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Autore: _Eclipse    07/09/2018    3 recensioni
{Storia ad Oc | iscrizioni chiuse| ex Eternal Darkness}
Dopo anni e anni di guerra, alla fine l'umanità è crollata. Un nuovo potere in mano ad una razza di esseri mostruosi è sorto.
Vampiri, principi della notte, ormai signori anche del mondo. Una cortina di oscurità è calata sulle rovine degli uomini.
Ma una fioca luce brilla nelle rovine dell'umanità. Una piccola scintilla di speranza, la scintilla della resistenza. Un gruppo di giovani uomini e donne che nel buio della notte agiscono come ombre che mira alla liberazione degli uomini dal giogo di quest'oscuro nemico. Un gruppo di persone che mira a far risplendere un nuovo sole sulla terra.
Genere: Avventura, Dark, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Axel/Shuuya, Mark/Mamoru, Nuovo personaggio, Shuu, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Violenza
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CAPITOLO 4: ACONITUM NAPELLUS

 

La Città Maledetta, il luogo più terrificante che vi sia per un uomo. Una volta all’interno delle sue mura nere, non vi è via di scampo.

Un insieme di edifici e baracche ammassati gli uni sugli altri. Il cuore della città era avvolto da una seconda cerchia di mura e una torre svettava imponente.

La torre Báthory. Una costruzione di pietra simile ad una fortezza. Un ponte che attraversava un fossato univa la torre al resto della città. Alta almeno trenta metri, decorata all’esterno da orribili statue raffiguranti vampiri, demoni, umani agonizzanti.

Un monumento alla ferocia dei signori della notte. Vetrate ampie ma di vetro nero e grigio per far passare meno luce possibile il giorno e chiuse da inferriate pesanti.

La base ottagonale, larga, la faceva apparire come un oscuro palazzo.

La porta era un enorme arco in pietra alto almeno due piani che si affacciava sul solido ponte di granito.

Due vampiri a cavallo erano diretti proprio verso la torre.

Xavier e Claude, i due rossi, dato il colore di capelli.

-Hai sentito cosa è successo l’altra notte?- domandò il primo.

-Illuminami-

-Bryce ha scoperto un avamposto dei cacciatori. Li ha sorpresi conducendo un attacco a sorpresa-

-Perché ogni volta che lui fa qualcosa io non so mai nulla?-

-Voleva tenersi il merito, ma pare che gli umani abbiano opposto una strenua resistenza. Nove cacciatori uccisi ma i non morti e i vampiri di Bryce che sono caduti, sono almeno il doppio-

-Tsk, se ci fossi stato io non sarebbe successo- disse Claude con un tono piuttosto altezzoso.

I due smontarono da cavallo ed entrarono nella torre.

Un ampio salone con due scale, una verso destra e una a sinistra. Non una nota di colore se non il grigio, e alcuni lugubri candelabri pendevano dal soffitto per rischiarare il piano con una fioca luce.

-Stando a ciò che ho sentito Bryce non era presente al momento dell’attacco, ha delegato tutto a dei suoi luogotenenti- continuò Xavier.

I due iniziarono a salire la scalinata di destra.

-Aveva timore di essere colpito?- rispose Claude malizioso.

-No, avevo ben altro da fare che guidare un gruppo di non morti- intervenne Bryce che li aspettava al secondo piano.

Il vampiro era vestito con una lunga tunica nera con una mantella bordata di argento sulle spalle, il tutto arricchito di fronzoli vari. Una medaglia a forma di croce argentata al collo, un cordone del medesimo colore dalla spalla sinistra agganciato al colletto della toga. Un abito cerimoniale.

-E comunque siete anche in ritardo-

Venne raggiunto poco dopo dagli altri, Viktor ed Aiden, vestiti anch’essi con con la medesima tunica nera e accessori.

Claude sbuffò, ma poi seguito da Xavier, indossò l’abito cerimoniale.

Attraversarono la porta massiccia di fronte a loro.

Si poteva sentire un sommesso vociare, che tacque non appena entrarono i cinque. Presero posto su dei troni di legno bianco posizionati l’uno affianco all’altro a semicerchio nella stanza rotonda.

I troni stavano su un palco rialzato almeno ad un metro e mezzo di altezza. Al di sotto un centinaio di posti a sedere occupati da altri vampiri, i rappresentanti dei clan minori.

L’intera stanza era un’aula di riunione. Ampia quasi come un intero piano della torre e molto alta, con il soffitto a cupola. Le luci delle candele creavano un’atmosfera soffusa e incupivano ancor di più l’aula.

-Si dia inizio alla seduta- dichiarò Bryce con tono solenne.

Una lunga, maestosa e noiosa riunione.

Viktor giocherellava semplicemente con una penna stilografica che stava sul bancone davanti a lui, una specie di altare in marmo. I vampiri nobili dovevano occuparsi della società, discutere le questioni di ordine, cercare di mettere d’accordo i clan minori e, privatamente, discutere delle contromisure riguardo gli umani ribelli e della Gilda. Si riunivano quindi con i rappresentati dei clan minori una volta a settimana per discutere per quanto riguarda le riforme da attuare.

Ormai il Barone non faceva quasi più caso a ciò di cui si parlava, lo stesso si poteva dire di Aiden, seduto alla sua sinistra.

Alla destra Bryce e Xavier dibattevano con la folla riguardo la costruzione di nuovi ghetti dei Rinneganti.

La discussione proseguì per quasi un’ora fino a quando non venne trovato un accordo su dove costruire il nuovo quartiere per gli umani traditori.

-Vi sono altre obiezioni a riguardo?- domandò Xavier.

-Io ne ho una- rispose una voce dall’altra parte della sala. Diametralmente opposto ai nobili vi era un trono più grande, alle spalle un corridoio buio. La persona che aveva risposto si fece avanti e si sedette sullo scranno. Tutta l’assemblea, compresi i nobili, si alzarono in piedi.

Rey Dark, massima autorità della società dei vampiri e vero detentore del potere, eletto monarca oltre sei secoli prima dalla precedente generazione di nobili. Un vampiro che amava mostrarsi come un umano adulto, dai capelli neri e le vesti del medesimo colore.

-Sua Altezza, saremo lieti di rispondere ad ogni suo quesito- pronunciò Bryce.

-Vorrei essere informato riguardo alle nostre ricerche- rispose il nuovo arrivato.

Un leggero vociare iniziò a levarsi dal basso.

Il Barone si alzò e si schiarì la voce con un colpo di tosse.

-Sua Maestà chiede ed io ho il compito di rispondere. Ebbene, non siamo ancora giunti ad una conclusione. Ciò che cercate non può essere trovato facilmente, le fonti sono contraddittorie, difficili da tradurre, i luoghi in cui vi è una possibilità di trovare ciò che cercate, sono numerosi. Il lavoro è lungo e faticoso…-

-Non ho bisogno di scuse, barone, ciò che esigo sono fatti. Io vi concedo non oltre un mese di tempo per ultimare le ricerche. Sono certo che non è necessario che vi spieghi le conseguenze nel malaugurato caso di fallimento-

-Naturalmente sua Altezza, provvederó  entro il limite stabilito- rispose il Barone.

-Ottimo, non deludermi Uxbridge- Ray Dark si alzò dal trono e se ne tornò nell’ombra.

-Possiamo quindi concludere l’assemblea- dichiarò Bryce per poi andarsene come tutti gli altri.

Una volta all’esterno della Torre Báthory, gli stessi nobili presero strade differenti.

Gli unici a rimanere erano Viktor ed Xavier.

-Come pensi di concludere le ricerche? Un mese passa in fretta e il lavoro è lungo-

-Non lo so Xavier, le ricerche sono difficili, la Gilda ci crea non pochi grattacapi e il tempo è breve. Ma se voglio mantenere la testa sulle spalle, devo riuscire nell’intento-

Il rosso si guardò intorno, non un anima viva, o morta, nelle vicinanze. Erano soli sul ponte.

-E’ possibile che tu non stia facendo le ricerche dovute, Barone?- sussurrò.

-Che cosa vuoi insinuare?- soffiò il secondo.

-Ho come l’impressione che tu stia cercando di sabotare Sua Maestà-

-Non dire idiozie Xavier, sto svolgendo il mio compito con tutto me stesso e al meglio delle mie capacità.

-Posso capirti Viktor- il tono del vampiro si fece più basso, un flebile sussurro.

-Io credo che Ray Dark stia prendendo troppo potere…-

-Stai diventando piuttosto inquietante Xavier, parlare di Sua Altezza in questo modo è più che pericoloso!- sussurrò il Barone.

-Sono convinto che debba essere rimosso dal suo incarico prima che possa essere troppi tardi. La reliquia che vuole potrebbe garantirgli un potere illimitato, dobbiamo far in modo che lui non la trovi!-

-Stai tramando un colpo di Stato!? Questo è alto tradimento! Ti rendi conto di ciò che stai dicendo? Ray Dark è stato legittimamente eletto dai nostri padri quando erano in carica nel Consiglio dei nobili- rispose Viktor.

-E uno ad uno i nostri padri sono venuti a mancare in un modo o nell’altro, rifletti, chi può essere stato se non lui? E’ noto che Dark aveva l’abitudine di eliminare fisicamente chiunque non fosse in accordo con lui. Io so come poterlo fermare, penso di aver scoperto dove si trova la reliquia e potremmo usarla contro di lui!-

-Stai esagerando Xavier! E’ meglio se te ne vai e fingerò che tu non abbia mai detto nulla-

Il Barone si avvicinò di più al parapetto di granito scuro del ponte spaventando un gruppo di corvi che si alzarono in volo gracchiando rumorosamente. Guardò in basso il fiume, l’acqua scorreva placidamente nel largo letto.

-Se mai vorrai concedermi un pizzico di fiducia, vieni da me nella mia abitazione e ti mostrerò cosa ho scoperto- detto questo il rosso si incamminò verso la fine del ponte.

Il Barone rimase ancora un po’ a osservare l’acqua al di sotto mentre il graffiante verso dei corvi risuonava ancora nell’aria illuminata dai primi raggi dell’alba, poi montò a cavallo per tornare nel proprio maniero.

 

****

 

L’aria odorava ancora di fumo e legno bruciato. Ma della pira non era rimasto che un cumulo di cenere grigia.

Il vento soffiava fortemente, il sole sorgeva lentamente, pallido e lontano all’orizzonte.

Le camere dell’avamposto Echo erano piuttosto comode ma allo stesso tempo fredde e piene di spifferi di aria gelata che s’infiltrava nella notte.

Ryo si alzò sbadigliando. Il letto affianco al suo era vuoto, Celia si era già svegliata. Si vestì velocemente con i suoi soliti abiti neri, canotta e pantaloncini. Sentì un brivido correre lungo la schiena, il freddo stava penetrando nelle sue ossa. Un po’ rimpiangeva il fatto di non poter avvolgersi in una coperta di lana che erano a disposizione sui letti, troppo pesanti.

Il suo stesso gatto si era rifugiato sotto una di quelle per sonnecchiare.

La ragazza scese la piccola scala a chiocciola. Il legno chiaro scricchiolava ad ogni passo che faceva, ma non era un rumore fastidioso, era quasi uno scricchiolio piacevole, dava una sensazione di un luogo da chiamare veramente casa al contrario dei tetri corridoi di cemento del quartier generale.

Al piano inferiore si trovò davanti KD, per una volta senza mascherina, con in mano una tazza e seduto su un gradino della scala.

-Ehi Kangdae, non dirmi che quello è un vero caffè!- esclamò la ragazza estasiata dall’odore della bevanda diffuso nella sala.

Il ragazzo accennò un sì con la testa.

-E dove l’hai preso?- continuò Ryo.

L’altro indicò con la mano destra la sala da pranzo.

-Non parli molto vero?-

Nuovamente un cenno della testa per dire di no.

-Vedrai che ti farò parlare io nel bene o nel male!- scherzò la cacciatrice riuscendo a strappare un sorriso all’altro.

La sala da pranzo era una semplice stanza, piuttosto rustica come tutto il resto dell’edificio. Legno chiaro ovunque, tavoli, pavimento e la metà inferiore dei muri. La luce entrava dalle finestre rischiarando tutto quanto. Era da tempo che non vedeva una stanza illuminata naturalmente.

-Buongiorno!- esclamò la sua fidanzata seduta ad un tavolo affianco a Shawn.

-Buongiorno ragazzi- rispose, l’occhio gli cadde sul piatto della ragazza. All’interno c’erano quelle che sembravano essere delle crepes dolci.

-Quelle sono veramente crepes?- continuò.

-Sì, abbiamo deciso di concederci questo lusso dopo la misera colazione dei giorni scorsi- rispose Shawn.

-Forse ne sono rimaste alcune in cucina, o almeno credo, ho visto Mark con un piatto pieno!- rise l’albino.

Non se lo fece ripetere due volte e tornò poco dopo con un piatto di crepes.

-Deliziose! Chi le ha preparate?- chiese dopo averne tagliato un pezzo e assaggiato.

-Kangdae, non pensavo fosse così bravo in cucina!- rispose Celia.

-Sarà pure silenzioso ma ci sa fare ai fornelli- continuò il ragazzo dai capelli argentati.

Jude arrivò a interrompere l’armonia, quasi fosse un uragano improvviso.

-Ho bisogno della vostra attenzione per favore- esordì.

Nella stanza calò il silenzio.

-Sono riuscito a contattare il centro grazie al telegrafo e in breve ho spiegato la situazione. Gli ordini sono di rimanere qui fino a che non inviano un unità a tempo pieno, dovremo pazientare qualche giorno-

Nessuno parlò. Sotto certi punti di vista era meglio restare lì nell’avamposto che non nella base e poteva sembrare anche una vacanza, anche se questo li esponeva ad un rischio maggiore.

Dopo la notizia i più ricominciarono a far colazione.

Ines prese un piatto con le crepes preparate da KD e salì verso le camerate.

Entrò in quella sull’estrema destra.

In uno dei letti c’era Darren, avvolto nelle calde coperte che dormiva ancora.

La ragazza poggiò il piatto sul pavimento, stava per andarsene quando venne chiamata.

-Perché te ne vai?- domandò il ragazzo con la voce impastata dal sonno.

-Pensavo stessi dormendo- rispose Ines.

-Grazie per avermi portato da mangiare-

-Di nulla-

-Come ti chiami?-

-Ines Leblanc-

-Piacere Ines, io sono Darren- il ragazzo si tolse le coperte per sedersi sul bordo del letto raccogliendo il piatto di crepes.

-Se ti va… puoi prenderne una- continuò.

Seppur un po’ esitante, la cacciatrice si avvicinò e si sedette affianco e prese una crepes per far compagnia all’altro.

-Volevo ringraziarvi per ieri, non pensavo sarebbe arrivato qualcuno…-

-Siamo cacciatori della Gilda, il nostro compito è aiutare gli altri- rispose Ines.

-Come posso essere io un cacciatore, se non ho il coraggio di affrontare un vampiro?-

-Io credo che ognuno possa dare il proprio contributo. Da quello che ho capito Shawn, il ragazzo coi capelli e gli occhi grigi, non ha mai sparato un colpo. Eppure le sue abilità con la chimica e la biologia sono essenziali. Penso che dovremmo solo trovare in cosa sei più capace-

Il ragazzo arrossì un po’.

-Forse hai ragione- rispose Darre.

Ines sorrise per poi continuare.

-Potresti aiutarmi ad allenarmi, non sono ancora molto brava con le armi-

-Che fucile hai?-

-In realtà non ho un fucile, in armeria ho trovato un arco e una piccola spada e ho scelto quelle-

-Un arco e una spada? Wow sono pochi i cacciatori che usano quelle armi, sono difficili da usare e si richiede una buona dose di coraggio combattere con quelle!-

-Allora che ne dici? Potremmo costruire un bersaglio con le assi rimaste-

Lo sguardo del ragazzo divenne più luminoso.

-Ci sto!-

I due scesero al piano inferiore come delle saette per provare a costruire un bersaglio.

Un semplice pannello in legno. Frugando nei cassetti di alcuni mobili all’interno dell’ex rifugio, trovarono un pennarello indelebile nero. Lo usarono per disegnare un cerchio nel mezzo del pannello seguito da una serie di circonferenze sempre più ampie.

Il lavoro di un paio di ore.

Quando fu finito, venne appoggiato all’esterno dell’edificio.

La ragazza si armò, un arco, dall’impugnatura in metallo in cui erano incastonate delle pietre di colore verde e bianche. Lunghe frecce dai pennacchi candidi e una letale punta d’argento con tre rebbi affilati per massimizzare il danno inflitto.

-Quell’arma deve valere molto… sicura che fosse in armeria?- domandò Darren mentre ammirava la fattura dell’arco.

-Sì, mi ha accompagnato Austin a prenderlo- rispose la ragazza.

-E’ leggero- osservò l’altro mentre lo soppesava con una mano.

-Sì, ma non sono ancora brava a mirare-

-Non c’è un mirino, neanche rudimentale. Sarà difficile prendere il bersaglio-

-Proviamoci!- esclamò Ines.

La cacciatrice si mise in posizione a dieci metri di distanza, fece un respiro profondo, impugnò l’arco con la sinistra e iniziò a tendere la corda con un dardo incoccato.

Quando venne rilasciata, la freccia sibilò nell’aria ma si conficcò nei cerchi più esterni.

-Poteva andare meglio- esordì alla vista del risultato.

-Potrei provare io?- chiese il giovane spettatore.

-Certo!-

La ragazza gli passò l’arco, Darren imitò gli stessi movimenti di lei. Ma appunto come lei il risultato non cambiò.

-Non è per niente semplice- disse dopo aver tirato.

Dall’esterno qualcuno li osservava, scherzando o facendo il tifo per l’uno o per l’altra.

-Scommetto che il ragazzo non fa neanche un centro- disse Axel mentre guardava i due aspiranti arcieri.

-E io invece scommetto che potrebbe stupirti- replicò Austin.

-Ragazzi, sottovalutate il potenziale della ragazza, scommetto la mia dose di caffè di domani che Ines fa centro- intervenne Ryoko.

-Meglio se desisti Ryo, è con noi da poco, non sa tirare- continuò Axel.

-Neanche il nuovo acquisto pare un esperto- rispose la ragazza dai capelli rosa riferendosi a Darren.

-io vado in fondo fino alla fine, che fai Axel, scommetti la tua dose di caffè? Se lei fa centro vinco io altrimenti vinci tu- la ragazza allungò la mano verso il biondo.

-E va bene, ci sto- sorrise quest’ultimo stringendole la mano.

All’esterno i due continuarono a tirare frecce ignari su cosa stessero pensando gli altri del gruppo.

Ma ben pochi dardi giunsero all’interno di uno dei cerchi intermedi del bersaglio.

KD lasciò la sala da pranzo da cui si vedeva la “gara” per andare proprio dagli arcieri.

Con la mano destra fece un gesto. I due non capirono.

Provò allora ad essere più esplicito indicando l’arco.

-Vuoi provare anche tu Kangdae?- domandò Ines.

Mosse solamente il capo.

Una volta preso l’arco si mise in posizione di lato, incoccò una freccia e iniziò a tendere la corda fino a quando non sentì l’impennaggio in gomma sfiorargli la guancia.

Chiuse un occhio cercando di focalizzare il centro. Un semplice cerchio nero su un pannello di legno, non troppo chiaro.

Lasciò andare la corda. La freccia fischiò fendendo l’aria per poi andare a conficcarsi nel cerchio piú interno, aveva fatto centro sotto gli occhi increduli dei due ragazzi e dei cacciatori nell’avamposto.

-E ora? Chi ha vinto?- chiese Ryo ad Axel.

-Direi che non avete né vinto né perso-

Intervenne Shawn.

-Kangdae non faceva parte della scommessa, e poi lui è un cecchino, mirare e colpire con precisione è normale per lui- continuò Celia.

-Per questa volta chiudo un occhio sulla scommessa- rispose placidamente Axel per poi andarsene anche lui.

Gli altri rimasero a guardare. Kangdae provò una seconda volta e nuovamente riuscì a fare centro.

-Scusa se lo chiedo, ma come fai a prendere sempre il centro?- chiese Ines.

KD la guardò con sguardo interrogativo.

-Sempre che tu voglia condividire il tuo segreto, noi non ti obblighiamo!- continuò Darren.

-Non ho un segreto- pronunciò il terzo arciere facendo sentire per la prima volta dal giorno della partenza la sua voce profonda.

Ora erano gli altri due ragazzo che lo osservavano senza capire.

KD passò l’arco a Ines.

-Preparati-

La ragazza incoccò la freccia.

-Non pensare a dove si trova il bersaglio, pensa a dove andrà la freccia-

La ragazza continuava a non capire.

-Soffia un leggero vento. Devi aggiustare il tiro e puntare un po’ più a sinistra così quando il vento sposterà la freccia farai centro. Tendi la corda fino a che l’impennaggio non tocca la tua guancia. Ora guarda il bersaglio e cerca di vederlo dentro di te. Quando vedrai solo il centro allora scocca-

Ines osservò il bersaglio per un po’ e poi chiuse gli occhi. Riusciva a vederlo.

Un cerchio nero da infilzare. Iniziò a sentire la fatica, i muscoli doloranti e sentiva un tremolio sul braccio destro che tendeva la corda. Scagliò la freccia. Rispetto agli altri tiri, era stato più veloce e preciso. Il dardo si conficcò poco fuori dal cerchio centrale.

-Tiravi con l’arco?- domandò Ines

-No, ma sono un tiratore scelto, tra un fucile e un arco non trovo molta differenza- dopo queste parole se ne tornó lentamente all’interno dell’avamposto delegando quindi a Ines il compito di insegnare lo stesso a Darren.

Poco distante, Jude e Mark scrutavano. con un binocolo a valle. Dal bordo di un precipizio avevano una buona visuale della Città Maledetta.

Potevano osservare la torre Báthory nel cuore della città, le mura scure e alcune delle massicce porte.

Nonostante fosse giorno vi erano degli scheletri di guardia, tuttavia erano ancora troppo lontani per vedere bene cosa succedeva nelle strade.

-La guarnigione di questo avamposto ha quindi il compito di avvertire qualsiasi movimento verso sud dei vampiri- osservò Mark.

-Esattamente, tuo nonno ci ha dato il dovere di rimanere qui a fare da sentinelle nel caso in cui quella porta si apra- rispose Jude puntando la porta meridionale. Un massiccio portone metallico con macabre decorazioni per scoraggiare gli estranei ad entrare. Teschi, teste di demone erano in rilievo sul bordo della porta insieme a delle pesanti borchie di ferro.

Si potevano anche notare gli enormi cardini di bronzo fissati alle mura.

-Non sembra per niente un posto accoglievole- continuò Mark.

-A meno che non sia un Rinnegante, molti vivono lì nelle baracche alla periferia al servizio dei vampiri. Si dice che nessun umano sia mai uscito dalle mura esterne-

-Raccapricciante-

-Puoi dirlo forte Mark, ma temo che non riusciremo mai a fare breccia in quel posto, ora come ora. Siamo troppo pochi per assediare la fortezza dei vampiri-

Jude smise di guardare, indossò nuovamente gli occhialini da aviatore sui suoi occhi rossi e tornò nell’avamposto.

Il giovane Evans restò ancora qualche istante con lo sguardo puntato sulla torre Báthory che svettava oscurando con la sua ombra la città.

 

****

 

Il palazzo del casato Foster era forse uno di quelli più particolari. Simile ad un castello medievale costruito su di un isolotto nel mezzo di un lago.

Le torri si slanciavano in alto verso la luna crescente.

Il Barone aveva cavalcato a lungo. Xavier abitava piuttosto distante rispetto agli altri vampiri e alla Città Maledetta.

Non era solo. Nello stesso momento era arrivato anche un altro cavaliere.

-Claude, che dispiacere vederti anche in un momento come questo- esordì glaciale Viktor.

-Lo stesso vale per me- ghignò il rosso.

-Ma credo che sia meglio abbandonare l’odio reciproco e concederci una tregua, momentanea ovviamente, non voglio essere un tuo amico troppo a lungo- continuò il vampiro dagli occhi gialli.

-A malincuore concordo con te. E’ meglio se non cercassimo di ucciderci nei prossimi giorni-

Entrambi smontarono da cavallo ed entrarono nell’abitazione di Xavier.

La porta era stata lasciata aperta intenzionalmente.

Il Barone si tolse il cappuccio del mantello rivelando i propri capelli candidi e osservò il lungo corridoio dell’ingresso. Pareti in arenaria decorate da arazzi con lo stemma della famiglia Foster. Sul pavimento un lungo tappeto dei medesimi colori degli arazzi.

Nessuno venne ad accoglierli.

Claude sbuffò per poi tossire leggermente nella speranza che qualche servo venisse ad accoglierli.

Attesero a lungo. Viktor e Claude, nemici eterni, ora l’uno affianco all’altro ma non vi era tensione tra loro.

Arrivò poi uni dei servi dei Foster, una donna pallida dai capelli neri piuttosto malconci e vestita con un semplice abito beige, una tunica che arrivava fino alle caviglie.

-Prego le Loro Grazie di perdonare il mio ritardo. Lord Whitingale e Lord Frost sono già arrivati. Seguitemi signori-

I due non esitarono a seguirla.

-Spero solo che ciò non sia vero- sussurrò Viktor.

-Sarebbe una tragedia, immagina tutte le conseguenze e i risvolti che avrebbe per tutti noi- rispose Claude.

La serva li condusse presso lunghi corridoi decorati da quadri e armature medievali e poi verso una tortuosa scala a chiocciola. Alla fine della scala una porta. L’ingresso per gli appartamenti privati del padrone di casa.

La serva si inchinò e poi se ne andò.

Una volta entrati vennero accolti da uno spettacolo orribile.

Xavier disteso a terra sul pavimento di pietra, gli occhi verde acqua spalancati, vuoti e freddi. La bocca semiaperta. Al suo fianco un bicchiere di cristallo rotto, intorno ad esso un liquido rossastro.

-Che diavolo è successo qui!?- tuonò Claude.

Bryce non rispose, il suo sguardo glaciale si specchiava nelle iridi dorate del rosso.

-Rispondi Bryce, ci hai chiamato dicendo che era successo qualcosa di grave a Xavier e ora voglio delle cazzo spiegazioni!-

Claude era su tutto le furie.

Il Barone notando il liquido sul pavimento, si inginocchiò e con l’indice ne prese un po’ per sentirne l’odore. Sapeva di vino, ma poco dopo il profumo dell’uva venne sostituito quasi subito da un odore acre.

Viktor si mise una mano alla bocca per il disgusto e pulì il vino sul dito con un fazzoletto.

Dopo aver tossito qualche volta prese parola:

-Aconito, è stato avvelenato-

-Quella pianta è subdola, mortale anche per noi vampiri, il suo sapore e odore si nascondono ai nostri sensi per poi emergere prepotentemente quando è troppo tardi- mormorò Bryce.

-Chi è stato!?- Claude era in preda alla rabbia.

-Un servo, voleva essere un eroe e vendicare la razza umana. Si è suicidato con lo stesso veleno per sfuggire alla cattura- rispose Bryce.

-Una vera tragedia- sussurrò Aiden a testa bassa e con un filo di voce.

-Lo vendicherò io, farò trucidare dieci… no cento umani in suo onore! Che tutti sappiano cosa è successo!- Claude stava quasi delirando per il dolore.

-Claude, calmati per favore. Xavier non approverebbe questa isteria- la voce di Bryce era severa, fredda.  Non sembrava nemmeno dispiaciuto per il fatto.

Viktor si abbassò nuovamente. Con una lacrima che gli rigava il volto, chiuse gli occhi del defunto.

-Così sembra che dorma, possa avere pace- disse.

I nobili erano ormai quattro attorno al corpo del loro pari, del loro collega e allo stesso tempo, amico.

Aiden e Viktor, con l’aiuto di Claude posarono il corpo sul letto a baldacchino, con le braccia lungo i fianchi e le mani giunte sull’addome.

I nobili rimasero in quella stanza in silenzio per un lungo periodo di tempo a vegliare sull’amico. Se ne andarono solo poco prima dell’alba.

Aiden e Viktor stavano tornando alle loro dimore, quando il primo prese parola con flebile voce:

-Che ne sarà ora? Non c’è nessuno che potrà sostituire Xavier-

-No, nessuno. Né come amico né come nobile. L’ultimo erede si è spento e il casato dei Foster si è quindi estinto in un modo drammatico-

Quelle dure parole avevano fatto calare un silenzio pesante e glaciale.

Viktor pareva piuttosto strano. Lui stesso aveva un brutto presentimento.

I primi raggi del sole iniziarono a fare capolino, raggi malefici che bruciavano sul volto pallido dei due.

Proprio alle prime luci dell’alba del giorno prima, Xavier gli aveva confidato le proprie intenzioni.

Il Barone, fiducioso avrebbe voluto andare dall’amico e scoprire cosa sapeva. Tuttavia dovette andarci per ben altri motivi.

Il nobile visconte Xavier Foster, trovato morto nel proprio alloggio avvelenato con dell’aconito nel calice di vino. Il colpevole un servo, colto da manie di grandezza con l’intenzione di diventare un eroe per tutti gli umani. Un eroe piuttosto pavido, che finì per suicidarsi per scampare alla cattura.

Lo stesso Visconte il giorno prima aveva confessato di voler rovesciare Ray Dark e , stando al nobile Foster, sua Maestà aveva l’abitudine di eliminare i propri avversari…

 

“Come ha fatto Dark a venire a conoscenza delle intenzioni di Xavier? Possibile che lo stesse sorvegliando?” Pensò il Barone.

 

Ormai quel brutto presentimento stava prendendo forma, il servo era forse solo un mezzo, un capro espiatorio per coprire la vera mente del delitto.

 

“Se non si fosse confidato con me non avrei questi sospetti… ma forse è meglio che inizi a mantenere alzata la guardia”

Ormai la mente del Barone era avvolta dal pensiero di un omicidio ben progettato e organizzato da qualcuno di superiore.

Anche senza le prove per dimostrarla, la teoria era piuttosto macabra.

Dopo aver salutato Aiden, tornò quindi al suo maniero, nella sua stanza sul suo altare quando ormai era mattino. Il sole bruciava ancor di più e dovette far ricorso a tutte le sue forze per schermarsi dalla luce.

Faticò a prendere sonno, era turbato ancora da quelle congetture.

Tuttavia era vero, erano congetture, mere ipotesi prive di fondamenta, pensieri che non avrebbero cambiato la realtà. La morte dell’ultimo visconte di casa Foster, la morte di un amico.


****

 

A voi il quarto capitolo,  Aconitum napellus, nome

scientifico dell’aconito. Forse non sarà

emozionante come gli altri, ma ho

voluto mostrare uno scorcio della

società dei vampiri e qualche momento

di vita quotidiana all’avamposto…

dopotutto essere in una capanna in

montagna “lontano” dai vampiri

si può dire che è una sorta di vacanza.

Purtroppo abbiamo anche perso il primo

eroe dell’Inazuma, non che fosse poi così importante nella storia,

purtroppo Xavier è comparso in due

capitoli e con ben poche battute…

Ho cercato anche di lasciare qualche

riferimento alla letteratura vampiresca

come l’aconito, pianta mortale che

secondo le leggende allontana/nuoce

ai vampiri e anche la torre Báthory che.

prende il nome da Erzsebet Báthory

una nobildonna ungherese vissuta alla

fine del XVI secolo, nota come Contessa Dracula e rea della morte

di centinaia di donne

(meglio che non scenda nei dettagli

sul perché lo facesse… ma per i

curiosi, la cara

Wiki non si trattiene!)

Ora sarà meglio che vada,

al prossimo capitolo!

_Eclipse


 
   
 
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