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Autore: Baranjok    03/09/2018    1 recensioni
Clarissa Morgenstern , una shadowhunter di 17 anni, è costretta a trasferirsi dall'Istituto di Los Angeles a quello di New York a seguito di una misteriosa scomparsa. Amante della lotta e supportata dal Conclave , sarà ben accolta da Jace , ALec e Isabelle, ma un nuovo nemico sta per fare la sua mossa e Clary è dunque costretta a rivelare il suo passato e i suoi angelici poteri.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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-Simon!?-
Clary lasciò cadere la spada che aveva impugnato e corse verso l’amico. Simon aveva appena varcato il portale quando Clary gli piombò tra le braccia. Entrambi caddero e risero come due bambini. Simon indossava la sua tenuta da cacciatore: jeans neri, giacca e camicia di pelle e le sue armi nascoste un po' ovunque. Sorrise dolcemente a Clary e si raddrizzò gli occhiali sul viso. Clary fu la prima a rialzarsi e si ricompose. Hodge, che molto probabilmente si era messo a letto per un riposino, comparve in armeria, scosso e tremolante.
-Cosa è successo? State tutti bene?- domandò in preda al panico.
Jace, Isabelle e Alec avevano ancora la bocca spalancata quando Clary iniziò a parlare. Simon si rialzò e si mise al suo fianco sfoggiando uno dei suoi sorrisi migliori.
-Lui è Simon Lovelace, è il mio parabatai.- disse Clary rivolta verso gli altri.
-In carne ed ossa.- commentò poi Simon.
-Come diavolo sei arrivato, chi ha aperto il portale in Istituto?- Hodge era davvero furibondo, non c’era nulla che sfuggisse al suo controllo.
-Bhe ecco… è stato Magnus.- rispose Simon.
-Magnus? E perché non hai preso un aereo come fanno le persone normali?- gli chiese Clary. No che non fosse contenta di avere lì Simon, ma aprire un portale era molto rischioso in quel periodo.
-Lo so è quello che gli ho detto, sono tornato ieri da Idris e tu non c’eri. Sapevo di tua madre , ma mi aspettavo di trovarti ancora in Istituto. Magnus è arrivato solo pochi minuti fa, mi ha ordinato di fare le valigie ed eccomi qui.- rispose Simon grattandosi la testa, cosa che faceva ogni volta che era nervoso.
-Mi sentirà! Oh se mi sentirà!- Hodge era diventato rosso dalla rabbia.
-Mi spiace signor..- si bloccò a metà frase.
-Hodge, non è mica colpa di Simon! Sono sicura che ci sia posto anche per lui qui no?- domandò Clary rivolgendosi un po' a tutti.
-Si certamente, scusatemi se ho alzato la voce.- disse rivolto ai ragazzi, si sistemò la vestaglia e uscì di gran fretta dall’armeria.
Jace e Alec risero sonoramente , mentre Isabelle rimase immobile con la frusta ancora in mano.
-Così tu hai un parabatai?- le chiese con una punta di invidia nella voce.
-Si, io e Simon siamo praticamente cresciuti insieme, quando me l’ha chiesto mi è sembrata la cosa più naturale del mondo.- Clary rispose ancora abbracciata a Simon, non si vedevano da almeno due settimane e per lei era tantissimo tempo.
-Come farei senza la tua testolina rossa- le disse stropicciandole i capelli.
Quando Clary aveva all’incirca sei anni, sua madre l’accompagnò personalmente all’Istituto di Los Angeles dove abitava anche Simon. Fecero subito amicizia, nonostante fosse pieno di bambini. Ma da quando Clary riuscì a batterlo ad un duello seppe , in cuor suo, che quello sarebbe stato sicuramente il suo migliore amico, e non litigarono mai.
-Anche io e Alec lo siamo.- disse Jace porgendo la mano a Simon per presentarsi.
-Cosa?- domandò Clary sovrappensiero.
-Parabati, intendo.- le rispose Jace arrossendo.
-Oh, fantastico. Ragazzi scusate, continuate pure l’allenamento io voglio mostrare l’Istituto a Simon.- disse Clary prendendo il suo amico per mano .
 
 
 
 
 
 
-Così non solo è più forte di tutti e tre noi messi insieme, ma ha anche un parabatai.- Isabelle si sedette , con le gambe incrociate, sul pavimento.
-Isabelle, non prendertela, sono sicura che anche tu un giorno avrai un parabatai.- Alec , come al solito cercava di fare il premuroso .
-Io quella me la sposo.- rispose Jace guardandola allontanarsi.
-Oh signore ti prego!- Alec era esasperato, Jace era sempre stato affascinato dalle donne.
-Alec , è la donna dei miei sogni: bellissima, forte, amante della caccia.- Jace correva avanti e indietro per la stanza.
-Se non lo hai notato aveva occhi solo per Simon.- le fece notare Isabelle, assumendo un atteggiamento altezzoso.
-Bhe, che c’entra è il suo parabatai, non possono mica stare insieme , è vietato.- Jace le rispose indignato.
-Sarà.- disse Isabelle.- io vado a farmi una doccia, a più tardi- si incamminò anche lei  verso l’uscita.
-Jace non parlerai sul serio? L’hai appena conosciuta.- gli disse Alec posando anche lui la spada.
-Mai stato più serio in vita mia e poi nessuno sa resistermi, sono bellissimo.- disse Jace sorridendo.
Alec di tutta risposta roteò gli occhi al cielo. Si mise la giacca e fece per uscire.
-Dove vai?- domandò Jace incuriosito.
Alec arrossì, sua sorella l’aveva iscritto in un sito di incontri.
-Cosa?- domandò Jace ,vedendo che l’amico non rispondeva.
-Ho un appuntamento.- disse Alec, cercando di sembrare il più calmo possibile.
-Davvero? E con chi?- chiese Jace meravigliato. No che non fosse contento che Alec avesse una vita privata, ma capitava così di rado che per lui fu una sorpresa.
-Un certo Ivan.- rispose Alec richiudendosi la porta alle spalle per non sorbire altre domande imbarazzanti.
 
 
 
 
 
-E queste sono le stanze.- concluse Clary sulla soglia della sua camera, dopo aver fatto fare il giro turistico a Simon.
Simon fischiò di tutta risposta.
-Allora- disse Clary facendolo accomodare sul suo letto.- Cosa ci fai qui?-
-Clary, dove vai tu vengo io. Non esiste che tu te ne vai senza dirmi nulla.-
-Non avevo altra scelta, sono stata praticamente trascinata qui.-
-beh potevi scrivermi, che sò lasciarmi un biglietto.-
-Ad Idris non funzionano gli oggetti elettronici e poi se devo dirla tutta avresti potuto anche invitarmi alla tua piccola gita in Patria.- Clary e Simon non litigavano mai, questo era vero, ma c’erano delle volte che proprio si davano i nervi da soli.
-Non era un compito per te.- disse Simon togliendosi la giacca, se a Los Angeles faceva sempre caldo a New York le temperature erano di certo più fredde, ma in Istituto si stava bene.
-Già lo so, anche se avrebbero dovuto chiamarmi. Sono più forte di te- lo punzecchiò Clary facendolo sorridere.
-lo so!- ammise Simon sbadigliando.
Clary controllò l’ora erano le sei del pomeriggio.
-Hai sonno?- domandò premurosa.
-Si, vado nella mia stanza.- disse alzandosi da letto.
-Se vuoi dormire qui non c’è problema.-
-No, buonanotte Clary.- disse lasciandola sola.
Una volta rimasta sola a Clary cominciò a brontolare lo stomaco, non aveva pranzato e la colazione era stata misera. Si diresse in cucina alla ricerca di qualcosa da sgranocchiare e sobbalzò alla vista di Jace seduto su uno sgabello con il suo blocco da disegni in mano.
-Chi ti ha dato il permesso di aprirlo?- Clary di rado si arrabbiava, ma quello era come un diario segreto per lei.
-Scusami, lo avevi lasciato in armeria, stavo per riportartelo, ma sono stato rapito, questi disegni sono stupendi.- Jace rosso di vergogna, si alzò per riconsegnarle il blocco.
Clary lo afferrò livida e senza nemmeno rispondere lo buttò sul bancone.
-Davvero perdonami, non volevo spiarti.- Jace cercava di giustificarsi, ma Clary che era ancora scossa gli dava le spalle.
-Va bene, ma non farlo mai più.- Clary lo guardò dritta negli occhi e stava per chiedergli se c’era qualcosa da mangiare, quando ricomparve Magnus all’improvviso.
-Gesù!- urlò Clary mettendosi le mani sul petto. Jace scattò di lato già intento a brandire un coltello.
-No, sono solo io.- rispose Magnus sorridente. -Piaciuta la sorpresa?- le domandò ignorando Jace completamente.
-Si , grazie.- Clary si girò verso il frigo.
-è tutto qui? Si ,grazie?- Magnus era leggermente infastidito.
Clary sbuffò sonoramente.
-Cosa vuoi che ti dica? Oh grande e onnipotente Sommo stregone di Brooklyn, grazie per aver esaudito i più profondi e sinceri desideri della mia mente.- rispose sarcastica.
-Lascia stare, non serve inginocchiarsi.- Magnus la liquidò con un gesto della mano. Si voltò verso Jace.
-E tu ? cosa ci fai qui? Non vedi che è una conversazione privata?- Jace fece per allontanarsi.
-Jace no! Non abbiamo più nulla da dirci, stai pure!- e li lasciò così da soli, e con lo stomaco che ancora le brontolava.

  
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