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Autore: cin75    20/09/2018    6 recensioni
Questa storia farà parte di una serie che raccoglierà la mia personale visione di come andranno i primi episodi della tanto attesa 14ma stagione. Saranno 4 shot ( forse l'ultima divisa in due parti).
L'ansia di Sam, la sofferenza di Dean, l'apprensione di chi gira intorno ai due fratelli.
Spero tanto che vi piaccia e naturalmente: WARNING!!!!! per chi non sa niente ancora ne' della 13 ne' della 14.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ancora. Rabbia. Ritorno. Paura.'
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Mills? Sceriffo Mills?

Si, Adams. Sono in ascolto!”

Sceriffo, il vecchio Tylor era in giro per funghi e sulla Provinciale, all’altezza del rifugio della forestale, ha notato qualcosa nella piccola radura accanto al rifugio. Si è avvicinato e ha visto che era un corpo. Ci ha avvisati subito.”

E’ un cadavere?”

No, lui dice che respirava! A stento, ma...”

OK!! sono di strada. Cinque minuti e sono sul posto.”

Poco dopo, lo sceriffo Mills era sul luogo del ritrovamento e con attenzione , mano alla fondina dell’arma di servizio, si avvicinava a quel corpo disteso nell’erba.

Ehi?? Ehi, tu?..mi senti? Hai bisogno di aiuto? Sono lo sceriffo Jody Mills di Siux Falls e posso aiutarti, se hai bisogno di aiuto!!”

Niente!

Ok! Senti...ora mi avvicino.”

Niente ancora!

Voglio solo assicurarmi che tu stia bene.” disse con decisione e poi con un filo di voce, ormai a pochi centimetri dal corpo: “E assicurarmi che tu non sia un qualche mostro affamato!”

La Mills si avvicinò ancora e con cautela poggiò la mano che non teneva sulla pistola, sulla spalla dello sconosciuto. Quando si rese conto che non vi era resistenza, forzò il gesto e fece in modo di voltarlo verso di lei così da poterlo vedere in faccia.

Il respiro le si spezzò, un nodo in gola le impedì perfino di sussultare. Le servirono alcuni interminabili minuti per dare un nome a quel volto.

Il volto di quel ragazzo che aveva imparato ad amare come un figlio.

Mio Dio. Che ti ha fatto??!” sussurrò con le lacrime agli occhi mentre accarezzava quel viso non più sconosciuto. Ma , comunque, ora, così diverso.

Mise la mano alla radio attaccata alla spallina della divisa e cliccò per attivare la comunicazione con la centrale.

Adams, manda immediatamente un’ambulanza al rifugio della forestale.” e poi prese il suo cellulare. Digitò un numero in chiamata rapida.”Alex, tesoro. Chiama Sam. Digli che ho trovato Dean!”

 

Il viaggio per Siux Falls sembrò infinito.

I 5 seduti nella fedele Impala , a stento avevano detto qualche parola. Le ultime frasi concrete e finite erano state quelle di Sam che spiegava della telefonata ricevuta da Alex a Mary e Bobby. Dopo di che, era stato solo un susseguirsi di "Sam , tu credi che....", "Cas, pensi che tu o Jack...." o mezze frasi del genere. Nessuna con una fine, nessuna con una risposta anche perché non sapevano in che condizioni avrebbero trovato Dean.

Quando giunsero a Siux Falls, Sam puntò direttamente all’ospedale. Parcheggiò dove Alex gli aveva detto e corse all’interno del pronto soccorso talmente veloce che gli altri a malapena riuscirono a stargli dietro.

Alla reception c’era proprio la giovane amica.

“Alex...dov’è?” le chiese, senza nemmeno salutarla tanta era la tensione e l’apprensione.

“Secondo piano. In rianimazione.” e Sam scattò verso le scale, ma dopo qualche passo, si voltò e guardo verso la ragazza.

“In rianimazione ?!” chiese allarmato.

“Va’, Sam!!! Sali!” fu la risposta mentre anche gli altri affiancarono il giovane.

Salirono di fretta e quando arrivarono al reparto, una guardia impedì loro il passaggio.

“Ci ha avvisati lo sceriffo Mills. La chiami, vedrà che ci farà entrare!” fece Sam e la guardia acconsentì. Dalla sua trasmittente chiamo il suo superiore e Jody gli comunicò di farli entrare immediatamente.

Così fece. Aprì loro la porta del reparto e la richiuse non appena tutti furono entrati.

Sam aumentò il passo non appena scorse Jody in fondo ad un corridoio, davanti ad una porta chiusa. La donna vide il giovane, accanto a lui il fedele amico angelo. Appena dietro , Mary e il nephilim e poi , anche se non poteva vedere chi era, scorse anche un’altra persona ed ebbe un attimo di smarrimento quando la riconobbe.

Anche se presa da confusione, Jody abbracciò Sam accarezzandogli il viso ancora nascosto da quella barba più lunga di come lei era abituata a vederlo, ma, allo stesso tempo non riuscì a distogliere lo sguardo dall’altra presenza alle spalle di Sam. Si staccò piano dal ragazzo e ..

“Bobby?!” sussurrò annichilita.

Sam comprese ma non aveva tempo per spiegare tutto. “Jody, ti spiegherò tutto. Te lo giuro, ma ora...” e fece per entrare nella stanza.

Jody, però, destatasi, lo afferrò per un braccio, fermandolo. “Sam, no!”

“Cosa...come….perchè no?” guardandola irato.

“Aspetta...ci sono i medici ancora dentro e poi..”

“E poi, cosa?!” si fece avanti Mary.

“Sentite...voglio che siate preparati quando entrerete lì dentro!” provò a spiegare. Infondo lei era stata la prima a vedere Dean dopo che Sam l’aveva avvisata di quello che era successo al fratello.

Preparati? Preparati a che, Jody?” chiese allarmato Sam.

“Non è il Dean...il nostro Dean. Non so cosa gli sia successo davvero...non so cosa può aver passato con Micheal...ma, oddio Sam...” fece rattristata e preoccupata. “...ho faticato a riconoscerlo perfino io!” e quell’ultima affermazione destabilizzò tutti, non solo Sam.

Bobby mise una mano sulla spalla di Mary quando la vide sussultare. I due angeli si guardarono preoccupati. Sam non riuscì a staccare gli occhi dalla porta che lo separava da suo fratello.

 

In quel momento, dalla stanza ne uscì il medico che aveva preso in cura Dean.

“Dott. Sanders...lui è Sam , fratello di Dean. Lei è sua madre, e loro sono amici di famiglia.” disse indicando gli altri tre.

Il medico annuì. “Bene, se volete venire nel mio ufficio...” fece invitando Sam e Mary, ma Sam lo fermò. “Può parlare anche qui, dottore. Tanto quello che lei dirà a noi, noi lo diremo a loro, quindi ci risparmi tempo!” fece quasi nervosamente. “Come sta mio fratello?”

Il dottore diede un’ultima occhiata alla cartella clinica e passò alla diagnosi. “Per quanto possa sembrare assurdo, in tutta la mia carriera non ho mai visto condizioni simili a quelle di suo fratello.”

“Che significa?” fece Sam, poiché era a lui che il medico si era rivolto.

“Tranne che per qualche bruciatura al centro del torace, non ha ferite, non ha ematomi nè esterni che interni, nessuna commozione celebrale, nessuna emorragia. Niente di niente tranne…”

“Tranne?!” si intromise Bobby quasi senza rendersene conto.

“Sentite...non so cosa gli sia successo, o chi gli possa aver fatto una cosa simile ma ora come ora, suo fratello si trova in un palese e grave stato di deperimento fisico.” rispose. “E’ come se, chi lo avesse preso, lo avesse semplicemente lasciato a morire!”

Il gruppo non riuscì a dire niente, ma quasi come sotto ipnosi, si voltarono contemporaneamente a fissare la porte oltre la quale c’era Dean.

“Lo sceriffo mi ha mostrato una foto di Dean e beh!! devo dire che la persona lì dentro sembra un’altra. Decisamente un’altra!”

“Che significa?!” domandò Castiel.

“Ha perso molti chili. Il tono muscolare ne ha risentito decisamente. È fortemente disidratato. Da alcuni controlli radiologici non risultano danni interni, ma nello stato in cui è, non possiamo escludere che i reni o il fegato ne stiano risentendo. Lo stiamo reidratando il più possibile. Cerchiamo di reintegrare ciò di cui ha carenza con flebo e liquidi appropriati, ma ...”

“Ma!?” sussurrò Jack.

“Non so se possa bastare per aiutarlo nello stato in cui è!” ammise amareggiato. “E’ allo stremo. E’ un miracolo che ...”

“Cosa?”

“Che sia vivo!” ammise con amara franchezza il medico.

Sam, si passò, frustrato, una mano tra i capelli e poi sul viso come a voler cercare di comprendere o accettare quello che aveva appena sentito.

“Vogliamo vederlo!” disse poi, deciso.

“Sì, certo. Ma uno alla volta. E’ ancora privo di conoscenza, quindi visite brevi.” li ammonì per poi allontanarsi insieme a Jody e Mary a cui aveva chiesto di seguirlo per alcune informazioni.

Sam si accostò alla porta e mise una mano sulla maniglia, ma per un attimo sentì di non avere il coraggio di entrare. Fu solo la mano di Castiel sulla sua spalla a ridestarlo da quella sorta di stasi.

“Vuoi che entri prima io?!” fece l’angelo.

“No..no...entro io. Devo entrare io!” fece deciso e aprì la porta, entrò e richiuse subito. L’unica cosa che quelli rimasti fuori riuscirono ad udire fu il ritmico bip dei macchinari collegati a Dean, poi nient’altro.

Quando era entrato , Sam, aveva tenuto gli occhi bassi , si era voltato per richiudere la porta e poi aveva puntato dritto verso il letto. Il tutto mentre si guardava i piedi mettere un passo dopo l’altro.

Solo quando si rese conto di essere accanto al letto, si costrinse ad alzare lo sguardo.

Solo allora vide Dean.

“Mio….Dio….” uscì appena dalle sue labbra. Gli occhi iniziarono a bruciare e dovette fare ricorso a tutte le sue forze , stringendosi un pugno stretto sulle labbra, per rimanere lucido e non soccombere all’emozione.

 

Dean era steso a letto, coperto con il lenzuolo sino al petto. Solo le spalle scoperte. Circa mezza dozzina di fili lo collegavano ai macchinari presenti nella stanza. Delle misere flebo cercavano di aiutarlo a non soccombere definitivamente a ciò gli era successo. A ciò che ormai era palese , gli aveva fatto l'arcangelo. Il maggiore era pallido, i capelli disordinati, appena appena più lunghi di come li portava di solito. Il sottile filo di barba che gli sporcava il viso non riusciva a nascondere il volto scavato. Le guance quasi incavate. Gli occhi cerchiati di nero. Il corpo esile in un modo inimmaginabile. Le labbra secche e spaccate. Le braccia paurosamente esili. Le mani , poggiate mollemente sull’addome magro, mostravano le dita scarne, incredibilmente sottili.

Quelle mani che tante e tante volte lo avevano sostenuto, risollevato da terra, curato le ferite, abbracciato forte quando pensavano di essersi persi, non c’erano più.

Dean , il suo Dean. Il suo fratellone coraggioso e stupidamente impulsivo, non c’era più.

Quello che stava guardando adesso non era altro che un’ombra. Era come se Micheal lo avesse prosciugato.

 

“Dean...” lo chiamò talmente a bassa voce, che non fu certo nemmeno di averlo chiamato davvero. Allungò una mano verso la mano del fratello, ma quando stava per toccarla, la ritrasse, quasi avesse paura che l’altra potesse rompersi. “Per favore….per favore...” e non riuscì a dire altro anche se nella sua mente disperati incoraggiamenti come “….combatti, resisti, torna da me, non abbandonarmi….” gridavano furiosi.

 

Quando uscì dalla stanza, Castiel e gli altri non ebbero bisogno di dire niente. L’assoluta contrizione che affliggeva il volto del giovane cacciatore , bastò più di mille parole.

In quel momento fece ritorno Mary e vedendo Sam in quello stato, nemmeno si fermò, ma entrò spedita nella stanza del figlio maggiore.

“Dean….” la sentirono sussultare in un singhiozzo doloroso, prima che la porta si chiudesse alle sue spalle.

 

“Sam...ragazzo!” si avvicinò Bobby.

“Non possiamo farlo stare qui. Quello che gli fanno qui, non gli salverà la vita.” disse fissando il vuoto. Sembrava stesse semplicemente riflettendo.

Poi, all’improvviso, guardò l’angelo e il nephilim. “Ha bisogno di voi. Ha bisogno delle vostre cure. Un angelo lo ha ridotto così. Un angelo forse può rimetterlo in sesto.” riflettè nervosamente e fu allora che Castiel cercò di calmarlo.

“Sam, quello che dici può essere giusto, ma...”

“Ma ...cosa , Castiel??!” gli sibilò furiosamente contro. “Tu non lo hai visto...tu non….” e deglutì per cercare di calmarsi.

“No, non l’ho ancora visto, ma tu prova ad ascoltarmi lo stesso.” lo redarguì. “Lo sai...lo sai che morirei per voi, per te. Per Dean. Lo sai che farei qualsiasi cosa pur di aiutarvi e lo farò. Anche adesso lo farò.” cercò di rassicurarlo. “Ma ascoltami….in questo momento Dean è talmente sopraffatto da ciò che una grazia angelica gli ha fatto che se io o Jack, usassimo la nostra per tentare di guarirlo, potremmo peggiorare la situazione!”

Sam stava per controbattere, ma si fermò, perché doveva ammettere che Castiel aveva ragione. Che quel discorso e quel timore aveva un senso fondato.

“Ok!...ok...” convenne, respirando di nuovo regolarmente. “Cosa facciamo allora? Come lo aiutiamo?”

“Hai ragione quando dici che qui non possono fare niente per lui. Dobbiamo portarlo via. Portiamolo al bunker. Teniamolo sotto controllo, giorno e notte e non appena le sue condizioni saranno più stabili, non appena capiremo che l’influenza di ciò che la grazia di Micheal gli ha fatto non è più così presente , io e Jack inizieremo a guarirlo. Lentamente.” presentò il piano di azione, l’angelo mentre Jack annuiva in accordo.

“Mi sembra un buon piano!” si accodò Bobby.

“Sì, sì….” fece Sam e poi: “Lentamente?...che intendi per lentamente?!” chiese stranito, il giovane.

“Il dottore ha detto che Dean ha perso molto peso….”

“Sì...Dio!!" esckamò frustrato. "Jack ora come ora potrebbe pesare più di lui!” affermò amareggiato e preoccupato.

Castiel non potè che sentirsi smarrito da quell’affermazione, ma ciò non fece altro che confermare quel suo “guarirlo lentamente”

“Quando potremo agire su di lui non...non potremo guarirlo in una volta sola. Dean non è un palloncino che possiamo gonfiare per riportarlo in aria. Il suo fisico, le sue ossa, i suoi organi ne risentirebbero troppo. Dovremmo farlo gradualmente. Così da non provocargli alcun choc fisico.”

Sì, Castiel aveva ragione. Aveva dannatamente ragione!

“Ok! Ma come lo portiamo via da qui senza che i medici facciano opposizione?!” chiese Bobby.

Sam, annuì e prese il cellulare. “Jody, abbiamo bisogno del tuo aiuto.”

 

Circa un’ora dopo, Dean era su un’ambulanza guidata da Bobby, diretto ad una “clinica privata e specializzata in casi del genere”

 

Passò circa una settimana dal loro rientro al bunker , insieme a Dean.

Quando lo avevano adagiato sul suo letto, Sam aveva notato quelle specie di bruciature che Dean aveva sul torace e fissò stranito l’angelo di fronte a lui , che lo stava aiutando.

“Micheal!” disse amareggiato, ma comunque , dentro di lui, oltremodo furioso.
“Deve aver attinto direttamente alla sua anima, mentre….” ipotizzò Castiel ma non andò oltre poiché vide Sam contrarre nervosamente la mascella. “Ma guarirà. Guarirà anche da questo, vedrai!” volle rassicurarlo subito dopo.

Lo avevano sistemato nella sua stanza. E a turno lo vegliavano e si prendevano cura di lui.

Sam, naturalmente, era quello che passava più tempo nella stanza del maggiore.

E Castiel lo osservava. Ogni volta.

Sam non parlava con il fratello, come invece a volte faceva Mary o perfino Jack che gli raccontava dei progressi che aveva fatto nel riacquistare lentamente il potere che gli aveva succhiato via Lucifer. O anche Bobby, che gli leggeva notizie strane o dei casini che faceva quell’idiota diventato presidente.

No, Sam non gli parlava.

Non gli parlava mai.

Gli si sedeva vicino. Sulla sedia accanto al letto e lo fissava. Ogni tanto gli passava un panno umido sulla fronte , lungo le braccia ancora magre, sulle mani sui cui i lividi delle flebo iniziavano a comparire. Poi, di tanto in tanto, risistemava, anche se non ce ne era bisogno, le armi che Dean aveva sempre tenuto ordinatamente appese al muro, perfino quella proveniente dal Purgatorio. O la foto appoggiata alla lampada sul comodino. E ogni volta che faceva qualcosa, tornava a guardare il fratello addormentato, quasi come se volesse l’approvazione per quello che aveva appena fatto.

Ma mai una sola parola.

 

Poi, un giorno, dopo il turno di Jack, il giovane nephilim richiamò Castiel.

“Jack, che succede?!” chiese l’angelo, immediatamente seguito da Sam.

“Credo che possiamo iniziare con la guarigione. Ormai percepisco appena l’essenza di Micheal.”

“Ottimo!” fece entusiasta Castiel, precipitandosi nella stanza dell’amico.

Si mise accanto al letto e impose le mani al centro del petto, coprendo ciò che rimaneva del passaggio di Micheal. Confermando quello appena detto dal giovane nephilm. “D’accordo , amico mio. È ora di ritornare a dare la caccia ai mostri!” e detto questo lasciò che la sua grazia e il suo potere salvifico, penetrassero in Dean, portando guarigione e sollievo.

Il tutto durò pochi momenti e Sam ne sembrò quasi deluso.

“Cas?...tutto qui?!” chiese allarmato.

“Te l’ho già spiegato, Sam.” fece tranquillo l’angelo. “Un po’ alla volta. L’importante è che abbiamo potuto cominciare!” lo rassicurò. “Guarda!” fece poi, invitando il giovane amico ad osservare le mani del fratello.

Sam strabuzzò gli occhi dalla sorpresa e dal lieve sollievo. Le mani di Dean non erano più livide a causa delle frequenti flebo. Anzi, sembravano già aver riacquistato il normale color roseo della pelle.

“Oddio…..” sussurrò come ringraziamento, poggiando la mano sulla spalla dell’angelo al suo fianco.

“Lentamente, Sam! Lentamente!” ripetè Castiel.

“Lo riporteremo a casa!” fece Jack, accanto a loro, guardando Dean.

 

Quella , che sicuramente, poteva essere definita come una terapia angelica, andò avanti per giorni. Portata avanti con cautela e parsimonia. Sempre per non arrecare danno a Dean.

E i risultati si vedevano.

Con somma soddisfazione dei due angeli e sollievo da parte degli altri, Dean, sembrava riprendere le sue normali fattezze.

Anche se non era ancora in forma, anche se il suo fisico non era di nuovo quello forte e stabile con cui tutti lo avevano conosciuto, il cacciatore non aveva più le braccia e il corpo esile. Il suo volto non era più scavato e segnato dalla perdita di peso e dalla sofferenza. Le sue mani, quelle che paradossalmente avevano colpito di più Sam, non erano più sottili e fragili.

Ora, sembrava di nuovo Dean. Il loro Dean. Addormentato, ancora incosciente, ma comunque Dean.

E fu proprio quell’incoscienza, ora, a preoccupare Sam.

“Castiel, se sta meglio, se avete quasi finito di guarire il suo fisico, perché...perchè...non riesce a riprendersi?” gli chiese, prendendolo da parte per non farsi sentire dalla madre, accanto al letto del maggiore.

“So a cosa stai pensando, Sam?” gli andò incontro Castiel. “Pensi che il cervello di tuo fratello sia rimasto danneggiato, che Micheal gli abbia fatto qualcosa di così terribile che Dean potrebbe non riuscire più a svegliarsi!” fece e notando lo sguardo terrorizzato del minore.

“Dimmi che mi sbaglio, Castiel. Dimmi che lui non….” e si girò a guardare il fratello. “Dimmi che si sveglierà!” fece , infine, senza smettere di guardare Dean.

“Lo farà, Sam. Dean , prima o poi, si sveglierà. Il suo cervello non è danneggiato, ma devi capire che quello che ha passato va oltre il limite della sopportazione…..ha bisogno di tempo. Anche la sua mente ha bisogno di tempo per guarire. Io e Jack possiamo guarirgli il corpo, ma i pensieri, le sensazioni, le emozioni può gestirle solo Dean. E quando ci sarà riuscito di nuovo, vedrai che si risveglierà!”

Sam diede fiducia alle parole dell’angelo.

Parole che ebbero conferma una mattina.

Jack era accanto a Dean per la solita “terapia”.

Una volta finita, facendo molta attenzione a non fare rumore, il giovane nephilim si alzò dalla sedia, la ripose nell’angolo e fece per andare via dalla stanza quasi in punta di piedi.

 

“Ehi, ragazzino!” si sentì chiamare.

Jack si voltò di scatto. Incredulo.

Gli occhi di Dean erano aperti. Non del tutto, ma lo erano.

Dean era sveglio. Lo guardava stanco, sembrava addirittura che stesse accennando ad un sorriso.

Preso completamente alla sprovvista, Jack, come prima reazione non andò accanto all’amico per assicurarsi che stesse bene, ma schizzò nel corridoio e chiamò a gran voce tutti.

Castiel e Sam che erano nella grande sala, non appena sentirono il richiamo allarmato del ragazzo, scattarono veloci, temendo il peggio. Arrivarono in tutta fretta alla stanza del maggiore e quando vi entrarono, anche loro rimasero senza parole quando si resero conto che Dean era finalmente sveglio. O per lo meno vigile.

“E’ sveglio!! E’ sveglio!!” esclamò felice il giovane nephilim.

Castiel si avvicinò all’amico ritrovato e imponendo appena le mani sia sulla testa che sul torace, sembrò controllarlo.

“Sì, sta bene. Le sue condizioni sono buone e continuano a migliorare!” comunicò con soddisfazione. Poi mettendo una mano sulla spalla di Dean, gli sorrise sollevato.

“Ben tornato, amico mio. Ben tornato!”

Dean lo guardò e provò a sorridergli. Poi , sentendosi osservato, voltò appena lo sguardo verso la porta e lì, immobile, con l’atteggiamento di uno che non sapeva se andare o restare, Sam.

“Ciao….Sammy!” fece a stento.

Il minore stava per rispondere quando in quel momento entrarono di corsa anche Mary e Bobby. Il loro esultare di gioia frenò definitivamente qualsiasi reazione del più giovane dei Winchester che rimaneva in disparte , nella stanza, sotto, comunque, lo sguardo del fratello appena risvegliato.

 

Da quel momento, le condizioni di Dean , andarono via via sempre più migliorando. Era ancora incredibilmente debole. Non riusciva a stare in piedi e anche quando si intestardiva a voler stare almeno per un po’ seduto sul bordo del letto, improvvise vertigini lo costringevano a desistere. Riusciva però a bere qualcosa da un bicchiere e quindi Mary si adoperò per preparare cose come brodini o intrugli del genere, che disse, erano molto meglio di quelle schifezze che c’erano nelle flebo.
Bobby si dimostrò un più che abile barbiere. 
“Ora sta’ fermo, ragazzo….vedi di non farmi rovinare questo bel faccino, ok!?” gli diceva mentre gli spostava la testa a destra e sinistra a seconda di dove posava il rasoio.

Jack e Castiel, invece, continuavano con il loro intervento angelico, perché infondo, Dean ne aveva ancora molto bisogno a causa delle forte debolezza.

Sam, in tutto questo, a volte rimaneva in disparte. A volte, quando credeva di avere l’occasione e di poter parlare con il fratello, veniva interrotto da qualcuno che entrava nella stanza o che lo richiamava per un qualsiasi motivo.

 

“Come ti senti, Dean?” fece una sera Castiel, mentre Jack rimetteva a posto la solita sedia.

“Come se un rullo compressore... si fosse divertito a passarmi...sopra….avanti e indietro….”

“Chiaro!!” fece l’angelo sorridendo.

“Ma non penso sia possibile che un rullo compressore possa …..” stava per far presente il nephilim.

“E’ un modo di dire, Jack!” lo informò, Castiel.

“Ohw!! rullo compressore….modo di dire!!” sembrò archiviare diligentemente.

Angelo e cacciatore sorrisero.

“E’ bello vedere...che certe cose...non...non cambiano!” convenne Dean, cercando di mettersi con la schiena, poggiata alla spalliera del letto. Gli altri due, prontamente , lo aiutarono, quando lo videro in difficoltà. “Ok! Ok!...va bene...va bene.” fece facendo cenno che stava bene nella posizione raggiunta. “Rinfoderate gli artigli , crocerossine!!!” scherzò perfino.

“Ti senti ancora stanco, Dean?!” chiese Jack preoccupato.

“Basta parlare di me, ragazzino. Sono annoiato...perfino io...di sentir parlare di me.” rispose senza rispondere. “Dimmi di te….Lucifer , per quello che ricordo...non ti ha trattato molto bene...l’ultima volta che l’ho visto!!”

Jack annuì a quel ricordo e sospirò pesantemente. “Sono stato scarico per molto molto tempo. Ma fortunatamente Lucifer non mi ha portato via tutta la grazia e quella che era rimasta in me….anche se lentamente, si è come rigenerata. Non sono ancora al massimo, ma ci sto lavorando. Castiel e Sam, mi stanno aiutando!” fece con entusiasmo.

“Grande….ottimo!! Mai….mai mollare, ragazzino!” asserì Dean.

“Non potrei. Mollare non è contemplato in questa famiglia!” declamò come un motto.

“No, non lo è!” convenne Dean, orgoglioso di lui. 
Ricordò quelle parole. Sam gliele aveva dette quando era un demone. Sicuramente il fratello le aveva ripetute al nephilim in qualche momento di scoramento.

“E tu, Castiel?”

L’angelo si trovò sorpreso di quella domanda.

“Io...cosa?” chiese in rimando.

“Quel giorno...con Micheal...Tu non volevi che io...e io non sono stato ...molto….”

“Dean...” lo fermò l’angelo. “E’ vero, quel giorno sei stato avventato, e testardo e molto molto...”

“Stupido nel credere che Micheal non avrebbe fatto lo stronzo come ha fatto?! Arrogante nel pensare di riuscire a resistergli?” cercò di finire per lui, Dean.

Castiel sospirò e avrebbe voluto davvero dire di sì, un sì convinto e deciso. Ma tutto ciò che invece riuscì a dirgli fu: “...molto molto coraggioso.”

“Cosa?!” se ne stupì Dean, mentre Jack usciva dalla stanza.

“Ti conosco da anni, Dean Winchester e nonostante io provi a dissuaderti ogni volta, o provi a farlo con tuo fratello, dentro di me , so che mai e poi mai riuscirei ad impedire ad uno di voi di salvare l’altro a qualunque costo. A qualsiasi conseguenza questo porti.”

Dean rise sommessamente, tenendosi appena l’addome che sentiva contratto come se avesse fatto centinaia di addominali dopo anni di sedentarietà.

“A volte mi spaventa….il modo in cui...ormai ci conosci!”

“A volte, a me spaventa il fatto che tu dubiti ancora su quanto io vi conosca!!” ironizzò. “Ora, è meglio che tu riposi ancora un po’!” disse mentre andava via.

“Cas?!”

“Sì?!”

“Hai visto Sammy?!” chiese.

 

   
 
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