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Autore: arowen47    10/07/2009    1 recensioni
Se la vita ti togliesse tutto, se ti togliesse l'unica fonte di sostegno della tua vita, riusciresti a creare un nuovo mondo tutto per te lontano dalla tua vita precedente? Abbandoneresti tutto? Ricominceresti tutto da capo. Spero vi piaccia! Commentate
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scusate... scusate... perdono... finalmente sono riuscita a riprendere la storia... questo capitolo non mi sembra un gran chè...
ma vi prometto che mi rifarò col prossimo!!
Un bacio!!
 
 

And then you hugged me

Piano le tenebre che attanagliavano la mia mente e il mio corpo si diradarono lasciando spazio a una tenue e debole luce. Cercai di aprire gli occhi, la testa mi girava e tutto intorno a me si faceva di nuovo confuso, sentivo che avrei perso i sensi un’altra volta, ma non volevo, non potevo. Mi guardai intorno con fatica. Notai con mio grande stupore che non mi trovavo più nel buio della stazione, bensì ero avvolta dal tenue calore di un auto. Il terrore si impossessò di me. Di chi era l’auto? Mi avevano rapito? Che fosse un molestatore? Come posso scappare? Mossi ansiosamente una mano sulla cintura di sicurezza.

“Ben svegliata signorina…”

Mi girai di scatto verso la voce che con tanta delicatezza mi aveva accolta nel mio turbato risveglio.

Non mi sembrava un maniaco e nemmeno una persona cattiva. Mi sorrideva dolce, cercava di rassicurarmi in ogni modo, voleva farmi sentire a mio agio.

“Io sono Riccardo, mi dispiace di averti spaventato prima in stazione, sono qui in vece di mia nonna Clara, la proprietaria della casa in cui andrai ad abitare, avrei dovuto fare gli onori di casa ma a quanto pare non ci sono riuscito molto bene! Mi dispiace davvero tanto…”
“Piacere mio… io sono Giulia… mi dispiace più a me… devo avere fatto la figura della sciocca visto che sono svenuta…”

“Ma va figurati! Ti prego però non dirlo a mia nonna se no sono nei casini!”
Risi a quelle parole.

“E adesso che c’è da ridere?”
“Tranquillo non le dirò niente… ci mancherebbe!”
Mi sorrise. Ora che tutte le mie paure erano svanite mi soffermai sulla sua figura sottile ma allo stesso tempo robusta. Aveva grandi occhi color nocciola che alla tenue luce che entrava nella macchina parevano neri. Due labbra carnose solcate da un piccolo sorriso. I suoi capelli a spazzola neri si intonavano perfettamente con il suo volto squadrato. Dovevo essere rimasta imbambolata ad ammirare la sua persona per un bel po’ di tempo perché mi rivolse uno sguardo un po’ stupito.

“Ho per caso qualcosa sulla faccia?”

“Emmm… no… no!”
Distolsi lo sguardo un po’ imbarazzata.

Per rompere il silenzio che era calato su di noi cercai di scoprire qualcosa in più su di lui.

“Allora Riccardo, quanti anni hai?”
“Giulia chiamami pure Riki… Ho 19 anni e te?”
“Fra poco ne compio 17…”
“Posso farti una domanda?”
“Si certo chiedimi pure…”

“Ma scusa una bella ragazza come te che ci fa con un abito da funerale come quello? Per me ti donerebbero di più i colori pastello o comunque…”
Lo zitti con una mano prima che potesse dire l’irrimediabile.

“Ho detto qualcosa che ti ha…”
Una lacrima si fece largo sul mio volto, cercai di respingerla con tutte le mie forze ma fu inutile, tutta la tristezza che pensavo avessi abbandonato in quella buia stazione riprese possesso delle mie membra.

Sentii la macchina fermarsi e in un attimo sentii la mia portiera aprirsi e due calde braccia stringersi intorno a me.

Mi slacciò la cintura e mi fece scendere dall’auto.

“Mi dispiace davvero tanto, non pensavo fosse veramente…”

“No… non fa niente… io… tu- tu non potevi saperlo…”
la mia voce era roca, interrotta dai singhiozzi che non accennavano a fermarsi, mi strinsi a lui, a lui che era uno sconosciuto, a lui che mi aveva terrorizzato, a lui che ora era la mia unica ancora di salvezza.

Mi strinse a se e mi alzò il volto asciugandomi le lacrime.

“Cosa… chi…” cercò di rimediare a ciò che aveva provocato, gli sorrisi, almeno speravo di avergli sorriso.

“Mio padre… questa mattina si è svolto il funerale…”

Pronunciare quelle parole fu molto doloroso, avrei ricominciato a frignare come una bambina se le sue caldi braccia non mi avessero stretto contro quell’addome scolpito. Il mio cuore batteva impazzito, il profumo di quel ragazzo rincuorò il mio cuore e il suo sorriso, che incerto spuntava sulle sue labbra per consolarmi, mi scioglieva.

Mi allontanai involontariamente da quel contatto, troppe emozioni lottavano dentro di me e questo mi rendeva confusa, triste, disorientata.

Riccardo si mise la mani in tasca e dondolava avanti indietro, era calato su di noi un velo di imbarazzo. Lo guardai, nel buio il contorno del suo corpo si perdeva tra il verde del paesaggio.

“Ora ti porto a casa, così ti potrai riposare… in frigo c’è qualcosa da mangiare se hai fame… non farti problemi a chiamarmi… cioè a chiamare mia nonna… se vuoi puoi venire da noi… dovrebbe essere avanzato qualcosa della cena e se…”

“No, grazie mille, ma preferisco andare a dormire… non ho molta fame… poi ho promesso a Fede di chiamarlo appena arrivata… sarà già preoccupato…”

Risalimmo in macchina e partimmo verso quella casa che sarebbe diventata mia per un po’ di tempo.

Quando arrivammo davanti al cancello non potei credere ai miei occhi. La casa era circondata da un giardino ben tenuto dove regnava incontrastato un salice piangente. Intorno alla casa vi erano diverse piante rampicanti che raggiungevano il tetto ricoprendo parzialmente il muro bianco della facciata. Era una villetta a due piani con grandi finestre e un’immensa porta color nocciola scuro, sentivo lo sciabordio delle onde ed ero sicura che dal terrazzo del secondo piano potevo vedere il mare. Aprii il cancello, Riki mi precedette aprendomi la porta. La casa era arredata con mobili bianchi e un parquet scuro. Un divano ad angolo rigorosamente bianco poggiava contro la parete color celeste. Riki mi fece fare un giro turistico per la casa, ma la stanza che più mi colpì fu la camera da letto che presumevo fosse quella di Federico. Il soffitto blu scuro era decorato con piccole stelle che brillavano alla tenue luce della luna. L’enorme finestra dava sul mare e un grande letto singolo occupava gran parte della stanza.

“Ecco… questa è la casa… spero che ti piaccia…”
“E’ magnifica davvero…”
“E’ stata la casa di mia nonna prima che incontrasse suo marito e poi la arredata con i confort che piacciono tanto ai turisti…”
“E’ davvero… cavolo non trovo le parole… e poi che vista… come ha fatto a rinunciare a una casa del genere?”
“Beh per amore suppongo… e poi la casa dove stiamo adesso non è tanto distante da qui e quindi la vista è uguale…”

“Grazie….”
“E di cosa!”
Mi sorrise. Era così bello. La luce della luna si rifletteva nei suoi grandi occhi nocciola e le sue labbra erano così… così…

“Adesso io vado… domani mattina vengo a vedere come stai e se hai bisogno di qualcosa…”
“No, non ti devi disturbare…”
“Non è un disturbo e poi tanto me lo avrebbe chiesto mia nonna… così ora sembrerà una mia idea…”
“Ma è una tua idea!”
“Ok… dico solo una marea di cagate… sarà per l’ora tarda… scusa!”
Risi di gusto e con me anche lui.

Lo accompagnai alla porta e lo ringrazia.

Abbandonai le valige vicino alla porta d’ingresso e mi diressi in camera “mia” con il cellulare in mano. Federico mi avrebbe ucciso…

 

  
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