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Autore: Yutsu Tsuki    07/09/2018    2 recensioni
VioletxCastiel. Sarà possibile?
"Mandy era tutto ciò che tu non eri. Spigliata, carismatica, audace.
Aveva sempre l’insopportabile capacità di monopolizzare l’attenzione con chiunque e ovunque si trovasse. Ma da dove derivasse questa sua forza, nemmeno tu te lo spiegavi. E la conseguenza di questo suo essere al centro di ogni discorso finiva, tuo malgrado, per eclissare proprio te.
Ma ad essere sinceri ciò non ti avrebbe creato tanti problemi, se non fosse stato per una piccola verità che all’apparenza poteva sembrare insignificante, ma che in realtà cambiava tutto.
Mandy eri tu."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alexy, Ambra, Castiel, Lysandro, Violet
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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III - Piacere, Mandy




Le settimane che ti separano dalla festa scorrono molto più velocemente del previsto, tanto che, a poche ore dall’inizio dell’evento, sei ancora psicologicamente impreparata per ciò che dovrai affrontare.
Scegliere quali vestiti avresti indossato fra quelli che possedevi era stato a dir poco traumatico. Se mai Alexy avesse aperto il tuo guardaroba e avesse visto il genere di indumenti che sei solita portare, eri certa che avrebbe preso e dato tutto in pasto alle fiamme.

Tuttavia - non prima di due buone ore di ricerca - avevi riscoperto nei meandri del tuo armadio un abitino viola in stoffa plissettata che avevi ricevuto da tua zia per il tuo ultimo compleanno e che non avevi mai avuto l’occasione - o meglio, il coraggio - di mettere.
La parte superiore, senza maniche ed un tantino attillata, era pure un po’ troppo scollata per i tuoi gusti, mentre quella inferiore arrivava di molto sopra le ginocchia. Sebbene su di te non stesse bene quanto su una modella, eri sicura che a livello di stile fosse più che accettabile, e che quindi Alexy non avrebbe avuto troppo da ridire.

Per completare il look, avevi scelto delle calze molto alte e coprenti, in modo da non rimanere quasi mezza nuda. Quanto alle scarpe, nonostante un’iniziale riluttanza, avevi deciso di cercare fra quelle che un tempo erano appartenute a tua madre. Ti sentivi quasi in colpa a doverlo fare, ma sicuramente, se lei fosse stata lì con te, ti avrebbe offerto con gioia di sceglierne un paio delle sue.
La scelta finale era ricaduta su degli stivaletti a tacco medio, molto comodi e non eccessivamente bassi.

Prima di recarti alla festa passi a casa di Alexy per farti sistemare parrucca e look.
Dopo aver suonato il campanello, ti accoglie sua madre, la quale sembra piuttosto irritata.
«È di là che si sta cambiando. Digli che non esce di casa se prima non ha rimesso a posto la sua stanza», ti annuncia in tono severo, lanciando un’occhiataccia alla camera di suo figlio.

Dopo averla timidamente salutata, ti dirigi verso di lui, fermandoti dietro alla porta chiusa.
«A-Alexy, sono io».
«Entra», lo senti gridare da dentro.

Nel momento in cui varchi la soglia, ti ritrovi in quello che sembra essere un campo di battaglia. Non hai mai visto un posto più incasinato di quello: vestiti ovunque, lenzuola e cuscini sottosopra, scatoloni e cassetti rovesciati. Se dovessi fare un disegno di quel luogo, ne verrebbe fuori un quadro di Picasso.
«Pronta, Violet? Svelta, fatti mettere la parrucca, che abbiamo poco tempo» esordisce Alexy, facendosi largo tra le montagne di tessuti.
Quasi non ti accorgi che il tuo compagno di classe è bellamente in mutande, tanto eri occupata ad osservare le colline di magliette e i fiumi di calzini sparpagliati per tutto il pavimento.

Distogli rapidamente lo sguardo dal suo fondoschiena e, con molta fatica, riesci a raggiungere la sedia.
Senza perdere ulteriore tempo il tuo amico comincia a ripetere la stessa lunga e tediosa operazione di qualche settimana prima. Dopo meno di mezz’ora, la parrucca biondo platino è diventata parte di te.
«Ottimo. Fatti vedere» esclama Alexy, girandoti verso di lui. Avverti il suo sguardo su di te, mentre decide se il tuo vestito è approvato o meno. Preghi con tutta te stessa che la tua decisione lo soddisfi, anche se, in caso contrario, non ci sarebbero molte alternative.

«Mmm, ti avrei vista con qualcosa di diverso, ma…» esordisce.
«Ma…?»
«Diciamo che anche così può andare», dice infine. Non puoi che tirare un sospiro di sollievo.
«Anche se quelle scarpe non vanno assolutamente bene!» aggiunge poco dopo, con disgusto. «Come puoi abbinare quel vestito con quegli stivali?!»
«Che c’è di male? Sono neri e il nero sta bene con tutto, no?»
«Non è questione di colori, Violet. È il tacco, la forma… sono orribili. Ah, lascia perdere.»

Il tono di Alexy comincia a spazientirti. Sei tentata di rispondergli per le rime, di sbattergli in faccia che sono le scarpe di tua madre, per farlo sentire in colpa, ma l’ultima cosa che vorresti è litigare con lui e mandare all’aria la serata.
«Quindi come faccio? Non c’è tempo per tornare a casa a sceglierne delle altre.»
«Ovvio, fra meno di venti minuti dobbiamo uscire», risponde in tono sbrigativo.
«Stai qui, ci penso io», riprende dopo aver riflettuto per qualche secondo. In quattro e quattr’otto si veste con i primi abiti che gli capitano a tiro, estraendoli dalle pile di capi ammucchiati per terra. Dopodiché, cellulare alla mano, si dirige verso la porta scavalcando i cumuli di stoffa ed esce dalla camera.

Odi uno scambio di frasi confuso e acceso fra il ragazzo e sua madre, e quello che sembra essere il rumore di un portone che si chiude.
Rimasta da sola, ti domandi cos’abbia in mente quel pazzoide. Dopotutto si tratta solo di un paio di scarpe. Dubiti che quando sarai alla sfilata, in mezzo a tutta quella gente stilosa, qualcuno noterà e giudicherà ciò che tu porti ai piedi.

Pochi minuti più tardi la porta si riapre, ma non è Alexy a fare la sua comparsa, bensì suo fratello Armin.
Quando ti vede sgrana di colpo gli occhi. «V-Violet? Ma come ti ha conciata?!» esclama con grande stupore.
«Sono ridicola?» arrossisci preoccupata.
«Ma no, anzi! È che non sembri tu», spiega. «Però stai bene. Sembrano tuoi quei capelli.»
Sei sollevata nel sentirtelo dire. È positivo che qualcun altro confermi che il look scelto da Alexy sia efficace, nonostante i suoi gusti alquanto strambi.

«Sai dov’è andato tuo fratello?» chiedi poi ad Armin.
«Non ne ho idea. È uscito di casa dicendo che sarebbe tornato subito.»
«Capisco…»
Sei intenta a trovare un buon argomento di conversazione, quando noti che lo sguardo di Armin è fisso su di te.
Non sai se sentirti a disagio oppure soddisfatta per l’improvviso interesse. In ogni caso puoi solo sperare che anche Castiel reagisca come lui nel momento in cui ti avrà vista.

Dopo pochi minuti torna Alexy. Sta reggendo fra le mani un paio di stivali bianchi altissimi, così eccentrici che sembrano usciti da un manga. «Ho chiesto ad una mia vicina di prestarmeli. Dimmi se non sono meravigliosi.»
«Quale vicina, Suzanne?» interviene Armin.
«No, Margot.»
«Quella che fa i cosplay?!»
«Sì, lei.»
«Ti prego, fammeli toccare!»
«Armin, non è il momento di fare i pervertiti. Sono per Violet!» E, attraversando velocemente la stanza, Alexy giunge di fronte a te e ti consegna gli stivali. «Stai attenta a non rovinarli, mi raccomando.»

«E se non mi vanno?» domandi mentre ti sfili dai piedi le scarpe di tua madre.
«Te li devi far andare», liquida lui rapidamente.
«D’accordo, vi lascio alle vostre robe di moda», borbotta Armin, prima di uscire dalla camera.

Mentre stai provando gli enormi stivali da cosplayer che Alexy ti ha gentilmente procurato, lo vedi dirigersi verso l’armadio e tornare indietro poco dopo con due giacche di paillettes dai riflessi argentei, molto in stile anni ’80.
«Tieni», dice porgendotene una. «Indosseremo la stessa giacca. Forte, eh?»
Annuisci sorridendo per l’idea carina, ma ancor di più nel constatare che le scarpe che hai indossato ti calzano piuttosto bene.

Dopo esserti messa la nuova giacca e la maschera-occhiale viola, il tuo look può dirsi completato. Il tuo compagno di classe si allontana da te per vederti meglio. «Bene. Levati le calze e sei a posto», dichiara, dopo qualche secondo.
«Come? Non posso stare senza niente sotto», ribatti subito.
«Stai scherzando, vero?»
«No.»
«Violet, sei finalmente pronta e vuoi rovinare tutto per due stupide calze?»
«Non voglio rovinare tutto, è solo che…»
«Capisco», sospira Alexy. «La Foresta Amazzonica non è stata disboscata.»
«Macché, non c’è nessuna Foresta Amazzonica», esclami arrossendo dalla testa ai piedi, «Semplicemente non me la sento di stare con una gonna così corta.»

Alexy sembra sul punto di perdere la pazienza. «Ascoltami. Vuoi fare colpo su Castiel o no?»
«Sì, ma…»
«Allora fidati dell’esperto», conclude senza darti altra possibilità di rispondere.
Mentre lui si sta cambiando con i vestiti definitivi che ha scelto per la festa, tu ti ritrovi a sbuffare ripetutamente, indecisa se dargli retta a costo di un probabile disagio personale, o se rimanere ferma sulla tua idea col rischio di fare un’impressione meno efficace nei confronti del rosso.
Ti sfili la grande maschera e la osservi per un attimo. Ora che ci pensi nessuno saprà chi sei una volta lì. Tanto vale mettere da parte il pudore, per una volta.
«Brava, sapevo che ce l’avresti fatta», afferma Alexy mentre ti togli le scarpe e poi le calze.

Quando entrambi siete finalmente pronti, salutate genitori e fratello e vi recate al luogo dell’evento, che dista una decina di minuti a piedi.
Durante il tragitto esamini l’abbigliamento del tuo amico.
Sotto la giacca identica alla tua indossa un gilet dello stesso colore dei suoi capelli e ancora sotto una maglia bianca. I pantaloni, a zampa di elefante, sono anch’essi in paillettes argento, mentre in viso porta degli occhiali pieni di brillantini, appariscenti tanto quanto i tuoi.

Tutto sommato, nonostante i problemi della preparazione, sei soddisfatta del tuo aspetto finale. Devi ammettere che Alexy ha fatto un ottimo lavoro e non puoi che essergli grata per l’interesse che ha dimostrato verso di te. Tuttavia, prima di ringraziarlo, è bene accertarsi che il suo aiuto sia effettivamente valso a qualcosa.

Respiri a lungo, in modo da concentrarti e cacciare il nervosismo. Sarà un’ottima serata, tutto andrà bene e Castiel si accorgerà di te.




Abbandoni buona parte del tuo ottimismo non appena avvisti una folla numerosa e molto chiassosa davanti all’ingresso del locale in cui si tiene la sfilata. Il tuo primo impulso è quello di fuggire lontano, ma vieni fermata dalla presa di Alexy, il quale ti dice di stare tranquilla e di non preoccuparti di nulla dato che con te c’è lui.

Cerchi di dargli retta. Dopo tutta la fatica che ha fatto per trovarti un look adatto, sarebbe ingiusto da parte tua buttare ogni cosa all’aria. Attraversi quindi la strada cercando di ignorare gli sguardi curiosi dei presenti che si posano di tanto in tanto su di voi, finché non arrivate all’entrata. Dopo aver mostrato gli inviti a due ragazze dello staff, varcate finalmente la soglia d’ingresso.

«Alexy, sei tu?»
Non avete neanche finito di percorrere il corridoio che porta alla sala dell’evento, che già odi una voce squillante e familiare pronunciare il nome del tuo accompagnatore.
Mentre lui si dirige verso la persona che lo ha chiamato, tu scivoli in silenzio dietro a una pianta di filodendro poco distante e abbastanza alta da nasconderti completamente. Non te la senti di incontrare Rosalya. In quanto regina del pettegolezzo, comincerebbe a farti mille domande e, in meno di mezzora, tutti gli invitati verrebbero a conoscenza della tua identità, Castiel incluso. Meglio che sia Alexy a parlarle. Da lì, però, dovresti essere in grado di ascoltare la loro conversazione senza essere vista.

Cerchi uno spiraglio tra le foglie per vedere meglio la sagoma della tua compagna di classe. Rosalya, com’è prevedibile, irradia splendore da ogni singolo poro. Le sue curve da modella sono valorizzate da un tubino molto attillato, di un giallo limone parecchio audace, ma che ben si sposa col colore dei suoi occhi. La lunghissima chioma bianca termina proprio dove inizia il fondoschiena, quasi come ad attirare ogni sguardo su di esso. Più in basso, oltre le gambe snelle e affusolate - più simili a quelle di una donna che di una sedicenne - vi sono due décolleté nere con plateau e tacco alto e largo. Non c’è dubbio, potrebbe fare concorrenza pure a Mandy!

«Alla fine avete invitato qualcun altro?» le domanda ad un tratto Alexy.
«No, della classe ci sono solo Lysandro e Castiel», risponde lei. A quelle parole un brutto presentimento comincia ad insinuarsi nella tua mente. Puoi già immaginare come andrà a finire: lei e Castiel staranno insieme per tutta la serata, rendendoti impossibile passare del tempo da sola con lui.
E tu che ti eri illusa di avere qualche possibilità.

«A proposito, come ha fatto Lysandro a convincere Castiel a venire? Non ce lo vedo proprio ad una sfilata di moda», continua il tuo accompagnatore.
«Sai com’è», sospira Rosalya. «“Sfilata di moda uguale modelle e tipe fighe”», aggiunge imitando la voce roca di Castiel.
Avresti preferito evitare di ascoltare questa parte.
«Sempre il solito. Ehm, sai se sono già arrivati?» le domanda strategicamente Alexy.
«No, non ancora. Anzi, se li vedi potresti salutarli da parte mia? Resterò per tutto il tempo dietro le quinte a dirigere la sfilata, quindi mi sa che non avrò tempo per incontrarli.»
Come non detto, tiri un sospiro di sollievo e dentro di te gioisci per ciò che ha appena detto Rosalya.

Aspetti che i due abbiano finito di parlare e che la ragazza si sia allontanata, per avvicinarti finalmente ad Alexy. «Ah, eccoti. Su, andiamo a bere qualcosa, prima che cominci la sfilata», esclama lui lanciando un’occhiata alla postazione bar che si intravede in fondo al corridoio.
«B-bere? Devo per forza?» mormori con una certa apprensione.
Alexy non sembra sentirti. Lo vedi fermare un cameriere munito di vassoio e tanti calici pieni di champagne che stava passando accanto a voi, e sollevarne due. «Non fare la schizzinosa e butta giù», ti comanda porgendotene uno.

Provi a dare un’annusata veloce al liquido giallognolo, ma l’odore pungente ti pizzica le narici in modo sgradevole. «Bleah! Mi fa schifo», protesti tappandoti in fretta il naso.
Alexy sospira. «Vieni», e, dopo aver consumato la sua bevanda, ti prende per mano e insieme percorrete tutto il corridoio.
Arrivate alla stanza in cui si sarebbe tenuta la sfilata. L’ambiente è molto ampio ed elegante, ma con un tocco di eccentricità qua e là. Alte piante ornamentali dai rami contorti coprono le pareti luminose, mentre a contatto con il soffitto, sopra le teste degli invitati, sono disseminati centinaia di palloncini di colore azzurro ed argento, a cui sono collegati altrettanti lunghi fili svolazzanti.
Al centro della sala c’è un palchetto rialzato attorniato da numerose sedie, che occupano la quasi totalità dello spazio complessivo. Sulla sinistra si trova la postazione bar, nonché diverse tavolate piene di viveri e bevande.
«Prova questo.» Alexy ti piazza in mano un bicchiere contenente un liquido bluastro dall’odore meno fastidioso del precedente. Ne assaggi un sorso. Non è cattivo. Certo, avresti preferito un analcolico, ma tutto sommato poteva essere peggiore.

La serata, che si era prospettata un disastro, comincia a prendere una piega migliore col passare del tempo. Nell’attesa dell’arrivo di Lysandro e Castiel, scopri che quel cocktail bluastro non è affatto male, anzi, ti piace sempre di più; tanto che, una volta finito, decidi di fare il bis. Inoltre, anche la compagnia si rivela migliore del previsto. Più volte, mentre stai sfilando tra la gente a braccetto con Alexy, noti sguardi pieni di curiosità e di rispetto posarsi su di voi. È un ambiente a cui non sei abituata, molto diverso da quello del tuo liceo. L’età media è più alta e di conseguenza pure il livello di maturità. Qui non ti guardano storto se indossi una maschera, ma, anzi, con interesse e perfino ammirazione. Anche se, devi riconoscerlo, gente dall’aspetto stravagante come il tuo non manca, e questo è forse il motivo per cui non ti senti affatto a disagio.

Ogni tanto, tra un sorso e l’altro, qualcuno si avvicina a voi per scambiare quattro chiacchiere. A volte vi domanda quale sia lo stilista dei vostri abiti, e Alexy risponde con prontezza; altre volte chi siate voi stessi, e a quel punto lui dà libero sfogo alla fantasia. Per alcuni siete, semplicemente, Alexy e Mandy, due amici di Leigh; ma per molti altri Margot e Mathieu Gautier, gli ultimi discendenti della più antica famiglia di stilisti di Francia; mentre per altri ancora Vivien e Jèrèmy Lacroix, fratello e sorella fashion blogger con più di seicentomila seguaci su Instagram.
Per te è davvero difficile trattenerti dal ridere nel sentire Alexy raccontare le storie più strampalate e immaginarie possibili. Ma dopotutto l’aveva detto: “Per una sera divertiti, fai la pazza, fai quello che Violet non farebbe mai”, e ora come non mai ti rendi conto che hai fatto bene a fidarti di lui.

Piano piano scopri com’è non essere più la ragazza timida di sempre. Sempre col tuo drink preferito in mano cominci ad esplorare il locale e a conoscere ragazze e ragazzi della tua età, che, noti, sembrano affascinati dal tuo aspetto. Ai loro complimenti rispondi con fierezza piuttosto che con vergogna, e ogni tanto sei tu stessa a farli a loro. La trasformazione in Mandy stava diventando non più solo fisica, ma anche psicologica.

Non sai quanto tempo sia passato da quando siete arrivati; ti stai divertendo così tanto che hai finito pure per dimenticarti il vero motivo per cui tu ed Alexy siete lì. Tanto che ad un certo punto quasi ti stupisci nel ritrovarti Castiel e Lysandro a pochi metri da voi.
Senti l’eccitazione crescere dentro di te. «Andiamo», ordini ad Alexy, facendo per dirigerti verso di loro, ma il tuo amico ti prende un braccio, bloccandoti.
«No», dice. «Lascia che sia lui a notarti.»
Sbuffi. «Non accadrà mai.» Sperare che Castiel veda te fra centinaia di persone? Ricordi come hai tentato per settimane di attirare la sua attenzione, ma i risultati si sono rivelati alquanto deludenti.

«Forse con Violet no, ma in questo momento tu sei Mandy, ricordi? Vieni.» Sprezzante delle tue proteste, Alexy ti prende per mano e ti guida lontano dai tuoi due compagni di scuola. Giunti vicino all’ingresso, fate dietrofront per tornare sui vostri passi.
«Non può funzionare», borbotti fra te e te mentre vi avvicinate sempre di più a Castiel e Lysandro. Il tuo commento non sfugge alle orecchie di Alexy.
«Fidati di me, Mandy». Sentirti chiamare così ti dà una strana carica che ti convince ad abbandonare il pessimismo e a camminare a testa alta.

Ormai siete a pochi metri dal rosso. Fai appena in tempo a sistemarti la maschera, che scorgi con la coda dell’occhio che Castiel si è girato verso di te al tuo passaggio.
Curiosa e preoccupata allo stesso tempo, ti fermi assieme ad Alexy al tavolo del buffet. «E ora?» gli domandi.
«E ora fingi di mangiare», risponde ficcandoti in bocca una pizzetta, che sputi quasi subito. Sei così nervosa, che non ce la fai a pensare al cibo. Poi Alexy si gira, con molta nonchalance, verso il vostro obiettivo. Facendo finta di niente, cerca di osservare i suoi movimenti, finché, con fare risoluto, annuncia: «Sì, credo proprio che voglia venire da te.» E, dopo aver ingerito un salatino, aggiunge con voce più alta: «Sorellina, io vado a parlare con Leigh. Perché non provi uno di questi stuzzichini? È al peperone, dovrebbe piacerti.»
«Ah ah. Molto divertente», ribatti ironica. Poi però vedi che Alexy se ne sta andando e che allo stesso tempo Castiel si sta davvero allontanando da Lysandro per venire verso di te. «Alexy, torna qui!»
Troppo tardi.
In una manciata di secondi lui è scomparso tra la folla, mentre Castiel è a pochi centimetri di distanza.

Ti irrigidisci come un manico di scopa. In un istante tutta la carica di prima svanisce nel nulla, risucchiata in un buco nero. Addio Mandy, bentornata Violet.
Hai l’impulso di scappare via, ma stranamente Castiel non ti rivolge la parola, accrescendo il tuo panico, bensì cerca qualcosa da mangiare sulla tavolata, ma, noti, con lo stesso interesse che avevi tu fino a poco prima.

Passa un minuto abbondante in cui lui non ti rivolge la parola, nonostante siate l’uno accanto all’altra. Cominci a credere che in realtà non ti abbia calcolato minimamente, perciò fai per spostarti, quando odi una voce alle tue spalle.
«Ti va un bicchiere di champagne?»

Ti blocchi, incredula, e lentamente ti giri verso di lui.
Siccome ora sei Violet, vorresti rispondergli di no, perché lo champagne ti fa a dir poco schifo, ma un inaspettato barlume di buon senso fa riaffiorare in te un po’ di Mandy, così accetti l’offerta, non senza una certa sofferenza.

Castiel prende due calici vuoti dal tavolo e ci versa una generosa dose di liquido giallognolo. Noti come nel farlo cerchi in tutti i modi di essere delicato, come un vero gentiluomo, e tu tenti disperatamente di non scoppiargli a ridere in faccia.
Noti anche che è diverso dal solito Castiel della scuola. Gli abiti che indossa sono decisamente più eleganti e anche i capelli sono più curati, pettinati all’indietro, con un piccolo ciuffo che ricade sulla fronte. Non ti dispiace questa versione del rosso.
…Nel senso che è meno peggio del solito, s’intende.

Dopo averti porto uno dei due calici, tu lo prendi in mano e lo fissi con apprensione. Devi sforzarti di bere, cacciare via per un attimo Violet. Per lo meno in segno di educazione.
Finalmente lo avvicini alla bocca. Anche se non hai uno specchio a portata di mano, sai per certo che ti si è formata un’espressione di disgusto in faccia; ma ringrazi che almeno hai una maschera che ti copre metà volto. Senza pensarci troppo, trangugi lo champagne in un solo sorso e per poco non ti viene un conato di vomito. Poggi velocemente sul tavolo il bicchierino vuoto.

Tuttavia Castiel, che ha assistito a tutta quanta la scena, non ti guarda male, ma anzi sorride e ridacchia. «Potevi dirlo, che non ti piaceva», commenta assaggiando il suo.
«Preferisco quello», rispondi subito indicando un gruppetto di bicchieri poco distante contenenti il tuo amato cocktail blu.
«Immagino», continua lui voltandosi a guardarli e curvando le labbra in un sorrisetto malefico. Notando il tuo silenzio pieno di interrogativi, ti spiega: «Non lo sapevi? Dicono che abbiano modificato i Bleu Collins aggiungendoci una qualche sostanza stupefacente. Ecco perché ti piace.»

A quelle parole impallidisci sul colpo. Leigh non farebbe mai una cosa del genere… O forse sì?!
Sei tentata di correre in bagno per rigurgitare tutto lo schifo che ti sei messa in corpo, ma Castiel ti frena appena in tempo. «Scherzavo», ridacchia col suo solito modo di fare burlone.
«Cretino!» Come hai potuto farti prendere in giro da lui? Eppure sai come è fatto.
«Ehi, ehi, cos’è tutta questa confidenza?» risponde quasi seccato. Ahi! Piano con le parole, devi stare attenta: non deve sospettare che tu lo conosci bene. È buffo: mentre parli con lui ti sembra come di essere in un videogioco in cui devi cercare di scegliere le risposte giuste per far colpo. Ma tu ora hai dato quella sbagliata, e hai perso punti preziosi.

Nel tentativo di rimediare, decidi di buttarti. «Non so, ho come l’impressione di averti già visto da qualche parte…» pronunci con la voce più sensuale che riesci a trovare.
«Mmm, dici?» risponde Castiel, con un tono che non riesci a decifrare. «Perché non ti togli la maschera, così lo scopriamo?»
Senti un piccolo brivido salirti lungo la schiena, come se ti avesse chiesto di denudarti lì davanti a lui. Devi cambiare argomento. E in fretta.
«Mio fratello ci tiene che manteniamo l’anonimato», sputi fuori senza starci a pensare.
«Ah, è quello con cui eri prima?» domanda gettando uno sguardo alla folla di fronte al palchetto.
Annuisci e ringrazi che Castiel non abbia riconosciuto Alexy, altrimenti come avresti giustificato la bugia appena detta?

Vedi il tuo compagno di classe che manda giù l’ultimo sorso di champagne. «E tu, invece?» domandi con finta ingenuità. «Non mi dirai che sei qui da solo.»
Castiel accenna un sorriso. «Che ci sarebbe di strano?»
«Beh, non mi sembri il tipo interessato alla moda», rispondi sondandolo dalla testa ai piedi, dimenticando che lui non può vedere i tuoi occhi.
«Potresti rimanere stupita», pronuncia avvicinandosi pericolosamente te. Non capisci perché, ma il tuo cuore comincia a pompare più veloce.

In ogni caso non hai il tempo di pensarci, perché le luci della sala si abbassano di colpo e una figura slanciata compare sul palco. «Benvenuti e grazie per essere qui oggi.» È Rosalya. «Spero che il rinfresco sia stato di vostro gradimento. Tra pochissimo avrà inizio la sfilata, quindi vi invito a prendere posto sulle sedie.»
Uno dopo l’altro, tutti i presenti si riversano al centro della sala. È meglio scegliere in fretta dove sedersi.

Nel cercare di farti largo tra la folla lanci un’occhiata alle tue spalle e vedi Castiel a qualche metro di distanza. Alexy si è già seduto insieme a due signori incontrati prima, mentre Lysandro ha preso posto in ultima fila e si guarda attorno con sguardo perso. Avvisti una decina di sedie ancora libere nella quarta fila e decidi di infilarti lì. È probabile che Castiel vada a sedersi accanto al suo amico, ma alla fine non puoi avere tutto dalla vita.

Ti guardi con la coda dell’occhio a destra e a sinistra e scopri con tua grande sorpresa che il tuo obiettivo è rimasto dietro di te e ti sta seguendo. Sorpassate alcune sedie, finalmente vi potete sedere.
Senti crescere un piacevole disagio vista la vicinanza col tuo compagno di classe, ma non è il momento di cedere. Per ora sta filando tutto liscio; continua così e la serata si rivelerà un successo.

Pochi minuti più tardi ha inizio la sfilata.
Uno dopo l’altro fanno il loro ingresso i modelli e le modelle. Attendono per qualche istante alla fine del palco, dopodiché, tra i flash delle fotocamere e il ritmo della musica, tornano dietro le quinte, da dove son venuti. Alcuni abiti sono molto carini, certo non adatti alla scuola, ma di buon gusto. Altri sono decisamente più stravaganti e ti domandi chi mai potrebbe essere così malato da metterli in un contesto normale - a parte Alexy, naturalmente.

Raccogli tutto il coraggio che hai e decidi di parlare con Castiel. «Che ne pensi?»
Lui non risponde subito, né si volta verso di te. Poi, poco convinto, borbotta: «Non male come stile.»
Ci metteresti una mano sul fuoco che l’abbia detto solo per condiscendenza. Non è mai stato interessato a queste cose e tu lo sai. «Uhm, io non sopporto la moda», dichiari sicura di te.
«Pure io», ribatte lui. Per poco non scoppi a ridere. «Eppure da come sei vestita non l’avrei mai detto», aggiunge lanciandoti un’occhiata vaga.

Replichi con la prima cosa che ti viene in mente. «Oh, è mio fratello che mi veste. Quanto ad abiti, ci pensa lui.» Sorridi rendendoti conto di aver preso spunto da Armin.
«Sai, tu e tuo fratello mi ricordate due miei compagni di classe», rivela infatti Castiel. «Ora che ci penso, anche a me sembra di averti già vista da qualche parte…»

Deglutisci piano. Se dovesse scoprire chi sei, l’umiliazione che subiresti impiegherebbe anni, se non secoli, a svanire. Tenti di nuovo di cambiare argomento.
«Hai detto che la moda non ti piace. Come mai sei qui, allora?» Avevi già udito la risposta da Rosalya, aveva detto che gli interessavano solo “le modelle e le tipe fighe”, ma dopotutto questo lui non lo sa.
Per la prima volta Castiel sembra in difficoltà. In un primo momento apre la bocca, ma poi ci ripensa. Alla fine, con una calma apparente, mormora: «Accompagno un amico.»
A quelle parole non puoi che domandarti come mai a Rosa abbia dato una risposta diversa. Che ci sia una speranza?

Passate il resto della sfilata a commentare e prendere un po’ in giro gli abiti di dubbio gusto che appaiono. Scopri che conversare col rosso è molto più facile di quanto sembrasse all’inizio. Un po’ per l’alcol, un po’ per l’identità celata, ti senti aperta con lui e trovi incredibile non provare più timidezza. Devi ammetterlo, l’idea di Alexy ha funzionato alla perfezione: la maschera ti consente di essere te stessa, perché grazie ad essa Castiel non può sapere nulla di te, dove stai guardando, che espressione stai facendo, quale reazione hai alle sue parole.

Un’ora più tardi Rosalya ricompare sul palco e comunica al pubblico che, il tempo di spostare le sedie, e la pista sarebbe stata libera per ballare.
A quella parola ti si forma un nodo alla gola. E adesso? Finché si tratta di conversare, ancora ancora, ma di ballare non se ne parla. Castiel vorrà farlo di sicuro e di certo non ci farai una bella figura a rifiutarti per startene seduta da sola tutto il tempo.

«Torno dal mio amico. Ci vediamo dopo.» La sua voce ti riporta alla realtà. Dopo averlo salutato decidi di cercare Alexy per chiedere aiuto a lui.
Lo vedi nell’altro lato della sala che sta parlando con Rosalya, Leigh e un mucchio di altre persone. Ti avvicini a lui facendoti piccola piccola in modo da non dare nell’occhio e, non appena sei alle sue spalle, gli tiri un paio di volte la giacca per attirare la sua attenzione. Non appena si volta, però, anziché scomparire in silenzio dal crocchio per dare retta a te, come avevi sperato, lui ti tira verso di lui esclamando a gran voce: «Oh, guardate chi c’è, la mia socia, Mandy.»

Con gli sguardi di tutti puntati addosso diventi all’istante rossa come i capelli di Castiel, ma non perdi l’occasione per infliggere un calcio sulla caviglia del tuo accompagnatore. Non appena ti vede, Rosalya si fa avanti per presentarsi, tutta eccitata. «Tu sei Mandy, piacere! ADORO come sei vestita. E i tuoi capelli? Favolosi.»
Cerchi di resistere ancora per qualche minuto conversando con i presenti, poi finalmente il crocchio si disperde e tu ed Alexy vi appartate in un angolo della sala.

«Dimmi tutto. Com’è andata con Castiel? Vi ho visti seduti vicino durante la sfilata!» pronuncia tutto d’un fiato.
«Credo bene, per ora», gli confidi. «Ti racconterò meglio più tardi. Adesso sono nel panico: io non so ballare.»
«Non sai o non vuoi?»
«Entrambi», ammetti. «Come faccio, Alexy?»
«Quello che hai sempre fatto. Sii te stessa. Sii Mandy», risponde lui con tono onirico.
Rimani per un attimo interdetta dall’incoerenza del concetto, poi però il tuo amico ti trascina verso il centro della sala, dove tutta la gente si sta già scatenando.

La musica a palla e le luci stroboscopiche ti accolgono tanto dolcemente quanto una grandinata in pieno agosto. Alexy ti prende le mani per invogliarti a muoverti, ma l’unica cosa che riesci a fare è alzare e riabbassare i piedi uno dopo l’altro come un soldato-robot.
Lanci qualche occhiata attorno alla ricerca di Castiel - o meglio, per assicurarti che non sia nei paraggi e ti stia guardando - ma la folla è talmente vasta e opprimente, che non riesci neanche a vedere a oltre un metro da te.

Proprio quando lo stress sembra giunto al culmine, ti viene in mente un’idea. Dopo esserti liberata dalla presa di Alexy, cominci a saltare ripetutamente: in tal modo hai una visuale migliore, e al tempo stesso hai introdotto una nuova mossa di ballo al tuo già vasto repertorio.
Noti ad un tratto un tremolio rosso scarlatto fuori dalla ressa. Bingo.
«Alexy, io mi sposto un attimo», gridi senza riuscire ad udire quello che hai appena detto. Il tuo compagno non sembra averti sentito, vuoi per la musica troppo alta, vuoi perché la sua attenzione è stata catturata da un biondino poco distante da voi.

Ti fai largo tra la calca pestando i piedi di qualcuno e vendendo a tua volta colpita da gomitate involontarie, finché finalmente non esci da quella trappola umana.
Prima di andare da Castiel controlli che la parrucca sia ancora ben fissata sulla testa. Non sia mai che decidesse di scappare proprio mentre stai parlando con lui.
Il rosso è appoggiato al muro, accanto ad una pianta dai rami aggrovigliati, in mano una sigaretta che continua a rigirarsi tra le dita.

«Non balli?» domandi cercando di non apparire troppo interessata. Non riesci a decifrare il suo sguardo, ma la pieghetta che gli si è formata a lato della bocca sembra tradire una certa contentezza nel vederti.
«Stare lì in mezzo a quel mucchio di cretini? No, grazie», risponde fissando un punto indefinito oltre la folla di scalmanati.
Sei sollevata nel sentire quelle parole. Non solo perché ora non dovrai più sforzarti di ballare, ma anche perché significa che tu e lui avete un punto in comune. Entrambi non amate la compagnia della gente.

«Stavo per andare al bar. Vuoi qualcosa da bere?» gli chiedi con disinvoltura.
Lui ti osserva con intensità. «Un Bleu Collins, grazie.»
Dopo esserti girata per andare, odi di nuovo la sua voce. «Aspetta,» esclama, «non ti ho più chiesto come ti chiami.»
Lo guardi e accenni un sorriso. «Tu chiamami Mandy.»




Sono passate ormai due ore dal termine della sfilata e la stanchezza si sta facendo sentire. Seduta ad un tavolino fuori dal locale, stai facendo il bilancio della serata.
Dopo aver portato da bere a Castiel, vi eravate messi a chiacchierare animatamente. Ti eri presa un altro Bleu Collins pure tu e in un attimo ti eri sentita molto più sicura di te, più di quanto non lo fossi mentre ballavi con Alexy. Era come se l’effetto si fosse esaurito e poi finalmente ti fossi ricaricata, un po’ come gli spinaci per Braccio di Ferro.

Anche il tuo compagno di classe ti era parso più aperto con te, più interessato e curioso, tanto che aveva cominciato a farti più domande personali - che tu cercavi di evadere con nonchalance.
Ad un certo punto era arrivata Rosalya, che, senza nemmeno chiedervelo, vi aveva preso per le braccia e trascinato in mezzo alla mischia. Con uno sguardo veloce d’intesa avevate deciso di non opporre resistenza e di provare buttarvi anche voi.

C’erano tutti: Rosa, Leigh, Lysandro, Alexy e il suo biondino e naturalmente Castiel. Vedendo come quest’ultimo si fosse lasciato andare con facilità iniziando a ballare, con prontezza avevi fatto lo stesso, e, complice la canzone più gradevole e ballabile, eri riuscita ad abbandonare ogni inibizione.
Questa volta il turbine di musica e luci laser era stato meno fastidioso di prima, inoltre ti sembrava che ogni tanto tutti si girassero per guardare solo te.

Ma la cosa veramente incredibile era come Castiel non ti staccasse mai gli occhi di dosso; sembrava quasi ipnotizzato. Eppure non c’era nulla di compromettente in quello sguardo, piuttosto pareva pieno di rispetto.
E il fatto che fosse così attratto da Mandy dimostrava che anche Violet piacesse a lui. In altre parole ce l’avevi fatta. Sì, era assurdo, ma c’eri riuscita.

Dopo aver mandato giù un sorso d’acqua, ti soffermi con distrazione sulle pieghette del bicchiere di plastica.
«Io devo andare.» Castiel è comparso di fianco a te. Ha un’aria un po’ dispiaciuta.
Alzandoti ti accorgi di avere molto sonno. Sei abituata ad andare a dormire tardissimo, ma ballare ti ha davvero sfinita.
«Sono stato benissimo con te, Mandy», aggiunge, i sottili occhi grigi che brillano sotto la luce dei lampioni. «Posso… darti il mio numero?»
No, non puoi dirgli il tuo: scoprirebbe che in realtà sei Violet. «Non ce n’è bisogno,» gli rispondi con fare misterioso, «avrai presto mie notizie.»
«Guarda che ci conto», ribatte lui, sognante. Non c’è dubbio, è proprio stecchito!

Lo vedi esitare, poi odi la voce di Lysandro che lo chiama, ma giuri che per una frazione di secondo il volto di Castiel si fosse avvicinato in modo quasi impercettibile al tuo.
Continui ad osservarlo mentre torna dal suo amico ed anche quando se ne sono andati resti ferma in piedi ad osservare un punto indefinito davanti a te.

Qualche minuto più tardi arriva Alexy, che al contrario di te sembra ancora carico e pimpante. «Allora, adesso puoi raccontarmi o no com’è andata fra te e Testa di Peperone?»
Sospiri. «Sto morendo di sonno.»
«Non dirmi che vuoi già andare a dormire, Mandy. La notte è giovane!»
«Ora puoi smetterla di chiamarmi così», sorridi. «Va bene se te ne parlo lunedì a scuola?»
«Vuoi che resti per un intero week end a rodermi per la curiosità? Sei crudele.»
«Scusami, ma devo rifletterci su. Sai, metabolizzare il tutto…» borbotti vaga.
«Sì, sì…» brontola. «Ho già capito tutto, io.»
Arrossisci, ma senza insistere.

Fate ritorno a casa. Prima però passi da lui a recuperare le scarpe di tua madre e al tempo stesso restituirgli quelle della sua vicina cosplayer, nonché gli occhiali e la parrucca di Mandy.
Quando finalmente arrivi a casa tua, ti infili il pigiama e ti butti a letto. Chiudi gli occhi. La serata appena trascorsa è stata ricca di avvenimenti inaspettati; per cominciare, non ti saresti mai aspettata di piacere così tanto a Castiel.
Castiel.
Ti giri da un lato e provi a prendere sonno.
Passano diversi minuti, ma tutta la stanchezza accumulata durante la serata sembra essersi volatilizzata nel nulla.
È inutile, non riesci ad addormentarti.

Con movimenti lenti ti alzi e ti dirigi verso la finestra. Sulla scrivania c’è il tuo album da disegno. Ti siedi sulla sedia e lo apri.
Servendoti della luce offerta dalla luna, tracci con la matita nera curve decise e tratteggi più corti, che formano i dettagli di un volto. Due occhialoni che coprono gli occhi e una lunga coda dalle sfumature precise. Questa è Mandy.
Sotto di lei tracci le fattezze di un’altra ragazza, ma con i capelli più corti e scuri e gli occhi coperti da un velo di malinconia. Violet.
Il terzo volto ha lineamenti più marcati e maschili, occhi sottili e severi, capelli lisci appena più lunghi dei tuoi. Resti a fissarlo per un po’.

Giri la pagina. Disegni una figura intera che è metà Mandy e metà Violet. Quando sei soddisfatta, cambi foglio e disegni di nuovo Mandy, ma questa volta di profilo. Accanto a lei i lineamenti di Castiel, gli occhi chiusi, mentre la bacia.
E infine, il sesto e ultimo disegno. Provi in principio una punta di imbarazzo, ma poi con decisione tracci i contorni di Castiel, nella stessa posa di prima, ma questa volta con Violet.

Resti per un po’ a guardarlo, confusa. Con quell’immagine impressa nella tua mente torni a letto e finalmente prendi sonno.







Siamo al terzo capitolo. Che dire? Mi son resa conto che ADORO gestire Alexy. Scrivere i suoi dialoghi mi riesce con una facilità incredibile, e in più mi diverte un sacco. Tuttora continuo a ridere come una scema quando rileggo lo scambio di battute fra lui e Armin riguardo gli stivali della vicina cosplayer.
Piccola e insignificante curiosità: l’espressione che usa verso la fine “La notte è giovane” è una frase che dico sempre io, a chiunque, a caso. :°D

Per il resto, devo averci messo mesi e mesi a scrivere questo capitolo… Ricordo che era stato un parto!
Spero che a voi sia piaciuto ;)

Al prossimo capitolo,
Yutsu Tsuki


   
 
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