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Autore: _Maeve_    14/09/2018    3 recensioni
Prendere parte alla vita è un gioco rischioso.
[Una poesia moderna e cosmica, oltre che telegrafica]
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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quotidianità
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Prendere parte alla vita è un gioco rischioso.
Troppi fogli e foglietti si librano in aria, volatili,
amorfi fantasmi a pezzetti,
gabbiani,
nel cielo cimitero di aerei.
Ingombrano la sotto-atmosfera, incombono giovii
scavano viscere, le nostre pelli di cigni fragili;
si vanno a mettere negl'interstizi delle orbite,
e si vedono quando le sgrani.

Ciascuno incuba dentro dentro di sé i rintocchi del Deuteronomio,
e per ogni suo giorno non avrà altro dio
che questo.



a M.

Note
Buon pomeriggio a tutti. Per chi la seguisse, non ho dimenticato Magna Mater, che forse a brevissimo potrebbe conoscere un aggiornamento, ho solo perso la scia di quella famosa ispirazione 'romanzesca' che, almeno nelle intenzioni, doveva governarla. Complice anche il fatto che l'Estate è andata bene e non ci sono stati cataclismi esistenziali insuperabili, solo la vita che va avanti, con le sue scadenze ufficiali e non. Per chi non la segue o non gli importa (giustissimo), ed è arrivato fin qui, sappia che questi versi si allontanano di molto dal mio tipico stile, che è un po' più arzigogolato e complesso, teso al barocchismo del lessico e ad un'ipotassi stemperata in fine come un brano che non sa come concludersi. Converrete con me che una tale esperienza ha bisogno di impegno, tempo, genio poetico, tutte cose di cui il mio perfezionismo al momento sente di non poter disporre. Quindi ecco questa. Forse prologo di un canzoniere un po' più moderno, giusto intermezzo se ti va di scrivere ma non di soddisfare troppo alte aspettative linguistiche. Le poesie corte (le apprezzo tanto, in chi le compone,e sicuramente meglio di me) danno un senso di liberazione incomparabile, che certo non  le esime dal controllo e dal fatto che dovranno pur, alla fin fine, veicolare un messaggio. Più o meno esplicitamente. Qui mi piace, e spero di averlo fatto sufficientemente, aver 'dis-approfondito' il torbido alone della patologia che ognuno di noi si porta appresso, l'ingerenza che ha nella vita di tutti, la valenza da spada di Damocle con molla suicida. E' un argomento complesso, che, anche se  qui è liquidato in due righe, mi ha molto preoccupata, e che avrebbe bisogno di trattazioni sterminate: ecco perché la cosa migliore è lasciarlo proprio così.
Spero non vi sia dispiaciuto troppo, spiegazioni comprese. Mi rincresce non avere una giornata intera, perlomeno, da dedicare alla poesia, ma questo é, per il momento.
Un abbraccio a tutti.

p.s: Il primo verso è un verso di Cesare Pavese, Maternità, a cui io ho solo invertito l'ordine delle parole.




   
 
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