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Autore: gr_lady863    11/09/2018    8 recensioni
Sono trascorsi già cinque anni dalla morte di Oscar e André, ma il dolore del generale per la perdita subita non accenna ad attenuarsi. Forse, allontanarsi da Parigi per qualche giorno può risultare una decisione opportuna.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: André Grandier, Generale Jarjayes, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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André? Cosa ci faceva André Grandier nella tenuta del conte di Longueville? Il generale era sconvolto: credeva che André fosse morto e, invece, sembrava godere di ottima salute, indossava degli occhiali da vista, ma, per il resto, aveva un aspetto sano e vigoroso, gli sembrava più in forma rispetto all’ultima volta in cui lo aveva visto, esattamente cinque anni prima. Gli avevano detto che Oscar era disperata dopo la morte di André e che, per questa ragione, era andata deliberatamente incontro alla morte, ai piedi della Bastiglia!
Cosa stava succedendo? Forse, André non era stato ferito mortalmente e Oscar, credendolo morto, aveva cercato di porre fine alla sua vita. Quindi, probabilmente, sua figlia era morta per un equivoco. Non poteva sopportarlo! Beninteso, era contento che André fosse vivo, ma si chiedeva come avesse potuto andare avanti con la sua vita, dopo aver perso Oscar. Come aveva potuto tradire così la memoria del loro amore? Si era dichiarato innamorato di lei, aveva offerto la sua vita in cambio di quella di Oscar, ma non aveva esitato a dimenticarla tra le braccia di un’altra donna. Chi era diventato André Grandier? Il ragazzo cresciuto in casa sua non si sarebbe mai comportato in modo tanto egoista e sprezzante dei sentimenti altrui, non avrebbe mai lasciato credere alla sua anziana nonna di essere morto.
 Il generale ricordava bene la disperazione di Marie, dopo aver appreso la notizia della morte di Oscar e di André, non era più stata la stessa e, dopo qualche giorno, aveva lasciato palazzo Jarjayes e aveva deciso di tornare nel suo villaggio natale, Giverny[1]. Marie non aveva mai espresso la volontà di ritornare a Parigi, ma si era limitata a far recapitare i suoi auguri alla famiglia Jarjayes per Natale e Pasqua, almeno fino all'anno precedente. Di sicuro, per lei sarebbe stato inconcepibile continuare a vivere in quel palazzo, senza Oscar e André. Ma, a quanto pare, al suo amato nipote poco era importato delle sorti della sua anziana nonna.
E se, invece, André, dopo il ferimento, avesse perso la memoria? Se avesse fatto perdere le proprie tracce perché non ricordava nulla? Forse, questa era l’unica soluzione plausibile.
Queste e altre domande assillavano il generale, subito dopo aver visto che André era ancora in vita. Ben presto, i suoi dubbi avrebbero trovato una risposta, dato che André, dopo essersi assicurato che la bambina fosse rientrata in casa, andò incontro al generale.
Dopo averlo raggiunto, André, visibilmente agitato e con gli occhi lucidi, disse:
- Signor generale, sono onorato di rivedervi. Vi attendevo da un po’. Credo di dovervi dare delle spiegazioni.
- Ciao, André! Sì, lo credo anch’io.
- Venite, facciamo due passi.
Dopo aver percorso qualche metro, il generale decise di rompere l’imbarazzante silenzio, andando subito al nocciolo della questione:
- André, non indugiare oltre, parla! Cosa ci fai dal conte de Longueville? Perché hai fatto credere a tutti di essere morto? Hai spezzato il cuore alla tua povera nonna! Lo sai che, dopo aver appreso la notizia della tua morte, ha voluto lasciare il palazzo immediatamente? E Oscar…
Il generale, nel menzionare sua figlia, non riuscì a mantenere il solito tono distaccato e, con la voce rotta dall’emozione, disse:
-  Come hai potuto dimenticarla così in fretta? Come hai potuto permettere che il suo bellissimo corpo giacesse in un’anonima fossa?
André, abbandonando ogni formalità, pose la mano sul braccio del generale e la strinse forte per confortarlo. Dinnanzi a sé non c’era più il generale, con la sua altera compostezza, ma solo un padre, provato da un atroce dolore, che non riusciva a non versare lacrime per la morte della sua meravigliosa figlia. André si rese conto di quanto fosse invecchiato e di come il suo sguardo fosse spento, privo di quella indomita fierezza che brillava anche nello sguardo di Oscar. Quel povero uomo meritava una spiegazione e al più presto, aveva già sofferto troppo. André stava cercando solo le parole più adatte.
-  Generale, le cose non sono andate in questo modo. Le racconterò tutto dall’inizio, partendo dal tardo pomeriggio del 13 luglio 1789, quando sono stato colpito dal fucile di uno dei soldati del reggimento Royal - Allemand. Quel giorno, la vista mi aveva completamente abbandonato, riuscivo a vedere solo ombre indistinte e, così, non sono stato in grado di schivare quella pallottola. Tuttavia, Dio è stato clemente con me, il proiettile si è fermata a un millimetro dai miei polmoni, senza perforare alcun organo vitale. All’inizio, i medici erano convinti che non ce l’avrei fatta a superare la notte, perché la situazione era critica e, nonostante avessero fatto tutto il possibile per salvarmi, avevo perso troppo sangue. Oscar era disperata, cercava di confortarmi, ma non riusciva a smettere di piangere, era terrorizzata. La potenza del suo amore, però, mi ha dato la forza necessaria per non soccombere. Non potevo morire proprio in quel momento, l’avevo appena ritrovata. Ho trascorso l’intera vita ad amarla disperatamente e, finalmente, lei mi aveva confessato di ricambiare i miei sentimenti. Per questo, ho combattuto con tutto me stesso per restare in vita, non avrei permesso nemmeno a Dio di separarmi da lei.
- Eppure, André, a quanto vedo, non hai esitato a rimpiazzarla tra le tue braccia. Hai addirittura avuto una figlia da un’altra donna. Come fai ad amare intensamente tua figlia, a stringerla a te, anche se non porta sul suo volto i segni della nostra bellissima Oscar?[2]
- Generale, mi lasci terminare. Oscar rimase accanto a me per tutta la notte, in una chiesetta di Parigi, in cui erano stati posizionati dei letti di fortuna, per curare i feriti. Anche il mio amico Alain era rimasto nei paraggi e, all’alba, nel dormiveglia, lo sentii discutere con Oscar. Le disse che il popolo si stava recando alla Bastiglia, l’intenzione era quella di espugnare la fortezza, simbolo del potere borbonico, e di appropriarsi delle armi. Alain l’aveva informata che anche lui e gli altri nostri compagni si sarebbero uniti al popolo in rivolta. Oscar affidò il comando dei suoi uomini ad Alain, poiché era uno dei suoi soldati migliori e, dopo avergli dato dei preziosi consigli tattici, tornò al mio fianco. Nel frattempo, il rombo dei cannoni diventava sempre più assordante, non accennava a placarsi. Intanto, io avevo riaperto gli occhi e, pian piano, diventavo sempre più cosciente. Ad un certo punto, entrò nella chiesa una donna che, stringendo al petto il corpo del figlioletto, rimasto ferito durante i bombardamenti, urlava e cercava disperatamente un medico. I dottori presenti accorsero subito in suo aiuto, ma non riuscirono a salvare il piccolo. Lo strazio di quella donna ci raggelò il sangue.
André fece una pausa, poiché era ancora toppo intenso in lui il ricordo delle urla di quella donna, mentre cullava il corpo esanime del figlioletto. Dopo un profondo sospiro, continuò il suo racconto:
- Oscar, estremamente provata da quell’episodio, corse subito fuori dalla chiesa alla ricerca di notizie provenienti dal campo di battaglia. Le dissero che la situazione stava volgendo in netto svantaggio per il popolo. Le riferirono che i soldati della guardia stavano provando a caricare i cannoni, ma non riuscivano a farlo con la stessa velocità, con la quale i soldati che presidiavano la Bastiglia caricavano i propri. Pertanto, il popolo non riusciva a resistere agli attacchi nemici.
Allora, Oscar tornò di corsa da me e mi disse che avrebbe raggiunto i suoi soldati, poiché non si sarebbe mai perdonata il fatto di averli abbandonati a sé stessi.
Provai a farla ragionare, a dirle che, da sola, non avrebbe potuto cambiare le sorti della battaglia, che non potevamo sfidare ancora il destino, dato che era già stato troppo clemente nei nostri confronti. Ma nulla poterono le mie parole contro la sua tenacia. Mi disse di non agitarmi, di aspettarla, che non aveva alcuna intenzione di morire, che sarebbe tornata presto da me, ma che doveva necessariamente correre in aiuto dei suoi uomini e del popolo francese, poiché il senso del dovere, la coscienza e il rispetto per i suoi uomini e per il popolo le imponevano tale scelta, altrimenti, avrebbe vissuto per il resto della vita con i sensi di colpa, per essere stata codarda e vigliacca.
Così, dopo avermi confessato nuovamente il suo amore, corse per strada, andando incontro al suo destino.
 

[1] Giverny è un pittoresco villaggio, noto per le sue bellezze naturali che ispirarono Claude Monet, favorendo la nascita dell’impressionismo.
[2] Lo so, è molto forte questa affermazione e, tuttavia, in parte, la condivido.
   
 
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