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Autore: Colarose    17/09/2018    3 recensioni
Quando si perde tutto, non si fa che rimproverarsi di non aver fatto di più per non perdere quel tutto.
E Harry ha perso tutto.
Ma gli verrà data un seconda possibilità.
Un viaggio nel tempo, 27 anni indietro nel passato.
Prima che Voldemort seminasse terrore, prima della Prima Guerra Magica, prima dei Mangiamorte e prima della fondazione dell’Ordine della Fenice.
Prima di quel 31 ottobre, prima di quell’esplosione.
Prima dei Malandrini.
Una nuova responsabilità si fa carico sulle spalle di Harry: vincere la Prima Guerra, prima che ce ne sia anche una seconda.
Ma ci sarà un piccolo imprevisto.
**********
Siete pronti per la lettura?
Ma soprattutto, siete pronti per la storia del quinto Malandrino?
Genere: Comico, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Marlene McKinnon, Mary MacDonald | Coppie: James/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Contesto generale/vago
Capitoli:
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I Veri Mostri

 


Carissimo clone (ho deciso che nelle lettere ti chiamerò sempre così. Perché? Perché è semplicemente figo)

Missione compiuta! Proprio ieri, precisamente il 19 Agosto alle 11:37.

Visto come sono preciso? Secondo te questo potrebbe piacere alla Evans? Lei è sempre puntuale, neanche fosse una svizzera!

Piccola parentesi: devi aiutarmi Harry, davvero, credo che la Evans mi si sia infilata in mente con qualche incantesimo oscuro… la penso sempre, per l’amor degli occhi verdi brillanti! Davvero, in un modo o nell’altro collego tutto a lei! Io… credo che ormai mi sto ossessionando! Peggio di quanto è ossessionato Mocciosus  Piton!

E lo so che se continuo a chiacchierare di lei poi a voi sale l’istinto omicida, ma da bravi amici, sopportatemi (Sirius probabilmente, se mi sentisse dire una cosa del genere, direbbe che già mi sopporta ogni giorno, e se ci metto anche Lily  Evans, potrebbe o suicidarsi, o uccidermi. Beh, alla fine comunque ci scappa il morto.)

TORNANDO AL PUNTO, mia madre mi aveva mandato a comprare un paio di cose mentre leggeva un libro di ricette di Mamma Pollobella (NAVURALMENTE). All’inizio mi ero anche chiesto se per caso poi le crisalidi si sarebbero trasformate in delle Sfingi Testa di Morto, ma poi ho pensato che sicuramente c’era posto un incantesimo per non farle trasformare. È così, vero Harry? Vero?

Ho visto illustrazioni e foto di Sfingi Testa di Morto, e non vorrei trovarmele in camera. Sono grandi e fanno leggermente impressione. Non le voglio vedere.

Oltre questo, tu devi ancora venire a casa mia! Ah… questa cosa deve diventare tradizione, ogni estate, i Malandrini a casa mia per almeno una settimana! Sai no, qui è noioso se si è da soli (Beh, escludendo mamma e papà, ma non è che si possono fare stronzate giovanili con loro). Comunque ti rinvito un’altra volta.

Mamma sarebbe felice di vedervi tutti quanti, papà anche, ma principalmente te. Credo voglia sfidarti di nuovo, perché non ne ha abbastanza di figuracce. Mamma dice che ho preso questo da lui, bah. IO di certo non faccio così!

Comunque, credo dovresti darmi il tuo indirizzo, perché dove Merlino vivi Harry?! Non l’hai mai detto!E ci conosciamo da due anni… tutto piuttosto stupido. Non puoi venire via camino come l’anno scorso, è tutto disattivato per sicurezza. Sembra ridicolo lo so, ma i miei genitori e alcuni funzionari del Ministero hanno trovato delle tracce di tentata manomissione nelle protezioni che proteggono questa casa. Per fortuna in qualche modo, quel che si pensa siano Mangiamorte, si sono interrotti per qualche motivo.



Harry interruppe la lettura con gli occhi spalancati , stringendo forte la lettera.

Se fosse andata diversamente…

Se ci fossero riusciti, or-

Il corvino scosse la testa. Non doveva pensarci.



Ce la siamo scampata per poco, Harry. Mamma e papà non sembravano troppo sorpresi, impauriti e arrabbiati certo, ma non sorpresi. Sai benissimo che la mia famiglia disprezza tutte quelle stupide e idiote tradizioni delle altre famiglie Purosangue, Tu-sai-chi non avrebbe di certo cercato di risparmiarci. Ho capito nello stesso momento in cui abbiamo fatto la cena, che i miei genitori mi volevano tenere tutto nascosto. Peccato non abbiano insonorizzato il salotto mentre i funzionari parlavano e parlavano…

Vabbè, meglio non parlarne, ti sto rovinando la giornata.

La smaterializzazione non è neanche possibile, solo una persona con il sangue Potter nelle vene può passare attraverso le protezioni, ora rinforzate (però qualcuno di stretto, non è che possono passarci i cugini di settimo grado che sicuramente ho ma non conosco!). Oppure quella persona deve essere accompagnata da un membro della famiglia Potter.

Quindi, verremo a prendere te, Peter, Remus (che hanno accettato) e Sirius (Sperando. Mia madre ha da poco scoperto che i genitori di Sirius oltre a essere dei convinti Purosangue, sostengono quel pazzo megalomane. E… niente, credo sia pronta a scatenare una guerra per portarselo qui). Che ne dici di dopodomani alle 16.30? Ti veniamo a prendere io e mio padre in qualunque posto tu abiti. E sentiti onorato, dato che sei il primo! Anche se poi dovrai accompagnarci a prendere tutti gli altri!


A presto!

James



Harry rilesse la lettera, notando qualcosa che non andava. Conoscendolo, probabilmente James stava cercando di sembrare il più spensierato possibile, nonostante avesse appena saputo che la sua casa aveva rischiato di venir attaccata.

Questo era un attacco piuttosto grande, se si consideravano gli scorsi tre mesi, nei quali sembrava che i Mangiamorte si fossero dati una calmata. Nella Gazzetta del Profeta non ci era stato per quei tre mesi un solo attacco in prima pagina, né nelle altre. Era stato tutto calmo, tanto da far illudere la gente che Voldemort si fosse arreso.

Questo non faceva altro che confermare il fatto che la maggior parte del Mondo Magico non voleva capire con chi avevano a che fare.

Per fortuna, l’attuale ministro non era una specie di “Caramell 2”, e sembrava aver preso seriamente questa situazione.

Guardò distratto la lettera, prima di cogliere due frasi che fino a quel momento aveva trascurato.

Comunque, credo dovresti darmi il tuo indirizzo, perché dove Merlino vivi Harry?! Non l’hai mai detto! E ci conosciamo da due anni…



Ti veniamo a prendere io e mio padre in qualunque posto tu abiti…



Merda.

Forse… forse doveva rifiutare…?

No no, inutile… a questo problema non sarebbe scampato per sempre.

Doveva dire che si trovava a Diagon Alley.

Perché? Perché non aveva una maledetta casa. (ormai il “signor Granger” era diventato un cliente abituale del Paiolo Magico, e Tom lo trattava quasi come un amico).

Questo non poteva decisamente dirlo.

Che gran casino.


*


Jam

Tua madre è venuta qui e lei e Walburga hanno discusso. E scusa, James, alla fine…

VENGO!
Capisci James? CAPISCI?!
La signora Potter è ufficialmente la mia idola! Non ci è stato alcun duello in cui la vecchia arpia ne sarebbe uscita sconfitta, e neanche tante urla. Se si sentivano, erano quelle di Walburga.


Quando tua madre è entrata… era strana. Insomma, non l’avevo mai vista così impassibile e determinata. Credo che abbia detto qualcosa che ha convinto Walburga, probabilmente che così non avrà me intorno o robe del genere.

All’inizio pensavo fosse così, che tua madre avesse parlato con quell’idiota  mia madre quell’idiota MIA MADRE.

Scusa, Regulus mi ha rapito la pergamena per due volte.

Dicevo, all’inizio pensavo che tua madre avesse parlato con quella lì (sperando che a Reg basti questo gentile termine da me concesso. Che poi non capisco perché si intrometta, tanto tra tre giorni va da Daniel, per Merlino!), ma poi abbiamo sentito I MIEI GENITORI.

Tra poco organizzerò il funerale di Regulus, che morirà per mano mia. Mi presenterò lì e piangerò per non destare sospetti. Tu vuoi venire, James?

Comunque, sì, io e il mio fratellino li abbiamo sentiti discutere. E se abbiamo capito bene, è stata quella persona che di solito si fa chiamare "Padre" ad accettare! Lui è rigido come quella persona che di solito si fa chiamare "Madre", ma forse, essendo leggermente più intelligente ( non ci posso credere che sto facendo un complimento a codesta persona) avrà capito che oramai sono un caso perso.

O forse semplicemente vuole liberarsi di me..

Tua madre voleva portarmi con sé, ma per qualche motivo, quella lì ha detto di no, e di aspettare come è concordato.

La odio.

Con saluti mandarini (maland-rini, manda-rini… l’hai capita? Si somigliano, eh?)




 
James alzò un sopracciglio,  non credendo alla stupidità del suo migliore amico e allo squallore delle sue battute.



 
Da Sirius-Affascinante- Black

E anche un po’ da Regulus Black, che a differenza di Sirius, si firma decentemente.



James sorrise felice e divertito.

«James! Hai preso la scopa?!» si sentì domandare urlando, da suo padre.

Il ragazzo si ricordò che era salito sopra proprio per questa, e la andò a prendere rapidamente.

«Arrivo!» esclamò, scendendo le scale, quasi correndo.

 
«Stavo leggendo le lettere di Harry e Sirius, che mi ha portato Dogy» Si giustificò quando fu accanto al signor Potter, mentre si dirigevano verso il campo da Quiddich, per la partita settimanale, ogni martedì.

«Ti ha descritto l’incontro nel dettaglio?» domandò Fleamont curioso e allo stesso tempo divertito.

«Niente di epico, papà...» il figlio si finse deluso «Nessun duello e niente urla.»
Il signore aggrottò le sopracciglia, anche se sollevato che la moglie non era stata nella posizione di ricevere qualche maledizione letale. «Oh, e come ha fatto a convincerli?»

«Banalmente parlando, solo parlando» Sospirò il corvino, passandosi distrattamente una mano fra i capelli.

Il signor Potter ridacchiò.

«Tua madre non ha detto niente se non che era riuscita a convincere i signori Black» disse «Harry invece? Che ti ha detto?»

«È a Diagon Alley, al Paiolo Magico. Dice che per questioni di lavoro i suoi genitori non ci sono e non potevano portarselo» spiegò James, con un briciolo di confusione nello sguardo.

«Lasciano il figlio da solo con i Mangiamorte e Voldemort in giro?» chiese infatti il padre.

«Io… non lo so… saranno degli stupidi» James strinse le labbra «Ed è strano che non l’abbiano lasciato da una zia o altri parenti. Anche se, di cose strane che riguardano Harry ce ne sono un bel po’»

Seguì il silenzio «Allora… Diagon Alley? Non c’è problema, dovevo comunque andarci il giorno dopo per comprare degli ingredienti per i miei esperimenti. Ne approfitterò per comprarli. Magari ci possiamo incontrare un po’ prima della 16.30.»

James annuì «Progressi con la pozione?»

«Umm, non tanti.»

Fleamont andò a prendere una pluffa, poi inforcò la scopa.

«Iniziamo, figliolo?»

«Lo sai che ti straccerò?»
Il signor Potter scosse la testa sorridendo «Non essere mai troppo arrogante, James, ricordalo…»



«Altro che arrogante! Io dico solo la realtà dei fatti!» esclamò dopo due ore James, soddisfatto e sorridente, buttandosi sul prato. Sorridente o no, era piuttosto stanco.

Fleamont si stese accanto a lui, chiudendo gli occhi. «Ah… ormai sto diventando vecchio…» poi gettò un’occhiata al figlio «E non ti pavoneggiare troppo, se non fosse per me, non saresti così bravo. Sono stato il tuo maestro» sostenne.

James ridacchiò «Bene! Allora è come si dice tra i Babbani, "Quando l’allievo supera il maestro"»

«Erano solo due punti, James, solo due!» rispose il signor Potter, quasi indispettito.

«Ma comunque ho vinto.»

«Sì, hai vinto» ammise dolorosamente il signor Potter, mettendosi le mani dietro la testa. Come si sentiva vecchio… si ricordava ancora le sue partite a Quidditch, contro le altre Case di Hogwarts. Era giovane una volta, aveva tante energie.

«Mi dispiace, papà, ma credo che tu non sia più il "miglior giocatore di Quidditch che Hogwarts abbia mai avuto"» gongolò James, mentre Fleamont ghignava.

«Oh beh, almeno sono ancora il miglior papà del mondo.»

James aggrottò le sopracciglia.

Fleamont continuava a ghignare «Me l’hai detto tu» disse voltandosi verso il figlio, soddisfatto di vederlo imbarazzato e confuso «A quattro anni»

Come poteva scordarsi quel giorno? Certo era una frasetta, ma se l’era sentita dire e ne era rimasto molto felice. Tempo fa, aveva temuto di non essere un buon padre, e quando James si lasciò scappare quella frase, tra la veglia e il sonno, non aveva potuto che ricordarla per sempre. Anche perché, certe cose James non le diceva spesso.



17 Novembre 1964 , 21:50



«Io credo che starò lì almeno per una notte, Fleamont! Leanna ha bisogno di me!» disse Euphemia agitata «I-insomma, sai che è la mia migliore amica, e io non voglio negarle il mio supporto per il parto. Io, Christian e sua madre stiamo facendo a turno, mi hanno dato solo due notti, solo perché ho insistito. Non voglio mancare.»

Fleamont sospirò «Non c’è problema, tesoro. Sono sicuro che per la notte James non avrà bisogno di te. Se vuoi puoi restare anche di giorno, Becky può aiutarci e riuscire a fare tutto da sola.»

«Lasciare te e James da soli per tutto quel tempo?» domandò Euphemia alzando un sopracciglio «Neanche per sogno! Questa casa è vecchia di secoli, e non voglio che venga distrutta!»

«Non esagerare, Mia» si lamentò Fleamont.

La donna si concesse un sorrisetto, mentre si avvicinava al marito e lo baciava dolcemente.

«Allora io vado, metti tra poco la peste a letto» sussurrò allontanandosi, prendendo la borsa.

Poi andò da James, raccomandandogli di fare il bravo, anche sapendo che era inutile dirlo (tanto il bravo non lo faceva lo stesso). Uscì dalla porta, camminando per il viale e uscendo dai cancelli, e dopo aver fatto  un po’ di metri, si smaterializzò.

Fleamont, alle 22.30, riuscì, non senza sforzi, a mettere a letto James. Gli diede Manie, il leoncino di peluche con cui James dormiva, e gli rimboccò le coperte.

Poi spense la luce, uscendo dalla cameretta.

 oo.15



«Papà…» qualcuno cercava di svegliarlo «Papà, svegliati.»

Il signor Potter sentiva una piccola manina scuoterlo in modo incerto.

Una manina…

Fleamont aprì lentamente gli occhi, trovandosi la figura sfuocata di James davanti.

«James, cosa c’è?» chiese assonnato, stropicciandosi gli occhi e inforcandosi rapidamente gli occhiali. Sentì la pioggia battente fuori.

Un tuono lo fece saltare per la sorpresa.

Osservò il suo piccolino, che stringeva forte  Manie, mentre lo guardava con occhi incerti e paurosi.

Alzò di più il busto.

«Non riesci a dormire, James?» si chinò verso il bambino, con un tono gentile.
James si dondolava sui piedi «Io ho dormito» chiarì «Però mi sono svegliato per il temporale»

Poi alzò gli occhi esitanti «Credo ci sia un mostro sotto al letto, papà.»

Fleamont aggrottò le sopracciglia «Un mostro? E perché?»

«Sento… sento dei rumori. Da sotto il letto. E insomma… deve esserci qualcuno, n-no?»

Fleamont guardò un attimo il suo ometto, trattenendo un sorriso per quella ingenuità. Alla fine era arrivato, il fantomatico “Mostro Sotto al Letto”. I mostri avevano fatto breccia nella fantasia di suo figlio, facendogli scambiare rumori normali per altri.

Un altro tuono.

Questo tempo non aiutava di certo a immaginare belle cose, pensò il signor Potter
ironico.

Ritornò a guardare suo figlio, che si dondolava sui piedini in modo incerto e impaurito.

Cosa doveva fare? Assecondarlo, smentirlo?

Fleamont si schiarì la gola «Sei sicuro, Jamie?»

James annuì .

«E allora perché non andiamo a sconfiggerlo?» domandò Fleamont. «Così vediamo anche se c’è veramente» continuò, sorridendo deciso.

Il bambino spalancò gli occhi «C-cosa?! Papà, ma è un mostro! E se poi ci mangia?»

Fleamont scese dal letto, prendendo in braccio suo figlio.

«Riusciremo a sconfiggerlo, James. Siamo forti insieme, papà te lo dice sempre» Disse sorridendo dolcemente, mentre si avviava verso la porta. «E poi, sono sicuro che sei più spaventoso di lui! Con tutto quello che fai! Se il mostro ti vede, sono sicuro si metterebbe paura di te!» continuò divertito. James ridacchiò leggermente.

«E pensa a quanto deve essere disperato questo mostro per nascondersi sotto a un letto! Lo cacceremo via, James. Qualsiasi mostro non potrà più entrare.»

James sorrise leggermente, prima di farsi teso quando il padre aprì la porta della cameretta.

Il tuono accompagnò la scena, facendo pensare a Fleamont che tutto questo era molto ironico e eccessivamente drammatico.

Il signor Potter fece per accendere la luce della camera, quando il bambino lo fermò.

«Non accenderla» sussurrò talmente piano che Fleamont fece fatica a sentirlo «Altrimenti il mostro scompare.»

«Scompare?»

«Certo che sì. È una cosa ovvia, papà, altrimenti come fa a non esserci di giorno? Si rende invisibile quando c’è la luce» sibilò convinto l’ometto.

«Oh… certo» sussurrò di risposta Fleamont incerto «E… si può accendere una lucina?»
James annuì «La lucina sì.»


«Bene, però prima controlliamo che non ci sia nessuno sotto al letto» disse Fleamont, sorridendo in modo rassicurante al figlio. Poi lo poggiò a terra, e James sobbalzò per un altro tuono, stringendo la mano del padre.
Fleamont accese la bacchetta «Andiamo?»
James deglutì, guardando la camera, con gli occhi abituati al buio e non ancora miopi. Vide lo stemma di Grifondoro appeso alla parete.

Grifondoro, culla dei coraggiosi di cuore…

Lui era coraggioso! Il mostro era cattivo, e se lui e papà lo sconfiggevano, poi non sarebbe andato nelle altre camerette dei bambini! Il mostro non doveva stare nella sua cameretta, non lo aveva invitato! Il mostro… doveva andarsene.

E poi papà era forte, e sapeva un sacco di incantesimi.

«Ok» si limitò a dire, con voce un po’ più decisa. Fleamont gli sorrise e si avviarono cautamente verso il letto.

Poi il signor Potter si chinò senza esitazione, puntando la bacchetta sotto il letto, facendo lievemente luce.

James era vicino a lui, immobile e con nessuna intenzione di chinarsi. Guardò la testa del padre ansioso e rigido, quasi ad aspettarsi una bocca piena di denti aguzzi che la mordesse.

«Vieni qui, James» sussurrò il padre «Vieni a vedere» Il bambino deglutì, e si accovacciò a terra, per poi spalancare gli occhi.

«Ma… non c’è niente» mormorò stupito, Fleamont si voltò verso di lui, facendo l’ennesimo sorriso dolce.

«Hai visto? Non c’è nessun mostro. Te lo sei solo immaginato» disse, alzandosi, seguito dal bambino.

«Ma io… ho sentito dei rumori…»

Fleamont accese la candela sul comodino di James, sedendosi sul letto di suo figlio. Poi avvicinò il piccolo.
«Anche io, quando ero piccolo, pensavo ci fosse un mostro sotto al letto» confessò con tono morbido. «Andavo da mia mamma e gli dicevo che sentivo dei rumori. Alla fine sai cosa erano? Era il rumore delle molle del letto, che lo facevano perché mi voltavo in continuazione. Io sentivo un secondo respiro pesante, ma non era altro che il mio, e che io facevo così senza neanche accorgermene» spiegò sorridendo.

James lo osservava con occhi spalancati.

«I mostri non ci sono, Jamie. È solo una tua piccola paura» continuò «E sono sicuro che se casomai ci fossero, tu riusciresti a sconfiggerli.»

Il bambino stava arrossendo «Sono stupido» borbottò.

Fleamont scosse la testa «Non sei affatto stupido, tutti i bambini hanno paura di questo mostro! Anche il tuo papà ne ha avuta!»

«Non ci sono i mostri, quindi?»
«No, non ci sono. Puoi dormire tranquillo, che sei al sicuro» lo rassicurò il padre. Ah, avrebbe voluto dirgli che i mostri erano ben altri, che non erano viscidi né avevano denti affilati. Che i veri mostri non erano altro che delle persone, che talvolta ti guardavano negli occhi e ti sorridevano anche.


James annuì e si infilò sotto le coperte, velocemente, mentre la pioggia continuava battere furiosa sulla finestra.

Fleamont fece per alzarsi.

«Papà» lo chiamò immediatamente James, Fleamont si bloccò, mentre il bambino stringeva Manie.
«Mi racconti una fiaba?» chiese esitante, gettando un’ occhiata alla finestra.

«Va bene, Jamie, ma poi dormi» acconsentì, facendo sorridere in modo euforico James. «Quale?» chiese, prendendo rapidamente la sedia della scrivania.

«La Fonte della Buona Sorte» rispose James immediatamente.

Fleamont annuì, sforzandosi di ricordare nonostante la stanchezza che iniziava a farsi sentire.

E allora cominciò a raccontare sotto gli occhi attenti di James, sbagliando un paio di volte le parole («E Amata si impigliò nella spada di un moschettiere- » «Ma no, papà! Era l’armatura di un cavaliere!» «Oh… giusto giusto.»)

«Le tre streghe e il cavaliere scesero insieme dal colle, a braccetto, e tutti e quattro vissero a lungo felici e contenti, senza mai sapere né sospettare che l’acqua della Fonte non possedeva alcun incantesimo» Concluse Fleamont, soddisfatto della sua  ottima memoria, anche se con un po’ di pecche.

James aveva gli occhi semichiusi cercando di combattere il sonno. Il papà sorrise, rimboccando le coperte al figlio e accarezzandogli i capelli.

James chiuse gli occhi, e Fleamont si alzò silenziosamente.

«Papà?» si voltò al mormorio del figlio, che aveva aperto leggermente gli occhi per guardarlo.

«Sì?»
«Sei il papà migliore del mondo» biascicò con un sorrisino, prima di addormentarsi d’un colpo.


Fleamont sorrise, quasi commosso, uscendo dalla stanza.

E durante una tempesta a mezzanotte passata, si ritrovò a canticchiare allegramente per il corridoio, con un sorriso ebete stampato in faccia.



James osservò il padre imbarazzato, quando questi finì di raccontargli brevemente la storiella.

Aveva quattro anni quel giorno, e non si ricordava niente di quei tempi naturalmente.

«Sono sicuro di aver conservato il titolo» commentò Fleamont sorridendo «Vero, James?»
James distolse lo sguardo, mentre il collo diventava rosso

James borbottò qualcosa, arrossendo ancor di più.

«Cosa?»
«Non ho alcuna intenzione di ripetere!» esclamò James indispettito.

Fleamont ghignò, alzandosi da terra «Chi tace acconsente.»

«E poi dici a me non di essere arrogante!»



 
*


Diagon Alley era allegra e piena di gente, nonostante i tempi bui che sembravano avvicinarsi sempre di più. Le persone si fermavano a parlare con vari conoscenti, scambiandosi saluti e qualche chiacchiera, bambini osservavano interessati alcune vetrine piene di giocattoli, occasionalmente chiedendo ai genitori di compragliene qualcuno. Alcuni studenti di Hogwarts compravano il loro materiale in ritardo, altri ridevano con degli amici con cui avevano fissato l’incontro.

Insomma, se qualcuno entrava per la prima volta a Diagon Alley, la prima cosa che avrebbe pensato, è che era magica. E non solo perché pullulava di maghi e streghe.

Harry si ricordava la prima volta che ci era andato, e tutt’ora la giudicava fantastica. Questo pensava, mentre leccava un gelato al cioccolato e panna di Florian Fortebraccio. Era molto più giovane naturalmente, e all’inizio la cosa gli era sembrata strana.

Aspettava Fleamont e James, che sarebbero dovuti arrivare verso le 16.00, poiché avevano anticipato un po’  l’orario.

Lì vicino dovevano incontrarsi, e quindi perché non approfittarne per mangiare un gelato che era appunto gelato in una calda giornata di Agosto?

«Ehi amico!» sentì chiamare da una voce famigliare, Harry si voltò e sorrise.

Abbracciò James e il signor Potter gli scompigliò i capelli.

«Cioccolato e panna, mmh?» domandò James, osservando il gelato «Fai venir voglia di mangiarlo pure a me!» esclamò poi, prendendo un galeone dalla tasca e correndo dentro il negozio.

Tornò in men che non si dica con un gelato al gusto di nocciola e stracciatella, soddisfatto mentre lo assaggiava.

«Andiamo? Devo comprare solo un paio di ingredienti, poi potremmo andare a prendere Remus» propose Fleamont sorridendo allegro, prima di prendere a camminare, seguito dagli altri due.



Harry dovette trascinare a forza James dalla vetrina di Accessori di Quidditch di qualità, dopo aver deciso che stava osservando da troppo tempo la maglia dei Puddlemere United ufficiale. Avevano anche fatto un salto da Scherzi da Mago facendo scorta per il nuovo anno. Finalmente Fleamont li trascinò alla farmacia, dove appena entrati, si sentiva un odore orribile, una specie di miscela di uova marce e cavolo stracotto. Il signor Potter sembrava piuttosto abituato, ma i due  tredicenni non erano dello stesso avviso.

La strega dietro al bancone stava per chiedere se le crisalidi erano andate bene, prima che qualcosa esplodesse sulla scrivania, distraendola.

James aveva tirato un sospiro di sollievo, credendo al caso, mentre Harry aveva rimesso rapidamente la bacchetta in tasca, con circospezione.

Quando uscirono, James alzò lo sguardo al cielo, che ormai era piuttosto nuvoloso.

Non sembrava però intenzionato a piovere, fortunatamente.

Fleamont aveva comprato degli occhi di ragno, dell’essenza di Bella Donna e altri ingredienti che a James facevano sinceramente schifo.

«Ma come fai a prendere in mano questa roba? Non è come toccare il corpo di una lumaca?» chiese storcendo la bocca. Aveva in mano una boccetta con dentro delle alghe marine viscide.

«Prima o poi  ci fai l’abitudine, figliolo. È una delle sfortune di essere un Pozionista» rispose allegramente il signor Potter «Inoltre, queste alghe hanno proprietà curative piuttosto buone.»

«E pensare che un giorno me le troverò a usare in classe…» James lasciò la frase in sospeso, dando un’ultima occhiata disgustata all’ingrediente prima di riposarlo nella busta.

«Guarda il lato positivo, Jamie, le farai esplodere insieme alla tua pozione» si intromise Harry con sorriso beffardo.

«Esatto! Tanto si sa che farò esplodere qualche calderone!»

Fleamont scosse la testa «Hai preso proprio da tua madre, James» disse, quasi con sguardo nostalgico ed innamorato «Lei era buffa, con i capelli rossicci che diventavano crespi e la faccia stravolta quando la pozione esplodeva. Durante una delle ripetizioni che il professor Lumacorno mi chiese di darle, ci siamo baciati. Poi lei mi ha evitato per una settimana» Raccontò divertito e perso nei ricordi, voltandosi verso il figlio, che lo guardava con sguardo annoiato.

«Scusalo, a volte si fa prendere da questi monologhi da sdolcinato» sussurrò all’orecchio dell’amico.

Quest’ultimo ridacchiò «Tu non hai proprio voce in capitolo, fai lo stesso quando si parla di Lily.»

«Non dire stronzate!» negò James indignato

«Oh-oh, e chi è questa Lily?» si intromise Fleamont curioso e malizioso.

Harry aprì bocca per rispondere e per continuare a prendere in giro James, quando si sentì un forte boato.

La gente prese a urlare e scappare, mentre delle figure in nero si smaterializzavano.

Un edificio poco distante da loro esplose e presero a correre, mentre a James cadeva rapidamente la busta.

«Datemi le mani!» urlò Fleamont, cercando di farsi sentire in mezzo a quel chiasso.

Nella mente del signor Potter si formò rapidamente l’immagine dei cancelli di casa, concentrandosi per portarli lì.

Ma sembrava ci fosse qualcosa a bloccarlo…

Perché non ci riusciva? Perché cazzo non ci riusciva?

Spalancò gli occhi, le protezioni…

I bastardi avevano messo le protezioni! Probabilmente avevano messo un potente incantesimo Anti-Smaterializzazione per non far scappare nessuno e far più vittime possibili.

Fleamont strinse la mascella fino a farsi male

«C’è qualcosa che mi impedisce di smaterializzarmi!»  spiegò, agli sguardi confusi di James e Harry. Si guardava freneticamente intorno.

I maghi e le streghe più coraggiosi avevano preso a duellare con i Mangiamorte, e degli incantesimi volavano da una parte all’altra.

I tre si abbassarono, evitandone alcuni.

Fleamont vide una luce blu dirigersi rapida verso di loro, ed evocò rapidamente uno scudo.

Un uomo con la maschera bianca gli puntava la bacchetta contro.

«Andatevene! Nascondetevi da qualche parte!» sussurrò velocemente, schivando una maledizione, prima di rispondere all’attacco.

James e Harry presero a correre, e solo con i loro riflessi sviluppati riuscirono a nascondersi dietro un edificio senza venir colpiti da nessuna maledizione.

Beh, non proprio, Harry aveva un taglio sulla guancia e James un livido sulla gamba, ma niente di grave.

Quest’ultimo si sentiva tanto un vigliacco in quel momento, lui se ne stava lì, dietro a un edificio, mentre suo padre rischiava la vita.

Voleva combattere, non voleva starsene con le mani in mano.

«Dobbiamo fare qualcosa» disse deciso.

«Cosa? Noi ce ne dobbiamo stare qui soltanto. Siamo ragazzini, non possiamo duellare per davvero con dei Mangiamorte» rispose Harry. Lui forse sì, dopotutto si era allenato molto con il signor Duellante, ma James, per quanta magia avesse in sé, sapeva solo fare incantesimi difensivi del primo e secondo anno, e qualche altro semplice che lui gli aveva insegnato personalmente. Ed Harry voleva buttarsi nel bel mezzo della battaglia e combattere, provare la soddisfazione di schiantare qualche Mangiamorte, ma prima di tutto doveva proteggere suo padre.

«Al diavolo, Harry!» esclamò James, correndo lontano dall’edificio.

«JAMES!» lo chiamò Harry, correndogli dietro. Ora capiva come si erano sentiti gli adulti che aveva intorno nella sua vita precedente, a trovarsi davanti un ragazzino che voleva a tutti i costi aiutare e combattere, disobbedendo in continuazione.

Lo perse velocemente di vista, e si guardò ansiosamente intorno.

Forse era andato in quella direzione…?

Prese a correre verso quella, nel dubbio. Notò un’anziana presa sotto tiro da un Mangiamorte, e sparò velocemente un incantesimo, che provocò un taglio profondo sul fianco all’uomo.

Il Mangiamorte si voltò di scatto, e Harry immaginò che fosse furioso, anche se non poteva vedere la sua faccia per mezzo della maschera.

Gli lanciò un incantesimo dalla luce nera, che Harry schivò facilmente, per poi imprecare, notando l’uomo voltarsi completamente verso di lui.

Lui e la sua maledetta malattia del “salvare la gente”, doveva cercare James, e per salvare un’anziana, ora doveva mettersi a duellare!

Un altro incantesimo, e Harry non potette che ricambiare.

Presero a duellare, con le bacchette che fendevano l’aria, veloci e quasi difficili da distinguerne i contorni.

Evocò non-verbalmente un Protego a specchio completo, rispedendo indietro tutte e tre le maledizioni che aveva lanciato l’avversario.

Una di queste lo andò a colpire alla mano sinistra, che si ritrovò in poco tempo con un’ustione di terzo grado.

Il Mangiamorte sibilò di dolore, lanciando rapidamente una maledizione dall’aspetto parecchio letale.

«Tu, brutto stronzo, chi sei?» urlò il Mangiamorte nella sua furia.

Harry non rispose, concentrandosi più che altro a evitare, schivare, parare gli incantesimi e a spararne altri.

Una lo colpì alla fronte, facendo sgorgare del sangue. Poi notò qualcosa che non voleva assolutamente vedere.

Poco più in là, Fleamont Potter stava duellando con energia contro una Mangiamorte.

Una delle poche donne, se non l’unica.

«Fleamontino Fleamontino! Dov’è il tuo figlioletto? Dopo lo vado a cercare!» la sentì dire con una voce infantile come quella di una bambina e pazza come quella di una persona fuori dai gangheri.

Poi scoppiò in una risata folle.

Harry spalancò gli occhi, riconoscendola immediatamente. L’avrebbe riconosciuta ovunque, e dopotutto, come dimenticarsela?

Bellatrix Lestrange duellava scattante e veloce, e dai suoi movimenti traspariva tutta la sua determinazione  nel fare cose poco carine al signor Potter.

E Harry notò che non era stato l’unico a notare il duello.

Proprio James correva verso di loro.

Razza di idiota!
Harry ritornò con lo sguardo sul duello solo quando si ritrovò disarmato.

Imprecò per la sua stupidità.

«Uh uh, davvero bravo il ragazzino. Ma ormai dovresti sapere che i migliori vincono sempre…» lo canzonò il Mangiamorte.

«Devo forse ricordarti che hai duellato per più di cinque minuti con un ragazzino di tredici anni? Ti senti tanto grande ad avermi sconfitto?» domandò Harry insolente, gettando intanto un’occhiata a James, che correva sempre più veloce.

Poteva immaginarsi il ghigno del Mangiamorte affievolirsi.

«Sappiamo entrambi che non sei un qualunque moccioso, vero?»

Harry ghignò, mentre notava i movimenti di Fleamont farsi più stanchi. Si concentrò, cercando di percepire la sua magia.

«Forse» rispose infine, spingendo la magia verso la mano destra. La alzò di scatto.

«Stupeficium!» urlò, il Mangiamorte non riuscì a schivarlo, preso alla sprovvista, e volò diversi metri indietro.

Harry si ritrovò con il fiatone e più stanco di prima. Non ci badò e prese velocemente la bacchetta, correndo verso James per fermarlo.

Maledetto il Mangiamorte!

«JAMES! FERMATI!» Urlò, riuscendo a far voltare l’amico e a fermarlo per un attimo. Fleamont sembrò sentire che il figlio era vicino, e prese a duellare più abilmente che poteva.
 
«Non puoi avere nessuna possibilità con quella Mangiamorte! È inutile che ti metta in pericolo!» esclamò Harry, quando fu abbastanza vicino.

«Sempre meglio di niente! Papà ha la bellezza di cinquantacinque anni! Si sta stancando!» si infuriò James, facendo per riprendere a correre, venendo prontamente tirato da Harry.

«Non fare lo stupido! Poi dopo dovrebbe anche pensare a proteggere te!» insistè.

James ringhiò abbassando lo sguardo.

«Crucio!» Fleamont cadde a terra, contorcendosi.

«PAPÀ!» Urlò James, divincolando il suo braccio dalle mani di Harry e riprendendo la sua corsa.

Bellatrix rise «Il figlioletto! Che bellezza! Due in un colpa solo!» esclamò, sembrava felice, di una felicità malata. Quella con cui generalmente i psicopatici si facevano rinchiudere nel manicomio.

James mandò un incantesimo a Bellatrix rapidamente (che non la prese neanche di striscio), prima di chinarsi sul padre, che continuava a contorcersi, cercando di non urlare.

«J-James, per l’a-amor del cielo, v-vattene!» ansimò, prima di urlare.

Poi la maledizione si interruppe d’improvviso.

James aveva il volto pallido e gli occhi spalancati, mentre osservava il padre dolorante.

Fleamont alzò leggermente lo sguardo, notando Harry che duellava veloce come non mai con la Mangiamorte.

Si rialzò a fatica, puntando di nuovo la bacchetta.

«Papà- »
«Sta fermo, James. Ti prego, non intrometterti» sussurrò quasi supplicante il padre. James lo guardò, e non trovò la forza di replicare. Deglutì, annuendo.

Fleamont arrancò verso il duello, dove Harry sembrava passarsela abbastanza bene.

E si unì anche lui.

L’unico pensiero di Fleamont era proteggere quei due, di proteggere suo figlio. Nel bel mezzo di un campo di battaglia.

Perché avrebbe fatto qualsiasi, qualsiasi cosa per proteggerli, qualsiasi. Di fronte a questo, poco contava la stanchezza e il corpo dolorante, che era quasi al limite delle proprie forze. No, non importava, non quando suo figlio era in pericolo.
E forse stava duellando da schifo, ma almeno lo stava facendo. Ci stava provando.
L’unica cosa che contava era portare sani e salvi i due ragazzi a casa sua.
Erano questi i veri mostri, che non si facevano scrupoli a distruggere famiglie. A uccidere bambini, donne, uomini, e tanta altra gente esattamente come loro.

Che a loro non importava la loro l’età o altro, ma solo il sangue.

Sentì dei rumori di smaterializzazione.

Probabilmente Auror, che avevano distrutto le barriere.

Era finita.

Ora se ne sarebbero andati.

I Mangiamorte si smaterializzarono in un attimo, facendo abbassare leggermente la guardia al signor Potter, credendo che anche la Margiamorte se ne sarebbe andata.

Ma Bellatrix, con un guizzo veloce del braccio che colse di sorpresa entrambi gli avversari, fece partire dalla sua bacchetta un fascio di luce verde. E poi, ridendo, sparì.

L’incantesimo colpì alla stomaco Fleamont, facendolo cadere a terra, inerte. I capelli erano arruffati e sporchi di fuliggine, gli occhiali rotti. E dietro a quegli occhiali, non c’erano più quegli occhi marroni che esprimevano tanto di quel calore, ma tanto di quel calore, da far sembrare strano che ce ne fosse così in abbondanza in una sola persona. Quel calore era sparito, lasciando il più completo vuoto.

Harry cadde a terra sulle ginocchia, pallido come un cencio e con gli occhi lucidi e assenti, mentre James correva come un fulmine accanto al padre.

I suoi occhi non riuscivano a notare gli Auror che soccorrevano i feriti,  i cadaveri intorno, e neanche la gente che tremava e piangeva, impaurita e traumatizzata.

 No, i suoi occhi vedevano solo quel teschio dal quale dalla bocca usciva un serpente: il Marchio Nero si stagliava beffardo nel cielo nuvoloso, quasi a ricordar loro che lì c'era stata una distruzione.

E le sue orecchie non sentivano i passi frettolosi degli Auror, non sentivano i lamenti, i singhiozzi e neanche il rumore dei ciottoli che cadevano di tanto in tanto.

No, non sentiva niente, se non i mormorii spezzati di James, che scuoteva delicatamente il padre con una sorta di disperazione, una disperazione che non voleva credere a ciò che era appena accaduto.

 «Papà…» si sentì un singhiozzo «Rispondimi… papà...»





 
 





Capitolo gentilmente revisionato da lilyy, grazie (non metto il punto esclamativo perchè mi sembra davvero troppo allegro)
   
 
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