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Autore: Crilu_98    04/09/2018    2 recensioni
In un futuro non troppo lontano, l'umanità cerca di scendere a patti con le nuove razze che per lungo tempo aveva relegato nel mito. Streghe, vampiri, licantropi e altre creature della notte hanno rivelato la loro esistenza al mondo e mentre in Europa la superstizione dilaga sotto l'occhio vigile della Chiesa, gli Stati Uniti sono l'unico Paese che garantisce dei diritti agli Immortali. O almeno così credono tutti.
Lucy McCollins si ritiene estranea al dibattito che infiamma il mondo e riecheggia in ogni notiziario. La sua vita, precisa ed ordinata, è segnata solo dal dolore per l'abbandono dei genitori che non ha mai conosciuto; un dolore che la ragazza si sforza di dimenticare per concentrarsi unicamente sui suoi studi di Legge.
Ma una mattina tutte le sue certezze vengono brutalmente spazzate via.
Per Lucy inizierà una lunga discesa verso l'Inferno, prigioniera di un'organizzazione che affonda le radici nei tempi d'oro dell'Inquisizione spagnola. E per tornare a vedere la luce dovrà affrontare non solo gli esperimenti imposti da un nemico crudele, ma soprattutto il potere distruttivo che si cela nel suo sangue.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Witching Hour'
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Oltre alla porta il fuoco che ho evocato ha colpito anche due Cacciatori, accorsi per capire cosa stesse succedendo.
Avanzo tra i loro resti carbonizzati in uno stato di trance, evitando di calpestare frammenti metallici e taglienti con i piedi nudi. 
Devo sbattere le palpebre un paio di volte prima che la portata di ciò che ho fatto mi colpisca. 
"Oddio..." gemo, mentre un moto di bile mi sale dallo stomaco. 
"Ho ucciso degli esseri umani. Li ho massacrati. Oh, Cristo, sono un'assassina! Una strega assassina!" 
Un brusco scossone mi fa sussultare: alzo gli occhi in quelli preoccupati di Judith: 
"Avrai tempo per riflettere più tardi, Lucy. Ora dobbiamo muoverci!" 
Annuisco, cercando di ignorare la sottile sensazione di trionfo che ho provato nel dare libero sfogo al mio potere. È stato inebriante, come un vino costoso che ti fa compiere follie: in quello stato avrei potuto fare del male a chiunque, anche alle altre streghe, e non me ne sarei quasi resa conto. 
Da quando sono scesa a patti con la mia nuova natura non mi ero mai soffermata su ciò che volesse dire davvero essere una strega. 
Non posso fare a meno di rifletterci mentre percorriamo i corridoi bui alla ricerca di un'uscita; so ancora così poco di questo mondo - il mio mondo - che avevo dato per scontato che tutte le streghe fossero come Judith, Magdalena e le altre: delle innocue donne con una profonda connessione con la natura, stigmatizzate da un mondo ingiusto. 
Ora non ne sono così sicura: se tutte le streghe provano ciò che ho provato io quando perdono il controllo, posso capire perché gli umani ne siano così spaventati. Non c'era nulla di buono o di giusto in ciò che ho fatto; era semplicemente volontà di distruzione, qualcosa che non credevo di avere dentro di me. 
Qualcosa che non avrei mai voluto scoprire e che invece è saldamente aggrappata alla disperazione che mi divora l'anima.

La luce del sole, come ogni volta che ho messo piede fuori dal sotterraneo, mi acceca per un attimo. Quando riesco ad osservare bene ciò che sta succedendo nel cortile principale socchiudo le labbra, il cuore gonfio di orrore e meraviglia. 
Magdalena dà voce ai miei pensieri, con la voce che vibra per l'orgoglio e la commozione: 
"Le streghe si sono ribellate." 
Da ogni angolo del Castillo des brujas donne di ogni età e nazionalità sciamano verso le fila dei Cacciatori che difendono l'enorme cancello di ferro che separa la nostra prigione dal mondo esterno. Nel terreno si sono aperte profonde crepe, da cui provengono urla e sibili; ci metto un attimo a capire che sono simili alle urla del vampiro pazzo. 
"Devono tenerli segregati sotto terra, per non esporli alla luce del sole!" 
"Dobbiamo aiutarle!" Esclama Judith, scandagliando la folla alla ricerca di sua sorella. "Non dureranno a lungo!" 
Ha ragione: nonostante i roghi che divampano tutto attorno a noi, le piante che si chinano a strangolare i nemici e tutto ciò che la magia può fare, le streghe sono in minoranza, disarmate e quasi tutte provate da una lunga prigionia. 
Il mio sguardo viene attirato da una costruzione di legno in fondo al cortile: il tetto è stato raggiunto dalle fiamme e dall'interno provengono tramestii e profondi ululati di terrore. 
"Cosa c'è lì dentro?" urlo a Magdalena, per sovrastare la confusione. 
"Nelle stalle? I licantropi!" 
La donna sembra comprendere la mia idea, perché mi grida dietro mentre inizio a correre verso le stalle: 
"Fermati! Sono tenuti in quelle condizioni da mesi, ti sbraneranno!" 
Non la ascolto, sono già impegnata ad armeggiare con il pesante chiavistello, ma per quanto mi sforzi non dà segno di cedimento. 
"Al diavolo!" sbotto, quando si surriscalda grazie alla mia magia. Non so se cercare di fonderlo sia una buona idea o possa peggiorare la situazione... 
Sto ancora cercando una soluzione quando il lucchetto vibra, investito da una strana corrente d'aria: alle mie spalle c'è Judith e ha un'espressione concentrata che non le ho mai visto. 
"Sapevo che insistere per avere il terzo marchio era un'idea vincente!" commenta, quando il chiavistello scivola a terra, insieme alla catena che lo regge, come se fosse stato aperto da una chiave. 
Vengo investita da un odore nauseabondo e da versi che non sono certamente umani; decine di occhi gialli e furibondi mi fissano da dietro delle sbarre, illuminate solo dal fuoco che sta erodendo le travi del soffitto. L'aria è quasi irrespirabile. 
"Ora che facciamo?" domanda la mia amica, nervosa. 
"Ora entriamo."

Muovo qualche passo all'interno delle stalle e il rumore dei ringhi cresce; quando mi avvicino alla prima gabbia riesco a vedere il licantropo chiuso all'interno e trattengo il fiato.
"È gigantesco!" 
Devo piegare il capo all'indietro per poter fissare i suoi occhi gialli e feroci: le zanne sono lunghe almeno quattro dita e grondano saliva mentre la bestia si scaglia contro le sbarre. 
Istintivamente io e Judith saltiamo all'indietro, mentre il resto dei licantropi riprende ad ululare e a spingere gli enormi musi contro le porte delle gabbie. 
"Non riusciremo mai a liberarli e ad uscirne vive!" mormora l'altra strega, osservando con preoccupazione le fiamme che ormai lambiscono il pavimento. 
Torno ad osservare il primo lupo, che ha una folta pelliccia rossiccia e una voglia matta di divorarmi, a giudicare dall'impegno con cui cerca di rosicchiare le sbarre. 
"Perché guaisce così?"
Judith azzarda un passo verso il lupo. 
"Ma che bastardi!" sbotta "Le gabbie sono rivestite d'argento, che indebolisce i licantropi! Non c'è da stupirsi che siano così arrabbiati: l'argento impedisce loro di cambiare forma." 
Una raffica di mitra risuona appena fuori dalla porta delle stalle e Judith si irrigidisce: 
"Ormai sono più bestie che uomini, Lucy... Andiamo via, prima che sia troppo tardi!" 
Non mi voglio arrendere, non sapendo che orrenda fine faranno queste creature se non troviamo il modo di liberarle. 
Lo sguardo mi cade sul braccio marchiato: le bende incrostate di sangue coprono ancora il secondo marchio, quello della terra. 
"Judith, puoi fermare quelle fiamme?" 
"Ci posso provare. Cosa hai in mente?" 
Non le rispondo neanche, impegnata come sono a mettere in luce il secondo marchio, un quadrato inscritto in un cerchio: anche questo è nero e leggermente in rilievo sulla mia pelle. 
Inspiro profondamente, isolandomi dall'inferno che mi circonda e tenendo gli occhi fissi in quelli del licantropo rosso. 
"Speriamo che i marchi funzionino tutti allo stesso modo..." 
Questa volta è facile trovare la connessione con il marchio, data la grande quantità di magia all'opera nel castello: la marea di potere sale dentro di me fino a riempirmi, fin quasi a farmi mancare l'aria. 
So che se non trovo uno sfogo a tutto questo esploderò, non sono capace di gestire una tale energia. Mi chino in avanti, verso le sbarre e avverto qualcosa che blocca il flusso: un ostacolo impossibile da girare, che sembra essermi allo stesso tempo simile e opposto. 
"Mi senti?" chiedo al licantropo, ma non sono parole quelle che escono dalle mie labbra: è un miscuglio di sbuffi e guaiti. 
Il lupo piega la grande testa di lato e arriccia le labbra scure prima di rispondere: 
"Strega." 
Non so come ho fatto a comprendere il ringhio che è scivolato fuori attraverso le zanne scoperte, ma sono certa che il lupo volesse intendere proprio quella parola. 
"Sto davvero parlando con un licantropo... Strabiliante!" 
"Sì, sono una strega." 
Ho l'impressione che anche qualcuno degli altri lupi sia in ascolto. 
Quello rosso all'improvviso sembra rilassarsi, perché appiattisce le orecchie lungo il cranio e il pelo sulla schiena. La coda batte ritmicamente sul suolo sporco della gabbia:
"Strega." ripete, ma in maniera più amichevole. 
O almeno è questo che spero. 
"Se apro la gabbia" dico, avvicinandomi un poco alle sbarre "mi mangerai?" 
Il lupo emette un suono roco, di gola, un gorgoglio basso che viene accolto con numerosi ululati dagli altri. Impiego qualche secondo per capire che è una risata. 
"Lucy!" 
Mi volto verso la porta e vedo Noelia, in lacrime, che barcolla verso di me. La sua piccola figura si staglia scura contro le fiamme nel cortile e la mia mente non può fare a meno di paragonarla all'ombra dei miei incubi.
Vengo riportata all realtà dal ruggito del licantropo alle mie spalle. 
"Anche lei è una strega!" mi affretto a spiegare al lupo rosso, che si è accucciato sulle zampe, pronto ad attaccare. 
Stringo a me la bambina: 
"Dov'è tua nonna?" 
Noelia piange e balbetta qualcosa in spagnolo, troppo scossa per ascoltarmi. 
"Non abbiamo più tempo..." mormora Judith, avvicinandosi dopo aver domato il fuoco. 
A questo punto smetto di tentennare: afferro la sbarra che tiene chiusa la gabbia del lupo rosso e la alzo.
Lui
 si scaraventa fuori con un balzo, atterrando saldo sulle zampe. Scrolla il corpo poderoso, stiracchiandosi, finalmente libero. Trattengo il fiato quando si erge in tutta la sua fierezza: alcuni tratti della sua fisionomia ricordano più un orso che un lupo, perché è robusto, massiccio e mi sovrasta con tutta la testa. 
Noto che ha una cicatrice che gli attraversa la spalla sinistra, vicino al collo. 
"Grazie." 
Lo sento chiaramente e solo ora mi rendo conto che il silenzio è sceso nel capannone: gli altri lupi ci fissano con i musi frementi e le orecchie tese, ma non ci mostrano più le zanne. Il lupo rosso fa un passo avanti ed avvicina il muso al mio viso: Noelia, stretta tra le mie braccia, emette un flebile singhiozzo di terrore, ma lui non sembra curarsene mentre mi fiuta con attenzione. 
Vengo investita dal suo fiato umido e caldo e non posso fare a meno di storcere il naso. 
"Senõrita Lucy... Puzza!" commenta Noelia sottovoce. Per un attimo torna ad essere una bambina, ma non appena il licantropo abbassa la testa verso di lei si ricompone ed abbassa lo sguardo, timorosa. 
Il lupo rosso volge poi lo sguardo verso le altre gabbie e non ho bisogno di chiedergli cosa vuole che faccia: nei suoi occhi dorati riesco a leggere apprensione, speranza e una furia appena sopita, che aspetta solo l'avversario giusto per scatenarsi. 
"Non penserai davvero di liberarli tutti!" sbotta Judith, che si è appena ripresa dallo spavento. Ho il sospetto che non sia a suo agio in mezzo ai licantropi, mentre a me il lupo rosso piace; di loro so solamente quello che riportavano i giornali, ma questi esseri non mi sembrano né bestie feroci né creature malate. 
Negli occhi del lupo brilla un'intelligenza sicuramente umana e una volta deciso che non eravamo sue nemiche non ci ha torto un capello. Quando mi vede lottare con la chiusura arrugginita della seconda gabbia e capisce che non ho intenzione di cambiare idea, la mia amica sospira: 
"Accidenti a te, Lucy, spostati!" borbotta, stizzita, prima di schioccare le dita con fare imperioso. Le gabbie si aprono all'unisono con un cigolio di metallo e i lupi escono, alcuni correndo, altri con più cautela. 
Mi volto stupefatta verso Judith, che mi strizza l'occhio con espressione compiaciuta: 
"Te l'ho detto, è uno dei miei trucchi preferiti!" 
La guardo con nuovo rispetto, perché non avevo compreso che fosse così potente: ha manomesso più di trenta gabbie in un battere di ciglia. 
Il lupo rosso, circondato da decine di suoi simili che spingono il naso contro la sua pelliccia, raspa a terra con una zampa. 
"Andare. Ora." ringhia, lanciando sguardi allarmati al cortile dove ancora infuria la battaglia. 
"Dove vuoi andare?" replico "È impossibile uscire da qui!" 
Il lupo scopre i denti in un ghigno: sembra divertito.
"Non per noi, strega." 
Mi volto verso Judith e ci scambiamo un'occhiata perplessa. 
"Cosa dici di fare?" domando, indecisa. Sono esausta e il flusso di magia che mi tiene connessa al resto delle streghe si fa ogni istante più debole, segno che stiamo perdendo. 
"Sono stanchi ed affamati..." mormora lei "Non combatteranno." 
Mi basta incrociare lo sguardo del lupo rosso, che a quanto pare è il capo branco, per capire che ha ragione: vogliono solo scappare da qui e non posso certo biasimarli. All'improvviso sento le lacrime scendere lungo le mie guance. 
"Non ce la faremo mai, vero? Vinceranno loro... E si vendicheranno." 
Gli occhi scuri di Judith riflettono la mia disperazione: 
"Il nephilim sarà furioso!" 
Il pensiero di Adam mi ghiaccia il sangue nelle vene. 
Non mi è venuto in mente neanche una volta nelle ultime ore che lui potesse essere lì fuori in quel caos, probabilmente intento a dare la caccia a noi, il suo prezioso esperimento. Rabbrividisco quando rammento il nostro ultimo incontro, i suoi occhi gelidi e privi di umanità. 
"Come pensate di riuscire a fuggire?" domando al licantropo. Distrattamente mi rendo conto di non aver usato la magia, ma lui sembra comprendermi lo stesso. 
Allunga il collo verso il muro di cinta dietro alle stalle, momentaneamente sguarnito. 
"Credi che possano saltarlo?"
Judith scrolla le spalle: 
"No, non credo sia possibile... Non nelle loro condizioni, almeno. Però la maggior parte di loro potrebbe riuscire a scalarlo."
Abbasso gli occhi su Noelia, che trema e si stringe contro di me con le palpebre serrate. 
"Dobbiamo portarla via da qui!" decido. 
L'altra strega annuisce, le labbra serrate in una smorfia sofferente. 
"Va' con loro, Lucy. I licantropi possono viaggiare per molte ore senza stancarsi e sono sicura che se raggiungerai la costa riuscirai a trovare un passaggio per gli Stati Uniti! Se ci sono troppi controlli - in Europa nessuno si fida degli Immortali - cerca di arrivare a Londra: il governo inglese non permette ai Cacciatori di operare nel Regno Unito. E, per carità, tieniti stretta Noelia: se la Mano di Dio mette di nuovo le mani su di lei non la risparmieranno, anche se è una bambina." 
A quelle parole la piccola scoppia in un pianto disperato e io non posso fare altro che accarezzarle i capelli nel tentativo di calmarla. 
"Tu cosa farai?" 
"Devo trovare mia sorella e nel frattempo coprirò la vostra fuga." 
"È un suicidio! Le streghe da sole non possono sconfiggere i Cacciatori. Ci deve essere un'altra soluzione!" 
"Credimi, vorrei anche io che esistesse!" 
"E i vampiri rinchiusi nei sotterranei?"
Judith allarga le braccia verso il branco di lupi. 
"Pensi che siano messi meglio di queste creature?"
Mi viene in mente il vampiro pazzo e scuoto la testa, amareggiata. 
"Andate!" ordina Judith, spalancando la porta per permettere al branco di passare. 
"Restate con il branco il più a lungo possibile e non guardatevi mai indietro. Che le stelle vi proteggano, sorelle mie!"
Ci avviciniamo alle mura nell'indifferenza generale, correndo furtivi nelle poche zone d'ombra non illuminate dagli incendi; metà castello è in fiamme e con orrore noto delle creature dibattersi tra i merli della torre ad ovest, impossibilitate a sfuggire ad una sorte tremenda. 
Mi guardo intorno, ma è difficile riuscire a comprendere cosa stia succedendo oltre le folte pellicce che mi circondano: i licantropi si muovono in silenzio e in perfetta armonia, una cosa sorprendente data la loro stazza. 
Il lupo rosso alza il muso verso il cielo e fiuta l'aria, poi si alza sulle zampe posteriori e con un grugnito il suo corpo inizia a cambiare: in pochi istanti, dopo qualche spaventoso scricchiolio di ossa, davanti a me c'è un uomo completamente nudo. 
Ha capelli ramati leggermente più chiari della sua pelliccia che gli ricadono sulla fronte e caldi occhi nocciola che mi fissano per un attimo prima di rivolgersi al resto del branco. Non tutti i lupi riescono a tornare in forma umana: alcuni rimangono inerti a terra, sordi ai richiami dei compagni, stremati e pronti ad arrendersi. 
L'uomo li squadra preoccupato, poi grida: 
"Lasciateli stare. Non sono abbastanza forti." 
La sua voce è bassa e molto simile si ringhi che emette in forma lupina, ma non so se sia il suo tono normale o la conseguenza dei mesi passati in cattività. In effetti, quasi tutti i licantropi sono instabili sulle gambe ed incerti nella loro forma umana. 
"Mi chiedo chi siano i veri mostri. Se noi, o i bastardi che hanno costretto queste persone ad essere in tutto e per tutto degli animali!" 
L'uomo si avvicina a me e io non posso fare a meno di arrossire per la disinvoltura con cui esibisce la sua nudità; copro gli occhi di Noelia con una mano e mi affretto a puntare lo sguardo nel suo per non lasciarlo vagare lungo il corpo possente e muscoloso e... Oh mio Dio, ma è eccitato?
Il licantropo scoppia a ridere: 
"Che ti succede, strega? Non hai mai visto un uomo?" 
"Certo che l'ho visto!" brontolo, imbarazzata "Ma non è questo il momento per certe distrazioni!" 
Lui si fa serio e contrae la mascella: 
"Hai ragione." 
Si volta verso i licantropi ancora in piedi: 
"Preparatevi a salire!" 
"E gli altri?" chiedo, trattenendolo per un braccio "Non penserai di abbandonarli qui!" 
L'uomo sospira: 
"Strega, ho il sospetto che tu sappia troppo poco sul nostro conto per mettere in dubbio le mie decisioni. Il dovere di un alfa è pensare prima di tutto a proteggere il proprio branco ed è quello che sto cercando di fare!" 
Poi si volta, offrendomi la vista di una schiena abbronzata e forte, solcata da diverse cicatrici più o meno profonde. 
"Forza, sali!" ordina, con fare brusco "Non abbiamo molto tempo!" 
Alcuni stanno infatti già scalando le mura, aggrappandosi con forza sovrumana agli interstizi tra le pietre. 
Mi volto verso il castello: molte streghe sono a terra e le poche che resistono ancora stanno per essere sopraffatte dai Cacciatori che difendono i cancelli e da quelli che le hanno sorprese alle spalle. 
"Lì in mezzo potrebbero esserci Magdalena e Judith. Forse anche Sabrina!" 
Mi si stringe il cuore al pensiero di quelle donne coraggiose. 
"Qual è il tuo nome?" chiedo al licantropo. Lui volta appena il capo per guardarmi, esasperato. 
"Marcus. Non chiedere il cognome, sono troppo vecchio per averne uno." 
Quell'affermazione mi strappa un sussulto, ma cerco di non darlo a vedere. 
"Bene, Marcus. Ho un favore da chiederti."
"Che storia è questa? Strega, aggrappati alle mie spalle prima che ti trascini di peso su quel muro!" 
"No, non lo farò." 
Ora che ho preso la mia decisione, una strana calma si è impadronita di me e sono decisa a spuntarla in questa conversazione. Del resto, sono la figlia di un avvocato e conosco tutti i trucchi per far capitolare un avversario. 
Marcus si gira verso di me, incrociando le braccia sul petto e lanciandomi un'occhiata truce: ricambio lo sguardo alzando il mento con aria di sfida. 
"Parla!" ringhia alla fine, avendo capito che non mi sarei arresa se non mi avesse lasciato continuare. 
"Devi portare in salvo la bambina!" 
Gli butto Noelia tra le braccia con qualche difficoltà, visto che lei non vuole lasciarmi andare. Marcus l'afferra per le spalle al volo, ma è sbigottito. 
"Perché non vuoi fare la scalata con me?" borbotta, perplesso. "Ti ho forse offesa in qualche modo?"
"Non hai capito. Non intendo farla con nessuno." 
Un lampo dorato attraversa le iridi dell'uomo: 
"Non lascerò qui la donna a cui devo la libertà!" afferma, con calma solo apparente. Nella sua voce vibra infatti una nota di avvertimento mista ad incredulità.
"Devi farlo. Consideralo un modo per saldare il debito." 
"L'unico modo per onorare il mio debito è portarti via da questo inferno!" 
Lo ignoro e mi abbasso all'altezza di Noelia. 
"Ehi, piccola!" sussurro gentile. 
"Voglio la mamma!" singhiozza lei "Voglio la nonna!" 
"Devi essere forte, Noelia. Devi fare la brava e obbedire al signor Marcus... Io cercherò di riportarti la mamma e la nonna." 
È una bugia colossale e mi si stringe il cuore quando vedo gli occhi di Noelia riempirsi di speranza. 
"Davvero, senõrita Lucy?" 
Faccio cenno di sì con la testa, perché un groppo in gola mi impedisce di parlare. 
"Non posso permetterti di farlo, strega!" ringhia a questo punto Marcus e vedo che è davvero arrabbiato, perché gli occhi hanno perso ogni tonalità nocciola: sono gialli e furenti. 
"Mi chiamo LucyMcCollins, non 'strega'. E non posso permetterti di impedirmelo." 
Mi costringo a piegare le labbra in un sorriso stiracchiato: 
"Glielo devo, a tutte loro; la mia permanenza qui sarebbe stata di gran lunga peggiore se non mi avessero accolta come hanno fatto, senza badare alle mie paure e ai miei pregiudizi. Io devo aiutarle!" 
Qualcosa nel mio tono sembra convincerlo, perché il suo atteggiamento si fa meno bellicoso ed io continuo: 
"Il mio padre adottivo vive a New York: si chiama Andrew ed è un avvocato, sono sicura che se porterai Noelia da lui saprà cosa fare. Ti prego, so di chiederti molto, ma è solo una bambina innocente: prenditi cura di lei..." 
"Lo farò." replica il licantropo, prima di afferrarmi per il collo ed avvicinare il suo viso al mio "Poi però tornerò a prenderti, Lucy McCollins. E onorerò il mio debito!" 
Un attimo dopo mi sta baciando: ha forzato ogni mia resistenza e la sua lingua danza nella mia bocca, mentre le sue mani rudi accarezzano con malagrazia i capelli sporchi ed aggrovigliati. 
Quando si allontana, qualche istante più tardi, sono senza fiato. Sorride con malizia: 
"Ora che conosco il tuo odore, non ci sarà alcuna prigione su questa Terra che potrà nasconderti da me!" 
Poi si carica sulle spalle Noelia, che grida e piange per lo shock, e con pochi, agili balzi si innalza sulla cima delle mura. Lì si ferma solo per guardarsi indietro, verso di me che li osservo con il fiato in gola diversi metri più in basso; con un ultimo cenno di saluto, fa scivolare la bambina tra le sue braccia e senza più esitare si getta dall'altra parte.
 

Mi butto a terra appena in tempo per evitare una fiammata che mi avrebbe carbonizzato; difficile dire se sia stata causata da una strega o da un lanciafiamme. È passata circa mezz'ora da quando gli ululati dei licantropi si sono diradati fino a scomparire del tutto ed io l'ho passata a rovistare tra i cadaveri. Ogni volta che ne volto uno sulla schiena socchiudo gli occhi e prego chiunque sia lì ad ascoltarmi: 
"Per favore, non Magdalena. Non Judith. Non Sabrina. Non Soledad."
Alla fine, ho la conferma che la fede porta a ben poco, nonostante ciò che mi ha confidato Judith: ai miei piedi giace il corpo senza vita di Soledad, con il ventre squarciato da una raffica di pallottole e gli occhi sbarrati, stupefatti, che fissano il cielo senza vederlo.
Il mio primo pensiero va a Noelia, alla promessa che le ho fatto e che non potrò più mantenere; rivedo gli occhi speranzosi della bambina e prima di rendermene conto sento le lacrime che corrono verso le mie guance e scendono lungo il collo, sfiorando il corpetto sfilacciato del vestito che indosso.
Poi la rabbia divampa incontrollata, alimentata dalla paura e dal ricordo delle umiliazioni subite: l'erba attorno a me prende fuoco, bruciando il cadavere di Soledad e tutti coloro che le giacciono intorno.
Le orecchie mi fischiano per un urlo agghiacciante che lacera l'aria e pietrifica tutti i combattenti e solo dopo qualche istante comprendo che questo suono disarticolato fuoriesce dalla mia bocca spalancata. 
La magia entra ed esce dal mio corpo su un piano separato da quello che posso percepire, ma talmente vicino che mi sento tremare per l'energia che mi attraversa; per un attimo mi sento capace di conquistare il mondo ed abbattere ogni nemico. 
Poi una figura atterra pesantemente proprio davanti a me, incurante dell'incendio e della mia furia. 
Adam non distoglie lo sguardo dal mio mentre ripiega le ali dietro la schiena ed io provo l'impulso di fuggire, ma so che non riuscirei mai a metterlo in pratica. 
Nei suoi occhi freddi brilla una luce strana, non riesco a capire se sia rispetto, agitazione o un misto delle due. 
"Sei potente, Lucy!" sussurra, con un tono pieno di riverenza che giunge chiaro alle mie orecchie nonostante il caos. 
"Ma non abbastanza." 
Un bruciore diffuso in tutto il corpo mi fa piegare in due: è un'agonia, non credo di poter sopportare una tale sofferenza. 
Il mondo scivola nel buio.


Angolo Autrice: 
Questo capitolo è corposo e lunghissimo, lo so, ma ho preferito non spezzettare la narrazione dato che siamo giunti alla fine della prima parte di questa storia. Lucy ha fatto un incontro fondamentale seppur breve: Marcus giocherà un ruolo centrale per gli Immortali europei... Più avanti, ovviamente xD 
Per il momento la ribellione delle streghe è finita nel sangue e Adam ha sconfitto Lucy: cosa credete che le farà adesso? 
Un grazie fortissimo a tutti quelli che seguono la storia!

  Crilu 

   
 
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