Rufy
mise le mani avanti allargando il sorriso.
“Ok,
adesso sono Sanji!” socchiuse gli occhi in una posa
maliziosa,
modulando la voce “Ehi bellezza, come mai qui tutta
sola?”
Robin
ridacchiò sommessamente mentre Nami si limitò a
guardarlo seccata
prima di distogliere lo sguardo.
Rufy
se ne accorse e ammiccò verso sua sorella.
“Nami-swaaaan!!!”
esclamò tentando di abbracciarla con un salto e fallendo
miseramente.
Nami
rinfoderò il pugno squadrandolo dall'alto con sufficienza
esasperata. “Piantala con le imitazioni Rufy! Ci fai solo
perdere
tempo, aiutaci a trovarlo piuttosto!”
Robin
lo aiutò a disincagliare la faccia dal cemento.
Nami
si passò una mano sul viso. “Robin, sono stanca.
Che ne dici di
provare a contattare almeno Viola? Sanji sembra essersi
volatilizzato!”
La
mora spolverò la camicia di Rufy dalla polvere, con
noncuranza. “Ci
ho provato poco fa, quando ho capito perché il vostro amico
ha avuto
bisogno di farsi accompagnare in questo viaggio da almeno altre tre
persone.”
Nami
la guardò in attesa. “E quindi?”
Robin
sorrise serafica. “Ha il telefono spento.”
L'altra
si lasciò sfuggire un gemito di nervoso.
“Purtroppo
non ho i numeri dei suoi cugini...” concluse con un'alzata di
spalle.
“Uffa,
Nami! Viola non è rintracciabile e Sanji è quasi
mezz'ora che lo
aspettiamo! Quelle viuzze sono un labirinto, potrebbe anche non
trovare mai la piazza!” esclamò Rufy
massaggiandosi la guancia
dove era stato colpito. “Potremmo dover restare qui una vita,
almeno io cerco di tenere alto il morale!”
commentò ancora piccato
per il poco senso dell'umorismo della sorella.
Robin
gli rivolse un sorriso dolce. “Ci stai riuscendo, almeno con
me.”
Lui
la guardò innamorato. “Per fortuna ci sei
tu...”
“Si,
d'accordo! Robin è un angelo e io sono la sorella
cattiva!” sbuffò
Nami tornando con gli occhi sulla piazza e ignorando volutamente le
loro moine. Tanto nemmeno l'ascoltavano più.
Sbuffò
e sbuffò di nuovo. Ormai non faceva altro da mezz'ora.
Aveva
maledetto Sanji almeno una quarantina di volte da quando si erano
seduti all'ombra di quella fontana ma la cosa non riusciva a farla
sentire meglio. Ora doveva maledire pure la sua fiamma che nel
ventunesimo secolo teneva il cellulare spento!
Il
loro amico non si vedeva, Viola idem, la folla non accennava a
diradarsi, Rufy faceva l'idiota e lei aveva bisogno una buona dose di
calmanti. Una volta terminato quel viaggio avrebbe dovuto cercarsi
uno psicologo che potesse guarirla dagli stati d'ansia.
Che
poi, perché si preoccupava tanto?? Era l'unica a farlo! Zoro
dormiva, Rufy e Robin sussurravano sdolcinatezze tra loro.
Perché
accidenti lei era l'unica che sembrava tenere alla faccenda?? Non era
affatto giusto e si era stufata!
Strinse
i pugni, indispettita e tirò fuori il suo albo da disegno,
decisa a
distrarsi. Se potevano farlo gli altri, ne aveva tutto il diritto
anche lei!
Nel
rimuoverlo dallo zaino, toccò distrattamente un braccio del
bell'addormentato che si svegliò di soprassalto.
“Che
succede? Avete trovato torcigliolo?” le chiese Zoro confuso,
guardandola aprire il blocco con uno scatto teso e cercando di
trattenere uno sbadiglio.
Nami
sbuffò per l'ennesima volta. “No...”
commentò asciutta senza
staccare gli occhi dal foglio bianco.
Zoro
si rimise seduto guardandosi attorno, il sonno ormai rotto.
“Nessuna
notizia nemmeno di Viola, immagino...”
“Immagini
bene.”
Lui
annuì e la guardò con la coda dell'occhio. Nami
era irritata, lo
notava dagli scatti nervosi con cui tracciava le linee sul foglio, la
matita che correva aggressiva e opprimente sulla carta.
La
capiva, anche lui non vedeva l'ora di mettere la parola fine su tutta
quella ridicola vicenda, ma per farlo occorreva che Sanji per lo meno
raggiungesse la piazza e sembrava essere diventata un'utopia.
Nami
disegnava come una forsennata e lui non si azzardò a farle
notare
che se continuava così avrebbe bucato il foglio, preferiva
fosse lui
a subire la sua ira al posto suo. Però sapeva anche che lei
ci
teneva a quell'albo e aveva notato che c'erano due disegni
già
completi sotto a quello che stava distruggendo ma sembrava che non se
ne fosse nemmeno accorta. Senza riflettere, rischiò la vita
di sua
iniziativa e le mise le mani a coppa sul foglio, fermando la matita.
Nami lo guardò allargando gli occhi e lui ne
approfittò per
sfilarle gentilmente l'albo dalle mani. Sorrise quando vide che non
opponeva resistenza.
“Stai
tranquilla, Sanji arriverà prima o poi. Vedrai che
risolveremo la
cosa e torneremo a casa senza più drammi.”
esclamò cercando di
suonare incoraggiante.
Nami
chiuse gli occhi annuendo e gli provocò un'appagante senso
di
soddisfazione vederla dargli retta senza lamentele.
“Riposati
un po', resto io di guardia.”
Nami
appoggiò la testa contro la base della fontana mettendo in
pratica
all'istante il consiglio.
Zoro
ghignò soddisfatto e si sistemò meglio guardando
avanti a sé. Non
passarono più di due minuti prima di capire che era un
lavoro di
ricerca estremamente noioso. Come avesse fatto Nami a non
addormentarsi fino a quel momento per lui era un mistero.
Sbadigliò
piano per evitare di farsi sentire. Nami teneva ancora gli occhi
chiusi ma non dormiva, sapeva che stava solo cercando di calmare i
nervi e non voleva darle fastidio.
La
folla era sempre la stessa, nessun ciuffo biondo, né
sopracciglia
arcuate all'orizzonte. La noia era assoluta, almeno fino a che
l'occhio non gli cadde sull'albo che ancora teneva in grembo.
Guardò
Nami di sottecchi, appurando che aveva ancora gli occhi chiusi e non
riuscì a trattenersi. Lo sfogliò piano, cercando
gli unici disegni
presenti che aveva intravisto poco prima e si lasciò
sfuggire un
sorrisino quando li trovò. Erano quattro in totale e nessuno
ritraeva paesaggio o monumenti. Erano ritratti.
Fatti
a carboncino o a matita e magistrali, come tutto quello che la
riguardava.
Rufy,
Franky e Robin che ridevano insieme seduti sul camion. Loro quattro
attorno al falò quella notte passata nel bosco in Belgio.
Sanji che
leggeva le lettere di Viola in treno mentre lui e Rufy giocavano a
carte. E poi...
Zoro
si bloccò sull'ultimo.
Le
lanciò un'altra occhiata per essere certo di non venire
beccato in
flagrante. Nami era ancora immersa nel suo momento di relax, troppo
impegnata per accorgersi di quello che lui aveva scoperto.
Zoro
riportò gli occhi sul disegno. C'era solo una persona
ritratta su
quel foglio ed era lui. Lui addormentato su una poltrona. Riconobbe
al volo la circostanza, era quel pomeriggio a Punk Hazard, poco prima
della festa a casa di Perona. Ricordava di aver schiacciato un
sonnellino nel suo salotto ma non si era accorto che Nami lo avesse
ritratto. Sentì il cuore accelerare mentre osservava
sé stesso
disegnato sulla carta.
Sapeva
già che la sua amica aveva un dono e tutti i ritratti ne
erano un
esempio calzante, ma in quello c'era qualcosa di diverso. Era l'unico
protagonista e il tratto a matita sembrava più curato, meno
frettoloso, più concentrato sui dettagli. Si era soffermata
molto di
più sui particolari del suo viso che su qualsiasi altro
aspetto. Si
stupì nel vedere come fosse stata capace di riprodurre con
precisione il taglio degli occhi chiusi, le spalle rilassate, il
profilo del naso e le labbra socchiuse. Queste ultime le aveva
disegnate piene e rosa e, se non fosse che stava guardando se stesso
e la cosa era piuttosto strana, avrebbe detto che sembravano le
classiche labbra invitanti da baciare.
Arrossì
rendendosi conto che forse era esattamente quella l'idea che voleva
trasmettere. Tutto nel suo ritratto gridava a gran voce quanto fosse
stata meticolosa nel cercare di riprodurre ogni minuscola sfumatura,
ogni piega, ogni piccola imperfezione o espressione facesse il suo
viso o il suo corpo, per creare quello che sembrava essere il suo
lavoro migliore. Era stata capace di trasformare ogni suo
più
piccolo difetto in un quadro armonico e, a differenza di quello che
vedeva quando si guardava allo specchio, Zoro si rese conto che quel
ritratto era perfetto.
Rimase
senza fiato nel realizzare che era così che lei lo vedeva.
Si stava
guardando attraverso i suoi
occhi e il solo pensiero di essere visto da Nami in quel modo,
rischiò di fargli scoppiare il cuore.
La
sentì muoversi accanto a sé e chiuse
repentinamente l'albo.
Sentiva
di aver oltrepassato una sorta di linea immaginaria e
preferì
tenerla allo scuro della sua scoperta, almeno fino a che non sarebbe
riuscito a mettere a tacere quel dannato cuore che pompava come se
fossero stati i suoi ultimi istanti di vita.
Nami
aprì gli occhi e li incrociò con i suoi.
“Novità?”
Zoro
la guardò confuso, prima di ricordare. “Ah,
Sanji!” sorrise
tentando di non farle capire che si era già distratto con
ben altro
che la ricerca infruttuosa dell'amico. “Eh, no. Nessuno in
vista.”
mormorò convinto.
Nami
annuì, poco sorpresa.
“Ragazzi,
io vado al chiosco a prendere degli altri panini, ne volete?”
Rufy
si parò davanti a loro con un gran sorriso che fece
accigliare Nami.
“Ancora?”
Lui
mise il broncio. “Ho fame, Nami! E anche Robin ne vuole un
altro!”
Zoro
ridacchiò. “Si, prendine anche per noi.”
esclamò prima di
incrociare lo sguardo inquisitorio della rossa e risponderle con un
alzata di spalle. “Le ricerche fanno venire fame.”
Lei
alzò gli occhi al cielo guardando il fratello avviarsi al
chioschetto felicissimo.
“Non
è colpa di Rufy se Sanji è un idiota.”
Nami
sospirò. “Lo so ma di questo passo non ci
rimarranno più i soldi
per i biglietti aerei...” commentò divertita dando
due generose
sorsate alla sua bottiglietta d'acqua. In fin dei conti, capiva suo
fratello. Era una noia mortale aspettare senza fare nulla, accidenti
a Sanji!
Zoro
si voltò a guardarla.
“Che
c'è?” chiese notando il suo sguardo fisso.
“Niente...”
rispose con un sorriso che la fece arrossire.
“Non
mi sembra non ci sia niente...” sussurrò dubbiosa.
Lui
scrollò le spalle. “Beh, stavo pensando... mi
dispiacerà un po'
lasciare l'Europa.”
Nami
sorrise. “Si, lo capisco.”
Zoro
si grattò una guancia. “Sono successe talmente
tante cose... è
pazzesco se penso che solo due settimane fa non saremmo mai riusciti
a rimanere seduti vicini così a lungo...” sorrise
al suo piccolo
cenno.
Sapevano
bene entrambi che non avevano ancora affrontato quel
discorso. Ci avevano pure provato un paio di volte ma non erano mai
riusciti a superare l'imbarazzo. Aleggiava su di loro incombente e
minaccioso da giorni e sapevano che avrebbero dovuto parlarne prima o
poi. Era una ferita che doveva essere sanata, non si poteva
semplicemente fare finta di non essersi odiati per tanti anni.
Sembrava non fosse mai il momento giusto per parlarne e Nami si era
chiesta diverse volte se ci sarebbe mai stato un momento giusto.
Quello
di sicuro non lo era, però Zoro pareva non pensarla
così.
Lo
guardò avvicinarsi un po' di più facendo finta di
nulla e lei
rimase immobile a fiato corto. Una piccola parte del suo cervello che
le faceva notare come si fosse già fin troppo addentrato
all'interno
del suo sacro spazio vitale.
“Ci
siamo voluti male per troppo tempo.” commentò lui
sottovoce.
Nami
non era in grado di dire nulla, annuì semplicemente, il
cuore in
gola.
“E
sono stanco.”
Nami
sgranò gli occhi, il cuore che batteva forte sulle tempie.
“Zoro,
non credo che sia...”
“C'è
qualcosa in sospeso tra di noi.”
Nami
trattenne il respiro, era troppo vicino per poter dire o fare
qualcosa di sensato. Non riusciva a pensare ad altro che a quelle
labbra che si avvicinavano sempre di più.
Quello
che era quasi accaduto sul camion prima che Sanji li interrompesse le
aveva fatto riesaminare tutto quello che pensava di sapere di lui.
Ormai poteva dirsi certa di non essergli per nulla indifferente. Si
era ritrovata le gambe di gelatina al pensiero di averlo quasi
baciato, ora nemmeno le sentiva mentre lui era ad un battito da lei.
Forse avrebbe dovuto dirgli che era difficile riuscire a parlare del
loro rapporto se le stava a due centimetri dal viso, ma fermarlo era
diventato l'ultimo dei suoi pensieri. Potevano parlare dopo aver
assaggiato quella bocca invitante che si avvicinava. Era a due
centimetri, potevano senz'altro discutere di ogni cosa più
tardi!
Un
centimetro... e socchiuse gli occhi. Poteva anche sparire il mondo.
Lo
sentì sfiorarla e per un attimo tutto sparì
davvero.
Almeno
fino a che un urlo perforante non gli fece perdere vent'anni di vita,
interrompendo per la seconda tragica volta il sogno della sua vita.
“RAGAZZI!!!!
SONO LOROOOOO!!!!”
Nami
deglutì portando una mano al cuore che correva come un
forsennato,
cercando di identificare suo fratello in mezzo al marasma della
folla.
Sentì
Robin oltrepassarla e la seguì con lo sguardo.
Rufy
era vicino al chiosco con in mano dei panini e li agitava come un
ossesso verso il piccolo molo.
“Quello
è Brook!!!” urlò indicando un punto in
lontananza.
Nami
si alzò in piedi, imitata da Zoro e entrambi aguzzarono la
vista. Il
sole era accecante ma l'inconfondibile afro nero del cugino di Viola
si stagliava imponente a pochi metri da loro.
Ormai
dimentica di quello che era quasi accaduto, Nami cercò
frenetica
anche il resto dei suoi compagni e individuò immediatamente
Viola.
Le sembrò quasi un miraggio per un attimo ma era tutto vero.
L'avevano trovata davvero, era lei!
Raggiunse
Robin in poche falcate, tallonata da Zoro. Rufy era già
schizzato
verso il gruppetto che si apprestava a salire su uno degli Yagara.
Nami
sudò freddo e rifletté rapidamente. Sanji ancora
non si vedeva e
loro stavano per prendere il mare, non aveva idea di quando sarebbero
riusciti a recuperarli.
In
mezzo secondo decise cosa fare. Si scambiò un'occhiata
d'intesa con
Robin che stava già correndo verso la sua amica e si
apprestò a
fare altrettanto, quando una grossa mano la prese per il braccio e le
impedì di muoversi. Si voltò di scatto trovandosi
davanti un omone
enorme che la guardava con gli occhi iniettati di sangue.
“Dove
pensate di andare??”
Nami
batté gli occhi. “Che cosa?” chiese
affannata cercando di
liberarsi. Viola stava per andarsene, dovevano muoversi!
Lui
strinse gli occhi. “Non fate i finti tonti! Vi ho visti con
il
nanerottolo! Quei panini che ha preso me li dovete pagare!!”
Nami
non fece in tempo a sgranare gli occhi che Zoro assestò una
poderosa
spinta all'uomo che cadde malamente di lato mollando la presa su di
lei.
“Mi
scusi ma ora non abbiamo tempo per questo!” si
scusò urlando,
afferrando Nami per un braccio e spingendola avanti facendosi largo
tra la folla.
“Farabutti!!”
Nami
si voltò appena, sinceramente dispiaciuta. “Ci
scusi! Torneremo
più tardi a pagare, glielo garantisco!”
Quello
però sembrò non averla sentita, o semplicemente
non le credette,
perché si alzò da terra doppiamente irritato e
prese a correr loro
dietro urlando un'oscenità dopo l'altra, attirando
l'attenzione di
numerose persone.
Nami
aumentò la corsa con il cuore che batteva forte e la voglia
di
riempire Rufy di sberle, facendo strada a Zoro per evitare di
perderlo. Lei nemmeno lo voleva il panino!
Non
c'erano più Yagara ormeggiati al molo quando finalmente ci
arrivarono e di Viola, Rufy o Robin nessuna traccia.
“Di
là!” ansimò Zoro, indicando il
marciapiede affollato dove
intravide suo fratello e Robin correre lungo il fiume urlando
qualcosa verso l'acqua. Nami seguì i loro sguardi e li vide
il
secondo successivo. Viola e i cugini erano saliti su uno degli Yagara
e stavano costeggiando la piazza per poi prendere il largo. Non
avevano molto tempo, lo sbocco verso il mare era poche decine di
metri più avanti, poi non sarebbero più stati a
portata d'orecchi
per chissà quanto.
Si
voltò indietro vedendo l'uomo del chiosco che li seguiva
instancabile, ma per Nami era già diventata una questione di
principio. Erano lì per trovare Viola, ci avevano messo una
vita ed
ora era là davanti a loro! Non se la sarebbero lasciata
sfuggire
così! E poi quell'energumeno doveva pagarlo Rufy, col cavolo
che
sborsava ancora per lui!
Riprese
a correre cercando di raggiungere il fratello, che a sua volta
tallonava Viola tentando di farsi sentire nel caos.
Ancora
non aveva capito come riuscivano sempre a ficcarsi in certe
situazioni ma -cascasse il mondo- le cose sarebbero finite quel
giorno!
Con
il morale un po' più sollevato, Sanji svoltò dopo
la quinta
colonna, come gli era stato detto da quei due palloni gonfiati del
ristorante che se ne stavano fuori a fumare. Già si sentiva
ridicolo, quelli lo avevano pure schernito parecchio dopo aver capito
che era quasi un'ora che cercava la piazza principale senza rendersi
conto di averla appena dietro l'angolo.
Sanji
aveva ingerito la bile insieme a tutte le imprecazioni che aveva
dovuto trattenere per avere quella vitale informazione e ormai
avrebbe dovuto esserci.
Svoltò
di nuovo, stanco morto ma deciso ad andare fino infondo. Si
ritrovò
in una viuzza costeggiata da un fiumiciattolo e si ricordò
che era
un buon segno. Gli era stato detto che bastava seguirlo in direzione
nord e si sarebbe trovato la piazza davanti in pochi minuti.
Aumentò
l'andatura, galvanizzato, schivando la folla che iniziava a formarsi
davanti a lui man mano che si faceva largo. Anche tutta quella gente
era un buon segno, decise. Tanti turisti volevano dire che il suo
obiettivo era più vicino.
Senza
rallentare superò un gruppetto di anziani chiacchieroni e
proseguì
dritto verso la sua meta sorridendo.
All'iniziò
nemmeno lo notò. Si era trattato solo di un colpo d'occhio,
di
un'immagine fugace che gli era passata accanto in velocità,
veleggiando sul fiumiciattolo che stava seguendo, ma l'aveva fatto
vacillare per un attimo e decelerare.
La
parte predominante del suo cervello gli disse di smettere di perdere
tempo che il suo obiettivo era davanti a lui, la piazza si vedeva
bene in lontananza. Eppure quell'immagine gli era sembrata
familiare...
Frenò
del tutto la corsa, voltandosi verso il fiume, preda dei dubbi, in
ansia senza nemmeno capire perché. La piazza era a pochi
metri,
perché lo stava facendo?
La
risposta se la trovò davanti non appena riuscì a
mettere a fuoco
quell'immagine fugace.
Uno
degli Yagara di cui aveva parlato il counsierge dell'albergo.
Però
non era l'animaletto in sé ad aver attirato la sua
attenzione, ma la
persona che aveva in groppa.
Sanji
sgranò gli occhi incredulo nel riconoscere Viola nella
ragazza seria
che veleggiava sul fiume, diretta in mare aperto.
Gli
ci volle qualche secondo per realizzarlo e ci pensò il cuore
che
batteva nelle tempie a farlo rinsavire dallo shock.
“Viola!!!”
Provò
a chiamarla con tutto il fiato che gli era rimasto dopo la corsa,
facendo subito dietrofront e correndo a ritroso, scansando la folla.
Erano già molto lontani, non li avrebbe mai raggiunti!
“VIOLA!!!”
Lei
non si voltava, non lo sentiva e il mare si faceva sempre
più
vicino. Sanji aumentò l'andatura, i polmoni in fiamme ma non
si
sarebbe arreso, non ora che l'aveva trovata!
Si
schiantò contro un banchetto di frutta e verdura che sostava
vicino
alla banchina, ribaltandolo con tutta la merce e rischiando a sua
volta di cadere a terra. Il fracasso che fece attirò fin
troppi
sguardi e nonostante il dolore al fianco per l'urto e il senso di
colpa per il danno, la sua priorità era ancora un'altra.
Tentò il
tutto per tutto. “VIOLAAAAA!!!”
Forse
fu l'insieme di cose, il rumore della bancarella, gli urli del
commerciante, il brusio della folla attorno a lui, ma questa volta il
suo urlo non passò inosservato.
Il
proprietario lo prese per il bavero lanciandogli ogni sorta di
ingiurie ma Sanji non aveva occhi che per lo Yagara in lontananza.
Viola
non era più seduta fissando l'acqua davanti a sé.
Era in piedi, si
era voltata curiosa verso di lui e l'aveva sentito.
Pur
rischiando fisicamente grosso -quel commerciante aveva le braccia
più
grosse di Franky- Sanji esultò dentro di sé.
Cercò
di divincolarsi dall'omone gridando ancora, doveva farle capire che
era lì!
L'uomo
gli mollò la maglia, preso in contropiede per lo spavento e
Sanji ne
approfittò per riprendere la corsa, scusandosi
silenziosamente per
quello che aveva combinato, ma internamente entusiasta. Viola lo
aveva visto!!
Riuscì
a guadagnare un po' di terreno anche se ormai era del tutto stremato.
Viola
era a pochi metri, al centro del fiume e lo guardava sconvolta.
Doveva parlarle, doveva farla scendere da lì!
“Viola,
ti prego torna indietro!! Devo parlarti!!”
Non
era sicuro che riuscisse a sentirlo, la sua espressione non era
virata di una virgola, continuava solo a fissarlo incredula.
Scansò
un altro gruppo di turisti, cercando di riprendere fiato, quando
sentì dietro di sé il suo nome urlato ai quattro
venti. Sgranò gli
occhi alla vista di quello che si trovò alle spalle e
rischiò
nuovamente di sbattere contro una delle bancarelle ma riuscì
a
frenare in tempo.
Dietro
di lui c'erano Nami e Zoro che correvano come avessero avuto il
diavolo alle calcagna. Era stata lei a chiamarlo, avrebbe
riconosciuto la sua voce tra mille.
“Ragazzi,
l'ho trovata!!!” riuscì solo a dire, felicissimo
ma con i polmoni
in fiamme.
Correre
tre volte a settimana a quanto pareva non bastava per sentirsi
allenato, avrebbe dovuto intensificare.
Nami
gli si affiancò, bloccando Zoro prima che svoltasse per una
via
laterale. Sembravano entrambi esausti. “Lo sappiamo!
È dalla
piazza che la seguiamo!!” urlò aspra.
“Per colpa di quel
babbeo...” e indicò dietro di sé.
“...siamo pure in un bel
casino!”
Per
la seconda volta, Sanji dimenticò la sua priorità
e si voltò.
Sperava che le sorprese fossero finite per quel giorno, aveva fatto
male i calcoli. Poco dietro di loro, Rufy e Robin correvano tenendosi
per mano o, per meglio dire, trotterellavano allegramente, ridendo
tra loro. Guardando ancora un po' più indietro, vide le
chiare e
inequivocabili divise di tre poliziotti che li tallonavano insieme a
due tizi grossi come armadi che li seguivano infuriati e in uno di
loro riconobbe il proprietario della bancarella che aveva distrutto.
“Perché
la polizia vi insegue??” non poteva essere arrivata per lui,
non
c'era stato abbastanza tempo!
“Perché
Nami ha un fratello idiota!”
Con
una buona dose di timore Sanji si rese conto che non fermarsi nemmeno
davanti ai poliziotti poteva diventare un bel problema, ma aveva
lasciato il buon senso nella camicia che gli avevano rubato a Marijoa
e ormai le cose non avrebbero potuto essere peggio di così.
Ritornò
al proprio obiettivo, relegando la cosa a più tardi, non
aveva tempo
per sentirsi sia eccitato che terrorizzato per l'assurda situazione
in cui si erano ficcati.
Guardò
Viola e i suoi parenti, ancora al centro del fiume. Nessuno di loro
toglieva gli occhi da quell'insensata processione ma nemmeno davano
idea di voler fermare lo Yagara.
Sanji
non aveva più ossigeno, le gambe e il fianco gli facevano un
male
cane, così come i polmoni. Erano inseguiti e lei stava per
andarsene, era la sua occasione, non poteva più perdere
tempo.
Attirò
l'attenzione di Nami e Zoro, ancora al suo fianco nonostante
cominciassero a dare chiari segni di cedimento.
“Ragazzi,
devo parlare con lei!”
Nami
buttò fuori l'ultimo residuo di ossigeno. “Ormai
è troppo
lontana. La recuperiamo domani! Ora direi di concentrarci sulla
polizia!”
Zoro
annuì ma Sanji negò col capo. “Non
posso, mi ha visto e non ha
fermato lo Yagara! Pur di evitarmi scapperà stasera e non la
ritroverò più!”
Nami
sgranò gli occhi. “Che cosa stai
dicendo?”
“Non
avrò un'altra occasione per parlarle!”
esclamò fin troppo serio.
Cercò
di afferrarlo per un braccio. “Aspetta... cosa hai intenzione
di
fare??”
Continuando
a correre, Sanji si buttò di lato, arrivando a costeggiare
l'acqua.
Lo Yagara di Viola ormai era quasi in mare, non distingueva
più i
suoi lineamenti e quello fu lo stimolo decisivo.
Sotto
gli occhi impotenti di Nami e Zoro, si tolse al volo le scarpe e si
tuffò in acqua senza ripensamenti.
“Sanji!!”
Lo
shock bloccò i due ragazzi che si gettarono verso il bordo.
Sentirono qualcuno urlare tra la folla e altri strilli dallo Yagara
mentre il loro amico cercava di nuotare verso di lui, lottando a
tratti contro le piccole onde che si formavano al passaggio delle
imbarcazioni.
“Sta
cercando di farsi ammazzare??”
Rufy
e Robin si fermarono dietro di loro a riprendere fiato, la mani sulle
ginocchia e lo stupore nello sguardo.
Nami
provò a richiamarlo ma Zoro la fermò.
“Lascia
perdere...” mormorò stendendosi a terra, il
respiro ancora corto.
“Sta andando a farsi sentire.” concluse con una
risatina
affannata sentendo il vociare della folla attorno a loro che si
acuiva quando anche la polizia riuscì a raggiungerli.
Si
lasciarono ammanettare e portare via con il sorriso.
Sanji
aveva raggiunto lo Yagara.
Angolo
Autore:
Vi devo chiedere scusa, è
una vita che non aggiorno! Spero ci sia ancora qualcuno che ha voglia
di leggere nonostante la mia presenza saltuaria! XD
Tenete
duro... ormai siamo quasi alla fine!!!!
PS.
leggo sempre tutte le recensioni, appena posso vi rispondo ma
sappiate che mi scaldano sempre il cuore! Vi adoro!!
Un
bacione!!!
-la vostra sempre più in ritardo- Momo