Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
Segui la storia  |       
Autore: tenacious_deep_soul 99    07/09/2018    1 recensioni
Lee Miyon è una giovane studentessa del conservatorio più prestigioso di Seoul, il “Seoul Artspool Conservatory”. Orfana di madre e violinista quasi provetta alle soglie della laurea, verrà affiancata da un giovane e talentuoso pianista frequentante il suo stesso corso: Min Yoongi. Il loro rapporto sarà a dir poco conflittuale, situazione che creerà un senso di rivalità fra le due parti per tutto il resto del duro periodo di studi. Solo dubbi ed incertezze si porranno fra i due ragazzi e la loro relazione, all’insegna di un apparente crollo...
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Min Yoongi/ Suga
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 19~

Image and video hosting by TinyPic


Doyun aveva il capo chino sui suoi piedi, mentre camminava.
La tremolante frangia nera ricopriva parte del suo volto, lasciando intravedere leggermente un po’ della sua barbetta, sottile e curata. Permise alle sue larghe spalle di alzarsi prima di infilare le mani dentro i taschini del cappotto.
Si sentiva distrutto dentro; un uragano di emozioni, ricordi e sensazioni lo aveva appena scosso.
Cercò di concentrare la sua attenzione sulle macchie di pece lasciate sul marciapiede, ma ogni tentativo di riuscirci fu del tutto inutile.
Fermò i suoi passi sul ciglio della strada, di fronte le strisce pedonali. Il semaforo era rosso.
Proprio come il suo viso, rosso di rabbia.
Si rese conto di aver spesso giocato col fuoco e di esserne rimasto scottato, si era ripromesso che non si sarebbe più avvicinato alla sua vecchia fiamma. Ma lo aveva fatto. E stavolta si era bruciato.
Fin da giovane Dohyun ha avuto questa innata capacità di dar più retta al cuore che alla mente; e ciò non fece altro che causargli rogne, per la maggior parte delle volte.
Sbuffava.
Era stato uno stupido, pensava, avrebbe dovuto capire subito a che gioco Chongeun stesse giocando.
Ma ci rifletté su: in fondo, non aveva colpe se non ne era stato in grado; sapeva quanto la donna fosse furba, intrigante e, c’è da ammetterlo, anche estremamente calcolatrice.
Dondolava avanti e indietro coi piedi. Il suo sangue era un miscuglio di globuli, piastrine e nervosismo.
Quelle stesse vibrazioni fastidiose che alcune delle persone ammassate in quell’angolo di marciapiede riuscirono perfettamente a percepire.
Illuminatosi di verde, il faretto del semaforo diede il via libera. La strada zebrata era più affollata di un centro commerciale.
Riprese a camminare a testa bassa, non aveva voglia di guardarsi intorno: gli sarebbe bastato seguire i passi dei pedoni di fronte per capire dove stesse andando.
Portatosi sulla destra, la sua Ssangyon nera lucida fu proprio di fronte a lui.
Con uno scatto della mano aprì celermente la portiera, infilandosi nell’abitacolo con la stessa scioltezza di un ballerino provetto.
Posò il capo sul poggiatesta, era stanco.
All’improvviso sentì la suoneria del cellulare provenire ovattata dalla tasca.

-Pronto?- proferì con tono indagatore, alla semplice vista del numero anonimo.

Una voce familiare fu in grado di rasserenarlo.

-Signore, ho bisogno di parlarle... è di estrema importanza-







 
***







 
Le pesanti ore del pomeriggio si trascinavano lentamente nello spazio, traducendosi in meccanici e ripetuti colpi di lancetta. Era come se Miyon stesse ascoltando una melodia, e l’orologio fosse il metronomo in grado di tenerne il ritmo: la sua vita ormai atona si perdeva in un pigro procedere, lo stesso che da un po’ di tempo a quella parte le aveva dato il consenso di deprimersi.
Persino andare a fare due passi o semplicemente prendere qualcosa al coffee shop sotto casa era diventato un optional. Era più che chiaro come Miyon prediligesse di gran lunga poltrire sul divano, autocommiserandosi e maledicendo la sua stessa esistenza, a una bella boccata d’aria fresca.
Le poche lacrime che si facevano spazio sulle gote calde scivolavano in modo involontario, e ogni volta bruciavano la pelle in maniera graduale, come un crescendo.
Aveva gli occhi chiusi, la testa poggiata sul morbido schienale del divano. Tutti i suoi sensi erano pressoché spenti. Il suo perenne stato vegetativo era paragonabile a una sorta di dormiveglia, e chiunque provasse a svegliarla veniva aggredito a suon di decibel.
Due colpi di nocche batterono sul legno della porta, echeggiando nel silenzio della stanza. Aveva appena cacciato suo fratello con un tentato urlo supersonico, chi altro poteva essere ancora?
Beh, forse l’unica persona presente in casa oltre lei e Hyonsu.

-Tutto bene, Miyon?- la porta si aprì pacatamente, emettendo un impercettibile cigolio. La figura di Doyun prese la sua normale forma quando l’uscio fu del tutto aperto.

-Ti ho portato la cena- quasi bisbigliò, ottenendo come risposta il suo stesso eco. Si raschiò la gola ed espirò.

-Tuo fratello mi ha detto che non eri in te... ti va di parlarne con papà?- chiese, poggiando la scodella di bibimbap sulla scrivania.
Era da tanto tempo che Doyun non utilizzava la terza persona per riferirsi a se stesso, precisamente da quando Miyon aveva all’incirca cinque anni.
Un po’ imbarazzante, a dir la verità, visto che ormai ne aveva diciotto in più.

La ragazza voltò di poco il viso verso suo padre, giusto quanto bastava per vederlo meglio in mezzo alle ciocche di capelli mezzi bagnati appiccicati alla fronte.

-Non sono dell’umore...- tagliò corto tirando su col naso, accovacciandosi di nuovo su se stessa. Chiuse gli occhi, bruciavano.

-Miyon... guarda come ti sei ridotta. Ogni volta che uno dei miei figli soffre, io ricevo una coltellata al petto. Non posso permettere che la situazione degeneri...- i suoi passi si diressero verso la snella figura messa in posizione fetale.

La ragazza sentì il bordo del divano affossarsi; solo quando una mano scansò via i capelli dal suo viso capì che suo padre le si era appena seduto accanto.

-Basta piangere, bambina mia. Andrà tutto bene, fidati di me-

I suoi occhi scuri e profondi incussero in Miyon un bizzarro senso di pace. Non sapeva spiegarsi perché, ma era certa che suo padre avrebbe avuto davvero ragione quella volta.
La ragazza annuì e, scombinando la sua posa storta, allargò le braccia e le portò attorno al collo di Doyun: quell’abbraccio sarebbe dovuto durare per sempre. Era da tempo che non abbracciava qualcuno così forte, specialmente suo padre.
Sebbene la stretta salda delle esili braccia della figlia, l’uomo fu comunque capace di fornire ai polmoni un minimo di aria per poter parlare.

-Tornerà tutto come volevi che fosse- sussurrò, stringendola più forte.
La giovane aggrottò lievemente la fronte, trovandosi in bilico fra il perplesso e il pensieroso.

-Papà? C’è per caso qualcosa che non so?- si azzardò a chiedere, pensando che la sua fosse stata una domanda scomoda. L’abbraccio si sciolse, poi Doyun la guardò dolcemente.

-Ti basta sapere che io e la signora Choi abbiamo smesso di frequentarci-
Era per caso affetta da allucinazioni, oppure suo padre le aveva appena fatto un occhiolino? Solitamente una separazione non porta alle lacrime e alla disperazione? Probabilmente era solo un modo per nasconderle la sua tristezza, pensò sicura.
Scosse impercettibilmente la testa.

-Oh... ma, perché? Insomma, è stato l’amore della tua vita-

-L’amore della mia vita è sempre stata vostra madre, e voi di conseguenza-

Miyon cominciava a non capire, qualcosa non andava. Molte volte aveva visto il volto di suo padre illuminarsi alla vista di Chongeun, e di certo non era semplice innamoramento tipico adolescenziale. Era molto di più, e lei non era stata così scema da non capirlo, visto che si sentiva allo stesso modo ogni volta che guardava Yoongi.

Yoongi.

Lui sì che le mancava.
Non era semplice nostalgia di qualcosa di passato e impossibile. Non era la nostalgia a farle piangere cascate tutte le volte che lo pensava, che ascoltava la sua voce nella mente come in un loop, che immaginava di sentire l’odore della sua pelle a stretto contatto col suo naso.
Era incompletezza, e non esiste cosa peggiore di questa. L’unico, terribile senso in grado di spaccare l’anima e ridurla in mille pezzi.

-Molte cose cambiano nella vita, Miyon. Non dimenticarlo mai- le lasciò un bacio sulla fronte.
Quel gesto significava molto per lei, perché sapeva di avere qualcuno accanto che la facesse sentire al sicuro.
Giusto ciò di cui aveva bisogno in quell’istante, sicurezza e protezione.

-Bene-, inspirò sonoramente, -Adesso vado. Meglio che mi sbrighi- batté le mani sulle ginocchia e si levò agilmente in piedi.

-Perché dovresti sbrigarti? Non ti rincorre mica nessuno- ridacchiò Miyon.

-Mmh, forse...- sorrise Doyun di rimando, lasciando nella figlia un alone di perplessità.

Uno schiocco metallico si propagò fra le pareti, la porta era appena stata chiusa. Miyon era di nuovo sola.
Sola nella sua stanza, con un bibimbap mezzo freddo sulla scrivania di fronte e rimasugli di lacrime mezze asciutte sul viso.
Odiava sentirsi così. Forse avrebbe preferito che suo padre rimanesse un altro po’ lì con lei anche se, pensò, non ci sarebbe stata molta differenza alla fine.
Prese un respiro profondo.
Poggiò la testa sullo schienale del divano, poi richiuse gli occhi, lasciandosi scivolare le ultime lacrime rimaste.

Lo scatto della maniglia catturò l’attenzione dei suoi sensi.
Sarà sicuramente Hyonsu venuto a romperle le palle, le passò per la mente.
Il lento rumore dei passi sulla soglia si arrestò dopo pochi secondi, e la porta venne richiusa con cautela. C’era uno strano profumo all’interno della camera, e non era di certo il bibimbap. No, era acqua di colonia. Conosceva quella fragranza.
Rifletté per un istante, giungendo a pensare che soffrisse davvero di allucinazioni visive e olfattive.
Si abbandonò alla morbidezza del divano, poi s’irrigidì d’un tratto.

-Miyon?- enunciò una voce. La ragazza aprì gli occhi, portandosi a sedere di scatto.

Lo vide, era lì. Nella sua camera, davanti a lei. Con il suo solito giubbotto di pelle nera indosso, e la semplice bellezza di sempre.
Furono molte le domande che sfrecciarono nella sua mente: avrebbe potuto chiedergli cosa fosse venuto a fare, perché stesse ancora impalato al centro della stanza, perché non stesse correndo verso di lei ad abbracciarla come faceva di solito...
Ma no. Solamente una parola le sfiorò le labbra.

-Yoongi-
Sussurrò il suo nome, tenendo gli occhi sgranati.
Quella parola le era estranea, ma familiare al contempo. E lo adorava.

Egli fece qualche passo verso di lei, facendo scricchiolare la gomma delle scarpe contro il liscio parquet della stanza.
Miyon non batté ciglio. Non si sarebbe mai immaginata di poterselo ritrovare davanti, specie per com’erano andate le cose fra di loro negli ultimi tempi. Tutto ciò fu talmente inaspettato e irreale che fece fatica a credere che stesse accadendo davvero.
Yoongi le si parò davanti e si abbassò al livello del suo viso, rannicchiandosi sulle ginocchia.
Tese una mano verso di lei e la guardò, impietosito.
Le stette così vicino che quella fu in grado di sentire l’aria uscire dalle sue narici.

-Miyon-ah...- sospirò, aggrottando la fronte in un’espressione preoccupata.

Odiava vederla conciata in quel modo, il viso rosso e le guance bagnate.
Un nodo si strinse improvvisamente nella sua gola, aveva voglia di piangere e urlare come un forsennato. Ma non avvenne nulla di tutto ciò. Disse solo una frase, breve ma intensa.

-...mi sei mancata-
Le accarezzò la guancia col dorso della mano.
Tremava.

Quel palmo era morbido e tiepido, proprio come lei ricordava.
Il suo sguardo era profondo, lo stesso di sempre. Non era cambiato di una virgola.
Miyon tirò su col naso e si morse il labbro inferiore, mantenendo gli occhi fissi nei suoi che, gradualmente cominciavano ad appannarsi.
Il mento si contrasse in una serie di spasmi, altre lacrime scesero libere lungo le gote.

-Anche tu mi sei mancato- disse emettendo dei forti singhiozzi.

Allargò le braccia e si aggrappò alle spalle di Yoongi, anch’egli sull’orlo di un pianto, che ricambiò immediatamente la stretta.
Ella affondò il viso nell’incavo fra il collo e la spalla, lì dove coincideva perfettamente. Lì, il posto in cui lei voleva sprofondare ogni volta, inebriandosi del dolce odore della sua acqua di colonia.
Le sembrò di vivere un sogno, per poco non ebbe paura che lo fosse davvero. Si diede addirittura un pizzicotto per provarlo.
La mano del ragazzo le si poggiò con estrema delicatezza sul capo, beando la giovane di quelle tanto agognate carezze.

-Sono venuto qui per parlarti-, le sussurrò all’orecchio senza scomporre l’abbraccio, -È importante per te... per noi-
Miyon tese il collo e aggrottò le sopracciglia.

-Per noi? Cosa intendi dire, Yoongi?- parlò in mezzo ai singhiozzi.

I corpi dei due aumentarono le distanze. Il giovane le tenne le spalle e la guardò intensamente.
Fece scivolare il pollice sulla pelle di lei e, asciugatele le gocce di pianto, la invitò a sedersi.
Si raschiò la gola: la ragazza era in fermento, il cuore batteva a più non posso. Per come scrutava Yoongi, sembrava che il suo sguardo gli stesse dicendo  “Avanti, ti prego parla”.

-Ti avverto, potresti rimanere leggermente esterrefatta. È successo anche a me…- balbettava in mezzo alle occhiate confuse di lei.
L’aria della stanza si caricava di tensione, la quale riuscì a concretizzarsi attraverso ripetuti scrocchi di nocche.

-Ok tirerò dritto al sodo, non voglio tenerti ancora sulle spine. Vedi, tutto ciò che abbiamo creduto finora… era una farsa. Una sciocca bugia, Miyon- mise un accenno di suspense.

Fu un quel momento che lei cominciò a tremare. Girò leggermente il viso da una parte fintanto che manteneva un intenso contatto visivo.
Yoongi le afferrò le mani, sussurrandole un lieve “è tutto okay” per calmarla. Cosa che avvenne, sapendo come lei adorasse la sua voce e si sciogliesse quando essa si abbassava drasticamente di tono.

-Giusto stamattina sono venuto a conoscenza di una verità sconvolgente, che mi ha lasciato paralizzato sotto vari punti di vista- rischiarò la voce con secchi colpetti di tosse, -Doyun in realtà non è mio padre. Il mio padre biologico era un suo amico… un gran pezzo di bastardo, visto che ha divorziato da mia madre per fottersi metà patrimonio- chinò il capo ridacchiando sarcasticamente.
Le mani sulle cosce erano strette in due pugni.
Un velo di rabbia modificò la sua intonazione.

-Mi sono reso conto di essere cresciuto senza quella figura a me cara, sebbene pensassi di averla avuta sempre accanto- Miyon socchiuse gli occhi, perplessa, -Il secondo marito di mia madre, colui che pensavo fosse il mio vero padre, è morto per una malattia polmonare quando ero piccolo- si asciugò qualche goccia di sudore dalla fronte.

-Oh. Yoongi, mi... mi dispiace tanto- contrasse il viso in una smorfia, addolorata per il terribile retroscena.

-Sto bene Miyon, davvero- annuì, prima di riprendere il filo del discorso.

-Come sai, i nostri genitori hanno avuto una relazione prima di prendere strade diverse. Mia madre ha cercato di far credere a tuo padre che io fossi suo figlio per far sì che potesse riavvicinarsi a lui, ricominciando una relazione destinata comunque a finire-

-Con questo quindi stai dicendo che...- balbettò Miyon, con un pugno stretto davanti le labbra.

-…che noi due non siamo fratelli, esatto-                                                                        

Le mancarono i battiti, Miyon si sentì improvvisamente impazzire. Non sapeva se credere o meno a ciò che Yoongi le stesse dicendo, se pensare di aver sentito male, se ridere o piangere, se tutto questo fosse un sogno o una meravigliosa realtà.
Quindi non fece nulla, assolutamente nulla. Semplicemente rimase impassibile, con occhi vitrei e cuore in eccessivo movimento: Miyon stava appena incarnando il paradosso.

-Sapevo avresti reagito così...- un sorrisetto diagonale apparse sul suo volto.
Egli in fondo non poteva biasimarla, aveva avuto anche lui quella stessa reazione… più o meno, visto che era esploso in stile pentola a pressione davanti a quella faccia da schiaffi di sua madre.
Insomma, venire a conoscenza del fatto che la tua realtà fosse stata basata su una menzogna costruita a regola d’arte si rivela essere certamente più che destabilizzante.
Sconquassante… sì, questo è l’aggettivo più appropriato.
È stato tutto come un terremoto di alto magnitudo, improvviso e distruttivo. E adesso, quelle ampie crepe formatesi nell’animo di Miyon stavano per essere rimarginate, con una potente scossa di assestamento.

Yoongi chinò la testa da un lato e guardò la ragazza, ancora in preda all’introspezione.
Dalla sua espressione pareva fosse stata appena colpita da un dardo dritto sul petto, che non le permetteva di respirare dovutamente.
Il palmo sinistro aderì con la sua guancia, il viso di lei si mosse e con esso anche lo sguardo. Quegli occhi marroni luccicavano di lacrime e felicità, quella stessa emozione per la quale Yoongi era andato disperatamente a caccia dal fatidico momento in cui tutto ha avuto un lieto inizio per Chongeun e una distruggente fine per lui.

-Guardami. Non ti voltare. Sono stato troppo tempo lontano dai tuoi occhi, non privarmi di questa vista- la supplicò, ottenendo come risposta dei sonori sospiri.

Gli occhi di Miyon si ridussero a due linee nere, una compatta massa d’aria venne sprigionata a furia dalle sue narici. Era ovvio come stesse cercando di trattenere nuove lacrime, pensò Yoongi.
Tutt’a un tratto la giovane prese il suo viso fra le mani, beandosi della sua morbidezza. Non ebbe nemmeno il tempo di parlare che il ragazzo si ritrovò le sue labbra a pressare contro quelle di lei.
Entrambi avevano aspettato quel momento troppo a lungo; fu impossibile stimare la durata di quel bacio sensuale, ricco di passione, ricordi, amore e dolori. Si erano assaporati di nuovo dopo un’interminabile attesa, si erano riscoperti l’un l’altra per l’ennesima volta, avevano rivisto nell’uno la metà dell’altro, rendendosi conto del fatto che il loro amore non fosse mai sparito del tutto. E che niente, nemmeno le bugie più crudeli e spietate, avrebbero potuto separarli veramente.
Stretti in un interminabile abbraccio, le loro labbra presero ad aumentare le distanze.  

-Non c’è stato un giorno in cui non ti abbia pensata, Miyon. Mi sei mancata così tanto che stavo per impazzire- la guardò dritta negli occhi.
Miyon arcuò le labbra in un lieve sorriso.

-Anche tu mi sei mancato. Mi era mancato tutto questo…- disse, guardandosi ancora abbracciata a lui e col suo odore sulla pelle, -Non avrei mai immaginato che si potesse risolvere ogni cosa. Diamine, chi l’avrebbe mai detto?- ridacchiò, portandosi i capelli dietro l’orecchio.

-Mai perdere la speranza, anche quando tutto sembra andare per il peggio-
Le ciocche della fronte furono sinonimo di distrazione per Miyon, ancora estasiata dalla figura di Yoongi di fronte a lei.
Scansò qualche gruppetto di capelli ai lati della fronte prima che il ragazzo ricominciasse a parlare.

-Ehi, ora via le mani dai capelli- le afferrò con delicatezza il polso, accarezzandole poi la guancia, -Mi risulta che sulla tua scrivania ci sia ancora del bibimbap, e che una certa ragazza di nome Miyon non abbia ancora toccato cibo… perché non ti affretti a mangiare, mh?-

-Vedo che sei attento, signor Min Sherlock-

-Abbastanza da sentire i leggeri brontolii del tuo stomaco. Forza, corri a mangiare adesso-










***










E così anche per loro il fatidico momento era arrivato, quello in cui tutto aveva raggiunto la sua fine, in cui un percorso di vita era stato terminato.
L’accademia era divenuta ormai un mondo tanto nuovo quanto vecchio quel giorno. Si era tramutata in ricordo, esperienza e realizzazione. La stessa che Yoongi e Miyon avevano finalmente raggiunto.
Stavano mano nella mano mentre attraversavano per l’ultima volta gli ambienti universitari, partendo dal corridoio coi distributori automatici, alla solita hall in cui avevano cominciato a scambiarsi i primi sguardi.
Fu tutto piuttosto bizzarro.
Si guardavano intorno in modo distaccato, ciò che era lì non gli sarebbe più appartenuto ma avrebbe pur sempre fatto parte di loro, in un modo o nell’altro. Come ogni insegnamento, lezione di vita che hanno appreso. Rimarrà impressa in loro, proprio come un codice a barre su un prodotto in vendita.

Ad ogni passo, la doppia custodia nera del violino ciondolava ritmicamente avanti e indietro. L’esame era terminato, e qualsiasi preoccupazione era cessata con esso.
Miyon si sentiva sollevata, leggera. Ogni cosa era andata per come avrebbe voluto che andasse, anzi, forse anche meglio. E non solo per lei.
Dal canto suo Yoongi aveva svolto un lavoro a dir poco eccellente in sala musica, beccandosi i migliori complimenti che un commissario d’esami potesse mai fare.
Miyon era orgogliosa di lui, e fiera di se stessa.
La sua mente non aveva mai ospitato il pensiero che lei avrebbe potuto farcela, che avrebbe stretto i denti e sarebbe arrivata fino alla fine. Entrambi avevano spaccato, non c’era ombra di dubbio.

Le dita di Yoongi si intrecciarono ancora più strette a quelle della ragazza, la quale sfoggiava un sorriso più ampio e più bello di quello dello Stregatto.
La coppia raggiunse i cancelli dell’istituto e si fermò: ambedue guardarono indietro, raccogliendo con lo sguardo anche il dettaglio più stupido. Era questo che avrebbero voluto; che potessero ricordare il posto in cui il loro amore è cresciuto, è germogliato ed è maturato, insieme agli stessi.
Preso un ampio respiro mossero i passi davanti a loro, varcando l’ampia arcata di metallo scuro. Un senso di libertà scorse rapido nelle loro vene, depurandovi i corpi da qualsiasi pesantezza.

-Allora, dottoressa Lee... dov’è che voleva portarmi esattamente?- girando il busto verso di lei, Yoongi le prese le mani. Cominciò a far dondolare le braccia di entrambi, quasi fossero bambini dell’asilo.

-In un posto abbastanza particolare. Una persona mi ha detto che vorrebbe vederti…-



 
Le sottili inferriate verde scuro permettevano agli occhi di scrutare, già in lontananza, il luogo quasi mistico che questi proteggeva, sebbene quel cancelletto arrecasse su di esso molteplici rampicanti afflosciati.
I raggi del sole sbattevano liberamente contro il sentiero di terriccio rivelandone un certo colorito rossastro, spezzato dal vivido colore smeraldo dell’erbetta che lo delimitava.
L’aria tiepida portava con sé dei delicati odori dolciastri, i quali spesso erano in grado di pizzicare anche le narici. C’era un grande senso di calma, a detta di Yoongi, per essere un posto che molti definirebbero quasi inquietante.
In ogni angolo, l’ambiente si tingeva di toni passanti dal verde al color mattone delle piccole costruzioni, fino al bianco candido di alcune statue in pietra.

-Avrei voluto portarti qui fin dall’inizio, ma in un senso abbastanza diverso da quello di adesso... eri un vero rompiscatole- Miyon si passò la mano sul braccio, rubando a Yoongi un grugnito divertito.
Si sentì un po’ sciocca nel pronunciare quelle parole, e ancor di più quando pensò alla sua vecchia sé, ricca di sentimenti ostili nei confronti del ragazzo.

-Sì beh, intuivo perfettamente le tue intenzioni quando ti facevo irritare. Ma d’altronde, quale altra tecnica di seduzione potevo utilizzare su di te?-

-Spiritoso- sbuffò scherzosamente, -Adesso capisco perché non hai mai avuto una ragazza prima d’ora- sollevò un sopracciglio, compiaciuta della sua stessa risposta.
Un sonoro soffio pieno di falsa irritazione esplose da dietro le sue spalle.

Miyon si voltò verso di lui, sorridendogli, poi guardò attentamente di fronte a sé: ancora pochi metri e sarebbero arrivati da colei che li attendeva con trepida attesa.
Stava proprio lì, accanto a una delle tante targhe commemorative che non si poteva fare a meno di non notare.

Accelerò il passo trascinandosi Yoongi dietro, il quale aveva sicuramente compreso cosa ci fossero venuti a fare in quel posto. Fece scivolare le dita su per il palmo del ragazzo, abbandonando il braccio al lato del suo corpo.
Bastò una semplice corsetta prima che Miyon si fermasse.
Eccola, adesso era giusto davanti a lei.

-Yoongi!- agitò il palmo in aria, mostrando i denti bianchissimi alla luce del sole.

Marciando, questi si appostò alle spalle di Miyon, il cui sguardo faceva avanti e indietro su per la dedica incisa sulla lapide di pietra.
Il vento soffiava leggero, facendosi carico di portare alle orecchie di Yoongi le parole sussurrate della ragazza.

-Questo è un posto importante per me, l’unico mio rifugio dai problemi e dalle preoccupazioni. L’unico posto in cui sono stata davvero in compagnia.-

-Qui giace la persona che mi ha sempre capita e sostenuta…- sollevò il braccio in avanti, indicando la lapide di fronte a sé.

-Mia madre-

Yoongi alzò le sopracciglia e, senza rimuginarci troppo su, si portò sulle ginocchia, eseguendo un perfetto inchino col busto. Rimase in quella posizione a contemplare la foto sorridente della donna.
Era bellissima, proprio come la figlia.
I suoi occhi cominciarono a luccicare non appena videro il viso di Miyon: sorrideva, nonostante tutto. Ha sempre sorriso, sebbene tutti i problemi, le complicazioni, i duri ganci destri giocati dal destino.
E la amava per questo. Era a conoscenza della grande forza che lei non sapeva nemmeno di avere, e forse era per questo che dovesse starle accanto... per far sì che questa sua forza fosse degna di nota agli occhi di lei stessa.
Tutto questo era ciò che lui chiamava “fato”.

La sua mano si tese verso la ragazza, afferrandole dolcemente la manica del giacchino di pelle. La tirò verso di sé, invitandola ad inchinarsi accanto a lui.
Fu un gesto che Miyon non si sarebbe mai aspettata di ricevere dal ragazzo, nonostante lo conoscesse meglio di se stessa. Sorrise, le lacrime iniziarono ad inumidire i bulbi oculari.
Si sedette sulle ginocchia, la sua mano toccava quella di Yoongi. Le loro dita erano appena state intrecciate, come il filo del loro destino.

Qualche attimo prima che la ragazza potesse fiatare, Yoongi allungò un braccio alla sua sinistra, staccando da un cespuglio un meraviglioso crisantemo bianco*. Appena sbocciato, incarnava la bellezza pura e l’eleganza di Miyon; era candido, come la sua anima, e come l’anima di sua madre.
Posò il giovane bocciolo davanti la lapide e accarezzò il viso della ragazza, nel cui sguardo vi era stampata quella stessa emozione che lui aveva sempre provato e che, molte volte, aveva cercato di nascondere: l’amore, quell’amore profondo e sincero, più raro di una mosca bianca.

Miyon schiarì la voce nel tentativo di allontanare, seppur per qualche istante, l’impetuosità delle lacrime, pronte a sgorgare ai lati del suo viso.

-Ho aspettato tanto questo momento, e penso anche tu- si rivolse alla fotografia davanti a sé. Ne sfiorò la cornice.

-Mamma... voglio presentarti una persona-
A quelle parole, le loro mani si strinsero ancora di più.
Quello stesso venticello stagionale portò con sé un soave profumo, delicato e dolciastro, che accarezzò con morbida potenza i capi di entrambi i giovani. Sfiorò i loro visi, proprio come il tocco protettivo di una mamma, fiera e orgogliosa di chi aveva cresciuto con tanta fatica.

Era questo ciò che Miyon sapeva avrebbe sentito, ciò che voleva sentirsi dire da lei.
Quella risposta era stata tanto silenziosa quanto perfettamente udibile.
Un soffio di vento tiepido era quel caldo abbraccio che le era mancato, la conferma che sua madre non l’aveva mai abbandonata. La stessa a dirle che non avrebbe dovuto più avere timore di rimanere sola.

Perché adesso, insieme a lei, Yoongi sarebbe stata la sua ancora.
E il suo ancora.
Per molto tempo.



*NB: secondo la tradizione occidentale, il crisantemo è considerato il fiore dei morti, ma in Oriente viene considerato simbolo di gioia, vitalità e pace.







 

►Angolo autrice:
Buonsalve a tutti! Si, sono tornata dal regno dei morti (dopo mesi, ma va beh). Finalmente mi sono liberata una volta per tutte di quel pesante fardello chiamato “scuola”, adesso sono libera e diplomata (ergo, disoccupata – già, questi sono i vantaggi di essere maggiorenni u.u”)
Ma tornando a noi, mi dispiace essere stata assente per così tanto tempo… so che molti di voi aspettavano con ansia il capitolo successivo (che tra l’altro è anche l’ultimo). Grazie al cielo, ultimamente ho ritrovato l’ispirazione e la voglia di scrivere, e spero che continui a perdurare ahah
Grazie mille a tutti per aver seguito/recensito la storia, mi rende davvero felice (e mi aumenta di molto gli scarsi livelli di autostima ahah)~
Spero che il finale vi sia piaciuto TT__TT
Prima che vada, voglio annunciarvi che sto lavorando sull’ultimo capitolo di “Stay with me”, sperando possa farlo uscire a breve e terminare anche questa ff.
Plus, ho molte altre idee per nuove storie, e due sto già cominciando a scriverle! Mi auguro con tutto il cuore che possa pubblicarle presto (e che, soprattutto vi piacciano).
Corro adesso, ho moltissime cose da sbrigare!
Vi abbraccio!! Fighting~~

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS) / Vai alla pagina dell'autore: tenacious_deep_soul 99