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Autore: Pawa    11/09/2018    0 recensioni
KiddxLaw!
(Trama)
Quando la tua spada maledetta è capace di prendere forma umana, la TUA forma umana, è innamorata di te e odia il tuo fidanzato, che già per conto suo odia il mondo intero, tu che cavolo devi fare, Law?
Io non ti so rispondere. Mi limiterò a riportare i fatti di questa tua sventura ai tuoi fan.
(Note) ♫
Storia nata da una mia personale interpretazione delle leggende sulle nodachi, le spade maledette del folclore giapponese, deviata dalla passione per la KIDDXLAW e lo YAOI.
Fa parte di una serie, che spero apprezzerete!
Genere: Comico, Commedia, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Nuovo personaggio, Pirati di Kidd, Pirati Heart, Trafalgar Law | Coppie: Eustass Kidd/Trafalgar Law
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Kikoku

La spada maledettamente rompipalle

 
 
     Era guerra aperta 
        -prima parte-
  
 


(Premetto che la storia era stata già pubblicata, ma era piena di errori, perché... bho? Se ce ne dovessero essere di residui, vi pregherei di avvisarmi, odio le mie storie quando sono obbrobri contro la lingua italiana :'D )
 


C’erano almeno tre particolari che, quella mattina, lasciavano basito perfino Monkey D Luffy.
 
Innanzitutto, Torao stava divorando quantità industriali di qualsiasi cosa fosse commestibile, che pareva aver rubato dal Polar Tang, dalla Sunny e da più di una delle navi di Kidd insieme.
Poi, elemento rientrante nella prima ambiguità, ma non per questo trascurabile, Traffy stava mangiando anche il pane e di ciò, sembrava assolutamente contento.
Altro punto, il bel chirurgo era fin troppo felice e le sue labbra erano impegnate a far concorrenza ai sorrisi esagerati del capitano dei Mugiwara.
Non si trattava di quei suoi ghigni da: “Ti farò provare un tipo di colonscopia tutto nuovo, di bisturi e morcellatori ben assestati”, né dei sorrisi dolci che solo la sua ciurma riusciva a fargli sbocciare sul viso, bensì sembrava irradiare gioia e un pizzico di malizia.
Infine, il fatto che stesse indossando un kimono dalla fantasia piuttosto ricercata e che a tutti pareva terribilmente familiare, passava in secondo piano se si considerava che un secondo Trafalgar Law, dal comportamento consono al suo solito modo di essere, guardava l’altro se stesso dallo stipite della cambusa del proprio sottomarino, con aria rassegnata.
 
I Pirati del Cuore non sembravano realmente incuriositi o, perché no, scioccati dalla presenza di un Captain di troppo. Si limitavano a lanciare occhiate divertite al Law che si stava ingozzando, prima di rivolgersi verbalmente o più preferibilmente con soli cenni, quasi come a non volersi far notare, al Trafalgar che stava poggiato di schiena, a braccia conserte, alla parete del Polar Tang.
 
“Torao! Hai un gemello? Perché non me l’hai detto?”
Rufy si era ben presto ridestato dalla sorpresa, un po’ perché anche quel giorno si prospettava estremamente divertente e un po’ perché voleva godere anche lui del banchetto del fratello di Torao… o di Torao stesso. Non è che lui li distinguesse, erano uguali!
 
Mentre si lanciava dall’albero maestro del suo veliero, per atterrare sul ponte di quello degli Hearts, sorvolando il vascello principale di Eustacchio e attirando la sua attenzione, non aveva potuto fare a meno di notare come il Law che indossava la versione nera della divisa tipica della sua ciurma, spalancasse gli occhi, così come molti suoi nakama.
 
“Cappellaio, non avvicinarti a me!”

Il giovane pirata, mentre il tacco del suo sandalo picchiava il legno del pavimento del sommergibile, aveva assunto un’aria confusa a quell’avvertimento, presto spazzata via da una smorfia di dolore, accompagnata da un urlo che ne sottolineava l’intensità.
 
“Rufy!”

La sua ciurma l’aveva subito raggiunto, simultaneamente a diversi pirati di Kidd ed il loro stesso comandante, sbigottiti ed intrigati da un supernovellino col ventre squarciato.
 
“Ma che diavolo…?” L’aspirante Re dei pirati, caduto supino più per lo spavento che per debolezza, aveva rialzato lo sguardo, osservando dai geta* alle punte dei capelli nerissimi, il Torao che lo sovrastava.
 
Non era certo il kimono ebano costellato di croci bianche e ricami di esecuzioni con katana ad attirare la sua duttile attenzione, né l’aria cupa che il Law mangione aveva assunto, perché non era certo un’espressione nuova sul viso di Traffy.
Piuttosto, il suo braccio destro era una lama ricurva e sporca del suo sangue, che stava venendo risucchiato da essa
 
Rufy aveva deglutito.
“INCREDIBILE!”
 
“IDIOTA! Sta seduto e non fissarlo con adorazione, guarda cosa ti ha fatto!”
Nami aveva ricacciato il suo capitano col culo per terra, assestandogli un pugno su quella zuccaccia, che al posto di preoccuparsi di avere le budella al vento, stava fantasticando su un Trafalgar Law che aveva spade al posto degli arti.
 
“Hoy, Torao, che diavolo succede?” Sanji era stato in procinto di avvicinarsi ai due chirurghi, ma l’Uomo Mascherato dei Pirati del Cuore gli aveva poggiato una mano sulla spalla, invitandolo silenziosamente a mantenere le distanze.
 
“Trafalgar! Che cazzo hai combinato stavolta? Spero tu non ti sia clonato, è già difficile reggere un solo “te”!”
 
“Eustass” gli si era posto innanzi Penguin, interrompendo l’avanzata che il rosso, con il suo vice al seguito, stava facendo verso il suo capitano “tu più di tutti dovresti stargli alla larga.”
 
“Ma levati dai coglioni!” Kidd l’aveva sorpassato con una spallata, ignorando tutti quei piratucoli di Trafalgar che gli consigliavano caldamente di stare lontano da lei, ma Kidd, oltre a Ikkaku, non vedeva nessunissima donna nei paraggi di quello che in modi molto contorti e non ben chiari neanche a lui stesso, era il suo fidanzato.
 
A circa un metro da quel pirla che giocava a duplicarsi nel suo inquietantissimo laboratorio, aveva udito solo tre cose, prima di ritrovarsi scaraventato per terra.
La prima, il tintinnio e lo stridio di due lame mortalmente affilate che si scontrano con violenza.
In seguito, il tonfo di quello che, dopo, aveva constatato essere Killer, che era stato sopraffatto.
Infine, la voce di quel dannato di Trafalgar.
 
“Kikoku, fermati immediatamente!”
 
Riaprendo gli occhi, chiusi istintivamente per il colpo subito, si era ritrovato la stramba copia del suo ragazzo a cavalcioni su di lui, una sua mano a trattenerlo per la spalla destra e l’altra trasformata in una lama, a così pochi centimetri dalla sua giugulare.
 
Seppur lo straniamento sopraffacesse ogni altra emozione dei presenti, vedendo ben due membri della generazione peggiore al tappeto, Zoro aveva cercato in fretta di ricomporsi, catturando, poi, l’interesse degli altri pirati.
 
“Hai detto Kikoku? Ma non è il nome della tua spada?”
 
Il medico si era nel frattempo avvicinato a quel buzzurro del suo collega capitano, non sentendo o forse ignorando, per il momento, una domanda che certo non avrebbe salvato quel cretino di Kidd dalla decapitazione.  
 
“Kikoku, lascialo stare.”
 
Lei si era alzata, riluttante.
 
“Ne abbiamo già parlato un’infinità di volte, non puoi fare a fette tutti quelli che mi si avvicinano!”
 
Di tutta risposta, Kikoku aveva gonfiato le guance, facendo assumere al viso di Trafalgar Law, un’espressione bambinesca e… adorabile, nonostante avesse appena cercato di sfilettare due capitani pirata.
 
“Guardami in faccia quando ti parlo! Hai fatto male ad un mio amico e stavi per ammazzare Kidd.”
 
“Aw, Torao allora lo ammetti che siamo migliori amici!”
 
“Mugiwara-ya, sta zitto e fatti ricucire da Tony-ya e no, non sei tu il mio migliore amico.”
 
“Certo, certo, però hai ammesso che siamo amici!”

“L’ho detto solo per salvarti la vita. Kikoku tende a infilzare senza pensarci troppo, i miei nemici”

“Ma scusate un attimo, potreste spiegarmi cosa succede? Zoro ha detto che Kikoku è la tua spada…”
 
Law aveva afferrato per il gomito il suo sosia, sospingendolo lontano dal corpo del suo ragazzo, sia per farlo rialzare sia per assicurarsi che non lo uccidesse.
 
“Già, la gatta ladra ha ragione, dacci ste cazzo di spiegazioni, dottorino di merda.”
 
Anche se, tutto sommato, fargli tagliare almeno la lingua del rosso poteva essere un giusto compromesso con Kikoku.
 
“Come se fosse un mio obbligo dilungarmi in chiarimenti che non vi riguardano… comunque  sì, Kikoku è la mia spada. Per l’esattezza, è una nodachi ed è una spada maledetta.”
 
“Ma-ma-maledetta?!” Usopp, Chopper e Brook si erano automaticamente stretti l’uno all’altro, con una velocità ed una precisione nell’incastrare sei braccia, che sembrava avessero passato i due anni di separazione dei Cappello di Paglia ad allenarsi nella coordinazione per quella posa.
 
“Anche Zoro-ya ha una nodachi, quindi davvero, non comprendo che diavolo abbiate voi tre... comunque, saprete già che queste spade hanno un anima e sono loro a scegliersi i padroni, in base ai loro capricci. Se lo spadaccino non gode di un’anima abbastanza forte da contrastare quella della nodachi, viene posseduto dalla spada e quindi lei può interagire nel mondo degli umani attraverso il corpo del padrone. Nel mio caso, la mia anima è più potente di quella di Kikoku, quindi lei ha avuto la “geniale idea” di assumere forma umana per poter essere attiva nel nostro mondo, com’è giusto che faccia una nodachi.”
 
“Perché devono intergire… interogire… mh… perché devono fare cose nel mondo degli uomini?”
 
“Non so darti una risposta precisa, Cappellaio, ma se queste spade hanno un’anima, dovranno pur vivere ed agire in qualche maniera, altrimenti sarebbe come una vita sprecata. Almeno credo.”
 
Rufy aveva annuito vigorosamente, soddisfatto della risposta e facendo disperare Chopper, che ancora gli stava fissando i punti.
 
“E perché ha assunto la tua fottuta forma di merda?”
 
“Se disprezzi tanto l’aspetto di Shihai*1 puoi anche stargli lontano per sempre.”
 
Law aveva ghignato, soddisfatto di come Kikoku avesse messo a tacere quel bufalo rosso dal linguaggio irripetibile.
 
“Perché non ha mica un corpo suo, mentre invece è congiunta al mio attraverso le nostre anime.”
 
“Infatti, abbiamo un legame molto più profondo di chiunque altro, quindi non osate avvicinarvi a lui!”
La nodachi aveva fulminato tutti con gli occhi glaciali del suo padrone, per poi avvinghiarsi al suo collo e stravolgere, nel giro di un attimo, la sua espressione ed il tono di voce.
“Shihai, sei mio e solo mio ~ .”
 
 A ciò, la ciurma del medico era scoppiata a ridere, abituata alla bipolarità di Kikoku, dovuta alla sua estrema gelosia per quello che considerava il suo primo vero dominatore e per le facce infantili ed assolutamente non da Chirurgo della Morte che faceva assumere al viso del loro Captain.
 
“AH? Ma che cazzo di problemi ha la tua spada? Possibile che ogni fottuta cosa che ti appartiene sia strana?!”
 
Un passo falso per il Capitano, di fatti, tutti e tre gli equipaggi, meno Monkey D Luffy, avevano preso a sghignazzare.
 
“Boss, questo non rende anche te un tipo strano?”

Indubbiamente, una pessima mossa anche per Wire, che a frase appena conclusa si era piegato in due per un pugno ben assestato del suo comandante.
 
“Era una battuta? Usopp, spiegamela!”


“Beh, Eustass è il fida-…”
 
“Taci, naso lungo.”
 
E Usopp aveva obbedito all’ordine del rosso, trascurando la richiesta del proprio capitano.
Di questo, però, Rufy non era rimasto deluso, perché immediatamente distratto e rallegrato dalla proposta della sua nuova amica-spada-Toraosa.
 
“Shihai, andiamo a sederci, ho fame ~ ”
 
“Kikoku” l’aveva richiamata il padrone, mentre lei lo trascinava alla tavolata al centro del ponte “sei una nodachi, ti nutri di spirito vitale e sangue, non di cibo umano. Ti devo ricordare come ti riduci, mangiando- woah!”
Ma la spada bramava quei picchi ed agglomerati di energia incorporea per cui riusciva ad incarnarsi per due sole e semplicissime ragioni: amare Law e mangiare.
Quindi aveva costretto il suo spadaccino seduto affianco a lei ed aveva ripreso ad ingozzarsi di quello che, lo sapeva, ma non gliene fregava, era veleno squisito.
 
“Hey, Spadino, posso unirmi anche io?”
 
Rufy aveva raggiunto il banchetto e tanta era l’acquolina che aveva, che sembrava avere occhi solo per i cosciotti di carne ben rosolata che giacevano impilati alla sinistra del vero medico.
 
“A patto che tu stia lontano da Shihai.”
 
Condizione più che accettabile, secondo il pirata dell’Est Blue, perché il suo amico Law gli aveva saggiamente avvicinato il piatto ricolmo di carne che aveva adocchiato.
 
Incoraggiati dai Pirati del Cuore, che si erano silenziosamente accomodati a tavola, seppur alla giusta lontananza dal loro Captain, anche il resto delle ciurme si era unita a quel pranzo da matrimonio delle dieci del mattino.
 
Kidd si era buttato a sedere di fronte al proprio ragazzo, fissando in cagnesco quella stramaledetta spada rompicazzo, che credeva di poter reclamare diritti sul medicastro.
E con che scusa, poi?
Una cagata riguardante anime in risonanza o qualcosa del genere.
 
Eustass Kidd non prestava fede a molte cose, tantomeno a idiozie romantiche inventate da qualche poeta disagiato, ma a quello che per lui era un fatto concreto credeva senza alcun dubbio: la sua anima era unita a quella di Law molto più sinceramente di quella di Kikaku o come diavolo si chiamava.
 
Purtroppo, quello che provava, anche se intensamente, molto difficilmente era ciò che dimostrava, con le parole o con i fatti.
Per orgoglio o come diceva il suo ragazzo, per demenza pura e limpida, tutto ciò che riusciva a manifestare era l’incazzatura più nera che si potesse concepire.
 
Come se oltre ad avere il dono di scartavetrargli le palle fosse altrettanto brava a leggergli nel pensiero, Kikoku aveva poggiato un braccio sulle spalle del proprio padrone, tirandolo ancora più vicino a sé e aveva rivolto un ghigno soddisfatto e strafottente a quello che sapeva perfettamente fosse il rosso bastardo che osava amare il suo Law.
 
Definire un ringhio animale quello che aveva lasciato le labbra tinte del Capitano era molto riduttivo e non restituiva altrettanto terrore quanto era quello provato da chi l’aveva udito.
 
Trafalgar Law, dal canto suo, aveva sospirato.
 
Non c’era nulla che potesse fare con quei due ritardati mentali.
Per essere precisi, con il ritardato mentale dagli istinti primitivi e l’oggetto senza mente concreta che paradossalmente godeva di una coscienza.
 
Infatti, la spada proprio non l’aveva un cervello e per questo, il chirurgo non riusciva ad arrabbiarsi sul serio con lei per il suo atteggiamento ossessivo e possessivo, ma ciò nonostante, questo non gli impediva, né mai gli aveva impedito, di sgridarla e tentare di educarla.
 
Sin dall’ormai lontano giorno in cui Kikoku si era incarnata per la prima volta, prendendo le sembianze di quello che, all’epoca, era il suo corpo sedicenne, lei aveva manifestato un amore morboso e non ben definito nei suoi confronti, giustificandolo come la dimostrazione del vero legame tra uno spadaccino e la sua katana.
Questo aveva implicato scontri con, allora, i pochi Pirati del Cuore e svariati tentativi, della spada, di ucciderli, perchétroppo intimi con il suo padrone.
Il giovanissimo Chirurgo della Morte non era stato certo indifferente a ciò e dopo varie sfuriate e minacce di farla arrugginire, aveva inculcato in quella testaccia di metallo che non doveva osare far del male alla sua famiglia.
Famiglia della quale, le aveva subito chiarito, faceva parte anche lei, così come il Polar Tang.
Kikoku si era sentita tradita solo in un primo momento e si era presto resa conto dei sentimenti del suo shihai per lei, per la nave ed i suoi copagni, scoprendo, in qualche modo, di condividerli, forse proprio per la risonanza tra i loro spiriti.
Da allora, gli Heart Pirates, che si erano ingranditi di numero, erano sempre entrati nelle grazie della nodachi, seppur lei continuasse ad appiccicarsi al loro capitano ed i giorni in cui lei decideva di manifestarsi, erano giornate di festa per il cosiddetto ritorno del nakama silente.
 
Che le cose non sarebbero continuate così pacificamente ed allegramente, i Pirati del Cuore l’avevano capito fin dal momento in cui Trafalgar Law aveva gentilmente mostrato il suo dito medio alla Supernova più irritabile dei quatto mari*2, alla Casa d’Aste dell’arcipelago Sabaody.
 
Quello scambio di insulti e maledizioni era stata la più profonda dichiarazione d’amore a cui dei pirati avessero mai assistito, dacché il mare era salato e ricolmo d’acqua, così che si potesse navigare.
 
Per volere di qualcuno che da lassù li amava (e non dubitavano che la loro missione sull’Isola del Cielo centrasse qualcosa) da quando i due capitani avevano iniziato quella stramba relazione, Kikoku aveva potuto prendere forma umana giusto nei giorni o nei mesi in cui il rosso era lontano dal loro sottomarino.
 
Quel dì, forse Eneru era tornato dalla luna, forse Mugiwara aveva esaurito la fortuna con cui influenzava anche chi gli stava attorno, fatto stava, che Kikoku la Spada Maledetta ed Eustass Capitano Kidd erano prossimi ad affrontarsi per la conquista del medico prodigio che li guardava sconsolato.
 
La nodachi aveva preso a sfregare il capo contro la guancia di Law, mentre con l’altro braccio gli aveva cinto il fianco sinistro.
“Dai, Kikoku stai esagerando.” Lei aveva fissato quasi sbalordita il suo padrone.
 
“L’hai sentito, ferraglia? Metti giù le mani.”
 
“Mi prendi in giro, troglodita impellicciato?” Sicuramente, la convivenza per più di un decennio con Trafalgar D Water Law traspariva chiaramente dal linguaggio usato dalla spada. “Dici a me di non toccarlo, quando tu te lo fotti davanti a me senza un minimo di riguardo!”


Il dottore non aveva potuto fare a meno di sputare tutto il rum che stava bevendo dritto in faccia al proprio fidanzato, con la conseguente risata di Kikoku, accompagnata da quella di Rufy e facce pietrificate da parte del resto dei corsari.
 
“Kikoku, ti pare il caso?!”
 
“Ma Shihai, non è giusto! Le nostre anime sono praticamente una cosa sola e non posso neanche abbracciarti? Lui non ha nessun tipo di legame con te, eppure ci fai l’amore e mi tieni appoggiata al muro nell’angolo della tua camera da letto, mentre lo fate.”
Aveva messo il broncio, sporgendo il labbro roseo di Law e facendo diventare lucidi quei suoi occhi chiarissimi con cui ora fissava Trafalgar stesso.
 
“Ti prego, smettila di ripeterlo così a cuor leggerlo e finiscila pure di fare quella faccia! Non sono narcisista, non cederò ad un tentativo di visino tenero.”
 
“Beh, Captain, su di te non farà effetto, ma lo stesso non si può dire di qualcun altro.”


Law si era voltato perplesso a ciò che Shachi gli aveva detto ridacchiando, ritrovandosi la faccia da ebete di Kidd, completamente fradicia di alcol, rossa e imbambolata a fissare Kikoku.
 
Ad entrambi aveva riservato un cazzotto sul naso.
 
“Shihai~ sei cattivo! Ma comunque ti amo più di lui.” Gli aveva rivolto uno sguardo molto più intenso di qualunque altra volta glielo avesse detto, un sorriso sincero, non forzato, ma solo sereno.
 
“Sei un grandissimo stronzo” aveva concordato con la nodachi, Eustass, massaggiandosi il setto nasale “e per forza lo ami più di me. Io non lo amo affatto, dannazione. Mi interessa solo il suo corpo. Potrei fare sesso anche con te, se solo non tentassi di affettarmi, visto che hai assunto la sua forma.”
 
Al che, il chirurgo aveva assunto un cipiglio stizzito e l’atmosfera si era fatta ancora più tesa.
 
“F-forse sarà meglio tornare sulla Sunny…” il tremulo mormorio di Usopp era stato udito giusto dai suoi due compari di fughe strategiche, ma il resto dei pirati era, in maniera assai distorta e forse un po’ malata, intrigata dalla conversazione che si stava svolgendo.
Nami, Robin e Ikkaku, in particolare, sembravano euforiche e tentavano di avvicinarsi ai tre protagonisti del litigio, senza entrare nello spazio che Kikoku definiva come privato per lui ed il suo spadaccino.
 
Rufy continuava a mangiare, guardando con aria confusa ed un poco preoccupata quello che ora sapeva riconoscere come il vero Traffy.
 
“In questo caso…” aveva cominciato il Chirurgo della Morte, con un tono così piatto ed un’espressione tanto neutra, che forse Kidd avrebbe preferito vederlo infuriato, piuttosto che come uno spettro maledettamente terrificante “non vedo perché tu debba irritarti tanto se la mia nodachi esprime il suo affetto per me.”
Ed il rosso si stava velocemente rendendo conto del suo gravissimo errore, che tra l’altro, sapeva perfettamente essere una palla stratosferica.
“Dunque,” aveva ripreso il suo prossimo ex ragazzo “ leva quel tuo culo deficiente dal mio sottomarino o ti dissezionerò le chiappe e te le cucirò su quella faccia di merda che ti ritrovi.”
 
Killer era scattato verso il medico pirata, pronto a ritorcergli contro la sua stessa minaccia, ma Kikoku, silenziosa e letale, si era interposta tra lui e la sua sperata vittima, trafiggendo, in tutta la sua lunghezza, il braccio del Massacratore, dal palmo della mano, che ora aveva fatto cadere le sue lame ricurve, alla spalla.
 
La faccia inespressiva di Law aveva vacillato solo per un attimo.
 
Killer gli stava largamente sul cazzo, ma era il migliore amico del suo fidanzato e nonostante quest’ultimo lo trattasse come una fottuta bambola gonfiabile, lui ci teneva a Kidd e quindi doveva fermare Kikoku.
Anche se a malincuore.
 
“Kikoku, non serve andare oltre. Il sangue di quei due sarà, per te, ancora più nauseante del cibo umano.”
Lei aveva annuito, sfilando il proprio braccio sottoforma di lama da quello del biondo.
 
“Porca puttana, Trafalgar, ti ammazzo! Che diavolo hai fatto?!” il rosso era corso a soccorrere il proprio vice, imprecando così tanto che si era ritrovato a dover inventare nuovi santi, mentre Wire ed Heat si erano schierati davanti ai due, pronti ad ingaggiar battaglia con la Spada Maledetta.
 
“Io? Assolutamente nulla. È quel tuo cagnaccio da guardia che è balzato per primo”.
 
“Mh… secondo me Eustacchio e Torao sono due grandi scemi! Anche Spadino.”
 
Tutta l’adrenalina era andata scemando nel giro di pochi istanti e la tensione si era smorzata nel momento in cui Rufy Cappello di Paglia aveva deciso di dire la sua, con le guance piene di bistecche al sangue.
 
“Mugiwara-ya, stanne fuori, non è proprio una disputa a cui tu possa porre fi-”
 
“E invece ho ragione! Eustacchio fa cose a caso e ne pensa altre! È geloso di Spadino, no? Quindi ti vuole bene!”


Law aveva guardato fugacemente il fidanzato, osservando come sul suo viso si alternassero imbarazzo e rabbia per le parole così semplici quanto vere che lasciavano le labbra del capitano rivale, mentre quest’ultimo giustificava la sua brillante deduzione sostenendo che era esattamente il comportamento da “bel manzo geloso” che gli aveva illustrato Ivancov ad Impel Down.
Il fatto che ci avesse pensato era dovuto alla montagna di grappoli d’uva viola che gli ricordavano i capelli della Regina, ma questo se l’era tenuto per sé.
 
“Sì, beh, non ne sarei così sicuro.”
Si insultavano, si picchiavano e ogni tanto, Law affondava una delle sue navi, mentre Kidd tentava invano di bucargli la lattina gialla (che ahimè, Capitano, il tuo ragazzo riverisce come fosse un nakama) ma non si sarebbero mai uccisi per davvero.
 
Nonostante tutto, nonostante tutte le parole sbagliate che sfuggivano dalla bocca di entrambi.
 
Law aveva sorpassato Wire e Heat, sotto lo sguardo vigile della sua nodachi, pronta a fare anche di loro due spiedini ed era giunto affianco al Capitano.
Kikoku si era immediatamente messa nel mezzo.
“Sta tranquilla, non mi farà niente. Tu, fammi vedere il braccio.”
 
Per qualche ragione, Kidd era d’accordo.
Per colpa di quel pezzo di merda, Killer aveva subito danni che in qualsiasi altro caso sarebbero stati permanenti, ma proprio perché si trattava di Trafalgar Law, tra pochi minuti sul braccio del suo amico non sarebbe rimasto neanche un graffio.
Inoltre, doveva ammettere che quel bamboccio di Cappello di Paglia, con tutta la sua innocenza, non vedeva altro che la verità e inferire ulteriormente contro il suo ragazzo, sarebbe stato solo ridicolo.
 
“Però anche Spadino ci tiene a te. A me dispiace un pochino per lui, non puoi coccolarlo un po’?”
 
Certo, si poteva limitare alla verità che riguardava lui e Law, dannazione!
 
“Grazie per la comprensione, tizio di gomma. Potrei considerarti una delle eccezioni che, come i nostri nakama, possono avvicinarsi al mio Shihai, se continui così.”
 
“Ma cosa mi chiedi Mugiwara-ya? Per quanto lei dica essermi legata ed effettivamente è così, siamo spada e spadaccino, non è mica la mia ragazza.”
 
Kikoku aveva fissato il suo padrone sconfortata.
Nonostante il sostegno di quel ragazzino che pareva essere un amico del suo Law, lui non gli voleva concedere neanche un po’ dell’amore che invece riservava a quel burbero di Eustass.
Era una questione di specie?
Solo perché era una spada?
Ma aveva assunto forma umana proprio per potergli dare tutto ciò che non poteva come oggetto!
Le spade maledette, per natura, dovevano interagire nel mondo degli uomini per i propri interessi.
Lei per secoli aveva perso il piacere di farlo, reputando l’umanità troppo stupida e superficiale. Questa, di fatti, al primo segno di spirito maligno, faceva un gran casino e richiamava esorcisti incapaci che in alcun modo potevano uccidere l’anima di una nodachi, ma con l’acqua santa le scalfivano ed arrugginivano la lama e poi la buttavano in qualche tempio sperduto ad ossidare.
Kikoku aveva creduto che fosse giunto il momento di dissipare il suo spirito, quando un mocciosetto costellato di macchie bianche e con un cuore ricolmo di odio e amore in pieno conflitto, aveva sfondato le porte del monastero, dopo aver massacrato chi lo presidiava.
 
Law l’aveva brandita senza conoscere i poteri che nascondeva, l’aveva riparata e sin da subito nutrita, facendole uccidere i discendenti di chi l’aveva imprigionata.
Lui era forte, era determinato e incredibilmente intelligente.
Era il corpo ideale da possedere, ma Kikoku aveva presto scoperto che aveva anche un’anima troppo potente da essere sopraffatta.
 
Lei aveva capito che semplicemente, per tutto quel tempo, non aveva trovato lo shihai giusto o un vero shihai e questo era proprio ciò che era Trafalgar Law.
Il suo vero spadaccino.
 
“No, non lo sono, però… insomma, non voglio dire niente per te?”
 
Teneva lo sguardo basso, le spalle ricurve su cui erano arrotolate le maniche del kimono.
 
“Hoy, senti un po’ tu, non fare quell’espressione affranta, che non incanti nessuno!”


“Eustass-ya, taci che è meglio. Kikoku, certo che significhi molto per me, lo sai benissimo ed il nostro rapporto è sempre andato alla grande. Perché adesso ti fai tutti questi problemi e dici cose ambigue?”
 
“Cose ambigue?” Lei aveva rialzato lo sguardo, sinceramente confusa. Era vero che quel giorno era più invadente del solito, ma cosa aveva detto di strano?
 
“Massì, quando hai detto che mi ami. Non intendevi nel solito modo. Stavi cercando di infastidire Kidd, l’ho capito, ma è stato davvero inquietante sentirtelo dire in modo così serio.”
 
Kikoku si era raddrizzata.
Neanche se n’era resa conto, ma effettivamente gli aveva rivolto quelle parole con un tono che mai aveva usato negli anni precedenti.
Era sicuramente colpa di Eustass Kidd, ma fino a che punto?
Qual era, esattamente, il confine tra l’unione delle anime di due combattenti e tra quella delle anime di due amanti?
Ma poi, esisteva davvero una separazione tra i due legami?
L’affinità, la sincerità, la fiducia e la profondità erano le stesse, per quanto ne sapeva Kikoku e lei era uno spirito ultramillenario. Aveva visto coppie di tutti i tipi.
 
“Perché dici che è inquietante? Perché sono una spada o perché sei fidanzato con quel demente?”
 
Bepo si era avvicinato al suo capitano. In quanto Visone, poteva sentire distintamente il cuore del suo migliore amico aver abbandonato il suo solito stato bradicardico da ormai diversi minuti e il fatto che Law fosse agitato a causa di quelli che sembravano dei pretendenti in amore, non gli piaceva affatto.
 
“Ma che domanda è?”

“Rispondi!”

E per qualche motivo, anche le tre ciurme attendevano una risposta.
Quello che era nato come l’ennesimo litigio tra Kidd e Law si stava trasformando in una tresca da soap opera che per motivi oscuri, sui quali nessuno voleva indagare, stavano affascinando ognuno dei presenti.
 
“Non lo so… entrambe le cose, credo.”
 
Un lampo di delusione aveva attraversato gli occhi della nodachi e questo, a Monkey D Luffy, che da sempre, spontaneamente, metteva i sentimenti dei suoi amici in primo piano, non era sfuggito.
 
“Torao! Non dire cavolate. Che problema c’è se Spadino è una spada?”


“Mah, non so, forse perché Spadino è una spada?” Gli aveva fatto eco il medico, ormai frastornato dalle cazzate che uscivano dal suo fidanzato geloso, dalla sua spada improvvisamente alla ricerca di maggiori e diverse attenzioni e ora anche dal suo alleato che faceva la parte della voce dei deboli.
 
“Ma non devi considerarla come un oggetto inanimato! Me l’hai spiegato tu che lei ha un’anima e una coscienza tutti suoi. Le manca solo il corpo, ma può usare il tuo e lo fa anche in modo più figo!” Aveva annuito alle sue stesse parole, rievocando quella che per lui era la splendida immagine di Spadino che con una lama al posto del braccio, lo sventrava. “Secondo me è un po’ come una persona che ha mangiato un frutto del diavolo. C’era un tizio simile, sai… tipo Mister 1? O qualcosa del genere.”
 
“Cappellaio, ma che ti prende oggi?” Che gli prendeva per essere così saggio?
In modo ignorante e idiota allo stesso tempo, ma pur sempre saggio.
Aveva placato sul nascere una brutta litigata tra lui e Kidd e ora gli stava facendo vedere Kikoku con occhi diversi.
 
Sia chiaro, Law amava la sua spada, ma allo stesso modo in cui amava la sua nave.
La considerava una compagna e più volte, durante una battaglia, si era esposto al pericolo solo per riafferrarla quando veniva disarmato e sincerarsi che fosse al sicuro.
Ma non la vedeva esattamente come una persona in carne ed ossa.
Eppure, ora, quel decerebrato di Rufy stava cercando di fargliela considerare come una persona a sé stante, che non dipendeva dal suo corpo, dal sangue delle loro vittime.
In effetti, però, corpo a parte, Kikoku aveva una propria coscienza ed una propria personalità.
 
“Va bene, forse hai ragione. È stupido vederla solo come un oggetto, dal momento che ora come ora è incarnata e ci posso parlare e via dicendo, ma anche considerandola a tutti gli effetti come un’altra persona, il nostro rapporto è sempre lo stesso. Io l’ho sempre vista come una nakama e questo lo sai.” aveva sottolineato, rivolgendosi direttamente all’interessata.
 
“Sì, lo so, anche per questo tu sei speciale per me.”
 
“Hey, speciale in che senso?”
 
“In molti sensi, brutta bestia rossa.”
 
“Kikoku, Kidd, non ricominciate!” Law aveva rabbonito i due prima che avessero potuto dare vita ad una nuova discussione o, peggio, ad uno scontro.
 
“Quindi l’unico problema è lui?” Aveva rincalzato il discorso, la nodachi, indicando il rosso.
 
“No, non lo so. Senti, cos’è che vuoi esattamente da me?”
 
Lei si era ritrovata a riflettere.
Credeva di essere giunta ad una conclusione, sul perché dei suoi comportamenti, ma conosceva perfettamente il suo padrone e sapeva che sbandierargli i suoi sentimenti tutti insieme lo avrebbero solo allontanato.
Aveva deciso, quindi, di agire subdolamente, con significati impliciti, almeno per un altro po’.
 
“Un bacio.”

“Co-cosa?” Era stato Kidd a balbettare, dal momento che il suo ragazzo, così come molti dei loro pirati, erano rimasti senza parole.
 
“A lui dai un sacco di baci e ti tratta pure male. Io che con te condivido lo spirito ed il corpo, non posso averne almeno uno?”
Era tornata a ribadire il loro legame di spada e spadaccino ed aveva usato un tono ed una lamentela infantili, per depistare ogni sospetto di reale sentimento romantico e di malizia.
 
Tanto per cominciare, pensava Kikoku, avrebbe fatto capire a Law che anche lei poteva farlo star bene come faceva il cretino con l’animale scuoiato sulle spalle.
Poi, quando il suo shihai si sarebbe reso conto che Kidd non era l’unico al mondo che sapeva baciare e non solo, gli avrebbe ricordato tutto ciò che avevano vissuto insieme e avrebbero continuato ad avere in comune, cercando di fargli affiorare gli stessi sentimenti che lei provava per lui.
 
“Non ha tutti i torti, Captain.”
 
Non aveva badato a chi dei suoi uomini stesse assecondando la sua nodachi, piuttosto, si era concentrato su di lei.
 
Sembrava nuovamente allegra come l’era consono essere e ciò lo rasserenava e divertiva, perché da sempre trovava buffa la usa bipolarità.
Inoltre, quel suo modo di fare spensierato e l’atteggiamento bambinesco che spesso rivelava la facevano assomigliare a Mugiwara-ya.
Forse era per questo che quei due erano subito andati d’accordo, tentato omicidio a parte.
 
Certo, non poteva immaginare che Kikoku, a differenza del suo alleato, era calcolatrice e contasse sulla sua inesperienza, all’infuori di Kidd, per poterlo conquistare e che il bacio che gli stava chiedendo poteva sembrare innocente, ma in realtà era il preludio di un vero e proprio corteggiamento, ai danni del suo attuale fidanzato.
 
“E va bene. Un bacio, visto il nostro rapporto, è più che giusto.”
 
“Stai scherzando?!”

Kikoku si era avvicinata raggiante al suo padrone e subito gli aveva cinto i fianchi, per poi voltarsi in direzione del suo, ufficialmente, nuovo rivale in amore. 
“Zitto va, che tu non ti limiti ai baci con lui.”

“Kikoku, io e Kidd stiamo insieme è normale che-”
 
Lei gli aveva poggiato due dita sulla bocca.
 
“Sì, sì, lo so come funziona il mondo, ho qualche secolo in più di tutti voi. Ma ora voglio il bacio del mio Shihai~!”
 
Con l’interesse dei presenti più vivo che mai, Nami, Robin e Ikkaku quasi vicine al pianto euforico ed innumerevoli vene d’irritazione che facevano bella mostra sulla fronte del rosso, Kikoku aveva scostato le dita dalle labbra di Law, per poi poggiarvi le proprie.
Premendo su di esse, invitandole in una dolce danza e poi a schiudersi, la nodachi aveva osservato intenerita come il suo padrone chiudesse gli occhi e si lasciasse dominare a quel contatto, esattamente come faceva con Kidd.
Proprio a lui, senza farsi notare da nessun’altro, poiché tanto concentrati solo sulle loro bocche, Kikoku aveva rivolto uno sguardo d’intesa.
 
E lui aveva capito.
 
Era guerra aperta.
 
 
 
 
 * Igeta sono i sandali tipici della tradizione giapponese. Essendo Kikoku una katana, quindi una spada giapponese, ho pensato che assumendo forma umana fosse vestita con abiti tradizionali del Giappone. 
In seguito, aggiungerò i miei disegni per darvi un'ulteriore idea. 

*1 Shihai, come avrete capito, significa padrone in giapponese. 

*2 Come ho già detto anche in altre mie fic, ricordo che nel mondo di One Piece i mari sono solo quattro :D


Note finali:

Aw, allora.
Premetto che è praticamente un esperimento e mi piacerebbe molto sentire la vostra opinione, soprattutto se vi sembra strano avere una relazione con una spada e immagino di sì, comunque... NON CHIEDETEMI DA DOVE SIA USCITA. 

Posso solo dirvi che Law lo shippo con cani e porci (in senso buono, giuro) e che un artista giapponese, da qualche tempo, pubblica delle LawxLaw. 
Allora, tralasciando il fatto che sono disegnate non benissimo (ma pazienza, a Pawa piace lo stesso) la cosa che non mi andava giù era che io devo trovare una situazione per tutto, capite? 
Se mi viene in mente un episodio sporadico di qualcosa, poi ci faccio attorno tutta l'ambientazione nei minimi dettagli, perché così do' senso a tutto e sono soddisfatta. 
Così mi son detta, come faccio ad avere una LawxLaw?

E pam, mi è partita l'idea della nodachi maledetta. 

Alcuni aspetti li ho tratti dalla tradizione giapponese, ovvero il fatto che le spade maledette abbiano un'anima e siano capricciose, così come che a volte possano sopraffare il proprio spadaccino ed impossessarsi della sua mente.
Ma tutta la parte sulla natura della spada, per cui debba interagire nel nostro mondo e se non riesce ad impossessarsi del corpo del padrone, si incarna, è frutto della mia fantasia. 

Quindi spero vivamente vi piaccia!

Concludo rivelandovi che vorrei pubblicare diverse storie con Kikoku.
Sono partita con la raccolta in cui la spada e Kidd sono rivali, perché mi sembrava quella di più impatto, per far abituare i lettori al nuovo personaggio e all'ambientazione, ma credo se voi lo vorrete e lo riterrete degno che pubblicherò anche shot in cui Kikoku si incarna durante una battaglia, oppure va in giro per una città facendo prendere infarti alla gente che si ritrova due Trafalgar Law e pensavo anche alla prima volta in cui la nodachi si è incarnata, giusto per citare alcune idee.

Fatemi sapere cosa ne pensate!

A presto,
Baci,
Pawa
   
 
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