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Autore: syila    09/09/2018    5 recensioni
"... Se vorrai rivedermi dipenderà da te; posso fare molto di più che darti qualche consiglio via E-mail, togliere di torno la concorrenza o rapirti da un corteggiatore molesto. Posso darti lezioni di canto, di portamento e di dizione, posso fare di questa ballerina di fila una etoile di prima grandezza; posso farti innamorare di nuovo di questo mestiere, perché io vedo la passione che hai dentro e che invece tu pensi di avere perso"
Questa storia ha partecipato alla challenge di Halloween (Ripopoliamo i Fandom!) indetta dal gruppo facebook
Il Giardino di Efp e prende spunto da "Il Fantasma dell'Opera"
Genere: Angst, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Christophe Giacometti, Phichit Chulanont, Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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Parigi, o cara, noi lasceremo,
la vita uniti trascorreremo.
De’ corsi affanni compenso avrai,
la tua salute rifiorirà.
Sospiro e luce tu mi sarai,
tutto il futuro ne arriderà.
La Traviata - Atto III° - Giuseppe Verdi

Parigi, o cara

“Allora oggi è il grande giorno! Quando gli tolgono le bende? Lo hanno già fatto?”
“Andiamo più tardi, nel pomeriggio... Phichit... Per caso … È Pad Thai quello?”
“Si e quello è un filo di bava o sbaglio? Sei già stanco di mangiare banane, cocco e ananas?”
Il ragazzo moro si allontanò per un attimo dal monitor portando con sé la grossa ciotola di cibo che Yuuri seguì dall'altra parte del mondo con l'occhio languido e la frustrazione di essere costretto ad una dieta totalmente diversa dalle sue abitudini alimentari.
“Tua madre fa il Pad Thai più buono del mondo...” ammise con un sospiro e l'amico ridacchiando rispose “Se tutto va bene tra qualche settimana potrai mangiarne quanto ne vuoi!”
“Già...”
“Yuuri!” esclamò il suo interlocutore vedendolo in preda allo sconforto, una situazione non nuova da quando si era imbarcato in quella specie di avventura “Il maestro Nikiforov è nervoso?”
“Lo siamo tutti in realtà”
Rumori d'incerta natura e un brusio minaccioso si sovrapposero al dialogo via Skype, tanto che il giovane giapponese fu costretto ad abbandonare la postazione e a barricarsi in terrazza chiudendo la porta-finestra.
“Che succede? Ancora la scimmietta dispettosa?”
“Se sa che lo chiamiamo scimmietta è capace di ucciderci, lui è una Tigre!” rispose ridendo l'altro.
“Se il nanerottolo è una Tigre io sono il Re del Siam!”
“È entrato in competizione con Victor e si punzecchiano in continuazione su qualunque cosa, il bello è che nessuno dei due è disposto a cedere di un millimetro!”
“E tu e il maestro Feltsman...”
“Facciamo in modo che non si eliminino a vicenda... Magari nel sonno”
Le urla ormai avevano raggiunto e valicato anche l'ultimo baluardo di pace in cui Yuuri aveva trovato rifugio, in quelle condizioni portare avanti la chiamata con Phichit era impossibile.
“Vado a vedere, appena avremo l'esito ti contatterò!”
“Io e Goliah aspetteremo tue notizie!” esclamò il ragazzo con la pelle ambrata e nel salutare l'amico sollevò il coniglietto per mostrarglielo; a dispetto della qualifica di coniglio nano stava crescendo a dismisura e aveva costretto la famiglia Chulanont a comprargli una nuova gabbia adeguata alle sue dimensioni.
“Insomma che succede?” l'ingresso di Yuuri sorprese i contendenti, mentre si stavano disputando il telecomando della TV satellitare.
“Il vecchio vuole vedere il telegiornale, io a quest'ora in Russia guardo la mia serie horror preferita!” sbraitò la furia bionda strattonando rudemente l'oggetto del contendere.
“Yuuri” si lamentò Victor deciso a tenere per sé il telecomando “Diglielo che non può trattarmi così! Sono malato! Lui non ha alcun riguardo!”
“Victor... Non sei malato, al massimo convalescente...” sospirò il giovane giapponese massaggiandosi la fronte “Dov'è il maestro Feltsman?”
“Fuori a rosolarsi al sole, magari è la volta buona che gli evapora il cervello!”
“Yuri Plisetsky dovresti vergognarti di dire e pensare certe cose!” lo rimproverò il suo omonimo, ma dato che la minaccia rimase inascoltata lasciò i due a sbranarsi e andò alla ricerca dell'unico russo disposto a dargli retta in quel delirio.

Nell'attraversare il residence che avevano affittato vicino alla spiaggia, in un quartiere tranquillo, poco lontano dalla città e dal Centro Pitanguy Yuuri ripercorse con la memoria gli ultimi incredibili mesi.
Da quando erano usciti dai sotterranei dell'Opera quella sera del Quattordici Luglio ne erano successe di cose!
Innanzitutto c'era stata la decisione di licenziarsi e seguire Victor in Brasile; aveva giurato a sé stesso che non lo avrebbe mai più abbandonato ed era pronto a mettere da parte la sua carriera anche per un anno o due pur di stargli vicino durante le fasi delicate dell'intervento e della guarigione.
Ma anche così il trasferimento non era stato facile e immediato; c'era stato un primo consulto con l'equipe medica, l'attesa spasmodica dei risultati degli esami, poi la partenza definitiva.
Spiegarlo alla sua famiglia, poi si era rivelato piuttosto complicato; i suoi genitori non capivano infatti perché il loro rampollo, su cui avevano investito tempo, denaro e preoccupazioni affinché studiasse lirica, aveva deciso di punto in bianco di abbandonare il Coro dell'Opera per seguire il maestro di canto in Brasile.
La situazione si chiarì quando il figlio gli rivelò finalmente il nome del maestro e le circostanze straordinarie del loro incontro.
Victor Nikiforov era di casa all'Onsen della famiglia Katsuki, in senso letterale, perché le pareti della camera di Yuuri erano tappezzate di poster e locandine dei suoi spettacoli!
E per non lasciare adito a dubbi il giovane aveva precisato che a spingerlo a quella scelta non erano solo ammirazione e gratitudine; il maestro era la persona che amava e con cui voleva passare il resto della sua vita.
Lasciare le cose in sospeso era controproducente, ormai aveva imparato la lezione e, mentre la famiglia assimilava questa specie di rivoluzione avvenuta nella vita del secondogenito, Yuuri aveva deciso di affrontare anche Phichit; il suo migliore amico non meritava di rimanere all'oscuro di tutto, così a pochi giorni dalla partenza per Rio lo aveva coinvolto in una riunione al vertice in cucina dove, tirando l'alba, gli aveva raccontato per filo e per segno chi era Cho-Cho san e come aveva scoperto che la stalker mascherata e il maestro Nikiforov erano la stessa persona.
Phichit, dopo un primo momento di smarrimento e sorpresa, l'aveva presa bene, era troppo affezionato a Yuuri per rinfacciargli di aver taciuto con lui in tutti quei mesi.
Però aveva preteso l'esclusiva su tutte le novità che riguardavano la loro vita di coppia e un posto in prima fila al concerto del maestro Nikiforov e al loro matrimonio.
Imbarazzatissimo il giovane giapponese aveva provato a fargli capire che parlare di nozze era fuori luogo o quantomeno azzardato; Phichit si era già fatto una scaletta mentale e probabilmente stava già pensando al catering e alla location!
Restava un'ultima persona da affrontare ed era quella che lo spaventava di più.
Yuuri dovette fare appello a tutto il suo coraggio per alzare il telefono e contattare Yakov Feltsman.
Dirgli che aveva trovato Victor (o meglio era Victor a non averlo mai perso di vista) era la parte facile; il difficile era spiegargli perché il suo allievo prediletto aveva acquistato due biglietti aerei per il Brasile e si accingeva ad affrontare una nuova operazione di chirurgia plastica senza averlo consultato; poi, superati gli strali di insulti e gli strilli da parte del coriaceo russo, veniva la richiesta più delicata: convincerlo a raggiungerli a Rio de Janeiro.
Victor aveva ancora bisogno di lui, avevano bisogno l'uno dell'altro, nonostante fossero troppo orgogliosi per ammetterlo.
A dispetto dei suoi timori il maestro Feltsman si era calmato mugugnando un “Vedremo...” Seguito da una nuova ondata di recriminazioni all'indirizzo del malcapitato giapponese.
Una settimana dopo il loro arrivo nella metropoli brasiliana se lo era ritrovato davanti alla porta di casa insieme ad una “Scimmietta dispettosa”, particolarmente incarognita e riluttante.



“Maestro?”
Come previsto era in giardino a crogiolarsi al sole e al grato tepore dell'inverno tropicale; le temperature in quella parte dell'anno erano molto gradevoli senza il caldo afoso tipico della zona.
Yakov sollevò il Panama dal viso e aprì un occhio dedicando una lunga occhiata interlocutoria all'importuno affacciato alla veranda, che osava disturbarlo durante il pisolino.
Ma guai a farglielo notare!
A detta sua lui non dormiva mai, non mangiava mai e il frigorifero si svuotava da solo!
“Dobbiamo prepararci per andare in clinica” chiarì rispettoso il giovane tenore.
Servirono altri decimi di secondo per elaborare l'informazione e infine l'uomo annuì.
“Dov'è Yura?”
“Si stava disputando il telecomando con Victor...”
“Ho capito” sbuffò l'anziano maestro abbandonando la comoda sedia a sdraio “Andiamo a controllare se ci sono morti e feriti...” Yuuri sorrise “E tu hai fatto i tuoi esercizi di solfeggio?”
“Si certo!”
“E quelli di dizione?”
“Stamattina!”
“E i vocalizzi?”
“Ecco...”
“Li farai appena torniamo e invece di un'ora saranno due!”
“S-si maestro!”
“Maledizione, l'unico giapponese lavativo è capitato a me...”
Il sorriso di Yuuri si allargò, ormai conosceva le sue reazioni, sotto le apparenze burbere, le minacce e gli scoppi d'ira c'era una persona molto altruista; prova ne era che aveva accettato di prenderlo sotto la sua ala occupandosi delle lezioni di canto quando Victor era stato costretto al riposo assoluto dopo l'intervento.
L'aveva fatto di sua iniziativa, senza che nessuno gli chiedesse nulla, riservandogli la stessa attenzione e dedizione che dedicava agli altri due e Yuuri di questo gli era infinitamente grato.
A modo suo anche la Scimmietta gli voleva bene, nonostante tra loro volassero parole grosse più che nozioni di musica.
Il giovane tenore attese che il maestro Feltsman prelevasse a viva forza il biondino dalla camera di Victor, poi si affacciò alla porta. Il signor Nikiforov era rimasto padrone del telecomando e gongolando sfotteva garbatamente il suo irrequieto connazionale, che dall'altra parte del residence gli rispondeva per le rime.
“Victor basta...” sospirò Yuuri, scegliendo dall'armadio una camicia pulita “Metti via quell'affare, è ora di prepararsi”
“Posso vedere il telegiornale nel frattempo? Me lo sono guadagnato!”
“A volte ho proprio l'impressione di avere a che fare con due bambini...”
“Ma io sono il tuo preferito, vero?”
L'interpellato sorrise e si strinse nelle spalle, poi lo aiutò a cambiarsi e lo fece accomodare al bordo del letto per pettinarlo.
Occuparsi dei suoi lunghi capelli era diventato una specie di rituale quotidiano; Victor permetteva solo a lui di toccarli e Yuuri aveva l'impressione che prendersene cura lo aiutasse a rilassarsi.
Con pazienza ne districava i nodi lasciando che gli ricadessero lucenti e setosi sulle spalle, oppure a volte li legava in una coda o in una treccia.
Li aveva lasciati crescere per nascondere la parte del viso deturpata dall'incidente e aveva finito con l'affezionarcisi, ma forse di lì a poche ore sarebbero diventati inutili.
“Pensi che dovrei tagliarli dopo?” chiese il russo, che con le palpebre abbassate si godeva i delicati passaggi della spazzola.
“Uhm...”
“Come li avevo due anni fa...”
“Uhm...”
“Non sei d'accordo?”
“Ecco...” Yuuri interruppe il suo lavoro e fissò entrambi attraverso lo specchio dell'armadio di fronte “Ormai fanno parte di te; tu sei una persona diversa da quella che eri due anni fa, è giusto che anche il tuo aspetto rifletta questo cambiamento e le persone lo notino”
“Forse non sarà il solo cambiamento che noteranno” ammise il russo sfiorando la sottile pellicola opalescente che proteggeva e nascondeva gli esiti del recente intervento “Anche questa è una maschera in fondo”
“Che oggi finalmente toglieremo” il giovane lo cinse tra le braccia e lo attirò a sé “Qualunque sia il risultato...”
“Lo so... Lo so... I chirurghi sono stati chiari, non c'è nessun miracolo all'orizzonte! Anche scapicollarci fino in cima al Monte Pan di Zucchero per visitare il Cristo Redentore è stata una fatica inutile!” lo interruppe Victor sbuffando.
“E perderci l'unica occasione in cui la Scimmietta bionda è rimasta senza parole per la sfacchinata?” ridacchiò l'altro posandogli un bacio sulla nuca “Intendevo che il risultato non influenzerà le tue doti di cantante, né potrebbe mutare ciò che provo per te”
“Rimarrai mentre mi toglieranno le bende?”
“Certo, se è questo che vuoi”
Il russo assentì vigorosamente.
“E rimarrai anche dopo?”
“Non andrò più da nessuna parte senza di te”
“Yuuri...”
“Oh no! No! No! Victor non devi piangere! S-si bagna la medicazione!!!”
“La colpa è tua Yuuri Katsuki e delle cose che dici! Mi prendi sempre alla sprovvista! Adesso devi rimediare in qualche modo...” concluse in un soffio malizioso.
I due impiegarono più tempo del previsto ad uscire dalla camera e gli altri finsero di non notare il sorriso gongolante di Vitya e il vistoso bollo rosso sul collo del più giovane, che aveva tentato di camuffarlo con un foulard... Per proteggere la gola dai colpi d'aria.



Come promesso Yuuri rimase nell'ambulatorio per tutto il tempo del consulto e quando venne il momento di rimuovere le medicazioni e gli offrirono lo specchio Victor rifiutò in maniera decisa “Non mi serve, voglio lui”disse indicando il suo accompagnatore “Nessuno specchio potrebbe essere altrettanto fedele e giusto nel riflettere la mia immagine; Yuuri vieni Lyubov moy, avvicinati e dimmi cosa vedi...”
L'interpellato si fece coraggio e avanzò fino a raccogliere quella mano protesa tra le sue. Doveva essere obiettivo, ferirlo con una menzogna sarebbe stato crudele, tuttavia, nel constatare il risultato dopo settimane di apprensione, anche lui rimase senza parole.
“Allora?” insistette Victor con la voce che vibrava d'incertezza “È così... terribile?”
“Il tuo viso... Adesso...”
“Si?”
Il giovane giapponese prese lo specchio e lentamente glielo mostrò “Adesso il tuo viso racconta una storia”
Victor capì cosa intendesse appena incontrò la sua immagine riflessa; come avevano previsto i medici non c'erano stati miracoli, ma lui era talmente preparato al peggio da restare sbalordito davanti agli innegabili progressi.
L'intervento aveva rimediato ai danni più grossi eliminando la pelle inspessita e raggrinzita attorno alle cicatrici, invece i trattamenti estetici e farmacologici avevano attenuato i problemi più lievi.
E c'era ancora un margine di miglioramento se avesse seguito in modo scrupoloso tutte le terapie che gli avevano prescritto.
“Dovrai evitare di esporti al sole soprattutto nelle ore centrali della giornata...”
“Quindi da fantasma mi hanno promosso a Vampiro!”
Baka!” Yuuri sollevò il naso dal foglio delle prescrizioni e lo redarguì con un'occhiataccia “Ascolta piuttosto... C'è una lista di cose da comprare in farmacia...”
“Mh-mh... Mandiamo Yakov e la scimmietta bionda e gli diciamo di prendersela comoda” incurante di essere ancora nell'atrio della clinica il russo lo aveva intrappolato in un abbraccio e sotto lo sguardo perplesso e incuriosito di pazienti e personale si strofinava contro di lui.
“Victor... Che intenzioni hai?” esclamò Yuuri preoccupato.
Erano alle solite: il russo ci andava a nozze con le circostanze imbarazzanti, mentre lui voleva solo seppellirsi per la vergogna!
“Cattive, molto cattive...” ridacchiò l'uomo “Ora che la situazione si è risolta è tempo di fare un po' di conti: mi devi ancora il pagamento dell'ultima lezione!”
“Stai... Scherzando vero?” chiese, anzi urlò l'interessato in mezzo alla hall.
“Affatto! Esigo il mio pagamento in natura!”
“Adesso?”
“Ah-ha”
Yuuri socchiuse le palpebre e sollevò il mento in un gesto di sfida; anche a distanza di mesi quell'uomo continuava a smuovere il suo lato più turpe e aggressivo.
“Al residence. Subito.” dichiarò in un sussurro che fece scaturire un enorme sorriso a cuore sulle labbra del russo.
“Oh! Wao! Tu sai come farmi felice Lyubov moy!”
“Io aspetterei a cantare vittoria se fossi in te... Non te la caverai a buon mercato stavolta; voglio onorare il debito con tutti gli interessi!”

Fine Quindicesima Parte


† La voce della coscienza †

Drastico cambio di location in questo capitolo!
I nostri beniamini passano dalla vecchia Europa al paradiso tropicale di Rio de Janeiro e si portano appresso il dispotico Tigrotto e il vecchio maestro brontolone con le inevitabili tensioni dovute alla strana convivenza forzata.
Yuuri si rivela un vero maestro di diplomazia e un ottimo equilibrista e riesce a farli andare d'amore (quasi!) e d'accordo.
E' deciso a non nascondere più la testa sotto la sabbia e affronta sia la sua famiglia che Phichit, il quale anche a migliaia di chilometri di distanza è sempre presente per ascoltarlo e supportarlo insieme a Goliah.
Alla fine i trattamenti innovativi della clinica brasiliana hanno dato ottimi risultati e Victor, con Yuuri al suo fianco, è pronto a tornare sulle scene e a sostenere insieme a lui le future sfide della carriera e della vita privata.
Il prossimo capitolo li seguirà in questa grande rentree proprio al Teatro dell'Opera di Parigi dove per l'occasione rivedremo tutti i protagonisti e una sorpresa che farà molto felice un certo prezzemolino thailandese...
Prenotate il vostro palco o il posto in platea, la fine di questa avventura ci aspetta in una scintillante serata di gala!

Questo è il brano che da il titolo al capitolo:
https://www.youtube.com/watch?v=AQLnO-2TB7g



   
 
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