deve essere lui il porcello reale? Se solo si permetterà di darmi un ordine ... i-io lo colpirò in testa con qualcosa di pesante. Ripetutamente. »

« Tesoro … »

« Sta zitto! »

« Potresti almeno abbassare la voce? » insistette Josef cercando almeno di stare al passo della sua amata. Ormai erano vicinissimi al mare, si poteva già annusare il profumo della salsedine.

« Se continui a darmi ordini comincio a urlare “lunga vita ai Targaryen”, e poi ci deve provare quel cinghiale di Robert Baratheon a farmi stare zitta. Gli faccio mangiare dei serpenti così che si nutrano delle sue cervella sproporzionatamente minuscole. » Theresa avanzava imperterrita verso il mare con i suoi lunghi capelli mori al vento e gli occhi scuri come la pece che lampeggiavano nel buio. Quella donna a primo impatto avrebbe intimorito chiunque, visti i suoi modi bruschi e rozzi. In realtà si trattava semplicemente di una contadina modesta, cresciuta in una famiglia fedelissima ai Targaryen e che adesso vedeva i propri legittimi sovrani spodestati da un usurpatore. Una situazione difficile da accettare agli occhi di una donna orgogliosa e testarda come Theresa. La sua lingua lunga e quella bellezza grezza avevano conquistato il contadino che aveva sposato, Josef. Lui ci aveva provato a diventare soldato, aveva persino combattuto in guerra ma, nonostante fosse bravo con una spada in mano, il campo di battaglia non sembrava il suo posto. Josef in realtà era un nobile, un Cerwyn che aveva lasciato il Nord per servire i Targaryen. Aveva i capelli rossi e gli occhi verdi, un carattere mite e l’aria da buon samaritano di cui tutti si fidano. In effetti, era una persona di cui fidarsi, come sua moglie: testardi e leali. Ecco cosa li accomunava e univa.

« Non erano ordini … »

« Sta zitto. »

« Theresa sono sempre tuo marito, stai esagerando con questi toni … »

« Sta zitto! »

« Theresa! »

Sua moglie gli afferrò un braccio con poca delicatezza e Josef ammutolì. « Guarda lì » sussurrò Theresa indicando un punto preciso nel mare. Josef seguì il suo dito e capì. In acqua c’era una barca.
La coppia si guardò stupita e infine corsero verso il mare. Nella barca, con gran stupore da parte di entrambi, videro una bambina svenuta. Doveva essere arrivata sin lì grazie alle correnti del Mare Stretto. In un primo momento si chiesero chi fosse, poi Josef utilizzò una lanterna per illuminare il viso della piccola e rimase impietrito.
« Theresa, guarda i suoi capelli. È una Targaryen! »

Sua moglie sollevò il busto della piccola e strinse il corpicino fragile a sé. « Josef è fredda. »

« Respira? »

« Sì ma il suo fiato è debole. Oh caro sembra così esile e patita. »

« Credo che venga da Roccia del Drago, deve aver perso i sensi mentre era ancora in alto mare. »

« Ma sei un genio, non ci sarei mai arrivata da sola » canzonò Theresa.

« Donna, non è il momento di fare sarcasmo. Piuttosto cosa facciamo con lei? »
La contadina ragionò e poi cominciò a scuotere Daenerys. Dopo un poco Dany aprì i suoi grandi occhi viola e guardò i due sconosciuti con aria sperduta.

« Mia signora, come state? » domandò Josef preoccupato. Ormai anche lui era vicinissimo alla Principessa e tentava di scaldare i palmi delle sue piccole mani stringendole in mezzo alle proprie, più grandi e callose.

« Signora? » domandò Dany con voce fioca e indistinta.

« Sembrate confusa e disorientata. Riuscite a ricordare cosa vi è successo? »

La bambina deglutì a fatica e scosse il capo, mentre brividi di freddo percorrevano il suo corpo provato. Josef si tolse il mantello e cercò di comprirla meglio che poteva. « Non ricordo niente. Non ci sono delle immagini nella mia testa, è tutto buio. » I due coniugi si guardarono preoccupati. « Chi sono? Da dove vengo? E chi siete voi? »

« Mia cara » mormorò Theresa pensierosa, « davvero non ricordi nulla? » La piccola scosse di nuovo la testa e i contadini tornarono a guardarsi. Ormai vivevano insieme da così tanto tempo che avevano imparato a leggersi nel pensiero, insomma bastò uno sguardo e avevano già elaborato un piano. « Sei una bambina del nostro villaggio, tua madre è deceduta a causa di una pestilenza mentre tuo padre è morto eroicamente alla battaglia del Tridente. Noi eravamo suoi amici e gli abbiamo promesso di occuparci di te. »

« Non temere » aggiunse Josef risoluto, « siamo brave persone e tu presto recupererai i tuoi ricordi. »

« Vuoi venire a casa con noi piccola? Ti preparerò una buonissima zuppa calda mentre mio marito accenderà il fuoco, poi ti metteremo a letto e domani mattina sarà tutto passato. »
Dany, ancora in stato confusionale, disse un flebile “sì” e i contadini le sorrisero. L’ultimo pensiero di Theresa quella sera, come disse a suo marito prima di addormentarsi, fu rivolto con trionfale gioia a Robert, il da lei rinominato porcello Baratheon. Ci aveva provato a sterminare tutti i Targaryen ma, a quanto pare, non c'era riuscito.





Note dell'autrice :

Salve, per cominciare ringrazio tanto chi ha recensito e ringrazio anche chi ha messo la storia fra i seguiti o fra i preferiti.
Piaciuto il capitolo? E vi aspettavate questo dal Mastino? Devo dire che in un certo senso lui e Dany mi hanno ricordato Biancaneve e il cacciatore, un uomo burbero e apparentemente spietato che si fa prendere dalla pietà e risparmia una fanciulla.
Ricordiamo che lui non è quello che vediamo da adulto, è ancora un ragazzo qui.
Come vi sembrano Josef e Theresa? Faranno scelte giuste?
Il Mastino è riuscito a camuffare Balye e a farla passare come Daenerys o è stato scoperto?
Secondo delle mie ricerche già in tempi remoti non era raro che una dama si tingesse i capelli e molte volte bastava utilizzare erbe alla portata.
Tutto questo si scoprirà con i prossimi capitoli, fatemi sapere cosa ne pensate. Un bacio.
Mary

   
 
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