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Autore: Colarose    11/09/2018    2 recensioni
Quando si perde tutto, non si fa che rimproverarsi di non aver fatto di più per non perdere quel tutto.
E Harry ha perso tutto.
Ma gli verrà data un seconda possibilità.
Un viaggio nel tempo, 27 anni indietro nel passato.
Prima che Voldemort seminasse terrore, prima della Prima Guerra Magica, prima dei Mangiamorte e prima della fondazione dell’Ordine della Fenice.
Prima di quel 31 ottobre, prima di quell’esplosione.
Prima dei Malandrini.
Una nuova responsabilità si fa carico sulle spalle di Harry: vincere la Prima Guerra, prima che ce ne sia anche una seconda.
Ma ci sarà un piccolo imprevisto.
**********
Siete pronti per la lettura?
Ma soprattutto, siete pronti per la storia del quinto Malandrino?
Genere: Comico, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Marlene McKinnon, Mary MacDonald | Coppie: James/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Colpa del cibo e dei pugni

 
I Malandrini erano seduti a tavola, a fare colazione nella Sala Grande. Attirarono parecchi sguardi confusi, dal momento che mangiavano a piccoli morsi, talmente piccoli che a malapena c’era il bisogno di masticare.

La foglia di Mandragola era nella loro bocca da ieri notte, piegata in sette parti.
James pochi giorni prima della Luna Piena del 23 Aprile aveva testato in quanti parti si potesse piegare la foglia, e quando aveva provato a fare l’ottava parte, per poco non si era spezzata.

Peter guardava con sguardo tormentato le sue buonissime uova con accanto quel bacon ben cotto…

Voleva divorare tutto, il suo stomaco brontolava, ma doveva trattenersi. A piccoli morsi, altrimenti la foglia incastrata tra molare e guancia sarebbe caduta.

Una sofferenza. Tutto questo era una sofferenza.

Le uova e il bacon perdevano il loro gusto, se mangiate in questo modo.

Osservò James, che inzuppava un cornetto al cioccolato nel latte, lo tirava fuori e  ne mangiava una piccola parte della punta, con la guancia sinistra costantemente tirata.

Harry gemette frustrato «Alla seconda ora abbiamo la McGranitt…»

«E…?» chiese Sirius, mangiando un pezzettino di biscotto guardando il vuoto, ancora mezzo addormentato.

«E la McGranitt è un Animagus!» esclamò Harry passandosi una mano fra i capelli.
James, che a differenza di Sirius non aveva ancora la mente nel mondo dei sogni, registrò le parole più velocemente dell’altro.

Gli venne l’impulso di sbattere la testa sul tavolo,  provò a farlo, solo che si dimenticò che di fronte aveva la tazza di latte, ripiena quasi fino all’orlo. Sbattè la testa su di essa, bagnandosi la fronte di latte.

«Non li vedete un po’… depressi?» sussurrò Mary alle sue amiche, cinque posti più lontano.

«Credo solo che l’unico neurone di Potter si sia suicidato, data la frustrazione di far parte di un tale individuo» borbottò Lily distrattamente, che aveva assistito a James Potter che sbatteva la testa contro la tazza «Probabilmente gli altri stanno soffrendo per il lutto» aggiunse.

«Che dobbiamo fare?» intanto Sirius mugolò, mentre James si asciugava e massaggiava la fronte.

Peter guardò tutti con gli occhi strabuzzati, mentre mangiava a piccoli scatti il bacon, quasi fosse un castoro.

Aveva lezione con la loro Vicepreside  Animagus.

Sarebbe andato tutto bene. Perché ovviamente la McGranitt non avrebbe capito proprio niente, non avrebbe sospettato minimamente che ci fosse qualcosa sotto se non parlavano durante la lezione, non avrebbe sentito il loro tanfo mentre aprivano bocca per rispondere a una sua domanda, non avrebbe riconosciuto l’odore e non avrebbe capito che proprio sotto il suo naso stavano facendo qualcosa di illegale. Non li avrebbe portati da Silente e non avrebbe tolto quattrocento punti a Grifondoro, non avrebbe avvisato i loro genitori né avrebbe detto qualcosa al Ministero.

Perché la Professoressa Minnie non era una donna intelligente, ma era stupida e citrulla.

Peter guardò i suoi cari e stupendi migliori amici, quasi con la consapevolezza che sarebbe stata l’ultima volta che li avrebbe visti prima di venir sbattuto ad Azkaban. Non era certo che anche solo per aver provato a diventare Animagus sarebbe finito in prigione, sui libri c’era scritto che se si era Animagus non-registrato si finiva ad Azkaban. Ma non si sapeva mai.

Guardò Sirius, che con una faccia imbronciata mangiava il biscottino, i capelli perfettamente ordinati tranne per una ciocca che penzolava davanti al suo occhio destro.

Guardò Harry, il caro Harry, che lo aveva incoraggiato a iscriversi al Club di Scacchi, facendogli capire che qualcosa lo sapeva fare, ed era il più bravo («Tra poco c’erano le finali!»). Aveva i capelli più scombinati del solito, mentre masticava lentamente una brioche, gli occhi verdi che guizzavano di tanto in tanto per gettare occhiatacce agli sguardi curiosi.

Guardò James, che aveva il gomito poggiato sul tavolo e la schiena curvata in avanti,  aveva una mano fra i capelli (dopo il taglio inaspettato era corso in infermeria per farli ricrescere rapidamente) ammiccando alla Evans, le labbra che sfoggiavano un ghignetto, scoprendo leggermente i denti bianch- la foglia.

La foglia era poggiata in bilico sul labbro inferiore.

«James!» sussurrò Peter impanicato, ma il suo amico era troppo occupato a farsi ammaliare dai riflessi che il sole creava sui capelli rossi di Lily per sentirlo «James!» esclamò Peter, cercando tuttavia di mantenere un tono basso.

Camilla Brown poteva essere ovunque. Camilla Brown era una bestia che aveva orecchie dappertutto. Si chiese come facesse quella brava ragazza di Susan Bennett a esserle amica.

Perché stava pensando alla Brown?! La foglia era sul labbro inferiore di James!

Sirius notò i tentativi di Peter di chiamare l’amico, e senza preoccuparsi del perché, scosse energicamente il corvino per svegliarlo dalla sua trance.

Peter si mise le mani davanti alla bocca, mentre la foglia cadeva.

A rallentatore, come a enfatizzare la crudeltà di questo mondo.
«SIRIUS!» strillò Peter.

Il Black sobbalzò spalancando gli occhi, raddrizzando la schiena per la prima volta in dieci minuti.

«La f-foglia» riuscì a dire il biondino, indicando tremante la foglia sul tavolo.

James, Sirius e Harry osservarono la foglia piegata con un’espressione incredula, poi James la prese velocemente e la nascose, prima che qualcuno la notasse e si chiedesse perchè il grande James Potter avesse in bocca qualcosa che generalmente gli umani non mangiavano.

«Sono un idiota» sussurrò Sirius, prendendosi la testa fra le mani.

«Invece sono io l’idiota, che non me ne sono accorto» mormorò James, con uno sguardo desolato.

«Io sono un idiota! Un completo idiota! Dovevo chiamarti più forte e-e… forse ora tu non dovresti aspettare un altro mese per rimetterla in bocca!» disse invece Peter, stropicciandosi la faccia paffuta

«Smettetela, capire di chi è la colpa è inutile,  non la farà tornare magicamente in bocca come se non fosse mai caduta» intervenne Harry sospirando.

Passarono alcuni minuti in totale silenzio, prima di accorgersi che mancava poco alla lezione di Erbologia.

Si alzarono rapidamente, prendendo le borse a tracolla e uscendo dalla Sala quasi correndo.

Peter scoccò un ultimo sguardo sofferente al suo cibo nel piatto, che aveva a stento mangiato.

La sua pancia brontolò, e lui era certo che durante le lezioni sarebbe svenuto per mancanza di cibo (per uno come lui, lo giudicava possibile).

«Peter muoviti!»

Il cibo…


*


«Ti vedo piuttosto sconsolato, Sirius» se ne uscì d’un tratto Regulus, sedendosi accanto al fratello. Quest’ultimo sobbalzò, alzando gli occhi di colpo. Sembrava che fosse ritornato sul pianeta Terra, dopo aver vagato per i reami della sua mente. Fino a pochi secondi fa aveva un piccolo broncio in faccia mentre la mano si muoveva a piccoli tratti sul foglio, distrattamente. Al rischiamo del fratello, parve togliersi il broncio per lasciare posto a un sorrisetto.

Il secondogenito dei Black si appoggiò al tronco, guardando l’altro, che era seduto con la schiena poggiata e le gambe piegate verso il busto. Sopra di esse, c’era un libro chiuso con un foglio sopra, che ritraeva il Platano Picchiatore fatto a matita.

Regulus dovette ammettere che non era per niente male, anche se sembrava ancora incompleto.

«Disegni?» domandò curioso. Sirius sorrise canzonatorio.

«Ciao anche a te, fratellino» lo salutò ironico.

Regulus sbuffò divertito «Potresti togliere "ino"? Mi fa sembrare troppo piccolo.»

Ma si pentì poco dopo di averlo detto. Un errore da principianti: se dicevi a Sirius di non fare una cosa, Sirius la faceva. E faceva di peggio.

«E cosa c’è di sbagliato, fratellino piccolino?»

Appunto.

«Sirius…»
«Dopotutto tu sei il più piccolo, e io sono il più grande, è perfettamente normale che io ti chiami così! Fratellino Regulusino» cinguettò Sirius in una voce ridicola. «Ti chiamerò sempre così, fratellino piccino piccino»

Regulus inorridì, sentendo mille nuovi soprannomi partire a raffica. L’immagine di lui da sessantenne che veniva chiamato ‘Fratellino Regulusino’ da un Sirius, anche lui più vecchio, gli si formò in mente.

«Piccino piccino! Regulusino, il mio piccolo fratellino!» continuò imperterrito Sirius, sbattendo continuamente le palpebre per sembrare grazioso, ma riuscendo solo a sembrare inquietante. Si avvicinò ulteriormente, continuando a sbattere le palpebre, mentre Regulus lo guardava turbato.

«Regulusino Blackino» Pure a storpiare i cognomi, pensò Regulus esasperato «il fratellino piccino e piccolino»
Sirius, che si era avvicinato per sembrare più persuasivo, disse quelle ultime parole, facendo arricciare il naso a Regulus.

E non per il soprannome.

«Sir, da quanto non ti lavi i denti?»

Il Black si bloccò, facendo spallucce e allontanandosi con naturalezza, non facendo trapelare il minimo nervosismo.

«Da stamattina» rispose  con fare ovvio

«Sei sicuro di aver usato il dentifricio?» domandò l’altro, confuso.

«Sì» affermò Sirius, fingendosi a sua volta confuso. Alitò davanti alla sua mano, e si finse arrabbiato.

«Maledetto James! Ecco perché il dentifricio non era bianco!» inventò, simulando una smorfia di rabbia.

Regulus sorrise divertito «Non ti avvicinare troppo, non voglio rischiare l’intossicazione.»

Sirius gli gettò un’occhiataccia, riprendendo a disegnare. Sembrando di nuovo di brutto umore.

E non aveva tutti i torti, dal momento che gli unici rimasti con le foglie erano lui e Harry. Peter, quattro giorni dopo da quando a James era caduta la foglia, aveva mangiato dei muffin molto buoni, i suoi preferiti, che gli Elfi facevano una volta a settimana, il venerdì. Nei giorni prima di quello, non aveva mangiato tanto, e non era mai stato pienamente soddisfatto alla fine di un pasto («Perde gusto a mangiare in questo modo stupido!» ), ma quattro giorni erano anche troppi per Peter, e si era impegnato molto, davvero molto. Ma di fronte  a quei muffin (soffici e gustosi, con gocce di caldo cioccolato fondente, che sciogliendosi in bocca lasciava un sapore amaro ma al punto giusto.) non aveva resistito a lungo, e aveva dato senza pensarci un morso piuttosto grande. La foglia se l’era ingoiata, e dopo essersi accorto di averlo fatto, complice il gusto acido della foglia di Mandragola che aveva rovinato il meraviglioso gusto del muffin, aveva vomitato.

In Sala Grande.

Di conseguenza, avrebbero ritardato a formare tutto il gruppo di animali.

Poi c’era pure il secondo passaggio… prendere una crisalide di Sfinge Testa di Morto (dove cavolo prendevano un ingrediente tanto raro?!), e dovevano trovare un luogo incontaminato per prendere una goccia di rugiada, e si salvi chi può.

«Sirius, si può sapere che ti prende?» sussurrò Regulus, scuotendolo leggermente.

Il primogenito si voltò verso di lui, notando lo sguardo preoccupato dell’altro «Niente di che» rispose facendo un sorrisetto, mentre piegava  il suo disegno ormai completato.

Cambiò posizione, mettendosi di fronte a Regulus, prendendo a disegnare freneticamente.

«Che stai facendo?!» sbottò il fratellino osservandolo  con un sopracciglio alzato. Fece per muoversi, per vedere cosa combinava su quel foglio, quando Sirius lo bloccò con un cenno della mano.

«Non muoverti, stai fermo» disse.

Regulus spalancò gli occhi «Non voglio un ritratto!» esclamò contrariato.

Sirius parve non sentirlo, e dopo qualche quindici minuti tirò fuori dalla tasca un tubetto molto piccolo di pittura, insieme a un pennello.

«Da quando ce li hai?» chiese stupito Reg.

«Dal mio compleanno, me li ha regalati James» Rispose rapidamente Sirius.

Dopo cinque minuti, nei quali il Malandrino aveva un ghignetto divertito in faccia, parve aver finito. Tirò fuori la bacchetta e sussurrò un incantesimo per far asciugare rapidamente.

«Finito!»

Girò la pergamena, in modo da farla vedere al fratello «L’ho fatto velocemente, non è venuto granchè, ma non trovi sia stupendo?» mentre diceva queste parole, Sirius sembrava trattenersi dal ridere di fronte alla faccia offesa di Regulus.

La persona ritratta sul foglio, era molto simile al secondogenito, per i lineamenti, il taglio di capelli, l’espressione… ma il resto no.

I capelli erano colorati di verde-giallo, le guance erano di un rosso fragola, come solo le più graziose fanciulle potevano imitare, gli occhi erano viola e da quel poco che si vedeva degli abiti, sembravano molti colorati ed eccentrici.

Oltre al fatto che c’erano dei baffi neri alla messicano sopra alle labbra, che a loro volta erano colorate di rosso sangue.

«Ma... sei un idiota!» Regulus strappò il foglio dalle mani del fratello, mentre Sirius liberava la sua risata simile a un latrato.

Puntò velocemente la bacchetta ai capelli del ragazzino, facendoli diventare dell’esatto colore che era ritratto sulla pergamena.

Regulus prese una ciocca e se la mise davanti agli occhi, osservandola disgustato, prima di sguainare a sua volta la bacchetta.

«Magnasaure*»esclamò, facendo ingrandire le orecchie a Sirius, che smise immediatamente di ridere.

«Ma questo non lo insegnano al primo anno!»
«Ma nulla mi impedisce di imparare qualche fattura che non è nel programma!»

«Densaungeo!»

«Maledetto!» esclamò Regulus alzandosi subito, mentre i denti crescevano. Sirius, avendo pietà, bloccò il processo solo quando il fratello se li ritrovò grandi quanto un coniglio.

Il Black scoppiò a ridere

«Herbifors» pronunciò a fatica Regulus, e sulla testa di Sirius crebbero dei fiori blu e gialli.

«Vuoi la guerra, fratellino? È guerra sia!» esclamò Sirius combattivo, sparando incantesimi a raffica, che Regulus schivò a fatica, sorridendo in modo beffardo.

Prese a correre.

La testa di Regulus si ingrandì leggermente, colpita da un incantesimo, nello stesso momento in cui si voltava e tingeva i capelli di Sirius di verde.

Giusto per far sembrare ancor di più che avesse in testa un prato.

Dopo cinque minuti di incantesimi, correndo per il parco (e fu un miracolo che nessuno dei pochi studenti presenti chiamò la McGranitt), la testa di Regulus fu rinchiusa in una zucca, non facendogli vedere più niente e facendolo cadere a terra.

Poco dopo Sirius gli si buttò addosso, tutto ridente e gongolante.
Aveva ancora i fiori in testa, le orecchie grandi e i capelli verdi, ma ora aveva la divisa di un marrone scuro (simile al colore del terreno) e una mano più grande dell’altra.

Regulus invece, aveva la divisa sporca di pittura, i piedi grandi e una zucca in testa.

Davvero ridicoli, e entrambi risero, anche se Regulus non vedeva niente, poteva benissimo immaginare che faccia aveva il fratello.
«Hai rovinato i miei preziosi capelli, Reg» disse Sirius, e Regulus immaginò avesse il broncio.

«Hai iniziato tu, non ti lamentare» ridacchiò.

Erano giunti ormai all’entrata del castello, e Sirius decise bene di liberare la sua testa dalla zucca, ma solo dopo esser riuscito a far pregare Regulus di toglierla (un po’ crudele).

«Tergeo» disse Regulus sulla sua divisa, facendola tornare come nuova.

«Bene» Sirius si osservò la ciocca verde «Vuoi farmi tornare i capelli normali, per cortesia?»

«Se prima li fai tornare a me» rispose senza esitazione  il più piccolo.

«Neanche per sogno! Sia mai che poi tu non li fai tornare a me!»
«E se invece succedesse viceversa?»
«E perché dovrei compiere una simile burla?»
«Sei un Malandrino, Sirius.»
Sirius si concesse un ghigno «Hai ragione» ammise.

«Quindi sono più affidabile io» sentenziò Regulus incrociando le braccia al petto, mentre continuavano a camminare ad una meta non ben precisa.

Molti studenti li stavano guardando straniti, ma non ci fecero caso.

«Eh no!» esclamò Sirius sorridente, alzando un dito «Tu sei il fratellino di un Malandrino! Chissà, forse sono riuscito a influenzarti.»
Regulus alzò gli occhi al cielo, o meglio dire, al soffitto.

«Quindi è meglio se andiamo in infermeria e la facciamo finita lì» continuò facendo spallucce.

Il minore lo guardò incerto «E come spieghiamo tutto questo?»

«Per quel che è.»

«Due idioti che si sono lanciati fatture addosso per divertirsi?» Il tono di Regulus trasudava sarcasmo «Dicendo così non prendiamo neanche una punizione» continuò.

«Punizione più, punizione meno…»
«Per te, forse!»

Avevano finito di salire le scale, e camminavano per il corridoio del primo piano.

Svoltarono a sinistra, continuando a battibeccare di tanto in tanto.

«Cambiato look, Black?» sentirono dire in modo sprezzante

Si voltarono.

Sirius pensò che era proprio ingiusto, incontrare persone del genere, quando avevi dei fiori in testa e i capelli verdi e non quando eri perfettamente normale.

Anzi, meglio non incontrarle proprio.

Avery, Mulciber e Piton, un trio perfetto. Sirius ringraziò Merlino che non ci fosse anche Evan Rosier II , altrimenti né le sue orecchie né il suo cervello avrebbero sopportato ben quattro teste di Troll.

O forse si doveva correggere, in quel momento c’erano due teste di Troll e una di olio.

La testa d’olio di Mocciosus .

Si chiama Piton! Ha un nome per Circe!’ la voce di Harry giunse da qualche parte della sua testa.

Ok, Piton lo stava guardando con il suo classico ghigno schifoso degno della serpe più sinistramente felice.

Prima che potesse rispondere, dicendo che preferirebbe essere nato con i capelli così piuttosto che con tutto il corpo di Avery, Regulus intervenne con un tono calmo e indifferente:

«Grazie per aver sottolineato l’ovvio, e ora se non ti dispiace, sgombra la strada così ce ne andiamo tutti in pace.»

Era un’ impressione di Sirius o c’era una nota minacciosa appena percettibile?

Regulus, da parte sua, ci mise qualche secondo a ricordare due di loro, visti in una delle tante cene da Purosangue.

Quello con il naso grosso gli parve si chiamasse Sevirus… Pitone?

No no… Severus Piton!

«Di certo non diamo ascolto a certi traditori del loro sangue!» sputò Piton.

Il minore si trattenne dal dire che parlava proprio colui che non era di certo un purosangue, solo perché aveva la netta impressione a Sirius questa replica non sarebbe piaciuta.

«Vuoi davvero ritrovarti appeso alla Torre di Astronomia stanotte, Mo-Piton?» sibilò Sirus, intimidatorio.

Piton alzò le sopracciglia, non si sa se sorpreso dal fatto che il suo cognome fosse uscito finalmente dalla bocca del Malandrino o perché era piuttosto scettico di fronte al tentativo di Sirius di incutere timore.

Si scrutarono per un po’ tutti e due, prima che Mulciber si facesse avanti, con un sogghigno.

«Sembri tutto tranne che minaccioso con dei fiori in testa, Black.»

«Invece tu sembri tutto tranne che intelligente con la tua faccia» replicò Regulus con un tono gelido, da far congelare il fuoco.

Sirius resistette all’impulso di battere il cinque a suo fratello.

«L’apparenza inganna» rispose tranquillamente l’altro.

«Quindi stai ammettendo di avere una faccia da scemo?» Sirius alzò un sopracciglio, piuttosto divertito.

«Gli unici con la faccia da scemi siete solo tu, la tua banda ridicola e tuo fratello» lo aggredì Mulciber.

«Non potevi formarti banda migliore per te… tre mezzosangue, un traditore del suo sangue, naturalmente se contiamo anche te sono ben due traditori. E ultimamente… abbiamo l’impressione che Lupin stia nascondendo qualcosa» sussurrò Avery con voce melliflua.

Piton gli gettò un’occhiata.

In realtà era stato lui a notare questo, altrimenti gli altri, distratti (o stupidi) com’erano non se ne sarebbero mai accorti.

Poi gli sfuggì un sorrisetto malevolo, Lupin non c’era una volta al mese… e sicuramente non c’era alcun coniglio di mezzo.

Sirius si irrigidì, mentre Regulus continuava a osservare i Serpeverde freddamente, anche se la sua scintilla della curiosità era stata accesa.

Ma poteva anche essere che mentivano.

«La tua bocca è troppo abituata a sparare stronzate per rendersi conto di quel che dice» sputò Sirius, poi sorrise arrogante «Fatemi indovinare» si chinò leggermente, mentre i fiori in testa ondeggiavano, gettando un’occhiata al ragazzino dai capelli unti «Ve l’ha detto M-Piton questo? Dovreste sapere che ormai l’olio Extravergine d’Oliva gli ha detto alla testa.»

«Black, non parlare di cosa hanno in testa le persone quando tu hai dei vegetali» rispose il diretto interessato sprezzante .

«Ma lui a differenza tua può toglierli i fiori» intervenne Regulus con un ghigno che aveva reso orgoglioso Sirius.

Sguainò la bacchetta, mentre gli altri Serpeverde  facevano correre le mani alle loro.

Ma Regulus la puntò verso la testa di Sirius, e con una formula sussurrata i fiori sparirono.

«Visto?» sorrise «Ma purtroppo non conosco nessun incantesimo per aggiustare i tuoi capelli, mi dispiace» continuò, sembrando tutto tranne che dispiaciuto

«Ho sentito che tua madre ha cercato di sistemarti a suon di Cruciatus, non vedo l’ora che arrivi l’estate, così cercherà ancora di darti qualche dritta» sussurrò Avery, con degli occhi che esprimevano della malignità degna di un futuro Mangiamorte (E del figlio, di un Mangiamorte), facendo irrigidire all’istante Regulus.

Il pugno di Sirius partì in poco tempo.

Avery dopo essersi ripreso dalla sorpresa, ringhiò e lo colpì a sua volta.

Dopo un po’ si ritrovarono coinvolti persino Mulciber e Regulus (quest’ultimo, quando si era reso conto che no, Sirius non se la stava passando bene a un due contro uno, aveva deciso di aiutarlo. Giusto per non trovarsi un fratello massacrato.)

Piton se ne stette a guardarli, troppo ragionevole per pensare di aver qualche possibilità con le sue braccia esili, occasionalmente sparava incantesimi che i due Black schivarono per poco.

I quattro rotolavano sul pavimento, Regulus contro Mulciber e Sirius contro Avery, a suon di pugni e calci.

E fu così, che la McGranitt li trovò, facendo beccare una punizione a tutti.

E fu anche così, che nella bocca di Sirius una foglia di Mandragola, ormai non c’era più.


                                                              
*


Maggio passò velocemente, tra giornate soleggiate, ripassi continui in biblioteca e sempre più compiti.

E i Malandrini, prima che potessero rendersene conto, già stavano caricando i bauli nel loro scompartimento personale, per gioia e tristezza di tutti (Sirius solo tristezza, fosse per lui a Hogwarts ci sarebbe rimasto anche d’estate).

Avevano ormai deciso da tempo le materie del terzo anno, che avrebbe frequentato tutti insieme: Cura delle Creature Magiche, Babbanologia e Antiche Rune (Harry e Remus avevano insistito molto su quest’ultima, e gli altri alla fine avevano accettato).

Si sedettero con un sospiro, mentre il treno partiva.

Nessuno di loro aveva una foglia in bocca, e nessuno di loro doveva anche solo iniziare a creare la pozione.

L’unico che ci era riuscito a tenere la foglia di Mandragola per un intero mese era Harry. Purtroppo, comunque, la notte del 21 Maggio era stata nuvolosa (‘Solo a me può capitare una sfiga del genere! Notte nuvolosa! A MAGGIO!’).

Ma neanche quella stessa Luna Piena avevano messo in bocca la foglia, che poi avrebbero dovuto togliere il 25 Giugno (se riuscivano a tenerla).

Il fatto era che, avere la Luna Piena durante l’estate non era una scelta tanto vantaggiosa. Sirius sosteneva, che per quanto sua madre fosse orribile e di mentalità chiusa (aveva usato termini un po’ più volgari, ma meglio non dirli. Peter ne è restato scandalizzato.), un po’ d’intelligenza ce l’aveva, e avrebbe sicuramente notato qualcosa. La mamma di Peter era apprensiva, e si sarebbe presa una gran paura sentendo sempre l’alito del figlio puzzare, portandolo probabilmente a fare una visita dopo due settimane. I genitori di James erano perfettamente intelligenti e intuitivi, soprattutto Euphemia, che gli sarebbe stata con il fiato sul collo aspettando di incastrarlo.

Harry aveva detto che con i suoi genitori non c’erano problemi, prima che gli altri realizzassero sconsolati che né la crisalide né le gocce di rugiada erano disponibili per Giugno.

La crisalide di Sfinge Testa di Morto era un ingrediente molto raro per le pozioni, e James avrebbe potuto comprarla a Diagon Alley di nascosto, dicendo che a suo padre, che comprava spesso ingredienti particolari essendo un famoso pozionista, serviva, in modo da non destare sospetti. E poi avrebbe potuto mandarle.

Ma la rugiada non si poteva prendere da nessuna parte, e di certo in un mese non l’avrebbero trovata, rendendo inutili i loro sforzi.

Questo naturalmente non faceva che frustrarli, gettando continue occhiate dispiaciute a Remus, che per risposta sorrideva calmo.

«Siamo sicuri che non possiamo?»

«Peter, ormai è troppo tardi per ripensarci, non abbiamo preso alcuna foglia.»

Harry intanto sembrava pensieroso «La rugiada raccolta in un luogo che non sia stato contaminato nè dalla luce del sole, nè dalla presenza di un essere umano per sette giorni interi…» borbottava in continuazione.

Si illuminò «La Foresta Proibita!» esclamò.

«Cosa?» domandò James confuso.

«La Foresta Proibita! Nella Foresta Proibita non entra mai nessuno!»

«Tranne il guardiacaccia» obbiettò Remus.

«Hagrid è un mezzogigante» rispose velocemente Harry.

Peter squittì, mentre altri non fecero una piega.

«Harry, la Foresta Proibita l’abbiamo già pensata, e abbiamo detto che è piena di animali, come facciamo a trovare un luogo che non sia stato contaminato?» ragionò Sirius.

Harry si voltò verso di lui, sembrava molto euforico «Ma dice "dalla presenza di un essere umano"! Solo l’essere umano! Per quel che importa al libro, può passarci pure un rinoceronte!»
«M-ma la Foresta Proibita… è Proibita p-per un motivo ben preciso» balbettò Peter, sembrava po’ pallido, mentre si sistemava nervosamente sul sedile del treno.

«E poi per trovare neanche un minimo di luce, credo dobbiamo andare molto affondo» disse Remus preoccupato.

Harry sventolò la mano «Sciocchezze! Dopo un po’ a malapena si riescono a distinguere i contorni degli alberi!»

«Perché, ci sei stato?» domandò James alzando un sopracciglio. Remus sospettava che sì, nella sua altra vita Harry ci era entrato, da buon figlio di James (ormai era riuscito ad accettarlo).

Harry si bloccò un attimo, prima di sbuffare «Me lo immagino, gli alberi sembrano molto fitti.»

Sirius battè le mani d’un tratto, facendo venir voglia a James di buttarlo fuori dallo scompartimento, dato che a causa sua aveva perso dieci anni di vita.

«Bene! Aspettaci Foresta Proibita!»

«Sono sicuro che non può muoversi, Sirius.»

«Era per dire, lupastro!»

«Shh, non chiamarmi così!»













*sono sicura che esiste un incantesimo per ingrandire le orecchie, ma non l’ho trovato, e così ho inventato la formula.

Angolo Autrice

Buon salve! Prima di tutto, mi scuso per il piccolo ritardo. Credo che pubblicare in modo puntuale da ora in poi sarà piuttosto difficile, colpa della scuola, che aiutatemi! Inizia domani!

Nella prima scena si è in Sala Grande, Minerva McGranitt sarà un pericolo per i Malandrini, e mentre Peter è pronto organizzarsi il funerale, o a scappare in Messico per sfuggire ad Azkaban, nota la foglia sul labbro inferiore, che James, incantato dai riflessi che il sole crea sui capelli di Lily non nota minimamente. Peter tenta di salvare la sorte della foglia, cercando di chiamarlo senza farsi sentire dagli altri, James è come diventato sordo e la foglia cade perché Sirius, poverino, voleva solo aiutare Minus, scuotendo energicamente il compagno. Che poi alla fine, Peter vomita la foglia insieme ai suoi muffin preferiti.

Nella seconda scena, i fratelli Black! Mi era mancato scrivere di loro, e spero che la scena non vi abbia annoiato, perché è un po’ lunghetta ٩(^‿^)۶. Non so se lo avevate già capito da alcuni capitoli precedenti, ma a questo Sirius piace disegnare, ha una talento naturale. Alcune volte disegna così per svagarsi, e fa un po’ di pratica. Sirius non è tanto di buonumore, ma non può farsi vedere così da Regulus altrimenti si sollevano domando.

Gli fa un ritratto ridicolo XD, e da qui iniziano a colpirsi giocosamente con delle fatture.
Con i capelli colorati, denti grandi (nel caso di Regulus), fiori in testa, orecchie grandi e divisa marrone (nel caso di Sirius), e arti più grandi del normale, si scontrano con i Serpeverde. Finiscono a fare una rissa alla babbana (gran disonore per dei perfetti Purosangue!), e durante la colluttazione, è inevitabile che la foglia cada.

Apprezzatelo, è già molto per Sirius aver evitato di iniziare una rissa quando hanno insultato gli amici per il sangue e per aver insinuato che Remus nascondesse qualcosa.

Semplicemente, quando hanno augurato delle torture a suo fratello, non ha resistito più.
Per terza scena serve più che altro per chiarire un paio di cose, ovvero le materie che hanno scelto e la trasformazione Animagi.

Harry ha insistito su Antiche Rune perché potrebbero essere piuttosto importanti, ed è meglio studiarle, soprattutto quando ci si ritrova in una situazione come la sua, in viaggio nel tempo.
Per quanto riguarda la questione Animagi, ho deciso che di estate non conveniva. Se stai a scuola, un professore non si soffermerà troppo su di te, poiché ci sono altre miriadi di studenti che potrebbero distrarlo, invece un genitore si sofferma eccome, soprattutto se si è figli unici.

E anche riguardo la questione degli ingredienti. Nella Foresta Proibita non possono andarci a giugno XD. Come avrete capito, questi capitoli saranno piuttosto tranquilli, non accadranno avvenimenti degni di nota (interpretate come volente questi capitoli tranquilli).

Detto questo, vi saluto!



P.S. Mi scuso per eventuali errori di grammatica o/e battitura
 





Capitolo gentilmente revisionato da lilyy, grazie!
   
 
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