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Autore: _aivy_demi_    23/09/2018    9 recensioni
"Sposto lo sguardo su di te, sul tuo corpo; poggio la mano sul tuo petto, muovendo delicatamente le dita. Percepisco sotto i polpastrelli le ferite richiuse appena, la pelle rovinata da centinaia di scontri, il battito lento e regolare (fortunatamente regolare...): tutto ciò sussurra "sono vivo". Non posso essere più felice di così, in questo momento."
Il terzo capitolo partecipa alla challenge del gruppo Boys Love "Midnight in the Garden of Good and Evil"
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kakashi Hatake, Obito Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ancora qui





Che pace. Si sta davvero bene qui.

Nessun suono, non sento né caldo né freddo. Non percepisco neppure la superficie dove sono steso; sempre che lo sia, ovvio. Sollevo il braccio, più che altro tento di farlo. Non lo vedo.

Dove sia la mia mano in questo momento non lo so, e non mi importa: sento che è sbagliato, che dovrebbe interessarmi scoprire perché io abbia perso qualsiasi forma di sensibilità. Non è così.

Alzo lo sguardo. Bianco. Seriamente, come è possibile non ci sia nulla? Nessun colore, nessuna dimensione, nessun contorno o confine. Vorrei chiedermi dove cazzo sono finito, ma avrebbe senso? A chi potrei rivolgere una domanda simile? Schiudo le labbra, giusto per capire che suono potrebbe avere la mia voce in un luogo simile.

Nessuna voce.

Continuo comunque a non stupirmi. Sono più stupido di quello che credevo dunque. Una persona qualsiasi ora sarebbe in paranoia, o almeno si avvicinerebbe ad uno stato di ansia; per quanto mi riguarda, non mi succede. Da quanto ragiono in questa maniera? Non sono io, questo non posso essere io, sul serio.

"Perché non dovresti esserlo?"

-E tu chi saresti?

"Non è chi sono io, ma chi sei tu."

-Non prendermi per il culo, non ho idea di dove sono. Almeno fatti vedere.

"Come? Non riconosci la mia voce?"

Mi è familiare, ma stento a crederci, sul serio. Perché dovresti esserci proprio tu qui? Ti decidi a farti vedere?
Fisso lo sguardo dritto davanti a me e ti scorgo nitidamente, mentre ti avvicini sorridendo.

"Quanto tempo, Obito."

Rido, o almeno credo di averlo fatto. Stiamo scherzando, decisamente. Qui la cosa sta prendendo una piega strana. Qualcuno mi spieghi dove sono e cosa sta accadendo!
"Ti stai agitando?"

Non so dove mi trovo, non so che fine abbia fatto il mio corpo, e in compenso non ho la più pallida idea di quale assurdità stia macchinando la mia mente in questo momento.

"Perché sei tanto stupito? Sembra tu abbia visto un fantasma."
Ridi di me in maniera ironica, sei esattamente come ti ricordavo... Un pensiero si fa strada con inesorabile consapevolezza. Allora è vero.

-Sono morto? Sto rivivendo frammenti della mia vita...?

"Chi ha detto che sei morto?"

-Il fatto che tu sia qui.
"Se pensi che mi abbia mandato qualcuno, ti sbagli di grosso, idiota. Sono qui di mia spontanea volontà, e la Morte non c'entra ancora nulla in tutto questo; non coinvolgerla nei tuoi soliti sproloqui."

Sei proprio tu: i capelli color argento, quella cicatrice. Quanti anni hai? Come ai tempi direi... Sì e no 15, azzardo.

"Non capisco perché tra tutti gli aspetti che avresti potuto darmi, hai scelto proprio questo."

Non l'ho scelto io, com'è possibile?

"Odio questo periodo: sono ancora un ragazzino, sono solo e non forte abbastanza per proteggere chi amo. Non sono abbastanza maturo per essere qui ed affrontare la t..."

-Perché ti fermi? Continua!

"Vada come vada, ti terrò compagnia."

Mi sto incazzando, cosa intendeva dire con quella frase a metà?!

"Capirai quando sarà il momento."
Kakashi, non farmi questo. Almeno tu, cerca di farmi capire, tenta di dare un significato a quello che sta accadendo qui.
Ti siedi di fronte a me, sollevando gli occhi verso l'alto (verso il biancore, verso questo nauseante miscuglio di tutti i colori esistenti al mondo). Che cosa orrida, sembra un ospedale senza arredi.

-Hai intenzione di stare qui senza dire nulla?

Sbuffi. Hai davvero la facciatosta di farlo? Sei proprio il ragazzino insolente che ricordavo, e forse sono io a sentirmi più vecchio adesso.

"Si nota fino qui che non stai capendo nulla. Ti aiuto, proprio come ai vecchi tempi. Sei rimasto il solito asino."
Non me la prendo, non più di tanto; ormai sono cresciuto, sono maturato, e non mi perdo più in cose simili.

-Dimmi allora, cosa dovrei capire?

Ti alzi, ti avvicini a me, nonostante io non sia ancora in grado di decifrare nulla del mio corpo fisico. Ti fermi a poca distanza, sorridendomi.

"Stai per morire."

Lo guardo attonito.

"Se ricordi quello che è accaduto, sai meglio di me che non dovrebbe restarti ancora molto tempo."
Ribatto, infuriato per la tua affermazione.

-Sei stato tu a dirmi che non sono morto!

"No, mi hai rivolto un quesito errato. Ho detto che stai per andartene, mentre tu mi hai chiesto se fossi già morto."
Vorrei stringere i pugni, tirandoti un cazzotto nello stomaco, ma non ricordo come si fa in questo momento. Sorrido amareggiato: mi sento tremendamente frustrato, e di certo il ragazzino che era stato mio compagno di team parecchi anni addietro non mi sta dando una mano.

-Se non sei qui per aiutarmi...

"Che ci faccio, dici? Non lo so, ripeto. Sono qui perché tu lo desideri. Sono presente qui accanto al momento della fine, perché hai voluto rivedermi."
Sospiri, convinto che io non abbia ancora capito.

"Devo farla più semplice? Pensavo fossi diventato un filino più intuitivo."

Giuro che quando uscirò da qui, te la farò pagare. Ho capito benissimo cosa intendi, non sono così tanto stupido, o speranzoso.

-Questo l'ho capito. Quello che ancora non ho compreso è perché proprio tu, e proprio con questo aspetto.

Sei così vicino da poterti quasi toccare. Mi sento in soggezione: come e quando ti sei mosso così rapidamente? E poi, perché hai annullato le distanze? Sussurri, socchiudendo gli occhi e sorridendomi amaramente.

"Perché questo è il momento in cui ti sei reso conto di amarmi."

Chissà com'è la mia espressione ora.

È sempre stata tua abitudine prendermi in giro, ma così...
Mi fissi, stai aspettando che dica qualcosa: un commento, una conferma forse?

-Ci deve essere un errore...

"Lascia ti dia un consiglio utile, anche se sembra che non avrai molte altre occasioni per poterlo sfruttare. Se devi essere sincero, fallo. Prima di tutto per te stesso."

Il problema non è la sincerità: è ammettere ciò che si nasconde dentro. Come dovrei dirtelo? Guardare negli occhi un quindicenne, che in realtà porta il doppio degli anni, e aprirmi completamente?

"Non ti resta granché, direi che sarebbe ora tu metta ordine nei tuoi pensieri. Addio"

Non ho il tempo di fermarti, di chiederti ancora qualcosa.
Sparito.

Così come sei apparso, te ne sei andato.
Con la sola differenza che adesso sono circondato dal buio nero come la pece.

Sono di nuovo solo, quasi mi manca quel biancore abbagliante sempre uguale.

Così questo vuol dire morire? Fare i conti con il proprio passato, rivedere la persona a cui si sarebbe dato tutto, ed avere la possibilità di parlare con lei un'ultima volta.

Pensavo peggio.

Sul serio.

Quando mi immaginavo stupidamente di come si sarebbe potuta concludere la mia esistenza, vista la vita frenetica da jonin che conduco, pensavo a dolori atroci fino alla perdita dei sensi ed al battito fermo. Sognavo, speravo di andarmene senza dolore. Ora invece mi ritrovo in questa sorta di limbo assurdo, che cambia come vuole.

Perché sono ancora qui? Kakashi se n'è andato, lasciandomi solo con i pensieri direzionati dalle sue dannate domande mirate. Dove voleva arrivare?
Dove volevo arrivare io? Forse questa è la domanda corretta.

Se sono in bilico tra la morte e la vita, sono io a gestire questo spazio, giusto? Presumo almeno, visto che non ho certezze di sorta. Quell'immagine che mi ha parlato, è stata frutto della mia mente, ora ne sono certo.

Forse è proprio per ciò che provo che sei apparso qui. Come quando eravamo ragazzini, come quando me ne sono accorto la prima volta.



Mi donasti un sorriso. Uno dei rari di cui eri a malapena capace.

Orfano, completamente solo, ti rincuoravi nelle missioni e negli allenamenti. Non eri in grado di pensare ad altro; il codice, l'onore, il rispetto delle regole. Essere il più forte. Non c'era spazio per altro, nel tuo petto arido.

Quel giorno però, mi guardasti con gli occhi socchiusi e l'aria felice.

Eri a malapena un ragazzino, ma già conoscevi la morte, la tristezza, la furia cieca della vendetta e la rassegnazione di una vita simile.

Non ricordo neppure il motivo per cui reagisti così, ma qualcosa nacque dentro di me. Qualcosa che non mi avrebbe più abbandonato.


Difficile ammetterlo, non sono mai riuscito a dirtelo. Che emerito idiota. Ho sempre fatto finta di nulla, continuando a starti accanto negli anni e collaborando nelle missioni a squadre; il nostro rapporto era davvero solido, anche se non siamo mai stati coinvolti alla stessa maniera.

Se solo potessi vederti ancora una volta, una soltanto... Forse potrei dirtelo, ammettendo quanto sono stato un imbecille a non darmi retta in tutti questi anni.




°


Perché mi fa tutto così male, cazzo?!
Dove sono... Sono davvero morto?

Socchiudo a malapena le palpebre, nonostante la poca luce.

Un soffitto in tela? Una luce?
Chiudo di nuovo gli occhi, nella speranza di riaprirli e non ritrovarmi ancora in posti assurdi senza pareti e senza spazi definiti. Fatico a riprendere il coraggio: se poi è tutto di nuovo buio e silenzioso? Spalanco le iridi con forza, come ad esorcizzare l'esistenza di un luogo orribile che non avrei voluto più rivedere.

Dove mi trovo?

Sento dolore ovunque... Sono vivo? Sono davvero ancora vivo?!
Sollevo con estrema lentezza il braccio intorpidito, notando con immenso piacere di avere ancora un corpo che risponde ai miei comandi. Osservo le mie dita, le chiudo a fatica.

Si stringono a pugno, bene.

Esisto di nuovo, esisto ancora. Sento di star per cadere nuovamente nell'oblio del sonno; le palpebre pesanti mi ostacolano la vista due o tre volte.

Sento calore, non in tutto il corpo: alla mia sinistra, percepisco un tepore diverso da quello che potrebbe darmi un tessuto poggiato malamente. La mano sembra ancorata a qualcosa che non mi permette di spostarla in alcun modo. Che sensazione strana. Sembra familiare, quasi ci fosse qualcuno accanto a me.

Qualcuno...

Kakashi!
Dove sei?!

Mi tiro su a sedere con tale violenza da sentire l'intero addome come squarciato e trafitto da parte a parte. Tossisco rimanendo senza respiro per qualche secondo; per un attimo la vista di offusca fino ad annerirsi, mentre milioni di piccoli puntini bianchi vorticano all'interno delle mie pupille.
Sono qui, sono ancora qui per te cazzo. Dove sei finito?

La schiena si blocca mentre tento di reggere il peso del corpo. Non ce la faccio, rischiando di cadere all'indietro. L'ultima cosa che ricordo di quello scontro infernale è quel dannato attacco a sorpresa: ho visto quel bastardo correrti incontro con il kunai stretto tra le dita, e non ho più pensato a nulla. Poi, il vuoto.

Un mugolio.

Mi giro di scatto, maledicendo la stupidità di quel gesto.
Sei tu...

Ci sei davvero...!

La mia bocca trema, mente trattengo a fatica un gemito: sei qui accanto a me, mi manca l'aria. Deglutisco, nel tentativo di dire qualcosa. Non ci riesco. Socchiudo le labbra, sentendo un gusto salato familiare: sto piangendo come un idiota. È la tua mano che mi da questo calore, e la stringo di rimando con la poca forza che ho.

Mi accascio nuovamente sulla schiena, girandomi di fianco, incurante della costrizione delle bende che avverto sul torace, giù fino al pube. Devo vederti ancora, sentirti respirare. Rido, se penso a tutte le volte in cui hai fatto lo spavaldo: "non abbassare mai la guardia", "è fondamentale l'attenzione all'ambiente circostante", "non abbandonarti mai alla stanchezza, anche quando la missione sembra essersi conclusa". Guardati adesso, nonostante le tue solite raccomandazioni: il volto ferito, il corpo tumefatto e medicato. Tutte stronzate le tue parole insomma, se poi sei il primo a non seguirle.

Se solo riuscissi ad avvicinarmi ancora... Cazzo, manca così poco!

Stupido corpo, obbediscimi una volta tanto: collabora! Il massimo che riesco a combinare è far cadere stancamente la testa accanto alla tua. Non sarà molto, più di così proprio non riesco a fare, ma ho bisogno di sentirti più che mai. Vorrei trovare conforto accanto a te, nella consapevolezza che sei stato un pazzo, e forse lo sono stato pure io, che mi sono letteralmente gettato a braccia aperte davanti al nemico, per evitare che ti colpisse. Stupido tu ad esserti addormentato, stupido io a reagire senza riflettere. D'altronde, come hai sempre detto, sono davvero un impulsivo irrecuperabile; ammetto che è proprio grazie a questo che siamo riusciti a riportare a casa la pellaccia.

Non sono sicuro di averlo detto, forse l'ho solamente pensato: Kakashi, grazie di essere vivo.




°


-Perfetto, sono entrambi stabili.

-Guardi, ha notato? Si è spostato!
-Certo, significa che ha ripreso conoscenza. Davvero notevole.

Chi sono questi? Sembra siano parlando di noi: dalle loro parole, pare stia procedendo tutto bene. Ammetto di aver tirato un enorme sospiro di sollievo, dopo averti visto in quelle condizioni.

-Lui farà fatica a recuperare l'uso della gamba, ma basteranno un po' di riposo e attenzione ai movimenti. L'altro, invece...

Invece cosa? Di chi sta parlando?

-Cosa ne dice? Riuscirà a riprendersi bene?

La pausa tra i due interlocutori di cui non conosco neppure il volto o il nome, è infinitamente lunga: mi sto spazientendo. Quanto ci vuole perché arrivino al punto? Se fossi stato meglio, mi sarei alzato a scuoterli, per questa ansia del cazzo che stanno alimentando.

La seconda voce tarda a farsi sentire, ma finalmente risponde.

-Beh, sta a lui. Ricorda che tutto parte sempre dalla volontà: più è forte, più è radicata, più la guarigione proseguirà nel modo giusto. Risentirà di una convalescenza dolorosa, ma ho fiducia.

Il dialogo sembra essersi concluso, perfetto. Sento dei passi ovattati allontanarsi. Non è questione di volontà la mia, è che sono stufo di starmene steso senza riuscire a muovere un muscolo. Sto maledicendo tutto e tutti, non vedo l'ora di andarmene.

Riapro gli occhi, adesso che sono certo di essere soltanto in tua compagnia: hai davvero un aspetto orribile. Sei pallido come un cencio, hai delle occhiaie orrende. Sappi che sei bello comunque nonostante lo stato alquanto patetico. Sembro davvero un adolescente al primo amore: riderei di me stesso, ma queste schifose costole non mi stanno rendendo facile la vita. Sollevo le dita, accarezzandoti il volto caldo ma sconvolto.

Calore.

Sei ancora vivo.

Sto per collassare ancora, fatico davvero a restare vigile: completamente rintronato.

-Obito...

Spalanco le palpebre nella speranza di non aver immaginato quella parola nel dormiveglia.

-Sono qui- ti rispondo, intensificando il contatto con la tua pelle. -Kakashi, sono qui!

Socchiudi lentamente gli occhi, voltando il capo nella mia direzione; li strizzi, riaprendoli velocemente. Sì, sono io, sono semplicemente qui: questo vorrei dirti, ma mi limito a sorridere con gratitudine. Le tue sopracciglia si alzano mentre le iridi scure si illuminano liquide: le lacrime scendono fino al cuscino, al lenzuolo, e mi bagnano i polpastrelli al loro passaggio.

-Sei vivo...

Rido, inveendo contro un malcapitato qualsiasi, per i dolori provocati dalla mia stramba ilarità.

-A quanto pare.- ti rispondo. Proprio con una frase del cazzo, ma sai benissimo che io e la serietà stiamo in due pianeti differenti.

-Sei vivo...!

Porti il braccio all'altezza del mio collo, avvolgendomi la nuca con dita tremanti. Avvicini il volto, portandoti a pochi centimetri dal mio: perché sto piangendo pure io? È tutta colpa tua! Sembriamo davvero degli idioti, mentre appoggi la fronte contro la mia e respiri a scatti, per via delle fitte che sicuramente ti staranno martoriando.

-Lo sei anche tu...- Sembra un'ovvietà, ma avevo bisogno di dirlo, dar voce a questo pensiero per essere sicuro che tutto questo fosse davvero reale. Lo siamo entrambi: piangiamo, ridiamo, respiriamo ancora.

Mi sposto abbastanza da permettermi di raggiungere il tuo viso. Poggio le mie labbra sulle tue, incurante di ogni singola reazione che potresti avere. La mente annebbiata si perde, con il profumo misto a sangue e medicine, ipnotizzata dal battere sempre più forte che esce dal mio petto, fino a spaccarmi i timpani. Pelle screpolata, debole, che mi sfiora nelle stesse condizioni. Non ho il coraggio di aprire gli occhi, non ancora.

Mi stacco, chinando il capo con vergogna. Non dici nulla, neppure io lo faccio, ma la tua mano mi avvolge la schiena e le scapole, stringendomi debolmente a te.

-Bentornato.

Sorrido, inumidendoti con nuove lacrime. Sussurro un grazie, cullato dal tuo respiro. L'ultima sensazione che avverto prima di perdermi nuovamente nell'oblio del sonno, è la scia di una goccia che dalla mia testa scivola sui capelli. Sei proprio un idiota rammollito, se piangi ancora.

Sono tornato, e tu con me.






Salve a tutti ^ ^
Eccomi con il secondo capitolo di questa minilong che mannaggia mi sta emozionando tantissimo scrivere!
Mi immagino vividamente ogni scena, e trasportata dalle canzoni più tristi di tutto l'anime di Naruto, scrivo scrivo e ancora scrivo.

C'è tanto dolore qui, eppure una speranza si è riaccesa. Sarà duratura?
Vi ringrazio, come sempre: ringrazio le tre ragazze che mi danno la carica tutti i giorni, Blueroar, Mahlerlucia e Miryel, e ringrazio Jill Shitsuji per il supporto con delle parole meravigliose.
Siete persone fantastiche e piene di talento ed immaginazione, continuate a scrivere sempre! :D
Un grazie a tutti voi, che mi seguite anche se non recensite, leggendo ciò che scrivo.

Alla prossima! U///U

-Stefy-












   
 
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