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Autore: vali_    12/09/2018    4 recensioni
[Seguito di "Wash Away"]
Sam, dopo aver perso Jessica, è tornato a cacciare con suo fratello, nonostante continui a credere che la sua vita potrebbe essere molto di più che inseguire mostri e un incubo infinito. Dean si sente meglio ora che ha nuovamente suo fratello al suo fianco, ma Ellie gli manca più di quanto voglia ammettere e, quando una persona a lui cara lo cerca per chiedergli di occuparsi di un problema che la riguarda, non esita un istante a prendere l’Impala e correre da lei.
… “«Scusa Sam, ma non andiamo in Pennsylvania».
La smorfia che compare sulla faccia di suo fratello è un misto tra il disperato e lo spazientito, ma a Dean poco importa di come prenderà questo cambio di programma. «Come? Ma se avevamo detto—»
«Non importa quello che avevamo detto» prende fiato e lo guarda intensamente; non ha voglia di discutere, ma almeno deve dargli qualche informazione su questo cambiamento improvviso. Tanto poi sa che, durante il viaggio, Sam lo riempirà di domande comunque
”…
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bobby, Dean Winchester, John Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Prima stagione, Seconda stagione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Some things are meant to be'
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Note: Eccomi qui con un nuovo capitolo :)
Approfitto di questo piccolo spazietto per ringraziare dal profondo del mio cuoricino chi ha visto, letto, messo tra i seguiti questa storia, ma soprattutto chi si è preso un pochino di tempo per dire la sua. Grazie, mi fate sobbalzare il cuore di giUoia! :D *.*
Tra l'altro ho notato che nessuna di voi è particolarmente dispiaciuta per Jim, ma... beh, come biasimarvi? XD
Non vi ho detto che i capitoli di questa storia sono molto, molto lunghi… o meglio, ancora ci teniamo su standard abbastanza normali, ma andando avanti diventeranno più prolissi… spero non sia una pecca XD *si copre gli occhi*
Detto ciò, vi saluto e vi abbraccio forte; a mercoledì prossimo! :D

Ps: vi avevo avvertito che sarei stata più sintetica, poi non dite che non sono di parola! XD

Capitolo 2: Incandescent
 
She is incandescent. (…)
Those vast and fervent eyes took me by surprise.
 
(Samantha Peterson)
 
 
Il rombo dell’Impala risuona feroce nelle sue orecchie, come un richiamo lontano, qualcosa di primitivo, che è sempre appartenuto alla sua vita. Qualcosa da cui, fino a qualche mese fa, non voleva far altro che fuggire. E, forse, è una sensazione che prova ancora oggi.
 
Osserva il profilo del fratello con la coda dell’occhio, stando attento che Dean non se ne accorga.
Non gli è andato giù il fatto che abbia deciso di mollare la pista che avevano trovato e stabilito di seguire per cercare papà per andare da Bobby. Il motivo del viaggio e di tutta quest’urgenza, poi, gli sfuggono.
 
È qualcosa che non ha mai capito della sua famiglia. Fin da quando è piccolo, Sam ha sempre trovato il modo di agire di suo padre e suo fratello molto… strano, a volte quasi incomprensibile. Quello che proprio stenta a comprendere, poi, è il motivo per cui abbiano tutti questi segreti, perché parlino dei loro problemi solo se interpellati – e neanche sempre, perché Dean cerca continuamente di sviare le sue domande e, purtroppo per Sam, spesso ci riesce pure.
 
Tutti fanno fatica ad aprirsi, questo è comprensibile, ma quello che proprio non comprende è il costante alone di mistero che circonda le vite dei suoi familiari, come se i loro progetti e le loro idee dovessero rimanere sempre segreti.
 
La cosa che gli dà più fastidio in assoluto, comunque, è credere che Dean, in fondo, non voglia trovare papà. Sembra quasi nascondersi dietro all’idea che “si farà vivo quando vorrà farlo” e invece a Sam non va bene, non gli piace questa cosa soprattutto perché lui vuole far parte della grande caccia, vuole… vuole trovare il bastardo che ha ucciso Jessica e la sua mamma e farlo a fette. È l’unica cosa che lo tiene in piedi. Perciò tutta questa segretezza e questi continui cambi di programma gli danno sui nervi.
 
Storce il naso, seguendo il flusso dei suoi pensieri e pensa che, alla fine, non riuscirà a cavare di bocca una parola dal fratello se si pone male nei suoi confronti e, nonostante sia ancora un po’ arrabbiato per questa variazione improvvisa, decide di cercare di formulare nella sua testa le domande giuste e si propone di esporle con la dovuta calma, perché ne ha in mente tante e forse, se le farà nella sequenza corretta, potrebbe anche ottenere alcune delle risposte che cerca.
 
Volta la testa verso Dean «Papà ti ha mai detto perché ha litigato con Bobby?» è una delle poche cose che suo fratello gli ha raccontato del periodo che hanno trascorso lontani. Dean non ne parla mai – di come ha passato il tempo e di quello che ha fatto concretamente a parte cacciare – e anche Sam, almeno su questo punto, preferisce non porre troppi interrogativi. Sente che le risposte non gli piacerebbero.
Dean stringe le spalle senza guardarlo «No. So solo che, l’ultima volta che l’ha visto, Bobby gli ha puntato contro un fucile».
Sam sorride al pensiero che uno come papà – ben piazzato, la barba folta e lo sguardo affilato – se la sia data a gambe per un qualche avvertimento di Bobby che, però, in quanto a minacciosità quando ci si mette non scherza. È sicuramente la persona più burbera che Sam conosca. «E perché ti ha chiamato se non ci vede da anni?»
«Non vede te da anni. Quando non c’eri sono andato a trovarlo qualche volta, poi ha litigato con papà e non l’ho più sentito».
Sam aggrotta un pelo la fronte; non ha risposto alla sua domanda «E perché ti ha telefonato, allora?»
«Perché ha un problema che forse posso risolvere».
«Forse?»
«Sì».

Lo osserva con più attenzione: Dean è concentrato sulla strada, i muscoli del viso contratti, il volto teso e le spalle rigide; non capisce bene se è preoccupato, nervoso o se sta così perché si sta semplicemente preparando a schivare le prossime domande. Ciò che sa per certo è che non ha nessuna intenzione di mollare. «Quanto sei criptico».
Dean si volta a guardarlo, stringendo gli occhi con l’espressione di chi aspetta solo un altro quesito per aggredire definitivamente la preda e sbranarla. «Che vuoi sapere, Sammy? Non girarci intorno».
Sam incrocia le braccia al petto, fingendo di non provare fastidio nel sentirsi chiamare così. È un appellativo affettuoso, va bene, ma lo fa sentire così… bambino. Detesta quando Dean lo chiama in questo modo, soprattutto quando ha quella nota da presa in giro nella voce, ma sa che se si soffermasse su questo particolare Dean cambierebbe definitivamente discorso, perciò meglio non approfondire e andare avanti. «Ok, beh… vorrei capire perché sei così preoccupato, per esempio». Non riceve una risposta immediata e ne approfitta per chiedere di più. «O qual è il problema e perché forse lo puoi risolvere».
 
Dean deglutisce e stringe il volante più forte tra le dita. «Ti ricordi Jim Davis, l’amico di papà?» si volta a guardarlo per un istante e Sam annuisce. «Beh, non sono più così amici, ma lui è morto». Spalanca gli occhi per la sorpresa, ma continua a non capire cosa c’entri suo fratello con tutto questo. «E ha una figlia che… è rimasta da sola».
Sam stringe più gli occhi, perplesso, muovendo le spalle lungo il sedile per voltarsi di più nella direzione del fratello «Aspetta, ha una figlia?»
«Parlo una lingua che non conosci, per caso?» Dean fa una pausa, continuando a tenere gli occhi fissi sulla strada, lontani da quelli di Sam. «Sì, ha una figlia. Fino a qualche anno fa non sapeva neanche che esistesse, poi in pratica prima di morire la madre gliel’ha affidata dicendogli che dopo il suo passaggio aveva lasciato un regalino. Jim l’aveva salvata da un Wendigo anni prima».
Sam ci riflette per un lungo istante «E tu cosa c’entri con tutto questo?»
«Quando non c’eri, io e papà abbiamo passato del tempo con loro ed Ellie è un’amica. È da Bobby in questo momento, per questo mi ha chiamato».
Lo guarda arricciando le labbra in una smorfia divertita; forse, finalmente, ha capito qual è il punto. «Un’amica, eh?» Dean si volta per guardarlo in cagnesco e Sam alza le mani quasi a difendersi. «Scusa, è solo che mi sembri più preoccupato del dovuto, insomma più che per una semplice amica… e poi non me ne hai mai parlato».
«Il discorso non è mai venuto fuori prima».

Dean allunga una mano verso la manopola della radio e alza il volume, lasciando che gli AC/DC urlino più forte di ragazze che hanno ritmo [1], impedendo a Sam di replicare.
Lui, in risposta, sbuffa sonoramente, fregandosene del fatto che il fratello sia lì e possa sentirlo; riprende la cartina e la spiegazza velocemente, tracciando con gli occhi il tragitto da seguire.
 
La strada è lunga e il viaggio particolarmente silenzioso. Dean è concentrato sulla strada – apparentemente, almeno, perché in realtà Sam sa che qualcosa gli frulla per la testa e vorrebbe tanto capire cosa – e parla solo se è interpellato. Non è che abbia così tante cose da dirgli – più che altro perché sente di non potergli chiedere ciò che vorrebbe davvero senza rischiare il linciaggio – e dopo pranzo decide di mollare l’osso: appoggia la testa sul finestrino e, dopo qualche minuto, si addormenta. Stanotte non ha riposato a sufficienza – quando mai lo fa ultimamente? – e vuole almeno provare a recuperare qualche ora di riposo.
 
Stranamente dorme tranquillo, senza sognare niente di particolare – ma soprattutto niente di brutto – e quando si sveglia ritrova l’Impala ferma, parcheggiata in quella che riconosce essere l’autorimessa di Bobby a Sioux Falls. Sbatte le palpebre un paio di volte, cercando di passare dal sonno alla veglia il più velocemente possibile.
 
Dà un’occhiata all’orologio; sono le quasi le otto di sera e, facendo un rapido conto, si potrebbe dire che Dean, nel pomeriggio, abbia praticamente volato. Non crede abbia fatto altre pause a parte quella per il pranzo e ok che avevano preso degli snack all’autogrill dove avevano pranzato, ma di solito si fermano almeno un paio di volte durante un viaggio del genere, perlomeno per andare in bagno. A Sam balena l’idea che, in caso di bisogno, Dean possa aver accostato lungo la strada e aver fatto pipì su un cespuglio pur di sbrigarsi e arrivare più in fretta possibile; la cosa non lo stupirebbe.
 
Si volta nella direzione del fratello che gli sorride sghembo «Buongiorno bella addormentata».
Sam risponde con un grugnito e apre lo sportello, uscendo dall’auto e richiudendoselo alle spalle mentre si stropiccia gli occhi con le dita. Dean fa altrettanto e si dirige verso la porta d’ingresso di casa di Bobby.
È esattamente come Sam la ricordava: grande, grigia e apparentemente abbandonata a se stessa, con dell’edera che si arrampica su una parete e un sacco di erbaccia a fare da contorno.
 
Dean bussa alla porta con forza, sbattendo le nocche sul legno e Bobby gli apre poco dopo, il volto cupo e l’espressione un po’ accigliata. Anche lui è come Sam lo ricordava: gli stessi vestiti consumati, lo stesso berretto sciupato, ma soprattutto lo stesso sguardo caloroso che ha sempre riservato loro fin da quando erano bambini.
 
Sorride appena a quel brontolone che lo guarda sgranando un pelo gli occhi, quasi non riuscisse a credere a chi si sta ritrovando davanti. Allora è vero che Dean non ci parla da tanto, o comunque abbastanza da non dirgli che è tornato sulla carreggiata su cui la sua famiglia ha sempre voluto che marciasse.
Bobby abbozza un sorriso che entrambi ricambiano «Però, è bello vedervi ancora vivi», poi si rivolge a Dean «Hai fatto in fretta» e lui annuisce, facendosi più serio «Siamo venuti il prima possibile».
 
Sam continua a non capire veramente il perché di tutta quest’urgenza. Ok che Jim era un caro amico di papà – anche se a lui non è che sia mai andato tanto a genio, con i suoi modi poco accomodanti e il suo disprezzo apparentemente immotivato per i bambini e i più deboli – e va bene che sicuramente ci sarà dietro qualcosa di soprannaturale, ma tutto questo continua a sembrargli un po’… eccessivo. Ma magari è perché c’è qualcosa che ancora non sa.
 
Bobby li lascia passare senza aggiungere altro e li fa accomodare in cucina. Anche quell’ambiente ha un sapore familiare per Sam, troppo; avrà passato una miriade di pomeriggi seduto proprio a questo tavolo, da bambino, con le matite colorate in mano a scarabocchiare fogli bianchi tentando senza riuscirci di trasformarli in un bel disegno o a imparare a leggere o a scrivere le lettere dell’alfabeto. Sam ricorda quei tempi come spensierati e allegri perché, anche se non aveva una mamma e suo papà era sempre in viaggio e lo lasciava sempre con suo fratello a fargli da balia, quello che è venuto dopo – la caccia, gli inseguimenti e tutto il sangue che ha dovuto vedere – è stato decisamente peggiore. 
 
Lui e suo fratello si siedono l’uno di fronte all’altro, Sam che dà la schiena al ripiano dei fornelli e Dean alla porta dello studio, mentre Bobby prende un paio di bottiglie di birra per poi porgergliele. Dean ne afferra una, la stappa e la rigira tra le dita senza berla, gli occhi fissi sul vecchio cacciatore. «Allora? Che diavolo è successo?»
Bobby stringe le spalle «A dire la verità, so molto poco anch’io, ragazzo» fa una pausa, aggiustandosi il berretto sul capo «Non so se lo sai, ma io ed Elisabeth ci siamo sentiti almeno una volta a settimana nell’ultimo anno e mezzo. Spesso è stata per conto suo e volevo sapere come se la stava passando».
Dean annuisce «Lo so».
Sam stringe gli occhi e lo guarda perplesso. Come diavolo fa a saperlo? Ma Bobby riprende a parlare prima che riesca a interrogarsi ulteriormente «Allora saprai anche che per due o tre settimane è scomparsa e non c’era modo di rintracciarla. Poi, qualche giorno fa, mi ha chiamato Caleb [2] per dirmi che… » chiude gli occhi per un istante e sospira forte «Che era successo un casino e che Jim non… non ce l’aveva fatta».
«Che casino?» Sam guarda male il fratello che ha posto la domanda in modo poco garbato; sembra così agitato, ma che cavolo gli prende? Jim non piaceva tanto neanche a lui, a quanto Sam ricorda.
«Ti ho detto che non lo so. Caleb non mi ha detto molto, solo che… che è riuscito a portar via Elisabeth in tempo altrimenti si sarebbe fatta ammazzare anche lei per tentare di salvare suo padre e lei… lei non collabora sotto questo punto di vista» Bobby abbassa lo sguardo per un istante, scuotendo la testa.
Dean sospira «Da quanto è qui?»
«Un paio di giorni. Caleb mi ha telefonato perché voleva che la rintracciassi, visto che è rimasta con lui due o tre giorni e dopo è sparita. L’ho chiamata un’infinità di volte, ma era scomparsa e quando finalmente si è decisa ad accendere quel maledetto telefono ci è voluta tutta la mia pazienza a convincerla a venire qui. E solitamente non ne ho così tanta».
 
Dean si morde il labbro nervosamente e Sam continua a scrutarlo con la massima attenzione; sembra veramente preoccupato.
 
«Dov’è adesso?»
«Di sopra. Le ho detto di andare a dormire, non è… » Bobby storce la bocca in una smorfia dispiaciuta «Non credo sia tanto in vena di chiacchierare» pronuncia quelle parole con voce più bassa, quasi in un sussurro. Anche lui sembra molto angosciato.
 
Lo sguardo di Sam rimbalza da uno all’altro; Dean annuisce, visibilmente sconsolato, ma non fa in tempo a dire o chiedere niente che Bobby punta lo sguardo su Sam, osservandolo con attenzione.
«E tu? Da quanto sei tornato in carreggiata?»
Sam tira le labbra in una linea sottile; avrebbe dovuto immaginare che Bobby sapesse della sua “vacanza” dalla caccia, visto che Dean è stato qui quando lui non c’era, ma gli sembra comunque strano perché non lo vede davvero da un sacco di tempo «Qualche mese».
Bobby annuisce, l’ombra di un sorriso dipinta sulle labbra. «Ti trovo bene».
 
Sam fa spallucce e non ha il tempo di aggiungere altro perché sull’uscio della porta dello studio vede avvicinarsi lentamente una ragazza castana. Ha i capelli abbastanza lunghi e spettinati e gli occhi di un blu intenso visibilmente tristi, qualcosa che, però, forse cerca di nascondere, esibendo un debole sorriso. Indossa una lunga maglietta verde che le arriva quasi fino alle ginocchia con lo stampo di un elefante con gli occhiali disegnato al centro e un paio di pantaloncini gialli che scendono un po’ più in basso. La cosa che più salta all’occhio, però, è il grosso livido che ha proprio sotto l’occhio sinistro, così grande da coprirle quasi tutto lo zigomo, e il piccolo taglio sul labbro inferiore. Sembra anche molto stanca.
 
Sorride appena nella sua direzione e si appoggia allo stipite della porta, per poi bussarci su con le nocche della mano, attirando l’attenzione di suo fratello, che le dava le spalle, e di Bobby, che volta la testa nella sua direzione.
 
«Cristo santo!» Dean si alza dalla sedia con uno scatto e con un paio di falcate le è di fronte. «Chi cazzo è stato a ridurti così?»
Lei tira le labbra in una linea sottile «Ciao anche a te, Dean. Quanto tempo» dalla sua voce non sembra particolarmente contenta dell’accoglienza che le ha riservato suo fratello; abbassa lo sguardo, ma Dean non molla e allunga una mano verso il suo viso per accarezzarle la parte lesa. A Sam è chiaro che l’ha fatto assecondando un qualche istinto – qualcosa che non credeva possedesse, perlomeno non nei confronti di qualcuno che non sia di famiglia –, ma lei presto si scosta, le labbra strette.
«Non è niente di grave, è solo un taglietto».
«Questo lo chiami taglietto? Chi ti ha ridotta così? Che è successo?»
 
Lei abbassa nuovamente gli occhi, quasi voglia sfuggire alle domande che Dean ha pronunciato in modo senz’altro troppo brusco ed è Bobby a intervenire, forse per salvarla da un terzo grado imminente.
«Non eri a dormire tu, signorinella?» il vecchio cacciatore ha la mano appoggiata su un fianco come una donnina offesa e la scruta severo da sotto il berretto.
 
Lei alza le spalle, gli occhi appena più vispi mentre lo guarda quasi divertita – effettivamente Bobby in versione mamma preoccupata fa un po’ quest’effetto – «Non riuscivo ad addormentarmi e ho riconosciuto un rumore familiare» si volta verso Dean e accenna un debole sorriso «Riconoscerei quel rombo tra mille».
 
Dean le sorride, nonostante sia visibilmente inquieto; a giudicare da come la guarda, sembra non vederla da mesi, o addirittura da anni. Non sa perché, ma Sam ha la vaga idea che sia così.
 
Continua a scrutarli, curioso, perché ha l’impressione che questa ragazza sia una persona che potrebbe aver fatto compagnia a suo fratello per molto tempo. L’occhiata che si scambiano la dice lunga sul loro rapporto e i sospetti che per Dean sia di più che una semplice amica si fanno sempre più fondati. Lei gli sorride appena, ricambiando forse con meno slancio.
 
Sam si alza in piedi; crede sia giusto presentarsi, visto che è l’unico a non averla mai vista prima e a non sapere assolutamente niente di lei – che, dai discorsi che stavano facendo Dean e Bobby prima che lei arrivasse, ha capito che si chiama Elisabeth – che lo guarda e sembra davvero incuriosita da lui.
 
Lei gli si avvicina e continua a osservarlo senza dire una parola, un sorriso più spontaneo di quelli che ha rivolto a Dean e Bobby, meno di circostanza. Sam ricambia e le porge la mano destra «Ciao, io… io sono Sam».
Lei allarga un po’ il sorriso «Lo so chi sei» e quelle parole lo lasciano un po’ di stucco, ma cerca di non badarci; lei allunga la mano a sua volta e la stringe «Piacere, io sono Ellie».
 
Sam non le chiede altro, limitandosi a sorriderle appena. Lascia la sua mano e la guarda; a giudicare da come lo osserva, ha l’impressione che sappia molte cose di lui, non solo il suo nome o il grado di parentela che ha con Dean. 
 
Elisabeth – anche se lei si è presentata diversamente, gli fa strano chiamare una sconosciuta con un soprannome – gli rivolge ancora un piccolo sorriso e poi sposta lo sguardo anche su suo fratello «Avete cenato, ragazzi?» Dean fa per dire qualcosa, ma lei continua a parlare «C’è del pasticcio di carne avanzato in frigo, se volete—»
 
Dean la prende per un braccio e la trascina fino alla sedia di fronte a quella dov’era seduto prima con poco garbo, costringendola ad accomodarsi lì. «Sì, ho fame, ma prima ho bisogno di sapere che diavolo ti è successo, perciò ora ti siedi e me lo spieghi».
Lei aggrotta la fronte e lo guarda a mo’ di presa in giro mentre lui si siede davanti a lei «Quanto sei serio» ma Dean fa una smorfia irritata e lei accenna un sorriso praticamente finto; alza le spalle «C’è poco da dire, Dean. È la solita storia della caccia finita male, solo che io sono riuscita a scamparla e papà no».
 
Sam ascolta in silenzio, appoggiandosi al ripiano della cucina; c’è tanta tristezza nella voce di Elisabeth. Passa lo sguardo da Bobby – le braccia conserte e lo sguardo severo e al contempo preoccupato rivolto verso lei e Dean – a suo fratello, chino verso di lei, che si allunga un altro po’ nella sua direzione con i gomiti ben piantati sulle cosce, le sue mani che vanno a stringere quelle di Elisabeth «E perché non mi hai avvisato? Se avevi bisogno di aiuto, di qualcosa… cazzo, sono tre settimane che non mi rispondi al telefono, lo sai che avrei potuto darti una mano».

Sam guarda male il fratello; il suo tono – o meglio, quello con cui ha iniziato la frase – è dapprima troppo brusco ma poi si addolcisce un po’ e il suo viso è contratto in una smorfia preoccupata e solo dopo qualche secondo realizza che cosa le ha detto. L’ha chiamata? Per settimane? E quando, che Sam non si è mai accorto di niente?
 
Per di più, ha come la strana sensazione che dovrebbe lasciarli da soli, ma non lo fa, forse perché quella ragazza lo incuriosisce. Sicuramente il comportamento di suo fratello – che da quando è qui è diventato più strano del solito – lo intriga parecchio.
«Non mi andava. Sono state giornate pesanti, volevo stare da sola. E comunque sto bene».
Elisabeth si stropiccia gli occhi con le dita di una mano, lasciando per un istante quelle di Dean, e dà a Sam l’idea che sia veramente stanca, ma Dean non sembra aver intenzione di mollare l’osso. «E che è successo a Jim?»

Sam lo fulmina con lo sguardo – di nuovo – e lei china la testa, sospirando forte.
«Ascolta, non mi va di parlarne. Ho solo bisogno di dormire, è qualche notte che non riesco a chiudere occhio perciò, se non ti dispiace, vado di sopra. Ero solo venuta a salutarti e a conoscere Sam».

Batte una mano su quelle di Dean un paio di volte prima di lasciare la sua presa e si alza, si avvicina alla dispensa per prendere una tazza e riempirla con un liquido fumante e chiaro che era riposto in una vecchia teiera appoggiata sui fornelli – a giudicare dal colore dovrebbe essere camomilla o qualcosa del genere – e se ne torna di sopra senza dire più nulla.
 
Dean la segue con lo sguardo, l’espressione in volto di chi non capisce qualcosa. Sam comprende la sua preoccupazione: ha capito che ha un legame piuttosto profondo con quella ragazza, probabilmente anche corrisposto, e sa che quando fa così, quando insiste su qualcosa, è perché ci tiene a risolverla, però forse avrebbe potuto andarci più piano e darle un po’ più di spazio e di tempo per farsi raccontare quello che vuole sapere.
 
Bobby si avvicina a Dean, appoggiando una mano sulla sua spalla «Te l’ho detto, ragazzo. È stanca e non ha voglia di parlare, dalle un po’ di tempo» lui annuisce, le labbra tirate in un sorriso forzato. Non sembra neanche aver voglia di nascondere troppo quello che prova, la preoccupazione che sente. Anche Bobby pare essere molto dispiaciuto «Non l’avevo mai vista così. È… »
«Triste» Dean finisce la frase per lui e Sam continua a osservarli attento, quasi stesse guardando il suo film preferito, scrutando ogni piccolo movimento del viso di suo fratello e di Bobby. Nessuno gli aveva mai parlato di questa ragazza prima, ma da come ne stanno discutendo questi due è come se adesso la trovassero completamente diversa da come entrambi l’hanno conosciuta.
 
Sam si siede nuovamente e deglutisce «Lei e Jim erano… erano molto legati?»
Dean si volta a guardarlo, una smorfia sarcastica stampata sulla faccia «Oh, lei sì. Ha fatto di tutto pur di compiacerlo» c’è una nota critica nella sua voce, come se fosse… arrabbiato per qualcosa, rispetto a questo aspetto della faccenda «Jim non saprei» alza le spalle «Ellie mi ha detto che le cose andavano meglio ultimamente, ma io non c’ho mai creduto fino in fondo».
Sia Bobby che Sam aggrottano la fronte, ma è Bobby a parlare «Perché?»
«Beh, non ti ricordi come la trattava, prima? Sembrava che neanche esistesse per lui» scuote appena la testa «Ma… non so, forse è solo una mia sensazione» appoggia i gomiti sul tavolo e arriccia le labbra «Beh, ma… quel pasticcio di carne si può mangiare?» e Sam sa con assoluta certezza che questa non è altro che una scusa per non parlare più di questa storia. Almeno al momento.
 
Apparecchiano con un paio di tovagliette striminzite, piatti e posate; Bobby fa loro compagnia bevendosi una birra perché dice di aver già mangiato e li guarda mentre Dean sembra strafogarsi e Sam, invece, si gusta piano la sua porzione, trovandola piuttosto buona. Qualcosa gli dice che questo pasticcio di carne non è opera di Bobby.
«È ftata Ellie a cucinare, vero?» Dean parla a bocca piena – come fa praticamente sempre – e, a giudicare dalle sue parole, evidentemente anche lui ha avuto questo sospetto; Bobby annuisce e Dean sorride compiaciuto «Lo fapevo, è buoniffimo».
Sam sorride appena e manda giù il boccone «È brava in cucina?»
Stavolta è Bobby a rispondergli «Sì, molto. E in questi giorni non c’è verso di toglierla da lì. Dice che così non pensa. Ha cucinato… boh, per un esercito, anche se eravamo solo io e lei».
 
Il sorriso di Dean si trasforma in una smorfia amara. Da che è entrato, Sam ha notato che l’atteggiamento di suo fratello è cambiato, soprattutto dopo aver visto quella ragazza. Ora lo guarda e non fatica a notare quanto i suoi occhi brillino, proprio come le luci dell’albero di Natale la sera del ventiquattro dicembre – quello che a casa sua, se così può chiamare tutte le stanze di motel che ha frequentato nella sua vita, non è praticamente mai esistito –, uno sguardo molto diverso da quello che aveva nei giorni precedenti; qualcosa che, però, è minato da tanta apprensione.
 
Lo squillo di uno dei telefoni di Bobby interrompe il suo flusso di pensieri; il vecchio cacciatore si alza e Sam lo guarda dirigersi verso il salotto, nella solita postazione dove ricordava che tenesse almeno tre o quattro apparecchi.
Rimane in silenzio per un istante; ormai ha capito che questa storia tormenta parecchio suo fratello, abbastanza da fargli saltare in aria tutti i loro piani e farlo rimanere più a lungo a casa di Bobby, ma soprattutto lontano dalla ricerca di papà. Solo che vuole che glielo chieda, perché Sam può essere dispiaciuto per questa storia, sì, ma le sue priorità, al momento, sono ben altre.
 
Dean beve un sorso di birra e lo guarda, leccandosi le labbra. «Senti, Sammy… » rimane un attimo in silenzio, la bocca leggermente storta in una smorfia pensierosa «Ti dispiace se rimandiamo la caccia a papà? Almeno per adesso, io… » si passa una mano sul mento e Sam vuole evitargli lo “strazio” di concludere il discorso, tanto lo sa dove vuole andare a parare.
«Ok. Insomma, se ci tieni a rimanere… papà può aspettare per un po’». Dean annuisce soddisfatto e con quello sguardo – così sincero e luminoso – sembra quasi volerlo ringraziare. Questo, però, non impedisce a Sam di dirgli come la pensa. «A me, comunque, sembra solo una ragazza che ha appena perso il padre. È comprensibile che sia… schiva» e il suo è un chiaro riferimento al discorso che facevano Dean e Bobby poco prima.
Dean scuote la testa, deciso «Perché non la conosci» prende ancora una volta la birra in mano e ne beve un lungo sorso, evitando per qualche istante gli occhi di Sam. Comunque, sta di fatto che se uno come Dean – che è solito decidere per tutti – gli abbia addirittura chiesto se ha voglia di rimanere a tener d’occhio questa ragazza, vuol dire che crede che la situazione sia piuttosto grave. Anche se lei l’ha fatto passare come un incidente di caccia qualunque.
 
Tutto questo, però, ha acceso ancora di più la curiosità di Sam che, ahimè, non può più fare altre domande perché Bobby torna da loro, sospirando irritato. Si siede e sposta lo sguardo da Dean a Sam e viceversa «Allora, come ve la state passando?»
 
Chiaramente Bobby non conosce la loro attuale situazione – da quanto ha detto, Dean non ci parla da un po’ e Sam non è da meno – e spiegano velocemente la questione al vecchio cacciatore, snocciolando i fatti essenziali: papà è andato a caccia, è sparito, non si trova, bla bla bla. Bobby li ascolta con interesse, ma liquida la conversazione con un semplice «Beh, conoscete vostro padre… si farà vivo quando lo crederà opportuno» il che è un punto a favore di Dean che cela malamente – anzi, non ci prova nemmeno – il sorriso compiaciuto che gli si disegna sulle labbra, quasi a dire a Sam “vedi che ho ragione io?” come fanno i bambini piccoli. Ogni tanto Sam ha l’impressione che il cervello di suo fratello non sia poi così adulto – perlomeno non più del suo come dovrebbe essere – e questa è una delle occasioni.
 
Per tutto il resto della serata, i tre parlano di tutto e di niente, ricordando cacce passate e vecchi aneddoti. Un paio di volte Sam si estrania dai loro discorsi, pensando per qualche istante a come niente di questo mondo sembri appartenergli più. Bobby e Dean sono assolutamente a loro agio, parlano di fucili e uccisioni di mostri come se niente fosse, e invece a Sam sembra tutto così lontano, come quando progettava di andarsene a Stanford. Ascoltava i discorsi di suo padre e suo fratello e li percepiva come se fossero anni luce da lui, distanti e così differenti da fargli chiedere cos’aveva da spartire con quelle persone. Adesso che c’è ricaduto dentro, gli sembra come allora, anche se sono cambiate un sacco di cose.
 
Quella ragazza non si fa vedere per tutta la sera e Dean sembra nascondere bene il nervosismo di averla così vicina e non poterci parlare, qualcosa che Sam percepisce quando lo vede voltarsi un paio di volte verso le scale, come se avesse sentito un qualche rumore sospetto. Per tutto il resto del tempo, però, sembra tranquillo e spensierato come al solito.
 
Bobby ovviamente non si fa problemi ad ospitarli – d’altronde l’ha sempre fatto, fin da quando erano bambini – ed è la morra cinese a stabilire chi dei due dormirà sul pavimento e chi si beccherà il divano. Sam, che conosce fin troppo bene le mosse del suo avversario, straccia Dean senza sforzo, giocando prontamente sasso. Dean sbuffa sonoramente e borbotta qualcosa come «Il solito fortunato» prima di prendere una coperta e appoggiarla a terra a mo’ di materasso.
 
Sam si toglie la camicia e le scarpe e si stende sul divano, constatando immediatamente che il plaid è decisamente più caldo di quelli che si è messo addosso negli ultimi mesi passati in stanze rimediate di motel di passaggio.
 
Un po’ gli sembra strano essere a casa di Bobby. È l’unico luogo che sente di avere caro, in cui ha veramente dei bei ricordi – forse gli unici della sua vita da cacciatore. I ricordi davvero belli sono tutti bruciati insieme a Jess nella casa che condividevano a Palo Alto e talvolta gli sembrano lontani, confusi.
 
Stringe gli occhi tra il pollice e l’indice, deciso a scacciare via quei pensieri per poi chiuderli e lasciare che il sonno – dopo molto pensare – prenda il sopravvento su di lui.
 
La notte, però, non è così clemente con lui e Sam sogna ancora il fuoco e la carne calda di Jessica squagliarsi sul soffitto, un sogno così simile a quella che poi si è rivelata essere la realtà, qualcosa che Sam vedeva anche prima di quel maledetto giorno d’inferno.
 
Al mattino si alza di buon’ora, decidendo tacitamente che si sente più al sicuro fuori dal letto – o dal divano, in questo caso. Osserva Dean, sdraiato a pancia in su, che dorme beato – un braccio a stringere la coperta e a tirarsela al petto e la testa inclinata da un lato, verso la porta della cucina – e decide di non svegliarlo; è ancora presto.
 
In bagno si dà una lavata e indossa una camicia pulita a quadri nera e rossa per poi dirigersi in cucina dove trova quella ragazza, Elisabeth. È di spalle, ancora quella maglietta verde e quei bizzarri pantaloncini gialli addosso e ha i capelli raccolti in una coda storta; anche se qualche ciuffo sfugge al resto, è decisamente più pettinata di ieri sera.
 
È pensierosa e ferma davanti al frigorifero che tiene aperto con una mano; si volta quando sente il rumore dei passi leggeri sul pavimento e gli rivolge un sorriso.
 
«Buongiorno Sam» a guardarla sembra che almeno un po’ abbia dormito, pare più riposata di ieri. Sam si porta una mano sulla bocca per coprire il suo sbadiglio e la saluta con l’altra. «Hai dormito bene?»
Lui annuisce, anche se non è proprio la verità. «Il divano non è il posto più comodo di questa casa, ma c’è a chi è andata peggio» Elisabeth sorride appena, sicuramente capendo a cosa Sam sta alludendo; prende delle uova e richiude il frigorifero, appoggiandole poi sul tavolo.
 
Sam si siede, dando le spalle alla porta dello studio, e la vede indaffarata nel preparare la colazione e proprio non capisce come mai lei abbia attirato così tanta attenzione nel fratello. Insomma sì, è carina, molto semplice e graziosa, ma non si può certamente dire che sia il tipo di Dean. Sam l’ha visto saltare in molti letti e spassarsela con molte donne e sa quali sono più o meno i suoi canoni standard: di solito, sono tutte obiettivamente e incredibilmente belle, prosperose, visibilmente vogliose e questa ragazza, almeno all’apparenza, non sembra avere assolutamente nessuna di questa caratteristiche.
 
È decisamente carina, questo sì. Non è di certo al suo meglio, adesso, e magari vestita diversamente e più riposata farebbe tutto un altro effetto, ma porterà una seconda, al massimo una terza scarsa di reggiseno e pare essere tutto fuorché disinvolta in quel senso. Non che sia un male se suo fratello sia interessato per una volta a una ragazza più intelligente che bella, ma Sam trova questa cosa piuttosto bizzarra ed è decisamente un altro degli aspetti che più lo incuriosisce di tutta questa faccenda.
 
Lei appoggia il latte sul tavolo e quel piccolo tonfo riscuote Sam da quei pensieri. Sorride e una domanda esce fuori dalla sua bocca senza che riesca a frenarla in tempo «Cucini sempre così tanto?»
Elisabeth gli sorride appena «Quando sono ospite di qualcuno che ha una cucina agibile sì. Mi piace sdebitarmi con le persone e cucinare tiene la mia mente occupata».
Sam annuisce, pensieroso, riflettendo sulle parole di Bobby della sera prima. Forse è così che si è guadagnata il rispetto di quel vecchio brontolone: non restando con le mani in mano. Chiunque, al suo posto, dopo una tragedia di questo tipo, probabilmente avrebbe preferito passare tutto il giorno a letto a piangere, mentre lei sembra più… attiva, meno incline a questo tipo di comportamento. Anzi, forse farebbe bene a prendersi del tempo per sé per riposarsi, visto che deve aver passato dei giorni difficili e magari è qualcosa di cui ha bisogno.
 
«E lo… conosci da tanto?» lei alza ancora lo sguardo su di lui, perplessa «Bobby, intendo».
Elisabeth sembra pensarci qualche istante «Da un paio d’anni, più o meno» poi sorride, visibilmente curiosa «Perché?»
Sam si gratta la nuca, rendendosi conto di essere capitato in una specie di vicolo cieco. «Beh, sono… insomma, Bobby non è uno che lascia toccare le sue cose a chiunque. Ero solo… curioso, diciamo così».
Elisabeth lo osserva decisamente perplessa, poi annuisce «Mi ha aiutata più di una volta, quando mi sono cacciata nei guai e quando non avevo nessun altro a cui rivolgermi».
 
Sam si morde il labbro, pensieroso. Forse essere tempestata di domande non è esattamente quello di cui Elisabeth ha bisogno, perciò decide di smettere di fare indagini. Scoprirà quello che gli interessa pian piano, tanto Dean non ha la minima intenzione di smuoversi da qui presto, a quanto pare.
 
Continua ad osservarla mentre lei prende degli altri oggetti dalla dispensa, appoggiandoli poi sul tavolo: pane da imburrare, burro, succo di frutta, cereali e biscotti. C’è da chiedersi se si è resa conto che sono solo in quattro in quella casa e non in venti. Sembra stia apparecchiando per un reggimento di soldati affamati.
 
Si volta ancora per sbattere le uova su un pentolino e metterlo sul fornello «Tu, invece, sei il ramo sapiente della famiglia, giusto?»
Sam si riscuote dai pensieri ascoltando quelle parole e stringe le spalle «Così dice mio fratello» e vorrebbe tanto chiederle cos’altro le ha detto di lui, come mai ha l’impressione che sia a conoscenza di tante cose sul suo conto, ma non ne ha il tempo, perché una manata sulla schiena lo fa voltare e si ritrova davanti la faccia da schiaffi di suo fratello che gli sorride sghembo. Lo saluta con un cenno della testa e lo sguardo di Dean passa da lui a Elisabeth «State già facendo amicizia, vedo».
Sam fa spallucce e lo guarda avvicinarsi a lei e stringere il bordo di marmo del ripiano della cucina tra le dita di entrambe le mani, come se fosse indeciso su qualcosa; l’attira un po’ a sé poco dopo, mettendole il braccio sinistro intorno alla schiena. Lei lo guarda e quello che si delinea sulle sue labbra è un sorriso smorto; sono più i suoi occhi a sorridere a Dean che invece lo fa anche con la bocca e sembra così… tranquillo, al suo fianco, quasi che averla accanto gli provochi tanta serenità.
 
Dean continua a tenerla stretta – amica, sì… ma chi vuoi prendere in giro, fratello? –, ma lei si libera alla svelta della sua presa, allungando una mano per spegnere il fornello e poi mettere il pentolino con le uova strapazzate sul tavolo accanto al resto delle pietanze. Si siede di fronte a Sam e Dean si avvicina solamente, allungando una mano per rubare un biscotto dalla scatola e rimanendo in piedi dietro alla sedia di Elisabeth.
Sam si versa del caffè e li osserva: prima lei era più tranquilla, più rilassata, mentre ora, con Dean al suo fianco, sembra tesa come una corda di violino. Probabilmente anche suo fratello ha riscontrato qualcosa di insolito nel suo comportamento, perché la osserva con una certa… insistenza, quasi si aspetti che lei gli dica qualcosa.
 
Dean appoggia una mano dietro lo schienale della sua sedia «Sai Ellie, stavo… stavo pensando che ti devo ancora una gita qui a Sioux Falls» sorride appena nel dire quella frase, forse per convincersi a proseguire «E mi chiedevo se… se oggi ti andava di farci un salto. È una bella giornata, possiamo fare una passeggiata».
Elisabeth non si volta; afferra la sua tazza di latte e cereali tra le dita e sorride amara «Così puoi farmi meglio il terzo grado?»
 
Dean aggrotta le sopracciglia, visibilmente sorpreso da quella risposta. «Io non voglio farti nessun terzo grado. Voglio solo capire cosa ti è successo nelle ultime settimane».
«Non sono io ad averci rimesso le penne, perciò non c’è niente da raccontare. Se non l’hai ancora capito, non voglio parlare di niente. Non voglio parlare con te».
A Sam basta guardare il fratello per sapere come si sente: il suo sguardo è così dispiaciuto, ma anche arrabbiato e se c’è rimasto male per quella risposta di certo sta cercando di non darlo a vedere, ma i suoi occhi parlano per lui e quello che Sam ci vede dentro è qualcosa che non promette niente di buono.
Elisabeth riporta la sua attenzione sulla sua tazza e Dean stringe di più il bordo della sedia con le dita «È per questo che non mi hai risposto al telefono per intere settimane? Sarei venuto a cercarti se Bobby non mi avesse chiamato, perché sei sparita e non ti sei neanche degnata di farmi sapere che cazzo stava succedendo».
 
Lei si volta a guardarlo con uno scatto «E non ti è venuto in mente che forse non ne avevo intenzione? Che non volevo dirti dove stavo?» si alza in piedi sbattendo la tazza sul tavolo ed è furiosa, trasuda rabbia da tutti i pori e Sam ha l’impressione che Dean sia tanto sorpreso dal suo atteggiamento, almeno quanto lui.
 
Nessuno dei due sembra curarsi del fatto che lui sia lì e stia ascoltando ogni cosa «Ma che cazzo ti ho fatto?» il tono della voce di Dean è più alto, segno evidente che si sta arrabbiando sul serio «Mi sono precipitato qui non appena ho saputo, per non parlare di—»
«Ma nessuno te l’ha chiesto!» anche Elisabeth urla, furibonda «Devi smetterla di preoccuparti per me. Non sono una bambina, non devi entrare nella mia stanza di notte e mettermi la coperta addosso e non—»
Dean spalanca gli occhi «Allora eri sveglia!»
«Sì e volevo dirti di andartene perché non ho bisogno del maggiordomo. Me la cavo da sola, l’ho sempre fatto».
«Ma non capisci che sono qui solo per cercare di starti vicino? Tuo padre—»
«Mio padre non c’è più e non mi pare ti abbia mai detto di farmi da balia una volta morto, quindi lasciami in pace!» urla ancora e Dean ha gli occhi fuori dalle orbite per la rabbia e lo stupore ma lei non sembra spaventarsi «Il fatto che siamo stati a letto insieme un paio di volte non ti dà il diritto di sorvegliarmi a vista e di farmi da baby-sitter. Se ti sei preso una cotta per me, fattela passare».
 
Non ha alcuna pietà nel dire quelle parole e Dean rimane immobile a guardarla allontanarsi e poi dirigersi al piano di sopra e sbattere con forza la porta di quella che dev’essere la stanza che le ha lasciato Bobby per questi giorni, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi. Aspetta qualche istante prima di puntare gli occhi verso Sam che neanche si sforza a cercare di far finta di niente.
 
Suo fratello si lascia cadere sulla sedia, la testa appoggiata a una mano e il gomito ben piantato sul tavolo, mentre con l’altra afferra il cucchiaio e lo butta nella sua tazza di caffè che gli schizza da tutte le parti finendo anche sul legno.
 
Sam non sa cosa dire; le certezze che cercava sulla natura del loro rapporto sono arrivate – anche se non ce n’era poi così bisogno, non dopo il comportamento ambiguo del fratello – anche se non capisce fino in fondo perché Elisabeth ce l’abbia tanto con Dean e ha l’impressione che non lo comprenda neanche lui.
 
Vorrebbe dire qualcosa, ma Dean si alza, prende la tazza di caffè e lo butta nel lavandino. Fa scorrere l’acqua per un po’ e poi comincia a togliere la sua roba dal tavolo. Non alza mai lo sguardo verso Sam, fa tutto quello che deve fare in silenzio e Sam quasi si sente in colpa perché, per la prima volta da che lo conosce, non sa davvero cosa dirgli. Quando trova il coraggio di farlo, Dean va verso il salotto senza rivolgergli né un’occhiata né una parola e Sam sospira forte, rendendosi conto che tutta questa storia è più complicata di quanto si aspettasse.

 

[1] “Girls got rhythm” è una canzone degli AC/DC contenuta nell’album “Highway to Hell”.
[2] Nella prima stagione, spesso viene nominato un cacciatore di nome Caleb, uno dei misteriosi amici di John che compare di sfuggita solo nell’episodio 1x21 “Salvation”. Ho pensato che anche Bobby potesse conoscerlo.
  
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