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Autore: MonicaX1974    03/09/2018    1 recensioni
Harry e Chloe.
Lui deluso dalla vita, lei con un immenso dolore nel cuore.
Lui pensa solo a divertirsi, lei cerca di ritrovare la speranza.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I'm like a child, a boy young man of 23
And I believe in us 
cause you believe in me
believe in me

"Waiting"

Jamie Campbell Bower

**********

Chloe's POV

Salutarlo è stato straziante.

Sapere di essere del tutto impotente in questa situazione mi sta facendo uscire di testa.

Dopo la telefonata di Jordan, il volto di Harry si è trasformato in una maschera inespressiva. Non ha voluto fare colazione - a parte una tazza di zucchero con un po' di caffè - e ha smesso quasi completamente di parlare, fatta eccezione per qualche mono sillabo che usciva dalle sue labbra in occasione di alcune mie domande, ma erano risposte totalmente a caso, come quelle che mi ha dato in macchina mentre mi accompagnava a casa.

«Harry?» Vorrei davvero fare qualcosa per lui, per farlo sentire meglio, ma non so proprio cosa.

«Mh?» Risponde come se fosse un automa.

«Non sei costretto a vederla se non sei pronto a farlo.» Abbiamo affrontato il discorso dell'abbandono di sua madre una sola volta, e il dolore che traspariva dalle sue parole, non credo di poterlo dimenticare mai più.

«Mh mh...» Non so se ha davvero capito quello che gli ho detto, o se semplicemente non ha voglia di parlarne.

«Possiamo farlo insieme se può farti sentire meglio, sai che farei qualunque cosa per te.» Farei davvero qualsiasi cosa per lui, specialmente per vederlo tornare a sorridere come ieri sera.

«Ok...» Resto sorpresa della sua risposta, perché è uscita dalla sua bocca troppo velocemente.

«Davvero vorresti che venissi con te?» Devo assicurarmi che mi stia davvero dando retta, ma ho l'impressione che sia perso tra i suoi pensieri.

«No...» La sua negazione non è affatto decisa, né tantomeno convinta. Mi sembra solamente un risponditore automatico casuale, ma ho la domanda giusta per capirlo.

«Sono stata a letto con Jordan.»

«Ok...» Il suo sguardo è vuoto, continuamente proiettato in avanti, non sono nemmeno sicura che stia guardando la strada.

«Più di una volta.» Siamo ormai quasi arrivati e lui sembra essere atterrato su un altro pianeta.

«Ok...» Questa è la conferma che Harry non è qui con me in questa macchina. C'è solamente il suo corpo, la sua mente è da tutt'altra parte.

Mi rassegno e mi appoggio al sedile. Non parlerà con me, non adesso che è così preso dal suo tormento.

La macchina si ferma ed io sono felice del fatto che almeno si sta rendendo conto di dove sta andando. Il pensiero che si possa mettere in pericolo mi terrorizza.

«Hey...» Richiamo la sua attenzione dopo che ha parcheggiato a lato della strada, e quando si volta nella mia direzione vedo nei suoi occhi, ora scuri, tutto il dolore che questo ritorno ha riportato nella sua vita.

«Passo a prenderti stasera appena esco dall'ufficio.» Nelle sue parole è chiaro il messaggio implicito di tenermi a distanza. Non so se sia il caso di lasciarlo da solo, io ho sempre avuto bisogno di lui, ma forse devo lasciargli provare ad uscirne da solo.

«Harry non sei costretto a fare niente, neanche ad andare a lavorare...»

«Ho detto che passo a prenderti stasera. Niente rovinerà i nostri progetti.» Il suo tono di voce è quasi brusco, ma non protesto e annuisco tentando di sorridere.

«D'accordo, a stasera allora, ma ricordati... Puoi chiamarmi quando vuoi...» Per un attimo sembra perdersi, poi, d'improvviso, le sue mani arrivano sul mio viso, le sue labbra sulle mie per un bacio urgente al quale mi abbandono totalmente, lasciando che si prenda tutto il conforto di cui ha bisogno.

*

Sposto la maglietta che Zayn ha lasciato appesa al gancio del mio accappatoio, e sorrido al pensiero che la proposta di Harry è arrivata proprio al momento giusto. È giunta l'ora di togliere le tende da qui, mia sorella ha tutto il diritto di vivere la sua vita, nel suo appartamento, mentre io voglio vivere la mia con Harry.

Ripenso alla sua espressione la sera del suo compleanno, quando abbiamo assistito alla scena di Zayn che chiedeva a mia sorella di convivere e negli occhi del mio ragazzo era comparsa un'espressione terrorizzata. Ora ne conosco il motivo, ma quella sera non avevo di certo colto il senso dei suoi occhi fissi sul suo migliore amico. Credevo fosse spaventato dall'idea di convivere, invece era solo infastidito per essere stato preceduto.

Recupero i miei pochi oggetti personali - tipo lo spazzolino e la pinzetta per le sopracciglia - e torno in camera mia per finire di riempire il beauty che poi metterò in valigia: il mio programma prevede di preparare quanta più roba possibile da portare con me stasera quando Harry passerà a prendermi per andare a casa sua.

Nostra... casa nostra, devo ancora farci l'abitudine.

Lo squillo del cellulare mi distoglie dai miei pensieri, lo recupero dalla scrivania sulla quale era appoggiato e mi stupisco di vedere chi mi sta chiamando.

«Ciao mamma» dico senza nascondere il mio tono sorpreso.

«Ciao tesoro! Lo so che ci siamo sentite ieri, ma mi sono dimenticata di dirti una cosa...» Mia madre sa che non mi piace chiamare tutti i giorni a casa, perché mi sono sempre sentita controllata a vista quando ho dovuto farlo. E so che avevano ragione ad essere preoccupati per me, ma adesso sono una persona diversa e voglio dimostrare a tutti di essere in grado di cavarmela da sola.

«Dimmi mamma» le dico sedendomi sul bordo del mio letto.

«Io e tuo padre abbiamo anticipato la data per il rinnovo delle promesse, ti ricordi che te ne avevo parlato?» Sospiro in silenzio per il fatto di essermene completamente dimenticata.

«Ma certo che me lo ricordo. Come mai avete anticipato?» Tento di fare la brava figlia e di farle credere che non l'avessi dimenticato, ma con quello che è successo con Dylan, l'avevo del tutto scordato.

«Perché tuo padre mi ha fatto una sorpresa e ha prenotato una crociera proprio nei giorni in cui avremmo dovuto celebrare le nostre promesse, ma il costo era così conveniente che abbiamo preferito spostare la data del ricevimento piuttosto che perdere un'occasione del genere.» L'entusiasmo nella sua voce è contagioso, tanto che non posso trattenere un sorriso.

«Avete fatto bene mamma, vi meritate davvero una vacanza senza pensare a niente.» Hanno dedicato la loro vita a me e a mia sorella, ed è giusto che ora possano godersi dei giorni da sposini. «A quando avete anticipato?»

«La settimana prossima, lo so che è pochissimo tempo per potervi organizzare, ma Rebekah mi ha già dato la sua risposta, mi servirebbe anche la vostra, sai... per poter confermare il numero al ristorante...» Un altro sospiro silenzioso da parte mia, stavolta perché la mia situazione è davvero incerta.

«L'invito è rivolto anche a Harry?» chiedo cauta.

«Certo che sì! È il tuo fidanzato, fa parte della famiglia ormai...» Di nuovo l'entusiasmo di mamma mi fa sorridere. Lei ci vede già sposati con figli mentre papà mi vorrebbe ancora con i codini e le rotelle alla bicicletta.

«Mamma...» sto per rispondere, ma poi mi rendo conto che non ho una vera risposta da darle. Non so cosa succederà ora nella vita di Harry e credo che partecipare ad un evento che celebra l'unione dei miei genitori, sia l'ultima cosa che si aspetta di fare ora come ora. «... ci saremo...» rispondo alla fine, giusto per evitare altre domande. Se Harry non sarà presente posso sempre inventare la scusa di un'emergenza al lavoro.

«Perfetto! Allora confermo anche per voi due. A proposito, come va?» Glielo dico? So che non vedo l'ora di sapermi felice, e forse questa può essere la notizia che la tranquillizzerà del tutto, facendole capire senza ombra di dubbio quanto io sia andata avanti.

«Mi ha chiesto di andare a vivere con lui proprio ieri sera.»

«Cosa!? Ma è meraviglioso tesoro! Spero tu gli abbia detto di sì!» Ancora una volta, il suo entusiasmo mi contagia e mi porta a sorridere nonostante la mia preoccupazione non sia diminuita nemmeno un po'.

«Sì mamma.» Restiamo a parlare di quanto sia magnifico Harry, se n'è innamorata anche lei, ma non mi stupisco, perché è questo l'effetto che fa Harry alle persone.

Ti innamori di lui, non puoi evitarlo.

La saluto quando sento la voce di mio padre in sottofondo perché la sta richiamando per un qualche tipo di emergenza da marito, promettendole ancora che non sarei mancata per niente al mondo a quello che io reputo il loro secondo matrimonio.

Mi lascio andare all'indietro sul materasso, lo sguardo ricade sulle lucine spente, e il pensiero vola subito fino a Montreal. Forse dovrei chiamarlo, forse dovrei accertarmi che stia bene, e forse dovrei togliere tutti questi forse, perché non è con quelli che lui mi è stato vicino.

Sblocco il display e faccio partire la chiamata, lui risponde al secondo squillo.

«Ciao piccola Cleo...» Il suo non è un semplice saluto, è il suo modo di dirmi che gli manco.

«Ciao Kurty, ti ho chiamato per sapere come stai e non dirmi che è tutto ok.» È arrivato il mio turno di ricambiare almeno una piccola parte di ciò che lui ha fatto per me. Non mi sdebiterò mai abbastanza, ma posso provare a fare qualcosa di buono per il migliore amico che abbia mai avuto.

«In realtà avevo intenzione di dirti che mi sento uno schifo.» Non dovrei sorridere per quello che ha appena detto, eppure lo faccio.

«Non l'hai più sentito?» Non credo sia necessario specificare il suo nome.

«Al contrario... Mi chiama tutte le sere e passiamo almeno un'ora a sviscerare ogni motivo per cui non dovremmo più sentirci.» È chiaro, dalla sua voce, quanto sia combattuto.

«Ne avete trovato qualcuno?»

«Nemmeno uno misero, ma è chiaro quanto tutto questo lo mandi in confusione e rinuncerei immediatamente alla possibilità di poterlo conoscere meglio se solo lui fosse più deciso nel tenermi lontano, solo per lasciargli il tempo di capire davvero che cosa vuole. Ti giuro che non voglio influenzarlo in alcun modo, e ogni sera, alla fine della telefonata, mi promette che ci penserà, che si prenderà del tempo per rifletterci, ma la sera successiva mi chiama di nuovo e tutto ricomincia da capo.» Il mio migliore amico è tormentato. Devo fare qualcosa per lui.

«Kurt... Sei incredibilmente bravo a capire cosa sia giusto per gli altri, ma una totale frana quando si tratta di te stesso...» Lui resta in silenzio, come se stesse cercando di elaborare le mie parole. «Prenditi qualche giorno e vieni qui a Boston. Dylan non vuole affatto tenerti a distanza, ti vuole qui, possibile che tu non lo capisca?» Non oso nemmeno immaginare la confusione che ha Dylan per la testa, ma è chiaro come il sole che ha bisogno di Kurt. Come può far chiarezza su quello che prova se il centro dei suoi pensieri si trova in un altro stato?

«Non so se posso prendermi qualche giorno...»

«Kurt tua madre ti darà sicuramente qualche giorno...» Il mio migliore amico lavora nel negozio di sua madre, di sicuro gli permetterà di assentarsi. «... poi torniamo a Montreal insieme alla fine della settimana.» Anche i miei amici sono stati invitati al ricevimento dei miei genitori.

«Non lo so se è una buona idea. E se prendesse la mia presenza come se volessi mettergli pressione?» È proprio andato, e se fosse qui mi stringerei a lui come se fossi il suo piccolo koala.

«Andiamo Kurty... Se Dylan volesse davvero del tempo per pensarci non ti chiamerebbe tutte le sere. È normale che sia spaventato, per lui è tutto nuovo, tutta la sua vita lo è, ma è chiaro che abbia bisogno di un piccolo aiuto... Il tuo... Ti sta chiedendo di correre a prenderlo perché da solo non è in grado di fare quel passo.» Sono assolutamente certa che sia così, perché, la sera del compleanno di Harry, non appena ho nominato Kurt tutto il suo turbamento si è manifestato attraverso i suoi occhi.

«Lo credi davvero?» Io non so cosa darei per poterlo aiutare ad essere felice.

«Sì Kurt. Anzi lo dico anche a Hazel, così non sei solo durante il viaggio.» In realtà il mio nuovo progetto da Cupido prevede anche un piccolo piano amoroso per la mia migliore amica, e la scusa di accompagnare Kurt è un'ottima copertura.

«E se Dylan non...»

«Non c'è nessun se... Dylan ha bisogno di te... Io ho bisogno di te...» Alla fine mi sfugge quello che non volevo sfuggisse. Sono sicura che coglierà di certo il mio tono preoccupato.

«Non dirmi che hai fatto di nuovo incazzare Harry!» La sua battuta mi strappa un sorriso. È sempre stato dalla parte di Harry, e ha sempre avuto ragione perché il problema sono sempre stata io, ne sono consapevole.

«Perché pensi che sia colpa mia?» Torno a mettermi seduta. L'occhio mi cade sulla cornice con le foto dei miei migliori amici e mi appunto mentalmente che devo metterle in valigia per portarle a casa di Harry.

A casa nostra... Prima o poi mi entrerà in testa.

«Vorresti negare che è sempre a causa tua se lui è incazzato?»

« Non lo nego, ma stavolta io non c'entro niente...» Inspiro profondamente prima di dargli la notizia. «Sua madre è tornata.»

Harry's POV

Non era così che doveva iniziare questa giornata.

Dopo aver aperto gli occhi accanto a lei, in quella che sarà la nostra casa, credevo che avremmo discusso in cucina mentre lei mi prendeva in giro per le mie inesistenti doti culinarie, ed io avrei finito per baciarla, magari provando qualche nuova superficie, fino a che lei non mi avrebbe richiamato all'ordine, o più probabilmente, avrebbe ceduto ad ogni mia richiesta.

Le avrei lasciato il suo mazzo di chiavi dopo averla accompagnata al suo appartamento, così avrebbe preparato un po' di cose che avremmo caricato stasera in macchina quando sarei passato a prenderla dopo l'ufficio. Avremmo preparato insieme la cena, avremmo potuto passare la serata sul divano a fingere di guardare la TV mentre avrei tentato di distrarla in ogni modo possibile. Ci saremmo addormentati insieme, dopo aver fatto l'amore, e ci saremmo risvegliati il giorno dopo per rivivere in loop la felicità che era finalmente arrivata nella mia vita.

E invece è riuscita a far crollare il mio umore ai minimi storici. Sono consapevole che non dovrei darle tutta questa importanza, lei non ne ha mai data a me, ma quella ferita, quella che lei ha provocato sparendo da un giorno all'altro senza dare più alcuna notizia di sé, stava iniziando a chiudersi da poco, e adesso lei l'ha riaperta.

E cazzo se fa male!

Fa talmente tanto male che non ho pensato ad altro che tentare di proteggermi in qualunque modo, chiudendo testa e cuore, di modo che nient'altro potesse arrivare ad infierire sul sangue che sto continuando a perdere. Mi rendo perfettamente conto di aver ignorato Chloe in macchina, ma il meccanismo di difesa si è attivato in automatico non appena mio fratello ha finito di pronunciare quelle parole.

Mi sono concentrato unicamente sulla strada e sul traffico perché devo tenere a bada i pensieri. Non posso permettere che prendano il sopravvento, non posso perdere la lucidità necessaria per affrontarla. Vorrei avere un interruttore in grado di spegnere l'emotività perché voglio che capisca che lei non conta niente per me, assolutamente niente, ma non posso farlo se le mani continuano a tremare o se la voce sembra essersi volatilizzata.

Sono seduto al volante della mia macchina, parcheggiata nel vialetto di casa di mio padre, da quasi venti minuti. Mi ha detto Jordan di venire qui. Se non mi fossi presentato sarebbe venuta in ufficio e non mi va di fare sapere a tutti i cazzi miei, quindi stringo con forza un'ultima volta le dita intorno al volante, poi scendo dall'auto per entrare in casa.

Ho il respiro corto, segno della mia crescente agitazione, il cuore che batte forte, lo sento fino in gola, ma niente mi impedirà di sbatterle in faccia tutto il mio rancore.

Entro lentamente in cucina. Jordan è in piedi, appoggiato al ripiano accanto al frigo con le braccia incrociate, papà è seduto a tavola, totalmente preso da lei che mi guarda non appena si accorge della mia presenza, ed io sento una profonda coltellata al petto non appena mi sorride.

«Harry!» Si alza in piedi per venirmi incontro.

«Resta dove sei!» le dico bruscamente, intimandole di fermarsi non solo con le parole, ma anche con lo sguardo.

Tutta la rabbia che ho accumulato in questi anni è appena venuta a galla. È amara, velenosa e soffocante. Detesto con tutto me stesso quella donna ferma in piedi accanto al tavolo, quella che avrebbe dovuto essere mia madre, il mio punto di riferimento, e invece è stata colei che mi ha distrutto. Sono arrivato a un passo dall'auto distruzione, e questo non posso proprio dimenticarlo.

«Harry!» Mio padre mi richiama, ma lei lo interrompe.

«Lascialo stare Harrison, non fa niente. Harry ha ragione.» Torna sui passi e si siede di nuovo di fronte a mio padre. «Perché non vieni a sederti qui?» dice rivolgendosi a me.

«Preferisco mio fratello...» dico camminando nella sua direzione. «... l'unico che è stato una vera famiglia per me.»

«Harry!» Mio padre alza leggermente la voce, ed io inizio ad infastidirmi del suo atteggiamento.

«Harrison non importa, davvero. È normale che sia arrabbiato.» Parla a mio padre con un enorme sorriso e forse potrà prendere per il culo lui, perché credo non abbia mai smesso di amarla nonostante tutto, ma non me.

«Arrabbiato dici? Arrabbiato? Oh, credimi... Arrabbiato non rende affatto l'idea!» Incrocio anch'io le braccia e sento l'amaro di quella rabbia, raggiungere ogni parte della mia bocca.

«Harry adesso smettila!» Mio padre persiste nel suo comportamento ostile nei miei confronti, ma questo non fa che aumentare il malessere che provo in questo momento.

«Harry invece ha appena iniziato» affermo con tono sarcastico.

«Tua madre è venuta qui per parlare, perché non puoi restare ad ascoltare come fa tuo fratello?» Mio padre insiste nel volerla difendere.

«Suo fratello resta in silenzio perché non ha niente da dire, ma questo non vuol dire che stia ascoltando.» È Jordan a parlare, almeno lui è dalla mia parte.

«Harrison va bene così, è normale, devono avere il tempo di accettare che io sia qui.» Non riesco a credere alle mie orecchie.

«Tu credi davvero che possiamo accettare il tuo ritorno così? Come se niente fosse?» Sento il sangue pompare in fretta nelle vene, risalire verso l'alto, portandomi a sentire caldo.

«Certo che no Harry...» risponde lei. «... quello che vi chiedo è darmi la possibilità di parlare...»

«Darti la possibilità di parlare!? Come quella che tu hai dato a noi quando te ne sei andata!?» Sento il sangue salire fino agli occhi, e sto tentando di trattenermi in ogni modo, ma l'unica cosa che vorrei fare è spaccare qualcosa.

«Harry!»

«Harry un cazzo!» Mio padre mi sta facendo andare fuori di testa. È sempre stato totalmente accecato dai sentimenti che prova per lei, che non si rende conto che sta andando contro suo figlio, ancora. «Ti sta raggirando di nuovo, sta raggirando tutti quanti, perché non lo capisci!?»

«Harry è di tua madre che stai parlando!» Papà non molla, ma nemmeno io ho intenzione di farlo.

«Ed è la stessa persona per cui hai passato notti a piangere e l'hai fatto per mesi...» Gli occhi di mio padre si spalancano alla mia affermazione. «... io ti sentivo sai? Sentivo la tua disperazione attraverso i muri e l'unica volta in cui ho avuto il coraggio di venire nella tua camera, tu mi hai buttato fuori. E sai chi c'era a consolarmi? Jordan! Lui c'era sempre! Avevo solo sette anni, cazzo!» Le lacrime dettate dalla rabbia che si è appena impossessata di ogni fibra del mio corpo, sono pronte ad uscire con tutta la loro forza. Le ho trattenute troppo a lungo, ma non darò a nessuno la soddisfazione di vederle.

Esco dalla stanza a grandi falcate, e percorro velocemente il corridoio. Qualcuno mi richiama a gran voce, ma non riesco a riconoscere chi sia. Potrebbe essere Jordan, ma la mia mente è così in tempesta che ho difficoltà a connettere. Non mi fermo. Apro la porta che dà all'esterno, mi appoggio alla staccionata del portico, ed inspiro velocemente grandi quantità d'aria per riuscire a calmarmi.

È tutto talmente pazzesco che non mi sembra nemmeno vero. Sto cercando di dire a me stesso che è reale, ma sembra solo senza senso.

Sento poi il rumore dei passi di qualcuno alle mie spalle, e non ho bisogno di voltarmi per sapere chi è.

«Posso parlarti?» Vorrei dirle che non voglio sentire niente, ma la mia rabbia è talmente intensa da tenermi bloccate le corde vocali. Lei prende il mio silenzio come un assenso e continua a parlare. «Sono qui per tuo padre e...»

«Gli hai rovinato la vita già una volta, l'hai rovinata a tutti! Non te lo farò fare una seconda volta!» Mi brucia la gola per quanta rabbia sta uscendo insieme alle mie parole.

«Voglio solo provare a rimediare a tutti i miei errori, voglio prendermi cura di voi...»

«Sono quasi vent'anni che ce la caviamo da soli, non abbiamo bisogno di te. Io non ho bisogno di te.» La detesto con ogni parte di me.

«Harry sono io ad aver bisogno di te. Anche se sono tua madre sono io quella che ha bisogno di suo figlio.» Detesto il suo viso sorridente che tenta di abbindolarmi.

«Avermi partorito non ti rende automaticamente mia madre.» Le parlo con tutto il disprezzo che provo nei suoi confronti, ma sembra che il mio atteggiamento non la tocchi minimamente.

«Harry... Io ti devo parlare...»

«Di cosa vuoi parlare? Eh? Del fatto che sei riuscita a rovinare la mia giornata oltre che la mia quasi intera vita?» Stavolta sembra accusare il colpo e non m'importa di farla soffrire.

«Davvero non vuoi sapere perché sono tornata?» La sua voce è più bassa, e forse dovrei avere compassione per la sua espressione avvilita, ma non ne ho.

«Non m'importa di te, non m'importa perché sei tornata e non m'importa cos'hai da dire. Non sono papà, non aspettarti niente da me, esattamente come io non mi sono aspettato niente da te per quasi vent'anni!» Resta in silenzio, con lo sguardo fisso sul mio viso. Ha l'aria di chi si è pentito, ma io non le credo e anche se fosse, non m'importerebbe. «Quest'anno è stata la prima volta che ho passato un compleanno felice. Te ne sei andata quando avevo sei anni e per tutto questo tempo, ogni anno ho sperato che il primo febbraio avresti pensato a me, che ti saresti ricordata di avere un figlio, che ne so... Mi sarebbe andato bene anche uno stupido bigliettino del cazzo, ma non succedeva mai, e ad ogni anno che passava io mi sentivo sempre peggio. Ti sei mai chiesta anche solo una fottutissima volta cosa diavolo stesse facendo la tua famiglia!?» Ormai non contengo più nulla e urlo a gran voce il mio rancore mentre le vomito addosso tutto il dolore che ho accumulato in questi anni.

«Harry...»

«Harry non ha finito!» Non voglio sapere niente di ciò che ha da dire. «Ho vissuto una vita di abbandoni. Prima tu, poi papà, il nonno e...» mi fermo perché non voglio parlare di Winter che ormai non conta più nulla. «... mi sono perso... mi sono riempito così tanto di odio che ero convinto non avrei mai provato niente per nessuno. È Jordan che mi ha tenuto insieme e, con ai miei amici, è l'unica famiglia che ho mai conosciuto. Non puoi venire qui dopo diciotto anni a dirmi che vuoi parlare, perché adesso sono io a non volerti ascoltare!»

Non voglio stare con questa donna un secondo di più. Mi volto, e cammino svelto verso il garage nel quale entro. Infilo il casco, lo allaccio, poi salgo in sella, accendo il motore con un rombo potente, esco all'esterno e lei è ancora lì, in piedi sul portico a guardarmi con quell'aria dispiaciuta che, invece di farmi compassione, mi fa solo incazzare.

Guardo dritto avanti a me, ingrano la marcia e accelero, senza più guardarmi indietro. Mi immetto nel traffico concentrando ogni pensiero sulla guida. Voglio andare quanto più lontano possibile per alimentare l'illusione che più lontano andrò, meno quel dolore che mi sta aprendo il petto, farà male. Così mi immetto nella superstrada e corro, giro la manopola dell'acceleratore fino ad arrivare al massimo e vado avanti così per diverse miglia, fino a che sento il respiro regolarizzarsi. Decido di rallentare e mi rendo conto di essere arrivato in periferia, nei pressi di un parco, vicino al quale mi fermo. Spengo la moto, la parcheggio e mi siedo su una panchina dopo aver tolto il casco.

Ho bisogno di stare da solo e di rimettere insieme i pezzi della mia vita... Pezzi che sono saltati per aria non appena la mia felicità è stata stravolta.

**********

Chloe's POV

È sera ormai. L'orario d'ufficio è passato da un pezzo, Reb è tornata dal lavoro già da mezz'ora e mi ha detto che nessuno della famiglia Styles si è visto oggi. In questo momento lei e Zayn sono al piano di sotto, intenti a preparare la cena, mentre io sono seduta sul letto, con il cellulare tra le mani, in attesa di una sua telefonata.

Non l'ho chiamato per tutto il giorno per non rischiare di interrompere qualsiasi tipo di discussione potesse essere in atto tra lui e la sua famiglia, ma adesso sto impazzendo perché non ho la minima idea di dove sia.

Jordan mi ha chiamato qualche minuto fa chiedendomi se avessi sue notizie perché a lui non risponde. Il peggio è arrivato quando mi ha detto che è corso via in moto dopo aver discusso animatamente con sua madre, ed io vorrei davvero non essere invadente e lasciargli ancora altro spazio, ma la moto rappresenta per me qualcosa di troppo doloroso per continuare ad ignorare il suo silenzio.

Sblocco il display e sto per far partire la chiamata, poi lascio andare il respiro che non mi ero accorta di stare trattenendo, quando vedo comparire il suo nome.

«Harry!» Ho ancora il cuore in gola e le tempie che pulsano.

«Sto bene...» dice come se avesse percepito la mia preoccupazione. «Chiedi a Zayn di accompagnarti a casa... a casa nostra...» Ho le lacrime agli occhi per la gioia di sentire la sua voce, perché quella moto non me l'ha portato via, e perché ha detto casa nostra. «Ci vediamo tra poco piccola Stewart.»

«Ci vediamo tra poco.» Chiudo la comunicazione lasciando andare una lacrima.

Harry sta bene, almeno fisicamente. Posso prendermi cura del suo cuore malconcio, posso prendermi cura di lui e guarire le sue ferite come lui ha curato le mie.


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SPAZIO ME

Volevo avvisarvi che ho iniziato a pubblicare una nuova storia, si intitola 2.29.87, è su Harry ed è un po' particolare. Ci sarà parecchia ansia, ma non mancherà una romanticissima storia d'amore, per adesso c'è solo il prologo, inizierò ad aggiornare a breve.

Per quanto riguarda The Beginning, dato che siamo quasi alla fine, ma io non ho alcuna intenzione di separarmi da nessuno dei personaggi di questa storia, vi informo che sto lavorando ad una raccolta di storie che li riguardano. Non è un sequel vero e proprio, ma i personaggi hanno ancora un sacco di cose da raccontare, quindi ho pensato di dargli voce. Il primo capitolo riguarderà Kurt e Dylan, il loro incontro e tutto ciò che ne è conseguito. Per il resto, lo vedrete seguendo la storia.

 

SPAZIO THE BEGINNING

Adesso possiamo parlare del capitolo. La mamma di Harry ha stravolto la sua tranquillità e lui non ha potuto far altro che lasciare andare tutta la rabbia che ha accumulato in questi anni. Sembra proprio che non abbia intenzione di ascoltare cosa abbia da dire, anzi ha proprio necessità di stare da solo. Secondo voi fa bene a cercare di risolvere la questione da solo?

Chloe invece, tra ansia e la voglia di fare Cupido, sta macchinando qualcosa. Chissà...

Vi ricordo che siamo a -2 per quanto riguarda The beginning.

Eeeeee niente, buona lettura 😍

   
 
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