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Autore: Rubina1970    08/09/2018    5 recensioni
In questa storia cercherò di dare spazio a tutti i personaggi. Che siate fans di Abel, di Arthur o di Lowell, prometto di dare la massima attenzione a tutti loro!
Il punto è: e se Georgie, alla fine del cartone, si fosse rimessa con Lowell?
Nell'anime, non si vede mai che s'innamori di qualcun altro, e anche se torna a casa coi Butman Brothers non per questo ne sceglie uno. Questo è uno dei motivi per cui il finale dell'anime non mi soddisfa.
Spero che la mia storia vi piaccia, ci saranno baci, lacrime e risate, e paesaggi che uno non si aspetta (tipo: che ci fa Georgie in Italia?!) ... e aspetto vostri commenti!
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abel Butman, Altri, Arthur Butman, Georgie Gerald, Lowell Gray
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nota iniziale dell’Autrice: Carissimi tutti, scusate il ritardo. Questo capitolo mi è costato molta fatica, non riuscivo a trovare la concentrazione e l’ispirazione. Questo perché nella mia vita le cose non sembrano semplificarsi mai! Non sto benissimo, ma pian piano recupererò il tempo perduto, non vi lascio soli! Ma non voglio ritardare la lettura con chiacchiere inutili, dirò solo che la fanart è tutta mia e fatta con un modello, un’antica cartolina pubblicitaria (tutti i riferimenti li trovate alla pagina sorgente dell’immagine: https://www.deviantart.com/rubina1970/art/EDIT-For-BlueIvyViolet-In-the-Garden-761195955
Un’ultima cosa: nella mia caotica e non-vacanziera estate, una cosa che mi ha spronato molto a scrivere e ultimare il disegno è stato il disastro del ponte Morandi a Genova. Cose tremende succedono, tragedie collettive e individuali. Il mio augurio di serenità va a tutti voi, spero che stiate bene e che la vostra estate sia stata magnifica e lontana da ogni cosa brutta. Se così non fosse, a maggior ragione vi auguro ogni bene e vi abbraccio. Nel mio piccolo, scrivo storie dolci e faccio disegni felici (sempre! nonostante tutto), e spero che questo stato d’animo vi raggiunga e vi accompagni.

 


Lowell si congratulò con Maria e Arthur appena ebbe modo di salutare tutti i presenti. Georgie gli aveva scritto del loro matrimonio, ma lui non aveva mai potuto rispondere perché far uscire lettere dalla città durante l’epidemia era decisamente pericoloso, e naturalmente tutti i particolari che avrebbero potuto angosciarlo erano stati taciuti di proposito: in conclusione, di tutto quello che era accaduto, lui ne sapeva ben poco. Sapeva però che Maria era diventata Duchessa, e questo gli seccava parecchio. Il rango di Maria sarebbe stato imbarazzante per tutti loro, perché avrebbe dovuto essere trattata come se ogni cosa ruotasse attorno a lei, e lui, il padrone di casa, non sarebbe stato padrone di rilassarsi nemmeno nelle sue condizioni di convalescente. Per queste ragioni, fu costretto a essere particolarmente formale nel fare gli auguri ai novelli sposi, ma Arthur lo interruppe quasi subito (“Grazie, grazie, Lowell, ma nelle tue condizioni dovresti pensare solo a riposarti! Per gli altri discorsi ci sarà tempo dopo! Ti aiuto col bagaglio, dov’è che sta?”). Così, Lowell ebbe a mala pena il tempo di notare che Maria aveva un aspetto allegro ma stranamente disadorno per il suo rango di nobiltà …
Lo stupore di Lowell fu grande quando Georgie, già durante il tragitto verso casa, gli raccontò di tutti i fatti accaduti in sua assenza! Una fuga d’amore, un matrimonio clandestino, un sequestro, e poi la scomparsa, e lo shock … Georgie aveva un animo molto sensibile, e voleva essere sicura che Lowell non facesse domande come “il viaggio da Londra è stato faticoso?”!
Una volta a casa e cambiati gli abiti, si diressero tutti a tavola, e prima di sedersi (in teoria, l’etichetta non autorizzava assolutamente Lowell a sedersi prima di Maria e del Conte), Lowell si diresse a lei con queste parole:
― Ecco, Duchessa Dangering … Io spero che tutto sia di suo gradimento, è stato un grande piacere per me trovarla qui, un privilegio inatteso.
― Lowell, mio caro Lowell … ma quale Duchessa! – Maria sorrideva sinceramente divertita – Nessuno mi chiama così, e tutto è perfetto, grazie! Del resto, tra qualche tempo ci muoveremo di nuovo verso l’Inghilterra, e questa per me è una vacanza di cui avevo bisogno.
Ci fu un silenzio improvviso. Georgie guardò Arthur con delusione:
― Ma come, ve ne andate?
Abel le mise una mano sulla spalla con delicatezza:
― Dovevamo aspettarcelo, Georgie, lo sai che Maria ha una posizione …
― Mi sa che è meglio se ci sediamo, così vi spiego tutto: c’è stato un equivoco. – Arthur prese in mano la situazione e raccontò quei progetti che non avevano ancora comunicato.
L’Inghilterra sarebbe stata solo una tappa necessaria per la liquidazione del patrimonio e il trasferimento del titolo a Elisa. A nessuno dei due interessava la posizione privilegiata di Maria! E piuttosto, erano interessati all’Australia, con meraviglia di Lowell e di Fritz Gerard. L’Australia?! Una remota provincia ormai perduta dell’impero britannico, che veniva preferita alla vita della Corte, solo perché i Butman vi erano cresciuti e possedevano una fattoria laggiù! Il Conte e Lowell si guardarono e le loro espressioni fecero ridere di cuore la giovane sposa:
― Lo so, lo so, sembrerebbe assurdo a quei parrucconi dei miei parenti inglesi, ma a voi no, spero! Oh, per favore, cercate di capirci! Di Londra ne abbiamo abbastanza tutti e due, ma Londra non si stancherebbe mai di scrutarci e di criticarmi. Se volevo frequentare quella gente, tanto valeva sposare Fenner, almeno non avrei dato nell’occhio! La Regina non può scappare, ma a volte penso che lo farebbe volentieri anche lei, se potesse; noi sì, che siamo scappati, e non torneremo indietro.
― Io ti capisco! – rispose prontamente Georgie: ― Tu non sei come loro. E poi anche io e Lowell siamo scappati via, alla fine. L’Australia è stupenda, sai? Ti piacerà da morire. Certo, farete una vita diversa da quella che facevamo noi, perché sarete ricchi, comunque noi siamo stati molto felici.
― Oh, riusciremo a “sopportare” la ricchezza ed essere felici lo stesso, non ti preoccupare!
A questa battuta di Arthur, anche il Conte Gerard e Lowell smisero di trattenersi e scoppiarono a ridere. Le risate coprirono le parole sommesse che Abel sussurrò a Maristella:
― Sì, l’Australia è stupenda. Ti piacerebbe vederla?
― Chissà, forse la vedrò, un giorno. – Maristella, in cuor suo, sperava che Abel volesse sottintendere di più, e ne avrebbe avuto la conferma in breve tempo …
Ma Lowell non se ne accorse, concentrato com’era su Maria: capì come mai Arthur e gli altri con lei ignoravano totalmente l’etichetta paludata che sarebbe stata richiesta, e perfino Maristella (una protegee, ma era entrata in casa praticamente come cameriera) sembrava tutt’altro che intimidita da lei. Maria, che non vedeva da molto tempo e che ricordava ben più acerba e distante, era molto cambiata, ma non era diventata nemmeno lontanamente quella che sarebbe stato logico aspettarsi.
L’impressione di lei che Lowell aveva avuto al porto era giusta. Maria per cominciare non aveva ricomprato gioielli importanti, dopo il furto, limitandosi a un piccolo acquisto tipico del posto, un paio di orecchini di corallo, e per andare al porto non li aveva messi. Anche i vestiti che indossava non erano suoi: erano eleganti e alla moda, essendo di Becky, ma non erano quelli di una dama di prima classe della Regina! A Ischia, si era fatta fare solo indumenti molto leggeri e semplici. Aveva rifiutato l’offerta insistente di sua madre di una cameriera personale che le acconciasse i capelli e l’aiutasse a vestirsi. A casa di Georgie, aveva accettato che una ragazza la servisse, ma da quando era partita da Londra usava solo acconciature semplicissime. Maria non voleva fare niente che non avrebbe potuto fare comodamente anche in Australia, e le scocciava l’idea di portarsi dietro personale di servizio perché non riusciva a immaginare l’impressione che questo avrebbe fatto alla gente che conosceva i Butman.
Dal primo momento in poi, furono molte le cose che stupirono Lowell. Non era solo la grande emozione di sentirsi di nuovo a casa e vivo, padrone della sua vita. Non si trattava della gioia di rivedere Georgie e i bambini (ed erano cresciuti!), anche se era vero che tutte queste cose insieme gli facevano riassaporare l’esistenza in un modo assolutamente unico. Le novità erano reali: la casa era piena di persone, e non solo Maria, ma tutte queste persone parevano cambiate.
La cosa più evidente che Lowell notò fu che tutti erano molto più sorridenti e sereni di come li ricordava. Erano due anni che non vedeva Arthur, e lo trovò sicuro di sé e maturo. Maristella, poi, ora appariva allegra e tenera, incline al rossore. Invece, Georgie quasi esagerava con le sue premure, arrivando a essere ansiosa. O almeno, Lowell attribuiva la sua irrequietezza all’ansia per la sua salute … Solo il Conte Gerard era lo stesso di sempre.
Georgie, in realtà, ripensava insistentemente all’Australia. Sarà stata la presenza contemporanea a casa dei due fratelli, o forse la luce della stagione bella, che le ricordava quella della zona subtropicale dov’era cresciuta. Quando usciva, per la prima volta in vita sua Georgie si accorgeva di non aver voglia di fare due chiacchiere con tutti. Proprio lei, la ragazza estroversa che si era ambientata ovunque con facilità, ora era nostalgica. Si scrollava presto l’inquietudine di dosso, come sempre; ma poi tornava, e lei non sapeva bene perché. Ma non era solo in ansia per la salute di Lowell, questo lo sapeva.
 
***
 
Cominciarono giorni pigri e sereni. L’ansia per la salute di Lowell era svanita, Abel era in via di guarigione e una morbida estate agli sgoccioli invitava al riposo. L’isola splendeva nella sua bellezza selvaggia, e a volte si sentivano ancora le cicale.
Nelle mattinate tranquille, prima di uscire, Georgie e Antonia davano disposizioni per la giornata, alcuni si vestivano con lentezza, altri leggevano posta e giornali, mentre la servitù si occupava del necessario. Poi, la famiglia usciva volentieri per andare a godersi l’aria di mare: le spiaggette avevano zone alberate e alti scogli che facevano ombra, la ventilazione era piacevole, e il silenzio, il panorama e il sordo sciacquio delle onde creavano un’atmosfera che piaceva a tutti. O meglio, a tutti loro, poiché questo passatempo offriva anche il vantaggio dell’intimità: quasi nessuno frequentava la spiaggia, dal momento che ancora non era nata la moda dei bagni di mare. Dopo pranzo, qualcuno leggeva o passeggiava, si sorseggiava un tè … Qualcun altro trovava un angolo inatteso della casa dove strappare a sorpresa un bacio alla persona amata, con l’emozione del rischio di essere scoperti.
I pensieri andavano dove volevano. Dopo le ore calde, Georgie e Maristella giocavano coi bambini in giardino. Un pomeriggio, Abel stette un po’ a osservare Maristella e Sophia da una finestra. Per un attimo, si sorprese a pensare che Maristella sarebbe stata una brava mamma. Non era la prima volta che indugiava in questo pensiero: gli faceva piacere. E sentiva che gli dava una speranza diversa riguardo al futuro.

 


 

Arthur amava l’estate e il sole, e per lui tutto era bellissimo, in quei giorni. Era veramente una vacanza. Una volta, mostrò al fratello un sentiero che ricordava bene, dalle sue escursioni con Lowell di qualche anno prima: la vegetazione occultava parzialmente il percorso, ma la salita non era ripida e la meta era una grotta termale bellissima. L’anfratto era abbastanza grande da poterci camminare dentro per vari metri, ed era chiaro che la gente del posto lo conosceva, ma nonostante i gradini scalpellati nella roccia, pareva che non ci entrasse mai nessuno. Dall’alto, la luce filtrava attraverso un vasto squarcio aperto, tra il verde della collina che dava sul mare, e dall’alto si riversava l’acqua di ben due fonti. Dal momento che le acque si univano più su, chissà dove, per poi forare la pietra fino a terminare lì, il getto era quasi caldo e non sapeva di zolfo come altre sorgenti, inoltre formava un balzo tale da potercisi comodamente bagnare stando in piedi.
Una mattina, anche Maristella decise di andare alla scoperta quello stesso sentiero. Georgie era a casa coi piccoli, e anche Arthur e Maria perché sarebbero partiti il giorno dopo e volevano sfruttare ogni momento per stare con loro. Abel era chissà dove, Lowell riposava in spiaggia su una sedia pieghevole insieme al Conte Gerard, e da lì s’incamminò la ragazza. Maristella non ricordava il luogo, perché ci era stata solo da bambina, ma mentre saliva ebbe una sensazione di dejà vu, e continuò alla ricerca di quel ricordo che le sfuggiva.
Si stupì nello scoprire la grotta: ecco dove portava il sentiero, e com’era grande! Avvertiva il rumore dell’acqua, che rendeva tutto ancora più magico. Si trovava in una fiaba, forse? Rise tra sé di quel pensiero infantile. Era stata magari la stessa cosa che aveva pensato da bambina quando l’avevano portata là, e poi l’aveva dimenticato. Ma insieme al ricordo, nella grotta, ritrovò anche Abel, e subito non riuscì a pensare ad altro che a lui.
Abel si era impresso bene a mente il percorso e ci era tornato da solo, sentendosi abbastanza in forze. Accaldato più del previsto per la camminata, si era tolto tutto meno i pantaloni, e ora era sotto il getto d’acqua. Non poteva aver sentito arrivare Maristella alle sue spalle, e pensava solo a godersi il bagno con tanto di doccia naturale.
Maristella non rivelò la sua presenza, ma si bloccò dov’era, incapace di tornare indietro. Lo guardava per la prima volta in quel modo: certo, l’aveva già visto a torso nudo quando era stato aggredito, ma allora era preoccupata, e poi in quel momento doveva essere discreta. Adesso, invece, Abel non sapeva che lei era lì, e aveva modo di fissarlo. Non intendeva fissarlo … eppure voleva solo quello, restare lì in un angolo a guardare. Voleva che lui non si girasse, per paura di essere scoperta, o almeno che non si girasse subito. Quelle erano le sue spalle: erano forti e belle, e su di esse rimbalzava l’acqua che, illuminata dal sole alto, brillava di schizzi, e scintillava mentre scorreva sulla sua schiena e sulle sue braccia, che Abel alzò per portarsi all’indietro i capelli neri luccicanti. La stessa acqua, poi, rendeva lucidi i pantaloni scuri del giovane, che essendo bagnati, aderivano ai suoi fianchi.
Maristella respirava appena. Quanti uomini aveva visto, in calzoni flosci, sui pescherecci al porto, luccicare al sole? Allora non si era mai emozionata, mentre adesso il cuore le faceva male nel petto, e quasi a momenti le veniva la tentazione di scappare per quanto era turbata. Ma non era capace di andarsene, anche perché sentì Abel intonare un paio di versi di una canzone: “And now, I found that the world is round / And of course it rains everyday40! Aveva anche una bella voce, chiara e limpida, e chi se lo immaginava che cantasse così bene?
E poi, lentamente, con un bel sorriso, Abel si girò, buttando la testa indietro sotto il getto d’acqua. Ora, il suo viso chiaro era illuminato, così come il petto. Solo la penombra nascondeva ancora Maristella, che si maledisse per non essersene andata prima. La ragazza fece per sgattaiolare via, ma mosse un sasso col piede, e subito Abel aprì gli occhi, cercando l’intruso davanti a sé, con una mano a schermare la luce.
― Non spaventarti: sono io. – la voce le uscì strana, ma davvero non voleva spaventarlo, ed era l’unico motivo per il quale si era rivelata.
― Oh, Mary! Ma che ci fai qui?!
“Ecco, e adesso? Penserà che lo spiavo, ma perché faccio sempre queste figuracce con lui?”
― Niente, non sapevo di trovarti qua, e non mi ricordavo nemmeno di questo posto … e me ne sto andando.
― No, dai! Perché tanta fretta?
― Perché … stai facendo la doccia … ― “ma che risposte cretine mi escono?!”
― Beh, adesso smetto e vengo lì. – Abel sorrideva, nel prendere la camicia per asciugarsi, poi si avvicinò a lei.
Maristella fece un passo indietro, Abel ne fece due avanti.
― Non ti volevo disturbare …
― Stai scherzando, vero? – Abel non capiva del tutto la strana timidezza di Maristella, ma gli piaceva anche di più.
Poi, successe un fatto raro: da bella e altera com’era sempre stata, Maristella apparve imbarazzata, abbassò la testa e Abel si accorse che tremava.
― Ma che c’è, stai bene?
― Sì … non dobbiamo rimanere qui …
― Perché, è proprietà privata? Spero di no, perché io se potessi non me ne andrei più! – poi, subito ebbe un’intuizione: ― Di che hai paura? di me, forse?
Maristella alzò lo sguardo ma non la testa, e non rispose, guardandolo seria. Abel le prese una mano e se la posò sul petto umido. Maristella guardò la propria mano: quel gesto Abel l’aveva già fatto e le era sempre sembrato affettuoso, mentre ora le pareva diverso. No, non aveva paura di lui, ma l’emozione era talmente forte che la travolgeva. Abel non parlava e la guardava. Allora, Maristella abbozzò un sorriso, fragile e tenero, e fu Abel a sentirsi perduto.
― Oh, Mary! …
Abel si avvicinò ancora e Maristella rimase immobile, e lui la baciò con desiderio trattenuto, bagnandole il vestito.
Quando la guardò di nuovo, Maristella stava tornando a sorridere sempre con lo sguardo basso, e intanto non aveva mai tolto la mano calda dal suo petto, e quel contatto era praticamente una carezza, e sotto quella mano il cuore di Abel gioiva.
Le scostò delle ciocche dal lato del viso e dal collo, e Maristella chinò la testa verso quel contatto umido e fresco, che le diede un brivido. Non gli era mai apparsa così vicina, perché erano davvero soli in quel luogo che pareva proteggere la loro intimità, e perché Maristella tremava ancora. Abel la baciò di nuovo, chiudendo gli occhi, col cuore che ora balzava in gola anche a lui. Capì di doversi frenare.
― Io non sono un santo, sai? Una volta ero geloso e violento. Te l’ho già detto, mi pare … ― Maristella lo guardava senza capire: ― Oggi, sono un uomo, e so come mi devo comportare. Non avere mai paura di me, va bene? Anche se … sei veramente irresistibile, sai? e qualunque uomo al posto mio … in un posto come questo … Ma tu non hai nulla da temere da me.
Ma come poteva una ragazza completamente innocente come lei – e Abel doveva saperlo – frenare il proprio batticuore e il fruscio nelle orecchie, quando l’oggetto del suo amore era così vicino? Benedetto cuore giovane, che desidera così forte da soffrire anche nella felicità e non può farne a meno! Maristella era felice, così sorrise ad Abel:
― Ma io non ho paura. – e naturalmente, un po’ era vero e un po’ mentiva.
― Quanto sei bella, oggi … scusa se sono banale …
― Grazie. – Maristella alzò la testa e trovò un inatteso coraggio: ― Anche tu lo sei.
Abel lasciò cadere il complimento perché non era abituato a riceverne, ma sorrise e continuò:
― Sì, invece è banale dirti che sei bella, potrebbe dirtelo chiunque. Non è per quello che ti voglio bene. Il tuo sorriso è la mia gioia, io vorrei che tu fossi felice, solo questo! Voglio vivere con te, e se sposarci significherà che dovrò trasferirmi in un altro paese, farò i passi che servono …
― Sposarci?! – il viso di Maristella s’illuminò – Quando?!
― Presto!
Si rese conto di non aver mai amato così, con speranza, gioia e desiderio, e la baciò sul viso più volte, cercando tra un bacio e l’altro le parole per dirlo:
― Tu … tu mi salvi … no, mi fai rinascere!
Maristella, pur felice com’era di sentirlo dire così, lo guardava con un certo stupore, non era sicura di capire bene, e Abel decise di spiegarsi, e intanto le baciava dolcemente le guance e le tempie:
― Dentro di me c’era una porta chiusa dove tenevo nascosto il mio dolore … Oltre la soglia dei miei timori, dei miei errori, dei miei insuccessi … oltre le ferite del passato e gli amori dimenticati41, ― per un attimo, lo sfiorò il pensiero della sua innocenza perduta nell’amore per Georgie, e dell’assurdità di tutti quegli anni – è rimasto solo un freddo immenso, la spina crudele della delusione.
L’acqua frusciava nel ricadere nella piscina naturale, e frusciavano le orecchie di Maristella. Le esperienze passate di Abel, che le avevano provocato gelosia in passato, ora glielo rendevano più affascinante, come colui che ha vissuto molto intensamente affascina sempre chi è giovane e inesperto. In più, lei aveva un cuore tenero, e si ripropose di ripagarlo per il passato, e cento volte tanto. Lo baciò, poi appoggiò la testa riccioluta sul suo petto umido, e lui riprese a parlare sommessamente:
― Ecco, è così che mi rimetti al mondo … Mia dolce Maristella, tu arrivi nella mia vita come il sole, come la dolce limpidezza dell’amore, come il profumo della brezza del mattino … e cancelli il mio dolore per sempre!
Maristella chiuse gli occhi, lasciandosi andare alla breve vertigine che le provocò il pensiero di aver trovato l’amore della sua vita. Sì, lo avrebbe sposato e avrebbe avuto un’infinità di giorni per “cancellare il suo dolore”, anzi si ripropose di fare molto di più che ricompensare Abel per le sofferenze subite. Forse era questo il senso del legame coniugale? Una certezza di ritrovare quotidianamente quel qualcuno che pareggia i conti con la vita e ci lascia un sapore dolce, qualunque cosa ci sia riservata … e la certezza di una promessa mantenuta, perché l’amore quando è corrisposto si ripaga da sé. Infatti Maristella sentiva che sarebbe stato leggero e facile, compiere la promessa che gli stava facendo. Al colmo della felicità, alzò il viso e gli sorrise, e Abel continuò, emozionato:
― Tornare ad amare, ancora una volta, rinascere in te e nel tuo sguardo … ― le prese il viso raggiante tra le mani ― … cancellando con la tua luce, le ombre della mia solitudine … Amare di nuovo, sentire che adesso mi resterai accanto, e che non mi lascerai! E così potrò vivere il dolce amore che mi dai …
Abel la baciò di nuovo e l’abbracciò di più.
― Guarda, adesso tu sei quasi asciutto e io mi sono bagnata! Che dirà la gente, se ci vede tornare così? – Maristella ora rideva, per difendersi dal tumulto che sentiva dentro, un misto di desiderio e di gioia incontenibile.
― Che sono un uomo fortunato, dirà, e avrà ragione! Domani parlerò con tuo padre, e anche con Lowell, se occorre! – Abel sospirò di contentezza, ma il sospiro gli procurò una fitta che gli fece cambiare bruscamente espressione. L'incanto si era rotto.
― Abel, che succede? Ti fa di nuovo male?
― Sì … Diavolo, questo non è molto romantico, eh?
― Oh, non mi sento tranquilla a vederti così, ti sei stancato troppo, o forse l’acqua era troppo calda, noi dell’isola lo sappiamo bene …
― Non preoccuparti, passerà!
― Comunque, tu domani non ti muovi, ti riguardi e resti a casa! Torniamo giù, piano piano, va bene?
― Va bene. – Abel era felice: Maristella era così preoccupata per lui che si era totalmente dimenticata della gente e di quello che avrebbe potuto dire vedendoli.
E li videro, in effetti. Qualcuno del paese, passando nei pressi della spiaggia, si accorse di loro che scendevano dal sentiero, e non se lo sarebbe tenuto per sé. E poi, Lowell li vide arrivare. Maristella gli si fece incontro velocemente:
― Mister Grey, ad Abel ha fatto di nuovo male la frattura!
― Oh, Abel! Come ti senti? Torniamo subito a casa! – Anche il Conte, che era proprio lì e più in forma di Lowell, si precipitò verso Abel.
Il giovane disse di sentirsi già bene, e a quel punto tutti e due notarono che Abel era bagnato, e allora lui raccontò che in un’altra occasione Arthur gli aveva mostrato una grotta con una bella cascatella calda … Ma Lowell intanto aveva registrato la particolare impressione che gli aveva fatto la vista di lui e della bella Maristella, tutta preoccupata, che spuntavano da dentro la macchia. 


40 Una piccola licenza poetica: sono versi di “World”, dei Bee Gees, del 1967. Un buon video, con testo: https://www.youtube.com/watch?v=FX5ijqEIGXs . Non solo è una canzone che mi piace, l’ho inserita perché permette di dispiegare la voce in modo che trovo liberatorio; inoltre, parla del momento in cui un giovane si rende conto delle esigenze della realtà e si chiede quale sia il suo posto definitivo nel mondo, e per questo mi pareva adatta ad Abel.
41 Da qui, in corsivo, i versi della canzone “Volver a amar”, di Cristian Castro (da Mi vida sin tu amor, 1999), che consiglio di ascoltare a questo link: https://www.youtube.com/watch?v=FX5ijqEIGXs La traduzione dallo spagnolo è mia, riporto qui sotto il testo originale:
Tras el umbral de mis temores
De mis errores y mis fracasos
Tras las heridas del pasado
Y los amores ya olvidados
Tras la inocencia que hubo un día
Tras la ironía de aquellos años
Sólo ha quedado un frío inmenso
La espina cruel del desengaño
Llegas a mi vida como un sol
Como la suave transparencia del amor
Como el aroma de la brisa en la mañana
Borrando para siempre mi dolor
Volver a amar una vez más
Nacer de nuevo en ti
En tu mirar
Llenando con tu luz
Las sombras de mi soledad
Tras la inocencia que hubo un día
Tras la ironía de aquellos años
Sólo ha quedado un frío inmenso
La espina cruel del desengaño
Llegas a mi vida como un sol
Como la suave transparencia del amor
Como el aroma de la brisa en la mañana
Borrando para siempre mi dolor

 
Nota finale autobiografica dell’Autrice: Un’altra volta Cristian Castro, per parlare d’amore, sì, mi ripeto! Lo so, ma credo che vi conforterà sapere che per un po’ sarà l’ultima songfic con canzoni sue! Il fatto è che il genere mi è congeniale, e lui ha certi testi, e una maniera di cantare … ! Spesso mi capita di ascoltare questi brani col loro video, sul pc, alternandoli a quelli tratti da Georgie. Magari stendo il bucato, e ogni tanto butto un occhio allo schermo, e così nascono molte mie ispirazioni e associazioni. Nascono dal mio vissuto più banale e quotidiano, perché è un buon momento per la fantasia. Con questa piccola nota privata, vi lascio fino al prossimo capitolo, sperando che questo vi sia piaciuto. Almeno, è di stagione! Grazie a chi legge e a chi vorrà commentare, a presto!
  
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