L’erba si era arricciata e congelata diventando livida e poi nera, gli uccellini e tutti gli animaletti erano corsi nelle loro tane tremanti, era calato il silenzio come se l’inverno fosse calato prematuro. A passi lenti avanzava lungo il sentiero che portava dalla porticina all’enorme albero cosparso di cartelli uno l’opposto all’altro una bambina dai capelli e dalla pelle color della luna, gli occhi grandi color dell’acqua marina e vuoti, i piedi scalzi e solo un delicato vestitino bianco ricamato d’argento. Si era fermata sotto l’albero e aveva osservato con curiosità i cartelli tutti colorati e la casetta di un bel fucsia indigo che spiccava fra il verde grigio delle fronde; si era issata sul primo ramo, poi sul secondo e sul terzo, ma quando aveva fatto per allungarsi e toccare la porticina della casetta il ramo aveva ceduto facendola precipitare. Qualcosa di morbido aveva arrestato la caduta e quando si era voltata aveva incontrato un paio di occhioni color oltremare luccicanti dalla gioia
I giorni dopo l’arrivo della bambina erano stati animati da un clima di festa come quando era arrivata Alice la prima volta: feste, banchetti, balli e fuochi d’artificio, ma fra tutte le attività proposte, a lei piaceva di più stare in disparte a passeggiare con lo Stregatto che non riusciva a starle lontano in nessun modo. Se ne erano accorti tutti del repentino cambiamento di quest’ultimo e di come una nuova gioia dilagava nei suoi occhi e nel suo cuore, ma tutte le cose belle hanno un lato oscuro e un prezzo da pagare e il prezzo per questa felicità stava per essere presentato.