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Autore: bloodymary79    11/09/2018    2 recensioni
Sei anni di distanza, sei anni in cui l'unico contatto erano state poche email piene di silenzi. Due giovani donne si ritrovano e decidono di affrontare il loro passato, ognuna a suo modo, per salvare il loro presente (scritta in due diversi POV, andando avanti e indietro nel tempo)
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Berlino, 3 agosto 2005
 
Ciao Annalisa,
 
forse ti stupirà, nell’era digitale, ricevere una lettera. Forse subisco le influenze nefaste del mio compagno antidiluviano che se potesse viaggerebbe in carrozza e spedirebbe messaggi con i piccioni viaggiatori, ma affrontare certi discorsi davanti ad uno schermo renderebbe tutto più difficile… la penna invece sembra essere un prolungamento della mia mente e del mio braccio e la scrittura rappresenta qualcosa di molto più personale. Almeno per me.
Da quando son tornata in Germania ci siamo sentite tante volte, ma non ti ho mai raccontato quello che è successo il giorno dopo esserci salutate.
Come ti avevo detto sono andata nella mia vecchia casa, giusto per scoprire che i miei genitori non abitano più lì da tempo. Me l’ha detto la mia ex vicina di casa, che mi ha offerto un karkadè e mi ha chiesto scusa per non essersi accorta di niente in tutti quegli anni.
Nessuno si è accorto di niente, forse son sempre stata davvero brava a nascondere le cose, tipo dono naturale, ma forse le persone fanno fatica ad accettare quello che ritengono di non poter cambiare e preferiscono concentrarsi sulle loro vite, dimenticando una ragazzina silenziosa e forse poco simpatica che si nasconde dietro a sorrisi di circostanza.
Avevo 13 anni la prima volta che mio padre ha abusato di me, ricordo perfettamente come sia entrato in camera mia, mi abbia chiuso la bocca minacciando di farmi del male se ne avessi parlato con mia mamma o con chiunque. E’ difficile dall’esterno riconoscere gli aguzzini… da quando aveva iniziato a “volermi così tanto bene” aveva iniziato anche ad indossare la maschera del padre perfetto, che aveva smesso di bere e che si occupava dell’educazione della figlia.
Lui mi ha fatto credere che obbedendo a lui in tutto sarei tornata ad essere la luce dei suoi occhi, che mi amava come nessun altro avrebbe mai fatto al mondo. Io sapevo che c’era qualcosa di profondamente sbagliato, ero giovane ma non ero una bambina di due anni…. Lui però era così convinto di quello che diceva che arrivai a crederci anche io, tanto che credo che non l’avrei denunciato nemmeno se non mi avesse minacciato.
Dopo quello che ho vissuto ho deciso che non avrei mai più permesso all’amore di bussare alla mia porta, per cui mi rifugiavo in relazioni senza coinvolgimenti, passavo da un ragazzo all’altro appena mi accorgevo che, per qualche ragione, iniziavo ad affezionarmi. Io non dovevo essere più di nessuno se non di me stessa.
Non rinnego i miei anni da adolescente e giovane donna, ma ora mi rendo conto di come facessi tutto per le ragioni sbagliate farcendo il tutto con nozioni sociologiche ed antropologiche. Allo stesso tempo ho amato oltre ogni limite mio cugino Pedro e volevo difenderlo dalle schifezze che avevo vissuto io, ma nello stesso tempo non son riuscita a difenderlo da sé stesso.
Volevo parlare con mia madre, chiedendole se davvero non si fosse mai accorta di niente quando suo marito si alzava di notte per venire nella mai camera, o di quando rientrava a casa e mi vedeva con gli occhi lucidi ed i capelli scompigliati. Volevo parlare con mio padre e dirgli che era un mostro, che avevo solo 13 anni e non meritavo quello che mi aveva fatto anche se tante volte lui mi ripeteva che il mio essere così sexy e provocante non gli lasciava scelta.
Volevo parlare con mia zia: sbatterle in faccia la morte di suo figlio e dirle che era tutta colpa sua.
Volevo anche parlare con Michele e dirgli che era un mostro almeno quanto mio padre per essersi approfittato di me in un momento in cui ero troppo fragile.
Purtroppo niente di tutto questo è stato possibile: mia madre è sparita nel nulla, sospetto che abbia scoperto quello che è successo e non abbia saputo resistere alla vergogna. E’ brutto da dire, ma non so nemmeno se sia viva o morta e la cosa che più mi stupisce è che non mi interessa neppure. Lei non c’era, per quanto fosse un momento difficile e dovesse lavorare tanto io ero sempre sua figlia, ma lei ha deciso che ignorare fosse più semplice limitandosi ad apprezzare i miei successi scolastici e la mia irreprensibile educazione, vantandosene pure con amici e conoscenti.
Mia zia è emigrata in Canada dopo aver sposato uno ricco  sportivo, credo un giocatore di hockey, ma le notizie che son riuscita a reperire finiscono qui.
Michele è stato trasferito a Roma, con anche una carica piuttosto alta in ambito investigativo.
Mio padre era in diagnosi e cura: esaurimento nervoso dicono i medici, pararsi il culo dico io. Ho provato a parlare con lo psichiatra che l’ha in cura, ma non c’è stato verso di vederlo.
Dopo essere uscita dal Roncati con un peso incredibile nel petto mi son diretta verso i giardini Margherita e mi son seduta su una panchina per fumare al freddo proprio come facevo una volta, tanto che per un attimo, complice la nebbia, ho creduto di essere tornata indietro nel tempo: la vecchia Maddalena è riemersa improvvisamente, ma con la consapevolezza acquisita in questi anni e tutte quelle esperienze che ho vissuto, assieme alle cicatrici – ma anche le gioie -  che hanno portato con loro, hanno aiutato la Maddalena ragazzina che cercava di nascondersi, per altro non riuscendoci, perché il suo mondo faceva proprio schifo.
La nuova me è riuscita a perdonare sé stessa del passato, capendo che non lo potevo cambiare, anche dire a mio padre che è stato un porco schifoso non avrebbe cambiato nulla. L’unica cosa che potevo fare era cambiare come mi sentivo io al riguardo ed ho deciso di  non lasciare più che questo sabotasse la mia vita.
Ora continuo a fare la lettrice d’Italiano alla Freie Universität Berlin, io e Davide abbiamo cambiato casa perché restare dove aveva vissuto Pedro era troppo doloroso per cui ora abitiamo a Spandau. Però ogni settimana vado a trovarlo, gli porto le Gerbere, che da bambino amava, e gli racconto come prosegue la nostra vita. Non son mai stata credente, lo sai, ma mi piace pensare che l’amore non muoia mai e che una parte di lui continui a vivere nei miei ricordi, ovunque io sia.
Ora non voglio annoiarti ulteriormente, spero di vederti per le vacanze di Natale, ho in programma di portarti ad ogni mercatino di questa stupenda città…  Spero che tutto prosegua per il meglio e sappi che sono molto orgogliosa di te. Nonostante i Kilometri che ci sperano ti son sempre vicina.
 
Un caro saluto
 
Maddalena
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  SPAZIO AUTORE: Non amo particolarmente scrivere direttamente nella pagina della fic, ma ora che è finita ci tenevo a ringraziare chi ha letto e commentato, ma anche chi ha letto senza commentare. Questa fanfic era stata scritta e interrotta a metà tanti anni fa, solo ultimamente ho avuto il coraggio di riprenderla in mano e darle un finale. Un caro saluto J.
  
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