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Autore: elelunare    03/09/2018    1 recensioni
Storia Zorobin, seguito della storia "Questa volta lo farò io" da me edita.
L'avventura all'isola dei selvaggi è passata e i due amanti cercano di tornare alla loro vita normale con la ciurma. Ce la faranno a dimenticarsi e a resistere all'attrazione che l'uno ha per l'altra? Oppure cederanno con il rischio di essere scoperti?.. Come se non bastasse la ciurma approda in una nuova isola dove i pirati vengono considerati veri e propri idoli. Sì, ma qualcosa andrà storto e le cose si complicheranno, non solo per Zoro e Robin.. ma anche per un altra coppia. Consiglio di leggere, per chi non l'avesse fatto, prima "Questa volta lo farò io" perchè ci sono moolti riferimenti. Buona lettura! :)
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nico Robin, Roronoa Zoro, Z
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Che c'è ora?!” fece Nami girandosi in direzione della porta.

Con vago stupore la navigatrice si accorse che quella a pochi passi da lei era l'ultima persona che avrebbe immaginato e si voltò all'istante rifissando la finestra. “Cosa..vuoi?” disse dura.

Sanji, fermo accanto alla porta, rimase con lo sguardo fisso a terra, a quel tappeto logoro sul pavimento. “Robin mi ha detto che volevi parlarmi” pronunciò tirando una boccata dalla sigaretta appena accesa.

“Non è vero” disse lei velocemente maledicendo la mora nella sua testa. Ci mancava pure questa, pensò.

“Bene, allora torno di là”. Sanji si girò e prese in mano la maniglia spingendo un poco però questa parve bloccata, ci riprovò e questa rimase inchiodata ancora, mollò la presa. Capì che erano stati tratti in inganno dall'archeologa e non disse nulla per non innervosire di più la rossa. Perchè Robin aveva escogitato una cosa del genere? Era chiaro, se ci pensava un attimo. Voleva che si parlassero. Sì, era giusto, pensò lui, ma contemporaneamente non capiva come agire, che dire. Era stato preso alla sprovvista. Rimase lì bloccato a guardare quell'anta serrata, si assomigliavano in fondo, lui e quella porta.

 

--

 

“Non funzionerà, strega..”

Zoro fissava quel fuoco con un sorriso divertito. Guardò Robin dissentendo con una smorfia e schernendola un poco e lei distolse lo sguardo da quella faccia. Come faceva ad essere buffo e allo stesso modo così sexy? Caspita, la stava distraendo.

E continuò, avvicinandosi un poco.

“Che si dicono? Io scommetto che fra poco lei lo manderà al diavolo...e tu?”

 

--

 

“Non..dovevi andare?” le fece la rossa rimarcando l'ultima parola.

“Sì..” le rispose lui rimanendo immobile con le mani in tasca.

“Quella porta è bloccata eh?..” iniziò Nami sempre più irritata. “Robin me la pagherà quando usciremo da qui..comunque non c'è nulla da dire, sia chiaro”

“Non è proprio così, ma è logico che tu non voglia..che io stia qui” rispose calmo il biondo.

“ESATTO! Quindi vai! Sfonda la porta! Puoi farlo benissimo se vuoi! Non c'è NULLA DA CHIARIRE! Io non intendo dirti altro! Non c'è niente che tu possa dirmi per farti perdonare! Quindi non tentare nemmeno! Voglio solo che tu te ne vada! Hai capito?! VATTENE!!”

Nami era esplosa, era furiosa e aveva urlato le prime cose che le erano balenate in testa, era ancora fissa e furiosa su quella finestra, però, non accennava a voltarsi verso il biondo.

Proprio quando Sanji si preparava ad aprire quella diamine di porta con la forza bruta tutte le candele di quella stanza si spensero.

Nami sobbalzò dalla paura e finalmente si girò guardandosi intorno atterrita e adirata.

“ROBIN, DIAVOLO! NON E' DIVERTENTE!! FALLA FINITA!!” urlò.

 

--

 

“Ce l'ha con te! Ah! Ah! Io ti avevo avvertito...era meglio lasciar stare” le disse Zoro sentendo la rossa sbraitare nell'altra stanza. Se la stava spassando di brutto lui! La mora lo guardò giusto un secondo, solo per vedere quel sorriso e poi si concentrò a far apparire un occhio in quella stanza, per capire il motivo di tanta agitazione.

Robin rimase basita.

“Le candele..si sono spente tutte” disse.

“Cosa?!” fece lo spadaccino.

“Sì...Nami pensa che sia stata io..è molto arrabbiata” commentò ancora l'archeologa in modo indifferente. Zoro pensò che quella donna ad occhi chiusi ed illuminata da quella luce giallastra traballante era davvero irresistibile, un incantatrice assurda.

“Se non sei stata tu..chi è stato?” le disse quasi sussurrandole all'orecchio.

“Il demonio”

“Allora siete in due”

 

--

 

“Diamine!!” Esclamò Sanji spaurito, sul dorso della sua mano era apparsa una bocca. E quella bocca parlò, parlò sussurrando.

“Sanji...tranquillo, sono Robin. Non ho spento io le candele, sia chiaro! Per il resto...parlaci! Capito? Se sfonderai la porta..beh, mi farai del male, sappilo” e la bocca sparì. Il biondo rimase incredulo, era la prima volta che la mora faceva una cosa simile con lui però quella cosa gli diede una sorta di coraggio, a parte quel fatto di avergli detto che non era stata lei a spegnere tutte le candele, quello era inquietante. E dimostrava che forse lui e Nami lì dentro, non erano proprio al sicuro..

“S-Sanji..? Sei ancora qua? O sei sparito?..” sentì dire dalla rossa, la sua voce tremava. Tentò di guardare nella sua direzione, la luce che filtrava dalla finestra era davvero debole, doveva attendere il balenare dei fulmini per capirci qualcosa.

“Sono qui..” le fece e si accorse che lei era in ginocchio, a terra con le mani alla testa. Le si avvicinò e si sedette per terra, proprio di fronte alla rossa, a gambe incrociate, aveva deciso che qualcosa andava detto, era il momento giusto.

In quell'istante la cassapanca della sala si aprì, i due se ne accorsero dal rumore. Un sinistro cigolio in fondo alla stanza.

“ROBIN! Basta!...Non servirà..” iniziò ad urlare Nami sempre più forte ma il cuoco la interruppe e così lei si accorse che era lì vicino. “Non è colpa sua, me l'ha..riferito” disse.

“Certo che lo è!! Sennò chi diavolo avrebbe aperto..?! ODDIOOO!!!!!!!!”

Nami guardava sconvolta alla sua sinistra, iniziò ad indietreggiare strisciando a terra, i suoi occhi rilucevano di una luce verde, così il biondo guardò anche lui verso la cassapanca.

Da dentro veniva una luce verdastra, sempre più forte. Alla fine questo barlume si condensò fino a formare una figura semiumana, pareva danzare nelle tenebre.

“Un..f-fantasma??” farfugliò Nami sconvolta e il cuoco si parò senza paura davanti a lei.

Da quell'entità si sprigionò una voce che si amplificò in tutta quella catapecchia traballante, anche Robin e Zoro la sentirono distintamente, pareva un alitata dall'inferno.

“Bieche creature...ignobili pirati! Lasciate quest'isola al più presto! Per i vostri compagni non c'è più nulla da fare...Se volete vivere, scappate e non guardatevi più indietro. Se non lo farete, due di voi spariranno”

Detto questo l'apparizione verdognola scomparve e la stanza ritornò nelle tenebre. Sanji poteva sentire chiaramente il respiro affannato della rossa dietro di lui.

 

--

 

CHI diavolo ERA?? Hai sentito quante cazzate??! Ma proveniva da dove!? Hai visto qualcosa??” Zoro stava riempiendo di domande la mora e lei in fretta gli rispose che aveva visto quella specie di spettro parlare in quella stanza e che poi era anche sparito.

“Ma non è meglio farli uscire da lì adesso?..Non che io non sia felice se Nami decida di staccare la testa a quel rincretinito!..” fece lui.

“No...è proprio adesso che viene il bello..” disse lei con mezzo sorriso sulle labbra.

 

--

 

“Era un ologramma...sì...non poteva essere sul serio un...ERA un OLOGRAMMA..” Nami stava parlando a sé stessa ormai e Sanji si scostò un poco da lei.

“Lo penso anche io..” le disse “e ha detto un mare di cavolate. Comunque..questa è la prova che vogliono metterci paura, è opera di quella gente in nero, è scontato. E se hanno nominato i nostri compagni vuol dire che sono vivi e...NOI NON SCAPPEREMO, CAPITO BASTARDI?!” urlò alla fine il cuoco all'oscurità.

“Sì..è così..” annuì Nami mentre un altro tuono molto forte rombava da fuori. La pioggia non cadeva copiosa come prima. Quelle sue ultime parole a Sanji sembrarono venire da lontano, si girò a guardarla, si stava tenendo la faccia con le mani, non lo ammetteva ma era ancora terrorizzata.

Allungò una mano verso di lei ma poi, subito, la ritrasse. Che gli diceva la testa?! Di certo non poteva! Anzi, non avrebbe più potuto sfiorarla! Ed era giusto così. Doveva dirle quello che doveva in fretta, anche se quella ragazza non voleva sentirlo, glielo doveva e basta. Non gli importava della risposta, tanto aveva già sentito abbastanza prima. Era sicuro poi, che subito dopo averlo fatto, quella donna diabolica in cucina l'avrebbe fatto uscire di lì.

Dannazione, non aveva più nulla da perdere. Aspirò l'ennesima boccata di fumo dalla sigaretta ed espirò.

“Nami, io..non ti chiedo di perdonarmi, perché...perchè è una richiesta troppo grande. Però voglio dirti che mi dispiace. Mi dispiace profondamente.”

Nami si era bloccata, pareva neanche respirare. Sanji cercò di non pensarci, cercando solo di tenere in piedi un discorso logico.

“Io non ho scusanti e non sono da scusare, lo so. Però..credimi che non ricordo assolutamente il perché io mi sia recato da te quella sera..e sono sincero, ho solo dei brevi flash di quello che è successo..ma ti prego di credermi che, se fossi stato lucido, non avrei mai voluto...”

“Ma.. ti senti?? TU non avresti mai voluto??” disse lei riprendendo forza, di nuovo. Le era venuta troppo di getto quell'osservazione. Non aveva più le mani in faccia ora. Stava rannicchiata alla parete tenendosi stretta con le braccia incrociate.

“Non sono mai andato oltre..nè con te né con altre..non prima dell'altra sera, ovvio. Questo non lo puoi negare ma non mi giustifica.. Se fossi stato lucido, ti ripeto, non l'avrei mai fatto. Perchè so che tu non.. che tu non lo vuoi.” disse serio.

“Beh, è certo che non lo voglio!” gli sputò in faccia lei e lui si alzò piano annuendo.

“Perfetto, un ultima cosa. Farò tutto il possibile per liberare gli altri, navigatrice, puoi star tranquilla.” Nami si chiese se davvero fosse lui quell'uomo che aveva davanti, era troppo distaccato. “Poi, le nostre strade si divideranno. Ho preso questa decisione e sono irremovibile.” Lo disse con uno strano sorriso.

Nami si tirò su in piedi con uno scattò che stupì pure lei. Lo guardò fisso ad occhi spalancati. Era paurosa.

“Che diavolo vuoi dire?..” sibilò con ancora le mani serrate sulle braccia, si stava facendo male da sola. Quelle unghie affondavano nella carne.

“Che me ne andrò” fece lui guardandola dritto in faccia, però sembrava perso nei suoi pensieri.

“Sei...uno stupido VIGLIACCO!” gli urlò lei in preda ad una rabbia incontrollata.

E subito dopo gli tirò un sonoro e potente ceffone e la sigaretta che teneva in bocca volò su quel sudicio tappeto.

  
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