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Autore: CryBaby_    16/09/2018    1 recensioni
"La sua scuola dovrebbe essere vicino alla tua quindi cogli l'occasione di andarci anche tu. Non considerarla come una penalità perché non stai rispettando un accordo e non farle vivere il tuo stesso stile di vita da disadattato.
Auguri a me che sono diventata nonna, oggi!"
Genere: Comico, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Appena riattacco la telefonata con il ristorante mi soffermo a fissare il volantino cercando di capire cosa mi sia dimenticato e, quando lo giro, emetto un sospiro colmo di amarezza. Mi sono dimenticato di utilizzare il buono sconto per l'ordinazione così, preso dalla rabbia poiché è l'ultimo giorno in cui è valido, lo accartoccio e lo lancio nel cestino. Ovviamente non faccio neanche canestro e nel momento in cui vado a raccogliere quella pallina, sento una flebile sogghigno per quella gag involontaria a lei offerta. Quando mi giro lei abbassa improvvisamente lo sguardo verso le sue gambe dondolanti, facendo finta di niente. Arrivata la mia ordinazione, dopo la mia supplica di accettare comunque lo sconto, sistemo la tavola accatastando tutti i fogli sopra di essa, accatastandoli in un angolo della stanza e sposto la sua cena dalla vaschetta a un piatto.
« Tu non mangi…? » Domanda quando le porgo il piatto.
« Sinceramente mi è passata la fame. Tu piuttosto, non vuoi toglierti la sciarpa e il giubbotto? Non penso che faccia così freddo qui. » Dico tendendo la mano.
« T-tu non ti siedi nemmeno? » Replica Desirée con voce tremante dopo avermi dato il suo giubbotto.
Come fai a mangiare se indossi comunque ancora la sciarpa?
« Non ho altre sedie anche perché non mi aspettavo ospiti. Intanto che tu mangi vado a sistemare la mia camera, dormirai lì. »
« E tu? »
« Pensa a mangiare, non preoccuparti. » Dico mentre vado nel corridoio scocciato per non aver nemmeno comprato divano su cui avrei potuto dormire.
===

Poso lo sguardo nell'angolo destro in basso del monitor del mio computer, l’orario, che dovrebbe essere corretto, in quel momento mi segnala che ho superato le due di notte. È sempre un problema quando raggiungo quell'ora poiché so che non dormirò e, dopo la giornata di oggi una bella dormita mi sarebbe servita. Apro una delle lattine posate sulla pila di libri al mio fianco, ne bevo un sorso e riprendo a scrivere sperando di non crollare nel bel mezzo del lavoro. Prima che partisse la prossima traccia della mia playlist sento un tonfo alle mie spalle. Essendo straripante di colonne di testi fin dall'entrata ed essendoci solo lo schermo come fonte di luce, se non si presta attenzione massima è inevitabile far crollarne una. Fermo la riproduzione delle traccie e sento che il visitatore sta rimediando al suo errore in fretta e furia. Si fece strada, questa volta con più concentrazione, in quel labirinto fino ad arrivare alla mia sinistra per poi sedersi. Continuo a premere in sequenza i vari tasti nonostante l’arrivo della spettatrice, con la coda dell’occhio vedo lei che, nonostante la stanchezza, si sforza a leggere quello che scrivo. Capendo che non poteva continuare a lungo, si strofina gli occhi e, cercando di fare meno rumore possibile, si guarda in giro alla ricerca di un interruttore. Per mia sfortuna lo trova e il cambio d’illuminazione mi provoca una cecità momentanea. Recuperata la vista mi tolgo le cuffie e mi volto verso di lei che si è nuovamente seduta, come se nulla fosse.
« Perché hai acceso la luce? A quest’ora dovresti dormire…»
« La vista si rovina al buio... »
« Grazie del pensiero, adesso torna a letto e spegni la luce quando esci »
« Posso aspettare che tu finisca? »
« Non so quando finisco, di solito vado a oltranza quindi precedimi se non vuoi addormentarti in questo disordine »
Che faccia quello che vuole, tanto non penso che mi dia fastidio.
Rischiaccio play e mi reimmergo nel mare di parole in continua crescita davanti a me. Concentrazione che non riesco a mantenere per molto sentendo che si alza nuovamente per andare in una direzione precisa che non è, sfortunatamente, l’uscita.
È difficile che faccia cose del genere perché mi rivolta lo stomaco, nonostante all'inizio mi piacesse scrivere. Ora i momenti in cui mi cimento in quella che era la mia passione sono diminuiti, non per mancanza di argomenti ma per la voglia. Con lei che si muove nella stanza il mio cervello ovviamente sposta il suo interesse anche su di lei, classificandola come meno impegnativa dal punto di vista teorico. Prima che potesse succedere qualcosa salvo due volte il documento tuttavia non lo chiudo, sperando di poter continuare e bevo un altro sorso dalla lattina.
Mi volto e la cerco in mezzo alla stanza in disordine, inizialmente non la vedo poiché si è seduta vicino le pile più alte nella parte in fondo. Trovato quello che sembra stesse cercando si rialza e imbarazzata mi guarda, non pensava che la stessi guardando. Mantenendo la testa bassa e il libro sotto braccio ritorna al mio fianco, sperando che non le dica di fermarsi a posarlo al suo posto. Fingo di ritornare, nuovamente, a computer cosicché lei possa non sentirsi in imbarazzo mentre cerca di leggere. In questa mia “libreria” ci sono tomi di tutti i generi, quelli che ritengo più validi anche quelli adatti per ragazzi della sua età. Ci sono molti spunti in quei testi ricchi di morale che posso sempre espandere la visione di qualcuno che vuole scrivere. Posseggo anche roba che odio e generi che, secondo me non dovrebbero neanche esistere, però oltre che ricordarmi cosa non devo fare ti potrebbe comunque permettere di ampliare il tuo bagaglio culturale. La sua scelta ricade su un libro non adatto né per la sua età né per le sue tematiche e, la cosa che mi stupisce è che è proprio il mio preferito quello che ha scelto. Non c’è nessun segno particolare per cui possa capirlo, non ha neanche segno di eccessiva usura, è nuovo nel vero senso della parola poiché la mia copia l’ho persa durante il trasloco.
« Ti piace leggere? »
« Occupa bene il tempo la lettura quando non ho sonno… Anche a te capita spesso?»
« Dipende, anche se mi piacerebbe dormire ora ma come vedi ho da fare. » Rispondo.
« Ci impieghi tanto a scrivere il tuo diario? »
« Diario? Non ho un diario » Domando nel momento in cui il suo sguardo si sposta sullo schermo del computer.
« Allora cosa fai? » Chiede incuriosita.
« Niente di importante, è sfogo. »
« Quindi è un diario » ribatte.
« Non è un diario. » Rispondo scocciato mentre lei sfoglia il libro che ha preso per ignorarmi.
Capendo che non avrei potuto farle cambiare mi giro e ricontrollo a che punto mi sono fermato. 
Un altro sorso dalla lattina e finisco l’ultima parte mancante prima che l’orologio elettronico segnasse le quattro e mezza. Spento il computer e, quando tolgo le cuffie, ritorno alla realtà tuttavia senza il desiderio di dormire, anche grazie a ciò che ho bevuto. Contrariamente a me, Desirée sta dormendo tranquillamente accovacciata con la faccia contro il libro. La chiamo in ripetizione senza però nessun risultato, per non perdere altro tempo la prendo in braccio e la trasporto nella mia camera per poi andare in soggiorno. Mi siedo vicino la finestra e, improvvisamente, mi vibra il cellulare nella tasca sinistra.
“Pronto?”
“Certo che sei insistente, o non ti fai sentire per mesi oppure mi tempesti di telefonate. Non sono mica una perdigiorno come te!”
“Ti ho chiamato una volta su ciascun numero e ti ho mandato due messaggi in croce”
“Su dimmi cosa vuoi?”
“Ora ricordo il perché mi sono impegnato ad andare via di casa, comunque cos'è sta storia del diventare padre?”
“Quale storia? Sei diventato padre?”
“Non fare la finta tonta, non era nei patti.”
“Neanche il fatto che avresti passato la vita rinchiuso in casa era nei patti. Siamo pari ora, inoltre non potevo lasciare la bambina in orfanotrofio. Avrei preferito lei a te sinceramente.”
“Ti ringrazio, appunto che ti piace più di me, te la riporto se vuoi.”
“Non ci provare, hai voluto giocare? Adesso gioca. Hai pescato una carta imprevisti e te la tieni, non puoi cambiarla. Ti dovrai impegnare a farle vivere una vita da bambina normale, non dico da principessa. Se scopro che sta male o che si sente minimamente a disagio, ritornerai a casa. Seguirai tutti i miei ordini come un cagnolino, intesi?!”
   
 
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