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Autore: Voglioungufo    05/09/2018    6 recensioni
|NaruSasu| AU | Light-Horror
“Stanno cominciando a credere che io mi sia innamorato di un fantasma, non ci facciamo mai vedere insieme e…”
“Se volevi un ragazzo trofeo da sbandierare in giro credo che tu abbia sbagliato persona” lo interruppe secco.
Naruto si ammutolì, rendendosi conto di aver parlato troppo e, soprattutto, di essere stato frainteso. Sasuke aveva serrato la mascella e tutto il suo corpo si era irrigidito, poteva avvertire la tensione dei muscoli contratti sotto la pelle.
Si alzò dal materasso e salì su di lui a cavalcioni, stendendosi un poco in avanti. Appoggiò una mano sulla sua fronte e gli tirò dietro la frangia sudata e cercò il suo sguardo, ma Sasuke lo stava evitando accuratamente.
“Io non voglio un ragazzo trofeo” disse seriamente “Io voglio te” e gli baciò la fronte “Voglio te anche con le tue fisime mentali sulle persone e i luoghi affollati”.

Naruto non ha nessun ricordo. Sasuke cerca di nascondere qualcosa.
[La storia partecipa alla Challenge estiva del gruppo facebook SASUNARU FanFiction Italia.]
Genere: Dark, Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Iruka Umino, Itachi, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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II
But it feels like there's oceans between you and me
 
 
C’era una macchia d’umidità sul soffitto, proprio sull’angolo a destra ed era quella che Naruto, disteso sul proprio letto, guardava da almeno mezz’ora. L’umidità era sempre stato un grande problema per Konoha, visto che ne era satura a livelli quasi inconcepibili e creava abbastanza disagi. In estate era soffocante, si appiccicava alla pelle e rendeva ogni movimento pesante; in inverno invece creava delle nebbie fitte e gelide, che ti davano la sensazione di immergerti nell’oceano e non poter respirare più.
Naruto non sapeva se il suo essere completamente sudato, però, fosse solo causato dall’insopportabile caldo umido. Era più probabile che si trattasse dello shock della nuova scoperta.
Sasuke Uchiha.
Quello non era il cognome del suo Sasuke – Sasuke Blackwood – ma la somiglianza tra i due era evidente, sembravano davvero la stessa persona. Era una cosa assurda.
Una coincidenza? Nemmeno lui era così stupido da crederlo, anche se gli sarebbe piaciuto.
Chiuse gli occhi, ripercorrendo con la mente la conversazione avuta due ore prima.
 
“Il tuo migliore amico, eravate inseparabile. Si chiama Sasuke Uchiha”.
Sasuke. Il cuore di Naruto rimase in silenzio per quelli che gli parvero secoli e l’improvvisa assenza di respiro gli rese impossibile articolare qualche suono. Rimase semplicemente in silenzio a guardare la fotografia.
“Ho già sentito questo nome…” sussurrò alla fine, non sapendo cosa dire e come spiegare.
Iruka fece un sorriso nervoso, ma non lo notò troppo impegnato a osservare la vecchia foto.
“Sicuramente lo avrai sentito in questi anni. Suo zio, Madara Uchiha, fa parte del consiglio amministrativo della regione. È un uomo politico molto influente, spesso compare in televisione”.
Naruto era troppo incasinato con la sua vita per preoccuparsi di politica, ma ogni tanto gli capitava di sentirlo alla televisione. Sì, poteva essere una spiegazione.
“Dov’è adesso?” si stupì di come la sua voce uscisse secca e monotona, quasi appartenesse ad un automa.
“Chi?”
“Sasuke Uchiha” scandì “Dov’è adesso? È a Uzu?”
Iruka fece una faccia imbarazzata. “Non lo so” ammise “Finite le elementari si trasferì qui a Konoha con tutta la famiglia. Dovettero trasferirsi perché suo fratello era gravemente ammalato e nell’isola non abbiamo un ospedale sufficientemente attrezzato, so che avevano chiesto a un dottore famoso. Non so se sia tornato o se sia rimasto qui, non ne ho idea” ripeté “Poco dopo aver avuto la vostra classe sono stato chiamato a studiare all’estero”.
Annuì. “Crede che ci sia un modo per ritrovarlo? Mi piacerebbe conoscerlo”.
“Non lo so, forse… forse nelle pagine bianche potresti trovare qualcosa…”
“Cercherò”.
 
Iruka si era trattenuto ancora per qualche ora, in cui aveva cambiato argomento e gli aveva raccontato aneddoti della sua infanzia. Li aveva ascoltati interessato, nella sua testa il mosaico che aveva cominciato a costruire con Sakura stava diventando un poco più chiaro, anche se c’erano così tante cose che continuava a non capire. Nonostante l’interesse sincero, però continuava a restare distratto da quel pensiero. Lo stesso pensiero che lo stava sopraffacendo anche in quel momento.
Conoscevo già Sasuke?
Se lo avesse scoperto i primi mesi sarebbe scoppiato di gioia, l’idea che Sasuke appartenesse al suo passato lo avrebbe reso felice come mai; ma ora, dopo otto mesi di silenzio, lo faceva solo infuriare. Perché era stato in silenzio? Perché aveva finto che fossero due sconosciuti?
Sapeva che l’unica cosa sensata da fare era chiamare il ragazzo e fargli tutte quelle domande che lo opprimevano direttamente. Ma non poteva farlo dopo il modo in cui si erano lasciati con l’ultima chiamata, era ancora troppo arrabbiato con lui per essere obiettivo ed era sicuro che lo stesso valesse per Sasuke.
Però non gli piaceva stare con le mani in mano.
Si alzò e prese il computer, accendendolo. Fuori stava scendendo la sera e la stanza era avvolta dalla semioscurità, lo schermo bianco era l’unica luce.
Digitò Sasuke Uchiha su google e scorse il console tra i risultati. Erano per lo più indirizzi di facebook, ma nessuno era quello che cercava, e subito gli veniva il suggerimento Madara Uchiha. Lo ignorò scendendo sempre di più con la pagina finché non trovò qualcosa che potesse essergli utile.
Era il link di un vecchio articolo di giornale, probabilmente durante la campagna elettorale, perché diceva: “Nonostante i tanti impegni per le elezioni in arrivo, il ministro Madara Uchiha riesce comunque a trovare del tempo da passare con la famiglia”. C’era una sua foto, era in quello che pareva essere un lussuoso ristorante ed era circondato da altre persone simili a lui per lineamenti; tra di essi c’erano anche due bambini. Prese la sua foto con Sasuke Uchiha e le confrontò. Non c’erano dubbi, uno dei due bambini era la stessa persona della sua infanzia.
Lesse velocemente la didascalia sotto la foto di giornale: Madara Uchiha con il cugino Fugaku, la cugina acquisita Mikoto Uchiha e i nipoti Itachi e Sasuke.
Naruto deglutì, ricordando le parole di Iruka.
“Dovettero trasferirsi perché suo fratello era gravemente ammalato e nell’isola non abbiamo un ospedale sufficientemente attrezzato, so che avevano chiesto a un dottore famoso”.
Itachi, era quello il nome del fratello ammalato. Da quello che aveva scoperto lui, il suo Sasuke non aveva né fratelli, né sorelle, gli aveva chiaramente fatto capire di essere figlio unico con continue allusioni alla faccenda.
Scrisse quel nome nella ricerca e vagò per ore fra i risultati inconcludenti. Provò allora con Madara Uchiha e questa volta la pagina caricò una miriade infinita di risultati, ma nessuno di essi era collegato alla sua vita privata. C’erano al massimo riferimenti a visite di parenti o articoli di gossip, ma niente che portasse ancora il nome di Sasuke Uchiha o ne facesse riferimento indiretto.
Corrugò la fronte, il principio di un’emicrania gli stava facendo pulsare le tempie, ma continuò a tenere lo sguardo sul monitor finché non trovò un articolo che catturò la sua attenzione. Anche lì non c’era nessun riferimento all’altro Sasuke o a suo fratello, ma lo colpì lo stesso: la notizia riportava la vincita di una causa giuridica di Madara contro il dottore Orochimaru, che aveva dovuto pagargli una multa salatissima. Basta, non c’era nessun altra informazione, nemmeno su cosa trattasse la causa.
“Dovettero trasferirsi perché suo fratello era gravemente ammalato e nell’isola non abbiamo un ospedale sufficientemente attrezzato, so che avevano chiesto a un dottore famoso”.
Un dottore. Poteva trattarsi dello stesso?
Questa volta mise il nome del dottore in internet e google, a differenza delle precedenti ricerche, non fu avaro di informazioni. Trovò perfino il suo portfolio.
Kujira Orochimaru, dottore di psichiatria.
Spalancò gli occhi, non più tanto sicuro che si trattasse del dottore che aveva curato Itachi Uchiha. O forse sì? Forse…
Si morse il labbro con gli incisivi, scorrendo sul suo profilo ma non trovò nessun riferimento a Itachi.
 Era come se qualcuno avesse voluto cancellare dall’internet i nomi dei due fratelli Uchiha, con l’unica eccezione di quell’articolo, come se fosse stato dimenticato.
In compenso trovò la struttura dove lavorava Orochimaru e un numero per contattarlo. Si ritrovò con il proprio telefono in mano e il numero composto prima ancora di rendersi pienamente conto di cosa stesse facendo. Fu solo al primo tuu che si accorse di non avere un piano, che cosa gli avrebbe detto? Non fece in tempo a trovare una soluzione che avvertì dall’altra parte una voce femminile quasi meccanica.
“Salve, studio psichiatrico dell’Ospedale privato Oto, come posso esserle utile?
“Salve, sono Naruto Uzumaki” di certo presentarsi era una cosa educata e giusta “Sto cercando il dottor Orochimaru, vorrei parlargli”.
Buonasera signor Uzumaki” salutò “Intende che vuole prendere appuntamento per una consulenza con il dottore?
“Ehm… Qualcosa del genere”.
È a conoscenza del costo di una semplice visita di consulenza?
“No” ammise, sbiancò quando sentì il prezzo “Sta scherzando?”
Non c’è motivo di scherzare” replicò spazientita la segretaria, forse si era appena resa conto di star parlando con uno sprovveduto.
“Non potrebbe passarmelo a telefono, per favore?” sperò “Devo solo fargli una domanda”.
Mi dispiace, il dottore non è presente in studio a quest’ora”.
Naruto lanciò uno sguardo all’orologio e spalancò gli occhi nel costatare quanto fosse tardi, era già un miracolo che avesse ricevuto una risposta.
Riferisca pure a me la domanda, nel caso non riesca a rispondere la farò recapitare al dottore”.
Tutto sommato era gentile e paziente.
“Si tratta di un suo paziente, vorrei…”
Lo interruppe: “Le informazioni sui pazienti sono materiale riservato, serve un’autorizzazione”.
“Mi basta sapere se questa persona sia stata un suo paziente o meno”.
Anche questo non posso riferirlo, sarebbe violazione della privacy. Se non ha altre…
 “Si tratta di Itachi Uchiha!” gridò di getto, temendo che gli mettesse giù.
Seguì un silenzio sorpreso ed esitante.
Bingo.
Lei…” mormorò poi la segretaria guardinga “Lei è un giornalista?”
“No” disse con il tono più sincero del suo repertorio.
E allora perché cerca questa informazione?”
Esitò nel rispondere, ma non riuscì a trovare nessuna bugia convincente, perciò ammise sincero: “Un trauma mi ha causato un’amnesia totale, non ricordo niente della mia vita prima di svegliarmi da un coma quattro anni fa. Oggi sono venuto a sapere che Sasuke Uchiha era un mio amico d’infanzia, abbiamo frequentato le elementari a Uzu insieme. Sto cercando informazioni su di lui, ma non c’è… niente. Ho solo trovato il nome di suo fratello e un suo possibile collegamento con il dottor Orochimaru”.
Ci fu un lungo silenzio e Naruto temette di non essere stato creduto, in fondo non poteva biasimarla visto quanto era strana la sua storia.
“La prego, le giuro che sono innocuo” decise di aggiungere “Faccio il libraio e fino a tre anni fa non sapevo nemmeno scrivere il mio nome, si figuri un articolo. Sto solo cercando di ritrovare un vecchio amico, di ricostruire la mia vita. Non c’è nessun altro motivo”.
Ci fu un altro lunghissimo silenzio, stava quasi per perdere la speranza quando finalmente sospirò rassegnata.
Resti in linea”.
Naruto attese altri interminabili minuti, mangiandosi la pellicina del pollice. Era in ansia, cominciava a temere di essersi gettato in qualcosa più grande di lui, magari un affare mafioso.
O forse ho visto troppi thriller.
Trattenne il fiato quando la segretaria tornò alla sua chiamata.
Il dottore ha acconsentito a un appuntamento. Domani mattina alle nove e mezza, le raccomando la puntualità”.
Gli uscì uno sbuffo incredulo e si portò una mano fra i capelli.
“Grazie, sarò puntuale” disse, ma poi ripeté perché non gli sembrava di aver dimostrato quanto le fosse davvero grato: “Grazie, è stata gentilissima, non so come ringraziarla”.
Dovere” rispose con un tono addolcito la segretaria “Le auguro una buona serata, signor Uzumaki” lo salutò più stancamente.
“Anche a lei” ricambiò prima che mettesse giù.
Naruto cominciò a muoversi nervoso e sovraccaricato per la casa in penombra, si sentiva il corpo agitato come se avesse ingerito litri di caffeina. Era certo di quello che stava facendo? Assolutamente no, ma ormai ci si era buttato impulsivo come suo solito ed era inutile ripensarci.
Cominciò a immaginarsi l’ipotetica conversazione con il dottore, si appuntò le domande da fargli, gesticolò con l’aria mentre improvvisava il dialogo e spiegava la sua situazione.
Senza rendersene conto arrivò in cucina e vide sopra il piano, vicino ai microonde, ciò che restava del thailandese. Istantaneamente ogni pensiero per il giorno dopo venne spazzato via dalla delusione per Sasuke. Ormai erano passate ore dall’ultima volta che lo aveva sentito, da quando gli aveva malamente attaccato in faccia, ma il ragazzo non si era ancora fatto sentire. Non gli aveva mandato un messaggio e non aveva tentato di richiamarlo o altro.
Naruto non era abituato ai silenzi così lunghi, durante la giornata lo tempestava sempre di messaggi per sapere cosa stesse facendo, come stesse o semplicemente informarlo su pensieri random. Cercava sempre di non essere troppo invadente, ma Sasuke non gli aveva mai chiesto di darci un taglio o almeno ridimensionare la cosa, quindi non pensava ne fosse infastidito.
Era da quando si erano messi insieme che non stavano un intero pomeriggio senza sentirsi.
Guardò il telefono titubante, chiedendosi se fosse ora di rompere quel silenzio. Poi si ricordò che era sempre lui a cercarlo, a ogni discussione era sempre lui ad abbandonare le armi per primo e ad offrire una richieste di pace; lui che metteva da parte l’orgoglio e si scusava, lui che cedeva sempre per primo.
Non questa volta.
Appoggiò il telefono sulla mensola, poi cambiò idea e decise di spegnerlo direttamente per non cedere alla nostalgia. Per una volta doveva essere Sasuke a scusarsi, a dimostrare che ci teneva alla loro relazione.
E se non lo facesse?
Scivolò sul pavimento, abbracciandosi le ginocchia al petto. In quei quattro anni non era stato difficile solo imparare a relazionarsi con il mondo esterno, ma soprattutto con il suo interno. Ogni emozione che provava gli sembrava qualcosa di incredibile, che non capiva pienamente, qualcosa di inconoscibile. Era stata Sakura a insegnagli i nomi di quelle sensazione, a spiegargli cosa fossero, perché nascessero e come gestirle. Gli aveva detto che ci sono gradi d’intensità diversi, che a volte possono essere effimere come la vita una farfalla, altre volte così potenti da portare alla pazzia, se non la morte. In tre anni aveva sperimentato sulla propria pelle quelle emozioni, imparando a riconoscerle e a trattarle nel giusto modo, ma non aveva mai compreso come qualcosa di così poco concreto, di invisibile e inconsistente come l’aria, potesse arrivare a uccidere.
Poi… be’, poi aveva conosciuto Sasuke ed era cambiato tutto.
Ogni volta che credeva di aver imparato a gestire la gradazione più alta, una nuova ondata di emozioni e sentimenti lo investiva come una tsunami e lui si ritrovava ad affogare impotente fra le correnti. Emozioni del genere non si potevano semplicemente gestire, erano troppo potenti e forti, anche se non avevano un corpo con cui schiacciarlo fisicamente.
I sentimenti erano qualcosa di distruttivo e, come capì raggomitolato a terra con gli occhi pieni di lacrime, a volte poteva esserlo al punto di arrivare ad ucciderti.
 
**
 
La sala d’aspetto era gradevole, dai colori caldi e con quadri dalle vedute rilassanti, fatta così proprio perché mettesse a proprio agio i pazienti in attesa. Uscendo dal proprio studio, Sakura si era aspettata di trovarla vuota dal momento che per quella mattina non erano previsti altri appuntamenti e nel pomeriggio non sarebbe stata di turno, ma fu spiazzata nel trovare un posto occupato. La sorpresa venne cancellata quando l’uomo si alzò e le tese una mano, presentandosi in modo garbato.
“Sono Iruka Umino, ieri ci siamo sentiti per e-mail” aveva una voce calda e gentile che ben si agglomerava all’ambiente circostante “Le avevo chiesto un appuntamento per poter parlare riguardo…”
“Naruto” completò per lui visto che aveva esitato sul finale, ricambiò la stretta della sua mano con una altrettanto salda “Piacere di conoscerla, sono felice che sia qui. Sono la dottoressa Haruno, Sakura Haruno”.
Iruka la guardò attentamente e quella che ricevette fu una chiara occhiata di apprezzamento perciò, onde evitare futuri fraintendimenti, si spostò una ciocca di capelli dal volto e nel farlo mostrò casualmente la fede infilata all’anulare.
“Il mio turno è finito, stavo per andare a casa. Ma se vuole possiamo fermarci un poco al bar al piano di sotto, così l’aggiorno un poco sulla situazione e su come stia Naruto”.
“Diamoci pure del tu, Sakura” disse, poi annuì “Sì, molto volentieri”.
Mentre raggiungevano il bar Iruka si scusò per non aver potuto rispondere prima alla sua e-mail e le spiegò che era stato all’estero negli ultimi anni, quindi si scusò ancora nonostante Sakura lo rassicurasse.
“Organizzerò al più presto un incontro con Naruto, sarà ansioso di vederlo dopo tutto questo tempo” disse alla fine, quando presero posto e lei aveva un confortevole cappuccino tra le mani.
“Veramente l’ho già incontrato, ieri”.
Crack. Sakura fu quasi certa di aver rotto la tazzina di caffè visto quanto aveva stretto la presa.
“Cosa?!” esalò incredula, gli occhi spalancati “In che senso vi siete già incontrati?”
Iruka fece una faccia imbarazzata, forse rendendosi conto che la sua improvvisazione non era stata particolarmente gradita.
“Non dovevo? Sono andato a casa sua e abbiamo parlato”.
Si massaggiò la fronte, strofinando il pollice sulla voglia violacea al centro.
“Come ha reagito quando ti ha visto?”
“Bene” esitò “Mi ha offerto il tè”.
“Bene” ripeté sarcastica, sul punto di sbottare e perdere le staffe. Era una cosa che le succedeva spesso quando non palava con i propri pazienti. Secondo suo marito era un effetto collaterale della sua infinita pazienza a lavoro.
“Ti rendi conto di cosa avresti potuto causargli? Poteva finire sotto shock!” prese fiato “La situazione di Naruto è delicatissima, bisogna stare attenti e ogni interfaccio con il suo passato deve essere bilanciato correttamente perché non sappiamo come potrebbe reagire!”
“Mi dispiace” mormorò Iruka sinceramente pentito “Non immaginavo minimamente una cosa del genere”.
“L’amnesia di Naruto è totale, in quattro anni non è praticamente migliorato. Ha solo recuperato un frammento. Vedersi sbattuto in faccia il proprio passato potrebbe romperlo dentro” lo guardò dritto in volto con i suoi determinati occhi verdi “Ora voglio che tu mi dica tutto quello che è successo nel vostro incontro, voglio sapere ogni sua reazione e… tutto, non devi tralasciare niente”.
Iruka si prodigò per accontentarla il più possibile, tentò di essere sia conciso che esauriente e di portare alla memoria tutti i dettagli di quel breve incontro. Sakura ascoltava vigile, gli occhi intelligenti che lo scrutavano così fissi da metterlo quasi in soggezione. Sembrava molto più giovane di lui, ma la sua figura emanava una tale forza e autorità da farlo sentire sotto esame.
Una parte del resoconto colpì immediatamente Sakura, che lo interruppe.
“Sasuke hai detto?”
Annuì e la dottoressa cadde in un piccolo silenzio meditativo.
“E Naruto come ha reagito?”
“Effettivamente, ora che ci penso… sembrava un po’ frastornato” ammise “Ma non ha detto niente e ha continuato a sfogliare le foto”.
Sakura tamburellò le dita preoccupata. “Sasuke è anche il nome del suo attuale ragazzo” rivelò.
Iruka ci mise un poco a registrare l’informazione.
“Oh” commentò preso contropiede “Non immaginavo avesse un… un ragazzo. Cioè, per me non fa nessuna differenza, non discrimino”.
“Questo rende le cose molto più semplici, Naruto è molto innamorato del suo ragazzo” fece una pausa meditabonda “Mi viene naturale chiedermi se sia davvero una coincidenza, magari inconsciamente ha riconosciuto qualcosa del suo passato in Sasuke, il suo nome, e questo lo abbia portato a legarsi…” scosse la testa “Dovrei consultare i miei libri per questo. Naruto da piccolo era molto legato a questo Sasuke?”
“Era il suo migliore amico” ripeté, poi parve ripensarci “Era il suo unico amico”.
Inarcò una sopracciglia scettica. “Unico amico? Non è un po’ esagerata come…”
Non conosceva il Naruto del passato, era vero, però conosceva il Naruto di adesso, spontaneo e ottimista, che con la sua allegria e i suoi sorrisi era riuscito ad acchiapparsi l’affetto di tutto il reparto. Anche alla libreria aveva fatto amicizia con i suoi colleghi e in generale riusciva a creare legami ovunque andasse.
“Era un bambino molto solo” confermò invece Iruka, improvvisamente sembrava nervoso “A parte Sasuke, non aveva amici. Anche gli adulti lo evitavano”.
“Ma perché?”
“Era speciale e diverso. Nell’isola la diversità non è mai stata ben accettata. Per questo Naruto era solo e per questo lo era anche Sasuke”.
Sakura odiava il tergiversare e si rendeva perfettamente conto che Iruka stava cercando di nasconderle qualcosa.
“Anche Sasuke era speciale come Naruto?” domandò pacata.
“Non allo stesso modo” la sua riluttanza nel parlarne era evidente “Ma Sasuke era figlio di un importante politico, la sua famiglia ci teneva alla privacy e faceva di tutto per tenerlo isolato. Anche lui era solo, non aveva amici”.
Annuì, comprensiva.
“Naruto lo aveva considerato un’anima sé affine” riprese il discorso Iruka “E per questo era riuscito a superare tutte le barriere che la famiglia aveva messo intorno a Sasuke e, allo stesso modo, Sasuke era l’unico che comprendeva le stranezze di Naruto e le accettava. Erano inseparabili, almeno finché Sasuke non lasciò l’isola”.
Sakura era silenziosa e valutava quelle nuove informazioni, ma poi scosse la testa.
“Ho come la sensazione che tu non voglia dirmi quale sia questa stranezza” dalla faccia colpevole di Iruka capì di aver indovinato “Devi dirmelo, non possiamo dare il nostro massimo se non abbiamo tutte le informazioni, lo capisci vero?”
“Sì, ma…” si passò una mano sul viso “Naruto non era pazzo, aveva solo troppa immaginazione e la gente non lo capiva”.
Quel preambolo la mise un poco in ansia. “Cosa intende?”
Lo sguardo di Iruka era mortalmente serio quando parlò.
 
**
 
Per qualche motivo era subito chiaro alla vista che quello che Naruto stava attraversando non era un ospedale pubblico, ma un privato. Un ospedale privato per ricconi, o almeno lo testimoniavano le lussuose autovetture ferme nell’ampio parcheggio. Naruto ci era arrivato con i mezzi pubblici.
Allo stesso modo con i capelli sconvolti perché si era svegliato troppo tardi per avere il tempo di pettinarli, una felpa arancione che a ben notare aveva una manica macchiata di dentifricio e i bermuda verdi da spiaggia era decisamente fuori luogo. Meno male aveva optato per le converse che per le iniziali infradito.
Mancava pochissimo alla mezz’ora e lui non aveva ancora trovato lo studio del dottor Orochimaru, a dirla tutta non aveva la più pallida idea di dove si trovasse.
Chiese aiuto a delle infermiere che trovò per i corridoio e bene o male trovò la strada, anche se così si guadagnò molte occhiate scettiche e cariche di rimprovero.
Si fermò davanti alla signorina seduta dietro una scrivania moderna.
“Ehm, io…” iniziò chiedendosi come presentarsi, ma non ce ne fu bisogno, perché la segretaria lo bloccò.
“Il signor Uzumaki?” al suo annuire gettò un’occhiata all’orologio e fece un mezzo sorriso soddisfatto, erano le nove e ventinove “Entrate pure, il dottore vi aspetta”.
La ringraziò, chiedendosi se fosse la stessa che gli aveva risposto al telefono, e attraversò la porta alle sue spalle.
Lo studio gli trasmise subito un senso di freddezza, con le pareti bianche spoglie, decorate solo da fotografia in bianco e nero. Una lucida scrivania in legno chiaro era addossata sotto un’ampia finestra, ma le tende tirate permettevano alla luce di entrare solo in maniera soffusa e per questa la lampada nera sul piano era accesa.
“Signor Uzumaki?” domandò l’uomo seduto dietro la scrivania.
Con un brivido Naruto pensò a quanto assomigliasse a un serpente, con brillanti occhi gialli, il volto pallido un poco schiacciato e lucidi capelli neri sciolti sul camice. Aveva lineamenti eleganti, quasi effeminanti, ma c’era un modo in cui sorrideva calcolatore che lo rendeva letale.
“Salve, scusi il disturbo e il poco preavviso, io…” iniziò a gesticolare affrettato, già dimentico del discorso che si era preparato e ripassato nella mente.
“Si sieda” lo interruppe Orochimaru. Proprio come la stanza, anche la sua voce era fredda e asettica.
Fece quanto ordinato e si sedette su una delle sedie davanti alla scrivania lucida, rimase con le mani in grembo in silenzio, non sapendo più come riprendere la parola. Si sentiva in soggezione sotto quello sguardo giallo.
Fu il dottore a interrompere per primo quel silenzio.
“Non mentiva, lei non è un giornalista”  costatò.
Si grattò la guancia nervosa. “No, non lo sono” confermò “È solo una questione personale, l’ho detto alla sua assistente”.
“Amnesia totale” Orochimaru lo guardava affascinato “Da quanto?”
“Quattro anni” rispose.
“Nessun ricordo? Nemmeno frammenti?”
“Solo uno” borbottò con l’orribile sensazione di esporre la carne nuda a un predatore “Senta, non mi va… Sono qui solo per sapere qualcosa di più su Sasuke Uchiha” e gli spiegò brevemente della foto che lo ritraeva a Uzu con l’altro Sasuke e delle ricerche inconcludenti che aveva fatto.
Orochimaru lo interruppe ridendo. “Non troverà nulla di quella famiglia, Madara Uchiha è stato ben attento a cancellare ogni cosa su di loro. Nemmeno io so come sia finita quella storia”.
Naruto stava sudando e si pentì di essersi messo una felpa, era certo che sotto le ascelle si fossero formati aloni scuri.
“Che storia? Itachi era un malato di mente?” si accorse di aver formulato malissimo la domanda e cercò di rimediare “Ecco, intendevo…”
“Intendevi benissimo” lo interruppe ancora divertito e disgustato insieme “Quella famiglia è composta solamente da malati mentali, ma Itachi lo era anche clinicamente”.
“Lei era il suo dottore? Non l’ha curato? Per questo Madara Uchiha lo ha fatto multare?”
“Itachi era una psicopatico, un abilissimo manipolatore” lo interruppe palesemente disgustato “È riuscito a ingannare tutti, non solo me. Perfino lo stesso Madara”.
Non ci stava capendo gran che, gli sembravano solo informazioni confuse.
“Potrebbe essere più chiaro?”
“Sa cos’è uno psicopatico, signor Uzumaki?”
“Uhm, a grandi linee” borbottò ripensando ai film che aveva visto insieme ai suoi amici “È uno che non prova empatia o rimorso per la propria aggressività?”
“A grandi linee” confermò “Ma non è questa la cosa importante, la cosa importante è che avere un nipote con una tale disturbo mentale per Madara Uchiha era una cattiva pubblicità, giusto?”
“Giusto” esitò nel dirlo, non sapendo dove voleva andare a parare.
“All’inizio provò semplicemente a tenerlo nascosto, a isolarlo esiliandolo in un’isola sperduta dell’oceano” continuò Orochimaru  con quel sorriso strisciante, che gli faceva accapponare la pelle “E poi provò a curarlo, rivolgendosi al sottoscritto, ma nemmeno quello funzionò e allora semplicemente cancellò l’intera famiglia dalla memoria di tutti”.
“Li ha uccisi?” raggelò.
Ricevette un’occhiata sconvolto. “Per Dio, assolutamente no. Intendo che fece in modo che nessuno potesse avere loro notizie. Tu sei incappato proprio nel risultato di questa decisione. Per il mondo, Itachi, suo fratello e la sua famiglia sono alla stessa stregua di fantasmi”.
“Ma non era rischioso farle causa?” domandò confuso “Voglio dire, è comunque una notizia, sono arrivato fino a qui grazie quell’unico indizio”.
Orochimaru scrollò le spalle. “Non fu nulla di eclatante. Nemmeno l’ospedale voleva cattiva pubblicità, quindi si trovò un accordo che non raggiunse per nulla l’interesse dell’informazione pubblica”.
Naruto non sembrava molto convinto.
“Se su questa famiglia vige il segreto, perché me ne sta parlando?”
E il dottore fece un sorriso enorme, orribile e deforme su quel viso serpentino.
“Madara Uchiha è un pezzo di merda” disse maligno “Mi è stato proibito dai miei superiori di parlarne con giornalisti, ma lei non lo è, dico bene?”
Annuì a disagio.
“Be’, ma se anche lo fosse, sarei solo felice di vederlo al centro di uno scandalo”.
“Sa cos’è successo ora a Itachi e la sua famiglia, dove si trovino?”
“Se non sbaglio, Madara li ha impacchettati e rispediti a Uzu” meditò Orochimaru “Ma sono passati così tanti anni, chissà se nel frattempo non è riuscito a spedirli in un paese del terzo mondo”.
Naruto aveva i brividi nonostante il caldo soffocante e il modo in cui ne parlava il dottore non gli piaceva nemmeno un po’, gli faceva solo venire voglia di vomitare. Voleva andarsene da lì, specialmente ora che aveva ottenuto le sue risposte.
“La ringrazio per la disponibilità” disse.
“Dovrei dirle di non divulgare queste informazioni private, ma… be’, se decidesse di andare da qualche giornalista a venderle le darei la mia benedizione” gli rivolse un’altra occhiata attenta “Un’amnesia totale da quattro anni, nessun miglioramento”.
“No” confermò neutro, non gli piaceva per nulla la  nuova piega della conversazione.
“Potrebbe valutare l’ipotesi di rivolgersi al nostro centro”.
“Io mi… Sono a posto così” balbettò non sapendo trovare un modo educato per rifiutare “Mi trovo bene al pubblico”.
Orochimaru rivolse uno sguardo attento al suo vestiario, poi piegò le sopracciglia in una piega indispettita. Fortunatamente non aggiunse niente e si limitò ad accompagnarlo alla porta.
“Oh, dimenticavo” disse con quel finto tono sbadato che si fa quando solo si finge di aver scordato qualcosa “Itachi è morto e, se non hanno mentito anche su questo, è stato il fratellino a ucciderlo” fece un sorriso cordiale “Arrivederci, le auguro buona fortuna con la sua amnesia”.
 
**

Naruto passò il resto della giornata come un automa. Nemmeno si rese conto di essere arrivato alla libreria, di aver lavorato e risposto alle domande dei clienti. Capì che il tempo era passato, che ormai era sera e non si trovava più nell’ufficio del dottor Orochimaru, quando lo vide seduto per terra sul pianerottolo, davanti alla porta del suo appartamento.
Sasuke. Il suo Sasuke.
Sasuke che aveva alzato lo sguardo su di lui non appena lo aveva sentito arrivare. Aveva i capelli spettinati e gli occhi erano circondati da occhiaie, non lo aveva mai visto così stanco e con uno sguardo così preoccupato.
“Sasuke” riuscì solo a dire turbato “Che cosa ci fai qui?”
Il suo ragazzo si alzò da terra. “Non rispondevi ai miei messaggi, alle chiamate… Non sapevo che altro fare”.
“Io… ho il telefono scarico” mentì, ricordando che non lo aveva più riacceso dalla sera prima. Era ancora arrabbiato con lui, ma aveva un’aria così fragile in quel momento, come se non avesse dormito per tutta la notte.
Mi ha cercato. È venuto fino qui. Ci tiene a me.
Sasuke lo guardò dritto in volto, come se cercasse qualche indizio.
“Sei ancora arrabbiato con me?” domandò alla fine, lo vide esitare, come se avesse paura a porre la domanda successiva “Mi vuoi lasciare?”
Ebbe lo stesso effetto di un pugno allo stomaco.
“No” disse veemente “Sono ancora arrabbiato, ma… ti amo, non riuscirei mai a lasciarti”.
Sasuke annuì, palesemente sollevato da quella dichiarazione.
“Ti amo anch’io, mi dispiace di essere così incasinato. E l’università mi sta facendo uscire pazzo, è come se risucchiasse tutte le mie energie” appoggiò la testa al muro alle sue spalle, prendendo un lungo respiro “Sono esausto”.
Naruto non riuscì più a tenere il punto sulla faccenda, quella confessione fu il via libera e sentì la rabbia svaporare completamente. Gli passò una mano attorno alle spalle e se lo tirò contro e Sasuke, per tutta risposta, gli conficcò il naso sulla giugulare, inspirando il suo odore.
“Puzzo di sudore” gli fece notare imbarazzato, perché stava indossando la stessa felpa della mattina.
“Un pochino” confermò con voce sommessa contro la sua pelle “Ma non importa, anzi profumi”.
“Come no”ridacchiò “E di cosa?” ansia e inquietudine, probabilmente.
“Casa”.
E ogni sentimento negativo che aveva provato, tutta lo smarrimento, la delusione e la confusione evaporarono davanti a quella semplice parolina. Ricambiò l’abbraccio con forza, annusando a sua volta l’odore salmastro incastrato fra i ciuffi corvini, quel giorno più forte del solito. Fu così sollevato di risentirlo, dopo solo due giorni in cui non si erano visti o sentiti, che si rese conto di come la sua fosse una dipendenza bella e buona. E dal modo in cui ricambiava Sasuke, lo stesso sembrava valere per lui.
Ma non gli importava, non gli importava più nemmeno il motivo per cui aveva litigato inizialmente con lui. Sasuke era incasinato, ma anche Naruto alla fine dei conti lo era. Erano entrambi due incasinati, potevano esserlo insieme.
Cercare di rubargli un bacio gli sembrò la cosa più naturale del mondo. Si baciarono a lungo, ma gli parve comunque pochissimo. Era decisamente assuefatto dal suo odore, dalle sue labbra.
Voleva riprendere a baciarlo e sbatterlo contro il muro, ma con la coda nell’occhio vide la dirimpettaia uscire sul pianerottolo. La vecchietta lanciò loro uno sguardo sbigottito e sospettoso, poi se ne andò velocemente borbottando qualcosa contro i giovani d’oggi.
“Dovremmo entrare” mormorò Naruto temendo che qualche altro vicino potesse uscire e vederlo. Non era riservato quanto Sasuke, ma non gli andava a genio l’idea di dare spettacolo.
“No” borbottò,  dispotico come al solito, aumentando la presa su di lui come se fosse un pupazzo “Sto bene così”.
Non ci fece nemmeno caso, non con Sasuke così arrendevole tra il suo petto e il muro, soprattutto perché il ragazzo lo stava distraendo con soffici bacetti sul collo.
“Se non la pianti ti prendo qui in mezzo alle scale e la signora Terumi vedrà tutta la scena” lo minacciò serenamente, guadagnandosi una mezza risata.
Sentì le sue mani scivolare sui suoi glutei e stringerli, per poi inserire le dita dentro la tasca posteriore.
“Sarebbe una scena interessante” considerò, ma poi sfilò le chiavi dalla tasca e le fece tintinnare accanto al suo orecchio “Ma forse è il caso di lasciar perdere”.
“È il caso” confermò placido afferrando le chiavi e le infilò nella toppa.
Non fu mai così felice di sentire la porta chiudersi dietro di sé, ma forse il bacio appassionato con cui Sasuke lo aggredì aiutò.
 
Alla fine si era fatta l’ora di cena senza che se ne rendessero conto e allora l’unica soluzione era stata chiamare l’asporto, visto che nessuno dei due aveva la forza di alzarsi dal letto per cucinare. I vestiti erano sparsi per la casa, dalla porta al letto, e Naruto seguì quel bizzarro filo d’Arianna per cercare il proprio telefono nella tasca dei pantaloni.
Finalmente lo accese e, proprio come aveva detto Sasuke, si trovò sommerso da chiamate perse provenienti dal suo numero. C’era anche una chiamata di Sakura.
Si chiese cosa volesse e se fosse il caso di richiamarla, ma decise di aspettare il giorno dopo che ormai era troppo tardi.
Chiamò la pizzeria e litigò un poco con l’uomo dall’altra parte – perché non potete fare la pizza con il ramen, dattebayo? – finché non sentì Sasuke muoversi per la sua stanza.
Con un brivido si ricordò che non sapeva dove avesse messo la foto datagli da Iruka e appena mise giù schizzò in camera, per controllare cosa stesse facendo.
“Ehi, prepariamo la tavola?” domandò precipitoso, appoggiandosi allo stipite con fare casuale.
Sasuke gli lanciò un’occhiata perplessa, forse il suo arrivo non era sembrato poi tanto casuale.
“Arrivo” disse rimettendo giù un libro che aveva iniziato a sfogliare.
“Senti, Sasuke…” iniziò esitante “Tu hai un fratello?”
Con quella domanda catturò la sua attenzione.
“No, sono figlio unico. Non te lo avevo detto?”
Si grattò la guancia imbarazzato. “Lo avevi accennato, ma non ne ero sicuro”.
Fece una smorfia amara. “È già tanto che i miei genitori siano riusciti a fare me, non credo ci sia stato il tempo per un altro pargolo”.
Sasuke aveva sempre quella piega corrucciata quando parlava della sua famiglia, sembrava sempre più vecchio e stanco quando lo faceva. Si pentì di aver posto quella domanda e lo afferrò per i fianchi, portandoselo davanti e scoccandogli un bacio sulla fronte.
Prevedibilmente ricevette un’occhiata divertita. “Non devo essere consolato, dobe” gli fece presente, ma non si divincolò dalla sua stretta.
“Scusa, mi piacerebbe sapere molto di più sulla tua infanzia, ma non vorrei che parlarne per te sia…” non sapeva quale fosse la parola adatta.
“Se non ne parlo è perché non è importante” gli disse neutro, ma vedendo che non lo aveva convinto roteò gli occhi “Togliti qualsiasi immagine di violenza minorile tu ti stia facendo, imbranato. È solo la storia di un bambino lagnoso che dava il massimo per farsi notare dai genitori che non lo degnavano di un briciolo di attenzione, deprimente vero?”
Fece un verso disimpegnato. “Non mi stavo facendo nessuna immagine di violenza minorile” precisò.
Ricevette uno sguardo divertito.
“Sei sempre vissuto qui a Konoha?” chiese ancora.
“No, a volte mi portavano con loro nei viaggi. Finché non sono cresciuto abbastanza da cavarmela da solo”.
“E gli amici a scuola?”
Si accigliò. “Non ne avevo. Non sono mai stato un tipo socievole. Perché mi fai tutte queste domande?”
“Curiosità” celiò, ma non pareva affatto convinto. Sospirò, perché non gli piaceva giocare quella carta. “Vorrei sapere la tua infanzia, visto che non posso ricordare la mia”.
Sasuke di adombrò e sciolse l’abbraccio, ma non si allontanò perché gli prese la mano e la strinse forte.
“Su questo ti invidio, lo sai?” confessò a bassa voce “Anche io vorrei dimenticarla”.
Ritrasse la mano di scatto, come se fosse stato scottato da quella presa.
“Non dire certe cose” borbottò “Non avere ricordi… è una cosa che non augurerei a nessuno”.
“Ma così si ha la possibilità di ricominciare, no?” inarcò un sopracciglio “Nella tua vecchia vita avresti potuto aver fatto o detto qualsiasi cosa, ma ora non avrebbe più importanza”.
Naruto fece un passo indietro e si stupì per primo nel farlo, ma alla luce delle nuove rivelazioni quelle confessioni lo turbavano. Sasuke era lì davanti a lui e fino a cinque minuti erano stretti a baciarsi, a fare l’amore, a fondersi l’uno con l’altro, eppure non lo aveva mai sentito così distante.
“Sai…” iniziò cauto “Quando parli in questo modo mi fai pensare che noi due ci conoscessimo già… che ti conoscessi prima di perdere la memoria”.
Vide Sasuke irrigidirsi impercettibilmente, incrociò le braccia al petto e gli rivolse un sorriso triste.
“Se ti avessi avuto al mio fianco decisamente non vorrei dimenticare” gli disse piuttosto fiaccamente “Vorrei tantissimo averti trovato prima, fidati”.
Sembrava sincero, ma non sapeva se fidarsi. Una parte di lui voleva tirare fuori la foto e sbattergliela in faccia, pretendere una spiegazione su quella somiglianza innegabile.
“Me lo diresti, vero?” domandò.
“Cosa?”
“Che ci conoscevamo già. Non avresti motivo per non farlo, vero?”
Sasuke ora lo guardava accigliato, visibilmente preoccupato. “Naruto, è successo qualcosa?” fece un passo verso di lui e Naruto dovette mordersi le labbra per non arretrare a sua volta. Ma Sasuke se ne accorse e per un secondo accennò un’espressione ferita. Sparì subito e continuò: “Dimmi cosa c’è, sono qui”.
Per un momento pensò che gli avrebbe gridato contro, che gli avrebbe detto della visita di Iruka, della fotografia e del racconto di Orochimaru.
Ah, dimenticavo: Itachi è morto e, se non hanno mentito anche su questo, è stato il fratellino a ucciderlo.
Si sentì investire dalla nausea, non era molto certo di volerlo sapere. Era come se una parte di lui lo supplicasse di tacere, di non continuate. E di scappare lontano, anche se non capiva perché.
“Non c’è niente” mentì.
Sasuke fece per ribattere, ma il campanello trillò nell’aria spezzando l’aria tesa che si era creata.
“Oh, la pizza! È già arrivata” considerò Naruto, felice di trovare una scappatoia “Vado ad aprire, tu metti la tovaglia per favore”.
Gli diede le spalle, andando all’entrata e per questo non vide Sasuke sospirare stanco, girarsi verso la mensola e prendere un libro apparentemente a caso. Apparentemente, perché quando lo aprì senza nessuna esitazione fece scivolare fuori la fotografia di Naruto bambino e la nascose in tasca.
 
 
 
 
 
Note:
1.      Nome del doppiatore di Orochimaru, l’ho usato come suo primo nome.
La canzone che dà titolo al capito qui
 
 
Scommetto che non mi aspettavate così presto, ma devo seguire l’onda dell’hype finché c’è e provare a finirla il prima possibile. Del resto, il prossimo è già l’ultimo e avremo tutte le risposte finali.
Qualche supposizione? Ora ci sono più informazioni da vagliare c:
 
Vi ringrazio per il calore con cui avete accolto quest’idea, mi avete dato un’energia assurda <3 un bacio!
Hatta
 
 
 
 
 
 
   
 
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