Madeleine Blanchard era sempre stata piuttosto schiva. Tendeva ad allontanare da se ogni sorta di contatto con la maggior parte delle persone. La sua diffidenza nei confronti del genere umano era nata durante l'ultimo conflitto mondiale. Si sa, la guerra mostra sempre il lato peggiore degli esseri umani e lei questo aspetto lo aveva conosciuto bene. Ciononostante non si sentì mai sola. Aveva suo marito Oliver, “mon coeur”, come amava chiamarlo, e questo era quanto per lei contasse di più.
Lo aveva conosciuto subito dopo la fine della guerra, in un centro di smistamento per piccoli orfani, vicino Rouen. Se ne stavano seduti l'uno accanto all'altra, in disparte, stringendo fra le mani piccole e sporche, una reliquia che gli ricordasse tutte le persone care strappategli via dalla pazzia dell'uomo.
Senza parlare, ognuno ancora immerso nella sua profonda tristezza, iniziarono a tenersi per mano e ad andare in giro come se fossero un'unica persona.
Oliver era sempre pronto a portarla sulle spalle qualora si sentisse stanca oppure a rallegrarla se la sentiva piangere. Per lui Madeleine era stato un dono del cielo. Aveva promesso a se stesso di proteggerla a costo della sua vita perchè lei era l'unico tesoro che gli era rimasto, un tesoro a cui non era disposto a rinunciare.
Di comune accordo, decisero di fuggire da quel centro e di dirigersi a Parigi dove avrebbero provato a costruirsi una nuova vita, una felice, insieme.
Ci riuscirono, pur non senza fatiche. Misero in piedi una piccola Boulangerie che resisté anche alle piu' grandi catene commerciali e permise ai due amanti di passare una esistenza felice senza praticolari problemi economici. Cio' si interruppe bruscamente l'inverno del 2108.
Oliver si ammalò di raxofitosi, una malattia respiratoria di recente scoperta che, nelle sue forme piu' acute, porta alla morte in poche settimane. La sua vita si spezzò definitivamente il 15 gennaio 2109, dopo un mese e mezzo di sofferenze disumane.
Madeleine sembro' rivivere la stessa tragedia che da piccola le aveva strappato il cuore. Decise di chiudere l'attivita', di arrendersi alla crudeltà della vita e ritirarsi nella sua casetta in periferia, stanca di lavorare, stanca di continuare senza la persona che le aveva donato la felicità.
Tutto perse significato per la donna, che iniziò a trascorrere il suo tempo immergendosi a capofitto nei ricordi sereni del passato, seduta sul divano ove era solita passare le serate stretta forte al petto di suo marito. I giorni, le settimane, i mesi, passavano tutti uguali, scanditi solo dall'inesorabile scorrere del tempo. Le uniche eccezioni erano rappresentate dalle visite di un ragazzo del quartiere, Jules Leroy, che ogni sabato passava da lei donandole, anche se solo per qualche minuto, quella felicita' che stava pian piano dimenticando.
Fu proprio lui a suggerire alla signora, di acquistare uno di quei nuovi modelli di androidi tuttofare.
<<Sono molto utili!>> Spiegò lui con un tono più simile a quello di una bambino desideroso del giocattolo appena uscito, che a una persona davvero intenta ad aiutare. <<La possono facilitare con le faccende domestiche e in tante altre cose>> .
La tecnologia, in effetti, negli anni aveva fatto passi da gigante, ma certe questioni interessavano poco la signora Blanchard che fin da piccola cercò di mantenere una buona distanza da quelle “macchine infernali”. Tuttavia l'idea fu presa in seria considerazione dalla donna. Iniziava a sentire gli inevitabili problemi legati al logorio che la vecchiaia comporta ed era sicura che da li a breve avrebbe necessitato di un aiuto, anche per le più semplici attività quotidiane.