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Autore: Maybe Charlie Knows    23/09/2018    1 recensioni
- Non lo so, Saul. Insomma, noi stiamo facendo la musica che ci piace, no? Vogliamo quello, no? Vogliamo essere ricordati per quello. -
È stato Duff a parlare, con la sua voce vellutata, spalmato sul pavimento mentre stringe tra le braccia Victoria: ha lo sguardo vigile di un gatto in agguato, il bassista. Nessun altro se ne accorge ma Izzy e Duff si scambiano uno sguardo eloquente: hanno già affrontato questi discorsi, lontano dagli altri.
Piomba un silenzio tombale all’interno di quelle quattro mura. Ad un tratto a tutti sembra di poter sentire i pensieri degli altri, cosa che non piace a nessuno: preferirebbero non avere così chiaro il punto di vista di ciascuno, tener per sé una visione molto più gestibile della realtà.
- Beh, certo. Cioè, forse. In realtà, chi se ne frega essere ricordati, no? Esistiamo ora. Quando sarò morto, non mi sarà troppo utile sapere se qualcuno si ricorda di me. Invece, potrebbe essersi utile lasciare questo schifo. Non voglio più vivere in questa merda. - (Dal Capitolo 1)
Missing moments di Love will tear us apart.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Axl Rose, Izzy Stradlin, Quasi tutti
Note: Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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Skies of rust – Capitolo I


Youth
How could anything bad ever happen to you?






When we were young, we used to live so close to it
and we were scared and we were beautiful.
I wanna peer over the edge and see in death if we are always the same.
Oh, and I feel that nothing in life could ever be like this again
'cause your love kept me alive and made me insane.
(GrimesRealiti)


Anni Ottanta. Per la precisione, 1985, la metà del decennio, quel giro di boa in cui l’avanguardia inizia a puzzare di vecchio e ciò che fino a un momento è innovativo e glam già appare ammuffito. Nell’aria c’è fame, quel sintomo di un mondo che accelera: nessuno ancora se ne rende conto davvero, ma fra pochi anni tutti impiegheranno meno tempo ed energia a fare tutto, si stuferanno più in fretta ed ogni cosa sarà scontata.
Nessuno ancora contempla questo scenario. Siamo al secondo mandato di Reagan, gli Stati Uniti sono il tetto del mondo e adesso tira anche aria di distensione con l’URSS – Gorbaciov ha finalmente capito che il comunismo non è cosa, il perché non si sa ma lo dicono tutti.
Naz Kurt osserva Los Angeles o, almeno ciò che riesce a vedere e ha sempre visto: grigi palazzi di periferia, luci fredde, cielo nero che s’intravede da quelle alture artificiali. Non c’è una stella ma ancora nessuno parla di inquinamento luminoso. Fuma una sigaretta, Naz, e non può fare a meno di pensare che L.A. sia proprio brutta. Certo, non è mai stata fuori da quella città. Ma non fa fatica a immaginare che esistano posti più belli, dove il cielo è blu per davvero e si respira qualcosa di diverso da cemento e plastica.
- Come on, come on, come on now touch me baby, can’t you see that I am not afraid! -
Naz si volta, sorride già prima di vedere la scena. Farebbe ridere anche se non fosse Steven con gli occhiali a forma di cuore di Christie e un boa di piume rosse sulle spalle a fare l’imitazione di Jim Morrison. L’alcool le è arrivato al cervello e al momento la rende entusiasta di tutto, oltre che oscillante e leggera.
- Oh sì Jimmy, sculacciami! – Christie è sobria e discreta quanto il suo ragazzo, che chiama col nome del Re Lucertola: subito Steven risponde prontamente, mima un cowboy che acchiappa col suo lazzo invisibile la ragazza, la quale ovviamente saltella verso di lui stando al gioco. Naz perde quasi la sigaretta di mano mentre si piega dal ridere.
È tutto vorticante, ma piacevole, inebriante. Non siamo ancora oltre la boa, ma in pieno festeggiamento a seguito di uno show ben riuscito in un locale di cui nessuno ricorda il nome. Solo ora Naz si rende conto di avere un cappello da poliziotto sui capelli corti e spettinati. Vorrebbe farci una battuta sopra ma non riesce a smettere di ridere.
Duff, quel lampione della luce di Duff, fa ondeggiare le braccia con la grazia di una scimmia sulle tastiere di Ray Manzarek. Non è fatto per ballare ma non sembra rendersene conto, quindi nessuno gli crea problemi a propria volta.
L’appartamento di quel loro amico (come si chiama?) è distrutto, più del solito, il che è tutto dire. Lì dentro Isbell, McKagan e Rose hanno i giorni contati, ormai lo sanno. Verranno risbattuti in quel magazzino orribile che chiamano casa persino adesso che le cose iniziano ad andare benino con i concerti, perché i pochi soldi che guadagnano sfumano senza che se ne rendano conto. In fondo, quanto vuoi che costino alcool, droga, cibo di merda, il meccanico ogni tanto e i dischi, ah, e gli strumenti? Anche se fossero milionari poi, nessuno li vorrebbe per troppo tempo in casa. Insomma, guardali.
Naz li guarda, in particolare guarda il suo ragazzo che si avvicina: Izzy ha la bandana praticamente sugli occhi e sembra un vecchio pirata. Le sorride e Naz subito crede che la vita le riservi il mondo: se ne andranno presto, la loro musica e lei con loro, lontano da Los Angeles, verso…
- Le porte della percezione spalancate. – Ridacchia ancora mentre Izzy con le mani disegna nell’aria un’esplosione, prima di iniziare a baciarle la fronte, le palpebre, gli angoli della bocca.
Saul, Slash anche se è sempre un po’ ridicolo chiamarlo così, quasi non si vede più sotto quei capelli che Victoria minaccia di tagliare quando è arrabbiata. È a rovescio sul divano sgangherato del salottino e osserva Christie e Steven ballare come in preda a una crisi mistica, la testa sul pavimento lercio e le gambe sullo schienale. – Qualcuno può cambiare questa noia? Io odio The Soft Parade, cazzo. Il peggior disco dei Doors. Il peggior disco di sempre. Vedi cosa succede a fare i sofisticati, Jeff? – Ebony scoppia a ridere in maniera sguaiata, rovesciandosi per prendere la stessa posizione del chitarrista, mentre Justin la rincorre per evitare che si rompa l’osso del collo.
Slash riattacca a parlare, non lo si ferma più. Sente il mondo ai propri piedi e parla della musica con la tenera arroganza della gioventù, giudicando un passato che non ha conosciuto. Ha addosso il brio degli inizi, quello degli dei in erba che vogliono plasmare la vita come plastilina e condividerla con gli altri, dimenticandosi da si dove viene, chi ha ispirato questa passione. Vuole cambiare la musica come servizio da rendere all’umanità.
- Mostriciattolo. Ehi, mostriciattolo. -
Naz si è persa per qualche secondo, lo sguardo vacuo. Ma c’è Izzy a sorreggerla mentre sbanda a sinistra, contro la finestra da cui si stava sporgendo.
- Portami da qualche parte. – Mugugna la ragazza, mentre tutto gira. Se berrà qualcos’altro sarà completamente andata: in cuor suo sa già che lo farà, quindi ne approfitta adesso per buttargli le braccia al collo e guardarlo con gli occhi che brillano. Il suo Izzy col nasone e la bandana storta è bello da morire.
- E dove principessa? – Non la sta prendendo in giro. Questa è una delle cose meravigliose di Izzy: sorride mentre lei mette in fila parole a caso, la prende sul serio anche se resta leggero, pronto alla scoperta di ciò che le frulla in testa.
- Ovunque, lontano da qui. Andiamo a vedere le stelle dove ci sono davvero. – A Los Angeles è tutto triste e la gente sta iniziando a imbruttirsi. Naz ride ma trema perché è un loop che ha già visto sulla pelle di sua madre e teme che ci stiano per cascare.
Andarsene stanotte o vivere e morire in questo modo.
- Ma qui siamo circondati da stelle. -
Izzy continua a sorridere mentre la tiene fra le braccia, quel frugoletto. Ha una mano sulla schiena della ragazza ed è una fonte di calore così intensa che Naz crede di star per scoppiare a piangere.
- Andiamo via. Prendiamo la mia macchina. Non guardiamoci indietro. -
La stanza gira e il vociare in sottofondo è forte, come la musica dell’antiquato impianto stereo, ma in questo momento Izzy e Naz sono soli. Si guardano negli occhi e sentono addosso tutta l’energia di quelle promesse non dette.
- Sai che ti seguirò ovunque. – “Per sempre”.
Anche se non è ciò che vuole, Izzy, che sta conquistando Los Angeles. Anche se sono ubriachi e circondati da amici che li amano. Anche se sembra ridicolo, impossibile, quasi offensivo, Izzy parla sul serio. Sono soli, solo loro.
Non partiranno mai ma Naz si lascia sollevare per un giro in tondo tra le braccia del chitarrista. Appena Izzy la lascia va a sbattere contro Duff e quell’idiota di Victoria, che ha la risata più oscena del mondo. Non importa, perché Duff le prende la mano e la fa vorticare ancora su sé stessa. – Tu, signorina, sei in assoluto il tipino più cazzuto che abbia mai conosciuto e ti rendo onore. -
Sono frasi dette a caso in momenti che andranno persi. Non li serberanno nella memoria. Ma come si sente adesso, Naz, lo ricorderà per sempre: conserverà quell’emozione in un angolo, in sottofondo. Quell’emozione esplosiva di potersi lanciare dall’Everest e non morire.
Qualcuno ha cambiato disco, probabilmente Slash: la voce è di Jim Morrison più giovane, solo anagraficamente però.
Break on through to the other side.
Adesso tutti cercano di muoversi a ritmo di musica ma solo alcuni ce la fanno, fra cui Steven che è davvero formidabile. – Christie, sei la crostatina migliore della mia vita. – Non si sa bene se la ragazza abbia sentito, mentre balla con Justin che ha definitivamente lasciato Ebony al suo destino, già consapevole di ciò che ancora non è evidente.
Naz inciampa mentre cerca il bagno, miracolosamente solo per fare pipì. Quel tavolino prima non c’era. Sente la voce di Izzy che la accompagna dolce e scherzosa, mentre va a sbattere contro un’altra persona.
Sta quasi per girarsi e dirgli che devono andarsene ora, subito, ma ha sbattuto contro Axl.


Think of a place I would go, I’m daydreamin'
where the sycamore grow, I’m daydreamin'
and oh if you knew what it meant to me.
Where the air was so clear,
oh if you knew what it meant to me
anywhere but here.
(Dark dark dark - Daydreaming)


Sono passate ore, giorni o forse pochi istanti. Il sermone del sommo Slash si è spostato in camera, dove il chitarrista se ne sta in piedi sull’unico letto presente con un lenzuolo attorcigliato attorno al corpo e null’altro. Il resto della banda è radunato attorno a lui in ascolto.
- Ma non capite che questo è il momento? Solo io sento che c’è puzza di occasione in questa merda di aria? Dobbiamo colpire. Diritto e affondato, dico io, come a battaglia navale. Oggi stanno cercando esattamente quelli come noi, domani invece potremmo essere lo schifo dello schifo. Quindi dico di arraffare tutto ciò che possiamo senza pietà, prima che la musica che c’è ancora da scrivere venga scritta da qualcun altro. Ora dobbiamo mordere la cazzo di mela, poi quando avremo i soldi che escono dal culo potremo anche fermarci a riflettere sui massimi sistemi. -
Non si capisce bene chi lo stia ascoltando e a chi si stia rivolgendo. Izzy è incastrato fra una brandina e il muro e tiene la chitarra acustica fra le braccia. Sta strimpellando qualcosa che sembra un brano di Frank Zappa ma potrebbe benissimo essere altro. Christie rischia di addormentarsi, dopo aver esaurito ogni energia a dimenarsi come una scalmanata, il piede allungato per fare il solletico di tanto in tanto a Steven. Il batterista ha la testa appoggiata all’indietro, sullo stesso letto che fa da palco a Slash, ma di tanto in tanto sobbalza ai punzecchiamenti della sua ragazza, quindi è sveglio.
- Non lo so, Saul. Insomma, noi stiamo facendo la musica che ci piace, no? Vogliamo quello, no? Vogliamo essere ricordati per quello. -
È stato Duff a parlare, con la sua voce vellutata, spalmato sul pavimento mentre stringe tra le braccia Victoria: ha lo sguardo vigile di un gatto in agguato, il bassista. Nessun altro se ne accorge ma Izzy e Duff si scambiano uno sguardo eloquente: hanno già affrontato questi discorsi, lontano dagli altri. 
Piomba un silenzio tombale all’interno di quelle quattro mura. Ad un tratto a tutti sembra di poter sentire i pensieri degli altri, cosa che non piace a nessuno: preferirebbero non avere così chiaro il punto di vista di ciascuno, tener per sé una visione molto più gestibile della realtà.
- Beh, certo. Cioè, forse. In realtà, chi se ne frega essere ricordati, no? Esistiamo ora. Quando sarò morto, non mi sarà troppo utile sapere se qualcuno si ricorda di me. Invece, potrebbe essersi utile lasciare questo schifo. Non voglio più vivere in questa merda. -
C’è l’ombra dell’autocommiserazione in questo discorso, un incubo che si affaccia inaspettato in questa notte di baldoria. Stanno celebrando l’arrivo di qualcosa di spettacolare, il concerto è andato bene, i contatti giusti ci sono. E allora cos’è questo nodo alla gola che Izzy sente?
Ma come un novello Messia, in un’aureola di capelli biondi Steven Adler arriva a risollevare la situazione. Con grande solennità, si alza in piedi e solleva determinato una bottiglia di scadentissimo Night Train avanti a sé.
- Propongo un brindisi. -
E si accascia a terra.
Le urla di Christie non sono niente rispetto alle risate ululanti degli altri. – Pasticcino! Pasticcino! – Strilla la ragazza improvvisamente sveglissima, mentre percuote il batterista che ha rovesciato metà del vino sul pavimento. Sta bene, Steven, ha di nuovo gli occhi lucidi e il sorriso sulle labbra: ha solo avuto un attimo di sbandamento, rassicura. Christie però continua a percuoterlo come se non ne fosse convinta.
Slash quasi non riesce a respirare. Ha recuperato la spavalderia che è la sua forza grazie a quell’intermezzo: se non ci fosse stato, forse anche lui si sarebbe lasciato trascinare nella spirale di dubbi che ogni tanto attanagliano i suoi amici.
Ebony e Victoria hanno le lacrime agli occhi, così come Izzy e Duff che trattengono i singulti a stento. Riescono a dire qualche parola, come “Popcorn” e “geniale”, tra un ululato e l’altro.
Almeno fino a quando Slash, premendosi la mano sulla pancia per evidenziare il dolore addominale, non fa sciogliere il nodo che regge quella toga improvvisata, restando col sedere per aria.
A questo punto non sono più in grado di dire niente.
- Ma che cazzo dici, Slash. Noi ci sguazziamo, in questa merda. E poi di che ti preoccupi tu, puoi sempre tornare da quella figa imperiale di tua mamma. -
- Santa mamma di Slash, proteggici tu. – Duff sposa le ironiche parole di Izzy mentre si asciuga il sudore dalla fronte: l’aria è talmente calda che solo ridere lo ha prosciugato di metà dei fluidi corporei.
La verità è che starebbero bene così, esattamente come sono ora. Dovrebbero fotografarlo, questo momento. Non saranno mai più giovani come lo sono ora. Sta per succedere tutto così in fretta, forse già lo subodorano e per questo dietro la celebrazione della serata c’è già della malinconia. Eppure ridono. Il futuro non è in grado di rubare loro questa sensazione.
- Allora propongo un brindisi. A questa cazzo di musica e a questa cazzo di città. Alle chitarre e ai rulli che abbiamo sfasciato, alle nostre stracazzo di donne e alla gente che sarà così imbecille da seguirci. -
Mentre parla Steven si regge a Christie, che è più alta di lui, ha le palpebre mezze abbassate e continua imperterrito a versare vino da tutte le parti nonostante la bottiglia che ha in mano sia già prosciugata. Ma nessuno si azzarderebbe ora a mettere in dubbio la serietà del suo discorso.
- Amen. – Biascica Justin mentre mette un braccio attorno alle spalle di Ebony, senza intercettare il gesto di Slash che, risistemando il lenzuolo, alza gli occhi al soffitto.
Axl Rose ha osservato tutta la scena appoggiato contro lo stipite della porta che dà sul soggiorno. Il ghigno che si allarga sul suo viso pallido non ha prezzo: è esattamente questa il tipo di energia che vuole. È per questo che stanno facendo furore sul palco.
Quindi anche Axl beve dalla bottiglia di Steven quando, facendo il giro fra i compagni, arriva da lui. E nel bere incrocia lo sguardo di Izzy, del suo migliore amico, che sorride accendendo una sigaretta prima di reclinare il capo all’indietro e chiudere gli occhi. Sembra un re persino in quello squallore, Izzy.
- Ed ora tutti insieme! Weeeee are the champions, my friends! – Forse è una tattica, quella di Slash, per attirare l’attenzione della bella bruna che sta collassando fra le braccia del suo moccioso. Duff e Victoria però iniziano a battere le mani per accompagnare quella sinfonia.
È giunto il momento di dileguarsi.
Nel voltarsi verso il salotto, Axl ha un mezzo mancamento; non ricorda quand’è stata l’ultima volta in cui ha mangiato, ma hanno bevuto parecchio stanotte. È una questione di priorità. Sbatte un paio di volte le palpebre mentre prova a rimettere a fuoco ciò che ha attorno. La luce della notte entra fioca da una finestra aperta. La figurina smunta si è appollaiata sul davanzale unto, incurante dell’altezza, del salto da diversi piani che si staglia sotto di lei. È probabilmente ubriaca come tutti loro e questo è un po’ una spiegazione e un motivo d’angoscia insieme.
Per un istante Axl crede che voglia saltare e il cuore gli batte forte.
Ma Naz è ferma immobile, i vestiti consunti e la linea diritta del collo fra i corti capelli neri. Sembra un uccellino in attesa. Perché diavolo se ne stia lì, lontano da tutti, non se lo riesce a spiegare.
Axl sospira solo perché dà le spalle alla camera da letto e nessuno lo può vedere. Cerca nelle tasche l’ultimo pacchetto di sigarette – priorità – e se ne porta una alla bocca. Sta cercando un commento acido da fare a Duff per poter recuperare Vicky e sfogarsi con lei. In questo momento, sente Christie ricominciare a strillare contro Steven dopo essersi dimostrata così amorevole: fra poco tutti incominceranno a prendere in giro il batterista e sarà esilarante come al solito.
In pochi istanti, Axl raggiunge il centro del salotto.


Destroy the middle, it's a waste of time
from the perfect start to the finish line. […]
We are the reckless, we are the wild youth
chasing visions of our futures,
one day we'll reveal the truth.
(Daughter – Youth)


Naz è immersa in pensieri che non è in grado di articolare. È un flusso continuo guidato dall’alcool, ma ha una fluidità che la fa sentire tranquilla: in testa non c’è la solita matassa ingarbugliata e pesante, ma un fiume d’acqua limpida.
Arrivano i passi dietro di lei e nemmeno ci fa caso all’inizio. Sente l’eco delle risate in lontananza ma al momento non vuole prendervi parte. È una scelta priva di astio: semplicemente, adesso ha bisogno di restare a mollo in quella corrente.
- Perché non fai un favore a tutti e ti butti di sotto? -
Scontato Rose, prevedibile Rose. Naz sospira perché Axl non la può vedere, poi gira appena la testa per guardarlo di sottecchi. Chissà perché ha misteriosamente perso la maglia.
- È davvero il meglio che sai fare questo? – Non è nemmeno sprezzante come al solito mentre risponde, ma pacifica: non gli farà vedere che è stato come essere bruscamente spinti sott’acqua e annegare all’improvviso.
- Sembri un’idiota lì immobile. – Il tono di Axl è talmente indifferente da lasciare perplessi, ma Naz c’è abituata: insultare gli altri è lo sport preferito del ragazzo e insultare lei gli vale la medaglia d’oro.
- Tu sembri un idiota sempre. Che cosa vuoi? – Sempre con quel tono zen, Naz si sistema in modo da poterlo guardare senza torcersi il collo, rimanendo con una gamba a penzoloni dal balcone e l’altra piegata. Ha gli occhi pesti di sonno e alcool e i capelli spettinati, oltre a una grossa macchina indefinita sulla maglia di Unknown Pleasures.
Axl crede che sia proprio un derelitto di persona.
- Questa è casa mia, stronzetta. Nemmeno dovresti farmela, questa domanda. – Aspira una lunga boccata di fumo mentre con lo sguardo punta ciò che prima anche lei stava fissando. Cemento grigio e luci al neon.
- Questa non è casa tua. -
Non è sicuro se sia stata lei a dirlo oppure sia stato solo un pensiero.
Vorrebbe pulirle la faccia da tutto quello schifo che le è colato sotto agli occhi.
- Proprio non riesci a non darmi il tormento, vero? – Si era promessa di non dargliela vinta ma cede: ecco Axl Rose entrare come un uragano nel suo flusso felice, portare tempesta e poi pretendere di andarsene come se nulla fosse.
- Sei tu che sei suscettibile a tutto quello che ti dico. -
Naz si morde l’interno del labbro inferiore, addentando con gli incisivi la pelle. Per un po’ stanno zitti entrambi mentre anche lei si cerca una sigaretta. Dall’altra stanza continua ad arrivare il disastro.
- Rose, tu l’hai mai vista la neve? -
A bruciapelo, ecco come giunge la domanda. Quando si volta per guardarla, Naz ha gli occhi grandi e scuri lontani, intenti a viaggiare dove non arriveranno mai insieme. Axl ignora quel nodo alla gola che compare per un millesimo di secondo.
- Che domande del cazzo fai, nana, vengo dal Midwest. – Certo che l’ha vista. Non tutto il mondo è come la California, anche se forse dovrebbe esserlo.
Naz in apparenza non sembra scomporsi. – Io no. – L’ultima nevicata a Los Angeles è stata nel 1949. Sono uguali, loro due, ma non si capiranno mai appieno. Non la leggerà mai come la legge Izzy, che di quella testa conosce ogni centimetro. Matta. È questo che pensa Axl mentre la osserva, di sottecchi, cercando di non farsi beccare. – Congratulazioni. Sei riuscita a perderti anche questo, oltre al cervello. -
Axl vorrebbe uscirsene col solito insulto innocuo ma riesce a ferirla molto più profondamente di ciò che crede, con quelle parole. Improvvisamente a Naz non sembra di essere più sbronza. Poi come un balsamo arriva la musica alle sue orecchie.
- Sono innamorata di questa canzone. – Non dice che la ama, dice che ne è innamorata, lentamente, assaporando le parole. Il disco è de The Doors, è sempre lo stesso che ha sostituito The Soft Parade, il primissimo disco. Ma la canzone, Axl non ne ricorda il titolo: è strana rispetto ai classici brani di Morrison, ricorda il circo. Non gli è mai interessata quella voce in particolare: ha altri modelli, Axl, dal graffio ruggente di Robert Plant alla poesia fatta canto di Freddie Mercury.
- È Alabama Song. – Sembra che quella stronza gli legga nel pensiero, in realtà è solo un caso: Naz è ubriaca e in vena di chiacchiere mentre inizia ad ondeggiare sulla musica. Fa venire le vertigini solo a guardarla.
- Sembra uno scherzo, non una canzone. – Non sa da dove viene tutta questa cattiveria, Axl, anzi sì. Non accetta lezioni di musica da una ragazzina. Naz però è troppo presa dalla canzone per darci peso. – Perché non è loro, è di Bertold Brecht. – Nel parlare di musica mentre questa riempie a stanza, Naz si sente un’altra persona: guarda verso il ragazzo sorridente e pensa che anche lui sia diverso, meno Axl Rose e più qualcuno con cui avere a che fare.
- Senti stronzetta, parla potabile. – Invece il cantante è sempre più infastidito. Non riesce a capire perché non riesce ad andarsene di lì: c’è qualcosa nell’energia che Naz sprigiona che lo tiene inchiodato.
- Brecht. Era uno scrittore, cioè, faceva teatro… Norvegese o tedesco, non mi ricordo. – Lo sguardo di Naz è di nuovo volto a qualcosa che lui non può raggiungere. – Oh show me the way to the next little girl. Mi ricordo che faceva parte di un’operetta simpatica, Mahagonny si chiamava, un’opera musicale. Pionieristica perché già negli anni Trenta faceva una spietata critica alla società consumistica del Novecento. Brecht era un visionario, sai? Ed era crudo nelle situazioni che presentava, pam, beccati questo buon costume. Immagina come deve essere stato per il pubblico di quegli anni, andare a teatro e trovarci il futuro. Per raccontare il presente ci vuol senza dubbio un grande osservatore, ma per raccontare il futuro, beh, ci vuole un genio. -
Non l’ha mai vista così distante dal suo mondo, dal bar affollato in cui lavora e dai bassifondi di Los Angeles in cui vive. Naz Kurt, che di solito è la perfetta manifestazione del contesto da cui proviene, brusca, immediata, ispida, adesso è invece la bellezza fatta persona. È un angelo nel fango che con lo sguardo lungimirante e la voce assorta porta Axl in quella storia che è passato, presente e futuro. Che è cioè che lui vorrebbe creare, ora, proprio in questo istante.
Vorrebbe vedere qualcuno parlare così della sua musica.
- E tu come le sai, tutte queste storielle? – Commenta ruvido, consapevole di poter distruggere questo momento. Forse è ciò che vuole, Axl, per un'infinità di ragioni: per non essere stato lui a raccontare quella storia, perché si tratta di lei, perché è stufo di ascoltare racconti.
Da che ha memoria, c’è stata una favola, uno scritto, una canzone per ogni periodo brutto della sua vita – e ce ne sono stati parecchi, di momenti brutti. In lui ora c’è una vibrazione, un desiderio che gli impone di non accettare più dal resto del mondo solo delle stupide storie: ha anzi l’impressione che, se ne dovesse stare ad ascoltare un’altra, a quel punto anche l’ultima spinta del suo animo a diventare protagonista, di uno di quei racconti, morirebbe. E non ne può più di ascoltare.
- A scuola mi piaceva leggere. – Si è un po’ smorzata dopo quella domanda, lo sente, ma non demorde, come sempre. Axl sa che Naz non gli darà soddisfazione, non senza lottare: infatti nemmeno guarda verso di lui, continua imperterrita a tenere quella posizione pericolosa sul davanzale, inclina la testa e muove le braccia mentre parte Light my fire.
Quella ragazzina gli mette il dubbio di non aver mai capito cosa voglia dire davvero rock n’roll.
- Sai che la canta anche Bowie? Alabama song, dico. -
La vita continua nell’altra stanza, Axl può vederli. Izzy in realtà è ancora nascosto dalla parete e dai corpi di Steven e Slash che ora, per non si sa quale motivo, si stanno azzuffando. Christie, fidanzata modello, salta alle spalle del riccioluto chitarrista come un valchiria in crisi isterica. – Toglie le tue manacce dal mio uomo, brutto bastardo! – Se la cava meglio lei di Steven.
- Mi piacerebbe da morire andare a un concerto di Bowie. -
Axl pensa che ce la vorrebbe portare, a un concerto di Bowie.
Vederla dimenarsi fra persone tutte più alte di lei, cantare a memoria tutte le canzoni e trovarci significati a cui nessun altro può pensare.
Il ragazzo gira sui tacchi per avvicinarsi all’impianto stereo di seconda mano: è stufo di Morrison, del suono di quella musica. Qualcosa di più sporco calza a pennello, gli Stooges ad esempio. Questa deve essere roba di Duff. Ecco, Raw Power va benissimo: attacca subito Search and Destroy appena lo avvia, ma l’inquietudine non se ne va.
- Alla fine però la mia preferita è l’Opera da tre soldi. Quella parla di ladri, d’imbroglioni e di puttane, di periferia. Insomma a tutti piace sognare ma alla fine torniamo sempre da dove veniamo, no? I personaggi sono tutti degli antieroi, persino il protagonista. Mac the Knife. Il criminale più famoso di tutta Londra. Furbo e affascinante, è un tagliagole ma tutti lo amano. -
Axl sa di non avere la forza di andarsene e non ascoltarla più. Assorbe ogni cosa di quello che Naz dice e sicuramente lo userà, come usa tutto nella strada verso il suo grande obiettivo. Non è sciocco. Ma prendere qualcosa di lei gli fa male. Stringe i pugni mentre si rialza. Fa molto più male di quello che vorrebbe, perché c’è Izzy nell’altra stanza.
- Sai, mi ricorda un po’ te. -
Se non può ignorarla, deve distruggerla.
- Vuoi stare zitta? – Adesso sì che Naz si gira a guardarlo. Nel modo diretto con cui la mocciosa comunica col mondo, non riesce a nascondere di essere sconvolta per l’asprezza di Axl. Credeva che l’avrebbe capita, forse. E il problema è che l’ha fatto ma non può farglielo sapere, o si ritroveranno entrambi in guai grossi e Axl non può permetterseli. Lui ha un piano. Ha quello e basta e Naz non può levarglielo.
- Piantala di straparlare, mocciosa. – Le si avvicina per poter abbassare la voce. Non lo sentirebbero comunque, visto il casino che stanno facendo. – Quelle quattro cose che hai imparato a memoria non cambieranno la realtà: vieni dal niente e sei niente. Fa un favore a te stessa, smetti di raccontarti queste storielle. Smaltisci l’alcool e torna sul pianeta Terra, dove le cose sono alla tua portata. E non tirare in mezzo me, mai più. -
Non si ferma per osservare la sua espressione quando quel discorso finisce. Si stamperà in testa il modo in cui l’ha guardato mentre parlava: gli occhi spalancati, la bocca socchiusa, la fronte corrugata da un dolore quasi fisico.
Axl si volta di nuovo verso l’interno della stanza, si dirige verso il bagno. Dalla camera, ecco la cavalleria che arriva: la zuffa si è trasformata in una gara fra Steven e Slash a gattoni sul pavimento, Christie ed Ebony a cavallo dei loro destrieri che li incitano ad andare più veloce.
Buffoni.
Non capisce perché perde tempo in quel posto. Forse dovrebbe trovarsi degli altri musicisti, ma sa che non ce ne saranno altri in grado di suonare come loro.
Sbatte la porta del bagno violentemente dietro di sé, avanzando verso il lavandino dove lo specchio scheggiato gli restituisce un’immagine devastata: ha la pelle di un pallore spettrale e le pupille dilatate, sembra invecchiato di trent’anni in un colpo. Non è così che vuole essere, non è adatto al punto dove vuole arrivare. Stringe i denti, restituendosi uno sguardo ardente.
Odia come lei è capace di ridurlo.
Forse adesso Naz starà davvero alla larga da lui.


Letting go:
I wanna be happier now,
I wanna be more than closed.
Surreal, the way you make me out,
the way you crash me down.
(Wild nothingLetting go)


Sono le tre, forse addirittura le quattro. Fra poco il cielo inizierà a rischiararsi sopra Los Angeles, oltre i palazzoni di periferia e le colline con l’erba bruciata.
Qualcuno ha cambiato di nuovo disco ed era è il suono psichedelico di The Piper at the Gates of Dawn a riempire le mura lerce di quell’appartamento distrutto. Nulla potrebbe essere più adatto alla visione distorta e inquietante della realtà che ha preso possesso dei suoi inquilini. O forse il suono conturbante dei Pink Floyd di Syd Barrett peggiora solo la situazione.
- Ascoltami, donna, un’altra parola e giuro che ti sbatto fuori da questa stramaledetta casa. Hai capito? E non mettermi le tue cazzo di mani addosso! -
Non si sa bene in che momento Christie e Steven hanno ricominciato a litigare, stavolta seriamente. Da un tempo indefinito sono in piedi al centro del salotto a darsi contro. Il perché, se lo sono dimenticato anche loro, ma ciò che è certo è che Steven ha superato la fase in cui generalmente ignora Christie, per passare a quella in cui la minaccia.
- Non ti permettere di parlarmi in questo modo, mi hai capito? Io sono una benedizione, porca puttana. Dovresti solo essere grato di stare con me, scimmione! -
Christie al solito non calibra le parole. Sembra spiritata, gesticola come una pazza con i capelli arruffati e ogni tanto lo spinge, forse contando sul fatto che Steven non le ha mai torto un capello da sobrio o forse semplicemente perché è sbronza marcio, come tutti. Ogni tanto sembra che il batterista voglia però rispondere con uno schiaffo.
- Una benedizione? Sei una zoccola! Ce ne sono mille come te qua fuori, che aspettano solo che vada a farmele. – Non sembra nemmeno che ascoltino davvero le cose terribili che si stanno gridando addosso: sono fatti così, entrambi per ragioni differente sfogano la rabbia in modo viscerale e violento. Steven perché di giorno è impegnato nella parte del ragazzo ottimista e questo finirà per fagocitarlo; Christie perché non ha la più pallida idea di cosa fare della propria vita quindi salta da un estremo all’altro in attesa di trovare un punto in cui fermarsi.
Poco distante, sul divano, Ebony siede scomposta con i capelli davanti alla faccia mentre abbraccia un secchio di plastica che, a intervalli regolari, provvede a riempire col proprio vomito. Tossicchia, con una cera che sarebbe perfetta in obitorio.
Chissà perché diavolo devono ridursi così ogni volta.
- No, non chinarti in avanti scheggia, rischi di finire con la faccia in questa merda. -
Justin non è lontano, ma non sa bene cosa dirle e si sta per addormentare, sopraffatto da un quantitativo d’alcool che è troppo per lui e di cui si stuferà presto. Chi invece, nonostante la scarsa lucidità, riesce a restare sveglio al suo fianco è Slash.
Slash l’esaltato, Slash che è quello che salta come un pazzo con i ricci e il cilindro, quello che fa la sua porca figura sul palco perché in fondo è una macchietta.
- Oh, ci risiamo. – Barcolla anche lui, ma ha vissuto momenti come questo mille volte quindi riesce a tenerle la testa mentre un altro singulto la scuote. – Certo che sei un pozzo senza fondo, eh? È la quinta volta che sbocchi. – Ebony non può rispondergli, probabilmente nemmeno l’ha sentito. Per stasera non riuscirà ad avvicinarsi più di così a lei.
Il suo ragazzo è bell’e collassato.
Stupidi ragazzini.
- Saulmiporsciunfasciolettopefav. -
- Piccola, non ho capito una sega. Meglio se ti concentri sul secchio, va. No, non addormentarti. – Riesce a trovare anche il lato positivo della faccenda, Slash. Se dovesse focalizzarsi sul fatto che, anche se Justin è sprofondato nel mondo dei sogni e lei gli sta praticamente svenendo addosso, Ebony sicuramente non è nelle condizioni di fare alcunché, beh… Almeno c’è lo spettacolo dei due piccioncini a distrarlo. – Punto due dollari su Chris! Picchia, ragazza! -
Lucifer Sam accompagna dolcemente queste armonie delicate.
- Jennifer Gentle, you’re a witch. -
Duff continua a ballare. Ormai nulla ha importanza, tutto vortica, tutto fa parte dello stesso flusso continuo e ininterrotto: le urla, i litigi, il vomito, è tutto nobilitato dall’ubriachezza che lo pervade. Canticchia, non se la cava male.
Victoria davanti a lui sembra a tratti grande, a tratti piccola, come se la vedesse attraverso uno di quegli specchi del cazzo dei luna park.
Ride, la sua amica. Se la ricorda, quando erano bambini a Seattle. – You’re the left side, you’re the… no, he’s! – Anche Victoria prova a cantare, ma è stonata come una campana e poi si dimentica le parole. Però ci ride su come se non avesse mai sentito migliore barzelletta.
- Sei bellissima, Vicky. – Ed è vero, è una delle ragazze più belle che abbia mai visto, con quei capelli color oro e gli occhi brillanti. Che spreco.
Perché si sia buttata via così, non l’ha mai davvero afferrato.
C’è chi nasce di bell’aspetto, di famiglia modesta, in un ambiente confortevole e comunque cerca l’oblio. S’imbatte nella notte e non fa più ritorno, alla ricerca di qualcosa di più di una vita ordinaria, finendo però per trovare qualcosa di ancora più scontato.
Victoria ride mentre vicino a loro Chris e Steven continuano ad urlare come forsennati. Ancora più in là, ci sono Naz e Izzy che ballano apparentemente come loro, ma con una connessione diversa, che emerge anche nell’ebbrezza e che in fondo tutti invidiano un po’. Basta osservare come si guardano negli occhi per capire che ciò che li lega non ha nulla a che spartire col resto di quel putridume.
- Michael. – La voce dell’amica di sempre lo richiama ancora alla realtà. Si era perso ad osservare la coppia e si era dimenticato di aver lanciato un sasso troppo grande per essere ignorato.
Victoria si sporge di slancio verso Duff, gli butta le braccia al collo come se fosse nata per fare questo. Sono anni che desidera solo che lui la salvi.
Dovessero anche passare il resto della vita a dormire per strada e a fare l’elemosina, l’importante è che lui la salvi. E nel cercare le labbra del ragazzo, Victoria cerca anche quella conferma.
- E allora vattene! Che cazzo aspetti? Torna da mamma e papà, puttanella viziata! -
Duff non sa spiegare cosa lo spinga a scansare quel bacio ardente. Normalmente, con lo stesso quantitativo di alcool in corpo avrebbe subito ceduto alle attenzioni di una biondina procace, senza farsi troppi scrupoli nei confronti dei sentimenti altrui.
C’è qualcosa negli occhi azzurri di Victoria che gli suggerisci che, questa volta, è meglio lasciar perdere.
- E chi ti pagherà la droga e l’alcool se non ci sono io, idiota di un bradipo?! -
- Ebony, forza… Miseriaccia, quanto pesi donna. – Alla fine Saul ha deciso di provarci comunque, a imbrandarsi quella ragazzina mezza ubriaca. O forse vuole solo essere gentile per davvero, ma tutti sono propensi a pensare male perché è Slash, il dio del sesso e delle chitarre.
Nel trascinarla verso l’unica camera da letto dell’appartamento, sbatte anche la testa contro lo stipite della porticina, bestemmiando.
- Izzy. Izzy, non mi sento tanto bene. -
Il diretto interessato sente la voce della sua ragazza ovattata anche se il suo viso è a un centimetro di distanza. Tutto attorno a lui è fuori dal controllo dei suoi sensi.
Duff raccoglie lo slancio di Victoria, dirottando su un abbraccio che li porta entrambi a dondolare sul posto. La ragazza crede di aver sentito un sonoro schiocco all’altezza del cuore, qualcosa che purtroppo le risulta familiare. Si stringe al corpo lungo e caldo del suo amico, chiudendo gli occhi.
- Izzy, seriamente, credo di star per svenire. -
Non sa bene in che momento l’espressione di Naz è passata dalla beatitudine immersa in quell’atmosfera psichedelica all’angoscia pura, un sentimento che raramente ha visto in quegli occhi da cerbiatto. Izzy non ricorda nemmeno il momento in cui si sono ritrovati nel cucinino squallido, alla ricerca di chissà che cosa.
Ma nel momento in cui il suo cervello ha registrato quella faccia affannata, ecco improvvisamente che è diventato sveglissimo.
Potrebbe imbracciare il fucile e andare ad ammazzare il nemico in questo momento, cazzo.
- Lo sai cosa vuol dire per una come me stare con uno come te, eh, scimmione?! Mi stai ascoltando?! -
- Izzy, resterò sempre così? Voglio dire… riuscirò mai a fare qualcosa di diverso? Io credo.., ho paura di no, Izzy. Non so che mi prende. Me la sto facendo sotto. -
Naz singhiozza in maniera realmente preoccupante. C’è qualcosa di più dietro quell’ubriacatura, c’è un tormento che lei sta liberando con la scusa del crollo delle inibizioni. Accade tutto rapidamente. Izzy intercetta quegli occhi scuri e dilatati e improvvisamente tutta la pena della sua ragazza lo colpisce come una stilettata al petto, come un’incudine in testa.
Il corpo di Naz d’un tratto sembra scosso da tremori incontrollabili. Più che un semplice sfogo, quello sembra un vero e proprio attacco di panico e nessuno è nelle condizioni per rendersene conto. Nessuno, tranne Izzy.
- Izzy, sarò mai diversa da così? Riuscirò a vedere cosa c’è oltre i confini di questa stracazzo di città? Ho paura che non me ne andrò mai, che marcirò per sempre qui, farò la barista fino a novant’anni e morirò arida, col rimpianto sulle spalle. -
Non credeva ci fosse qualcosa in grado di perforarlo così nel profondo, finché non ha visto quelle lacrime.
- Naz. Naz, adesso guardami. Respira a fondo e lentamente, così. Concentrati su quello. Dentro e fuori. Brava. -
La sua voce roca e stranita è come una lanterna in fondo a una galleria, la guida in quei gesti fondamentali per riacquistare un barlume di controllo su quel terrore che s’è radicato come un’infezione nel suo cuore.
- Io ti amo, stupido scimmione. Ti amo da morire perché non sei scontato e mi fai mettere in discussione. E mi fai ridere. Ne abbiamo così bisogno. -
Chissà quando è successo che la discussione fra Christie e Steven si è trasformata in un motivo per avvinghiarsi di nuovo. Ora si accarezzano in un modo così dolce da far pensare che no, non sarebbe proprio possibile sentirli pronunciare parole d’odio e di amarezza.
- Naz. – Solo quando la sente tornare a respirare con un ritmo accettabile, Izzy riprende a parlare. Nonostante quello che ha ingurgitato nelle ultime ore, quel ragazzo ha una solennità nelle maniere che sarebbe in grado di placare un bisonte imbizzarrito. – Naz, lo so che sei stanca di questa vita. So che credi che non abbia valore, perché raramente hai scelto per te e hai passato il tempo a badare agli altri invece. So che ti senti esausta e vecchia. -
Incredibile come, con le sue mani sulle guance, Naz andrebbe davvero in capo al mondo.
- Ma hai vent’anni e finora hai vinto tutte le sfide che ti hanno messo davanti. Sei così perché sai che i cambiamenti non arrivano dall’oggi al domani, perché non hai paura di sudare e sanguinare e non hai mollato dove altri l’avrebbero fatto. E so che domani non smetterai di essere così solo perché sei spaventata, com’è normale. So anche che se un giorno dovessi metterti in testa di andare dall’altra parte del mondo, anche partendo dal niente ci riusciresti. -
Steven sta baciando Christie con talmente tanta passione, mentre indietreggiano verso la stessa camera dove ci sono Slash ed Ebony, che probabilmente cadranno.
- E se ti dovessero mancare le forze, ci sarò io a portartici. -
Lo strano miscuglio fra un singhiozzo e una risata che esce dalla gola di Naz è l’esatta manifestazione di come in quel momento la sua gabbia toracica non sia in grado di contenere il suo cuore.
Izzy sente che non esiste nient’altro di importante quando la ragazza gli butta le braccia al collo e lo bacia come se fossero soli nell’universo. Lei gli posa le labbra ovunque, sulle guance, sulle palpebre, sulle labbra, senza riuscire più a fermarsi.
Victoria a un certo punto si è ritrovata distante da Duff. Il ragazzo continua ad ondeggiare e lei ha ora l’esatta percezione di quanto sia distante.
Vicino a lei adesso però c’è Axl, Axl dallo sguardo duro e dalla bellezza eterea. Chissà quando è comparso.
Mentre ride con tenerezza, Izzy accoglie lo slancio di Naz e ne avverte quella ritrovata gioia di vivere, consapevole di essere stato lui l’input a recuperarla.
Nemmeno si curano del fatto che ci sono altre persone poco distante. Quel sentimento puro si trasforma in una passione travolgente che porta Naz a sbottonargli la camicia, con urgenza. Izzy afferra i lembi della sua maglietta, strattonandoli verso l’alto, ridendo di nuovo quando vede il colletto incastrarsi sul naso della ragazza. Sono impacciati a causa dell’irruenza ed esaltati dall’amore.
Axl afferra il braccio di Victoria con una rudezza volontaria, trascinandosela contro. Cerca la sua bocca con un bisogno che la ragazza non comprende, ma accetta grata di quell’opportunità di dimenticarsi che Duff non è innamorato di lei e mai lo sarà.
Naz e Izzy non si accorgono di questo scambio. Si stringono appagati dal contatto della loro pelle. La giovane fa per appoggiarsi a una delle sedie del tavolo, finendo però per perdere l’equilibrio e rovinare a terra, trascinandosi dietro anche il suo Izzy col nasone e l’animo d’oro.
Probabilmente le uscirà un bernoccolo ma non importa, ora sorride di nuovo mentre sente le mani del ragazzo sul ventre, sui fianchi e infine a sollevare il piccolo reggiseno.
Rotolano sotto il tavolino traballante come se si trovassero su una distesa d’erba verde e fresca. Faranno l’amore lì ed ogni dettaglio che li circonda si nobiliterà di quella giovinezza sconsiderata e ardente. Mentre il corpo di Izzy s’incastra alla perfezione col suo, Naz ha l’esatta percezione che anche se niente sarà più come questo preciso momento, per un attimo può credere che vivranno per sempre.
E si abbandona a tutto l’amore di cui è capace.


And if you're in love, then you are the lucky one
‘cause most of us are bitter over someone,
setting fire to our insides for fun
to distract our hearts from ever missing them
but I'm forever missing him
and you caused it.
(Daughter – Youth)


 




OFF ZONE:

Ciao. Sono Greta aka Charlie e sono spiazzata.
Non so davvero se ci sia ancora qualcuno che ha letto Love will tear us apart qui. Sono passati otto anni – o t t o – da quando l’ho scritta. Correndo il rischio che a nessuno in realtà freghi nulla delle spiegazioni, vi racconto come sono arrivata ad elaborare questa Missing Moments.
Da diverso tempo non accedevo su EFP quando quest’estate, da brava fuorisede, mi sono ritrovata a passare parecchio tempo a casa dei miei genitori e quindi nei luoghi della mia adolescenza. Otto anni sono lunghissimi e sono cambiate tante cose, anche se resto una sbarbina – adesso di anni ne ho ventitré, che in fondo non sono un cazzo, non farò la donna vissuta. È semplicemente successo che una sera mi sono detta “Cavoli, ma io scrivevo storie. Rileggiamone qualcuna!”
Ed eccoci qui.
Ho recuperato in particolare Love will tear usa part perché è stata la prima fanfiction seria che ho scritto, la più lunga e quella a cui sono affezionata. Questa rilettura ha suscitato sentimenti contrastanti perché se da un lato sono soddisfatta di quello che, in giovane età, sono riuscita a produrre, sapete, sono emerse tutte le contraddizioni di quel periodo, tutta l’inesperienza e l’ingenuità. Non che adesso sia esattamente questo guru, lo ripeto, però c’è un vissuto diverso.
Quindi ho preso due decisioni.
La prima è stata quella di revisionare la storia, operazione che è ancora in corso: attualmente sono arrivata all’undicesimo capitolo e beh, ci metterò un po’ a finire perché ce ne sono trentasei, anche se il lavoro più grosso si è ovviamente concentrato nei primi passaggi. La trama non è stata modificata, sia chiaro. Quello che ho rivisto sono la grammatica e la sintassi – anche se sicuramente qualcosa m’è sfuggito, perché sono una cazzona distratta – i riferimenti culturali, specialmente quelli musicali, alcuni particolari del passato di Naz e del personaggio di Izzy che ho cercato di valorizzare al meglio.
La seconda è stata quella di scrivere questa Missing Moments, a partire da un episodio che si colloca al Capitolo 9 di Love will tear us apart, il festino di cui tutti si sono dimenticati. In realtà – pensate – era qualcosa che mi ero ripromessa di scrivere anni orsono. Alla fine tutto ritorna.
Credo di poter dire fin da subito che ci saranno altri tre capitoli, forse quattro visto che ho in mente anche un passaggio su Naive, l’altra mia fiction sui Guns N’Roses. Non so però se questa ispirazione permarrà, sarà costante o boh, quindi non mi do tempi. Penso però che porterò a termine la missione, quindi alla prossima puntata.

PER AMORE DEL DIRITTO D’AUTORE:
Mi ritaglio uno spazio per le giuste attribuzioni delle cosette menzionate in questi paragrafi.
Il sottotitolo di Youth – canzone dei Daughter – è in realtà di un altro brano, Hunger di Florence and The Machine, che per me rappresenta la descrizione perfetta del mio triangolo Axl/Naz/Izzy.
The Soft Parade e The Doors sono, appunto, due dischi dei The Doors. Del primo menziono Touch me, cantata da Steven e Christie. The Soft Parade fu effettivamente un album che ricevette uno strano responso dal pubblico, perché focalizzato su sonorità particolari. Di The Doors invece sono menzionate Break on through, Light my fire e ovviamente Alabama Song, cover realizzata sulla base di quella scritta da Bertold Brecht e Kurt Weill.
Alabama song è una canzone di cui esistono mille, stupende versioni. Fu scritta da Brecht e musicata da Weill, inserita in diverse operette di entrambi. Diciamo che è la canzone emblema di Ascesa e caduta della città di Mahagonny, l’operetta citata anche da Naz e ideata da entrambi. Bowie già nel ’78 la eseguiva dal vivo e la fece uscire come singolo nell’80, tuttavia è stata inserita in Scary Monsters ad Super Creeps solo negli anni Novanta.

Andarsene stanotte o vivere e morire in questo modo” è una quote di Fast car di Tracy Chapman, una canzone che amo profondamente e che è sicuramente l’inno di Naz. Peccato che sia dell’88, perché altrimenti gliel’avrei fatta cantare sempre. Comunque, mi sono ispirata molto al testo di questo brano per descrivere i sentimenti della mia Naz in questo capitolo, spero che emerga anche solo un briciolo della poesia di Tracy.
We are the champions”, beh, io spero davvero non ci sia bisogno di spiegazioni.

Naz con la maglietta di Unknown Pleasures è una chicca di sentimentalismo. L’album è quello di debutto dei Joy Division, anche se no, non è quello che contiene Love will tear us apart, che è stato pubblicato come singolo dopo la morte di Ian Curtis.
The Stooges con Iggy Pop sono citati di sfuggita, con Raw Power e la loro Search and Destroy.
Torniamo a Brecht. L’Opera da tre soldi di cui parla Naz è probabilmente il suo lavoro più famoso. Vi consiglio di andare a vederla a teatro, se ne avete la possibilità, oppure di leggerla, perché è effettivamente un capolavoro. C’era un motivo se uno come David Bowie era fan di Brecht.
The Piper at the Gates of Dawn è il primo album dei Pink Floyd e il manifesto della psichedelia di Syd Barrett. Lucifer Sam è la canzone che stanno cantando Duff e Victoria, mentre See Emily Play è quella citata in Love will tear us apart, quella con cui si sveglia Naz.
Se ci sono altre citazione, dovrebbero essere tutte abbastanza esplicite.

See ya folks!




 

  
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