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Autore: Signorina Granger    23/09/2018    14 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
[Sequel di “Magisterium” e di “Magisterium - 1933”]
Quasi trent’anni dopo sono i figli di Charlotte Selwyn, William Cavendish, Regan Carsen e i loro vecchi compagni di scuola ad essere sul punto di partire per il loro ultimo anno di scuola, anno che non trascorreranno tra le accoglienti e familiari mura di Hogwarts, bensì a Nord, nella gelida Scandinavia, nel quasi sconosciuto Istituto Durmstrang, celebre per aver formato Gellert Grindelwald e per l’ampia conoscenza sulle Arti Oscure che fornisce ai suoi studenti.
Riusciranno a superare questa prova prima di diplomarsi?
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Magisterium '
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 Capitolo 12 

 
Domenica 13 Gennaio 



Quando Elvira mise piede nella Sala del Ristoro si guardò febbrilmente intorno alla ricerca di Natalia, sorridendo quando scorse l’amica seduta vicino a Katja ad un tavolo.
La bionda, che indossava già la sua divisa, si affrettò a raggiungerle per poi abbracciare di slancio la rossa, rischiando di farla scivolare dalla sedia a causa del suo entusiasmo:

“Buon compleanno Lia! Sei la prima diciottenne del gruppo, congratulazioni. Cioè, a parte Kat e Novak… insomma, la prima del gruppo nati nel 45. Mi dispiace non poter passare la giornata con te, ma c’è la partita…”

Elvira assunse un’espressione sinceramente dispiaciuta mentre prendeva posto accanto all’amica, che però le sorrise come a volerle assicurare di non doversi preoccupare:

“Non è un problema, mi piace il Quidditch dopotutto, e io e Kat verremo a fare il tifo per te e tutti gli altri.”
“Viene anche Novak?”
“Sua sorella e Ivan lo hanno messo sotto torchio qualche giorno fa senza ottenere risultati, ma poi Nerissa ha saggiamente deciso di suggerire alla nostra Kat di chiedere al Caposcuola se avrebbe voluto assistere alla partita con lei, quindi…” Lia si strinse nelle spalle con un piccolo sorriso che fece sbuffare la mora, che le riservò un’occhiata torva mentre Evira, invece, assestò alla rossa una gomitata eloquente.

“Non ho detto con ME, ho detto con NOI, il che include anche te e Dom! A proposito, dov’è Dom?”

“Dettagli, verrà perché glielo hai chiesto tu, è ovvio.”
Natalia liquidò il discorso con un rapido cenno della mano, mentre Elvira aggrottò leggermente la fronte, parlando con tono pensieroso mentre imburrava una fetta di pane:

“Secondo voi Tim verrà alla partita? Non gli piace molto il Quidditch, ma sarebbe bello se venisse…”
“Glielo hai detto?”
“Emh… no.”

“Elvira, hai tre fratelli maschi e non hai ancora capito che a quelli bisogna esplicitamente dire TUTTO affinché capiscano qualcosa?! Ti sei dimenticata che hai dovuto invitarlo al Ballo?”

“Per tutti gli , hai ragione… vado a cercarlo!”
“Digli che se vinci gli darai un bacio, sono sicura che a quel punto verrà di corsa!”

Natalia ridacchiò prima di portarsi la tazza alle labbra, imitata da Katja mentre la bionda si allontanava a passo di marcia. Un attimo dopo, tuttavia, Natalia si sentì circondare da un paio di braccia prima che qualcuno le depositasse un bacio su una guancia, dicendole qualcosa all’orecchio subito dopo:

“La scorsa volta voi avete vinto e non ho avuto nessun bacio, ti faccio notare.”
“Avresti potuto prenderlo prima della partita da una delle mie compagne di squadra, allora.”

Natalia non battè ciglio né si voltò, riportandosi la tazza di caffellatte alle labbra mentre Michael annuiva, sospirando nel modo più drammatico che gli riuscì:

“Hai ragione, la prossima volta lo farò. Nel frattempo buon compleanno, Orsetta.”

Michael sedette accanto a lei nel posto lasciato vuoto da Elvira, sorridendole mentre Katja seguiva la scena con un sopracciglio inarcato, osservandoli con occhi pieni di scetticismo.

“Sono circondata da idioti.”
“Come scusa?!”
“Hai sentito benissimo, Lia. E anche tu.”


*


“Finalmente un’altra partita, non vedevo l’ora! Voi per chi tifate?”

Silvy sorrise allegra nel rivolgersi agli amici e compagni di scuola, tutti già vestiti con abiti molto pesanti per andare alla partita. Tutti eccetto David, Julie e Timothy, che avevano decretato di non voler assistere all’incontro.

“Non saprei, se Kat non gioca mi è abbastanza indifferente.” Graham si strinse nelle spalle, e Rose
concordò con lui mentre Sean, invece, divorava la sua colazione asserendo tra un boccone e l’altro di tifare per le Aquile. Silvy annuì, decretando di essere della stessa opinione dell’amico mentre John era impegnato a parlare con Julie – o per meglio dire, ad implorarla di andare con loro alla partita –.

“John, non insistere, fa freddissimo e devo studiare!”
“Studieremo stasera, te l’assicuro! Ma per favore, vieni, Graham e Rose faranno gli innamorati per tutto il tempo, Sean e Silvy scommetteranno e discuteranno e io non avrò nessuno con cui parlare… per favore, fallo per me.”

John sfoggiò la sua espressione più implorante e da cane bastonato, quella che aveva sviluppato dopo anni di guai combinati e tentativi di sviare la rabbia di sua madre. Julie invece sbuffò, ripetendosi di non guardarlo in faccia per non cadere nella trappola dei suoi occhi chiari di un colore indefinito tra il grigio, l’azzurro chiaro e il verde. 

“Sì, Juls…” Iniziò Rose annuendo e parlando con un tono petulante per fare il verso a John:
“Fallo per lui!”
“Rosie, falla finita. … E va bene, vengo, ma se farà troppo freddo me ne andrò, chiaro?”

Julie sbuffò e incrociò le braccia al petto, riversando un’occhiata torva al ragazzo che invece annuì, improvvisamente allegro:
“Fantastico, grazie Juls, sei la migliore!”

“Non farmi le moine che riservi a tutte, John Carrington.”
“Ma io non le faccio a tutte!”

“Certo, come no… vado a prendere qualcosa da mettermi, ci vediamo dopo.”

Julie si alzò con un sospiro mesto, allontanandosi sotto lo sguardo perplesso e un po’ confuso di John mentre David scuoteva debolmente il capo, parlando con tono serio anche se con l’inflessione leggermente vaga che spesso lo caratterizzava:

“John, fare il galante di solito funziona, ma Julie ti conosce da anni e ti ha visto in azione molte volte… credo che con lei dovresti usare uno schema un po’… diverso.”
“Ma io non uso nessuno schema! Dici che non ha capito che mi piace?”

“Non saprei, Julie non è certo la persona più estroversa che conosca sotto certi punti di vista… Forse dovrai impegnarti di più per farglielo capire, mentre qualcun altro dovrebbe proprio aprire gli occhi.”

David rivolse un’occhiata piuttosto eloquente a Timothy, seduto accanto a lui, e il Tassorosso sentendosi chiamare in causa smise di prestare attenzione alla sua colazione per rivolgersi all’amico con gli occhi azzurri fuori dalle orbite:

“Che intendi dire, scusa?”
“Nulla… Oh, guarda, arriva Elvira. Ciao, pronta per la partita?”
David rivolse un sorriso rilassato alla bionda quando la ragazza raggiunse il loro tavolo, mentre John si scervellava sulle parole del rosso. Elvira, per tutta risposta, sorrise nervosamente prima di annuire, spostando lo sguardo su Timothy:

“Oh, lo spero tanto… Venite all’incontro?”
“A dire il vero pensavamo di restare qui.”  David non accennò a smettere di sorridere, parlando con tutta la calma del mondo mentre il volto della bionda veniva attraversato da un’ombra di delusione:

“Peccato, mi avrebbe fatto piacere sapervi lì… Sicuri di non voler venire?”
“Non amiamo particolarmente il Quidditch, ma se è importante per te sono certo che Tim vorrà venire, vero, Timmy?”

David si rivolse all’amico, così come una speranzosa Elvira, e il ragazzo si schiarì la voce prima di annuire:

“Ma certo Elvira, con piacere.”
“Davvero? Grazie Tim, so che non apprezzi particolarmente il Quidditch, ma mi farebbe molto piacere se venissi. Allora ci vediamo dopo, vado giù al campo.”

“Di già?”

Timothy aggrottò la fronte guardandola allontanarsi con aria allegra – felice di essere riuscita facilmente nel suo intento – e per tutta risposta Elvira parlò senza voltarsi, limitandosi a sollevare una mano per rivolgergli un cenno:

“Sì, succede sempre qualcosa che mi fa arrivare in ritardo, quindi mi prendo per tempo questa volta!”


*


“Possibile che Dom e Lia siano spariti? Eppure devono essere qui, da qualche parte…”

Katja si guardava intorno sugli spalti cercando tracce dei due amici, senza però scorgere nessuno dei due mente Novak, accanto a lei, era seduto su una poltroncina con il viso semi-nascosto da una sciarpa blu notte tenendo le braccia conserte e un’espressione molto poco allegra.

“Forse vogliono stare da soli.” Borbottò il ragazzo senza allegria, forse chiedendosi perché si fosse lasciato convivere ad andare alla partita con una semplice domanda da parte della rumena. Katja, invece, iniziò a chiedersi se quei due oltre a voler stare da soli non volessero lasciare LORO da soli. 

Riusciva perfettamente ad immaginare Michael ridacchiare mentre proponeva a Natalia di non raggiungerli alla partita per lasciarli soli per un po’. 

“Maledetti falsi doppiogiochisti…”
“Come prego?”

Novak, stando ben attento a non avvicinarsi alla ringhiera degli spalti a causa delle sue vertigini, si voltò verso la ragazza, guardandola con tanto d’occhi e un’espressione confusa sul viso:

“Uhm?! Ah, dicevo ai Battitori delle Stelle, quello era decisamente un fallo bello e buono!”


*


“Riesci a vederli?”
“Sì, è troppo divertente, credo che Kat abbia capito!” Natalia ridacchiò mentre regolava il suo binocolo che in genere utilizzava per seguire le partite ma che in quel momento, era puntato dritto su due dei loro amici, seduti dall’altra parte dello stadio.

“Ho idea che stasera, in Camerata, mi striglierà per bene… ma forse un giorno ci ringrazieranno.”

Michael accennò un sorriso e Natalia annuì, abbassando il binocolo mentre si voltava verso di lui, sorridendo mentre accennava alla sciarpa che il ragazzo indossava:

“Direi che entrambe le cose sono molto probabili. Comunque, sono felice di vedere che la porti. Ti piace davvero?”
“Scherzi, è già diventata la mia preferita! In genere dò un lembo delle mie sciarpe anche ad Achille, che le mangiucchia, ma questa è sacra… devi averci lavorato molto, e non sapevo sapessi lavorare a maglia.”

“In effetti non l’ho mai fatto, ma ho pensato che sarebbe stato bello farti una sciarpa e ho deciso di provarci… dopo svariati tentativi ho preso la strada giusta e ce l’ho fatta. È venuta discretamente bene, sono molto soddisfatta.”

Natalia sorrise e allungò una mano per sfiorare la lana viola con le dita coperte dai guanti e Michael esitò prima di parlare di nuovo:

“A proposito di regali, non sapevo cosa prenderti per il tuo compleanno…”
“Non dire assurdità, il mio compleanno viene tre settimane dopo Natale, un regalo unico va benissimo e tu mi hai già fatto un regalo meraviglioso. A proposito, spero che Thor stia bene tutto solo, stamattina continuava a piangere…”

“È normale all’inizio, poi si abituerà, vedrai. Tu cerca solo di non viziarlo troppo, anche se so che il mio è fiato sprecato. Comunque, tornando al tuo compleanno… tanti auguri, Lia.”

Michael tirò fuori una piccola scatola dall’interno del cappotto, guadagnandosi così un’occhiataccia da parte dell’amica:

“Mich, sai che non voglio che mi facciate dei regali sia a Natale che al mio compleanno…”
“Non dire assurdità, tu adori i regali, avanti, prendilo.”

“Va bene, allora io te ne farò ben due per il tuo.”

Natalia si strinse nelle spalle, ignorando Michael quando il ragazzo alzò gli occhi al cielo, e prese il suo regalo prima di aprirlo sotto lo sguardo dell’amico.

“… Mi hai regalato un buono per una giornata da passare con Michael?!”
“Beh, è la cosa più preziosa che mi è venuta in mente da poterti regalare…” Il ragazzo si strinse nelle spalle parlando con tono vago e cercando di non ridere di fronte all’espressione della ragazza, che scosse il capo con un sorriso prima di abbracciarlo, mormorando che era uno stupido ma che avrebbe riscosso il suo buono molto presto.

Michael non proferì parola ma sorrise e ricambiò la stretta, astenendosi dall’informarla che non vedeva l’ora che lo facesse.


*


“È un sollievo aver vinto questa volta, non mi sarei mai perdonato di perdere due partite su due a distanza di pochi mesi!” 

Ivan sospirò di sollievo mentre lasciava gli spogliatoi tenendo un braccio intorno alle spalle di Elvira, che sorrise all’amico e annuì:

“Hai ragione, senza contare che ho chiesto a Tim di venire anche se avrebbe preferito evitarlo, sarebbe stato tremendo perdere dopo averlo trascinato qui!”
“Oh, andiamo, sono sicuro che sarebbe felice di fare qualunque cosa tu gli chieda, ti guarda con un’aria sognante paragonabile solo a quella con cui Dom guarda Lia.”

“Trovi anche tu che sia evidente?! Io lo ripeto da mesi, ma nessuno mi da ret- Aspetta un attimo, ripeti un po’ la prima parte!”



“Sai, mi ha sorpreso molto vederti alla partita, pensavo saresti rimasto a scuola con Dave!”
“Sì, beh, l’idea era quella, ma Elvira mi ha chiesto di venire e… insomma… beh, ho deciso di esserci, alla fine.”

Timothy si strinse nelle spalle le mani sprofondate nelle tasche mentre si guardava i piedi con un velo di imbarazzo. Silvy invece sorrise, annuendo mentre i due aspettavano poco distante dallo spogliatoio delle Aquile:

“Anche Juls non voleva venire, ma John l’ha convinta. E ne sono felice perché sono stati davvero adorabili, quasi mi divertivo più a guardare loro della partita, hanno parlato per tutto il tempo e non avevo mai visto John quasi snobbare una partita di Quidditch! E quando si è offerto di darle la sua sciarpa mi sono sentita profondamente orgogliosa di lui.”
“Parli come una fiera sorella maggiore…”

“Beh, in parte lo sono. Oh, eccovi qui, complimenti per la partita!”

Silvy rivolse un sorriso allegro ad Elvira e ad Ivan quando i due li raggiunsero, ed Elvira ricambiò prima di rivolgersi a Timothy e ringraziarlo di essere venuto.

“Figurati, è un piacere. Vuoi che ti accompagni fino al castello?”
“Ma certo! Ivan, ci vediamo più tardi, ciao Silvy!”

Elvira sorride prima di prendere sottobraccio il ragazzo, raccontagli per filo e per segno di ciò che era successo in campo mentre Ivan si rivolgeva alla Corvonero con un sopracciglio inarcato:

“Tracce di Novak?”
“Non l’ho visto a dire il vero, credo che sia stato con Katja per tutto il tempo.”

“Ma davvero? Bene bene, le cose si fanno interessanti direi…”
“Ci puoi scommettere! Comunque sarebbe bello se sifone anno noi dovessimo giocare proprio contro di voi… di norma io sarei una Battitrice ma qui giocherò in veste di Cacciatrice, sarebbe molto divertente potermi confrontare con te.”

“Lo immagino, peccato che perderesti di sicuro. Ed è una fortuna per te non doversi confrontare con Elvira e la sua mazza, in campo diventa terribilmente competitiva e feroce, all’occorrenza. Novak usa come paragone un coniglietto pasquale che si trasforma in un Dobermann…”

“Oh, ti prego. Forse ancora non lo sai, ma competizione è il mio secondo nome.”
“Non era una cosa come Isabelle?”
“In senso figurato, non si usa da queste parti?”


*



Lunedì 21 Gennaio 


“Per domani abbiamo un tema infinito da scrivere per Storia, e io non so neanche da dove cominciare! Odio quella materia!”

Julie sbuffò con aria contrariata mentre infilava il libro nella borsa prima di scendere a fare colazione con Rose e Silvy, che si scambiarono un’occhiata eloquente e due sorrisetti identici. 

“Tranquilla Juls, ho la sensazione che oggi qualcuno verrà in tuo soccorso.”
“Davvero Rosie? Chi, un portatore di miracoli? Coraggio, andiamo, un’altra settimana ci aspetta…”

Julie raggiunse la porta della stanza con un sospiro e precedette le due fuori dalla camera, lasciando le amiche sole: Silvy si rivolse alla bionda con un sorriso, parlando con l’aria di chi la sa lunga.

“Pensi quello che penso io, Rosie?”
“Credo proprio di sì… insomma, la nostra Juls detesta Storia, ma noi conosciamo qualcuno che l’adora e che può aiutarla, dico bene?”

Silvy annuì, sfoggiando un amabile sorrisetto mente prendeva l’amica sottobraccio, parlando con tono solenne:

“Precisamente. Dimmi Rose, non ti sembra di sentire la voce di zia CeCe congratularsi con noi per il nostro brillante operato?”
“Hai proprio ragione Silvy.”


*


“L’ora di Cabala e Rituali non finiva mai, per fortuna dopo a Volo potremo rilassarci un po’… ora però approfitterò dell’ora buca per fare una passeggiata, vieni con me?”

“Non posso, devo studiare. Ma puoi sempre chiederlo a Tatijana, visto che stamattina sembravi così desideroso di parlare con lei.”

Il tono di Natalia aveva un che di stizzito mentre rimetteva i libri nella borsa una volta terminata la lezione, cosa che fece sorridere Michael. Il ragazzo l’abbracciò da dietro e appoggiò la testa contro quella della ragazza, parlando con tono divertito:

“Cosa c’è Lia, sei gelosa? Non devi, ricorda che il buono per la giornata intera da passare con me l’ho dato a te e nessun’altra.”
“E vorrei ben vedere, altrimenti ti avrei tolto il saluto! E ora lasciami, non fare il ruffiano.”

“Sei gelosa.”
“No, non è vero!”
“Sì che lo sei.”

“Bene, allora da domani comincerò a fare la civetta con ogni bel ragazzo come fai tu, d’accordo?”
“Sei libera di fare quello che vuoi, per quanto mi riguarda, devi rendere conto al tuo fidanzato, non a me.”

Michael lasciò scivolare le mani dalla vita di Natalia e si allontanò leggermente, voltandosi per darle le spalle e prendere la sua borsa mente la ragazza si voltava verso di lui, immobile con una mano stretta sulla cinghia:

“Davvero non ti interessa?”
“No.”  La mano destra di Michael scattò e si chiuse senza che lui lo volesse, ma il ragazzo parlò senza far trapelare alcuna emozione nonostante si fosse irrigidito non poco:

“… Bene allora. D’accordo. Ci vediamo dopo a lezione.”
Anche la voce di Natalia giunse piatta, forse fin troppo calma ma affettata, alle sue orecchie, e la ragazza uscì dalla stanza senza dargli il tempo di dire altro, potendo solo udire i suoi passi affrettati prima che sparisse. 
Rimasto solo, Michael sospirò, chiedendosi perché dovesse essere sempre così difficile mentre lasciava a sua volta l’aula, diretto nella sua camera per mettere giù i libri e recuperare il mantello di pelliccia della divisa scolastica.

Forse una passeggiata lo avrebbe aiutato a schiarirsi le idee.


*


“Non so davvero come tu faccia, insomma, ad Hogwarts passi le ore di Storia della Magia a dormire e poi prendi sempre il massimo dei voti! Io sono una causa persa, non dovresti nemmeno perdere tempo con me.”

Julie appoggiò la piuma sulla sua pergamena piena di scarabocchi e cancellature con un sospiro, scuotendo debolmente il capo mentre John, invece, le sorrise gentilmente:

“Tu sei un’ottima studentessa, Juls, è normale non andare bene in una materia o due… A me piace molto la Storia, ma con Rüf non riesco proprio a concentrarmi, quindi diciamo che in genere studio da solo.”
“Beh, non riesco proprio a capire come tu faccia, io non riesco a farmele entrare in testa, tutte queste date!”

“Probabilmente ho solo una piccola predisposizione, oppure crescere con una madre che fa la storica mi ha temprato. Ma ce la farai Juls, credimi.”

John allungò una mano per porgere la penna alla ragazza, che la prese dopo un attimo di esitazione e mormorando un debole ringraziamento per il suo aiuto.

“Figurati, quando Silvy e Rose me l’hanno chiesto non ho esitato neanche per un attimo…”

“Aspetta un attimo, te l’hanno chiesto loro?! Oh mio Dio, quelle due mi manderanno al manicomio prima o poi…”
Julie sospirò e si portò le mani sul viso, forse anche per nascondere il rossore delle sue guance, e John invece aggrottò la fronte, guardandola come se non capisse:

“Beh, sì, ma che c’è di male, sono tue amiche, forse pensavano che tu fossi troppo orgogliosa per chiedermelo…”
“No, l’orgoglio non c’entra affatto, John. Per favore, lascia perdere.”

Julie sospirò e scosse il capo, puntando gli occhi chiari con ostinazione sulla sua pergamena per evitare di guardarlo mentre il ragazzo, invece, decise di ignorarla:

“E allora perché l’avrebbero fatto?”

Julie non rispose, ma sentendosi avvampare intuì di essere appena arrossita nuovamente. 
Il desiderio di alzarsi e nascondersi nei meandri del castello era forte – così come le preghiere della ragazza di venire risucchiata dal pavimento o di diventare momentaneamente invisibile – ma la ragazza non osò muoversi, impietrita, senza sapere cosa fare o dire. 

Quando riuscì finalmente a balbettare qualcosa Julie alzò al contempo lo sguardo, ritrovandosi gli occhi chiari di John ancora puntati addosso. 
Le parole le morirono in gola, a quel punto, ma John pensò bene di parlare al posto suo mentre si sporgeva leggermente verso di lei:

“Conosco molto bene Silvy, Juls. Magari potrebbe aver voluto farti uno scherzo mettendomi nella posizione di passare del tempo con te, ma essendo piuttosto certo che tu non mi odi e considerando che tempo fa ha detto proprio a me di chiederti di giocare a Quidditch, allora forse…”

Julie non rispose, né si mosse, pregò solo mentalmente il ragazzo di non dirlo mentre progettava mentalmente l’omicidio delle sue due migliori amiche.
E in effetti John non disse proprio niente, limitandosi ad avvicinarsi a lei finché i loro visi non si trovarono ad un paio di centimetri di distanza. A quel punto il ragazzo esitò, dando alla compagna di Casa – se avesse voluto – il tempo di scostarsi. Julie però non lo fece, non riuscì a fare nulla mentre il suo cervello sembrava essere diventato momentaneamente incapace di formulare un pensiero logico e coerente. 

La Corvonero deglutì, gli occhi fissi in quelli altrettanto chiari di John, che invece vagarono per qualche istante sul suo viso prima di chiudersi, proprio quando le sue labbra incontrarono quelle della ragazza.

Anche Julie, suo malgrado, li chiuse, e quando sentì una mano di John sulla nuca, tra i suoi capelli scuri, sollevò quasi timidamente le proprie per metterle ai lati della sua testa. 
Poco dopo John si staccò da lei, allontanandosi quanto bastava per guardarla in faccia prima di baciarla di nuovo, questa volta con più enfasi. 


Dall’altro lato del castello, anche se ancora lo ignoravano, un paio di studentesse inglesi si sarebbero potute ritenere soddisfatte.


*


Non sapeva di preciso per quanto avesse camminato, ma Michael si rese conto di quanto si fosse allontanato dal castello solo quando sedette sul tronco mozzato di un albero, imprecando a bassa voce mentre si sfiorava la protesti della gamba destra da sopra i vestiti.

Dopo aver passato i primi anni di vita su una sedia a rotelle Michael non si stancava mai di muoversi, di camminare. Amava passeggiare, se non fosse stato per la gamba avrebbe potuto non fermarsi per ore intere.

Dopo anni riusciva a camminare tranquillamente, in modo del tutto disinvolto come se la sua fosse una gamba vera, ma doveva comunque fermarsi di tanto in tanto, quando iniziava a sentire dolore e ad affaticarsi. Quando succedeva Michael si limitava ad estrarre la bacchetta e a fare qualche incantesimo, poi si alzava e riprendeva a muoversi come se nulla fosse. 

Per questo motivo il ragazzo si portò quasi istintivamente una mano nella tasca interna del mantello per prendere la bacchetta, ritrovandosi a strabuzzare gli occhi con orrore quando la sua mano si agito nel vuoto.
Stentando a crederci riprovò, ma niente, rivoltò tutte le tasche, cercando anche nei pantaloni, ma della sua bacchetta non c’era traccia. 
Si chiede come potesse averla persa camminando, ma infine realizzò di averla semplicemente dimenticata nella sua borsa, dove aveva messo tutte le sue cose alla fine della lezione. Borsa che era rimasta sul suo letto.

Questa volta Michael imprecò a voce alta, iniziando a tremare e deglutendo a fatica. 
Come aveva potuto essere così stupido? 

Non sarebbe potuto andare lontano con la gamba che gli doleva e non poteva né Smaterializzarsi, né fare alcuna magia. 
Senza contare il freddo – che non avrebbe certo aiutato la sua protesi – e che non ci sarebbe voluto ancora molto perché facesse buio, essendo Gennaio.

Il ragazzo si passò le mani sul viso, sospirando e alzando lo sguardo al cielo grigio. 
Questa volta sì, era davvero nei guai. 








………………………………………………………………………………..
Angolo Autrice: 

A questo punto posso ritenermi più efficace nel creare coppie dei siti d’incontri… Forse dovrei crearne uno io.
Ad ogni modo, questa volta le nostre amate Aquile si sono aggiudicate la vittoria… e so che vorrete uccidermi per aver concluso così, ma il prossimo riprenderà esattamente da questo punto. 

A presto! 
Signorina Granger 

   
 
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